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Autore: Persefone3    06/05/2015    3 recensioni
Maine. Storybrooke sembra una pacata e tranquilla cittadina di provincia, quando non è al centro di qualche crisi fiabesca. Stavolta, però, qualcosa la scuote fin dentro le sue fondamenta e tutto quello che crediamo di sapere sulle favole viene messo in discussione. Si tratta di un qualcosa che porta Hook a volersi allontanare e a lasciarsi tutto alle spalle. Ma lui non è più lo stesso pirata di un tempo e la mancanza di quello che aveva in città lo porta a tornare indietro. Il punto è che la città che il capitano trova al suo ritorno non è la stessa che aveva lasciato lasciato otto settimane prima.
Genere: Angst, Avventura, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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II. A Ghostly Place: Welcome to New Storybrooke
 
Cosa mai era successo a Storybrooke di così tanto grave da giustificare quel messaggio? Da quando Hook ci aveva messo piede con Cora, gli era sembrata una cittadina piuttosto tranquilla negli intervalli tra una crisi ed un’altra. Finché c’era stata Emma, gli era sembrato persino il luogo perfetto per fermarsi. Ma poi qualcosa era cambiato irrimediabilmente. Stava rileggendo il bigliettino di Snow: c’era qualcosa di strano nelle sue parole. In un certo senso lo aveva stupito, perché la loro ultima conversazione non era stata poi così pacifica.
Hook era al molo e stava mollando gli ormeggi, non avrebbe passato un solo momento in più in quella maledetta città. Troppi ricordi, troppi posti vissuti insieme. Era così preso dai suoi pensieri che non si era minimamente accorto di essere osservato.

- E così te ne vai di nascosto come un ladro.

Hook si era voltato con sguardo truce verso la fonte della voce. Una donna lo stava osservando dal molo. Snow lo aveva seguito ed ora lo stava fissando.

- Prego?
- Pensavo fossi cambiato.
- Ascolta, io ci ho provato a fare l’eroe, ma non ha funzionato. Hai visto cosa è successo.
- E quindi, Emma non c’è più e tornerai a fare il pirata?
- Tornare? Io sono sempre stato un pirata. Ho una vita da pirata alla quale tornare. Non c’è più nulla per me qui, perché dovrei restare?
- E con Henry come la mettiamo? Lo sai che questo tuo abbandono lo farà soffrire.
- Dici? Io non credo, cosa posso offrire a un ragazzino?
- Emma non la pensava così e lo sai bene.
- Non posso. E ora scusami ma devo proprio andare.
- Cosa gli dirò quando non ti vedrà domani?
- La verità: che non sono altro che un pirata crudele ed egoista.

Per tutto il tempo che era stato in mare, era rimasto incerto se tenere i suoi nuovi abiti o tornare a quelli da pirata che ancora aveva nel suo armadio in cabina. Il risultato di questa incertezza si era palesato in una sorta di mix a metà strada tra il vecchio e il nuovo abbigliamento. E come poteva essere diversamente? Si sentiva un uomo a metà strada tra il vecchio e il nuovo, incastrato in una sorta di limbo dal quale non riusciva a venirne a capo. Per tornare a Storybrooke, però, aveva optato per i nuovi abiti. Se si fosse ripresentato con quelli vecchi, lo avrebbero certo preso per pazzo e rinchiuso in manicomio.
Quando dalla nave iniziò a vedere la terra ferma rimase di sasso: la città era avvolta da una coltre di innaturali nubi spettrali, proprio come nel suo sogno. Prese il suo fedele cannocchiale e cominciò a osservare la situazione sulla banchina del porto. Sembrava tutto tranquillo, ma le condizioni atmosferiche lo inquietavano. Non appena varcò la nube che avvolgeva la città, si sentì investito da un’incredibile aria decadente. Tutto intorno era nero e buio, come se i raggi del sole non potessero penetrare e scaldare la città. Sembrava che una parte della Foresta Incantata fosse stata trapiantata nel Maine.

- Cosa diavolo è successo qui? Sento puzza di magia oscura. Cosa diavolo avrà combinato Rumple da quando me ne sono andato? O vuoi vedere che il merito è tutto di Regina?

Condusse la barca al molo. Come terminò le manovre di attracco, sentì, alle sue spalle, qualcuno camminare sul ponte della nave.

- Le diamo il benvenuto in città marinaio.
- Non so chi voi siate, ma nessuno vi ha dato il permesso di salire a bordo della mia nave. Se ci tenete alle budella, vi consiglio di scendere e chiedere gentilmente il permesso di salire – disse Hook voltandosi verso i visitatori.

Ma quando mise a fuoco chi aveva davanti, si imbatté nella seconda sorpresa della giornata: quelli che aveva davanti non erano due marinai del porto, ma cavalieri neri. Cosa diavolo ci facevano i Cavalieri neri a Storybrooke?

- Marinaio …
- Capitano, per voi sono capitan Hook.
- Benissimo Capitano, qualora volesse rimanere in città per più di una notte, la informiamo che deve immediatamente pagare una tassa del valore di un pezzo d’argento.
- Io non ho nessuna intenzione di pagare …
- Allora sarà rinchiuso in prigione fino a che il suo caso non sarà sottoposto a sua maestà.
- Vedo che Regina non ha cambiato i suoi metodi.
- Regina? Non so di chi stia parlando. Ma l’avverto: le celle del castello della paura non sono confortevoli e sua maestà la Dama in Nero è tutto fuorché clemente.

Hook rimase un po’ perplesso: Regina, nelle vesti di Evil Queen, aveva dato sfoggio di stranezze non indifferenti, ma farsi soprannominare la Dama in Nero le batteva tutte. C’era davvero qualcosa di strano in città.

- Perché non siete tornati nella Foresta Incantata?
- Foresta Incantata? Non so di quale regno stia parlando e sto seriamente pensando di farla rinchiudere in quanto pazzo. Se vuole evitare tutto ciò, le suggerisco di pagare e vestirsi in maniera più adeguata o le mie guardie saranno più che felici di fare festa stanotte.

Hook si affacciò dalla nave e vide un grappolo di guardie armate fino ai denti. Si sarebbe potuto sbarazzare di loro in pochissimo tempo, ma questo avrebbe sbandierato la sua presenza in città ed era quello che non voleva. Doveva trovare Snow e farsi spiegare cosa era successo nel periodo in cui era stato assente.

- D’accordo. Farò come volete.

Hook estrasse dalla tasca del gilet quanto richiesto e lo porse a uno delle guardie.

- Bene capitano, buona permanenza e mi raccomando. La teniamo d’occhio, di lei non mi fido molto. Lo sceriffo sarà sicuramente informato della sua presenza in città.

Quando il ponte della nave fu di nuovo libero, Hook scese in cabina a cambiarsi. Cominciò a spogliarsi con calma. Quel completo lo aveva scelto con Emma. Ricordava perfettamente quel pomeriggio. Erano entrati in un negozio e lei aveva insistito per fargli provare quella giacca di pelle nera.

- Ti sta benissimo – aveva detto – prendila, te la regalo io!
- Emma non posso assolutamente! Ne va del mio onore di pirata!
- Ti prego – disse Emma stringendosi a lui – almeno so che, quando non siamo insieme, c’è qualcosa di mio a farti compagnia.

E alla fine si era fatto convincere. Da quel giorno non l’aveva più tolta.
Ripose tutto con cura nel suo armadio. Tirò fuori i suoi vecchi pantaloni di pelle e le sue vecchie piratesche camicie. Prese il panciotto di pelle nero e poi il suo fido pastrano. Tirò fuori da un cassetto la fiaschetta e la mise in una delle tasche. Ora era davvero pronto.
Conosceva bene il porto di Storybrooke, la sua Jolly Roger vi era stata attraccata per moltissimo tempo. Ma lo scenario che si ritrovò davanti fu davvero inaspettato: le strade erano invase dal tanfo delle fogne e le case fatiscenti. Non era rimasto nulla delle tecnologiche attrezzature del XXI° secolo. Il pirata decise di fare un giro ricognitivo per la città. Delle vie che prima erano piene di vetrine e botteghe, non era rimasto altro che vetri infranti e cocci ovunque. Era chiaro che i locali erano stati devastati e saccheggiati. Le strade erano completamente decadenti e sporche. Hook cercò di riportarsi in quelli che erano stati i luoghi pulsanti della città: la libreria, il municipio, Granny. Quando giunse davanti alla tavola calda, la trovò sbarrata con delle assi di legno. Provò a bussare su di esse con la disperata speranza che qualche volto amico potesse aprirgli. Silenzio. Gocce di pioggia cominciarono a scendere dense e pesanti dal cielo. Il pirata si guardò ancora intorno alla ricerca di segnali amici. Fu in quel momento che si accorse della costruzione che sorgeva sulla collina che dominava la cittadina. Era un vecchio castello nero: ad occhio e croce doveva essere quello il famoso castello della paura, nominato dalla guardia. Ma che bisogno aveva avuto Regina di fare tutti quei cambiamenti.

- Giovanotto – disse una voce alle spalle dell’uomo – ti conviene rientrare al più presto.
- Come scusi? – disse Hook mettendo a fuoco la vecchietta che si era fermata accanto a lui.
- Le conviene rientrare. Tra meno di un quarto d’ora scatta il coprifuoco e i cavalieri neri di Nottingham non sono certo teneri con chi trovano in giro per strada.
- Nottingham?
- Sì, lo sceriffo Nottingham è il luogotenente della Dama in Nero. Le male lingue dicono che lo sceriffo metta ordine non solo in città e anche tra le lenzuola della Dama.

Alla parola Dama in Nero, la vecchietta notò uno sguardo di perplessità nel giovane che aveva davanti. Ma come era possibile non conoscere la Dama?

- Sei uno straniero eh?– riprese la nonnina – La Dama è la signora indiscussa di Storybrooke. È lei che fa il brutto e il bruttissimo tempo qui. è persino riuscita a domare l’Oscuro, che ora è il suo consigliere personale. Ma ora si affretti, un giovanotto come lei dovrà sicuramente tornare da una moglie. Non sono questi i tempi per lasciare i propri cari soli.
- Ma io …
- Torni da lei, il saccheggio e tutto quello che ne deriva è il passatempo preferito dei cavalieri neri e dello sceriffo.
- È molto lontana la sua casa?
- È poco prima del porto.
- Allora l’accompagno, tanto devo andare anche io da quella parte.

Camminarono in silenzio per tutto il tragitto. Una volta che la donna fu arrivata alla porta di casa, lo ringraziò per la sua cortesia.

- Bene, io sono arrivata. Ti ringrazio. È proprio vero quello che si dice in giro: i pirati sono meglio degli stregoni, anche se devi pagarli per fare in modo che sia così.
- Diciamo che la prossima volta mi deve una pinta di birra.

Hook chinò leggermente la testa da un lato in segno di saluto e proseguì per il porto. Il sole stava tramontando e lui aveva una gran voglia di bere. Aveva attraccato la nave a pochi passi dalla “Taverna”, la peggiore bettola che ci fosse sulla banchina. O meglio questa era la nomea che aveva quando era andato via, quindi, a rigor di logica, non solo aveva conservato la sua losca fama, ma a buon bisogno, aveva fatto di tutto per meritarsela ancora di più. E, come da copione, le aspettative del capitano non furono affatto deluse. Come fu entrato nella sala, si diresse al bancone per ordinare una pinta di birra. Ne aveva già vuotate tre, quando chiese all’oste di passare al rhum.

- A te pirata – disse l’oste porgendogli la bottiglia – ma non voglio grane nella mia locanda.
- Se nessuno verrà a disturbarmi, non avrai di che preoccuparti. A proposito, hai da affittare una stanza?
- Ma certo, se hai da pagarmi in anticipo una settimana. Sono due pezzi d’oro.

Il capitano tirò fuori dal panciotto quanto richiesto.

- Bene – disse l’oste poggiando sul bancone una chiave che aveva preso da una delle sue tasche – al piano di sopra la stanza numero 23. E da bere ve lo offre la casa per stasera.

23. Ma perché tutto lo riportava a un qualcosa che riguardava Emma? Di tutti i numeri che potevano capitargli, proprio quello del suo giorno di nascita doveva avere. La sua testa stava pericolosamente percorrendo ancora una volta la dolorosa via dei ricordi: buttò giù ancora un bicchierino di rhum. Il liquido ambrato aveva appena finito di scendergli in gola che una giovane ragazza si sedette nello sgabello vuoto accanto a lui.

- Buonasera – disse la bruna donna- come mai un così affascinante pirata come voi, beve tutto solo?
- Piuttosto, come mai una bella donna come voi, beve da sola – disse Hook stando al gioco.
- Cosa ci volete fare, ho gusti difficili … è la prima volta che vi fermate a Storybrooke? Non mi sembra di avervi mai visto qui.
- In un certo senso …
- So che questa cittadina può disorientare un po’ se non si è abituati. Permettermi di versarvi da bere e darvi il benvenuto – disse la donna prendendo la bottiglia di rhum e avvicinandosi provocante.
- Allora alla salute dolcezza.
- Salute a voi Capitano.
- E voi come lo sapete che sono capitano?
- Ho … tirato a indovinare … e a quanto pare ho fatto centro.

Era ovvio dove voleva andare a parare e Hook voleva una scusa qualunque per non pensare a Emma e quella donna poteva aiutarlo. Era abbastanza stordito dall’alcol da poterci riuscire.

- Bene – disse la donna posando una mano sulla coscia del Capitano – cosa ne dici se approfondiamo questa conversazione in un luogo più appartato?
- Come desidera milady – disse Hook prendendola per una mano.

Erano arrivati alla rampa di scala che portava al piano di sopra, quando la donna si appoggiò alla parete di un angolo buio. Attirò a sé il capitano e iniziò a baciarlo. Come le labbra di Hook toccarono quelle della giovane, sentì chiaramente il sapore del rhum. E il ricordo di Emma si rovesciò ancora su di lui prepotentemente. Era stato lui che l’aveva iniziata a quella bevanda praticamente. E la sua fiaschetta era diventata la loro fiaschetta, quella che condividevano quando chiacchieravano a cuore aperto. E le labbra di Emma sapevano proprio di rhum una delle ultime volte che l’aveva baciata.
Era appena rientrata da New York con Regina, Robin, Zelina e Lily. L’aveva convinta a fare una passeggiata proprio su quel molo e si erano fermati su un muretto a guardare l’orizzonte. Emma gli stava raccontando tutto, cosa era successo con Lily e la donna sembrava ancora scossa. Erano rimasti seduti per un paio di minuti a guardare l’orizzonte, stretti l’uno all’altra.

- Cosa stiamo guardando?
- L’orizzonte
- Fa qualcosa di strano?
- Ho pensato che lo avresti trovato rilassante
- Infatti lo è, così come il rhum
- Emma – disse Hook tirando fuori la fiaschetta dalla giacca e porgendola al suo amore – so che il tuo cuore è inquieto. Ed è compito mio, beh, almeno lo spero che sia compito mio, proteggere il tuo cuore, anche quando nessuno sta cercando di rubarlo fisicamente.
- Non devi fermarmi dal dare la caccia a Gold, non sono così stupida. Non ha fatto diventare oscuro il mio cuore e non cadrò in una sua trappola.
- Non mi preoccupo di lui, io parlavo dei tuoi genitori.
- Ne abbiamo già parlato.
- Io ne ho parlato, tu sei andata via.
- Ridammi il rhum.
- Hanno fatto delle cose buone. E sì non hanno ammesso quello che hanno fatto. Ma non hai mai pensato che forse se ne vergognavano?
- Mi sarebbe piaciuto di più se avessi saputo che si erano impegnati a cambiare. Mi piacciono le persone che trovano il loro buon cuore strada facendo.

Era stato in quel preciso momento che l’aveva guardato in quel modo così dolce e pieno d’amore. Era come se avesse voluto ribadirgli quali erano i suoi sentimenti e l’ammirazione che provava per lui e per il percorso che era riuscito a fare. Ed era proprio di quella forza e di quel coraggio che si era innamorata, perdutamente. Emma aveva ancora le labbra bagnate di rhum ma non aveva saputo resistere ulteriormente al desiderio di posare le labbra su quelle di lui. Troppe volte le aveva desiderata durante il suo breve viaggio a New York, sempre calde e accoglienti, dolci e premurose come quelle di nessuno mai prima di lui.
Hook si staccò dalla donna e capì che niente avrebbe potuto stordirlo abbastanza da fargli scordare Emma, anzi: tutto lo riportava a lei senza eccezioni. Nessuna avrebbe mai potuto prendere il suo posto nella sua vita, neanche una brutta copia. Il pirata girò la testa da un lato e smise di guardarla negli occhi: non aveva alcuna intenzione di fingere ancora, se mai ci era riuscito prima.

- Cosa succede capitano? Credevo ci stessimo divertendo …
 - E invece no.
- Eppure non mi era sembrato … - disse lei tornando ad avvicinarsi suadente.
- Quello che ti è sembrato non mi interessa.
- Vi facevo un uomo vigoroso, non avrei mai detto che foste così rammollito.
- Quello che sono non ti deve interessare minimamente. E ora sparisci!
- Vado, con te ho perso fin troppo tempo! Bastava dirlo prima!

Dopo che la donna si fu allontanata, Hook mise una mano in tasca per stringere il ciondolo di Emma che portava sempre con sé. E poi la sua attenzione fu catturata da un gruppetto di persone sedute intorno a un tavolo in fondo ala sala. C’era molto movimento attorno a loro, sicuramente si stava giocando d’azzardo. Il pirata si avvicinò con l’intenzione di prendere anche lui parte al gioco. Era fortunato, stavano giocando a dadi e nessuno era abile quanto lui in quel gioco. Si fece largo tra le persone riunite intorno al tavolo per guadagnarsi un posto a sedere. Quando riuscì a vedere chi erano i giocatori seduti, ne riconobbe immediatamente uno: era un ragazzino di circa quattordici anni e dagli occhi verdi come quelli di sua madre. Era Henry.  


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Sono riuscita a finire a tempo di record questo nuovo capitolo! Come vi avevo promesso, cominciamo a capire qualcosa in più: a Strorybrooke c'è qualcosa che non va e il Capitano ci ha messo davvero poco ad accorgersene. Dove sono finiti tutti quelli che conosceva? Ci tengo a precisare che per il castello della paura e per la Dama in Nero ho preso in prestito due titoli di due dei mie albi preferiti di Dylan Dog *Nessuno mi fulmini per favore*. Niente volevo postare il capitolo prima di ritirarmi in un monastero zen a fare meditazione per prepararmi psicologicamente ed emotivamente alla Sason Finale. Ho una scorta di cioccolata da fare invidia alla più grande fabbrica di Lind e ho pop corn e fazzoletti imboscato ovunque. Grazie ancora per chi ha letto e inserito nelle varie categorie, nonchè chi ha voluto lasciarmi un commento. Non siate timidi, non mangio, a meno che non sappiate di cioccolato, allora sì che dovrete scappare! XD
Detto questo, anche questo #spiegonePersefone è giunto alla sua conclusione *sento i vostri sospiri di sollievo ;)*
Ci si rivede da lunedì in poi con chi ha avuto la fortuna di sopravvivere, per gli altri sono sicura che sarete tutti nel Nirvana di Ouat e non vi scorderemo mai, anzi.
Un bacione e a presto :*
Persefone
  
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