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Autore: KamiSaDB    05/05/2015    0 recensioni
Yami Ikeda è un ragazzo Giapponese di 27 anni che frequenta l'università. In seguito ad un grave incidente stradale in Yami cambieranno molte cose, vedrà esseri strani e soprattutto scoprirà cosa succede quando si muore, ovvero, come nascono le stelle.
Yami stringerà un forte legame con il suo medico personale, Ethan Black, di cui poi se ne innamorerà.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo la lunga serata del giorno prima, finalmente sorse il sole.
Erano le 8:37 e Yami dormiva ancora a sonno pieno, poi bussarono alla porta.
Yami si svegliò di sobbalzo, si alzò dal letto a fatica e si diresse verso la porta.
-Ma che ore sono?- Diceva guardando l'orologio e allungando la mano verso la maniglia della porta.
Aprì la porta e trovò Ethan ad attenderlo dietro di essa.
-Buongiorno Yami!- Parlava sorridendo il dottore.
-B-buongiorno dottore...- Rispose Yami strofinandosi gli occhi.
-Ti ricordo che devi chiamarmi Ethan!-
-si, scusami...-
Yami indossava una cannottiera larga e bianca, aveva i pantaloni di una tuta viola ed era scalzo.
La cannottiera era smanicata, nonostante facesse freddo, e Ethan la notò subito.
-Ma non senti freddo?- Disse Ethan fissando le spalle di Yami.
Ethan invece indossava una t-shirt gialla con delle scritte in inglese, dei jeans chiari, una giacca di pelle nera e aveva i capelli legati con una coda bassa. 
Yami lo aveva squadrato dalla testa ai piedi, e dopo averlo osservato per bene, decise di rispondere.
-Si, in effetti sento freddo.- si girò per cercare una giacca mentre si accarezzava le braccia per scaldarsi.
Ethan, da dietro, gli poggiò le mani sulle braccia e lo accarezzò trascinandole fino ai gomiti.
A quel contatto Yami rabbrividì, arrossì e iniziò a sentire molto caldo.
-Mi sembri un po' assonnato, se sei stanco torno più tardi...- gli disse Ethan sorridendo.
Yami si girò e gli rispose strizzando gli occhi: -No tranquillo, sto bene!- e mentre indietreggiava inciampò nella borsa che il giorno prima aveva lasciato in giro per casa.
Ethan lo afferrò dalla mano prima che arrivasse a terra e lo tiro a se.
I due si trovavano distanti pochi centimetri, faccia a faccia e si stringevano la mano.
-Imbarazzante.....- disse Yami involontariamente. Poi si portò una mano alla bocca e si girò.
Ethan lo guardava con una faccia strana, non capiva il comportamento di Yami, per lui era un ragazzo strano, però gli piaceva. Yami appariva agli occhi di Ethan un ragazzo confuso e un po' imbranato, che a volte bastava una sola parola per farlo entrare nel panico. Yami spesso gli voltava le spalle, non era un gesto molto educato, però a Ethan piaceva.
Gli piaceva il comportamento di Yami, lo rendeva felice, anche se non sapeva bene il motivo.
Yami prese il borsone e lo buttò sul divano. Quel silenzio era imbarazzante ma per fortuna Ethan riuscì a spezzarlo.
-Allora, ti vai a vestire oppure vuoi uscire conciato così?- disse ridendo.
Yami lo guardò con la coda dell'occhio e sorridendo gli rispose: -Si, vado a vestirmi!-
Poi si diresse verso la sua camera. Ethan lo guardò entrare nella stanza ma poi il suo sguardo venne attirato da delle fotografie poste sopra uno scaffale. Erano 3 fotografie: in una erano raffigurati Yami e suo fratello quando erano più piccoli, Tako abbracciava Yami da dietro e in quella foto sorridevano entrambi. In un'altra erano raffigurati una donna e un uomo giapponesi, la donna indossava un elegante kimono, era truccata e aveva i capelli raccolti, mentre l'uomo indossava una semplice camicia e dei pantaloni scuri: probabilmente erano i genitori di Yami. Nell'ultima fotografia invece c'era la nipotina di Yami, in quella foto aveva 3 anni, aveva i capelli sciolti e disordinati, un vestitino colorato anch'esso disordinato e la piccola sorrideva, ed era proprio questo che rendeva quella fotografia bellissima. 
Ethan guardò quelle foto con attenzione, Yami era davvero un ragazzo d'oro, teneva alla sua famiglia più di ogni altra cosa. Poi Ethan abbassò lo sguardo e iniziò ad ammirare i libri di Yami, erano tantissimi e di tutti i tipi, c'erano libri di scienze, romanzi, libri d'arte, di astronimia, fumetti, diari, ma soprattutto libri di letteratura. Yami frequentava l'università nella facoltà di lettere e si sarebbe laureato a mesi, in quei giorni però non andava alle lezioni, proprio perchè doveva essere controllato da Ethan, continuava i suoi studi a casa.
Ethan prese un libro dallo scaffale, un libro di chimica, e lo aprì. Nel frattempo Yami uscì dalla sua camera: aveva messo una felpa bianca e dei jeans blu aderenti.
Ethan si girò verso di lui, ancora con il libro in mano: -Sei pronto?-
Yami guardò il libro che aveva Ethan in mano e poi gli rispose sorridendo: -si andiamo!-
-Ti piace la chimica?- chiese Ethan.
-Si, un pochino... L'ho comprato l'anno scorso, però non l'ho finito di leggere ancora.-
-Io lo conosco a memoria...- Disse ridendo Ethan.
Yami rise a sua volta.
Poi Ethan prese la fotografia dei genitori di Yami: -Questi sono i tuoi genitori?-
Yami guardò Ethan e poi prese la fotografia. La guardò per un po' e gli scappò un sorriso. Però non era un sorriso felice, era un sorriso pieno di angoscia e di nostalgia. -Si, sono loro...-
Ethan lo guardò in viso. -Ti mancano?-
-Tanto...-
-Perchè non torni da loro?-
-Perchè la mia vita è qui, e poi... loro sono testardi.-
-Ti capisco, anche a me piacerebbe avere i miei familiari con me, ma loro non mi vogliono più bene come prima...- 
-Però qui non sei solo!-
-Nemmeno tu lo sei...-
Yami fece un respiro profondo e guardò Ethan negli occhi: -Ethan, devo dirti una cosa...-
-Certo, dimmi pure!- continuò il dottore sorridendogli.
-Ehm... vedi... io... so che può sembrare un po' strano... e troppo presto... per queste cose... però....io...-
Ethan lo guardava sorridendogli.
-Io...- E abbassò lo sguardo. -Ti voglio bene...- 
Yami guardava fisso a terra e si mordeva il labbro inferiore.
-E c'erano dubbi? Ahahaha Anche io te ne voglio, Yami!- E gli mise una mano sulla testa.
Yami ora lo fissava negli occhi, avrebbe voluto dirgli dell'altro.
-Da come facevi sembrava tu mi stessi chiedendo di sposarmi!- Rideva Ethan mentre si avvicinava alla finestra vicino la cucina.
Yami si portò una mano dietro la testa e sospirò, non gli sarebbe dispiaciuto affatto sposare un ragazzo, soprattutto un ragazzo come Ethan.
-Oh no!- Esclamò Ethan. -Sta piovendo!-
-Oh...- continuò Yami -E adesso?-
-Fa niente, vuol dire che il destino vuole che rimaniamo a casa...- Rispose Ethan mentre si sedeva sul divano.
Poi anche Yami si sedette sul divano, accanto a Ethan.
-Ti dispiace se parliamo un po'?- Disse Ethan.
-Come? No...-
E: -Sei mai stato fidanzato?- 
Y: -Eh?-
Y: -Beh, una volta, da ragazzino... Ma era una di quelle stupide cotte adolescenziali, niente di che.- 
Yami diventò parecchio serio dopo aver detto questa cosa.
E: -Davvero? E come si chiamava?-
Y: -Namida! Era 2 anni più grande di me, aveva i capelli lunghi e biondi... Ovviamente erano di un biondo colorato. Le piaceva truccarsi e vestire come gli americani, parlava tante lingue, le piaceva l'inglese, il coreano e lo spagnolo. Ma era... una ragazza con la testa fra le nuvole.-
E: -Immagino cosa sarà successo dopo...-
Y: -Ci provava con tutti! Maschi, femmine, grandi, piccoli... Poi prese di mira me, e forse sono stato l'unico fidanzato che ha tenuto più di un giorno. Io ero un tipo solitario, vestivo semplice, avevo i capelli lunghi e...beh... l'ho attratta.-
E: -Wow, pensavo che la gente così esistesse solo in America...-
Y: -Ma poi l'ho lasciata... E ho fatto bene.-
E: -E da allora non hai più avuto relazioni?-
Y: -Beh... Tutte le ragazze che conosco hanno provato a baciarmi...-
E: -Davvero? Ritieniti fortunato allora! Ahahahah-
Y: -Fortunato? E' stato solo disgustoso.-
Ethan si mise a ridere e subito dopo scoppiò a ridere anche Yami.
E: -E invece, hai mai baciato un ragazzo?-
Yami smise di ridere e arrossì.
Y: -Beeh...-
E: -Fammi indovinare... Hai baciato tuo fratello!-
Yami sbarrò gli occhi.
E: -Ho indovinato?-
Y: -C-come............Tu lo sapevi?........-
E: -L'ho capito! Ho capito che eravate molto affiatati...-
Y: -....-
Y: -Non....devi dirlo a nessuno!-
E: -Tranquillo, di me puoi fidarti!-
Y: -...E comunque... Non è stato niente di che...-
E: -Però è successo più di una volta.-
Y: -.....................................Scusa ma tu, come fai a sapere queste cose?!-
E: -Non le so per certo, ipotizzo! Ho uno zio mezzo psicologo e quindi riesco a capirci qualcosa in questo campo...-
Y: -Oh.....-
E: -Ora però sono curioso... Come è successo?-
Y: -Perchè dovrei raccontare queste cose a te?-
E: -Perchè sono tuo amico, e hai detto di volermi bene!-
Y: -Si ma, come posso essere sicuro che tu non vada poi a raccontare i miei fatti agli altri?-
E: -Sai bene che non lo farei mai.-
Yami lo guardò negli occhi, era vero, Yami si fidava di Ethan, anche se lo conosceva da poco tempo.
Y: -Beh... Prima che mio fratello si sposasse noi condividevamo la casa, il cibo, il bagno, la camera, il letto, il divano, tutto era di entrambi, e, una volta, mentre eravamo entrambi sdraiati sul letto, a me venne lo strano desiderio di baciarlo, e gli diedi un bacio.-
E: -E lui non reagì?-
Y: -Si, prima mi respinse e iniziò a prendermi per pazzo, poi però ci rendemmo conto che quel bacio non era dispiaciuto a nessuno dei due, e fu così che ci baciammo di nuovo, però la seconda volta fu lui a lanciarsi sulle mie braccia e a baciarmi.-
E: -Wow...- 
Y: -...-
E: -...-
Y: -Mi stai prendendo per pazzo.-
E: -Baciare il proprio fratello non è una storia che si sente tutti i giorni.-
Y: -Direi.-
E: -Ma questo non vuol dire che tu sia pazzo. Non sono le solite storie a rendere più bella la tua vita.-
Y: -Ora sei diventato anche filosofo?- 
Entrambi si misero a ridere, Yami era davvero felice di sapere che Ethan non lo disprezzava per quello che aveva fatto, anzi lo apprezzava!
E: -Posso farti un'altra domanda?-
Y: -Sembra tu mi stia facendo un interrogatorio. Perchè invece non parliamo di te?-
E: -L'ultima domanda, sono curioso!-
Y: -Ok, spara.-
E: -Oltre a leggere cosa ti piace fare?-
Y: -Ahm... Scrivere...-
E: -E nient'altro? Ballare? Cantare? Praticare Sport? Cucinare?-
Y: -Non ho mai provato a fare niente di tutto questo...-
E: -E perchè non ci provi?-
Y: -Non è nel mio carattere!-
E: -Secondo me tu sei un bravo ballerino!-
Y: -Scherzi?-
E: -No davvero! Hai il fisico perfetto!-
Y: -Adesso sei anche un esperto di danza? Wow, devo scrivermi da qualche parte tutti i lavori che fai...- Yami rideva ironicamente.
E: -Dai! Provaci!-
Yami non gli rispose, voltò il suo sguardo altrove mentre rideva.
Ethan gli prese i polsi e iniziò a muovergli le braccia per costringerlo a ballare.
Y: -Smettila!- 
Yami scoppiò a ridere e poi si staccò dalle mani di Ethan.
E: -Va bene, va bene! Però ricordati che prima o poi lo farai!-
Y: -Non contarci!- 
Y: -Tu invece? Sbaglio o hai detto di saper cantare?-
E: -Niente di che...-
Y: -Dimostramelo!-
E: -Nah, non ne ho voglia...-
Yami lo guardava, la voce di Ethan era bellissima quando parlava, non riusciva ad immaginare quanto sarebbe diventata meravigliosa sentendolo cantare.
E: -Se sei curioso vienimi a trovare in ospedale mentre riordino le medicine negli scaffali!-
Y: -Ahahaha-

Passavano le ore così velocemente che, senza rendersene conto si era già fatto sera ed entrambi si erano addormentati sul divano mentre guardavano la TV.
Ethan dormiva appogiato al lato sinistro del divano e Yami gli dormiva accanto ma con la testa poggiata sullo schienale. Dormivano in un sonno profondo, talmente tanto che senza accorgersene Yami poggiò la testa sulla spalla di Ethan e con la mano gli stringeva il polso.
Poi entrò Tako, molto silenziosamente e accese la luce. Trovò i due dormire assieme e rimase immobile a fissarli. Poi Yami si svegliò e appena si rese conto della situazione si alzò in piedi.
-Vi ho disturbati?- Diceva Tako ridacchiando.
-N-No, ma che... Ma tu che ci fai qui a quest'ora?- Chiedeva Yami mentre si toccava la fronte.
-Ho litigato con Nami. Per l'ennesima volta.-
-Ah... quindi tu te la pensi e alle 2:00 del mattino litighi con tua moglie, e poi mi vieni a rompere le scatole a me? Che bella cosa.-
-Beh, sempre meglio di te che alle 2:00 del mattino ti trovi a dormire sul divano assieme al tuo dottore.-
Yami sospirò e se ne andò in cucina.
Nel frattempo Ethan si svegliò e si alzò in piedi.
-Che è successo?-
-Ci siamo addormentati sul divano e si è fatto tardi...- Rispose Yami.
-Oh cielo, devo tornare subito a casa... Mio zio sarà preoccupato!-
-Ti ospiterei... Se non fosse che per stanotte devo ospitare anche lui!- Disse arrabbiato Yami, indicando suo fratello.
-Potrebbe sempre dormire sul divano!- Gli rispose quest'ultimo.
-Mi sa che per stanotte ci dormirai tu sul divano!- Continuò il discorso Yami.
-Scusa ma che ti ho fatto ora?-
-Sai, la gente normale non va a casa degli altri alle 2:00 del mattino e soprattutto non usa fare battute sarcastiche su questioni serie...e comunque... si usa bussare!-
-Pensavo vi voleste bene!- Li interruppe Ethan ridacchiando.
-Non posso farci niente se hai un paziente antipatico!- disse Tako sbuffando.
Ethan rise e poi aggiunse: -Allora vi lascio al vostro litigio, io torno a casa. Ci vediamo domani per i controlli Yami!-
-Si, certo!-
-Buonanotte!- Salutò sorridendo Tako e Yami.
-Buonanotte!- Salutarono a loro volta.
Ethan uscì nel corridoio.
Yami sospirò e si appoggiò al divano.
-Cosa è successo con Nami?-
-Vuole trasferirsi a Tokyo.- Rispose Tako guardando in basso.
-Cosa? E perchè?-
-Non ne ho idea.-
-E tu non sei d'accordo? -
-Assolutamente no! Qui c'è tutta la mia vita! Non ha senso trasferirsi! E poi non voglio lasciarti qui!-
Yami gli sorrise e gli mise una mano sulla testa.
-Scusa per come mi sono comportato prima.- Aggiunse Tako.
-No, scusami tu. Eravamo entrambi nervosi.-
Tako lo abbracciò e poi continuò: -Devo dormire sul divano?-
Yami rise e disse: -Se continui a parlare ti faccio dormire sul tetto!- E lo spinse da dietro verso la porta della camera da letto.
-Tu non vieni?- Chiese Tako.
-Ti raggiungo fra un po'...- Gli rispose sorridendo.
Tako gli ricambiò il sorriso e poi andò nella stanza.
Yami si avvicinò alla finestra, ancora bagnata dalla pioggia, e guardava il cielo.
Pensava alle luci che aveva visto in ospedale e per strada, era davvero strano ciò che gli stava succedendo. 
   
 
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