Penultimo
capitolo…
E a
dirla tutta,non so che dire…
Torna
Heloim, il gatto nero che abbiamo incontrato a casa di
Ixal.
E
Crystal ce l’ha con Sivade…
Perché?
Perché
lei non vuole ammazzare la gente,
o perché
non si è ribellata a Tamos
come
Crystal avrebbe voluto?
Vacillante,
doloroso, sbagliato.
Così
e per sempre, quel sentimento che li lega.
Buona
lettura!
Capitolo
24
«That was Just your
life»
Era un corteo piuttosto vario, il loro.
A capo, un giovane dallo sguardo severo, seguito a ruota da
un possibile suo coetaneo vestito con uno spolverino bianco. Dietro questi, due bonzi, l'uno sui trent'anni,
l'altro sui sette; a seguire, una ragazzina dai capelli lunghi e neri che
rincorreva un gatto nero poco felice della cosa. In chiusura,
una ragazza dalla pelle bronzea e un ragazzo con i capelli rasta. Entrambi con gli occhi fissi all'acciottolato, come inconsci delle
loro azioni.
Tutto per colpa di un'unica persona.
Crystal camminava con espressione che tradiva nervosismo,
l'andatura calzante e gli occhi fissi alle indicazioni stradali che li
condussero alla via nella quale doveva abitare la madre dei due bonzi che gli
stavano alle costole.
Una volta portata a termine quella specie di missione personale,
sarebbe tornato assieme a Tom in quell'edificio che erano
tanto abituati a chiamare “casa”.
Pronto ad affrontarne ogni conseguenza:
a partire da Hope, la
piccola bionda che aveva lasciato per un'altra persona che distava soltanto
pochi metri, alla Regina Hades che seguitava a pressarlo con le sue infinite
richieste, per finire a Zero, il cui obiettivo finale mai era riuscito a
comprendere.
Si sistemò una ciocca di capelli, voltando in un piccolo
vialetto.
Davanti a loro si stagliò una casa piuttosto modesta e ordinata,
con un piccolo giardino ben curato, la cassetta delle lettere di un bel rosso
scuro, il cancelletto in
legno smaltato verde. Sembrava una casa come le tante di quella via. Eppure lì avrebbero trovato la donna che aveva abbandonato i
suoi figli. Dopo sette anni di distanza, Ren avrebbe potuto rivederla, e Soo
avrebbe conosciuto il volto di sua madre.
Sivade fissò con sguardo vuoto la porta in noce che divideva
quel piccolo drappello dalla loro meta. Sospirò, voltando il capo di lato. Non
ci voleva entrare.
Crystal, al suo contrario, non tentennò nemmeno una frazione di
secondo, affacciandosi alla porta con fare deciso mentre una mano di Soo andava aggrappandosi ai suoi pantaloni: forse
timoroso, probabilmente spaventato, indeciso.
Ma a quel punto fu Ren a
bussare, non volendo prolungare oltre tutta quella sofferenza che badava bene a
celare. E per portare a termine tutto quel dolore che sapeva
anche il fratello portava. Senza nemmeno lasciare tempo a Crystal di
pronunciarsi.
Haleck allo stipite della
porta in attesa che qualcosa succedesse.
E non dovette aspettare
troppo.
Una donna dall'aspetto ben postato, i capelli lisci e lunghi
sino alle spalle, indossava un vestito nero che arrivava sino sopra le
ginocchia, ai piedi delle scarpe con del tacco.
« Buongiorno... posso esservi
utile...?» chiese, fissando dapprima il moro davanti a se, poi i due bonzi ed
infine Tom e Sivade, ancora in fondo al gruppo capeggiato da Crystal.
Notò il rasta sospirare mentre il gemello annuiva, composto ed
aggraziato come sempre, le mani che andavano a sistemarsi i polsini della
maglia che indossava: « dovremmo farle delle domande... soltanto alcune domande
al fine di conoscere alcune importanti verità...».
Ren si fece avanti annuendo, completamente d'accordo con quella
dichiarazione iniziale.
Sivade si lasciò sfuggire un grugnito
per nulla d'accordo, ancora avvolta da quella pessima sensazione. Si decise a
guardare la donna che aveva aperto la porta, trovandola troppo magra per la sua
età. E non le
piaceva quello sguardo, tanto sicuro di sé quanto crudele. Lasciava trasparire
un potere nascosto e Sivade non era una novellina nell'arte magica. Quella
signora tanto composta non era una qualsiasi.
Elea, così disse di chiamarsi, fece loro segno di entrare,
affiancandosi alla porta con fare gentile; Soo che la fissava con un misto di emozioni inesprimibili in un volto di bambino come il
suo. Infatti si ritrovò ad entrare per ultimo,
sorpassato addirittura da Tom e Sivade, sempre a coda del gruppo.
Una volta entrato,
Crystal si guardò attorno, studiando l'arredamento in modo pressoché pignolo,
attento a cogliere ogni indizio che potesse dargli un'idea della persona che si
trovava di fronte. Spesso il mobilio di una casa poteva fornire molti
suggerimenti caratterizzanti la persona.
Si volse a guardare la bionda per l'ennesima volta, incontrando
di striscio lo sguardo di Sivade, che evitò prontamente.
« Accomodatevi pure in salotto » disse Elea, indicando loro una
stanza sulla destra.
Sivade attese che tutti andassero dove
richiesto, stando in disparte nell'attesa di conferire un attimo con quella
donna. Per tutto il tempo, tenne lo sguardo basso, osservata
da Heloim che zampettò insicuro quanto lei nel salotto. Cercò di
sorridergli, ma le si dipinse una smorfia sul viso.
Pensava ancora ad altro. Pensava a perché qualcuno ora
sembrava non sopportare l’idea di toccarla, quando
prima era parso felice di farlo. Si massaggiò una spalla, guardando tutti
entrare come se nulla fosse.
Notò Crystal fare lo stesso; il suo sguardo pareva però duro e
deciso, come i suoi lineamenti di solito molto più
delicati.
« Entra » le ordinò soltanto, fissando al di
sopra della spalla di lei il vuoto più assoluto « non vorrai negarmi
l'onore del gentiluomo » terminò, prima di fissarla in volto con durezza.
Sivade scostò lo sguardo, osservando ora Elea: « Posso esserle
d'aiuto con un eventuale rinfresco, signora? » chiese atona, quasi alla
disperata ricerca di sfuggire a quell'aria viziata che v'era tra lei e il
vampiro che le stava di fianco.
« Sei scortese a non badarmi » disse allora lui spingendola con forza in salotto, scusandosi con Elea per
la maleducazione della ragazza.
La bionda rise appena, scuotendo il capo con aria tranquilla:
« non importa, vado a preparare della cioccolata e poi sono
subito da voi » si ritirò con un rapido inchino in cucina, mentre Ren e Soo
prendevano posto nella poltrona più vicina, Tom seduto a terra, gambe
incrociate mentre Crystal insisteva a stagliarsi all'entrata dell'ampio salone
dov'erano stati invitati ad accomodarsi.
San alzò per un attimo lo sguardo su quella che un tempo aveva
creduto suo fratello. Sivade sembrava sul punto di fuggire dalla finestra,
appoggiata vicina a quest'ultima con sguardo terrorizzato.
Non capendo il perché di quell'espressione, osservò Heloim
andare dalla ragazza e sedersi al suo fianco, ritto e fiero, come un fratello
maggiore che andava a fare da spalla alla sorella minore.
Sivade chinò lo sguardo sul felino, sospirò e guardò fuori dalla finestra.
Stava ancora cercando di capire perché Crystal ce l'avesse tanto con lei.
Chiuse gli occhi, tentando di riflettere su cose molto più importanti o, perlomeno, così avrebbero
dovuto essere: come aveva fatto Tamos a trovarla?
Si potevano dire molte cose su quel generale, ma non era decisamente
competente nelle ricerche. Non cavava un buco da niente, figurarsi a trovarla
“casualmente” in un archivio mentre operava su delle ricerche.
Corrucciò lo sguardo, tornando al paesaggio del viale: qualcuno
la stava seguendo o, peggio ancora, riusciva a prevedere le sue mosse.
Irritata, strinse i pugni, rischiando di attivare i suoi poteri
sullo splendido sole di quel giorno. Amestris la stava cercando.
Ormai era fin troppo evidente. E con lei anche qualcun'altro.
Il vampiro spostò il suo sguardo sul gemello, che lo fissava a
sua volta, con palese imperturbabilità.
Tom aveva oramai notato il muoversi nervoso delle dita
affusolate del fratello, gli occhi di ghiaccio, la rigidità del corpo.
Con un sospiro di sollievo si alzò,
mentre Crystal spariva dietro il muro che divideva il salone dal corridoio. Lo
raggiunse, udendo soltanto il ticchettio di qualche pentola, l'aprirsi ed il
chiudersi di un qualche mobilio.
Ma non gliene interessava
nulla, in quel momento.
Chinò il capo, levandosi il berretto con fare frustato,
posandosi al muro.
In attesa.
Che Crystal si muovesse.
Sivade notò quel cambiamento, rilassandosi nel vedere che il
vampiro era svanito dalla stanza. Un sollievo misto a paura, ma era meglio
quello della rabbia di aver appena compreso di essere
spiata da più persone.
Poi, di colpo, sentì un botto contro il muro che divideva il
corridoio dal salotto. Sobbalzò, fissando la parete senza ben capire che
accidenti stesse succedendo.
Crystal si stava sfogando sul gemello, bloccato contro al muro,
bevendo senza remore dal collo di lui, insaziabile.
Una mano che lo teneva bloccato per una spalla, l'altra posata alla parete,
quasi a volerla disintegrare.
Chiuse gli occhi, provando a cancellare tutto quel rosso che gli
si stagliava davanti, tutta quella rabbia che faticava addirittura a contenere.
Si bloccò soltanto quando udì i passi della donna proveniente
dalla cucina, avvicinarsi a loro.
Si staccò, passandosi il dorso della mano sulle labbra
togliendovi le macchie di sangue del gemello che stava ancora in piedi dinanzi
a lui, del tutto a suo agio in quella parte.
Non appena Elea entrò nella stanza, San guardò con curiosità le
tazze fumanti sul vassoio spargere un dolce profumo in tutta la stanza. Sivade
la guardò con una sorta di divertimento, tant'era
chiaro l'entusiasmo nello sguardo della bambina.
Non si mosse di lì nemmeno quando la donna iniziò a distribuire
a ciascuno una tazza, arrivando infine a lei. Elea le sorrise
incoraggiante nel dare una tazza anche a lei. Era calda e dal profumo
stranamente agrodolce. Si guardò intorno, notando che tutti già bevevano. Si
rilassò, iniziando a bere anche lei dalla propria tazza,
nonostante non fosse convinta che si trattasse di semplice
cioccolata.
Elea allora prese a bere a sua volta ,in
tutta tranquillità, mentre Ren iniziava a porle una sfilza di domande inerenti
alla sua condizione attuale e poi a quella passata.
Poco dopo sia Tom che Crystal si fecero spazio nel salone, il primo
che già sedeva a terra dove stava poco prima mentre il secondo corrucciava la
fronte posando il suo sguardo su Sivade con fare perplesso.
Un’essenza non sua proveniva da lei, in quel
momento.
E certamente una
semplice cioccolata non era in grado di alterare a quel modo la pressione
sanguigna di una semplice persona.
Si passò una mano ai capelli, osservando Elea sparire nuovamente
in cucina, con la scusa di essersi dimenticata dei tovaglioli.
Poi sentì un lieve e rapido fruscio, seguito da un sonoro rumore
di ceramica infranta.
Voltò il capo verso Sivade, fissandola rigidamente.
La ragazza si teneva la testa con una mano, fissando la tazza in
pezzi con aria confusa. Respirava a stento, come per un attacco d'asma, ed un
istante dopo era a terra, la mano ora davanti alla bocca. Tossiva
convulsamente, il sangue che fuoriusciva quasi a fiotti dalla sua bocca,
vedendo a stento Crystal avvicinarsi nella nebbia davanti ai suoi occhi.
Il moro la prese subito in braccio, allarmato, chiedendo agli
altri di scostarsi all'istante mentre si apprestava a sdraiarla sul divano sul
quale, pochi istanti prima, stavano i bonzi che ora non sapevano più come
reagire.
Ren spostò lo sguardo da Sivade alla porta dalla quale era
sparita quella che doveva essere sua madre. Percepì chiaramente un blocco
risalirgli il petto ma si sforzò a ritrovare la
consueta lucidità e tranquillità a cui tanto spesso faceva ricorso.
Si avviò alla cucina, alle camere, al bagno, al corridoio, alla
ricerca di Elea.
Alla ricerca di spiegazioni.
Ma lei già non c'era.
Non più.
Svanita come molti anni prima.
Sentì un gemito provenire dalla stanza vicina.
Sivade era una specie di fonte inesauribile di liquido rosso.
Più lei cercava di calmare le convulsioni, più
il sangue aumentava il suo flusso. San fissava la scena inorridita, il
gatto al suo fianco che cercava di evitare di fissare quello spettacolo raccapricciante.
Tornò a riaffacciarsi al Salone, notando Crystal studiare la
ragazza da capo a piedi.
Una mano le reggeva il capo, mentre l'altra sosteneva se stesso, posata alla sponda del divano.
Tom inevitabilmente al suo fianco.
Il vampiro osservò la situazione degenerare di minuto in minuto,
la mente dapprima annebbiata da uno stato di confusione, ora lucida a
sufficienza per prendere l'unica decisione contemplabile.
Non attese oltre ad affondare le zanne sul collo
di lei, pronto a risucchiare ogni traccia di veleno dal sangue.
Infine chiuse gli occhi, rendendosi conto che per lei non aveva
nemmeno chiesto il consenso del fratello per addentrarsi in una simile azione.
Ingoiò tutto il sangue infettato,
sentendosi lui stesso preda di capogiri.
Ma non commentò,
limitandosi a sorridere debolmente nell'allontanarsi da lei.
Respirò a fondo.
« Dovrebbe essere tutto apposto » spiegò Tom al posto suo.
Il corpo di Sivade smise di fatto di
rigettare tutto quel sangue, lei del tutto incosciente, il petto che si muoveva
lentamente come unico testimone del fatto che fosse in vita.
Heloim si avvicinò, la coda alta per non bagnarsi troppo:
« Ha bisogno di sangue, Goito. Sbrigati. » disse quasi
ringhiando, i baffi tremanti.
Il sangue sparso per tutta la stanza si riunì in un'unica pozza,
da cui si formò la figura della ragazza ch'era stata
invocata. Goito si guardò le mani, cercando di constatare
che fosse successo: « Assenzio. Una dose preparata a puntino per causare una
morte pressoché rapida. » alzò lo sguardo su Crystal « Fortuna che sei già
morto, caro mio.»
Si volse verso Tom, corrucciando lo sguardo ora quasi iraconda:
« Ma bene. Geniale.» disse, lasciando perdere Sivade.
Andò a fissare Tom direttamente negli occhi, mentre i capelli andavano ad
infilarsi nelle vene della ragazza svenuta sul divano, immettendo il liquido
che le era stato appena rimosso.
Guardò il rasta davanti a lei ciondolare, come ubriaco. Con un breve ragionamento, capì che tra Tom e
Crystal sussisteva un legame di sangue molto sensibile.
Una sorta di risonanza che li univa nel dolore, fisico e
mentale.
Il vampiro non sembrava nemmeno risentirne,o
forse così tentava di mostrarsi agli altri.
Certamente il fisico del moro era mille volte
più resistente di quello di un comune essere umano, sebbene marchiato da
quello stesso.
Infatti Tom
appariva improvvisamente allo stremo delle proprie forze fisiche, gli occhi
marroni ora vacui, il volto pallido e la postura quasi flaccida.
Ciondolante, si scansò dalla rossa avvicinandosi al fratello che
stava ancora chino sul corpo di Sivade, incapace di far altro al momento:
sebbene
fosse una creatura immortale, anch’egli abbisognava del tempo necessario per
abituarsi a quell’intrusione nel suo sangue, che altro non era se non un
potente veleno che si stava lentamente espandendo per tutta la lunghezza del
suo corpo.
Goito roteò gli occhi, facendo cenno a Ren e ai bimbi di
avvicinare due sedie.
Tornò a dare la sua attenzione a Sivade, controllando che il
pallore sul suo viso fosse diminuito a sufficienza. Accarezzò appena il viso
della padrona, poi tornò a guardare i due fratelli:«
Dovete sedervi, per favore. » cercò di spiegare, sentendosi nauseata da tutto
quel sangue infetto.
Tom schiuse appena le labbra, cercando
di parlare.
Ma sentiva la bocca
completamente secca, come inaridita, e la voce sembrava fermarsi all’altezza
della gola, quasi come a volerlo strozzare.
Portò una mano al collo, provando a respirare, ma non ci riuscì,
così come non sembrava più riuscirgli il ragionare lucidamente.
Guardò vacuo Goito, poi Crystal e scosse il capo,
trascinandosi fuori dalla stanza.
Cos’è?
Voleva provare a farlo morire felice?
Gli uscì una risata smorzata guardandosi attorno alla ricerca di Elea, mentre udiva da poco lontano la voce di Crystal che
si pronunciava con un semplice:
« Riportiamola a casa ».
Goito lo mandò al diavolo, iraconda: « Siete degli idioti!»
urlò, andando a prendere Tom di peso, non sopportando oltre le sue opposizioni.
Se ne fregò delle deboli proteste del rasta, tornando in sala.
Heloim, con una calma irreale, graffiò il tappeto che copriva tutta la stanza,
aprendo un pozzo nero al centro della stanza. Goito fece cenno a San di
precederli, e la bambina saltò dentro con tranquillità avendo già usato il
teletrasporto di Heloim.
Il felino fece cenno anche a Ren, Soo e Haleck
di andare, aspettando che anche Crystal si muovesse, se n’era in grado.
Quello prese Sivade in braccio, con un grande sforzo fisico.
Lo si capiva, sebbene
tentasse di nasconderlo.
Fece un breve cenno al gatto, come di ringraziamento non
riuscendo a far altro imitando gli altri tre non appena vide lo spolverino
bianco di Haleck sparire nel nulla.
Tom si guardò attorno con fare perso non capendo per niente
quello che stava succedendo, tossendo convulsamente.
Heloim guardò Goito trascinare Tom dentro al
portale, e rimase da solo nella stanza nella quale erano stati accolti.
Annusò l'aria per un attimo, poi balzò nel portale, chiudendolo non appena le
sue gambe toccarono terra dall'altra parte. Con le sue iridi feline, vide
Crystal adagiare Sivade su un letto, mentre Goito portava Tom in un altro,
obbligandolo a stendersi per salvarlo.
Il gatto non si unì a nessuno dei gruppetti formatisi. Si sedette
direttamente al centro dell'infermeria del tempio dei
due bonzi che li accompagnavano, controllando che tutto fosse a posto.
San e Soo erano stati congedati da Ren, in modo da dare spazio
ai malati.
Quindi questi si erano
allontanati, sotto lo sguardo del bonzo più grande che fissava il fratello con
un moto di tristezza incolmabile.
Ebbene, la loro presunta madre aveva tentato di uccidere quella
che lui sapeva essere la principessa di Amestris;
fortunatamente senza riuscirci.
Incrociò le braccia al petto, infilando le mani nell'enorme
tunica rossa ancora composta, spostando il suo sguardo su Tom che sembrava
quello ridotto peggio.
Sospirò, cercando di adattarsi a quel suo nuovo stato d'animo,
non osando far domande.
Limitandosi solamente ad osservare la scena come un comune
spettatore.
Crystal chino su Sivade, che la fissava in un modo che lasciava
comprendere al contempo tutto e nulla.
La ragazza respirava a malapena e il petto le
si abbassava e rialzava faticosamente ogni volta che provava a trattenere
l'aria.
Dall'altra parte della stanza, Goito sparì, fili di sangue che
andarono dentro Tom attraverso la ferita ancora fresca dei denti di Crystal.
Il vampiro ora si volse a guardare il fratello, la cui
carnagione solitamente rosea in quel momento era sin troppo simile alla
propria.
Serrò la mandibola duramente, portandosi una mano al petto
mentre si rimetteva in piedi contemplando una qualsiasi soluzione possibile al risolvimento di quel problema creatosi.
Di fatto rischiava la vita tanto quanto Tom e tanto quanto
Sivade, in quel momento.
Sembrava essersene capacitato solo in quell'istante.
E allora sorrise
tristemente.
« Mi dispiace affermarlo Ren, ma tua madre ce
l'ha proprio messa in culo » scoppiò a ridere
esasperato.
Heloim, ancora fermo al centro della stanza, abbassò un orecchio
poco convinto:
« Dovrebbe rimanere fermo, lei. » lo ammonì, mentre sentiva un
sibilo e Goito usciva da Tom, in mano una sfera in cui v'era evidentemente rinchiuso del liquido nero. Avvicinandosi alla rossa, il
felino sentì chiaramente l'odore pestilenziale dell'assenzio allo stato puro,
ma si trattenne da altri commenti.
Goito guardò quella sfera e si chinò, facendola vedere ad Heloim: « Devi fare un antidoto per il vampiro. Il
fratello è a posto. » spiegò.
Il gatto annuì, miagolando anziché parlare. Da qui prese origine
la sua magia, che tramutò il veleno nella medicina richiesta dalla ragazza
davanti a lui.
L'antidoto stava ora in un'ampolla lunga e alta, e Goito
provvedette subito a porgerla a Crystal, guardandolo perentoria.
« Cos'è 'sta roba pestilenziale? »
chiese allora tutto scomposto fregandosene, ridotto com'era, delle
tanto ben amate apparenze.
Si passò una mano ai capelli non sapendo più chi guardare fra
Tom e Sivade.
La testa che scoppiava.
« Il cessoso rimedio che ti salverà il
didietro.» rispose falsamente
cordiale la rossa, ficcandoglielo in bocca senza tanti complimenti, stanca di
quella situazione.
Il moro rimase dapprima impietrito, poi confuso ed infine poco
convinto che stesse dicendo il vero. Ma bevve comunque
tutta quella brodaglia, pensando che peggio di così non potesse stare.
poi tossì quando non ne potè più di bere quella schifezza, allontanando la rossa e
la sua maledetta pozione con uno spintone.
Il respiro quasi affannato; Ren corrucciato nell'osservare
quella scena.
Goito non la considerò un offesa. Tornò
da Tom, controllandogli il polso. Era stabile. Si voltò ed andò da Sivade,
notando che era sveglia. Le sorrise, ma lei non era ancora in forze per fare
altrettanto.
« Vedrai che dormendo passerà tutto...Magari saluta scleratino, così si calma un po', lui e il suo culo.» disse
la rossa. Sivade la guardò confusa, provando ad aprire la bocca per parlare: « Chi...?» le riuscì di chiedere con un sibilo sforzato.
La rossa fece un cenno verso Crystal, per poi uscire dalla
stanza. Posarsi al muro, crollare a terra esausta e sospirare.
Il vampiro si portò una mano ai capelli, la lingua che inumidiva
le labbra più e più volte cercando di cancellare quel sapore che non esitava a
definire “velenoso”, che gli impastava tutta la bocca.
Si passò il dorso della mano sulle labbra, voltandosi a guardare
Sivade.
Esitò a mostrarsi completamente “felice” di rivederla sveglia,
limitandosi ad un lungo e sonoro sospiro di sollievo.
In sottofondo, Ren che si allontanava a passo rapido,
rinchiudendosi nella parte più centrale del tempio dove risiedeva la Divinità.
Una stanza nella quale solo i monaci potevano entrare.
Il gatto non intuì dove stesse andando, ma si prodigò ad uscire
a sua volta, notando che Goito stava dormendo scomposta vicino alla porta. Le si acciambellò di fianco,
sparendo con lei in un piccolo vortice di teletrasporto grande a
sufficienza per loro due.
Nell'infermeria, Sivade cercò di cambiare posizione, trovandosi
scomoda, ma si fermò non appena venne colpita da un
mal di testa lancinante. Gemette, chiudendo gli occhi prima di cercare di
rimettere a fuoco la figura di Crystal: «...culo...?» chiese alla ricerca di spiegazioni,
ridendo flebile.
« Per la precisione. » dichiarò percependo le forze far velocemente
ritorno « Ero leggermente nel panico » si giustificò, scostando lo sguardo da
lei per la vergogna.
Sivade alzò una mano verso di lui, sentendola estremamente
pesante:
« Ora va...tutto bene...» disse a
stento, sorridendogli.
Quello le si avvicinò ben poco convinto
mentre sentiva il gemello muoversi nel sonno in cui doveva essere caduto.
Chiuse gli occhi, prendendo quella mano fra le proprie nel
silenzio più completo.
La ragazza provò a stringere la presa, ma le riuscì difficile.
Protestò con un gemito, sentendosi troppo debole. Spostò lo
sguardo al soffitto, poi si rese conto solo in quel momento di una cosa
strana. Alzò le dita della mano libera sul collo, trovandovi due fori ancora
leggermente sanguinanti. Corrucciò lo sguardo, non ricordando nulla dell'accaduto:
« Mi hai...salvato...?» gli chiese, tornando a guardarlo con una
sorta di sollievo.
Il ragazzo preso in causa chinò appena il capo socchiudendo gli
occhi, frustrato.
Lasciandosi fuggire un grosso sospiro:
« se la metti in questi termini...»
rispose soltanto lasciando cadere la frase.
« Per favore...baciami e non pensarci più...»
ribattè
l'altra con una sorta di divertimento macabro, ben conscia che non gli sarebbe
bastato quello.
Crystal la guardò di sbieco, mettendosi in ginocchio di fianco
al letto.
Sul viso un'espressione fra il divertito ed il seriamente
preoccupato:
« pensi di riuscire a resistermi? » chiese ilare.
Sivade chinò lo sguardo, ridendo imbarazzata: « Penso che a
fermarmi sarà il mal di testa...Mai riuscita a resisterti...»
rise appena, chiudendo gli occhi.
Lui si limitò ad accarezzarle il viso, optando
nuovamente per il silenzio, posando entrambi i gomiti al lettino in cui stava.
Poi vi posò anche la fronte:
« pensa a riprenderti... non a resistermi...»
sospirò allora, lasciando cadere le braccia su di lei,
con leggerezza distratta.
La mandibola nuovamente serrata.
Sivade si perse ad accarezzargli le braccia, guardandolo di
nuovo. Sentiva di stare meglio ogni minuto di più, sebbene la sua mente fosse
ancora confusa. Forse era lo shock, riflettè. Forse
era stata la momentanea consapevolezza che se Crystal non avesse agito con
tanta tempestività, non lo avrebbe più rivisto.
Per quello desiderava sentire le sue labbra sulle proprie.
Voleva solo essere sicura che lui fosse ancora lì.
« Ti prego...solo un bacio...» si trovò
a chiedere supplicante, avendo ora compreso
l'origine di tutta quella confusione.
Crystal respirò a fondo, alzando appena il capo a fissarla.
Negli occhi si poteva leggere una chiara tristezza invaderlo.
« allora sta ferma...» disse, anch'egli
provato da tutto quel via vai di linfa vitale, allungandosi flebilmente verso
di lei.
Afflitto.
Sivade obbedì, guardandolo agire nel più completo silenzio.
Si chiese se non lo stesse sforzando, se non gli
stesse chiedendo troppo.
Era preoccupata solo per lui, non per la sua salute traballante.
Lei era sacrificabile, bastava che lui sopravvivesse. Assurdo voleva che,
probabilmente, lui pesasse la cosa all'inverso. Gli accarezzò ancora le
braccia, bisognosa di restare sveglia.
Crystal allora si soffermò ad accarezzarle le labbra con le
proprie, una mano che le reggeva il viso ch'era
comunque più caldo del proprio.
Gli occhi ora semichiusi mentre tornava ad allontanarsi
lasciando cadere per l'ennesima volta la testa al lettino.
Fine
ventiquattresimo capitolo
Si si!
Tamos è un uomo XD
Ma è anche un maniaco…ecco…puoi
definirlo un bisex,
ma di quelli maligni e
bastardi fino al midollo.
In sostanza, a lui basta fare sesso!
E San ora ci sarà fino alla fine, cioè
fino a domani ^^
Grazie al nostro duo di recensione preferito, siete sempre
impeccabili!
E Miyavi,
non ti preoccupare!
Chi sarebbe uno scrittore senza i suoi lettori più affiatati??
^^v
Baciotti!
Yami