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Autore: Zenya Shiroyume    05/05/2015    2 recensioni
Tutti abbiamo in mente l'immagine, o stereotipo, dell'Eroe, non è vero?
Di solito, si tratta di una persona coraggiosa, senza macchia e senza paura, abilissimo con la propria arma e capace di farsi in quattro, pur di salvare la propria Principessa e i propri cari.
Ma se una persona del genere non ci fosse, per sconfiggere il Male che incombe su Mistral?
Questa è la storia delle (dis)avventure del pomposo e codardo Principe Elorin e di Anthel, lo sfortunato apprendista stregone, impegnati in un'epica impresa di salvataggio assolutamente fuori dalla loro portata. Infatti si ritroveranno a sostituire l'Eroe delle Leggende, tra mostri, boss, armi da potenziare e alleati ben poco raccomandabili.
Spero di avervi incuriosito e buona lettura a tutti! ^^
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Genere: Comico, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quella lunga giornata d'estate stava finalmente volgendo al termine per il real duo, in compagnia di un gruppetto non molto amichevole.

In una foresta che nessuno dei due si sarebbe aspettato di visitare per ragioni ancora più 'particolari', chi si sarebbe mai aspettato di ritrovarsi su un campo di battaglia a combattere per la propria vita? Soprattutto dopo tutti i guai provocati dall'erede della famiglia reale? Certamente non Anthel, ritto su ginocchia tremolanti dalla consistenza di due gelatine alla frutta.

“Bene, allora! In guardia, 'Eroe'!” ripeté ancora la bella ladra, scostandosi i capelli ramati dalla fronte con un rapido movimento della testa.

“A-Aspetta! -balbettò lo stregone con le mani e la spada protese in avanti per proteggersi- N-Non preferiresti p-parlarne, prima?”

Teranis ignorò le parole del suo avversario e fece ruotare abilmente le due scimitarre, con un intervallo di due secondi l'una dall'altra. Sorrideva sadicamente, intenta a incutere il terrore nel ragazzo dai capelli strambi gettato, per sua sfortuna, in pasto ai lupi dal suo sovrano.

“Non prendi lo scudo? O sei più forte di quello che sembri, oppure sei un povero pazzo!” fece interrompendo il moto delle proprie armi.

“Me ne ero dimenticato... Ma non riuscirei comunque a sollevarlo, con la spada in mano...”

Il volto di porcellana della ragazza si contrasse in una smorfia di perplessità e stupore, per poi tornare alla sua tipica espressione saccente, accompagnata dall'ennesima risatina di scherno.

“È vero! -replicò Anthel quasi istericamente, come una ragazzina a cui è stato detto di essere un pochino ingrassata- Sono solo un apprendista stregone, non so nulla sull'arte della spada!”

Quelle parole sarebbero state sufficienti a convincere la pericolosa spadaccina e a dissuaderla dal picchiarlo selvaggiamente? Il povero apprendista sperava con tutto il cuore di sì: sperava di poter suscitare un minimo di compassione, se non pena, in quella ragazza all'apparenza di ghiaccio.

Anthel era perfettamente (e tristemente) consapevole di non aver nessuna possibilità di farla franca, perché solo un miracolo avrebbe potuto condurlo alla vittoria, ma avendo solo la sfortuna dalla sua, sapeva che le vicende non avrebbero mai potuto prendere una piega diversa dalla sola sconfitta.

Invece Elorin, dal canto suo, credeva fermamente nelle doti del caro amico d'infanzia ed era altresì convinto che stesse lavorando di strategia, con l'intento di fuorviare la propria avversaria e coglierla di sorpresa, magari con qualche abile colpo di spada o qualche incredibile incantesimo. Non toccava a lui combattere e poteva pensare quello che voleva: possiamo dire che avrebbe pensato alle più svariate assurdità in qualsiasi tipo di situazione, che fosse di pericolo o meno, per alimentare il suo ego e le sue convinzioni, anche se la sua idea poteva non essere troppo lontana dalla realtà.

Dopotutto, cosa ne sapeva lui, Sua Altezza Reale il Principe Elorin, di quello che succedeva nel laboratorio di magia? Beh, sapeva delle attività che vi si svolgevano e che spesso tendeva ad associare ad atti che rasentavano la piromania, ma, a sua insaputa, il Gran Mago avrebbe potuto benissimo insegnare al suo protetto qualche trucco di autodifesa.

In effetti, nel suo meraviglioso castello, abitava uno degli uomini più forti di tutto il mondo conosciuto: in tutti i Regni era noto il nome del Grande Mago Bepharis, colui che aveva a più riprese condotto alla vittoria la nazione di Mistral, grazie alla sua incredibile abilità di trarre il meglio dalla magia e dall'arma bianca. I suoi incantesimi erano conosciuti in lungo e in largo e in molti tentavano di replicarli, ma mai con successo e questo grazie alle sue incredibili capacità.

Ma tutto questo era tanto tempo prima e molti chili in meno, che sicuramente causavano non pochi problemi di deambulazione al povero Maestro di magia, che guardava ai vecchi ricordi con nostalgia e gaudio.

“Anthel avrà pur imparato qualcosa! È l'allievo di uno dei grandi Eroi di Mistral!” fece a voce alta Elorin, sgusciando a una distanza di sicurezza dal campo di battaglia, senza nemmeno farsi notare dalla scorta della Principessa dei Ladri, troppo intenti a gustarsi lo spettacolo offerto dalla loro Signora.

Teneva le braccia conserte, in piedi a osservare con orgoglio l'uomo che lo avrebbe ricondotto a casa e che, successivamente, avrebbe riportato la pace nelle sue terre. Qualcuno avrebbe potuto smuoverlo dalle sue convinzioni? La risposta non può che essere negativa, soprattutto perché ad alimentare la mal riposta fiducia del principe, c'era il fattore 'gioielli': Teranis, da brava ladra qual era, voleva indubbiamente gli scintillanti accessori della famiglia reale e Elorin, ovviamente, non le avrebbe permesso di allungare le mani sulle sue amate pietre preziose. Anzi, Anthel non glielo avrebbe dovuto permettere! Solo un pazzo avrebbe potuto pensare che il biondino si gettasse in prima fila sul campo di battaglia.

Teranis non fece caso alle parole del suo avversario e vi si avventò con la furia di una tigre, accompagnata da un nuovo giro di giostra delle due scimitarre.

Anthel cacciò un urlo stridulo di puro terrore, paragonabile al suono che fa una gallina strozzata, e serrò occhi e mascella, alzando istintivamente la spada in un arco scoordinato, però in sincrono con il movimento della ragazza. Avvertì una forte pressione partire dall'arma fino alle spalle, che sentì come staccarsi dal resto del busto, assieme allo stridere delle tre lame.

Provò un leggero pizzicore sulla guancia e si rese conto di quanto fosse stato fortunato (per una volta, dall'inizio di quella faticosa giornata) nel riuscire ad evitare un colpo che avrebbe potuto ucciderlo, vista la scintilla provocata dalla sua miracolosa parata.

“Allora stavate solo bluffando! Tu e il tuo sovrano siete davvero degli ottimi attori, mi avevate quasi fatto credere di essere delle mezze calzette!”

L'improvvisato spadaccino del Principe non riuscì a capire il perché di quell'affermazione, sapeva solo di aver avuto una gran bella botta di fortuna, per non chiamarla con termini ben poco fini, ma era perfettamente consapevole che se non avesse escogitato qualcosa al più presto, al prossimo attacco sarebbe affondato come un masso, per non dire morto.

“Hai visto che portento?” urlò Elorin dalla sua piccola tribuna privata situata su un grosso masso, lontana dal fetore dei grossi banditi e al sicuro da qualsiasi fendente, con un'evidentissima nota di orgoglio nella voce.

L'apprendista rivolse gli occhi al cielo, con il cuore che martellava nel petto manco fosse uno strumento a percussione. Di certo, l'intervento di Elorin non fu affatto appropriato e perciò non poté fare a meno di trattenere un'invocazione al Grande Capo.

Anthel non era mai stato il più assiduo dei fedeli, né era particolarmente interessato alle faccende ecclesiastiche del Regno, forse troppo rigide e opprimenti per certi versi, ma credeva nell'esistenza di un Creatore Supremo, al quale non si era mai rivolto fino ad allora. Non giudicò blasfemo il suo gesto, sicuramente non fu dei più rispettosi, ma desiderava ardentemente che il Signore fulminasse Elorin seduta stante.

Ciò, come è facile immaginare, non accadde e, come è altrettanto ovvio pensare, si scatenò l'ennesimo attacco della spadaccina dai capelli ramati, troppo desiderosa di mettere le mani sui gioielli della famiglia reale e tornare a casa per un bel bagno caldo.

La scimitarra destra descrisse un veloce fendente verso la cintola dello stregone, seguita da un affondo della sinistra, senza che i due colpi toccassero il giovane. La sequenza si ripeté per due o tre volte, con conseguente tattica 'leprottesca' di lui.

“Hai finito di prendertela comoda?! Mi hanno stufato, i tuoi giochetti!”

Non sono giochetti, rispose mentalmente l'ormai esausto e esaurito Anthel, Sto solo cercando di salvarmi la pelle!

E come farlo? Forse sarebbe stato il caso di ricordarsi dei suoi studi di magia, visto che qualche incantesimo sarebbe potuto essere utile, ma, in quel momento, quell'idea non sembrò minimamente sfiorare la mente del poveretto, in quanto la spada gli sembrava l'unica possibilità di salvezza.

Ma se anche fosse riuscito a ricordarsi qualche formula o fosse riuscito a metter mano alle sue pozioni, avrebbe rischiato di causare il solito disastro, di cui i suoi capelli erano la prova tangibile, sulla chioma della Principessa dei Ladri? Quello sì, sarebbe stato un bel problema e avrebbe per certo segnato la sua condanna a morte.

Ci fu un'altra veloce serie di attacchi più feroci dei precedenti, che riuscirono a raggiungere una delle sacchette attaccate alla cintura di Anthel.

La punta della scimitarra destra lacerò il cuoio del piccolo sacchetto e da esso scivolò fuori una piccola fiala lunga e sottile, contenente uno strano liquido azzurro.

Oh, Signore! Sono morto e stra morto!

Il tutto avvenne con una tale velocità che la scena parve andare a rallentatore.

Teranis seguì con gli occhi ambrati la traiettoria dell'inusuale contenitore, mentre Anthel perdeva l'equilibrio, spaventato da quello che sarebbe potuto succedere tra cinque secondi a quella parte.

Intanto, Elorin osservava confuso l'espressione di terrore che si stava rapidamente dipingendo sul pallido volto del suo amico, ma appena udì il suono di vetri infranti, si lasciò scappare un urletto acuto e molto poco virile.

Speriamo che quella pozione l'abbia azzeccata!, fu l'ultimo pensiero che attraversò la mente del Principe, prima che i due combattenti venissero inghiottiti da una densa nuvoletta blu.

Se prima il tempo pareva scorrere fin troppo velocemente, improvvisamente tutto sprofondò in una calma disarmante.

“Principessa?!”

I cinque scagnozzi non ci pensarono due secondi, subito accorsero verso il punto in cui i due erano stati inghiottiti, ma Elorin intervenne senza riflettere.

“Non avvicinatevi! Dov'è il vostro onore, se interferite in un duello?”

Il poveretto venne fulminato dai minacciosi occhi di quegli enormi omoni muscolosi e pelosi e si sentì sbiancare.

Meglio stare zitto, la prossima volta!

“Ha ragione! State fermi lì dove siete!” fece la voce roca di Teranis, dal centro della strana sfera di gas in cui si trovava. La ragazza tossì un paio di volte, poi si sentirono le due scimitarre sbattere contro il terreno impervio della foresta e i suoi tacchetti muoversi di qualche passo.

Il fumo si diradò appena e attraverso le varie nuvolette fu possibile distinguere sempre più le sagome dei due combattenti. Una delle due silhouette (quella di Anthel) era buttata a terra, tremate e scoordinata, mentre la sagoma della Principessa dei Ladri avanzava minacciosa verso l'apprendista.

Questa lo afferrò per il collo, o forse per il colletto della maglia (questo non era dato saperlo, tanto era denso il fumo) e lo avvicinò al viso, per scorgere l'espressione del malcapitato stregone.

“Che cosa diamine hai combinato?! Che trucchetto è mai questo?!” chiese la ladra, scuotendo l'inerme sacco di patate che prendeva il nome di Anthel, che non riuscì a rispondere perché o soffocato o troppo terrorizzato.

Non ci volle molto prima che la domanda della Principessa dei Ladri ricevesse la risposta che tanto agognava, fu proprio quando il fumo finalmente si disperse che capì che qualcosa non andava. Si ritrovò faccia a faccia col suo avversario, a pochissimi centimetri l'uno dall'altra.

Si fissarono per pochi, lunghissimi secondi, poi lo allontanò, per analizzare meglio l'effetto di quella strana esplosione bluastra.

A quella vista, la mascella di Teranis si abbassò parecchio, tanto fu possibile vedere, sul fondo della gola, la piccola escrescenza dell'ugola e intanto, per motivi che avrebbe appurato in seguito, sentiva crescere dentro di sé un preoccupante (per coloro che le stavano intorno) istinto omicida.

“P-Perché hai i capelli blu?”

Quella domanda arrivò imprevista come un fulmine a ciel sereno e, per tutta risposta, Anthel replicò deglutendo pesantemente, titubante nel rispondere o meno.

Sono morto e stra morto!

“P-Principessa?”

“Che volete?!” ringhiò furibonda in direzione della sua scorta, da cui era partita timida quella domanda. Lo stregone capì dal tono di voce di quegli omoni, spaventosi come leoni fino a pochi momenti prima e ridotti ora a teneri agnellini, di aver combinato uno dei guai peggiori della sua breve vita.

Preferirei essere al Castello a pulire escrementi di troll...

“I... I s-suoi capelli...” si azzardò il più grosso armato di randello.

Elorin distolse lo sguardo, manco fosse lui il colpevole del disastro, e cercò di allontanarsi quatto quatto, con la speranza di raggiungere incolume la sua amata e lussuosa dimora, lasciano Anthel e la sua corona in balia della ragazza.

Lo stregone venne nuovamente gettato a terra (per non cambiare, giustamente) in favore di una delle due scimitarre, che funzionò da specchio improvvisato per la sua proprietaria. Quella parve essere una buona occasione per darsela a gambe e seguire l'esempio del Principe, ma il suo tentativo venne stroncato sul nascere da un urlo isterico e spaventoso.

Teranis afferrò nuovamente Anthel, a gattoni nel cercare di compiere la sua fuga, per la cintura e si chinò all'altezza del suo viso, puntando la lucida lama della spada alla gola del poveretto. Prima che potesse dire qualcosa, gettò un'occhiataccia assassina ai suoi sottoposti, che recepirono il messaggio senza che lei dicesse nulla.

Si mossero allora quasi all'unisono e circondarono il secondo erede di Mistral con fare minaccioso, felici di dover avere a che fare con una mezza calzetta che con la loro collerica Principessa.

“Cosa volete farmi?!” gracchiò il biondino, allontanato di pochi passi e nascosto dietro ad una giovane betulla dal fusto troppo sottile per fungere da nascondiglio.

Si udì un ringhio sommesso della ladra e un gemito strozzato dell'apprendista, scosso per far uscire le risposte che la ragazza voleva.

“Che diamine hai combinato?”

“M-Mi d-d-d-dispiace, rimedierò...”

“Come pensi di fare? È per questo che prima avevi i capelli arancioni?!”

Anthel trattenne un singhiozzo e una lacrima, cercando di farsi piccolo piccolo, ma come avrebbe potuto dirle che non sapeva come risolvere la situazione? Se così fosse stato, Sefia avrebbe avuto ancora i capelli biondo cenere... Se così fosse stato, lui avrebbe avuto probabilmente ancora la sua tinta naturale, che, dopo gli innumerevoli errori commessi, aveva dimenticato quale potesse essere.

Lo stregone venne minacciato nuovamente e uno dei grossi banditi armati di ascia si avvicinò timoroso, per mostrare alla ragazza un Principe legato come un salame e pronto a essere portato via chissà dove.

“Allora?! Non ci importa chi siete, passerete comunque un brutto quarto d'ora!”

Teranis si alzò e fece cenno ai suoi uomini di precederla con la loro ricca preda e, dopo aver comunicato che si sarebbe personalmente occupata del giovane che giaceva ai suoi piedi, recuperò le proprie armi, lasciando Anthel indietro.

“C-Che cosa hai intenzione di farmi?”

“Sai come risolvere questo orrore?” chiese mordendosi il labbro, come se cercasse di mantenere un certo contegno alle sue parole.

“V-V-Vuoi una risposta... Sincera?”

L'occhiata che ricevette non sembrò lasciargli altra scelta se non quella di vuotare il sacco e così fece, sperando di non incontrare tanto presto il Creatore a cui si era rivolto poco prima.

Scosse la testa con ampi movimenti del collo, negativamente, poi cercò di alzarsi per chiedere la sua clemenza e del tempo per trovare una soluzione. La ladra non attese altre scuse e con la velocità di un fulmine colpì il povero stregone dritto sul naso con un pugno talmente forte da fargli perdere i sensi.

“Sei fortunato, non ho intenzione di ucciderti! La mia vendetta sarà lenta e dolorosa, puoi starne certo!”

 

*****

 

L'aria era pesante e ricca dell'umidità tipica delle estati di Mistral, dovuta perlopiù dalla presenza dei numerosi specchi d'acqua incontaminati della nazione.

Anthel era steso a terra, in uno stato di incoscienza tra il sogno e la dormiveglia. Avvertiva chiaramente i suoni che lo circondavano, ricollegandoli però a qualcosa di onirico e lontano dalle sue numerose disavventure: si udiva forte e avvolgente il canto delle cicale, che avevano iniziato il loro concerto solo qualche ora prima, quando il cielo aveva iniziato a tingersi di rosa, grigio e arancione; sentiva lo scoppiettare di fiamme e torce dalla provenienza sconosciuta, accompagnate da qualcosa simile al rumore di strumenti a percussione. Era un rumore sgradevole, rozzo, qualcosa che sicuramente non avrebbe udito né al Castello né nel borgo durante le festività più vivaci.

Qualcosa interruppe poi quello che avrebbe chiamato un sonnellino, facendolo dondolare appena verso la sua schiena. Il movimento, sebbene lieve, causò al ragazzo una violenta fitta di dolore che partì dal naso fino a coprire tutta l'area della faccia. Aprì gli occhi di scatto, catapultato nuovamente in quell'incubo chiamato 'Essere un Eroe'.

“Finalmente ti sei svegliato...” piagnucolò Elorin, rintanato in un angolo con le ginocchia strette al petto, come un paziente di un manicomio. Aveva il viso stralunato, pallido e terrorizzato, mentre sotto agli occhioni azzurri la facevano da padrone due grosse borse gonfie e arrossate.

Lo avranno preso a pugni o avrà pianto?, si chiese Anthel prima di dire qualcosa o prima che il naso lo attaccasse con una seconda fitta di dolore.

“A-Altezza? Che le è successo?” chiese distratto dal pulsare della sua faccia gonfia.

Elorin assunse un'espressione indispettita, come se si sentisse preso in giro da quella domanda tutt'altro che lecita.

“Secondo te, imbecille da strapazzo? Mi hanno derubato da cima a fondo! Mi sento nudo come un verme!”

Lo stregone squadrò dalla testa ai piedi il ragazzo che aveva di fronte, avvolto come da un bozzolo in una squallida sacca di tela che, probabilmente, in precedenza aveva custodito delle patate.

Non era rimasto nulla dei raffinati vestiti del Principe, solo i calzini di cotone bianchi e le sue mutande, che per sua fortuna, non erano d'oro e perciò oggetto di desiderio da parte dei ladri. Riguardo ai gioielli, manco a parlarne, erano svaniti con la stessa velocità con cui Anthel era finito al tappeto.

“Muoviti e dammi la tua maglia! Sono quasi nudo!”

“Cosa?”

“Hai capito bene! Dammi la tua maglia!”

Il secondogenito del Re gattonò verso l'amico e tese la mano, impaziente, con il labbro inferiore all'infuori che lo faceva assomigliare ad un cucciolo bastonato. Anthel sospirò, con la consapevolezza di non potersi opporre al proprio sovrano, soprattutto in una situazione del genere in cui lui aveva assolutamente bisogno di qualcosa.

Appena provò ad alzare le braccia per spogliarsi, queste si irrigidirono come pezzi di legno a causa dello sforzo innaturale a cui erano state sottoposte. Trattenne un gemito di dolore e consegnò il capo di vestiario al biondino, che decise finalmente di dare sfogo alla sua rabbia.

“Che diamine era quella pozione?! Vai in giro con tinte per capelli?!”

“L-Le mie pozioni non sono tinte... -tentò di giustificarsi- Quella sarebbe dovuta servire a incrementare la potenza degli incantesimi...”

“Guarda! Mi sa che hai sbagliato qualcosa!”

Grazie, Capitan Ovvio!, volle rispondere l'apprendista, Ci arrivavo da solo!

Rimase in silenzio, sforzandosi di tenere i suoi pensieri all'interno della sua testa e di non farli uscire dalla sua bocca.

“C-Comunque, dove siamo?”

“Siamo nel covo di quei maledetti! Credevo fosse ovvio, dopo la tua patetica sconfitta, Signor Capello Blu! Credo sia un nuovo record, il tuo: due disastri in un solo giorno!”

“Dovreste ringraziare che, almeno, la pozione che ho usato su di voi abbia funzionato...”

“Cosa?”

Anthel scosse la testa mettendosi in piedi, barcollante, e ispezionò il buco in cui si trovavano, ricavato da una piccola grotta la cui entrata era stata chiusa da delle sbarre metalliche.

“Vedi di trovare un modo per fuggire!” ordinò il principino, infilandosi la maglia.

Ti pare facile...

La testa blu dell'apprendista sbucò fuori dalla grata e si accorse che il sole era calato già da un pezzo. Sospirò profondamente all'idea di essere rimasto privo di sensi per tutto quel tempo: un po' gli dispiaceva anche, di aver abbandonato Elorin in balia di quelle persone. Erano amici dopotutto, si conoscevano da anni ed era sempre stato un ottimo compagno di giochi, nonostante riuscisse a cacciarlo nei guai anche da piccolo... Ma almeno, a quei tempi, c'era Sefia, pronta ad aiutarli da brava Principessa e sorella maggiore.

Quanti anni saranno passati da allora? Forse nove, non mi ricordo...

La piccola grotta si trovava su un largo spiazzo circolare alla base di una piccola collina nella foresta. L'area era deserta, illuminata dalle tante torce il cui scoppiettare aveva accompagnato il sonno dello stregone, ma era forte il suono di quelli che Elorin aveva indicato come tamburi e bongos alla fine del piccolo sentiero che si snodava nella boscaglia di fronte alla loro piccola prigione.

“E come dovrei fare?” chiese Anthel, sovrappensiero.

“Non lo so, qui l'Eroe sei tu...”

“Credevo avesse abbandonato quell'idea... Soprattutto dopo la mia sconfitta!”

Elorin fece spallucce a quella replica dal sapore sarcastico, sistemandosi alla bene e meglio il sacco di patate a mo' di pantaloni, per poi raggiungere l'apprendista vicino alle sbarre. Sospirò e indicò un punto accanto alla bocca del sentiero: “Lì dovrebbero esserci la tua spada e le pozioni... Ma non vedo come potremmo raggiungerli, visto che per farlo, dovremmo uscire di qui...”

I due si fissarono intensamente, poi entrambi si sedettero a terra, quasi insieme, con le gambe e le braccia conserte, per mettere all'opera i loro cervelli e trovare una via di fuga.

Pensarono e pensarono. Attesero e attesero. Solo Dio sa quanto attesero che qualcosa succedesse o che un'idea balzasse ad uno dei due, mentre la musica (tribale, così potrebbe essere definita) continuava imperterrita con i suoi ritmi assordanti e incalzanti.

“Non conosci qualche incantesimo che possa distruggere le sbarre?” chiese ad un certo punto il biondino.

“In effetti sì! -replicò con una punta di speranza, che subito gli morì sulle labbra- Ma non ho il catalizzatore per scagliarlo...”

Ci fu un altro sospiro di pura frustrazione, esalato dai due ragazzi seduti l'uno di fronte all'altro nella stessa posizione come fossero uno specchio.

La loro avventura da 'Eroi' si sarebbe conclusa in quel modo, chiusi in una gabbia fino alla fine dei loro giorni? Quella prospettiva non aveva nulla di allettante, forse sarebbe stata più sopportabile se nelle loro mani non ci fosse stata in ballo la vita di Sefia, o non fosse stato il loro primo giorno, ma che avrebbero potuto fare?

“Principe, ha ancora l'amuleto del Maestro? Potrebbe tirarci fuori lui!”

“Mi vedi dei pantaloni addosso?” replicò sarcasticamente.

“Scusi. Domanda idiota...”

Il silenzio ripiombò nella cella, ormai appestata da idee che rasentavano l'assurdo e che non avrebbero mai sortito l'effetto desiderato, ma qualcosa distrasse i due ragazzi dalla loro seduta di brainstorming.

“Ho fame...” borbottò Elorin, passandosi le mani sul ventre, stanco e frustrato. In effetti, come dargli torto? Gli eventi avevano preso una piega ben diversa da quello che il Principe si era immaginato: prima di tutto, non si sarebbe spostato dal suo trono se fosse stato per lui, inoltre il Maestro lo aveva spedito al villaggio molto prima dell'ora di pranzo ed era rimasto a bocca asciutta sin da quando si era svegliato, quella mattina stessa.

“Anch'io...”

“Lo immaginavo...” I due ragazzi alzarono la testa e videro, oltre le sbarre, Teranis con in mano una rozza ciotola di legno e due pagnotte dall'aria rafferma che gettò con strafottenza in braccio ad Anthel.

Gli occhi ambrati della ragazza erano colmi d'odio per il povero apprendista, analizzato da quelle pupille quasi feline, che guizzavano veloci dalla sommità della testa azzurra al naso che aveva assunto una tonalità non troppo diversa da quella della chioma. Un sorriso di soddisfazione contrasse le labbra della ragazza, che sicuramente stava compiacendosi del bel livido che aveva provocato. Quello sarebbe stato il primo segno di una lunga serie di piccole vendette ai danni di quel parrucchiere da quattro soldi e questo, ovviamente, la faceva sentire in fibrillazione.

Anthel trasalì e puntò lo sguardo verso il cibo che aveva davanti.

“Non hai niente da dire a tua discolpa?”

“C-Cosa?” Alzò velocemente il capo e incrociò lo sguardo della ladra, poi notò qualcosa che non si sarebbe aspettato di vedere. I capelli della giovane furfante avevano ripreso nuovamente la loro tonalità originaria, accentuata ancora di più dai tenui bagliori delle torce.

Elorin arrossì visibilmente e gracchiò qualcosa riguardo alla chioma della donna, che rispose con uno svogliato movimento delle spalle. Per cosa stesse arrossendo, era difficile da dire: forse fu l'imbarazzo di trovarsi coperto di stracci a causare quel repentino rossore, oppure fu proprio il bell'aspetto della ragazza ad averlo colto in fallo. Comunque ciò non era dato da sapere.

“Qualcuno sa fare il suo dovere, rispetto ad altri...”

Frecciatina? Assolutamente sì, l'apprendista la recepì forte e chiaro e ne accusò il duro colpo. Era ovvio che ci fossero altri stregoni a Mistral, ne aveva visti molti in visita al proprio Maestro e tutti loro avevano apprendisti molto più bravi di lui. Che la cosa fosse patetica era lampante, ma lui ci metteva tutta la buona volontà che aveva per imparare, spesso con risultati poco piacevoli.

Mentre Elorin riprendeva controllo della sua bocca e esordiva con una seconda domanda, formulata con più dignità (se di dignità si può parlare, quando si ha per pantaloni un sacco di patate), Anthel sperava vivamente di non aver incontrato precedentemente lo stregone che aveva lanciato il contro incantesimo su Teranis, poiché questo sarebbe stato ancora più umiliante (non per il Maestro, sia chiaro, ma per lui stesso in quanto avrebbe ricevuto una gran bella lavata di capo) della nuova prova della sua incapacità.

“Che cosa volete ancora da noi?”

“Lascia che ti riformuli la domanda, 'Sua Altezza'! Che cosa volevate nel mio territorio?” fece mettendo particolare enfasi sull'aggettivo possessivo.

“Stavamo cercando di sconfiggere un mostro! E di recuperare un'armatura che voi ladri avete rubato!”

La ragazza rise sguaiatamente, come se il Principe avesse appena raccontato una delle migliori battute di questo mondo e quell'altro. Rideva forte! Cielo, se rideva! Iniziò addirittura a farle male la pancia a forza di ridere e nemmeno le gambe riuscivano a sopportare più i movimenti convulsi che l'avevano presa.

“Vedo che ti divertiamo...”

“Non posso negarlo! Insomma, guardatevi! Quello che vi siete prefissati va al di là delle vostre capacità!”

“RIPETILO, SE NE HAI IL CORAGGIO!”

“Se ne ho il coraggio? -chiese avvicinandosi al volto di Elorin, con una lacrimuccia all'angolo dell'occhio destro- Ne ho sicuramente più di qualcun altro, in questa cella...”

Anthel si sentì nuovamente chiamato in causa, nonostante stesse cercando ancora di smaltire la prima frecciatina, anche se questa poteva non essere direttamente riferita a lui: Elorin non era mica tutto questo 'Cuor di Leone'!

“SMETTILA DI SFIDARMI! È con il Principe di questa nazione che stai parlando!”

Teranis gli sollevò un poco il mento, quasi soffiando sulle labbra di lui: “Un Principe senza corona non è molto convincente! E nemmeno senza pantaloni!”

A quelle parole, si scatenò l'ira dell'erede di Mistral, che riprese a urlare e inveire contro la ragazza, reclamando la libertà e tutto ciò che di diritto gli apparteneva.

“Prima di tutto , lascia che mi presenti di nuovo! Io sono Teranis, la Principessa dei Ladri, e pensi davvero che ti restituisca tutte le tue belle pietre così? Senza nulla in cambio? Non sarebbe un atteggiamento degno del mio nome...”

“C-C'è qualcosa c-che possiamo fare...?”

Quella domanda scatenò nella ladra un leggero brivido lungo la schiena e un sorriso sornione le apparve sul volto: “Avete detto di essere alla ricerca di un mostro... Se si tratta di quello che penso io... Beh, si può intessere un accordo!”

Perché suona così sadica? Come se volesse mandarmi a compiere una missione suicida?

“Di che accordo si tratta?” chiese Elorin.

“C'è un orco che ogni tanto si diverte a creare scompiglio attorno ai nostri depositi, in cui custodiamo tutta la refurtiva e parte delle nostre scorte... L'accordo è questo: se lo sconfiggerete, vi restituirò tutte le vostre cose... E la vostra libertà!”

“E perché non ve ne siete mai occupati voi?!”

“Beh, 'Sua Altezza', si dia il caso che abbiamo ben altre faccende cui badare, come rubare ai ricchi per il nostro benessere personale! Non abbiamo tempo per quel mostro...”

Si interruppe un attimo, per valutare l'espressione del Principe che poteva essere riassunta in una parola sola, ossia perplessità. Intanto, Anthel sembrava prepararsi psicologicamente alle mazzate a cui si sarebbe sottoposto in seguito se il suo sovrano avesse deciso di sottostare ai termini dettati dalla ladra.

“Poi, credo sia compito dei regnanti di Mistral occuparsi delle atrocità che si abbattono sul loro amato popolo! Se non mi sbaglio, credo che quell'affare abbia scatenato un putiferio anche nei pressi del Castello!”

“Principe, le sue argomentazioni sono inattaccabili... -borbottò lo stregone, sottovoce- Cosa vuole fare?”

“Aspetta un secondo! Dobbiamo discuterne un attimo fra noi!”

Elorin afferrò l'apprendista per un braccio e lo trascinò verso il fondo della loro sporca prigione.

“Cosa pensi dovremmo fare?”

“P-Perché lo chiede a me?”

“Perché sei l'Eroe... Mi sto stufando di ripeterlo!”

“Ma Sua Altezza non ha fatto altro che darmi ordini dall'inizio della giornata! A questo punto decida lei!” replicò Anthel istericamente, consapevole del fatto che qualsiasi cosa sarebbe successa, non sarebbe andata bene. Certamente non per lui.

“Possiamo accettare e poi svignarcela, che ne dici? Insomma, dovrà liberarci se vuole che obbediamo alle sue condizioni! Dubito voglia seguirci fino alla tana di di quel mostro, quindi noi prenderemo il sentiero che conduce al villaggio e BAM! Di nuovo tutto come prima!”

“M-Ma avevamo dei doveri verso il popolo! Avevamo promesso loro che avremmo sconfitto l'orco e riportato a casa qualsiasi cosa abbia sgraffignato... Comprese delle ragazza che aveva rapito...”

Il biondino scosse la testa, con un sorrisetto beffardo: “Ti ricordo che io non ho niente a che fare con questa storia! Ti avevo fatto promettere che mi avresti PRIMA riaccompagnato a cosa, POI tu ti saresti occupato del resto. Io ti avrei solo aiutato a recuperare il tuo equipaggiamento, in quanto sono io a dover pagare il mercante.”

Beh, bel modo di lavartene le mani!, pensò Anthel, Te la dai a gambe appena ne vedi l'occasione.

“Mi sembra un piano abbastanza suicida, ma potremmo tentare...”

“Sei il solito uccello del malaugurio...”

Elorin fece spallucce e tornò da Teranis, per comunicarle l'esito della loro piccola riunione.

 

*****

 

Teranis era sdraiata sul ramo di un albero, con le gambe accavallate a godersi il tenue calore del mattino, prima che il sole si alzasse completamente e rendesse la temperatura insopportabile. Teneva gli occhi chiusi per proteggerli dai raggi che filtravano attraverso le fronde e, intanto, faceva dondolare pigramente il piede destro nel vuoto sotto di lei.

Ripensava già da parecchi minuti ai due ragazzi che aveva da poco lasciato andare, certa di due cose: la prima, era che sicuramente non sarebbero tornati, mentre la seconda, era che si sarebbero fatti male.

Quell'idea era nata dal momento in cui Elorin aveva aperto bocca per accettare le condizioni che lei aveva imposto: allora le parve letteralmente un pallone gonfiato, pieno di sé, tutto fumo e niente arrosto. Teranis aveva capito da subito le sue intenzioni e ad alimentare le sue certezze c'era il volto perplesso e interdetto dell'apprendista.

Spero proprio che qualcuno gli tagli le mani!, pensò appena gli sovvenne la faccia tumefatta di Anthel, Quell'incapace non sarà mai un Eroe...

Il Principe stava bluffando (quella volta sul serio) ed era lampante. La ladra pensò che la cosa gli riuscisse meglio quando non architettava chissà quali stratagemmi, ma decise di lasciar correre. Per quanto l'irritasse l'atteggiamento del giovane reale, non riusciva a non dargli corda, tanto la situazione era divertente.

“Ho delle condizioni anche io!” aveva detto, gonfiando il petto cercando di sembrare più grosso. Peccato per lui fosse una creaturina quasi pelle e ossa, quasi certamente per costituzione e non per altro.

“Sarebbero?”

“Primo: abbiamo bisogno ovviamente della spada e delle attrezzature dell'Eroe, quindi restituiscile! Secondo: siamo venuti qui per l'armatura che avete rubato e quella servirà ad Anthel! Terzo...”

“Non starai chiedendo un po' troppo, per essere un prigioniero?” E in effetti le sembrò proprio di sì, nelle sue condizioni avrebbe avuto diritto ad una pagnotta e un bicchiere d'acqua, altroché! Di nuovo, l'erede di Mistral aveva iniziato ad inveire (comportamento molto poco principesco, anche a detta di una ragazza cresciuta in mezzo ai banditi) per far valere i suoi diritti di Principe.

”Ebbene?”

“Devi restituirmi tutti i miei gioielli e capi di vestiario! Non pretenderai mica che il figlio del Re combatta nudo!”

“Non credo 'Sua Altezza' alzerà un dito... Poi tutti quei bei anelli potrebbero farti entrare nelle mire di qualche altro ladro, magari più pericoloso del mio clan... Oppure pensi che il 'Signor Eroe' qui presente possa proteggerti?”

Li aveva presi in giro per parecchio, prima di decidersi a lasciarli andare allo sbaraglio, o a casa, se si preferisce leggere tra le righe. Che poi, leggere tra le righe risulta essere un'affermazione pesante, quando il piano di Elorin era chiaro come il sole. Un nuovo spasmo le attraversò lo stomaco, poiché il ricordo di quelle due facce aveva scatenato in lei una nuova serie di risate convulse. In quel moto di ilarità sentì qualcosa tintinnare nelle sue tasche e temette di farle precipitare giù dal suo albero. Appena si mise a sedere, afferrò una manciata di anelli e collane (quelle che aveva trattenuto come garanzia del ritorno dei due ragazzi) e iniziò a farle roteare tra le dita.

“Quei due pensano di avermi fregata, lasciandomi queste cianfrusaglie... Ma quell'idiota del Principe non si è accorto che gli ho rifilato una replica della sua corona! Mi piacerebbe proprio vedere la sua faccia, quando se ne accorgerà!”

Dopo l'ennesima risata, si stiracchiò e afferrò il suo amato soprabito di cuoio che aveva usato come cuscino. Prima di scendere dal suo giaciglio, le venne in mente la faccia soddisfatta dell'inconsapevole biondino mentre Anthel indossava la sua agognata armatura.

Era un bel pezzo, senza dubbio, e Teranis non era stata affatto contenta di averlo ceduto. Soprattutto a qualcuno tanto incapace.

Aveva adocchiato quell'armatura durante una delle sue scappatelle intorno al borgo e le era piaciuta moltissimo. Aveva una cotta di maglia, visibile solo sulle braccia e sulle spalle protette da elementi in ferro battuto, ed era coperta da un leggero strato di stoffa blu cobalto, decorata da una striscia di ricami dorati sul petto. Le piacevano moltissimo, soprattutto, la sciarpa bordeaux avvolta sul collo e la cintura, il suo pezzo preferito, da cui pendevano due capienti borselli di cuoio e due cinghie del medesimo materiale, utilizzate per allargare la stretta sulla vita.

Inoltre, oltre al fattore estetico, si presentava come un equipaggiamento molto leggero e allo stesso tempo resistente, cosa che forse sarebbe stata utile al suo nuovo proprietario. Aveva pensato più volte di cambiare il suo soprabito con quella bella cotta di maglia, ma continuava a ripetere che non ci sarebbe stata comoda.

“Beh, per quanto quello stregone da strapazzo sia incapace, devo dire che quell'armatura non gli stava affatto male... Anzi! Forse perché si abbinava ai suoi stupidi capelli!”

Attraversò tranquillamente il sentiero che la separava dal campo, facendo procedere i suoi pensieri da tutt'altra parte, ovvero verso la sua colazione.

Uova? Oppure qualcosa di dolce? Mi andrebbe della marmellata...

Il pensiero di Anthel e Elorin era sfumato in un batter d'occhio, sostituito da quello di un lauto pasto, che avrebbe poi smaltito con qualche imboscata ai danni di qualche altro riccone.

“Principessa! Buongiorno!”

La ragazza venne chiamata da un tremolante vecchietto pelle e ossa, dalla carnagione piuttosto scura e sbiadita in alcuni punti della testa, completamente calva, in opposizione al lungo pizzetto grigio che gli pendeva dal mento.

“Buongiorno a lei, Saggio! Come sta?”

“Bene, mia cara! Sempre gentilissima. Hai già mandato via quei due ragazzi?”

“Sì, sono partiti un paio di ore fa. Probabilmente se la saranno svignata verso il Castello di Mistral!”

Che altro avrebbero potuto fare? Combattere?

“Oh, che peccato... Li avrei voluti conoscere...” fece l'uomo abbattuto, mentre le parole uscivano in divertenti fischi attraverso la bocca semi sdentata.

“Peccato?! Secondo me è stato meglio che non li abbia incontrati! Specie il 'mago'... -disse con malcelato sarcasmo- Non rende affatto giustizia alla classe cui appartiene e non merita di essere al cospetto di uno stregone potente come lei!”

L'anziano signore rise dolcemente, massaggiandosi la schiena ingobbita nel tempo: “Come ho detto prima, sei sempre molto gentile! Ma non dovresti trattare così dei tuoi coetanei...”

“Eh?”

“Non credo meriti tutto questo astio da parte tua, mia cara Tera! Chissà che il destino non abbia in serbo qualcosa per te e quei due...”

Ci fu un altro risolino trattenuto a stento, poi qualche colpo di tosse.

Perché il vecchio Saggio dovrebbe essere interessato a quei due incapaci?, pensò storcendo il naso. In fondo, perché avrebbe voluto avere a che fare con Anthel? Magari si era accorto di qualcosa che lei non aveva notato sul momento, perché era giustamente focalizzata sul 'duello' e sul piccolo incantesimo lanciato per sbaglio dall'apprendista, ma che poteva saperne?

“Perché ne è tanto interessato?”

Il vecchio signore non rispose e si voltò lentamente verso una rozza cassa di legno di abete accanto all'entrata della sua tenda, contenente oggetti dall'aspetto assai curioso. Infilò la mano ossuta nel contenitore e iniziò a rimestare quelli che, a occhio e croce, dovevano essere gli ingredienti utilizzati per creare pozioni e incantesimi. Questo Tera non seppe dirlo, non era certo una studiosa di arti magiche.

E nemmeno Anthel, se per questo!, fece la sua coscienza dopo una rapida analisi dei movimenti dell'anziano che aveva di fronte.

“Vecchio Saggio?” chiamò la ragazza.

“Sì?”

“Non mi ha risposto...”

“Oh, scusa... Non è importante...”

“Ne è sicuro?” chiese allora la ladra, avendo captato una nota di delusione (mista a qualcosa che non riusciva ad identificare) nel tono del vecchio stregone.

“Mmmm... Avrei voluto scambiare due parole con quel ragazzo... Sai... L'apprendista...”

“Ah! Non credevo ne avesse bisogno...”

“Oh, ma non fa niente! Non preoccuparti! Davvero!”

“Ne è sicuro?”

“Certo, certo! Va' pure a goderti questa bella giornata!”

Teranis mugolò un saluto e fece per andarsene, nonostante fosse chiaro che qualcosa bollisse in pentola. Era un comportamento abbastanza normale per il vecchietto e aveva imparato a riconoscere abbastanza bene quel suo tono di voce da 'Avrei bisogno di un favore, ma non voglio fartelo intendere'. Perché si comportasse in quel modo, non ne aveva idea: era sempre stato così, sin da quando era piccola e certamente le cose non sarebbero cambiate da un giorno all'altro.

Conosceva bene la routine con cui lui riusciva a farle perdere la pazienza, fischiettando un fastidioso motivetto dalle origini sconosciute ogni qualvolta lei girava i tacchi per fare altro. Purtroppo per lei resisteva poco, perché la sua testa calda non era in grado di sopportare quel giochino che in molti definiscono 'Psicologia inversa'.

Eppure cercò di far fronte a tutta la sua forza di volontà per non cedere alle sue richieste, perché in fondo sapeva dove voleva andare a parare.

NO! Non ho intenzione di dartela vinta!

L'irritante motivetto era ripartito, forse per la quarta volta, e il Vecchio Saggio sorrideva sornione, continuando a rimestare i suoi ingredienti senza sapere cosa stesse cercando. Le lanciò un'occhiata d'intesa, come a decretare la sua superiorità nei confronti della giovane, che a stento riuscì a trattenere un urlo isterico.

“VA BENE! VADO A RECUPERARLI!”

Teranis si arrese e sospirò profondamente, per poi correre via come un fulmine in direzione della sua capanna, in cui aveva abbandonato le sue scintillanti armi.

Cosa avrebbe dato per non essere coinvolta in quella situazione? La corona di Elorin sarebbe stato un buon compromesso, dopotutto tanti altri principi di altre nazioni sarebbero potuti passare per i suoi territori ed essere derubati: era una possibilità da tenere in conto, in fondo.

“Grazie, mia cara Tera!” disse il vecchio aprendo la bocca in un uno sdentato sorriso a quindici denti, mentre lei era già sparita tra le varie tende che costituivano l'accampamento dei ladri.

Il Saggio smise quindi di rimestare i suoi ninnoli ed estrasse dal borsello appeso alla cintura un oggetto ancora più curioso. Una sfera di giada emetteva una tenue luce del medesimo colore tra le dita olivastre di lui, interrotta dai ricchi rilievi in oro sull'equatore dello stesso amuleto. I ricchi serpeggiamenti si allargavano poi in deliziose diramazioni dall'aria floreale che rendevano l'oggetto ancora più prezioso.

“Chi avrebbe mai detto che avrei avuto il piacere di incontrare l'allievo di Bepharis... Eh, eh, eh...” 

Angolo Autrice ^^
Ciaooooooo!!!! Come va, cari lettori?? Spero ve la passiate bene e spero di avervi divertito con questo nuovo capitolo (adoro da morire scrivere questa storia :D )
Che dire? Come al solito spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate voglia di farmi sapere qualcosina (qualsiasi cosa, ahahahahahaha), inoltre voglio ringraziare la mia cara amica Queen of Dragons, compagna di lezione e scleri, per avermi fatto da beta ^^
Alla prossima e un bacione,
Dark Sun

   
 
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