Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Sabaku No Konan Inuzuka    03/05/2015    6 recensioni
{Interattiva} ISCRIZIONI CHIUSE
{Nuova generazione}
{Avventura,Sentimentale,Fantasy}
Tra lo Yin e lo Yang c'è un equilibrio che non va spezzato. Il male e il bene saranno in lotta continua,e nessuno ci dirà cosa è giusto e cosa è sbagliato se non noi. Harry sa bene che non tutto può andare rose e fiori,sa bene che ci sarà sempre qualche problema. Ma una cosa del genere non se lo sarebbe mai aspettata. Inganno nelle parole altrui,nei gesti,nei pensieri. Un'incomprensione,un caso. C'è un nuovo problema nel Mondo Magico,i Mangiamorte sono ancora in circolazione e approfitteranno del primo problema che metta in difficoltà il ministro Kingsley Shacklebolt per prendere piede. Spetta alla nostra nuovissima generazione di maghi fermarla,e voi fate parte di questa. Sacrificio,astuzia,impegno,coraggio,intelligenza,furbizia,fiducia e tanto altro. Questa è l'unica ricetta per sopravvivere.
***
Salve. Questa è la mia prima e unica interattiva. MASSIMO 20 Personaggi e non oltre. Spero partecipiate in tanti.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alice, Paciock, Alice, Paciock, Jr, James, Sirius, Potter, Nuovo, personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A _Littles, la mia beta,
mia moglie,
la mia anima gemella,
la mia Agry,
la mia santa,
e, soprattutto, ma mia nuvola
perché è a lei che dovete il fatto che questa fiction vada avanti,
lei che beta, lei che infonde autostima...Lei che tutto.
Meriti di tutto, Agry, mi spiace essere così pessima ç_ç
E dopo questa lunga dedica, vi lascio alla lettura, solo... amatela. Lo merita.
I love you, Agry <3






 

FACEBOOK
 



Auguri e figli maschi!
 

 
 
<< Ma perché tu e tua sorella avete questa dannata fissa di andare sempre in biblioteca? >>

<< Per ora non mi ha mai deluso. Ho sempre trovato tutte le risposte che cercavo qui, anche per le cose più stupide. Non vedo perché adesso dovrebbe essere diverso >>

<< I libri ti suggeriscono scherzi o nuovi modi per tormentare persone come tua sorella? >>

<< A volte, Fred! È capitato più di una volta >>

<< Oh, andiamo, ti abbiamo solo fatto una domanda e ne stiamo facendo affare di stato… >> sbuffò James.

<< Hugo datti una mossa per favore, o perdiamo l’occasione. >> aggiunse Louis.

Hugo, in piedi in cima alla scaletta della biblioteca, dopo aver dato una veloce occhiata all’ennesimo libro, sbuffò e lo rimise a posto. << Aiutatemi allora >> si lamentò.

I tre cugini sospirarono e Louis si strinse nelle spalle. << Va bene… Dammene uno >>

Hugo fece scorrere le dita sulla superficie e, quando ne individuò uno che poteva servigli, lo fece scivolare via dalla sua postazione. Aprì il grosso tomo su una pagina a caso e iniziò velocemente a sfogliarlo finché non arrivò a ciò che cercava: Ricordava bene di aver letto quel grosso libro almeno tre volte. Lo porse a Louis che immediatamente sbarrò gli occhi: << Cosa? E io dovrei leggere quel coso? >>

<< Non ti preoccupare, quello che devi leggere tu è di solo venti pagine >>

<< Venti? Ma ci vorrà un’infinità! >>

Hugo lo guardò confuso, come se non capisse, o trovasse strano, il commento del cugino. << Io venti pagine me le divoro in neanche cinque minuti >> osservò stranito.

<< Ma tu non sei umano, Hugo >> commentò invece Fred. James annuì solenne.

Louis sbuffò e afferrò bruscamente il libro, per poi abbassare lo sguardo sulla pagina, cambiando subito espressione. << Ma questo non è inglese! Ci sono solo degli… strani segni di non so che lingua! >>

Hugo lo guardò seriamente stupito, per poi scoppiare a ridere senza il minimo ritegno, sotto lo sguardo costernato del Corvonero. Scosse la testa più volte: << Non ci credo… >> borbottò tra le risate, << Ma stiamo scherzando? Alla faccia del Corvonero! >>

<< Perché? >>

<< Quegli non sono strani segni… il libro è al contrario, idiota! >>

Louis si pietrificò all’istante, per poi arrossire furiosamente mentre abbassava lo sguardo, e James e Fred esplosero in una gran risata.

<< Non ci credo! >> esclamò James.

Louis aveva ormai cambiato colore e rigirò frettolosamente il tomo borbottando qualcosa a proposito di ragni, Caccabombe e Pasticche Vomitose, facendo scomparire il sorriso dal viso di Hugo. Mugugnò qualcosa di incomprensibile e sedette di malagrazia a un tavolo, facendo cadere il pesante tomo con un gran tonfo e prendendo a leggerlo crucciato.

Hugo, Fred e James ridacchiarono. Ma subito James tornò serio, ricordando che c’erano in ballo cose più serie: << Comunque… Un altro libro, Hugo? >>

Hugo fece una smorfia. << A trovarlo, James. Intanto vedi un po’ cosa trovi qui >> gli porse un libro dalla copertina scura. << potrebbe tornarci utile >>

James aggrottò le sopracciglia e lesse: << “La storia di Harry Potter” >> fece una smorfia rigirandosi il libro. << wow, non sapevo papà avesse anche un’autobiografia… >>

<< In realtà non è un’autobiografia >> lo corresse Hugo. << non l’ha scritta lui stesso, quindi è solo una biografia. Credo troverai qualcosa nell’ultimo periodo della pre-guerra… >>

Il primogenito Potter sospirò, mentre Hugo porgeva a Fred un altro libro. << A questo punto tanto valeva chiedessi a papà o ad Al… E tu cos’hai lì, Fred? “Le fantastiche avventure del Bambino Sopravvissuto”? >> lo disse quasi con scherno.

Non era invidia quello che provava per suo padre, semplicemente non sopportava l’idea che lo descrivessero tutti così mitico quando in realtà era semplicemente suo padre e di mitico aveva poco e niente.

<< Dove regna l’invidia non può vivere la virtù, né dove sta la miseria può aver luogo la liberalità >> recitò placidamente Louis con una smorfia voltando pagina.

James lo guardò, inarcando un sopracciglio. << Invidia? Louis, perché dici cazzate? >>

Hugo, invece, aggrottò la fronte. << Ma questo è Miguel de Cervantes in Don Chisciotte >> disse. << Louis da quand’è che leggi questi libri? >>

Il Corvonero si strinse nelle spalle con fare pigro.<< Stava nella libreria di zia Gabrielle, fuori pioveva e ho aperto una pagina a caso. Mi è piaciuta quella frase >>

Fred inarcò un sopracciglio e annuì a se stesso. << Wow >> commentò, << che secchia. >>

Louis alzò lo sguardo dal libro quanto bastava per folgorarlo: << Zitto tu >>

James sospirò nuovamente lasciandosi cadere su una sedia. << Siete davvero poco utili in questi momenti… >> borbottò.

Hugo lo guardò curioso e si volse a Fred: << Ma che ha? >>

Lui ridacchiò divertito squadrando il cugino. << Lascialo perdere, ha litigato con la sua dolce metà, Paciock >>

Il moro lo guardò malissimo.<< Piantala Fred. È che non capisco perché se la sia presa tanto… >>

<< Beh non saprei, l’hai baciata solo per gioco, credo che si sia un po’ infastidita… >>

<< Lo sai come sono le ragazze, devono fare un dramma di tutto, >> intervenne Louis crucciato: << e non ci sono eccezioni, neanche per Alice. Magari alcune non le fanno sempre, ma ci sono >>

Fred tossì per nascondere la frase: << Soledad Swan-Moretz >> Inutile menzionare l’occhiata cupa che Louis gli rifilò.

Hugo ridacchiò. << Fred, credo che oggi finirai molto male tu >>

Il riccio rise. << Ehi! Non è mica colpa mia se siamo pieni di cuoricini infranti! >>

<< Io non ho un cuore infranto >> Louis e James parlarono ad una sola voce, ma non si guardarono neanche, imperterriti nei loro libri.

<< Ma mica i vostri >> rispose Fred. << I loro >>

<< Tsk! Soledad ha un cuore? >> domandò Louis ironico.

<< È solo incazzata. >> esordì James, poi si accigliò, << O mestruata. Dipende. >>

<< E tu Hugetto?>> domandò Fred. << Come vanno i tuoi feelz? >>

<< I miei che? >>

<< I tuoi feelz. Sentimenti, l’ho sentito dire da una ragazza qui fuori >>

<< Per favore non lo ripetere >> sputò James.

Hugo scese dalla scala: << Io sono apposto >>

<< Sicuro? Non c’è niente che Cupido possa fare? >>

Hugo inarcò un sopracciglio al suo indirizzo. << Fred, se Cupido sei tu, allora preferisco rimanere solo a vita >>

<< Forever alone >> intervenne Louis, guadagnandosi un’occhiata da Fred, per poi ridacchiare.

<< Tralasciando il fatto che Louis sta diventato un ladro di battute… >>

<< Ladro di libri! >> interruppe nuovamente Louis, prontamente ignorato (Ragazzo delle citazioni, non ho potuto farne a meno u.u NdAutrice).

<< … Sì Hugo, io sono un Cupido fantastico. Mi hanno persino chiesto di entrare nei Fantastici 4! >> (James lo interruppe subito, scettico: << Tsk! Semmai lo hanno chiesto a me, tu eri l’assistente >>), << Solo che le mie frecce né curano né procurano ferite d’amore… >>

<< Ma le allargano >> concluse Hugo per il piacere di un sorridente Fred.

<< Esatto! >> Il riccio scattò in piedi lasciando perdere il libro. << Quasi quasi sapete che faccio? Per il piacere di tutta Hogwarts, diventerò il Cupido ufficiale! >>

<< Oh Merlino… >> sussurrò Louis.

<< Hogwarts mi sarà grata! >> continuò il riccio imperterrito.

<< Chiamate un’alchimista… >> mormorò Hugo.

<< E inizierà una nuova era: quella dell’amore! >>

James, che era rimasto basito a guardare fisso e in silenzio il cugino durante il discorso che avrebbe forgiato l’ideale di una nuova era, ci mise del tempo per realizzare. << … Era… dell’amore >>

<< Sì >>

<< E sarai tu ad iniziarla >>

<< Proprio così >>

<< … Wow >>

<< Figo eh? >>

<< Tu fai concorrenza a Voldemort. >> Fred lo guardò male, James continuò imperterrito: << Cioè con questa filosofia rendi vane le parole di Silente. Diceva sempre che l’amore era la cosa più importante, poi arrivi tu… >>

Fred rise, sarcastico: << Ah-ah-ah. Guarda che io farò grandi cose >>

<< Come sterminare l’amore >>

<< E mi dedicheranno una statua >>

<< Con tu che trafiggi con la tua poderosa spada un cuore sanguinante >>

Fred ignorò James, e si passò una mano tra i ricci castani. << Da oggi chiamatemi Cupido >>

<< O Loveserminator 0.1 >> disse Louis.

<< Lo 0.2 è James per la sua spettacolare performance con Paciock >> Fu la risposta di Fred.

<< Zitto e continua a lavorare >> grugnì il sopracitato ragazzo.

<< N’ah, più tardi. Vado a dispensare la mia buona nuova ad Hogwarts, ci si vede >>

<< Fred! >> James lo chiamò, ma il Weasley era già uscito. << Perché fai questa cazzate? >> gridò rivoltò al nulla.

<< Volete fare silenzio?! >> sibilò Madame Ring, un’anziana donna sui quarantacinque anni che girovagava sempre e comunque in pigiama, pazza per i libri. La nuova responsabile della biblioteca da oltre quindici anni.

Hugo si affrettò a spiegare: << Ci scusi noi stavamo solo- >>

<< Facendo un gran chiasso, vi ho sentito da quando siete arrivati, questa è una biblioteca, non un bar, chiaro? Ora fuori di qui! State solo disturbando! >>




Anubis stava sdraiato sul divano fianco al camino della Sala Comune di Serpeverde, osservando assorto la piovra dalla finestra affacciata al lago. E nel frattempo pensava a quei due accattivanti occhi neri che da tempo ormai lo avevano stregato, ironia della sorte. Ricordava bene la prima volta che aveva incrociato lo sguardo di Antartide Hurst. Fu in un corridoio dei tanti, al primo anno di lei, dove nessuno dei due aveva intenzione di spostarsi lungo il loro tragitto e l’unica fine plausibile era una e una soltanto: uno scontro.
 
 


<< Sta attento a dove cammini! >> aveva sbottato la ragazzina, acida, chinandosi poi a raccogliere i libri con il cerchietto rosa tra i voluminosi capelli biondi a caschetto.

<< Io? Ma guarda dove vai tu, novellina! >> era stata la pronta risposta di Anubis, con ancora quell’orribile taglio alla Spok in quel giorno castano scuro.

Allora la piccola Hurst aveva smesso di raccogliere i libri e si era raddrizzata, guardando il più grande con un’occhiata acida degna della migliore Serpeverde. E Anubis si era stupito di vedere una semplice mocciosetta squadrarlo con tanta irruenza dall’alto in basso. Coma la migliore delle vipere, si era portata la mano al fianco e aveva indicato a terra i libri che erano caduti a entrambi nel loro scontro: << Raccoglili >> aveva ordinato.

Anubis aveva alzato un sopracciglio, scettico. << Come scusa? >>

<< Mi hai sentito. Sarò anche una “novellina”, come dici tu, ma sta di fatto che sono una ragazza, quindi è tuo dovere >>

<< Io non ho nessun dovere verso di te! >>

<< Sì invece, raccoglili! >>

<< Neanche per idea! Ascolta, principessina, non so da quale Paese delle Meraviglie tu venga, ma sappi che qui non è come il tuo mondo immaginario pieno di unicorni e arcobaleni. Se continuerai a comportarti così saranno cinque anni davvero difficili, Bambi, perché qua nessuno di prenderà mai sul serio >>

La smorfia della piccola Hurst sembrava dire “Povero illuso”, tanto che Anubis non seppe cosa dire: << Io so bene come funziona qui, ad Hogwarts, forse anche meglio di te. Il mio mondo non è, come dici tu, pieno di arcobaleni e unicorni, e questo che ti sto dicendo non è una fantasia. È un dato di fatto, si chiama educazione e a quanto pare tu non la conosci >>

Il Serpeverde rimase interdetto. Da dove era sbucata quella mocciosa? << Ma chi ti credi di essere? >>

<< Una ragazza che sta tardando al suo primo giorno per colpa tua, addio >> Si chinò rapidamente a raccogliere i libri stringendoli in un braccio, e corse via con la gonna svolazzante e un braccio il cui gomito piegato, esattamente come una bambina.

Anubis rimase senza parole mentre raccoglieva i suoi pesanti tomi. << Ma guarda tu questa… >> borbottò a se stesso.



A quei tempi era tutto ciò che era riuscito a dire. Assurdo quanto Antartide fosse acida sin da bambina, e Anubis non avrebbe mai immaginato che quella principessina viziata potesse prenderlo così tanto, con quei suoi occhi neri che un po’ accattivanti lo erano sempre stati. Oltre a quell’aura misteriosa che emanava e la sua enigmatica personalità, Anubis era attratto da Antartide anche per il suo modo di fare, sprezzante e vanesio, anche quando chiaramente era distrutta. Le piaceva questa forza, ma soprattutto le piaceva quel suo fare acido e velenoso che aveva praticamente sempre, anche se non volontario. Perché era una sfida per lui, e ad Anubis le sfide erano sempre piaciute molto. Era rimasta scossa dal mancamento di Dakota, era chiaro, ma imperterrita era rimasta l’acidella vanitosa che tutti conoscevano. Solo con quel Laurum si era abbastanza aperta… e questo lo preoccupava non poco. Perso com’era nei suoi pensieri, quasi non si accorse che qualcuno si era seduto fianco a lui.
<< A che pensi? >>

La voce di Antartide lo fece trasalire, tanto che i suoi capelli cambiarono bruscamente colore verso il biondo, e gli occhi divennero grigiastri. Si voltò verso di lei, e vide che non lo stava guardando, teneva lo sguardo fisso avanti a sé con i gomiti poggiati alle ginocchia e la testa sulle mani.
<< Niente di che… e tu? >>

Antartide sospirò amaramente, e per quell’istante gettò via la sua maschera acida. << Sì… per questa mattina. Quando hai detto che non hai bisogno di sapere nulla per starmi accanto… >>

<< Sì. Non stavo mentendo. Se non me lo vuoi dire, non posso obbligarti >>

Finalmente lei lo guardò, dritto negli occhi che altro non esprimevano che gratitudine. Mai Antartide lo avrebbe riguardato in quel modo, Anubis lo sapeva, forse fu per quello che rimase incantato da quello sguardo. Non era da lui perdersi nelle iridi delle ragazze, specie in quelle pozze di catrame che erano quelle di Antartide, ma non poté proprio farne a meno. Tentò invano di ordinare ai suoi capelli di non assumere quella sfumatura rossiccia, e sperò con tutto se stesso che gli occhi non lo stessero tradendo.

<< Dici davvero? >> domandò piano, e Anubis ebbe un tuffo al cuore. Sembrava quasi un cervo indifeso, e lui voleva solo il suo bene…

<< Sì, non importa cosa nascondi… Se tu hai bisogno d’aiuto non posso certo chiederti il codice fiscale… >>

La Hurst aggrottò le sopracciglia. << Il codice… cosa? >>

Il Serpeverde scosse la testa. << Niente, una cosa babbana. Sei qui solo per questo? >>

<< No… >> disse lei accarezzandosi il braccio che, notò in quel momento, era spoglio del mantello. << anche per… beh, questo >>

Si avvicinò cauta posandogli una mano sul petto, accorciando le distanze sempre più mentre Anubis si fece indietro sul divano per agevolare l’azione. Era per metà sdraiato, Antartide sopra di lui a distanza di bacio, lei non osava fare altro per il puro piacere dell’attesa. Ma Anubis non aveva mai avuto il piacere dell’attesa, le passò una mano dietro la schiena e l’avvicinò a sé con uno scatto improvviso, unendo le loro labbra nel bacio più dolce e bisognoso di sempre. Lei gli agganciò le braccia al collo, mentre lui le stringeva la vita contro la sua, me non successe nient’altro. Né più né meno, quando in quella posizione avrebbero potuto fare qualsiasi altra cosa. E per una volta, Anubis mise da parte l’immagine e l’arroganza.




Eira stava lentamente realizzando la situazione in cui si era cacciata seguendo i consigli di quel genio di Sebastian.
<< Credi che le piacerà? >>

<< Ehm, p-penso di sì… >>

<< Non sembri sicura >>

Eira inghiottì il groppo che le si era formato in gola, accidenti. Com’è che da un semplice “Ciao Lys!” erano passati al decidere se il regalo che il Tassorosso aveva preso per Soul McMillan era adatto o meno per chiedere di essere la sua ragazza? Eira chinò la testa ancor di più, fissando i suoi piedi mentre camminavano verso l’esterno.
<< Ecco io… non mi intendo di queste cose >>

<< Oh… >> Lysander fece una smorfia passandosi una mano tra i capelli, in evidente incertezza. << e se non va bene? >>

<< Ehm… I-io credo che sia il pensiero che conta >> Se Lysander non si fosse parato esattamente fronte a lei un quel momento, probabilmente si sarebbe tappata la bocca. 
È il pensiero che conta? Ma che razza di bambinata è?, pensò.

E invece, Lysander le sorrise, tra l’intenerito e il piacevolmente sorpreso. << Sì Eira… Vero, hai ragione. Anch’io in genere lo penso, e ti chiedo scusa se ti sono sembrato materialista… ma Soul purtroppo non è il tipo per queste cose >>
Lo sono io!, avrebbe voluto esclamare Eira, ma non lo disse.

<< Che peccato… >> mormorò invece.

<< Già… Ma beh, mi piace comunque. L’amore è cieco, dicono >> sospirò Lysander riprendendo a camminare.

<< Amore? >> domandò Eira non molto convinta.

Lui ridacchiò. << Non ti sfugge proprio niente, eh Sherlock? >> Eira arrossì violentemente cercando di nascondersi tra i capelli. << Beh, amore per modo di dire… È ancora presto. Magari un giorno mi innamorerò davvero >>
Non di me, aveva tristemente pensato Eira mentre il cuore le si stringeva.

Sorrise: << Chissà… >>

<< E sono sicuro che anche tu avrai molti corteggiatori >>

Era stata incurante l’affermazione di Lysander, giusto per fare una gentilezza, sembrava sincero… ma Eira ebbe un colpo al cuore comunque. Il suo cuore prese a battere per conto suo mentre tutto il sangue affluiva alle guance, e improvvisamente si fece molto caldo.
Chissà come mai questo sbalzo di temperatura.

<< T-tu credi? >> cercò di contenere l’emozione nella voce, ma tutto ciò che avrebbe voluto fare era soltanto saltellare a destra e a manca come una bambina per la felicità.

Lysander annuì. << Ne sono certo. Sei interessante e poi sono certo che diventerai una bellissima ragazza >> A quanto pareva il Tassorosso voleva ucciderla: << e poi, a dirla tutta… io e te un po’ ci somigliamo. Grazie comunque, ora vado a sfidare la sorte con Soul… Augurami buona fortuna >> Le sorrise e se ne andò, stringendo la scatolina contenente la magnifica collana argentea di sua nonna, quella sana.

Eira rimase immobile, nemmeno lei seppe per quanto tempo e fu solo la mano di Dallas che si posò sulla sua spalla a risvegliarla da quello stato di trance.
<< Ehi Eira! Come mai quella faccia? >> chiese con noncuranza, vedendo il suo viso stravolto.

Eira si voltò verso di lui, quasi cadendo dalle nuvole, e lo guardò come se fosse di un altro pianta. Gli occhi color cioccolato brillarono di folle gioia, mentre pian piano realizzava ciò che era appena accaduto.
Io e te un po’ ci somigliamo, aveva detto Lysander.
Io.e.te.un.po’.ci.somigliamo.
Io
e
te
un
po’
ci
somigliamo.


Sette parole, una congiunzione, un articolo, ventuno lettere. Come poteva solo questo farla la persona più felice del mondo? Eppure era accaduto, perché proprio in quelle parole c’era una speranza, proprio in quelle parole c’era il complimento più bello che avesse mai ricevuto da quando aveva memoria. In quelle parole c’era tutto per Eira. Si lasciò sfuggire uno squittio a dir poco spaventoso, tanto da stupire persino Dallas, e prese a saltellare sul posto, sembrava la ragazzina più felice del mondo, una bambina che aveva appena ricevuto esattamente il regalo di Natale che voleva. Si gettò su Dallas, che per poco non cadde e continuò a saltellare incurante delle condizioni del biondo.
<< Ci somigliamo! Ci somigliamo Dallas, ci somigliamo! >> Squittì.

Dallas, da dietro la spalla dell’amica, gettò uno sguardo spaventato alla sua nuca. << In teoria io sono biondo con occhi azzurri, ma vabbè… >>

Eira finalmente si separò da lui e gli prese le mani con aria trasognante e un sorriso da un orecchio all’altro. << Ma non io e te, stupido! Io e Lysander! Lysander Scamandro! Me lo ha detto lui stesso… e mi ha anche detto che diventerò una bella ragazza… e che sono interessante… >> la frase finì con un acuto involontario, e Dallas la vide così felice e allegra che quasi gli dispiaceva doverle rovinare il momento. Quasi.

<< Lo avevo capito >> sorrise, << ma… non so se hai sentito, ne dubito in verità… Ha detto anche: “Grazie comunque, ora vado a sfidare la sorte con Soul, augurami buona fortuna” quindi direi — ma proprio a caso eh… — che, magari, già domani starà con Soul McMillan e magari, ma proprio magari, quel “ci somigliamo un po’” diventi, beh… totalmente inutile >> un sorrisino angelico e innocente gli increspò le labbra, e l’allegria negli occhi di Eira si affievolì pian piano.

<< … come? >>

<< Già. Mi dispiace, Rara, ma è pura verità… >>

In un primo momento la piccola Frayjust sembrava delusa, quasi triste, poi apprese a poco a poco… << Ma tu come lo sai? >>

<< So cosa? >>

<< Quello che ha detto Lys >>

Dallas inarcò un sopracciglio con un sorrisetto irritante. << Ero nei paraggi, e mi è giunta all’orecchio la frase di Lys, come lo chiami tu >>

Eira ignorò la presa in giro dell’amico. << E hai origliato? >>

<< Non so come non potrei. Scamandro è intelligente ma, accidenti, se dorme. Anche un cieco avrebbe notato il tuo imbarazzo >>

Eira arrossì. << M-ma che dici… >>

Dallas ghignò: << Sola la realtà, Eira, solo la realtà… >>




Cathubodva non voleva spiegazioni, le pretendeva e forse era apposta per questo che Erik si rifiutava categoricamente di dargliele.
<< Quindi, Dalton? >> chiese rimirandosi le unghie mentre lui la accompagnava ai sotterranei.

<< Quindi cosa, Hunter? >>

<< Spiegami come sono finita a dormire in corridoio >> sentenziò.

<< Imprinting? >> ipotizzò Eirk ghignando (L’imprinting è un processo che si ha sin dalla nascita tramite il quale il soggetto fa istintivamente una cosa… Tipo le anatre che seguono alla nascita ogni cosa che si muova. Meglio di così non so spiegarlo, non mi si crea a rileggere la definizione… Precisazione fatta a scanso di equivoci NdAutrice).

Cathbodva roteò gli occhi: << Dalton piantala, se così facendo speri che te la dia sappi che le tue speranze saranno vane >>

Erik rise. << Hunter ascolta, non ce l’hai d’oro e soprattutto non ce l’hai solo tu, ergo: togliti dalla testa l’idea che ti correrò dietro >>

<< Lo fai già >>

<< Affatto. Anzi ti dirò, sarai tu a correre dietro me >>

Cath lo guardò scettica, per poi scoppiare in un’elegante risata. << Povero illuso! Sul serio credi di riuscirci? >>

<< Io non “credo”, Cath, io so. E ora, di grazia, siamo arrivati ai sotterranei e per te è giunto il momento di andare… A meno che tu non voglia venire da me >> Le sorrise in modo irritante, e Cath lo folgorò con un’occhiataccia.

Strinse le labbra e incrociò le braccia al seno, guardandolo in attesa.<< Né io né tu andiamo da nessuna parte finché non mi spieghi che è successo >>

<< Eccesso d’alcool >>

<< E quindi? >>

<< Immagina, puoi >>

<< Se non mi dirai spontaneamente ciò che sai, sappi che sarò costretta ad estorcerlo, e la cosa non ti piacerà affatto >> sibilò la Serpeverde.

Erik si avvicinò a una spanna dal viso di lei, sorridendo sornione. << Se i tuoi metodi consistono in quello che è successo in corridoio poco fa… beh, non vedo l’ora >>

Cath lo guardò con aria di sfida: << Quelle sono solo le buone, il meglio deve ancora arrivare >>

Si voltò rapidamente, schiaffeggiandolo con l’alta coda di capelli scarlatti, e se ne andò con passo elegante. Erik sorrise tra sé e sé, esattamente ciò che voleva. A quanto pareva le Serpi non erano così difficili da raggirare come si diceva, non per uno come lui almeno.




<< Gira a largo, Scamandro >> sibilò Demony camminando a passo svelto per i corridoi della scuola.

Lorcan rimase immobile e interdetto, non l’aveva nemmeno sfiorata mentre le era arrivato dietro di soppiatto che lei lo aveva già anticipato. << Come…? >>

<< Conosco i cretini, Scamandro, e guarda caso tu sei uno di quelli >>

Lorcan ridacchiò al commento, e sospirò rumorosamente per farsi sentire, mentre le camminava ancora dietro sulla stessa linea. << Beh, almeno godo di bella vista >> Un chiaro riferimento al suo fondoschiena.

<< Se continuerai a guardare o anche solo osi sfiorarla, questa bella vista, finirai molto male >> lo ammonì lei.

Il Corvonero fece una smorfia e velocizzò il passo per affiancarla. Non avevano ancora parlato dalla sera prima. Il ballo era finito in bellezza dopo il mancamento di Dakota, e lei si era dileguata in fretta contro ogni sua aspettativa.




La calca di studenti era tenuta in disparte dagli altri professori, mentre la Meads e Madama Bones si affrettavano a verificare le condizioni di Dakota. Un pesante vociare si diffuse tra tutti gli studenti mentre loro, due dei tanti in mezzo a quella folla, stavano stretti l’un l’altra a fissare la scena con un’ombra di preoccupazione. Demony si aggrappava con un braccio al collo di Lorcan, lui le stringeva la vita; sembravano nati per quel genere di posizioni. Non un minimo cenno di imbarazzo, né disagio, semplicemente era preoccupati e confusi e trovavano sostegno l’uno nell’altra, stringendosi. Neanche una foto avrebbe potuto immortalare abbastanza bene quel momento. Lui la cingeva a sé e lei si aggrappava a lui. Erano quel genere di scene che per Lorcan esistevano solo nei film, che si limitava a fare con le altre per fare colpo; ma non stavolta. Stavolta non ci aveva neanche pensato, semplicemente era venuto naturale ad entrambi.

La Meads annuì a qualcosa detto da Madama Bones, e poi si rivolse alla massa: << È tutto apposto, è stato solo un mancamento. Ora tornate nei vostri dormitori, questo ballo è durato fin troppo >>

Un vociare contrariato si levò dalla calca, ma alla Meads non sembrava importare, né nessuno degli studenti sembrava particolarmente interessato a muover protesta.
<< Che noia… >> borbottò Demony. << è svenuto, mica morto. Perché concludere qui? Io stavo bene >>

Lorcan annuì distrattamente, fissando la Bones e i professori che si affrettavano a trasportare Dakota in infermeria.
<< È presto, in effetti… >>

Guardò l’orologio, e per poco gli occhi non gli uscirono fuori dalle orbite. Mezzanotte e mezza. Avevano davvero ballato per così tanto tempo? Eppure gli era sembrato… non sapeva bene nemmeno lui cosa gli era sembrato, semplicemente aveva perso la cognizione del tempo. Aveva ballato con Demony per addirittura ore e ininterrottamente… avevano riso e avevano ondeggiato, tutto aveva smesso di esistere e gli occhi color ghiaccio di lei erano le uniche due cose che vedeva. Demony sfilò il braccio da sopra il suo collo e, con delicatezza, si tolse la mano di Lorcan dal fianco. Solo allora il Corvonero si accorse della posizione in cui in effetti erano stati, e ne rimase stupito. Demony sembrava abbastanza scossa dalla situazione, non sapeva cosa fare e cosa dire, e si limitò quindi a spostarsi una ciocca di capelli ondulati e scuri dietro l’orecchio.
<< Io… devo andare, buona notte >>

Guardò Lorcan indecisa, come se si aspettasse che dicesse qualcosa, che facesse qualcosa, ma il Corvonero non si mosse. Lorcan non sapeva che dire, o meglio come dirlo, qualsiasi cosa desiderasse fare. Sapeva solo che Demony aspettava qualcosa e lui non poteva dargliela. Demony si aspettava un cambiamento, un gesto romantico, magari persino un bacio… un gesto che avrebbe stravolto tutto, e Lorcan non voleva si stravolgesse tutto così presto.


Dopo lunghi attimi di silenzio, si decise a parlare: << ‘Notte… >> mormorò con fare stralunato e stordito.

Demony annuì in silenzio, semplicemente, tenendo lo sguardo basso. Era chiaramente delusa, ma Lorcan proprio non ci riusciva. Quelle sera era stata un’eccezione, nient’altro, ci sarebbe voluto tempo prima che le cose si decidessero effettivamente a cambiare, e intanto le girava intorno per assicurarsi di non perderla, per assicurarsi che lo avrebbe accolto quel giorno in cui sarebbe stato pronto. Rimasero in silenzio per un po’, lui a guardarla con un misto di dispiacere e stupore, lei che fissava per terra in silenzio. Lo guardò dritto negli occhi, prima di girare i tacchi e andare. Lorcan si limitò a fissarla finché non sparì dalla sua vista, poi tornò al suo dormitorio. Era stato bene, ma comunque non sapeva se il consiglio di Lysander era stato utile o meno. Intanto per ora rimaneva così, una semplice eccezione.





Non era esattamente il fine serata che aveva sperato, ma almeno non era cambiato niente, per lui. Sbirciò il viso di Demony che, autoritario come sempre, fissava dritto avanti a sé e ghignò, provocando in lei l’istintivo impulso, immediatamente accontentato, di roteare gli occhi.
<< Che vuoi? >> sbuffò.

Lorcan ridacchiò. << Solo un po’ di… proibito >>

Demony non fece in tempo a chiedergli cosa diavolo intendesse che ormai il danno era fatto: un unico, lieve, schiaffo sul suo sedere, per poi dileguarsi in fretta ridendo. Demony si immobilizzò: era appena stata palpata? Lorcan Scamandro l’aveva appena palpata? Lorcan Scamandro le aveva appena toccato il fondoschiena?! Inammissibile, la cosa era a dir poco inammissibile… Ma non era questo la parte peggiore. Demony odiava essere toccata, entrava nel panico ogni volta, il ballo era stata un’eccezione ma… il fatto che Lorcan lo avesse appena fatto le era… piaciuto. E per questo si fece davvero schifo. E in quel momento realizzò che, l’unico che poteva toccarla, dopo suo fratello, era Lorcan Scamandro… Lorcan Scamandro aveva la sua fiducia.




Melinda aveva appena capito che forse, quello slancio di avventura che aveva avuto solo per una sera, l’aveva coinvolta in un problema più grande di lei. Non aveva neanche fatto in tempo ad uscire dalla Sala Grande che James Potter le aveva circondato le spalle con un braccio e l’aveva trascinata letteralmente via con urgenza.
<< Ehilà Greison! Come va la vita? >>

<< J-James >> balbettò Melinda, << che stai…? >>

<< Ho bisogno di te, Greison >> esordì James serio, continuando imperterrito a trascinarla. << Come vai in Storia della Magia? >>

<< Ehm… >>

<< Perfetto! >>

<< Ma io- >>

<< Ho bisogno che tu vada in biblioteca e cerchi tutto il possibile su Gellert Grindelwald, tra cui anche lo scontro con Silente >>

<< Ma James- >>

<< Per favore >> Il Grifondoro si fermò e la prese per le spalle saldamente. << Melinda, io ho bisogno di te… >> La Corvonero sapeva bene cosa intendeva James con “ho bisogno di te”, ma non poté fare a meno di arrossire fino alla punta dei capelli. << siamo già in quattro a lavorare su questa cosa e di quei quattro, uno non si sa cosa vuole fare, uno è impegnato con le sue pene d’amore e l’altro sono io >> indicò se stesso. << in sintesi solo uno di quei quattro lavora, di cui io ci provo ma non risolvo granché… Paciock è incazzata con me e non la posso portare dalla mia, quindi ho te, che eri lì quella sera e hai preso il libro. Sento che questo può essere un grande momento, un momento che probabilmente verrà scritto nei libri di storia non solo per il mio cognome… questa situazione può diventare nostra Melinda, capisci? È anche il momento ideale per abbattere le proprie paure, le ombre, i limiti… tutto, mi segui? Ho bisogno di aiuto, voglio venire fino infondo a questa storia perché sento che dietro c’è molto di più, Greison, per favore… >>

Non le aveva dato neanche il tempo di replicare. Rapido e coinciso era arrivato a snocciolare uno dei discorsi migliori avesse mai partorito. Senza troppi preamboli, troppo di fretta, senza girarci intorno. Semplicemente dal cervello alla bocca. Tuttavia Melinda aveva ascoltato ed assimilato ogni singola parola. Capiva il bisogno di James, lo capiva davvero. Voleva dimostrare di non essere semplicemente “il figlio di Harry Potter”, voleva dimostrare di valere qualcosa, che c’era dell’altro in lui, e il fatto non era tanto per la gloria… Semplicemente voleva distinguersi da suo padre, voleva abbattere quell’ombra che Harry Potter gettava su di lui che era diventata ormai il suo demone, e Melinda a questo punto se ne intendeva eccome di demoni. Lei era la prima a capirlo: imbarazzo, timidezza, poco coraggio… I suoi più grandi demoni, i suoi ostacoli che, ovunque andasse e qualsiasi cosa facesse la perseguitavano, sempre. Il Cappello Parlante le aveva detto che c’era del Grifondoro in lei, che solo la spavalderia le mancava per essere smistata in quella Casa… Ma Grifondoro era la Casa del coraggio, e davvero Melinda aveva coraggio? Si accorse solo in quel momento che James la stava guardando speranzoso con i suoi luminosi occhi castani, e comprese di essersi troppo lasciata trasportare dai suoi stessi pensieri, sfigata come al solito. Prese un grosso respiro per liberare la mente… James aveva detto che forse quella era l’occasione per abbattere le sue paure… e se fosse vero? Melinda era stanca di nascondersi dietro le guance rosse, di balbettare e di comportarsi da imbranata, ne era davvero stanca e se quella era la sua occasione per emergere, per emergere sul serio, per liberarsi di tutti quegli asfissianti pensieri che la devastavano di anno in anno, beh…
<< Va bene… >> mormorò piano.

James esultò in silenzio, ma non poté evitare di gioire in modo movimentato quasi come quando l’anno prima aveva vinto la Coppa di Quidditch. Melinda rise in silenzio, mentre le guance si tingevano di rosso.

<< Bene, benissimo! Grazie Melinda, davvero! Ora meglio che scappi, tra poco ho Pozioni… fammi sapere, ci vediamo in giro! >> la salutò come se niente fosse, e Melinda capì che semplicemente non voleva attirare l’attenzione. E infatti, dopo che lei ebbe biascicato un “ciao” e stava per dirigersi verso l’aula di Trasfigurazione, James si voltò. << Ah, e, per favore, non dire niente a Rose… o ad Albus. O Lily, o Molly, o… beh, non dire niente a nessuno che non siano Hugo, Fred e Louis >> Lei annuì e James se ne andò sorridendo.

La Corvonero emise un profondo sospiro mentre prendeva a camminare a passo pensate verso l’aula, pensando a tutto quello che l’attendeva, a tutto quel mare di guai in cui si sarebbe messa, e mettendola a confronto con la sua vita tranquilla, quasi noiosa, che aveva vissuto fino ad ora; combatteva tra la voglia di non crearsi problemi e quella invece di provare qualcosa di nuovo. Ma a prescindere da chi avrebbe vinto ormai le toccava, si era messa in un mare di guai che, probabilmente, era grande il doppio della già sconfinata distesa che vedeva, e adesso non aveva più via d’uscita.
Bene, benissimo, si disse, Melinda, sei davvero fortunata.
 
 
 
 
Anubis proprio non si spiegava come da un semplice abbraccio fossero passati al “Puoi portare il quaderno a Dakota, per favore?”, proprio gli mancava, così come la parte in cui aveva risposto di sì, o in cui semplicemente lo avesse afferrato. Se lo era ritrovato in mano, fuori dalla Sala Comune, senza avere la minima idea di come ci era arrivato. “Poco male”, aveva pensato, non lo avrebbe di certo ucciso. Con un sospiro si avviò su per le scale, saltando il gradino mancate, e non poté certo evitare le occhiate delle primine. A metà strada una novellina di Corvonero gli si parò di fronte, tutta rossa, balbettando qualcosa di incomprensibile mentre le sue amiche osservavano la scena a distanza. La primina era carina per avere solo undici anni, aveva i capelli biondi e gli occhi scuri, di certo se la tirava un po’ troppo per la sua età… un po’ gli ricordava Antartide. Gli sfuggì un sorriso al pensiero, appena accennato, ma fu abbastanza da far mancare il fiato alla ragazzina che prese a balbettare ancor di più. Dopo cinque minuti buoni, che già erano fin troppi per uno come lui che di pazienza non ne aveva, decise di darci un taglio.
<< Senti facciamo una cosa, >> esordì: << appena riesci a formulare una frase comprensibile chiamami, magari ascolterò, ma togliti dalla testa il principe azzurro, quello è morto tremila anni fa >>

La sorpassò senza troppi complimenti, assieme al gruppetto deluso delle sue amiche, e continuò per la sua strada. No, decisamente Anubis non era un campione in fatto di delicatezza. C’erano fin troppe primine che credevano davvero di poter attirare la sua attenzione, e lui non aveva voglia di dargliela vinta, di principessine viziate ne aveva già abbastanza, o meglio una, Antartide, e gli stava bene così. Tra un pensiero e l’altro il Serpeverde era sul punto di spalancare la porta dell’infermeria, già semiaperta, quando si bloccò vedendo una scena un po’ bizzarra. Clodette Pitcher era di spalle davanti a Dakota, e sembrava non sapere bene nemmeno lei cosa aspettarsi.

<< … e solo allora sarebbe il caso di dire questo >> stava dicendo il Tassorosso. << ma intanto per me è inutile. Però una cosa la posso fare… >> si avvicinò alle spalle di Grasshopper, il cui cuore, avrebbe giurato Anubis, stava battendo forte e le posò le mani sui fianchi. Anubis era sicuro di non aver mai visto Clodette così imbarazzata in vita sua, aveva il volto rosso, saltellava un po’ sui piedi e si torceva furiosamente le mani. Guardava da tutt’altra parte pur di non vedere il viso di Dakota, sembrava smaniare dalla voglia di evitare il contatto. Dakota invece non sembrava a disagio, anzi dava quasi l’impressione che gli piacesse avere la voluminosa coda color ebano di lei a solleticargli il viso, le ciocche fucsia risaltavano e la piuma di codibugnolo penzolava. Poi parlò: << E in questo caso potrei dire che la tua vita è nelle mie mani >>

Clodette ci mise del tempo a realizzare, poi rise, una risata leggermente nervosa, ma comunque una risata mentre prendeva la mani di Dakota e le portava giù ridendo. << Stupido… >> mormorò.

Dakota ridacchiò. << Che dire, le battute squallide mi riescono piuttosto bene >>

Risero, Anubis, ancora dietro la porta, si strinse nelle spalle, avesse capito qualcosa di quella situazione. Amen, si disse. Bussò e aprì lentamente la porta.
<< Ah ciao Merwood >> salutò Dakota, accigliato, << serve qualcosa? >>

Grasshopper lo saluto con un cenno, Anubis mosse appena la testa. << A me niente, a te questo >> porse il quaderno. << Antartide mi ha chiesto di ridartelo >>

Dakota annuì e prese il quaderno, diede una veloce occhiata e sospirò. << Ah, sì… quello di Storia della Magia. Potresti darlo a Brooklyn, per favore? Dille di portarlo nella mia stanza… >>

<< Vi sembro un messaggero? >> borbottò il Serpeverde.

<< Eddai, Hermes >> implorò Dakota, naturalmente non senza uno sfondo di umorismo.

<< Di che stai- >>

<< Ho capito, vado io >> Grasshopper troncò in principio la lite e prese il quaderno dalle mani di Anubis, uscendo dall’infermeria senza aggiungere altro. Se c’era una cosa che odiava, quella era litigare o vedere liti.

<< Grazie, sei un angelo! >> gli gridò dietro Dakota, poi guardò Anubis vagamente divertito. << Tu invece no, ecco spiegato perché corri dietro a mia sorella >> Il metamorfomagus fece appena in tempo ad aprir bocca che Dakota prese a spingerlo fuori. << Ora però devo disperarmi in infermeria, ciao, grazie per la visita, auguri e figli maschi eccetera eccetera… >>

Lo chiuse letteralmente fuori, sbattendogli la porta in faccia. Per un momento fu tentato di sfondarla solo per schiantare quella sottospecie di imbecille, ma proprio non aveva voglia di andare a cercarsi rogne in quel momento. Chissà poi come avrebbe reagito Antartide, stava per andarsene quando qualcuno gli passò un braccio attorno alle spalle. Pelle scura, occhi e capelli color cioccolato, sorriso storto, inconfondibile: Fred Weasley.

<< Eh… l’amore Merwood, che cosa strana eh? >> sospirò, quasi a dire che si conoscessero da una vita.

<< Weasley, che vuoi? >> chiese Anubis sospettoso.

<< Cupido, prego >> corresse Fred alzando il dito con aria saccente.

<< Cupido, che vuoi? >> ripeté il Serpeverde, incurante.

L’altro ridacchiò. << Tra tante te la sei andato proprio a scegliere… >>

<< Di che parli? >>

<< Una più facile no eh? >>

<< Non ti se- >>

<< Ti capisco. Anche a me piacciono le sfide. Bene, significa che farò il possibile >>

Anubis lo guardò: << Non ho la minima idea di a cosa tu ti riferisca ma, qualsiasi cosa sia, ti prego, no >>

Il Grifondoro ridacchiò e gli fece l’occhiolino: << Non c’è di che! Ora devo andare, ci vediamo e, come disse un vecchio amico, auguri e figli maschi! >>

Lo lasciò solo, e per la terza volta in una giornata Anubis Merwood rimase di sasso. Ma quanto era strana la gente ad Hogwarts? Non ci pensava mai la Meads ad accertarsi di quanto fossero svitati certi alunni prima spedire la lettera d’ammissione? Evidentemente no. Scosse le testa: aveva decisamente bisogno di riposare. Riprese a camminare quando, solo allora, realizzò: << Aspetta… Auguri e figli maschi? >>












 
Angolo Autrice
Shalve! :3
Visto? Doppio arggiornamento, o quasi...
Vabe dai, primi di maggio, ultimi di Aprile, stiamo là...
Farò il possibile per procuravene un'altro per Maggio, sperando di riuscirci <3
Uhm... Or ora, non è il massimo ma ehi, ci sono le parti scritte bene!
Dallas: E dove, esattamente?
Dakota: Nella sua testa :3
Teneroshi loro qundo mi insultano,eh? *^*
Per chi non ha Facebook... Almeno date un'occhiata alla pagina ogni tanto,
non ucciderebbe nessuno e metto i prestavolti se me li procurate ^.^
Poi... Ancora un grazie dal profondo a quell'anima buona di _Littles_,
la mia amata beta di fiducia che compensa la mia pigrizia,
redetele grazie, è una ragazza fantastica che merita di tutto, ed è anche mia moglie *^*
Poi ha creato quelle meravigliose creature di Aura ed Eira, rifatevi gli occhi!
Amore, Litt, grazie di tutto *occhi a cuoricino* So di essere un'insopportabile rompi,
dovrebbero farti santa *--*
Ehhhh.... Ora scappo, fatemi sapere <3




Baci
Konan
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sabaku No Konan Inuzuka