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Autore: Miriel_fairy    30/12/2008    0 recensioni
Nicolas ed Alexis si ritrovano bloccati a causa di una tempesta e costretti a rifugiarsi nella baita dove strani incontri aspettano loro! Storia scritta per il contest di Writer Temple
Genere: Romantico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Fantastico

- Fantastico! Assolutamente stupendo! – Stava urlando Alexis in tono sarcastico.

- Take it easy, honey!

- Take it easy? Domani, come minimo, sarò morta!

- La colpa non è tua…- Le aveva risposto Nicolas accarezzandole il viso e sorridendole.

- Sì, ma… Oh, Nick, no! No e no! Assolutamente no!

- Su Alex, vuoi restare tutta la notte in auto a congelare? Domani ci troveranno qui dentro morti assiderati. La povera mammina avrà il cuore straziato e ti maledirà per non aver pensato alla baita.

Un’occhiataccia fu la sola risposta della ragazza.

- Suvvia è solo una notte, è un’emergenza… Direi che sia proprio il caso di dire “questione di vita o di morte”.

La ragazza sbuffò.

Non ci voleva, quella bufera di neve l’aveva messa in pasticci enormi.

- E poi secondo me è il destino che lo vuole! Proprio oggi siamo venuti a sciare con la macchina della tua vecchia… E si sa che nello stesso portachiavi in cui c’è la chiave dell’auto, c’è anche la chiave della vostra baita.

In effetti Nicolas non aveva poi tutti i torti: quel sabato pomeriggio l’auto di Nicolas non ne aveva voluto sapere di partire, “nella notte si sarà congelato qualcosa” aveva detto lui “si sa, quest’auto ormai è un ferro vecchio” e così erano stati costretti a chiedere in prestito l’auto alla mamma di Alexis, considerando che a lei non sarebbe servita. E poi aveva iniziato a nevicare sempre più forte proprio mentre loro erano in cima e, testardi e un po’ incoscienti, non si erano preoccupati di tornare giù in tutta fretta ma avevano preferito finire la discesa in Snowboard. La nevicata si era presto trasformata in bufera…

- E così ora ci troviamo bloccati qui.

- No, Alex, non siamo bloccati. La strada che porta in paese è bloccata dalla neve, quella che porta alla tua baita è libera!

- Hai vinto tu.

Il ragazzo le si avvicinò e le diede un bacio a fior di labbra.

- Sbrigati principessa, si muore dal freddo!

Così Alexis girò la chiave e partì.

Qualche tempo dopo erano arrivati davanti ad una baita. Attorno ad essa vi era un gruppo di case di montagna, tutte disabitate in quel momento.

- Siamo soli. – Disse Alexis, con un po’ di terrore nella voce.

- Siamo soli. – Le fece eco Nicolas, che non si preoccupò a nascondere l’eccitazione per la nuova avventura.

Scesero velocemente dall’auto ed entrarono: la piccola casetta era tutta arredata in legno e sembrava talmente accogliente in confronto alla bufera che stava riprendendo a scatenarsi appena fuori dalle piccole finestre ricoperte da leggere tende di merletto e da spesse veneziane in legno.

Mentre Nick stava accendendo il riscaldamento, Alexis era corsa al telefono per dare sue notizie alla famiglia. Compose in tutta fretta il numero di casa e attese risposta…

- Pronto? Mamma!

- Alex! Per l’amor del cielo, Stai bene?

- Sì, mamma…

- Ero talmente in ansia. La neve aumentava e tu non arrivavi.

- Vedi, mamma, c’è un problema.

- Sei ferita? Ti sei rotta qualche osso?

- No, mamma, io sto benissimo.

- Allora è successa qualcosa a Nick?

- No, anche lui sta benone, mamma.

- Che problema c’è?

- Nulla di grave ma…

- Finchè state bene entrambi è ovvio che non è nulla di grave

- … ma, vedi, siamo rimasti bloccati, la strada per tornare in paese è chiusa a causa della neve.

La madre trattenne il fiato: - Cari, non potete restare in macchina, congelerete!

- Mamma, calma, lo so. Infatti abbiamo approfittato di un attimo in cui la bufera si era calmata e…

- Vorrei poterti venire a prendere, piccola, ma…

- MAMMA! Lasciami finire, ti prego, e calmati… Vedi, io e Nick adesso siamo nella baita.

- COSA?

- Ti prego, mamma, non ti arrabbiare, era un’emergenza!

- Ok, Alex, ok. Stai attenta piccola, non fatevi male, domani mattina cercheremo di venirvi a prendere.

- Domani mattina scenderemo noi, mamma, non ti preoccupare. Buonanotte. Ti voglio bene.

La ragazza riagganciò. Nicolas era davanti a lei che guardava preoccupato.

- Beh? Minacce di morte? Urla? Imprecazioni e bestemmie? Maledizioni varie contro di me?

- Era preoccupatissima… - Sorrise. – Per questo non ha opposto resistenza!

- è semplicemente stupendo! – Nick la prese in braccio e la poggiò sul letto.

La stanza da letto era una piccola stanza con il tetto in legno, la luce gialla che emanava la lampada che brillava dentro il lampadario in merletto, dava all’intera stanza un’atmosfera calda e confortevole. Tutto era talmente curato che quella sembrava una stanza uscita da uno di quei film che trasmettono alla tv a Natale, di quella in cui arriva Babbo Natale, silenziosamente, per mettere i regali nelle calze appese al caminetto.

Entrambi si guardarono negli occhi, Alexis era stirata, Nicolas era sopra di lei, entrambi sapevano quello che sarebbe successo quella notte.

- Finalmente un po’ di calduccio. – fu la ragazza a rompere quel silenzio imbarazzante. Si divincolò dalle braccia di lui e si alzò, si tolse il giaccone e scomparì in bagno.

Ne uscì qualche minuto dopo, prese il ragazzo per mano e, con un sorriso malizioso, lo condusse fino alla stanza da cui era uscita poco prima: al centro del bagno vi era una vasca colma di acqua fumante.

- Mi chiedevo se, visto il freddo che abbiamo preso oggi, non ti andasse di fare un bagno caldo… con me.

Poi, con delicatezza, iniziò a sfilargli la maglia…

Nicolas la baciava mentre le sfilava delicatamente i vestiti e poi si immersero nell’acqua… e poi andarono a letto.

- Sai, Nick, quando ero piccola, la mamma, per farmi andare a dormire, mi raccontava strane storie su questo posto.

- Cosa? – Chiese lui mentre la abbracciava da dietro e le baciava il collo.

- Mi raccontava di fantasmi che tornano durante le notti di bufera, mi diceva che bussano alle finestre come per chiamare i vivi e per ricordare loro della misera fine che sono destinati a fare.

- Non mi dire che credi ancora a queste assurdità!

- No, ma…

Toc, toc, toc…

Alexis urlò. Nicolas rise. – Ehy, piccola, tranquilla, sono stato io.

- Nick, tu… Non ti azzardare a farmi prendere più uno spavento del genere!

- Shhh, finchè sono accanto a te non aver paura di niente. – La fece girare, si guardarono negli occhi. – Sai che preferirei perdere la mia stessa vita piuttosto che perdere te? Quindi, qualsiasi cosa accada, io ti proteggerò sempre, anche se dovessi combattere solo contro un esercito di fantasmi.

Alexis sorrise e lo baciò.

- Piccola, da stasera mi appartieni veramente. Tutto ciò che voglio è proteggerti.

Si abbracciarono e si addormentarono così.

Fu più tardi, nel bel mezzo della notte, che Nick si svegliò di soprassalto…

Toc, toc, toc…

Accanto a lui, Alexis dormiva beatamente. Fuori il vento ululava forte…

Toc, toc, toc…

Cosa poteva fare? Non poteva svegliare Alexis, le avrebbe fatto prendere uno spavento. Doveva sbrigarsela lui.

Si alzò e andò a prendere la spada che giaceva come soprammobile sul caminetto.

Toc, toc, toc…

Andò verso la fonte di quel rumore, una finestra. Piano piano, senza farsi scorgere da fuori, la scostò e sbirciò.

- Ahi, Eres, mi mandi a sbattere su quella finestra!

- Che sei lagna Dilith, non si può neanche giocare con te.

- Smettetela di litigare o lo dico alla mamma.

- Melethiel è una spiona! – canzonarono in coro Eres e Dilith.

Nicolas richiuse di un botto la finestra, incredulo di ciò che aveva visto.

Sentì le vocette, fuori, esclamare scandalizzate: - Umani?

- Fifone! Sarà stato un gatto! – Era stata un voce maschile, come di un bambino, a parlare.

- Forse Galith ha ragione stavolta.

- Certo che ho ragione. Dove eravamo arrivati? Ah! Scaraventiamo Dilith sulla finestra!

Toc, toc, toc…

No, era assurdo! Stava sicuramente sognando. Non era assolutamente possibile che tre bambine e un bambino alti non più di quindici centimetri ciascuno e con un paio d’ali sulla schiena, stessero giocando proprio fuori da quella finestra.

- Dilith è una fifona, Dilith è una fifona.

Di nuovo la voce di quel bambino… Eppure non poteva esserci un bambino in mezzo alla tempesta.

Aprì la finestra, questa volta la spalancò.

Quattro figure, alte non più di quindici centimetri ciascuna e fluttuanti nell’aria, rimasero immobili a fissarlo. Le tre bambine avevano occhi di ghiaccio e i capelli di tre diverse tonalità chiare, quasi fossero fatti d’aria, le loro vesti, candide come la neve, svolazzavano leggere. Il bambino Aveva anche lui occhi grigi e capelli argentei e un buffo cappello in testa, anche lui aveva vesti bianchissime.

Ci fu silenzio assoluto.

Il primo a rompere il silenzio fu il bambino in miniatura: - Oh-oh. Siamo nei guai.

Una delle tre mini-bambine-con-ali iniziò ad urlare, la seguirono a ruota le altre due.

Quelle urla fecero svegliare Alexis.

- Nick? Nick? Che succede?

- Silenzio, silenzio! Ne farete venire altri! – Galith cercava di tranquillizzare le bambine.

Le tre iniziarono a piangere.

- Scappiamo! – Intimò il bambino.

Ma, nella foga di volare via, una di esse rimase impigliata tra la rete della staccionata.

- Melethiel! – Tornarono indietro per cercare di liberarla.

- Chi c’è fuori? – Alexis si affacciò e, alla vista di quelle ombre, iniziò a urlare: - Fantasmi! Fantasmi!

Di corsa i tre mini-bambini liberi corsero a tapparle la bocca: - Shhh… Richiamerai altri umani…

- Chi siete? – chiese Nick sulla difensiva.

Appena si accorsero che erano in territorio nemico, i bambini volarono subito fuori. Si guardarono in viso.

- Non possiamo lasciare qui Mel!- Che facciamo allora?- Magari non vogliono farci del male- Ma sono umani!- Confabulavano tra loro. Alla fine fu la bambina dai capelli così argentati che luccicavano come diamanti a chiedere timidamente: - Se ve lo diremo, promettete che non ci farete del male?

- Chi siete? – Ripetè Nick. – E cosa volete.

- Non vogliamo farvi del male, siamo fate della neve, stavamo giocando qui fuori, credevamo che non ci fossero umani dopo la tempesta di oggi…

- Fate? – Chiese Alexis.

- Sì, ma non fateci del male, vi prego.

La ragazza andò verso la finestra e tese una mano a quelle fate.

- Non vogliamo farvi male.

La fata con i capelli azzurrini fu l’unica ad avvicinarsi alla mano della ragazza.

- Dilith, torna indietro! – la rimproverò Galith.

- Puoi aiutarci a liberare nostra sorella? È rimasta incastrata lì. – Con il piccolo ditino, Dilith indicò una piccola ombra che si dimenava tra il fil di ferro.

Alexis scomparve dietro la finestra e riapparve pochi istanti dopo sull’uscio.

- Alex, attenta

- Nick, non vedi? Sono fate, hanno bisogno di aiuto. Sono più terrorizzati di noi!

La ragazza si avvicinò alla fata intrappolata e si accovacciò accanto a lei.

- Dilith, che diavolo hai fatto? Finiremo tutti nella pancia di questi umani! Le hai sentite anche tu le storie della mamma!

- Non voglio farti del male…- cercò di rassicurarla Alex. – Smettila di sbattere le ali, altrimenti non riesco a liberarti.

Le altre due fate libere, esclusa Dilith, erano sulla difensiva, pronti ad attaccare quell’umana se avesse provato a fare del male alla loro sorella.

- Ecco fatto. Sei di nuovo libera.

- Non… non riesco a volare.- Esclamò la fatina liberata. Galith le si avvicinò e la esaminò: - la tua ala è sgualcita, Mel. Temo che per stanotte non potrai volare.

- Oh, no! Non possiamo stare fuori. C’è il rischio che qualche umano… o qualche animale…

- Questi umani potranno offrirci ospitalità! Domani mattina avranno dimenticato tutto. – disse Dilith.

- Le botte che hai preso sulla finestra ti hanno fatto uscire di senno?

- No, Eris. Dil ha ragione. – Rispose Galith.

- Io… Beh, io non ho mai ospitato delle fate. Di cosa avete bisogno?

- Di un posto dove nasconderci, non molto caldo, in cui possiamo stare fino a domani mattina.

- C’è la cantina ma è buia…

- Non importa, va bene lo stesso!

Dilith e Eris volarono dentro la porta aperta mentre Galith trasportava in braccio la sorella ferita.

Una volta che Nick ebbe richiuso la porta alle spalle di Alexis, il bambino disse: - Ora andrete a dormire, domani avrete dimenticato tutto.

- Io non voglio dimenticare.

- Mi dispiace, devi. – Rispose Galith prima di scomparire dietro lo scalino che portava in cantina.

Nick prese la mano di Alexis.

- Non seguirli. Andiamo a letto.

- Ma…

- No, Alexis, per il loro bene, avranno i loro motivi.

A malincuore, la ragazza si adagiò sotto le coperte, il ragazzo si sdraiò accanto a lei e la abbracciò.

L’indomani mattina Alex si svegliò sentendo la porta sbattere.

- Nick? Nick? Hai sentito questo rumore?

- Dormi, Alex, sarà stato il vento. – rispose il ragazzo ancora addormentato.

Ma Alex si alzò e si affacciò dalla finestra per controllare…

Intorno alla baita non c’era anima viva.

Mentre la ragazza guardava fuori, tuttavia, non si accorse di quattro luccichii che si allontanavano verso la foresta…

 

 

  
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