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Autore: anhotpenguin    06/05/2015    1 recensioni
Credo che quando tutto finisce ogni cosa torna alla mente come dei flash. Avete presente, no? È come un caleidoscopio di ricordi; tutto torna indietro. Ma non davvero. Penso che una parte di me sapesse che sarebbe accaduto già nell’istante in cui l’ho visto. Non è qualcosa che ha detto o che ha fatto - è stata una sensazione che è arrivata in quel momento. La cosa folle è che non so se mi sentirò mai di nuovo così. Ma non so se dovrei. Sapevo che il suo mondo si muoveva troppo velocemente e bruciava troppo luminoso, ma ho pensato: ‘quanto può essere diabolico essere attratti da qualcuno che sembra così angelico quando ti sorride?’ Forse ne era consapevole quando mi ha vista. Mi chiedo se ho semplicemente perso il mio equilibrio.
Credo che la parte peggiore di tutto questo non sia stata perdere lui, ma perdere me stessa.
Genere: Sentimentale, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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"Il passato è tutta un'illusione della mente, per giustificare gli sbagli, i tradimenti, le ferite in petto. Anche il futuro è un'illusione. Il modo migliore per vivere la vita è viverla nell'Adesso. L'Adesso è quello che ti tiene vivo, che devi ancora scoprire in te stesso. E' sempre lì, nascosto, devi solo liberare la mente. Ed è lì che riuscirai davvero ad essere in pace con te stesso."
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Luke's POV
"Chi parla?" Chiedo.
"Oh Luke, non ti ricordi di me?"
"Chi cazzo è che parla?" Chiedo ancora, alterato.
"Così mi offendi..." la risatina proveniente dall'altro capo del telefono mi confonde "non ricordi proprio i tuoi vecchi amici? Eh?"
"Cosa...non riesco davvero a ca-"
"Non devi capire un cazzo." Sospira pesantemente "Sai cosa, caro Luke? Non ti sei liberato di me." Con quest'ultima frase, la telefonata si interrompe, lasciandomi un enorme vuoto nella mente.
Cosa succederà, ancora? Ci sarà un solo momento di pace? È da tempo che sto pensando di andare un po' da mio padre, solo per qualche mese. Ho solo bisogno di allontanarmi da questo caos che, oltretutto, ho creato io stesso.
Con un pesante sospiro poggio la testa sul cuscino, chiudendo per un secondo gli occhi. Sblocco il telefono ed invio un messaggio ad Ashton.
A: Ashton  10:16 p.m.
Ash vieni subito in camera. Ti devo parlare.
Dopo aver inviato il messaggio, spengo il cellulare non volendo nemmeno una risposta. Mi alzo dal materasso e vado verso la scrivania, con l'intenzione di scrivere sul mio diario. Mi siedo, poggio la schiena sullo schienale della sedia e prendo il diario. Lo apro, ed inizio a scrivere le prime parole che mi vengono in mente. Nemmeno il tempo di pensare, che l'inchiostro è già incastrato tra la carta. Tra ogni singola fibra.
Immagina la sensazione di vivere libero dal passato, da tutti gli errori commessi fin'ora. Libertà dalle paure, dai timori, dai sensi di colpa. Ma soprattutto immagina di vivere felice tutti i giorni.
Non posso fare a meno di pensare che io sappia scrivere. Sì, ma so scrivere per gli altri, non per me. La mia 'saggezza' non è fatta per essere presa alla lettera da me, ma per gli altri. Per me è solo uno sfogo; è come se volessi provare a cambiarmi, come se volessi dire ad un altro me di non fare gli stessi errori. Come se volessi sfogarmi semplicemente con me stesso.
Cambio pagina, inizio a disegnare. Non sono molto bravo a farlo, ma mi piace esprimere sentimenti o emozioni, attraverso qualcos'altro che non sia la parola, o la scrittura. La luce del sole primaverile di Sydney sbatte sulla finestra e si diffonde per tutta la stanza, rendendola luminosa. Amo Sydney, nonostante tutti i miei trascorsi; è una città stupenda. La vita qui è bella, allegra. Ma non è per me, io vivo nel buio.
Vivendo nel buio, diventi il buio. Non puoi farci nulla, non puoi risolverlo. Nessuno ti salva dal fato. Quello è l'unico che sceglie per te.
Assonnato, decido di chiudere il diario e di riposarmi, almeno fino a quando Ashton non interromperà il mio sonno. Non m'importa molto della scuola. A cosa serve la scuola a uno che ormai non ha nemmeno una vita? Sono qui solo per lei. Lei avrebbe voluto che continuassi a vivere, e non che continuassi a sopravvivere...
Faith's POV
Cammino. Salgo le scale. Movimenti naturali. Movimenti quotidiani. Penso al nulla, mentre cammino svelta verso la mia camera. Sono passate due settimane dal mio arrivo a Sydney. Sempre gli stessi comportamenti: io continuo ad odiare Luke, lui continua ad odiare me. Ci parliamo un po' più spesso; la maggior parte delle volte per insultarci. E' così, e sarà così. Io e Michael siamo sempre più uniti ma allo stesso tempo distaccati. Quando provo a chiedergli come va, come sta, cosa fa nel tempo libero, lui svia il discorso inventando una stupida giustificazione per andare via. Ashton ed io siamo diventati amici; Calum è più riservato, ma a volte è lui che cerca di sollevarmi su di morale. Quindi non c'è nulla di nuovo. Anzi una cosa c'è: a me e Michael hanno dato delle divise scolastiche. Ce le hanno procurate in ritardo, ma non importa. Dopo le numerose scale, apro la porta. Mi siedo sul letto. Osservo la stanza. Chiudo gli occhi.
"Fefi, sai quanto odio il solletico. Non provarci" disse.
"Oh, mio piccolo unicorno, dovresti sapere che va a finire sempre con te sul pavimento ed io che rido." Risi, voltai lo sguardo dall'altra parte della stanza. Mi sentii prendere le anche, e mi girai di scatto.
"Questa volta sarò io a ridere di te, piccola Fefi."
Come si fa a non piangere?
"Facciamo una cosa: se mangi un cono con il gelato al pistacchio, a casa ti farò un regalo speciale..." disse mentre mi guardava sorridendo.
"No. Ty odio il pistacchio. Lo odio." Poggiai le braccia sulle anche continuando a camminare verso il gelataio. Mi prese un polso e mi bloccò fra le sue grandi braccia.
"Allora lo mangiamo insieme. Alla fragola. O al puffo. Va bene?" Chiese arricciando il naso e allungando le labbra in un sorriso dolce e affettuoso.
"Quando fai quella faccia non riesco a resisterti" ammisi "va bene, al puffo. Ma ad una sola condizione..." Sorrisi a mia volta.
"Quale?"  Mi chiese con un luccichio malizioso negli occhi.
"Baciami."
Le sue labbra sulle mie. Le mie labbra sulle sue. Riesco ancora a ricordare le sue labbra rosee e carnose poggiate sulle mie screpolate. Le sue mani attorno al mio corpo. La nostra prima volta. Quel sorriso che non smetteva mai di splendere. Istintivamente mi tocco con i polpastrelli le labbra soffici.
Mi distendo sul materasso, socchiudo gli occhi, e canto.
"Sto solo sperando che dopo questa febbre sopravviverò. So che mi sto comportando in maniera un po' folle, ma sto solo pregando di poterne uscire viva. Ma il letto sta diventando freddo e tu non sei qui." Strofino le guance umide "Il cuore vuole ciò che vuole, e tu mi hai distrutta. Pensavo al nostro ultimo bacio. A come ci siamo sentiti, al sapore che avevi. Ricordo il giorno in cui mi hai detto che te ne stavi andando, ricordo il trucco scorrere sulle mie guance. E i sogni che ti sei lasciato dietro, non ne avevi bisogno. Come ogni nostro singolo desiderio. Vorrei tanto svegliarmi con un'amnesia, e dimenticare tutto quello che è successo." Mi fermo sentendo un respiro profondo provenire dalla porta.
"Continua." Alla sua voce mi volto, scattante. Il suo sguardo mi incita a continuare. Ed io lo faccio, semplicemente perchè ne ho bisogno.
"Quando chiudo gli occhi e cerco di dormire, cado a pezzi e combatto duramente per respirare..." Stringo gli occhi singhiozzando leggermente, e cerco di finire la frase "tu sei la ragione, tu eri l'unica ragione..." 
Mi bastano delle grandi braccia avvolte attorno al mio corpo, per scoppiare in un lungo, doloroso e nostalgico pianto.
Ashton's POV
"Dove si è cacciato Luke?" Chiedo a Michael.
"Ash, non lo so. Neanche Calum si è fatto sentire."
"Cazzo."
"Ashton Fletcher Irwin" pronuncia il mio intero nome, provocandomi dei brividi nervosi sulla spina dorsale "Okay, non ti chiamerò più così. Ma voglio dirti solo una cosa: non devi preoccuparti. Tu avverti il pericolo da ogni angolo della strada" mi dice rilassato il mio amico. Come fa ad essere rilassato?
"Certo che avverto il pericolo! E' da ogni angolo della strada che compaiono!" Urlo attirando l'attenzione di qualche studente curioso.
"Stai calmo?" Urla a sua volta.
"Senti..." poggio la mano sulla sua spalla attirandolo verso di me "Luke due settimane fa ha ricevuto una telefonata..." sussurro nel suo orecchio.
"E allora?" Usa lo stesso tonodi voce.
"Era un anonimo. Ha detto queste esatte parole 'Sai cosa, caro Luke? Non ti sei liberato di me'. Non era spaventato, ma stanco. E sai cosa, ancora?" Chiedo retoricamente.
Annuisce.
"I suoi 'vecchi amici' lo stanno perseguitando."
"Li conosci?" Alza il tono di voce. "Diglielo. Devi dirglielo, cazzo!"
"No. Lui non deve sapere chi sono."
"Come fa a non ricordarli?" Mi chiede preoccupato, mettendo una mano sotto il mento e strofinandolo.
"Il suo 'trauma' ha provocato questo, Michael. Cosa ti aspettavi, che sarebbe stato una cosa positiva?" Il suono della campanella interrompe la nostra conversazione.
"Ne riparliamo dopo. Ora vado a lezione" dice gesticolando. Faccio un cenno del capo come saluto, poi inizio a camminare verso la mia camera. Appena entro vedo la finestra aperta, un vetro rotto. Alcuni fogli svolazzano per la stanza a causa del vento freddo primaverile. Mi avvicino allarmato alla scrivania, per raccogliere tutto da terra. La cosa che però, tra tutte, mi preoccupa, non è il sasso ai miei piedi, ma una piccola busta celeste.
E ancor di più mi preoccupa il testo che leggo quando la apro.
"Ciao Ashton. Come staLuke?"
  
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