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Autore: The Writer Of The Stars    05/05/2015    1 recensioni
-Titolo ispirato ad un brano de "la Dodicesima notte" di William Shakespeare.-
Shakespeare diceva che se la musica è il cibo dell'amore i cantori devono seguitare a suonare, dare al mondo le proprie melodie senza risparmio, da saziare l'appetito delle nostre anime, fino a che, ormai sazio, il nostro appetito se ne ammali, e muoia ...
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Raccolta di one shot e flash fic sulla coppia Bulma/Vegeta, rigorosamente ispirate da musica e canzoni diverse in ogni storia.
Per ora mi limiterò a pubblicare i miei lavori già "conosciuti" nel fandom, aggiungendo di volta in volta, a seconda dell'ispirazione, nuove storie incatenate ovviamente alla musica. Buona lettura. ;)
Possibile lieve OOC in quanto raccolta, probabilmente con qualche AU.
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If music be the food of love, play on ... - Se la musica è l'alimento dell'amore, seguitate a suonare ...
(Banner della storia realizzato dalla fantastica Nora13 ... grazie. ;) )
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#1: "You' ll'be in my heart", Phil Collins -
#2: "Some Nights", Fun. -
#3: "Who wants to live forever?", Queen
#4:" Don't stop believing", Journey (AU)
#5: "Seasons of love", Rent
#6: "Bohemian Rapsody", Queen
#7: "Tears in heaven", Eric Clapton
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Would you know my name if I saw you in heaven?
Would it be the same if I saw you in heaven?



Trunks serrò i piccoli pugnetti con una forza atroce, conficcando le unghie nella carne del palmo minuto ma tremendamente forte. Sentì gli occhioni blu inumidirsi e si rese conto che stava per piangere. Con un gesto fulmineo si passò la mano sugli occhi, strofinandoli con forza nel tentativo di ricacciare indietro le lacrime. Non voleva piangere come una femminuccia, glielo diceva sempre lui che era un Sayan e i Sayan non piangono mai. Per un attimo però le sue sinapsi trasmisero alla sua mente per la centesima volta in quei minuti il messaggio che lo aveva lasciato così, inerte e sull’orlo delle lacrime. 

“Ragazzi mi dispiace … ma Vegeta e Gohan non ci sono più.”

Aveva odiato Goku in quel momento, eccome se l’aveva odiato, e per un attimo si era così sentito un po’ come suo padre, sempre disgustato da quel sorriso melenso e  umano. La filantropia non era mai stata una sua virtù, suo padre preferiva la distruzione alla creazione. Suo padre era così, era diverso da tutti gli altri papà che conosceva, a partire proprio dal suo acerrimo rivale, e non si curava di dispensare abbracci inutili e gesti d’affetto vuoti e pieni di falsità. Aveva preferito concedergli un solo gesto, l’unico dono in quei sette anni di vita era arrivato proprio quel giorno di morte inaspettato, quando mai avrebbe creduto di poter ricevere un gesto tipicamente amorevole da parte del suo burbero padre. 

Trunks rimase immobile, fissando il pavimento bianco del santuario di Dio sotto ai suoi occhi, inerme. Per un attimo ripensò a quell’abbraccio inaspettato e percepì indistintamente il proprio cuore aumentare di un battito la sua andatura. Se avesse chiuso gli occhi avrebbe potuto percepire ancora perfettamente quelle braccia rudi circondarlo e stringerlo a sé, quell’odore forte e virile che era tipico di suo padre, quegli occhi azzurri di Super Sayan che avevano assunto una quasi invisibile inflessione di tristezza. E mentre nella sua mente la scena di quell’abbraccio tanto bramato si ripeteva all’infinito, Trunks per un attimo venne colto da un sospetto assurdo; e se suo padre l’avesse abbracciato solo per pietà? Se davvero lui avesse saputo ciò a cui stava andando incontro, non era forse possibile considerare quel gesto come una tacita richiesta di remissione dai propri peccati, e magari trovata proprio negli occhi blu di suo figlio? Detestava dover considerare quell’opzione perché lui avrebbe voluto un abbraccio vero, venuto dritto dal cuore, ma infondo credere di essere stato la causa del pentimento di suo padre lo rendeva ambiguamente felice, soddisfatto quasi. Suo padre lo amava e amava anche sua madre, e aveva dato la sua stessa vita per loro. Era quello l’importante. E poi, chi poteva dirgli se quell’abbraccio fosse stato davvero un gesto d’amore incondizionato, se non proprio colui che ora si trovava da qualche parte tra il cielo e la terra? 

Non aveva idea di cosa fosse il Paradiso. Lo aveva sentito nominare milioni di volte nei film, nei libri, nei racconti strappalacrime che leggevano loro a scuola.

“Ora si trova in cielo, in un posto migliore …” dicevano sempre i protagonisti con gli occhi lucidi e lo sguardo rivolto verso l’alto, dritto tra le nuvole. Non ci aveva mai capito più di tanto, ma evidentemente il Paradiso doveva per forza stare lassù in alto, vicino al sole e immerso tra quelle nuvolette imbellettate di rosa. Che suo padre si trovasse lì allora? Non aveva mai creduto a stupidaggini buoniste del genere, ma in quel momento pregò con tutto se stesso che suo padre fosse immerso tra quelle nuvole bianche e soffici, magari al fianco del sole, che era il Re del cielo, e lui alla sua destra, che era il Principe della notte. E non tanto perché si sentisse occasionalmente filantropo o commosso, ma semplicemente perché sapeva che suo padre meritasse quel posto. E certo, magari così avrebbe potuto sentire ancora di più la sua presenza, alzando anche lui gli occhi al cielo come nei film avrebbe potuto vedere il debole riflesso di quel mezzo ghigno un po’ sghembo e leggermente sadico, con quei pezzi di antracite che aveva per occhi un po’ sbiaditi ma comunque sempre uguali, sempre duri e pieni di amore celato. Pensò poi al giorno in cui anche lui sarebbe morto finendo in Paradiso, raggiungendo suo padre e sedendosi al suo fianco, senza lasciarlo mai più. Per un attimo si chiese mestamente se suo padre lo avesse riconosciuto il giorno in cui sarebbe andato a fargli visita, se in Paradiso le cose si dimenticano o restano invariate nella mente. E se suo padre non si fosse ricordato il suo nome quando lo avrebbe visto in Paradiso?  Se lo avesse scacciato via, senza tendergli la mano e sorreggerlo come un vero padre fa? Se si fosse dimenticato di lui e della sua mamma, di tutti i momenti belli passati insieme?


Trunks serrò di nuovo i pugni con violenza, strizzando gli occhi per non piangere di rabbia. Per un attimo aprì le palpebre e le sue iridi incontrarono un piccolo sassolino adagiato in terra, vicino al suo piede. Si abbassò a raccoglierlo, osservando per qualche secondo la pietruzza appoggiata nel suo palmo. In un moto di rabbia scaglio d’un tratto il sasso contro la strana fontana bianca al suo fianco, facendolo cadere in acqua. Con gli occhi spenti e rassegnati osservò il sassolino fluttuare pesantemente verso il basso, fino ad adagiarsi con un minuscolo tonfo sul fondo della fontana, proprio come la vita di suo padre, e mestamente si chiese perché certe cose restano a galla e altre invece no.

Would you hold my hand if I saw you in heaven?
Would you help me stand if I saw you in heaven?
   
 
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