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Autore: Yami_x_Dark    30/12/2008    1 recensioni
"Il vampiro sentì chiaramente una morsa stringergli lo stomaco, i muscoli delle braccia tesi sino all’inverosimile: obbligandosi a rimanere del tutto indifferente a ciò che, in verità, lo stava sconvolgendo dal profondo. La sua espressione mutò da spenta a completamente sconvolta, un lampo di terrore che gli balenò nello sguardo. Totalmente nel panico, non sapeva più cosa dover fare. Aveva del tutto dimenticato ciò che, finora, aveva considerato “giusto” e ciò che sapeva essere “sbagliato”. Travolto."
Crystal ha vissuto per secoli. Ha visto cose che Sivade non ha mai visto, cose che non ha mai conosciuto. Il loro incontro, dettato dal capriccio della Regina Hades, sembra solo un brutto scherzo.
Eppure tra loro si è ormai creato molto più di un legame di rivalità, molto più di un legame d'amicizia. Ma può essere solo un caso, questo fortuito incontro tra un vampiro nato agli albori della rivoluzione francese, ed un mago dai bizzarri poteri, entrambi a comando di due eserciti opposti l'uno all'altro?
Genere: Romantico, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Alternate Universe (AU), Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Penultimo capitolo

 

Penultimo capitolo…

E a dirla tutta,non so che dire…

Torna Heloim, il gatto nero che abbiamo incontrato a casa di Ixal.

E Crystal ce l’ha con Sivade…

Perché?

Perché lei non vuole ammazzare la gente,

o perché non si è ribellata a Tamos

come Crystal avrebbe voluto?

Vacillante, doloroso, sbagliato.

Così e per sempre, quel sentimento che li lega.

 

Buona lettura!

 

 

Capitolo 24

«That was Just your life»

 

Era un corteo piuttosto vario, il loro.
A capo, un giovane dallo sguardo severo, seguito a ruota da un possibile suo coetaneo vestito con uno spolverino bianco. Dietro questi, due bonzi, l'uno sui trent'anni, l'altro sui sette; a seguire, una ragazzina dai capelli lunghi e neri che rincorreva un gatto nero poco felice della cosa. In chiusura, una ragazza dalla pelle bronzea e un ragazzo con i capelli rasta. Entrambi con gli occhi fissi all'acciottolato, come inconsci delle loro azioni.

Tutto per colpa di un'unica persona.

Crystal camminava con espressione che tradiva nervosismo, l'andatura calzante e gli occhi fissi alle indicazioni stradali che li condussero alla via nella quale doveva abitare la madre dei due bonzi che gli stavano alle costole.

Una volta portata a termine quella specie di missione personale, sarebbe tornato assieme a Tom in quell'edificio che erano tanto abituati a chiamare “casa”.

Pronto ad affrontarne ogni conseguenza:

a partire da Hope, la piccola bionda che aveva lasciato per un'altra persona che distava soltanto pochi metri, alla Regina Hades che seguitava a pressarlo con le sue infinite richieste, per finire a Zero, il cui obiettivo finale mai era riuscito a comprendere.

Si sistemò una ciocca di capelli, voltando in un piccolo vialetto.

Davanti a loro si stagliò una casa piuttosto modesta e ordinata, con un piccolo giardino ben curato, la cassetta delle lettere di un bel rosso scuro, il cancelletto in legno smaltato verde. Sembrava una casa come le tante di quella via. Eppure lì avrebbero trovato la donna che aveva abbandonato i suoi figli. Dopo sette anni di distanza, Ren avrebbe potuto rivederla, e Soo avrebbe conosciuto il volto di sua madre.

Sivade fissò con sguardo vuoto la porta in noce che divideva quel piccolo drappello dalla loro meta. Sospirò, voltando il capo di lato. Non ci voleva entrare.

Crystal, al suo contrario, non tentennò nemmeno una frazione di secondo, affacciandosi alla porta con fare deciso mentre una mano di Soo  andava aggrappandosi ai suoi pantaloni: forse timoroso, probabilmente spaventato, indeciso.

Ma a quel punto fu Ren a bussare, non volendo prolungare oltre tutta quella sofferenza che badava bene a celare. E per portare a termine tutto quel dolore che sapeva anche il fratello portava. Senza nemmeno lasciare tempo a Crystal di pronunciarsi.

Haleck allo stipite della porta in attesa che qualcosa succedesse.

E non dovette aspettare troppo.

Una donna dall'aspetto ben postato, i capelli lisci e lunghi sino alle spalle, indossava un vestito nero che arrivava sino sopra le ginocchia, ai piedi delle scarpe con del tacco.

« Buongiorno... posso esservi utile...?» chiese, fissando dapprima il moro davanti a se, poi i due bonzi ed infine Tom e Sivade, ancora in fondo al gruppo capeggiato da Crystal.

Notò il rasta sospirare mentre il gemello annuiva, composto ed aggraziato come sempre, le mani che andavano a sistemarsi i polsini della maglia che indossava: « dovremmo farle delle domande... soltanto alcune domande al fine di conoscere alcune importanti verità...».

Ren si fece avanti annuendo, completamente d'accordo con quella dichiarazione iniziale.

Sivade si lasciò sfuggire un grugnito per nulla d'accordo, ancora avvolta da quella pessima sensazione. Si decise a guardare la donna che aveva aperto la porta, trovandola troppo magra per la sua età. E non  le piaceva quello sguardo, tanto sicuro di sé quanto crudele. Lasciava trasparire un potere nascosto e Sivade non era una novellina nell'arte magica. Quella signora tanto composta non era una qualsiasi.

Elea, così disse di chiamarsi, fece loro segno di entrare, affiancandosi alla porta con fare gentile; Soo che la fissava con un misto di emozioni inesprimibili in un volto di bambino come il suo. Infatti si ritrovò ad entrare per ultimo, sorpassato addirittura da Tom e Sivade, sempre a coda del gruppo.

Una volta entrato, Crystal si guardò attorno, studiando l'arredamento in modo pressoché pignolo, attento a cogliere ogni indizio che potesse dargli un'idea della persona che si trovava di fronte. Spesso il mobilio di una casa poteva fornire molti suggerimenti caratterizzanti la persona.

Si volse a guardare la bionda per l'ennesima volta, incontrando di striscio lo sguardo di Sivade, che evitò prontamente.

« Accomodatevi pure in salotto » disse Elea, indicando loro una stanza sulla destra.

Sivade attese che tutti andassero dove richiesto, stando in disparte nell'attesa di conferire un attimo con quella donna. Per tutto il tempo, tenne lo sguardo basso, osservata da Heloim che zampettò insicuro quanto lei nel salotto. Cercò di sorridergli, ma le si dipinse una smorfia sul viso. Pensava ancora ad altro. Pensava a perché qualcuno ora sembrava non sopportare l’idea di toccarla, quando prima era parso felice di farlo. Si massaggiò una spalla, guardando tutti entrare come se nulla fosse.

Notò Crystal fare lo stesso; il suo sguardo pareva però duro e deciso, come i suoi lineamenti di solito molto più delicati.

« Entra » le ordinò soltanto, fissando al di sopra della spalla di lei il vuoto più assoluto « non vorrai negarmi l'onore del gentiluomo » terminò, prima di fissarla in volto con durezza.

Sivade scostò lo sguardo, osservando ora Elea: « Posso esserle d'aiuto con un eventuale rinfresco, signora? » chiese atona, quasi alla disperata ricerca di sfuggire a quell'aria viziata che v'era tra lei e il vampiro che le stava di fianco.

« Sei scortese a non badarmi » disse allora lui spingendola  con forza in salotto, scusandosi con Elea per la maleducazione della ragazza.

La bionda rise appena, scuotendo il capo con aria tranquilla:

« non importa, vado a preparare della cioccolata e poi sono subito da voi » si ritirò con un rapido inchino in cucina, mentre Ren e Soo prendevano posto nella poltrona più vicina, Tom seduto a terra, gambe incrociate mentre Crystal insisteva a stagliarsi all'entrata dell'ampio salone dov'erano stati invitati ad accomodarsi.

San alzò per un attimo lo sguardo su quella che un tempo aveva creduto suo fratello. Sivade sembrava sul punto di fuggire dalla finestra, appoggiata vicina a quest'ultima con sguardo terrorizzato.

Non capendo il perché di quell'espressione, osservò Heloim andare dalla ragazza e sedersi al suo fianco, ritto e fiero, come un fratello maggiore che andava a fare da spalla alla sorella minore.

Sivade chinò lo sguardo sul felino, sospirò e guardò fuori dalla finestra.

Stava ancora cercando di capire perché Crystal ce l'avesse tanto con lei.

Chiuse gli occhi, tentando di riflettere su cose molto più importanti o, perlomeno, così avrebbero dovuto essere: come aveva fatto Tamos a trovarla?

Si potevano dire molte cose su quel generale, ma non era  decisamente competente nelle ricerche. Non cavava un buco da niente, figurarsi a trovarla “casualmente” in un archivio mentre operava su delle ricerche.

Corrucciò lo sguardo, tornando al paesaggio del viale: qualcuno la stava seguendo o, peggio ancora, riusciva a prevedere le sue mosse.

Irritata, strinse i pugni, rischiando di attivare i suoi poteri sullo splendido sole di quel giorno. Amestris la stava cercando.

Ormai era fin troppo evidente. E con lei anche qualcun'altro.

Il vampiro spostò il suo sguardo sul gemello, che lo fissava a sua volta, con palese imperturbabilità.

Tom aveva oramai notato il muoversi nervoso delle dita affusolate del fratello, gli occhi di ghiaccio, la rigidità del corpo.

Con un sospiro di sollievo si alzò, mentre Crystal spariva dietro il muro che divideva il salone dal corridoio. Lo raggiunse, udendo soltanto il ticchettio di qualche pentola, l'aprirsi ed il chiudersi di un qualche mobilio.

Ma non gliene interessava nulla, in quel momento.

Chinò il capo, levandosi il berretto con fare frustato, posandosi al muro.

In attesa.

Che Crystal si muovesse.

Sivade notò quel cambiamento, rilassandosi nel vedere che il vampiro era svanito dalla stanza. Un sollievo misto a paura, ma era meglio quello della rabbia di aver appena compreso di essere spiata da più persone.

Poi, di colpo, sentì un botto contro il muro che divideva il corridoio dal salotto. Sobbalzò, fissando la parete senza ben capire che accidenti stesse succedendo.

Crystal si stava sfogando sul gemello, bloccato contro al muro, bevendo senza remore dal collo di lui, insaziabile. Una mano che lo teneva bloccato per una spalla, l'altra posata alla parete, quasi a volerla disintegrare.

Chiuse gli occhi, provando a cancellare tutto quel rosso che gli si stagliava davanti, tutta quella rabbia che faticava addirittura a contenere.

Si bloccò soltanto quando udì i passi della donna proveniente dalla cucina, avvicinarsi a loro.

Si staccò, passandosi il dorso della mano sulle labbra togliendovi le macchie di sangue del gemello che stava ancora in piedi dinanzi a lui, del tutto a suo agio in quella parte.

Non appena Elea entrò nella stanza, San guardò con curiosità le tazze fumanti sul vassoio spargere un dolce profumo in tutta la stanza. Sivade la guardò con una sorta di divertimento, tant'era chiaro l'entusiasmo nello sguardo della bambina.

Non si mosse di lì nemmeno quando la donna iniziò a distribuire a ciascuno una tazza, arrivando infine a lei. Elea le sorrise incoraggiante nel dare una tazza anche a lei. Era calda e dal profumo stranamente agrodolce. Si guardò intorno, notando che tutti già bevevano. Si rilassò, iniziando a bere anche lei dalla propria tazza, nonostante non fosse convinta che si trattasse di semplice cioccolata.

Elea allora prese a bere a sua volta ,in tutta tranquillità, mentre Ren iniziava a porle una sfilza di domande inerenti alla sua condizione attuale e poi a quella passata.

Poco dopo sia Tom che Crystal si fecero spazio nel salone, il primo che già sedeva a terra dove stava poco prima mentre il secondo corrucciava la fronte posando il suo sguardo su Sivade con fare perplesso.

Un’essenza non sua proveniva da lei, in quel momento.

E certamente una semplice cioccolata non era in grado di alterare a quel modo la pressione sanguigna di una semplice persona.

Si passò una mano ai capelli, osservando Elea sparire nuovamente in cucina, con la scusa di essersi dimenticata dei tovaglioli.

Poi sentì un lieve e rapido fruscio, seguito da un sonoro rumore di ceramica infranta.

Voltò il capo verso Sivade, fissandola rigidamente.

La ragazza si teneva la testa con una mano, fissando la tazza in pezzi con aria confusa. Respirava a stento, come per un attacco d'asma, ed un istante dopo era a terra, la mano ora davanti alla bocca. Tossiva convulsamente, il sangue che fuoriusciva quasi a fiotti dalla sua bocca, vedendo a stento Crystal avvicinarsi nella nebbia davanti ai suoi occhi.

Il moro la prese subito in braccio, allarmato, chiedendo agli altri di scostarsi all'istante mentre si apprestava a sdraiarla sul divano sul quale, pochi istanti prima, stavano i bonzi che ora non sapevano più come reagire.

Ren spostò lo sguardo da Sivade alla porta dalla quale era sparita quella che doveva essere sua madre. Percepì chiaramente un blocco risalirgli il petto ma si sforzò a ritrovare la consueta lucidità e tranquillità a cui tanto spesso faceva ricorso.

Si avviò alla cucina, alle camere, al bagno, al corridoio, alla ricerca di Elea.

Alla ricerca di spiegazioni.

Ma lei già non c'era.

Non più.

Svanita come molti anni prima.

Sentì un gemito provenire dalla stanza vicina.

Sivade era una specie di fonte inesauribile di liquido rosso.

Più lei cercava di calmare le convulsioni, più il sangue aumentava il suo flusso. San fissava la scena inorridita, il gatto al suo fianco che cercava di evitare di fissare quello spettacolo raccapricciante.

Tornò a riaffacciarsi al Salone, notando Crystal studiare la ragazza da capo a piedi.

Una mano le reggeva il capo, mentre l'altra sosteneva se stesso, posata alla sponda del divano.

Tom inevitabilmente al suo fianco.

Il vampiro osservò la situazione degenerare di minuto in minuto, la mente dapprima annebbiata da uno stato di confusione, ora lucida a sufficienza per prendere l'unica decisione contemplabile.

Non attese oltre ad affondare le zanne sul collo di lei, pronto a risucchiare ogni traccia di veleno dal sangue.

Infine chiuse gli occhi, rendendosi conto che per lei non aveva nemmeno chiesto il consenso del fratello per addentrarsi in una simile azione.

Ingoiò tutto il sangue infettato, sentendosi lui stesso preda di capogiri.

Ma non commentò, limitandosi a sorridere debolmente nell'allontanarsi da lei.

Respirò a fondo.

« Dovrebbe essere tutto apposto » spiegò Tom al posto suo.

Il corpo di Sivade smise di fatto di rigettare tutto quel sangue, lei del tutto incosciente, il petto che si muoveva lentamente come unico testimone del fatto che fosse in vita.

Heloim si avvicinò, la coda alta per non bagnarsi troppo:

« Ha bisogno di sangue, Goito. Sbrigati. » disse quasi ringhiando, i baffi tremanti.

Il sangue sparso per tutta la stanza si riunì in un'unica pozza, da cui si formò la figura della ragazza ch'era stata invocata. Goito si guardò le mani, cercando di constatare che fosse successo: « Assenzio. Una dose preparata a puntino per causare una morte pressoché rapida. » alzò lo sguardo su Crystal « Fortuna che sei già morto, caro mio.»

Si volse verso Tom, corrucciando lo sguardo ora quasi iraconda: « Ma bene. Geniale.» disse, lasciando perdere Sivade. Andò a fissare Tom direttamente negli occhi, mentre i capelli andavano ad infilarsi nelle vene della ragazza svenuta sul divano, immettendo il liquido che le era stato appena rimosso.

Guardò il rasta davanti a lei ciondolare, come ubriaco. Con un breve ragionamento, capì che tra Tom e Crystal sussisteva un legame di sangue molto sensibile.

Una sorta di risonanza che li univa nel dolore, fisico e mentale.

Il vampiro non sembrava nemmeno risentirne,o forse così tentava di mostrarsi agli altri.

Certamente il fisico del moro era mille volte più resistente di quello di un comune essere umano, sebbene marchiato da quello stesso.

Infatti Tom appariva improvvisamente allo stremo delle proprie forze fisiche, gli occhi marroni ora vacui, il volto pallido e la postura quasi flaccida.

Ciondolante, si scansò dalla rossa avvicinandosi al fratello che stava ancora chino sul corpo di Sivade, incapace di far altro al momento:

sebbene fosse una creatura immortale, anch’egli abbisognava del tempo necessario per abituarsi a quell’intrusione nel suo sangue, che altro non era se non un potente veleno che si stava lentamente espandendo per tutta la lunghezza del suo corpo.

Goito roteò gli occhi, facendo cenno a Ren e ai bimbi di avvicinare due sedie.

Tornò a dare la sua attenzione a Sivade, controllando che il pallore sul suo viso fosse diminuito a sufficienza. Accarezzò appena il viso della padrona, poi tornò a guardare i due fratelli:« Dovete sedervi, per favore. » cercò di spiegare, sentendosi nauseata da tutto quel sangue infetto.

Tom schiuse appena le labbra, cercando di parlare.

Ma sentiva la bocca completamente secca, come inaridita, e la voce sembrava fermarsi all’altezza della gola, quasi come a volerlo strozzare.

Portò una mano al collo, provando a respirare, ma non ci riuscì, così come non sembrava più riuscirgli il ragionare lucidamente.

Guardò vacuo Goito, poi Crystal e scosse il capo, trascinandosi fuori dalla stanza.

Cos’è?

Voleva provare a farlo morire felice?

Gli uscì una risata smorzata guardandosi attorno alla ricerca di Elea, mentre udiva da poco lontano la voce di Crystal che si pronunciava con un semplice:

« Riportiamola a casa ».

Goito lo mandò al diavolo, iraconda: « Siete degli idioti!» urlò, andando a prendere Tom di peso, non sopportando oltre le sue opposizioni.

Se ne fregò delle deboli proteste del rasta, tornando in sala. Heloim, con una calma irreale, graffiò il tappeto che copriva tutta la stanza, aprendo un pozzo nero al centro della stanza. Goito fece cenno a San di precederli, e la bambina saltò dentro con tranquillità avendo già usato il teletrasporto di Heloim.

Il felino fece cenno anche a Ren, Soo e Haleck di andare, aspettando che anche Crystal si muovesse, se n’era in grado.

Quello prese Sivade in braccio, con un grande sforzo fisico.

Lo si capiva, sebbene tentasse di nasconderlo.

Fece un breve cenno al gatto, come di ringraziamento non riuscendo a far altro imitando gli altri tre non appena vide lo spolverino bianco di Haleck sparire nel nulla.

Tom si guardò attorno con fare perso non capendo per niente quello che stava succedendo, tossendo convulsamente.

Heloim guardò Goito trascinare Tom dentro al portale, e rimase da solo nella stanza nella quale erano stati accolti. Annusò l'aria per un attimo, poi balzò nel portale, chiudendolo non appena le sue gambe toccarono terra dall'altra parte. Con le sue iridi feline, vide Crystal adagiare Sivade su un letto, mentre Goito portava Tom in un altro, obbligandolo a stendersi per salvarlo.

Il gatto non si unì a nessuno dei gruppetti formatisi. Si sedette direttamente al centro dell'infermeria del tempio dei due bonzi che li accompagnavano, controllando che tutto fosse a posto.

San e Soo erano stati congedati da Ren, in modo da dare spazio ai malati.

Quindi questi si erano allontanati, sotto lo sguardo del bonzo più grande che fissava il fratello con un moto di tristezza incolmabile.

Ebbene, la loro presunta madre aveva tentato di uccidere quella che lui sapeva essere la principessa di Amestris; fortunatamente senza riuscirci.

Incrociò le braccia al petto, infilando le mani nell'enorme tunica rossa ancora composta, spostando il suo sguardo su Tom che sembrava quello ridotto peggio.

Sospirò, cercando di adattarsi a quel suo nuovo stato d'animo, non osando far domande.

Limitandosi solamente ad osservare la scena come un comune spettatore.

Crystal chino su Sivade, che la fissava in un modo che lasciava comprendere al contempo tutto e nulla.

La ragazza respirava a malapena e il petto le si abbassava e rialzava faticosamente ogni volta che provava a trattenere l'aria.

Dall'altra parte della stanza, Goito sparì, fili di sangue che andarono dentro Tom attraverso la ferita ancora fresca dei denti di Crystal.

Il vampiro ora si volse a guardare il fratello, la cui carnagione solitamente rosea in quel momento era sin troppo simile alla propria.

Serrò la mandibola duramente, portandosi una mano al petto mentre si rimetteva in piedi contemplando una qualsiasi soluzione possibile al risolvimento di quel problema creatosi.

Di fatto rischiava la vita tanto quanto Tom e tanto quanto Sivade, in quel momento.

Sembrava essersene capacitato solo in quell'istante.

E allora sorrise tristemente.

« Mi dispiace affermarlo Ren, ma tua madre ce l'ha proprio messa in culo » scoppiò a ridere esasperato.

Heloim, ancora fermo al centro della stanza, abbassò un orecchio poco convinto:

« Dovrebbe rimanere fermo, lei. » lo ammonì, mentre sentiva un sibilo e Goito usciva da Tom, in mano una sfera in cui v'era evidentemente rinchiuso del liquido nero. Avvicinandosi alla rossa, il felino sentì chiaramente l'odore pestilenziale dell'assenzio allo stato puro, ma si trattenne da altri commenti.

Goito guardò quella sfera e si chinò, facendola vedere ad Heloim: « Devi fare un antidoto per il vampiro. Il fratello è a posto. » spiegò.

Il gatto annuì, miagolando anziché parlare. Da qui prese origine la sua magia, che tramutò il veleno nella medicina richiesta dalla ragazza davanti a lui.

L'antidoto stava ora in un'ampolla lunga e alta, e Goito provvedette subito a porgerla a Crystal, guardandolo perentoria.

« Cos'è 'sta roba pestilenziale? » chiese allora tutto scomposto fregandosene, ridotto com'era, delle tanto ben amate apparenze.

Si passò una mano ai capelli non sapendo più chi guardare fra Tom e Sivade.

La testa che scoppiava.

« Il cessoso rimedio che ti salverà il didietro.» rispose falsamente cordiale la rossa, ficcandoglielo in bocca senza tanti complimenti, stanca di quella situazione.

Il moro rimase dapprima impietrito, poi confuso ed infine poco convinto che stesse dicendo il vero. Ma bevve comunque tutta quella brodaglia, pensando che peggio di così non potesse stare.

poi tossì quando non ne potè più di bere quella schifezza, allontanando la rossa e la sua maledetta pozione con uno spintone.

Il respiro quasi affannato; Ren corrucciato nell'osservare quella scena.

Goito non la considerò un offesa. Tornò da Tom, controllandogli il polso. Era stabile. Si voltò ed andò da Sivade, notando che era sveglia. Le sorrise, ma lei non era ancora in forze per fare altrettanto.

« Vedrai che dormendo passerà tutto...Magari saluta scleratino, così si calma un po', lui e il suo culodisse la rossa. Sivade la guardò confusa, provando ad aprire  la bocca per parlare: « Chi...?» le riuscì di chiedere con un sibilo sforzato.

La rossa fece un cenno verso Crystal, per poi uscire dalla stanza. Posarsi al muro, crollare a terra esausta e sospirare.

Il vampiro si portò una mano ai capelli, la lingua che inumidiva le labbra più e più volte cercando di cancellare quel sapore che non esitava a definire “velenoso”, che gli impastava tutta la bocca.

Si passò il dorso della mano sulle labbra, voltandosi a guardare Sivade.

Esitò a mostrarsi completamente “felice” di rivederla sveglia, limitandosi ad un lungo e sonoro sospiro di sollievo.

In sottofondo, Ren che si allontanava a passo rapido, rinchiudendosi nella parte più centrale del tempio dove risiedeva la Divinità.

Una stanza nella quale solo i monaci potevano entrare.

Il gatto non intuì dove stesse andando, ma si prodigò ad uscire a sua volta, notando che Goito stava dormendo scomposta vicino alla porta. Le si acciambellò di fianco,  sparendo con lei in un piccolo vortice di teletrasporto grande a sufficienza per loro due.

Nell'infermeria, Sivade cercò di cambiare posizione, trovandosi scomoda, ma si fermò non appena venne colpita da un mal di testa lancinante. Gemette, chiudendo gli occhi prima di cercare di rimettere a fuoco la figura di Crystal: «...culo...?» chiese alla ricerca di spiegazioni, ridendo flebile.

« Per la precisione. » dichiarò percependo le forze far velocemente ritorno « Ero leggermente nel panico » si giustificò, scostando lo sguardo da lei per la vergogna.

Sivade alzò una mano verso di lui, sentendola estremamente pesante:

« Ora va...tutto bene...» disse a stento, sorridendogli.

Quello le si avvicinò ben poco convinto mentre sentiva il gemello muoversi nel sonno in cui doveva essere caduto.

Chiuse gli occhi, prendendo quella mano fra le proprie nel silenzio più completo.

La ragazza provò a stringere la presa, ma le riuscì difficile. Protestò con un gemito, sentendosi troppo debole. Spostò lo sguardo al soffitto, poi si rese conto solo in quel momento di una cosa strana. Alzò le dita della mano libera sul collo, trovandovi due fori ancora leggermente sanguinanti. Corrucciò lo sguardo, non ricordando nulla dell'accaduto:

« Mi hai...salvato...?» gli chiese, tornando a guardarlo con una sorta di sollievo.

Il ragazzo preso in causa chinò appena il capo socchiudendo gli occhi, frustrato.

Lasciandosi fuggire un grosso sospiro:

« se la metti in questi termini...» rispose soltanto lasciando cadere la frase.

« Per favore...baciami e non pensarci più...» ribattè l'altra con una sorta di divertimento macabro, ben conscia che non gli sarebbe bastato quello.

Crystal la guardò di sbieco, mettendosi in ginocchio di fianco al letto.

Sul viso un'espressione fra il divertito ed il seriamente preoccupato:

« pensi di riuscire a resistermi? » chiese ilare.

Sivade chinò lo sguardo, ridendo imbarazzata: « Penso che a fermarmi sarà il mal di testa...Mai riuscita a resisterti...» rise appena, chiudendo gli occhi.

Lui si limitò ad accarezzarle il viso, optando nuovamente per il silenzio, posando entrambi i gomiti al lettino in cui stava.

Poi vi posò anche la fronte:

« pensa a riprenderti... non a resistermi...» sospirò allora, lasciando cadere le braccia su di lei, con leggerezza distratta.

La mandibola nuovamente serrata.

Sivade si perse ad accarezzargli le braccia, guardandolo di nuovo. Sentiva di stare meglio ogni minuto di più, sebbene la sua mente fosse ancora confusa. Forse era lo shock, riflettè. Forse era stata la momentanea consapevolezza che se Crystal non avesse agito con tanta tempestività, non lo avrebbe più rivisto.

Per quello desiderava sentire le sue labbra sulle proprie. Voleva solo essere sicura che lui fosse ancora lì.

« Ti prego...solo un bacio...» si trovò a chiedere supplicante, avendo ora compreso  l'origine di tutta quella confusione.

Crystal respirò a fondo, alzando appena il capo a fissarla.

Negli occhi si poteva leggere una chiara tristezza invaderlo.

« allora sta ferma...» disse, anch'egli provato da tutto quel via vai di linfa vitale, allungandosi flebilmente verso di lei.

Afflitto.

Sivade obbedì, guardandolo agire nel più completo silenzio.

Si chiese se non lo stesse sforzando, se non gli stesse chiedendo troppo.

Era preoccupata solo per lui, non per la sua salute traballante. Lei era sacrificabile, bastava che lui sopravvivesse. Assurdo voleva che, probabilmente, lui pesasse la cosa all'inverso. Gli accarezzò ancora le braccia, bisognosa di restare sveglia.

Crystal allora si soffermò ad accarezzarle le labbra con le proprie, una mano che le reggeva il viso ch'era comunque più caldo del proprio.

Gli occhi ora semichiusi mentre tornava ad allontanarsi lasciando cadere per l'ennesima volta la testa al lettino.

 

 

Fine ventiquattresimo capitolo

 

 

Si si! Tamos è un uomo XD

Ma è anche un maniaco…ecco…puoi definirlo un bisex,

ma di quelli maligni e bastardi fino al midollo.

In sostanza, a lui basta fare sesso!

E San ora ci sarà fino alla fine, cioè fino a domani ^^

Grazie al nostro duo di recensione preferito, siete sempre impeccabili!

E Miyavi, non ti preoccupare!

Chi sarebbe uno scrittore senza i suoi lettori più affiatati?? ^^v

Baciotti!

Yami

  
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