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Autore: Claire Penny    05/05/2015    1 recensioni
[REVISIONATA]
C'era una volta una principessa.
Ora non più.
A sostituire la dolce, graziosa e bellissima fanciulla di sangue blu, adesso c'è un'anonima, goffa ed ingenua adolescente, con un'incredibile propensione a ficcarsi nei guai e desiderosa di darsi alla ribellione tipica della gioventù.
C'era una volta il principe azzurro.
Un nobile rampollo, alto, gnocco e affascinante, sempre pronto a salvare la vita alla bella di turno in sella al fedele destriero? Seh, una volta, forse.
Al suo posto ora c'è un misterioso, solitario ed asociale studente dal fascino tenebroso, circondato da un'aura che emana pericolo.
Ah, dimenticavo di aggiungere che è perennemente assetato di sangue, preferibilmente quello della sopracitata giovane donna. Contemporaneamente però, scopre di esserne innamorato.
Ora, chi di voi ragazze non ha mai sognato di vivere in una "fiaba moderna" con questi presupposti? Sembra tutto incredibilmente romantico, non è vero? Bene, vi posso assicurare che di romantico qui c'è ben poco.
Come lo so? Beh, perchè io, Serena Dale, e le mie amiche, ci siamo passate.
E credetemi, le nostre storie vi faranno sicuramente cambiare idea sui moderni principi azzurri.
Genere: Satirico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dal diario di Em, 14 ottobre:
«[...]Puoi tentare in ogni modo di liberarti di una bugia: provando a dimenticarla, rinnegandola, evitandola, seppellendola sotto mille verità, ripetendola abbastanza a lungo da rimanerne vittima a tua volta…tanto, presto o tardi, troverà comunque il modo di tornare da te.
E più tempo passa, peggiore sarà la sua vendetta

-Em?- la chiamò Serena per la seconda volta.
Em in realtà l’aveva sentita ma avrebbe preferito non parlare. Rachel, Aly ed Elise avevano fatto i compiti per casa ed avevano raccontato le loro chiacchierate con vecchi amici o parenti che non vedevano da tempo con cui avevano lasciato qualche questione in sospeso o con cui semplicemente avevano perso i contatti dai tempi delle relazioni con i loro ex.
Serena sorrideva e annuiva soddisfatta.
Sarebbe stato tutto normale, se non fosse stata per una cosa: Clare non si era presentata e nessuno conosceva il motivo della sua assenza.
In quel momento però, gli occhi delle presenti erano tutti fissi su Em. Quest’ultima sospirò e, fissando il pavimento, si accinse a raccontare quello che non avrebbe mai voluto dover condividere con le altre ragazze, ma venne interrotta subito dal suono del campanello. Rachel andò ad aprire e poco dopo tornò nel soggiorno con Clare al seguito. Da brava padrona di casa, invitò l’ospite appena arrivata ad accomodarsi e le offrì snack e bibite che aveva preparato appositamente per l'incontro, come da tradizione, ma lei gentilmente rifiutò.
Em capì subito che c’era qualcosa che non andava in Clare: nonostante i suoi modi sembrassero quelli di sempre, il suo sorriso sembrava forzato, non raggiungeva gli occhi e, sebbene fosse sempre stata molto partecipe durante le riunioni, quella volta scelse di prendere posto sulla sedia nell’angolo più remoto.
-Ciao Clare- la salutò Serena. -Em stava per raccontarci quanto accadutole durante la settimana, poi sarà il tuo turno. Infine faremo un breve riepilogo così ti informeremo su ciò che ti sei persa, okay?-.
Clare annuì in modo quasi impercettibile e senza nemmeno guardare Serena negli occhi. Ora era chiaro che c’era davvero qualcosa che non andava.
-Scusa Em, ti abbiamo interrotto, continua pure- la invitò Serena.
Em riprese a fissare il pavimento e a parlare con un tono di voce insolitamente basso.
-Beh, io…in realtà questa settimana non ho parlato con nessun parente né con nessun vecchio amico o conoscente che facesse parte della mia vita prima di iniziare a frequentare Eli- confessò.
Fece una pausa per rialzare un attimo lo sguardo ed osservare le reazioni intorno a sé, ma le altre avevano ancora gli occhi puntati su di lei, in attesa di conoscere la motivazione.
-Io…io non l’ho fatto apposta, avrei davvero voluto ristabilire i contatti con qualcuno ma…la verità è che non ho mai avuto molti amici, né qui, né dove abitavo prima. Le persone che mi conoscono superficialmente, come i miei compagni di classe o i professori, pensano che il mio comportamento solitario derivi dal fatto che sono esageratamente sicura di me e che mi senta superiore a tutti, ma vi posso assicurare che non è affatto così. Al contrario, io sono timida, introversa, tremendamente insicura e non sono mai riuscita a stringere davvero amicizia con qualcuno perché sono convinta che non avrei niente da offrire in cambio. Fino a poco tempo fa era mia madre la mia migliore e unica amica ma, poco dopo il nostro trasferimento, ha avuto un’improvvisa regressione e ha deciso di fingere di avere di nuovo vent’anni, con tanto di fidanzato toy boy, così io sono passata in secondo piano. Per quanto riguarda le parentele, non c’è molto da dire: non vedo mio padre da quando avevo otto anni, non so che fine abbia fatto e non m’interessa saperlo. Gli unici parenti che ho sono mio zio, fratello di mia madre, che vive poco lontano da qui con sua moglie e mia cugina. Quest'ultima probabilmente la conoscete, Kelly Esposito, frequenta la nostra scuola: è la cheerleader le cui priorità sono i bei vestiti e la sua popolarità. L’avreste mai detto che condividiamo lo stesso albero genealogico? Ad ogni modo non abbiamo mai avuto un vero rapporto: i nostri genitori hanno litigato diversi anni fa e da allora ci parliamo raramente. Ecco in che modo sono finita nella tela di Eli: lui mi trattava come se fossi davvero importante. Come se valessi qualcosa. In questo modo ho ignorato tutti quei piccoli ma inequivocabili segnali che mi dicevano di stare alla larga da lui-.
Quando Em rialzò lo sguardo, notò che la stavano ancora fissando, ma in modo diverso: c’era compassione nei loro occhi, non più semplice curiosità. Persino Clare aveva abbandonato la sua aria antisociale e la stava guardando quasi commossa, con i suoi occhi di un'imprecisata sfumatura tra l'azzurro ed il grigio.
-Em, noi…non avevamo idea di tutto questo- esordì infine Aly.
-Ci dispiace tantissimo- aggiunse Elise -se ti abbiamo fatta sentire esclusa in qualche modo. Non ne vado fiera ma devo ammettere anch’io inizialmente pensavo che te la tirassi un po’-
-Non fa niente- sorrise tristemente Em. –penso che a tutte sia capitato almeno una volta di avere delle impressioni iniziali sbagliate su qualcuno-
-Praticamente siamo qui per questo- intervenne Clare, che a quelle parole era tornata alla sua aria lunatica. -Molto spesso le impressioni si rivelano errate. Profondamente errate. Tu che ne pensi, Serena?-.
Dal tono tagliente della ragazza, Em comprese che, per qualche motivo, ce la dovesse avere proprio con Serena. Eppure le altre sembravano non essersene minimamente accorte e continuavano a guardare Em mentre elaboravano la sua testimonianza.
-Beh, hai ragione. Noi tutte siamo la prova di questo- rispose Serena, con un espressione un po’ perplessa. A quel punto doveva aver capito anche lei che qualcosa non quadrava. -Ora, Clare, vuoi raccontarci cos’hai fatto in quest’ultima settimana?-
-Certo!- rispose quest'ultima, sorridendo in un modo che ad Em parve leggermente inquietante. -Da dove comincio? Da quello che ho capito avete parlato di parenti e amici, io invece ho scelto qualcun altro. Un mio ex ragazzo. Sentivo di avere delle questioni in sospeso con lui e questo mi rattristava parecchio. La nostra storia era finita quando mi aveva mollato per un'emerita sfigata così, da un giorno all’altro, senza tante cerimonie. Pensavo di meritarmi almeno una spiegazione ma lui rifiutava di incontrarmi o di parlarmi, perfino di rispondere ai miei messaggi…ero davvero a pezzi, è stato un periodo orribile. La cosa veramente patetica era che me ne andavo in giro fingendo di stare bene e dicevo a tutti che quell’esperienza mi aveva resa più forte…davo persino consigli alle mie amiche su come affrontare situazioni simili e loro mi ascoltavano pure, credendo che avessi superato il problema con facilità! Appena mi ritrovavo da sola però, cadevo di nuovo nella disperazione e, puntualmente, cedevo alla tentazione di sommergere il mio ex di sms dove sfogavo il dolore derivante dalla mia rabbia repressa e dalla mia infinita tristezza. Se solo ci ripenso mi vergogno da morire-.
Dopo quelle parole, Em ebbe la conferma definitiva che quella storia dovesse per forza avere qualcosa a che fare anche con Serena perché quest’ultima, seduta proprio accanto a lei, era letteralmente sbiancata e in quel momento stava fissando Clare con gli occhi sbarrati. Non era affatto da lei reagire così, anzi. Em si chiese in che modo avesse a che fare con quella storia. Che fosse Serena la causa della fine di quella relazione? E soprattutto, anche se fosse stato così, perché tirare fuori la questione proprio ora?
Clare, nonostante avesse notato l’espressione sbalordita di Serena, continuò come se non ci avesse fatto caso.
-Anche se spesso avevo ancora qualche “ricaduta”, continuai a mostrarmi sicura di me e a dare consigli. Lo so, avrei dovuto dir loro la verità, ma avevo paura di fare la figura dell’ipocrita e della debole. Qualche tempo dopo però, il mio ex incontrò una mia amica e le fece leggere tutti i messaggi che gli avevo inviato anche nello stesso periodo in cui le stavo aiutando…che figuraccia eh? Quand’è venuta a dirmelo sono impallidita di colpo. Me ne sono pentita e ho capito che se fossi stata onesta fin dall’inizio avremmo potuto aiutarci a vicenda e tutto quel casino non sarebbe mai successo-.
Al termine di quell’aneddoto, nel soggiorno di Rachel calò un silenzio pesantissimo. Era ormai chiaro a tutte che ciò che Clare aveva raccontato aveva in qualche modo a che fare con Serena, l’espressione di quest’ultima era inequivocabile.
Solo dopo parecchi istanti di pesantissimo silenzio la leader del gruppo si alzò in piedi quasi all’improvviso, facendo sussultare Aly e Rachel. Fissò per un attimo Clare e poi, con uno scatto quasi felino, si mosse vero di lei, l’afferrò per un polso e la trascinò fuori dalla stanza senza che l’altra opponesse la minima resistenza. Probabilmente, al contrario delle altre presenti, si era aspettata una reazione simile.
Em, Aly, Rachel ed Elise rimasero nel salotto, in silenzio, scambiandosi qualche occhiata perplessa e confusa, incerte se fosse il caso di dire qualcosa o aspettare fino a quando, dopo qualche istante, Rachel parlò.
-Ma voi siete riuscite a capire se alla fine Clare ha chiarito col suo ex?-.
 
* * *

Dal diario di Serena, 14 ottobre:
“[…] Sapevo che prima o poi tutto questo sarebbe successo. Per qualche ragione mi ero costretta a dimenticarmene temporaneamente, mettere tutto in secondo piano, come se fosse possibile mettere i problemi in stand-by…e invece oggi Clare mi ha fatto riaprire gli occhi. Non l’ha fatto nel migliore dei modi, ma non la biasimo, tanto non ha molta importanza, ormai. Come temevo, i vampiri sono venuti a sapere del gruppo e ora stanno cercando di metterci l’una contro l’altra.
Per quanto riguarda Em…beh, Clare aveva ragione anche in questo caso: è facile farsi un’opinione sbagliata delle persone, anche su quelle che ti sono vicine
”.
 
Serena e Clare rimasero faccia a faccia senza dire niente per quella che a Serena parve un’eternità. Sapeva che avrebbe dovuto essere lei a cominciare a parlare, a spiegare, a chiarire il perché delle sue azioni ma, dopo il modo in cui Clare si era comportata davanti a tutte loro, sentiva di non dovergli niente, tanto meno una spiegazione su fatti di cui non sapeva praticamente nulla, se non quel poco che probabilmente le era stato accennato per farla volutamente fraintendere. Certo, Clare non aveva esplicitamente spiegato quello di cui era venuta a conoscenza, tuttavia il suo racconto di poco prima ed il suo tono allusivo avevano lasciato poco spazio ai dubbi.
Dopo un lungo istante di silenzio carico di tensione, quest’ultima prese una sedia da quelle presenti intorno al tavolo al centro della stanza, la girò in modo che si trovasse di fronte a Serena e vi si accomodò accavallando le gambe con un gesto inaspettatamente elegante.
-Prenditi pure tutto il tempo che ti serve, ma non ti lascerò andare finché non mi darai una spiegazione- disse.
Il suo tono era calmo ma risoluto.
-Non vedo cos’altro potrei dirti, visto che da come ti comporti sembra che tu sappia già tutto e forse anche più di me- rispose acida Serena, fissando un punto indefinito della stanza, nel tentativo di ignorare lo sguardo penetrante di Clare.
-Quindi è vero?- chiese quest’ultima.
-La cosa ti riguarda?- fece Serena, guardandola finalmente negli occhi
-Parli sul serio? Mi riguarda eccome- sbottò l’altra. -Così come riguarda Aly, Em, Rachel ed Elise. Sei stata tu a fondare il club, tu hai deciso di assumerti la maggior parte delle responsabilità che comportava e, soprattutto, tu e soltanto tu ti sei autoproclamata terapista, psicologa, leader e so-tutto-io del gruppo. Certo che sei proprio un’ipocrita! Incoraggi le altre a non tenersi dentro niente, neanche le cose di cui si vergognano o con cui si sentono più a disagio, ma sei la prima a mettersi sulla difensiva quando si parla dei tuoi problemi!-.
Serena non sapeva cosa dire. Era stizzita dal rimprovero di Clare e dalla vergogna per essere finita in quella situazione. Mai come in quel momento avrebbe voluto rispondere per le rime, era sempre stata brava a farlo, ma la sua dote sembrava averla improvvisamente abbandonata e non le rimaneva quindi che rimanere in silenzio ad ascoltare Clare farle la predica.
-Sai, ho sempre pensato che tu fossi eccessivamente orgogliosa, ma ho sempre sopportato di buon grado questo tuo difetto perché so che è inutile cercare la perfezione nelle persone e perché, nonostante questo, ti consideravo lo stesso un'ottima guida. Oggi però vengo a sapere così di punto in bianco che proprio tu, la stessa persona che pretende di aiutarci e che ha stilato una meticolosa e precisissima lista delle regole fondamentali da seguire per superare lo schifoso periodo che stiamo passando, se ne frega ampiamente delle prima la prima di quelle stesse regole: ammettere di avere un problema…-
-Quello che dici non ha minimamente senso!- la interruppe Serena, voltando le spalle a Clare. -Se non avessi saputo di avere un problema perché mai avrei dovuto fondare il club!?-
-Non lo so, magari perché ti sentivi sola dopo che Tristan ti aveva piantato!- continuò l’altra, esternando finalmente la sua rabbia e le sue riflessioni di quegli ultimi giorni e alzando ulteriormente la voce per sovrastare quella di Serena. -E nello stesso momento ti sei guardata intorno ed hai finalmente capito che della tua vita tutta pompon, lucidalabbra, arcobaleni e cuoricini non era rimasto niente. Avevi solo bisogno di sapere che in giro c’era qualcuno più disperato di te, così ti sei messa alla ricerca di quel qualcuno e hai trovato noi. Per te eravamo semplicemente le più patetiche del villaggio e stando insieme a noi tu potevi definirti normale, persino saggia! Per questo hai deciso di eleggerti “leader”, solo che non hai tenuto conto di un piccolo dettaglio: per quanto tenti di elevarti e fare la superiore, sei e rimani comunque un membro del gruppo, perché anche tu hai i nostri stessi problemi e, come noi, hai ancora molta strada da fare per riuscire a superarli. Perciò smettila di comportarti come se fossi superiore a chiunque ti circondi, perché qui siamo tutte esattamente allo stesso livello!-.
Dopo quelle parole, quello sfogo, Clare si sentì subito meglio, più leggera. Finalmente aveva avuto modo di esternare tutti i pensieri frutto delle sue riflessioni degli ultimi due giorni.
Nel frattempo, Serena continuava a fissarla senza alcuna particolare espressione sul volto.
L’anno trascorso con il gruppo tuttavia, aveva insegnato a Clare che dietro quell’apparente noncuranza, la ragazza che aveva davanti poteva celare mille potenziali reazioni diverse e la sua indecifrabilità era solo una maschera che indossava quando aveva bisogno di prendere tempo mentre sceglieva quella più appropriata alla situazione.
Clare sospirò. Non voleva fare la parte della cattiva ma non riusciva a tollerare l’idea che Serena continuasse a usare due pesi e due misure. Era certa che Tristan e Xavier le avessero fornito di proposito una versione della storia che mirava a screditare la leader del club, tuttavia avrebbe voluto conoscere anche la sua versione per potersi fare un’idea più completa della situazione. Era infatti convinta che quello che le era stato raccontato dai vampiri, seppur vero, fosse solamente la punta dell’iceberg e che gli eventi che avevano portato Serena all’esasperazione fossero molto più complessi.
-Tu non puoi capire- parlò finalmente l’altra ragazza, con voce rotta.
-Allora aiutami a farlo- la incalzò Clare ammorbidendo il suo tono, vedendo che Serena era finalmente sul punto di cedere. –Anch’io all’inizio ero convinta che nessuna di voi avrebbe saputo comprendere i miei pensieri fino infondo. Cazzo, ne eravamo convinte tutte e credo che finora sia stata l’unica volta nella mia vita in cui sono stata felice di avere torto-.
Serena fece un respiro profondo, dopodiché ricominciò a parlare con voce appena udibile, fissando il pavimento.
-Ho smesso di cercarlo più o meno a fine agosto- ammise. –Non voglio più farlo, ogni giorno che passo resistendo alla tentazione di contattarlo in qualche modo mi sento sempre più motivata a stargli lontano. Ho sbagliato Clare, lo so che ho fatto una cazzata, ma non è tutta ipocrisia. Diciamo che è un po’ come quando un fumatore scoraggia i suoi conoscenti a fumare: non lo fa per ipocrisia, ma perché non vuole che qualcun altro ripeta i suoi stessi errori. Lo stesso valeva per me, volevo evitare che anche voi soffriste come ho sofferto io in quest’ultimo anno. Il senso di colpa e di vergogna che mi attanagliava subito dopo avergli inviato un messaggio o aver tentato di chiamarlo era diventato così grande che non so come ho fatto a sopportarlo-.
A quel punto Serena trovò il coraggio di rialzare lo sguardo, incrociandolo con quello di Clare. Questa la guardava seria, tuttavia nella sua espressione c’era molta meno durezza rispetto a poco prima.
-Ricordi la nostra prima riunione?- chiese, alzandosi in piedi e facendo un passo verso l’amica. -Eravamo solo in quattro, io non ero ancora sicura di quello che stavo facendo perché sapevo di provare ancora qualcosa per Max; Em non ci guardava nemmeno negli occhi e non ha quasi spiccicato parola...e ancora non ho idea di come Aly si sia convinta a venire, dato che ha pianto per quasi tutto il tempo come se l’avessimo rapita e costretta a prendere parte alla riunione-.
A quel ricordo, Serena accennò ad un sorriso ed annuì.
-Chiedesti ad ognuna di noi quale fosse l’obbiettivo che avremmo perseguito durante il nostro percorso insieme. Ricordi cosa dicesti quando fu il tuo turno?- domandò Clare.
-Giurai che avrei rappresentato ed aiutato tutte le ragazze che i vampiri avevano fatto soffrire quanto noi e che non avevano avuto la possibilità di prendersi la loro rivincita ma, soprattutto, che avremmo fatto di tutto per riuscire diffondere la verità in merito alle abitudini, alle reali intenzioni e a tutto ciò che riguardava i vampiri dal punto di vista che i più ignorano. Volevo che le ragazze smettessero di guardarli come gli eroi romantici che si presentano e che imparassero a vederli per com’erano veramente, pregi e difetti- rispose Serena.
Clare sorrise. -Non ti avevo mai vista motivata come in quel momento. Sono davvero convinta che fino ad ora tu abbia fatto un ottimo lavoro e la prova sta nel fatto che se i vampiri stanno cercando di metterci una contro l’altra, significa che li stiamo in qualche modo infastidendo. Il fatto che tu abbia ceduto alla tentazione di cercare Tristan non ti rende debole, ti rende semplicemente uguale a chiunque altro. Noi siamo un gruppo, ma devi permetterci tu di sostenerti, altrimenti il nostro aiuto sarà completamente inutile-.
Serena sentì di essere sul punto di mettersi a piangere. Gli occhi le bruciavano e la sua vista cominciò ad offuscarsi. Clare le si avvicinò ancora e l’abbracciò proprio mentre la prima lacrima iniziava a rigarle la guancia. Pochi istanti dopo, la porta della cucina si aprì e Aly, Rachel, Elise e persino Em, che fino a qual momento Serena pensava fosse allergica alle manifestazioni d’affetto di qualunque tipo, si unirono senza dire niente all’abbraccio e rimasero lì per diversi istanti, unite come non lo erano mai state prima.
 
***
 
Ora che Serena non aveva più nulla da nascondere si sentiva molto più leggera di quanto non avesse immaginato e, cosa più importante, aveva ritrovato la motivazione di portare avanti il suo progetto.
Dopo l’abbraccio di conforto, erano tornate tutte in soggiorno e Serena stava chiarendo le ragioni per cui lei e Clare avevano discusso, nel caso qualcuna delle altre si fosse persa qualche passaggio mentre origliavano al di là della porta.
La ragazza si era preparata a sguardi di rimprovero e cenni di dissenso, ma ciò che temeva più di ogni altra cosa era la possibilità di non essere più considerata come la ragazza forte e combattiva che si era messa alla guida del loro gruppo ma anche su questo Clare aveva avuto ragione perché non trovò la minima traccia di delusione o disapprovazione nei loro occhi, anzi, ci vide l’ultima cosa che si sarebbe potuta aspettare: comprensione.
-Mi vergogno tantissimo, sia per quello che ho fatto. L'unica cosa che posso dire in mio favore è che sento che qualunque sia il sentimento che ancora mi lega a Tristan, si sta indebolendo sempre di più, e lui ovviamente se n’è accorto. Ecco perché oggi è venuto a parlarmi dopo avermi visto in compagnia di Kelly. Ha capito che il suo ascendente su di me comincia a perdere effetto e questo, anche se non lo ammetterebbe mai, gli rode infinitamente. La sensazione che mi da questa consapevolezza è un ottimo deterrente contro ogni altra tentazione-.
Verso la fine del suo discorso, sul volto di Serena comparve un sorriso. Si rendeva conto che questa era una vittoria per lei, nonché un’ispirazione per le altre ragazze presenti, lo vedeva dalle loro espressioni e più di tutto lo vedeva nell’insolita luminosità dello sguardo di Aly.
A pensarci bene, forse era quest'ultimo dettaglio, la vera vittoria.
-Ad ogni modo, c’è un altro aspetto della questione da non dimenticare assolutamente: come mi ha fatto notare Clare, i nostri ex cominciano a percepirci come qualcosa di scomodo, il che è anche lusinghiero in un certo senso, ma sapete bene quanto me che chiunque si metta tra i vampiri e le loro brutte abitudini corre un rischio non trascurabile. Ovviamente non passeranno subito alle “maniere forti” ma cercheranno di dividerci. Ci metteranno l’una contro l’altra come hanno cercato di fare tirando fuori questa storia. Per cui, se qualcun altro ha degli scheletri nell’armadio, farà meglio a tirarli fuori subito, così che non possano essere nuovamente usati come arma contro di noi-.
Seguì un momento di silenzio per dare a tutte la possibilità di parlare. Le ragazze si guardarono a vicenda negli occhi, cercando di leggervi qualcosa di nascosto, qualche segreto, qualche omissione, ma nessuna parlò.
-Bene- continuò Serena. -A questo punto direi che possiamo…-
-Aspettate!-.
Cinque paia d’occhi scattarono all’unisono in direzione della persona che aveva parlato. L’ultima da cui la maggior parte delle presenti si sarebbe aspettata un intervento: Em.
-Io ce l’ho uno scheletro nell’armadio- a parte la sua voce, nella stanza non volava una mosca. -Mi dispiace di non avervene parlato prima, è solo che…beh, spero solo che possiate capirmi-.
La ragazza si fermò un attimo per prendere fiato, come se, anziché ad un discorso, si stesse preparando ad una lunga apnea.
Serena era molto curiosa di sapere cos’avesse da dire e la sua memoria tornò alla loro conversazione telefonica di un paio di giorni prima: era durata poco meno di un’ora ed Em aveva parlato per quasi tutto il tempo, dandole solo lo spazio necessario per delle brevi risposte. Serena aveva quindi compreso che doveva essere passato molto tempo dall’ultima volta che si era confidata con qualcuno ed era stata felice che si fosse fidata abbastanza da decidere di aprirsi con lei e solo con lei. Era convinta che durante quei cinquanta minuti di conversazione le avesse raccontato praticamente ogni cosa, ma dalla sua espressione colpevole, Serena capì che qualunque cosa stesse per dire, di certo non faceva parte di quello che le aveva raccontato durante il suo lungo sfogo.
-Non vi ho detto tutta la verità riguardo alla fine della mia relazione con Elijah, il vampiro che la maggior parte di voi conosce come Eli- ammise, fissando il pavimento. -Anzi, a dirla tutta, non vi ho detto la verità, punto. Come sapete, ci siamo messi assieme nel periodo in cui mia madre ha deciso di diventare una di quelle femme fatale che se la spassano coi ragazzi dell’età dei propri figli. La sera in cui mi ha presentato il suo compagno ero sconvolta, abbiamo finito col litigare e alla fine sono uscita e me ne sono andata al parco nonostante fosse piuttosto tardi. Ancora non sapevo che questa città, comprendesse una buona percentuale di abitanti vampiri e tanto meno potevo sapere che quello fosse uno dei luoghi in cui Eli amava bazzicare nelle notti limpide come quella. Ricordo ancora quando me lo ritrovai accanto di punto in bianco, sulla panchina che avevo scelto per autocommiserarmi e insultare tra me mia madre e il suo fidanzatino. Stavo per mettermi ad urlare, ma lui mi tranquillizzò dicendomi che non aveva alcuna intenzione di farmi del male. Sentii subito di potermi fidare di lui. Lì per lì mi parve strano, visto che, come ormai sapete, non sono il genere di persona che da fiducia facilmente, ma lo interpretai come un segno. Ci misi un bel po’ a capire che molto probabilmente mi stava influenzando, o forse addirittura soggiogando, chi lo sa. Ci incontrammo nello stesso posto, sulla stessa panchina per un paio di settimane. Mi sentivo felice, non ero più sola e persino i problemi con mia madre non sembravano avere importanza con Eli accanto. Beh, è inutile che vi descriva ciò che provavo, ci siamo passate tutte…Lui era il centro del mio universo, bla bla bla…bastava che mi guardasse per farmi dimenticare come si respira, bla bla bla…ogni volta che mi toccava, che fosse per prendermi la mano o per ammazzare una zanzara che gli stava rubando il drink, cominciavo a iperventilare, eccetera, eccetera. Era tutto facile e spontaneo con lui e quindi dopo poco diventammo ufficialmente una coppia. Il castello di cristallo però, andò in frantumi quasi subito. Eli cominciò a controllarmi. Sapevo che i vampiri erano tipi gelosi, ma lui era estremamente possessivo. Mi ritrovai a non avere più una privacy, ogni cosa che facevo e ogni decisione che prendevo doveva prima essere analizzata attentamente anche da lui. Inizialmente, rincretinita com’ero, pensavo fosse normale, che lo facesse perché mi amava, perché si preoccupava per me ed aveva paura di perdermi. Non avevo mai avuto un ragazzo, prima di allora e pensavo che non ci fosse niente di strano. Poi però cominciò ad esagerare ancora. Ero convinta che, come ogni vampiro che si rispetti, anche lui possedesse un ego smisurato e che quindi non avrebbe mai sospettato che potessi tradirlo. Invece cominciò a vedere un potenziale rivale in ogni ragazzo con cui avessi a che fare. Sì, lo so, è ridicolo, gli unici ragazzi che frequentavo abitualmente erano i miei compagni di classe, con i quali parlavo poco e quasi esclusivamente di argomenti inerenti alla scuola...eppure Eli era convinto che ognuno di loro aspettasse solo un suo momento di distrazione per provarci con me. Quando mi confidò questa sua "ipotesi" stavo per ridergli in faccia: i ragazzi di solito non mi guardano sotto quell’aspetto. Anzi, non mi hanno mai guardata e basta. Diciamo che è già tanto se considerano che esisto. Dissi ad Eli ciò che pensavo, lui però rispose che mi sottovalutavo, che in realtà ero bellissima, che ogni ragazzo avrebbe dato di tutto per essere al suo posto e che la mia umiltà, così come la mia mortale fragilità, mi rendeva ancora più desiderabile. Sapete come sono fatti i vampiri: più hai l’aria bisognosa del cucciolo bastonato, più si sentono attratti da te e, modestamente, in quel periodo io ero un vero e proprio caso umano. Ovviamente però quelle parole mi avevano inebetita e di conseguenza avevo smesso di preoccuparmi. Che idiota. Poco tempo dopo il mio vicino di banco dell’ora di Storia ci ha quasi rimesso la pelle perché mi aveva invitato ad andare a casa sua per terminare una relazione a cui dovevamo lavorare. David Turner, non so se lo conoscete-.
-Vuoi dire Dave-Otto-Dita?!- chiese Clare, sconvolta.
-Precisamente. Quella volta ci rimise il mignolo della mano sinistra. L’anulare se l’è giocato per non avermi restituito una matita che gli avevo prestato qualcosa come un milione di anni prima. Secondo Eli, l’aveva tenuta di proposito perché era ossessionato da me. Il bue che da del cornuto all’asino-.
-Perché Dave non l’ha denunciato alla comunità dei vampiri?- domandò Aly.
-Perché Eli lo minacciò dicendogli che se mi avesse importunato ancora o fosse andato a lamentarsi con qualcuno, di lì a poco avrebbero cominciato a chiamarlo Dave-Senza-Mani-.
A quella risposta, Serena vide Aly sbiancare. A volte dimenticava che, oltre ad essere la più sensibile tra loro, non sapeva quanto i vampiri potessero diventare violenti. James era un emerito stronzo, questo sì, tuttavia non aveva mai fatto del male, né minacciato nessuno, continuando a far vivere Aly nell’illusione che i vampiri non fossero altro che principi azzurri immortali, almeno fino al giorno in cui le aveva dato il benservito.
-Se con un fidanzato psicopatico dovevi stare sempre all’erta, con un fidanzato vampiro psicopatico è meglio dormire con tre occhi aperti e un paletto sotto il cuscino. Arrivata a quel punto, ogni sentimento positivo che provavo per lui venne sostituito dalla paura che un giorno non troppo lontano sarei potuta diventare io il capro espiatorio della sua gelosia- continuò Em. –Presi quindi la sofferta decisione di lasciarlo, ma quando glielo comunicai, lui sfoderò la sua arma migliore: l’abilità recitativa. Interpretò alla perfezione la parte del vampiro disperato e innamorato follemente che però anteponeva la felicità della sua amata alla propria e disse che anche se era il sacrificio più grande che avesse mai fatto, era disposto a lasciarmi andare per la strada che avevo scelto di percorrere. Ero infinitamente sollevata, anche perché mi ero aspettata che nel migliore dei casi avrebbe cercato di farmi fuori seduta stante, per questo mi ero preparata un erogatore pieno di acqua aromatizzata all'aglio che avevo tenuto dietro la schiena per tutta la durata del nostro incontro. A quel punto mi chiese però di esaudire un suo desiderio e cioè di trovarci nella nostra panchina al parco per un ultimo incontro, arrivando a giurare sul suo creatore che non mi avrebbe fatto alcun male pur di riuscire a convincermi. Sapete anche voi che venire meno ad un giuramento di questo genere per i vampiri significa la perdita del proprio onore, ossia la peggiore delle sorti, quindi acconsentii. La sera successiva mi recai ai giardini e vidi che il percorso era illuminato da decine di candele. Sopra alla panchina si trovavano un enorme mazzo di rose rosse e una scatolina di velluto. Quando la aprii sentai a credere ai miei occhi: conteneva uno zaffiro stellato nero meglio conosciuto come "Stella di Mezzanotte". Lo riconobbi perché c’era una foto sul mio libro di Scienze Naturali e ne ero rimasta affascinata: è una gemma di colore blu molto scuro che presenta un effetto ottico molto particolare: quando la pietra viene illuminata, sopra di essa appare un disegno simile ad una stella. 116 carati-.
Em lanciò una veloce occhiata alle ragazze e notò che avevano tutte gli occhi spalancati per l’incredulità.
-In quello stesso momento è apparso Eli, spiegandomi che l’aveva comprata – presumo per vie non esattamente legali – qualche tempo prima, con l'intenzione di farmi una sorpresa per il mio compleanno. Poi cominciò con le frasi romantiche e struggenti, mi disse che per lui io ero come la stella nella gemma, che lui avrebbe voluto essere per sempre il mio cielo, la notte che mi avrebbe consentito di splendere in eterno. Solo in quel momento capii quali fossero le sue vere intenzioni: non voleva solamente vedermi un’ultima volta e non voleva nemmeno cercare di farmi semplicemente cambiare idea…voleva trasformarmi! Ero sconvolta. All’inizio della nostra storia avevo fantasticato milioni di volte su quel momento, ma nei miei sogni io avevo almeno vent’anni e lui non era un fidanzato violento e possessivo. Eli però fraintese la mia espressione, pensando che fossi scioccata per la felicità. Quando gli spiegai che non era così…beh, vi ricordate la mattina in cui diversi alberi tra cui un abete secolare vennero trovati sradicati in quel parco? Opera sua. Aveva giurato di non farmi del male, per cui, dopo essersi reso conto che non stavo scherzando e che davvero preferivo la mortalità ad un’eternità con lui, aveva sfogato la sua rabbia contro la prima cosa che gli era capitata a tiro. Da allora però non si è mai completamente arreso, anzi. Ogni tanto lui ci tiene a ricordarmi quanto l’ho fatto sentire umiliato e si diverte a farmi vivere nella paura di ciò che potrebbe succedermi. Secondo me, l’unico motivo per cui non mi ha ancora uccisa è perché la morte sarebbe una vendetta troppo rapida e misericordiosa, per come la vede lui. Preferisce torturarmi lentamente-.
Quindi Em alzò gli occhi e le guardò una alla volta. Elise, Rachel, Clare, Aly ed infine Serena. Quest’ultima, era più perplessa e confusa che mai.
-Ma allora perché ti sei unita a noi? Perché quando ti ho proposto di entrare a far parte del gruppo tu non mi hai spiegato che la tua situazione era completamente diversa dalla nostra?- chiese, con un tono molto meno comprensivo e calmo di quello che aveva sempre usato con lei. Serena aveva sempre provato simpatia per Em nonostante la sua serietà ed il suo essere così silenziosa e, nonostante nei primi tempi avesse sospettato che nascondesse qualcosa, non se ne era particolarmente preoccupata perché era convinta che si trattasse di un segreto simile al suo.
-Perché…beh, quando si è sparsa la voce che io ed Eli ci eravamo lasciati, hanno dato tutti per scontato il fatto che a rompere fosse stato lui e io non ho mai smentito, anzi, ho incoraggiato la gente a crederlo. Se gli altri vampiri avessero saputo che Eli era stato mollato da un’umana avrebbero perso rispetto per lui e non volevo dargli un’ulteriore ragione per farmi odiare. Eli aveva solo da guadagnarci con quella versione della storia. Quando mi hai chiesto se volevo far parte del gruppo ti ho risposto subito di sì perché ero certa che prima o poi anche i nostri ex ne sarebbero venuti a conoscenza e volevo che Eli pensasse che stavo soffrendo anch’io per la fine della nostra relazione, tanto da dover chiedere aiuto. È brutto da dire, ma in effetti la mia strategia ha funzionato: da quando vi frequento le sue ripicche nei miei confronti sono diminuite-
-CHE COSA?!- gridò Serena alzandosi di scatto dalla poltrona.
Nessuno fiatava, a parte Em, che cercò di dire qualcosa, probabilmente per provare a placare l’ira funesta di Serena che, come fu chiaro a tutte nel giro di mezzo secondo, stava per abbattersi su di lei. Tutte loro avevano avuto modo di conoscere le crisi di rabbia a cui di tanto in tanto era soggetta tuttavia, dallo sguardo infuriato di Serena si poteva chiaramente intuire che qualunque cosa stesse per succedere, era di gran lunga peggiore a quello a cui erano abituate.
Em tentò disperatamente di difendersi. -Volevo dirvi la verità per evitare che venisse fuori nel momento sbagliato…Dio solo sa quanto io mi senta in colpa per avervi…-
-…trattate come perfette imbecilli?- concluse Serena al posto suo, facendo un passo in direzione di Em. -Hai almeno una vaga idea del perché noialtre siamo qui? I genitori di Aly sono arrivati a pensare di farla ricoverare perché la sua depressione si stava aggravando tanto da non sapere più come gestirla, Elise era praticamente catatonica, non ha mangiato né bevuto per giorni, mentre io ho perso il conto delle volte in cui ho pensato al suicidio! E tu ci hai usate frequentando il nostro gruppo nonostante non ne avessi minimamente bisogno?!?-.
Seguì un lungo istante di silenzio durante il quale nessuno osò nemmeno muoversi. Poi Serena parve ricomporsi, si voltò dando le spalle ad Em, poi sibilò: -Sei fuori. Sparisci. E vedi di non farti più vedere-.
Em cercò di dire qualcosa, ma prima che riuscisse a trovare le parole giuste i suoi occhi s’inumidirono ed emise un singhiozzo soffocato. Si alzò, afferrò la sua giacca e, senza nemmeno infilarselo, uscì di corsa dall’abitazione.


*N.d.A. Piccolo appunto: lo zaffiro "Stella di Mezzanotte" esiste davvero, ho trovato la foto in un libro sui minerali ma, per quanto ne so, si trova nel museo di Storia Naturale di New York e nessun vampiro ha mai tentato di comprarlo illegalmente.
Detto ciò, colgo l'occasione per rinnovare i miei soliti ringraziamenti a chi segue questa storia dall'inizio e anche a chi l'ha appena scoperta.
Siete più dolci di un cupcake alla vaniglia
:)*

   
 
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