Of Hoops and
Holists
Rocco aveva lasciato molto più di una pokéball e
una
lettera.
Io non so davvero perché continuo a tradurre Hoennchampionshipping quando nessuno in questa sezione calcola altri che Ash. Ma l'avete visto Rocco? Ma qual è la vostra definizione di bell'uomo? Comunque sia, questa storia è davvero bella, e continuerà a lasciarvi a bocca aperta. Tutt'altro che scontata e banale, ha sentimenti, mistero, suspance, è davvero ben scritta, e spero di aver reso giustizia allo stile dell'autrice in questa mia traduzione. Be', buona lettura ♥
Una lettera, e una
pokéball?!
Ma seriamente?!
Vera tornò verso la porta di ingresso e la chiuse a chiave,
le volse la schiena, e si lasciò scivolare. Gli doveva
almeno questo,
supponeva, e non era il caso che qualcuno la vedesse in casa sua, in
questo
stato triste e deprimente. Con la pokéball stretta tra le
mani e le gambe
piegate verso petto, premette la sfera poké sulla fronte, e
versò una lacrima. Era quasi certa di non aver motivo di
sentirsi triste, ma si sentiva
tradita. Rocco
aveva detto che si sarebbero incontrati a casa sua a un certo punto
perché
aveva qualcosa da darle. Perciò, lei si aspettava di
incontrarlo davvero, non
di trovare una pokéball e una lettera, piuttosto ambigua, a
quel punto.
Immaginava di dover controllare quale Pokémon la attendesse,
ma al momento
doveva decifrare troppi sentimenti prima di mettersi a fare qualsiasi
altra
cosa. Dove diavolo era andato? Perché era partito?
Perché non l'aveva salutata
a dovere? Perché le aveva lasciato una lettera che suonava
deliberatamente
sospetta come se non volesse essere cercato? Se Vera non fosse stata
certa del
contrario, avrebbe detto che si trattava essenzialmente di una lettera
alla
Dear John. O almeno, così sembrava, mentre se ne stava
lì seduta sul pavimento
con la lettera tra le mani.
Posò la pokéball per terra al suo fianco e
sollevò il capo,
guardandosi attorno nell'ingresso. Tanto per cominciare, Rocco aveva a
malapena
vissuto qui. Fatta eccezione per la sua sorprendente collezione di
pietre,
viveva in modo piuttosto semplice. Pur vivendo tante avventure ed
essendo
appassionato di esplorazioni, gli unici souvenir che conservava erano
rocce.
Nessun quadro, o ricordi di alcun genere, solo pietre. Forse era tipico
di lui,
dunque, saper volar facilmente via (con tutta probabilità in
senso letterale su
Latios o Skarmory) e vivere dei frutti della terra dovunque gli andasse
a genio.
Non era una vera e propria casa, questa. Era un indirizzo, un luogo di
residenza, un punto fermo sulla mappa per il pubblico quando in
realtà,
stava facendo
esattamente l'opposto. I soldi non erano mai un problema, dopotutto, se
tuo
padre è il capo dell'azienda di prodotti tecnologici
più affermata di Hoenn.
Poteva andare e tornare ovunque e in qualunque momento desiderasse.
Eppure l'ultima volta che avevano parlato, Rocco pareva aver
affermato chiaramente che non aveva intenzione di volar via subito.
Cos'era che
aveva detto esattamente? Aveva blaterato un po' di voler vedere il
mondo,
percorrerlo sulle sue stesse gambe. Vera immaginava più o
meno che parlasse
puramente di ipotesi e aspirazioni, non veri e propri progetti che
avrebbe
messo in atto. E ancora, Vera aveva l'impressione che gli importasse,
che
dovessero parlare di qualcosa, che Rocco avesse qualcosa di importante
di cui
metterla a parte.
Be', ovviamente non così importante da doverglielo dire per
forza di persona. No, certo che no. Possedeva la chiave di casa
sua,
"in caso di emergenza", e dopo tutti i regali che le aveva fatto alla
fine di quasi tutti i loro incontri, e dopo tutto ciò che
avevano passato
insieme quando gli eco-terroristi minacciavano Hoenn, e dopo gli
episodi di
Rayquaza e Deoxys, era naturale che pensasse che la loro relazione
fosse su un
livello ben più alto della semplice "conoscenza".
Piegando la testa da un lato con un sorriso amaro e con le
lacrime salate ancora incollate agli occhi, Vera fissò la
pokéball che aveva
tra le mani. "Bene, suppongo sia il caso di conoscerci, eh?"
sussurrò
rauca alla sfera, e la aprì a distanza da sé. Dal
bagliore scarlatto apparve un
piccolo cucciolo di Beldum, chiaramente molto giovane a giudicare dalla
taglia.
Roteò un paio di volte su sé stesso, osservando
l'ambiente, prima di voltarsi a
fronteggiare Vera, sgranando il suo occhio rosso alla vista della sua
nuova
allenatrice. Il sorriso di Vera si allargò questa volta e
non riuscì a
trattenere una piccola risatina, tuttavia amara, nel constatare che
Rocco le
aveva dato in effetti un Pokémon appartenente alla sua linea
evolutiva
prediletta.
Il Beldum volò sul suo grembo e vi si abbassò, e
Vera vi
sentì cadere qualcosa di freddo. Beldum si
sollevò in aria e si allontanò da
Vera, questa volta roteando e oscillando da ambo i lati con l'occhio
felicemente
chiuso.
Vera aggrottò le sopracciglia, e abbassò lo
sguardo sul suo grembo.
C'era un pezzo di metallo rettangolare, Vera non sapeva dire di che
tipo fosse,
non più grande di un normale quaderno. La sollevò
con entrambe le mani e
cominciò a esaminarla. Sapeva che alcuni Pokémon
sono in grado di estrarre
abilità o poteri speciali tramite certi artefatti, persino
da certi oggetti
strani che lei avrebbe altrimenti scambiato per spazzatura se non fosse
stato
per la strana attrazione dei suoi Pokémon verso di essi. Ancora non capiva
perché il suo Swapert si
ostinasse a raccogliere la sabbia di una certa zona della spiaggia
vicina a
Porto Selcepoli, ma qualunque fosse la ragione, i suoi Terremoti
diventavano
così tanto più forti che aveva smesso di
chiederselo.
Dopo aver capovolto il foglio metallico, notò alcune piccole
incisioni. Tirando su col naso ancora un'altra, lunga volta, si
asciugò gli
occhi col braccio e li socchiuse cercando di leggere la scritta
sbiadita.
"Quando venne creato
l'universo, le sue schegge
formarono questa Lastra."
Dunque quell'oggetto era una lastra.
L'universo?
Vera fissò l'artefatto, incerta su cosa farne. Il suo nuovo
Beldum stava ora fluttuando per la stanza, ispezionando l'ambiente.
Beldum
aveva di sicuro lasciato cadere la lastra sul suo grembo, e non si
trattava certamente
di una coincidenza o un incidente. Il Pokémon pareva averlo
fatto
intenzionalmente. Come doveva interpretare questa lastra? Era stata
creata dai
frammenti dell'universo? Pareva assurdo.
Vera sorrise di punto in bianco. Non piangeva più. Affatto.
Questa lastra aveva il sapore dell'avventura. Rocco le aveva appena
fornito un
pezzo del puzzle, ma si era concesso il vantaggio della partenza
anticipata!
Quindi Vera vince il titolo di Campione e Rocco improvvisamente si
merita un
handicap nel loro prossimo viaggio? Tirando ancora un po' su col naso,
e
soddisfatta della sua personale spiegazione a questa trovata, Vera rise
piano
tra sé e sé e finalmente si tirò su
dal pavimento.
Dunque da dove cominciare? Possibile che Rocco avesse
suggerito a qualcun altro dov'era diretto come prima cosa? Forse era
andato da
suo padre, o da Adriano? O forse era il caso che lei andasse da qualche
parte o
trovasse qualcuno che sapesse interpretare questa sua nuova lastra,
così che
avesse una sorta di pista da dove cominciare a esplorare. Poteva sempre
iniziare dal Centro Spaziale dal momento che si trovava a
Verdeazzupoli. Non
sembrava essere necessariamente legata allo spazio, non ne aveva la
più pallida
idea, e di certo lì c'erano molte persone istruite che forse
conoscevano
l'ipotetica tradizione riguardante la criptica lastra.
Il suo Pokénav era appena stato aggiornato in modo che
potesse effettuare chiamate, quindi decise di provare a fare un giro di
telefonate prima di spostarsi da qualsiasi parte. Vera tirò
fuori il Pokénav
dalla sua borsa, e decise che come prima cosa avrebbe chiamato Adriano.
Rocco
era probabilmente irraggiungibile tramite Pokénav, dovunque
si trovasse, ma
sapeva che Adriano era ancora ad Hoenn, alla palestra di Ceneride.
Adriano
sembrava un buon inizio. Erano migliori amici, dopotutto, no? Magari
Rocco era
andato da lui ad un certo punto prima di partire, e Vera sapeva di
potergli
strappare tale informazione, in caso di bisogno.
Occorse appena uno squillo per ottenere risposta.
"Pronto, Vera?"
"Ehi, Adriano!"
"Wow, Vera, che piacere sentirti! Da quanto tempo! A
cosa devo l'onore?"
Vera fece una pausa. Cos'è che voleva chiedere? Come poteva
esprimersi? "Mi chiedevo... Se avessi sentito Rocco di recente?"
Si udì una lieve risata, e Vera non seppe cosa pensare.
Cosa c'era di così divertente? "Ah sì, a dire il
vero è una straordinaria
coincidenza che tu l'abbia nominato. Dove sei adesso? Lui è
andato a cercarti
al Resort Lotta. Credo che abbia un
altro regalo per te. Giuro, sembra che
abbia qualcosa di nuovo per te ogni settimana, non ti senti oppressa?"
Era davvero necessario usare proprio quella
parola? Oppressa?
Aspetta.
Rocco era ancora ad Hoenn?
Rocco la stava cercando?
Vera si lambiccò il cervello. Sapeva di non avere un gran
tempismo, ma aveva davvero perso il filo delle cose?
Era piuttosto certa che Rocco avesse
detto di andarlo a trovare quando voleva, quindi non si aspettava che
si
volatilizzasse, ma... Merda.
Aveva forse avuto una reazione
immensamente
esagerata? Era tutta colpa sua, presa com'era dai propri progetti tanto
da non
essersi accorta del tempo di Rocco? Si
dimenticava spesso che nonostante lui fosse stato un suo superiore, per
un
certo periodo, durante il suo viaggio, ciò non lo rendeva
meno allenatore di
Pokémon o amante dei viaggi. Erano fin troppo simili sotto
quell'aspetto,
entrambi desiderosi di viaggiare attraverso Hoenn, doveva davvero
essere una
coincidenza che i rispettivi cammini si fossero incrociati
così tanto spesso.
"Vera?"
Ops.
"Sì, scusa. Il Resort Lotta?"
Vera sentì un'altra lieve risatina. "Sì, cara.
Hai
bisogno d'altro?"
"A dire il vero," continuò Vera, accorgendosi che
c'era dell'altro che poteva chiedergli. "Rocco ha lasciato un oggetto
per
me, qui a casa sua. È un foglio di metallo, e ha un
messaggio inciso
sopra,
"Quando venne creato l'universo, le sue schegge formarono questa
Lastra." Ne sai qualcosa?
"Ooh," tubò Adriano, quasi subito dopo che Vera
ebbe finito, "Dunque, Rocco è riuscito a procurarsi la
Lastraferro? E
l'ha
data a te? Ancora regali
su regali."
Vera si schiarì la gola, seccata, "Lastraferro?"
"Sì. Una volta ne possedevo una abbastanza simile
chiamata Lastraidro, ma l'ho persa un anno fa contro un mio amico a
Kalos..."
Ok, molto bene, Adriano sembrava saperne più di quanto lei
pensasse. "Lastraidro?"
"Ah, sì. I miei Pokémon parevano esserne proprio
attratti. C'era senza dubbio una sorta di attrazione, persino desiderio, di
avere la Lastraferro. Il mio Ludicolo si azzuffò con il
capitano di una
crociera in cui mi avventurai tanto tempo fa. Dopodiché
negoziammo in modo
appropriato, naturalmente, eppure, nonostante t-tto, il mio Lu-co-o
-reva d-ro
a-"
"Adriano?"
"V-a? -i sen-?"
La voce di Adriano andò a intermittenza finché
non si perse
completamente nell'interferenza. Vera allontanò dalla testa
il Pokénav per
osservarlo, solo per scoprire che lo schermo era coperto di una cosa
strana in bianco e nero. Era strano. Il suo Pokénav faceva
le bizze
solo di rado, e Vera
non sapeva ricordare le poche volte in cui aveva funzionato male.
Infatti, stava
reagendo allo stesso modo in cui aveva reagito quando si trovava nella
Grotta
dei Tempi tanti mesi prima.
Vera fece spallucce e mise in tasca il Pokénav.
Probabilmente era solo difettoso perché era la prima volta
che provava ad usare
la funzione di chiamata installata di recente nella sua versione del
sistema.
Avrebbe sempre potuto volare fino a Ferrugipoli e farlo controllare
dalla Devon
S.p.a. quando voleva. Inoltre voleva andare da Adriano e parlare ancora
delle
Lastre. Sembrava che lui avesse altro di cui metterla a parte riguardo
a quando
sapeva.
Ma prima, doveva mettersi in contatto con Rocco. Doveva
ringraziarlo per il Beldum, scoprire dove aveva trovato la Lastraferro,
perché
l'aveva data
a lei, e soprattutto,
scusarsi.
Il suo nuovo piccolo Beldum stava ancora svolazzando
allegramente attorno alla casa. Sembrava davvero vivace e felice di
vivere. Vera sorrise soddisfatta e seppe che questo
Pokémon sarebbe
stata un'aggiunta eccellente alla sua squadra, si vedeva di
già.
"D'accordo, Bellamy, è ora di mettersi in
viaggio!" Esclamò Vera, richiamando il cucciolo di Beldum
nella sua pokéball.
O perlomeno, Vera credeva che si sarebbero messi in viaggio.
Non appena ebbe messo piede fuori da casa di Rocco, le fu impossibile
non
notare lo scenario attuale. L'isola era nel caos. Sembrava che tutti
fossero
fuori dalle loro case, e si avvicinavano freneticamente gli uni agli
altri facendo
domande su domande, ma senza rispondere.
"Hai visto il cielo scomparire?"
"È stato un Pokémon a farlo?"
"Me lo sono perso, cos'è successo?"
"Per alcuni istanti sembrava fosse notte!"
"Tranne che non c'erano stelle! L'intera isola era coperta di
viola!"
"Dov'è finita la Grotta Ondosa?"
Vera cominciò a camminare nei dintorni.
Verdeazzupoli coperta di
viola? La Grotta Ondosa non si vedeva da nessuna parte? Mentre
continuava a
camminare per l'isola, provò ad origliare qualche altra
conversazione sperando
di cogliere altri frammenti del caos senza tuttavia inserirvisi di
persona.
Almeno, finché non udì in lontananza una voce
più che familiare, seppur
febbrile, e si fermò sui suoi passi.
"Vera?"
Vera si voltò di scatto, come una molla, e vide Rocco
correre verso di lei
dal Centro Pokémon. Il suo aspetto era calmo ed elegante
come sempre, benché i
suoi attuali averi indicassero che si trovava in viaggio, con il suo
enorme
zaino sulle spalle. Il suo abbigliamento era come sempre impeccabile,
ma lo
zaino sembrava messo un po' peggio per via dell'usura.
"Rocco?" rispose Vera con voce strozzata. Incontrarlo subito non
era assolutamente nei suoi piani. Aveva intenzione di pianificare un
discorso
di scuse mentre volava verso il Resort Lotta, discorso che avrebbe
pronunciato
qualora l'avesse incontrato su una qualche spiaggia. Avrebbero discusso
delle
reciproche incomprensioni e avrebbero risolto infine con una lotta, e
magari
ingaggiato insieme una sfida di Lotta Multipla dopo che avessero
chiarito
tutto...
"Mi dispiace."
Sbottarono entrambi, banalmente nello stesso
momento. I due assunsero allora un'aria sconvolta e Vera fu la prima a
parlare.
"No, a questo possiamo pensarci dopo," disse, capendo che stava
accadendo qualcosa più grande di loro proprio in quel
momento, "Credo che
ci sia qualcos'altro su cui dobbiamo concentrarci adesso." A queste
parole, l'espressione di Rocco mutò immediatamente in una di
comprensione e
intesa.
"Come al solito, hai il controllo e la consapevolezza del problema
immediato. Hai ragione. Torniamo a casa mia," disse Rocco, cominciando
a
far strada, ma poi aggiunse velocemente, "Prometto che parleremo, di ogni cosa, ma
devi lasciarmi spiegare la situazione presente."
Parlare di ogni
cosa?
Se Verdeazzupoli non fosse stata nel bel mezzo di una
situazione di palese emergenza, questa affermazione avrebbe le avrebbe
fatto
saltare un battito, specialmente per via del modo in cui l'aveva pronunciata.
Dire una cosa simile in aggiunta a quanto stava accadendo in quel
momento,
implicava che Rocco desiderava discutere di altre cose. Ma allora Vera
ricordò
che Adriano aveva
detto che lui l'aveva cercata al Resort Lotta. E c'era anche
la Lastraferro. Avevano un bel po' di cose di cui discutere,
realizzò Vera.
Proprio quando Vera e Rocco misero piede in casa di lui, udirono
debolmente,
"Aspettate, ci sono la Campionessa Vera e Rocco!"
Rocco infilò la testa fuori dalla porta, tenendola quasi
chiusa, e esclamò,
"Stiamo tenendo una conferenza di emergenza. Prometto che torneremo qua
fuori e faremo un annuncio non appena avremo raggiunto un piano
d'azione."
E con ciò, chiuse rapidamente la porta e la
sbarrò. Vera gliene fu grata. Non
era mai stata brava a smuovere le folle e i fan, mentre Rocco sembrava
avere un
talento naturale.
"Be', suppongo fosse solo questione di tempo prima che qualcuno ci
trovasse," brontolò Rocco, "ed è solo questione
di tempo prima che
siamo costretti a uscire di nuovo."
Passarono alcuni secondi, e Rocco cominciò a poggiare il suo
zaino sul
tavolo principale del suo salotto. E poi, Vera si trovò con
il cuore in gola.
Rocco stava osservando la sua lettera che stava ancora posata sul
tavolo, e che
ora era un foglio dall'aspetto orribile, completamente rovinato dopo
esser
stato accartocciato, e con le parole macchiate di lacrime.
Rocco si girò per metà verso Vera, la lettera in
una mano e l'altra subito
dietro il collo. "Deduco che tu abbia ricevuto il Beldum che ti ho
lasciato..." disse, in tono molto monocorde, il capo rivolto verso il
basso, con grande sgomento di Vera. Certo, l'isola era nel caos, ma le
sembrava
di dover esprimere certi sentimenti adesso e in tutta
sincerità.
"Io... ero presa da me stessa," cominciò Vera. Che razza di
inizio
era quello? "La tua lettera... era molto ambigua, sembrava che te ne
fossi
andato per sempre."
Rocco strinse visibilmente le labbra, e andò verso il
cucinotto. "Avevo
senz'altro intenzione di star via per un po', ma di sicuro non per
sempre.
Hoenn è casa mia." Tirò fuori due bicchieri, li
poggiò sul banco, e si
allungò verso il freezer. "Ti posso portare qualcosa da
bere? Non ne ho
alcuna certezza, ma ho idea che la tua giornata non sia stata troppo
diversa
dalla mia.
Vera sospirò, e andò verso il tavolo a prender
posto. C'era chiaramente
qualcosa che Rocco non le stava dicendo, e ciò la rendeva
senza dubbio ansiosa.
Tuttavia, eccola qui, invitata a casa sua, seduta al suo tavolo. Certo,
ciò si
poteva addurre al presente stato delle cose a Verdeazzupoli e al ruolo
indubbiamente importante che loro due stavano per giocare sul
potenziale esito,
ma non riusciva a collegarlo al fatto che lui le stesse offrendo da
bere. Detto
ciò, il tono della voce di lui le suggeriva che avrebbero
dovuto rimandare le
confessioni sincere dei rispettivi sentimenti.
Prima che potesse accettare la sua offerta, Vera vide che Rocco aveva
già
cominciato a versare del whisky in entrambi i bicchieri. Tuttavia,
ciò che
Vera non aveva notato, era quello che Rocco aveva tirato fuori
dal freezer. Vera
strizzò gli occhi verso i bicchieri sul banco, e quando
Rocco si fu voltato per
portarli entrambi in tavola, Vera fu in grado di vedere più
chiaramente ciò che
stava sul fondo delle bevande.
"Non è possibile... Rocco, quelle nel whisky sono pietre? Hai tirato
fuori delle pietre dal tuo freezer e le hai messe nel whisky?"
Nonostante
il loro scambio di prima tutt'altro che estremamente piacevole, Vera si
trovò
suo malgrado a soffocare una risatina.
Era evidente che Rocco fosse seccato, ma provò ad avere
pazienza, poiché che
era ciò che si trovava a dover fare spesso quando gli altri
non comprendevano
il suo hobby nonché professione. Alzò lo sguardo
al soffitto e
sospirò, poi disse,
"Sono orneblenda biotite e graniti, dal Tunnelroccioso nella regione di
Kanto. E, come puoi vedere, sono state lucidate a dovere. Inoltre, sono un
ottimo modo per mantenere freddi i drink senza annacquarli." Rocco
sospirò
di nuovo, ricomponendosi dopo aver realizzato di star per divagare, e
si
sedette nell'angolo accanto a Vera. "Ma basta parlare delle mie
pietre,"
disse, senza che Vera riuscisse a capire quali sentimenti erano
sottintesi
nell'enfasi che mise sulla parola pietre,
"dobbiamo
metterci al lavoro. Hai
preso parte a quanto accaduto là fuori?"
"No..." mormorò Vera, lanciando un'altra occhiata alla
lettera sul
tavolo, e portando volontariamente una mano alla nuova
pokéball sulla sua
cintura, "ma c'era qualcosa di strano, ora che ci penso." Vera adesso
ricordava. "Prima che lasciassi casa tua e sentissi il trambusto di
fuori,
ero al telefono con Adriano. La sua voce ha cominciato ad andare a
intermittenza, e prima che me ne accorgessi, è caduta
totalmente la linea.
Quando ho controllato il mio Pokénav, aveva lo stesso
aspetto di quando ero
nella Grotta dei Tempi e tutto funzionava male."
Dopo aver preso un sorso, Rocco disse mormorando lievemente, "Quindi
pensi che la caduta improvvisa della linea sia collegata a quanto
accaduto
qui..." Rocco rimuginò ad alta voce. "È
più che probabile. Il
Pokénav perde raramente
il segnale. E anche se non
è raggiungibile, alcune reti
mantengono comunque i livelli base di funzionalità. Quando
eri nella Grotta dei
Tempi, probabilmente ha smesso di funzionare a causa della grande
quantità di
energia che si stava sprigionando in quel momento. Oggi può
esser successa la
stessa cosa."
"Ti trovavi all'aperto?" chiese allora Vera.
"Sì," rispose Rocco, dopo aver bevuto un altro sorso. "O
almeno, l'ho visto di sfuggita. Mi trovavo nel Centro
Pokémon, ma sono corso fuori
quando la gente ha iniziato a dire che il cielo stava sparendo e
Verdeazzupoli
veniva inghiottita dal viola. Quando ho messo piede fuori, è
stato come
svegliarsi di colpo dopo un sogno assurdo, a causa del passaggio da
buio a
luce."
"Tutto questo sembra così assurdo..." mormorò
Vera, che si
limitava a fissare il suo drink, senza averlo nemmeno assaggiato. Non
era
solita bere il whisky, né beveva particolarmente spesso, ma
stava cominciando a
credere di potersi concedere giusto un goccio per scrollarsi la
sensazione che
le dava questa strana realtà che si stava dispiegando
innanzi a loro.
"Pensi che sia stato un Pokémon a farlo? Cos'altro potrebbe
mai essere?"
Rocco sospirò ancora e si appoggiò allo schienale
della sua sedia. Stava
sospirando decisamente troppo quel pomeriggio, ma Vera immaginava che
non
potesse farne a meno. "Ho i miei sospetti. E ho sentito solo delle
voci,
ma..."
Nella pausa logica che servì a Rocco per processare quanto
si accingeva a
dire, si sentì un deciso colpo al portone. Rocco
sospirò un'altra volta, e si
alzò dalla sedia per rispondere al bussare. Mentre apriva la
porta e si
apprestava a spalancarla, aveva già cominciato a parlare,
dicendo, "Mi
dispiace, ma io e Vera siamo ancora in riunione, quindi se poteste..."
Ma prima che potesse finire, la porta venne aperta completamente
dall'esterno sfuggendo alla presa di Rocco. Quando egli ebbe smesso di
sembrare
sconvolto e offeso, realizzò chi aveva davanti. Rocco sapeva
esattamente chi
fosse quell'uomo, vestito elegantemente
di pantaloni mimetici, una camicia rossa,
un maglione smanicato bianco, fedora bianca e sostenuto da un bastone.
"Blaine?"
"Sono sconcertato che ti ricordi di me, Rocco," disse l'uomo,
mostrando un sorrisetto perfido. "Non
ci vediamo da quando eri un
mocciosetto, trascinato all'Isola Cannella dal padre per una delle
sue
riunioni d'affari."
Fu il turno di Rocco di sorridere timidamente, mentre
rispondeva, "È
difficile dimenticare qualcuno che si considera una grande fonte di
ispirazione."
Rocco allora fece un passo all'interno e poi di lato, tenendo la porta
aperta.
"Ti prego, entra. Questa è Vera Maple, l'ultimissima
Campionessa di
Hoenn."
"Ah sì," disse Blaine, camminando spedito verso il tavolo a
dispetto del bastone e prendendo posto, "Ho sentito molto parlare del
nuovo Campione. È un piacere conoscerti."
Vera si limitò a sorridere e annuire, arrossendo lievemente
in viso. Si
sentiva imbarazzata e un po' confusa. Stavano accadendo troppe cose
all'improvviso. Ora quest'uomo a lei sconosciuto veniva invitato dentro
casa di
Rocco, e lui l'aveva definito una sua fonte di ispirazione. Ma chi era?
E come se le avesse letto nel pensiero, quando si fu seduto nuovamente,
Rocco
disse, "Questo è Blaine, il Capopalestra dell'Isola Cannella
a Kanto. È
anche uno scienziato molto acclamato nel campo della genetica e del
risveglio
dei Pokémon attraverso fossili ben conservati. Lui e mio
padre hanno lavorato
molto assieme."
Blaine sbuffò pesantemente, e ritorse, "Mi lusinghi troppo.
Figliolo,
dovresti cominciare a pubblicare le tue stesse scoperte, sai, con tutto
quel
lavoro sul campo che hai fatto ultimamente."
Rocco arrossì leggermente, e sulle labbra gli si
formò un piccolo sorriso.
"Sì, sì, ci sono quasi. Ma ultimamente sono stato
coinvolto in un sacco di
imprevisti. Il che ci porta al prossimo punto. Che cosa ti porta qui a
Hoenn,
Blaine? Non è esattamente a un tiro di schioppo."
Blaine prese un respiro profondo, incrociò le braccia, e si
reclinò sulla
sedia. "Rocco, a dire il vero io sono venuto qui per chiederti cosa ti
porta a Kanto."
Ci fu un silenzio carico di significato, e sia Vera che Rocco
sgranarono gli
occhi allarmati alle parole di Blaine. Vera si chiese immediatamente
quanti
anni avesse esattamente Blaine, per dire qualcosa di così
bizzarro. Erano
rimasti seduti in casa di Rocco per tutto il tempo. Si trovavano senza
dubbio a
Verdeazzupoli, a Hoenn.
"Blaine..." Disse Rocco cautamente, "Temo che tu abbia
bisogno di elaborare."
Blaine sbuffò di nuovo, cambiò posizione sulla
sedia, e
disse, "La
vostra isola di Verdeazzupoli: si trova tra l'Isola Cannella e le Isole
Spumarine."
NdT (translator's notes):
- Dear John è un libro di Nicholas Sparks da poco trasposto in film.
- Maple è un cognome di invenzione dell'autrice
Spero che conosciate le Lastre e Blaine dell'Isola Cannella, in caso contrario c'è Pokémon Central. Al prossimo capitolo!