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Autore: Dolce Naufragar    04/05/2015    2 recensioni
Talvolta la penna corre sul foglio e non posso far altro che osservarla, che osservare le parole che da essa scaturiscono, facendo sì che tutto quello che ho dentro esca e si delinei sul foglio, dove tutto è più chiaro rispetto alla confusione che regna sovrana nella mia testa. Ed è proprio così che è nato questo introspettivo: da un tema espressivo a scuola, in cui ho saputo, probabilmente per la prima volta in tre anni di scuola media, essere me stesso.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come reagisco alle difficoltà della vita?
Questa è una domanda che spesso mi pongo, insieme a tante altre che mi portano a riflettere costantemente su quanto poco io mi conosca. Perché sì, non credo di esser ancora giunto ad un’adeguata conoscenza di me stesso; o forse sì, ma in tal caso si tratterebbe comunque di una conoscenza sommaria e superficiale.
“Conosci te stesso” è un motto considerato di grandissima saggezza, dai più antichi filosofi greci in poi. Di sicuro non è facile.
È per il mio essere contraddittorio, perennemente in bilico tra due variabili incostanti, che credo di poter dare all’interrogativo una risposta parziale ed incompleta, o perlomeno in questo momento della mia vita adolescenziale.
C’è anche da dire che la maggior parte dei problemi di più cavillosa risoluzione che mi si presentano sono proprio quelli che mi creo da solo. È buffo, lo so, ma ho la tendenza a vedere problemi dove non ce ne sono, oppure ad ingigantirli, qualora ve ne siano. Alla fine anche questa mia tendenza è di per sé un problema.
Allo stesso modo lo è crearne e dimostrarmi passivo nell’affrontarli, come faccio. Probabilmente questa è la migliore dimostrazione della mia contraddittorietà.
A questo punto, trovo che sia doveroso nei miei stessi confronti - per far sì che ciò che ho dentro esca e prenda forma attraverso la mia penna - confessare uno fra i problemi che più mi è stato causa di difficoltà nel corso del tempo: la mia reticenza nell’accettare il mio stesso corpo. Esso ha rappresentato per me un ostacolo nell’intessere relazioni sociali con gli altri per un periodo di tempo mediamente lungo, all’incirca dagli ultimi anni delle elementari fino alla prima media. Non mi andavo bene e non riuscivo ad essere in pace con me stesso. E quando uno non lo è con se stesso, come potrà mai esserlo con gli altri? Ho perso diverse occasioni in cui avrei potuto provare esperienze che non ho provato a causa della mia testardaggine cronica.
Come ho già detto, conseguentemente alla mia incapacità di relazionarmi, ha avuto luogo un’ “inettitudine relazionale” in parte causata anche dai miei interessi non comuni rispetto a quelli delle persone che allora avevano la mia età: trovavo nei libri la mia salvezza, la mia piccola evasione quotidiana.
Poi le cose sono cambiate. Sono cambiate perché ho saputo affrontare il problema con forza e coraggio? Be’, se devo essere sincero… no, non credo. Probabilmente, a poco a poco, la situazione ha preso una piega diversa da sé; ovvero: per l’ennesima volta ho preferito fare in modo che la difficoltà passasse automaticamente.
Questa mia pessima abitudine non ha tardato a produrre i suoi effetti negativi. Non per quanto riguarda l’argomento “difficoltà nell’intrattenere rapporti sociali”, affatto… adesso, per fortuna, tutto procede per il meglio in quell'ambito. La mia passività di fronte alle questioni importanti si è rivelata particolarmente sconveniente nel momento in cui ho dovuto scegliere la scuola superiore. Il periodo antecedente all’iscrizione, in particolar modo tra dicembre e gennaio, è stato per me causa d’ansia difficilmente repressa, causata dalla mia indecisione. Dopo essermi definitivamente iscritto al liceo Classico, tuttavia, le preoccupazioni non sono cessate: la mia necessità di potenziare la grammatica italiana, il troppo tempo che impiego nello studio (con la conseguente domanda: se ora, in media, studio dalle tre alle quattro ore al giorno, come farò un altr’anno?), il mio desiderio di studiare approfonditamente ciascun argomento trattato, sono continuati ad essere fonte d’incertezze anche nel momento in cui avevo già scelto l’istituto da frequentare.
Per fortuna, però, adesso sono tranquillo. Da un po’ di tempo a questa parte ho imparato a godermi questi momenti di calma.
Mi fa bene.

 
   
 
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