Varna!
Perla
del Mar Nero!
Un
porto elegante sul mare, dove le navi ormeggiate vivacizzavano il panorama,
mentre i grandi bastimenti commerciali erano tenuti lontano dalla vista dei
cittadini e dei turisti.
La
bella cattedrale della Dormizione di Maria, con le
sue cinque cupolette bombate color oro dominava la piazza principale e si
ergeva come richiamo per tutti i fedeli. Poco fuori dal centro, si trovava
l’erboso Memoriale della Battaglia di Varna, su cui
svettava una sorta di obelisco, edificata su un’antica tomba tracia.
Dell’antichità rimanevano terme romane, un monastero rupestre e una necropoli.
Non
mancavano, poi, l’osservatorio, il delfinario, un museo ricavato all’interno di
una nave e, infine, c’era il famose ponte Asparuhov,
alto ben 53 metri, dal quale molti praticavano il bungee
jumping.
Era
in questa splendida città che si erano ritrovati Jacob e Cassandra per
indagare. Appena arrivati, si erano diretti in un bar per leggere i giornali
locali e ascoltare le conversazioni degli abitanti, alla ricerca di
informazioni ed indizi utili alla loro indagine. In realtà, di tutto ciò, si
occupava Stone, dal momento che era il solo a conoscere la lingua bulgara.
Cassandra annotava su un quadernetto tutte le informazioni più importanti e i
particolari curiosi o ricorrenti e tramite internet cercava di trovare qualche
collegamento.
“Ehi,
qui c’è scritto che una parte del Dracula
di Bram Stoker è ambientata a Varna.”
disse Cassandra, consultando un sito sulle curiosità della città “La presenza
di vampiri spiegherebbe i morti dissanguati.”
“Ma
non quelli sventrati.”
“Licantropi?”
ipotizzò la ragazza, né convinta, né ironica “Vampiri e licantropi.”
“Aggiungici
qualcun altro alla lista, perché abbiamo anche una miriade di annegati e gente
morta per lo sfinimento.”
“Sfinimento?”
“Sì.
Pare che siano stati ritrovati cadaveri di uomini morti per sfinimento. Alcuni
testimoni, non si sa quanto affidabili, sostengono di aver visto qualcuno di
questi signori ballare, prima di morire.”
“Ballare
fino alla morte?” si stupì Cassandra e rabbrividì “Per caso sono stati
ritrovati con ai piedi scarpette rosse?”
“Ne
dubito, comunque i giornali non ne parlano. Perché?”
“Non
conosci la storia della bambina che voleva le scarpette rosse? Mi ha
traumatizzata da piccola! C’era una bimba che voleva delle scarpette rosse per
imparare a danzare e le chiese ai suoi genitori che, però, gliele comprarono
nere. Lei, allora, si mise d’impegno a fare lavoretti per poter guadagnare il
denaro necessario per potersi comprare le sue scarpette rosse e ci riuscì, ma
appena le calzò, iniziò a ballare e ballare e ballare e non poteva smettere, né
togliersi le scarpe e continuò così finché non morì. Anderson ne ha scritta una
versione più complessa e maggiormente legata all’ambito cristiano … comunque mi terrorizzava quella
storia!”
“Interessante.
La fiaba potrebbe avere preso spunto da qualche altra leggenda più antica o
pagana, prova a cercare qualche studio sulle fonti di questo racconto, oppure
delle analisi, o qualcos’altro di questo genere.”
Cassandra
si mise subito a cercare sul tablet, digitando varie
parole chiave, passando da un sito all’altro e, dopo alcuni minuti, disse:
“Ecco, ho trovato qualcosa di interessante. Nella mitologia slava esistono
delle creature denominate vila, sono le anime di
giovani morte prima del matrimonio perché tradite o abbandonate, oppure perché
straziate dal dolore dalla prematura morte di un figlio. Possono assumere
sembianze umane, oppure di cigno, lupo o cavallo. Cercano i traditori e li
costringono a ballare convulsamente fino a provocarne la morte per sfinimento o
fino a farli cadere in acqua. Non è certo che si plachino e abbandonino questo
mondo dopo la prima morte che provocano. Cosa ne pensi? Fanno parte del
folklore locale e due tipologie di morti su quattro corrispondono.”
“Sì,
può essere una pista da seguire e approfondire. Rimangono però misteriose le
altre uccisioni. Riesci a controllare di quali altre creature parlino le
leggende locali e che caratteristiche abbiano?”
“Sì,
non c’è problema.”
“Ottimo,
grazie. Io, intanto, provo a fare due chiacchiere con la gente del bar,
sperando di poter ottenere l’indirizzo di alcuni dei defunti o, almeno, avere
informazioni sulla loro vita. Magari, salterà fuori qualche punto comune tra le
vittime o dei dettagli utili … userò il telefono come registratore, fingerò di
essere un giornalista di un qualche programma americano, forse li invoglierà a
parlare.”
“Credi
che si apriranno con un giornalista? Faresti meglio a dire di discendere dal
professor Van Helsing.”
“Userò
entrambe le bugie.”
I
due giovani si misero al lavoro: Jacob usò la sua socialità e il suo carisma
per conversare un po’ con il barista, un po’ con gli avventori, riuscendo a
raccogliere numerose particolarità non riportate dai giornali. Cassandra continuò
a leggere, esaminando con attenzione ogni possibilità.
Dopo
circa mezzora, Stone tornò al tavolo con un paio di boccali di birra e disse:
“Allora, finché rimaniamo qua: siamo sposati da un paio d’anni e abbiamo un
programma televisivo in una rete del Kentucky che si chiama Helsing, mistery’s hunter. Io ho fondato il
programma dieci anni fa; ci siamo conosciuti cinque anni fa quando tu sei
venuta in studio per uno stage. Questo è il background a grandi linee. Sembra
che agli abitanti piaccia e parlino ben volentieri; ad ogni modo ti racconterò
dopo; prima dimmi tu che cosa hai individuato.”
“Un
solo riscontro, ma alquanto convincente. Spero di riuscire a pronunciarlo: strzygon. Incarnazione di anime di morti per annegamento,
suicidi e bambini nati morti. Bevono sangue umano e/o divorano le interiora;
sottoforma di gufo, portano la morte nelle case su cui si posano.”
“Sì,
sembra perfetto. Qualcuno ha fatto riferimento a gufi avvistati sui tetti delle
case di alcune delle persone ritrovate dissanguate o sbranate. Inoltre, Stoyan, uno dei tizi con cui ho parlato, ha garantito che la morte del suo amico Branamir ha senza dubbio rattristato diverse donne, visto
che ne aveva parecchie … questo potrebbe ricollegarsi con la storia delle vila. Bisogna cercare di approfondire le circostanze in cui
sono avvenute le morti e le vite delle vittime. Ci procureremo una telecamera,
per essere credibili, e intervisteremo parenti, polizia, testimoni e magari
potremmo fare qualche ripresa notturna per cercare di notare qualcosa … va beh,
vedremo man, mano, intanto cominciamo! Ho una breve lista di persone da
sentire, partiamo!”
Dopo
aver acquistato una telecamera per essere credibili come giornalisti
televisivi, i due giovani si misero subito a cercare i parenti e amici di
alcune delle vittime e li interrogarono; poi riuscirono a parlare anche con
poliziotti e dare qualche sbirciata ai loro verbali. Più ascoltavano quelle
testimonianze, più si convincevano che realmente, dietro tutti quei morti, ci fossero
vila e strzygon. La sera,
dunque, si ritrovarono a discutere della faccenda, passeggiando lungo un viale
alberato; Jacob aveva preso per mano Cassandra, con la scusa di dover mantenere
la loro copertura.
“Io
mi sono convinto che abbiamo trovato la causa di tutte queste morti, ora è
necessario capire come fare a liberare Varna da
queste entità.” diceva l’uomo “Hai letto qualcosa in proposito a come si
scaccino queste creature o quali siano le loro vulnerabilità?”
“Pare
che l’unico modo per allontanare le vila è che si
plachino con la vendetta, mentre gli strzygon si
possono essere decapitati, bruciati o trafitti con un chiodo.”
“Ah,
tipo vampiri, proprio. Allora, come possiamo fare? Psicoterapia di gruppo per
le vila, in modo tale da placarle senza bisogno che
uccidano e poi caccia aperta agli strzygon? Potrebbe richiedere
molto tempo. Dobbiamo capire come fare per prenderli tutti in una volta, o
quasi.”
“Calmo,
sono certa che ci stia sfuggendo qualcosa, deve esserci altro. Ho una domanda
fissa nella testa da qualche ora: perché sono usciti fuori tutti adesso? Voglio
dire, fanno parte della tradizione, quindi c’erano anche in passato, ma agivano
in maniera decisamente più sporadica.”
“Beh,
è tornata la magia nel mondo, quindi è probabile che si siano rinvigoriti e
che, ora, agiscano molto più che nel passato.”
“Sì,
ma perché solamente queste due tipologie di creature e non altre? E perché
solamente qua a Varna e non nel resto della Bulgaria
o delle zone slave? Non ha senso! Avremmo dovuto avere morti in vari stati e,
invece, sono tutti concentrati qui!”
“Effettivamente
hai ragione, forse qui vicino c’è una sorta di santuario che funge da punto
focalizzante di questi esseri, oppure … oppure qualcuno li ha evocati! Che cos’hanno
in comune questi mostri?”
“Oltre
alla passione per gli omicidi? Fammi pensare … Ci sono! Sono trasmutazioni, per
così dire, di anime di defunti. Morti di dolore, suicidi, affogati o morti
prima di nascere, sono di costoro le anime che danno origine a vila e strzygon.”
I
due giovani si guardarono negli occhi e all’unisono esclamarono: “Un necromante!”
Si
sorrisero a vicenda, poi Stone chiese: “Come lo scoviamo un necromante?
Come lo affrontiamo? E, soprattutto, basterà per disperdere i mostri?”
“Non
ne ho la più pallida idea. Sinceramente, non so nulla sull’argomento.”
“Proviamo
a concentrarci sugli altri elementi che abbiamo. Ci hanno detto molte cose
strane, non trovi?”
“Troppe
e confusamente … poveretti, molti erano addolorati per il lutto.”
“Consideriamo
le cose più insolite e legate alla scena dei delitti e non ai morti in sé. Mi sono
preso qualche annotazione, c’erano un paio di cose che mi avevano suscitato
curiosità, vediamo ...” Stone prese un block notes che aveva con sé e iniziò a
sfogliarlo “Un elemento ricorrente è la presenza di pozzanghere anche dove non
avrebbero dovuto esserci e, in alcuni casi, mute di serpenti.”
“E
che cosa vorrebbe dire?”
“Non
lo so, forse sono ricollegati a qualche rituale … se capiamo quale sia,
potremmo capire anche come fermarlo.”
“Non
so se, scrivendo su google: necromanzia, serpente,
pozzanghera troveremo un rituale. Credo che dovremmo consultare i libri
della Biblioteca alla vecchia maniera! Ci fosse Jenkins,
sono sicura che ci darebbe la soluzione in un attimo.”
“Dovremo
arrangiarci da soli e sono sicuro che ce la faremo e in poco tempo.”
“Ne
sei convinto?”
“Ehi,
siamo bibliotecari, dopo tutto; no?”
Jacob
aveva un sorriso calmo e uno sguardo rassicurante che tranquillizzarono molto
Cassandra. L’uomo, poi, per incoraggiarla ulteriormente, le appoggiò una mano
sulla spalla; la ragazza distolse lo sguardo, sentendosi in imbarazzo. Stone avvertì
quel disagio, per cui ritrasse il braccio e tornò a parlare della missione: “Sui
giornali, stamattina, c’era un altro articolo che mi ha incuriosito, ma lì per
lì non l’ho approfondito, perché mi sembrava scollegato dai nostri casi. Parlava
di strani avvistamenti; diverse persone
si erano spaventate, vedendo un tizio massiccio, vestito con mantelli o
pastrani di lana come appena tosata, non filata, con una maschera sul viso con
corna e una sorta di becco. Pareva che
quest’essere cantasse. Le autorità pensano sia lo scherzo di qualche ragazzo. Forse,
invece, potrebbe essere connesso con la negromanzia.”
“In
che modo? Le descrizioni delle vila e dei strzygon sono molto diverse.”
“Mah,
non lo so. Torniamo in albergo e dormiamoci su, si dice che la notte porti
consiglio, speriamo sia così.”
Il
mattino seguente i due si rimisero al lavoro, questa volta chiedendo
informazioni circa i misteriosi
avvistamenti. Vennero così a scoprire che era tradizione che gli uomini
si vestissero in quella maniera durante il Koleda e
che andassero in giro, cantando antichi inni popolari; tale festa cadeva tra
gennaio e febbraio e, dunque, non era certo quello il periodo.
Approfondirono
l’argomento e scoprirono che il Koleda era l’erede
del Velja Noc, una festa
pagana connessa con Veles, dio dell’oltretomba e
della magia.
“Visto
che coincide tutto?!” esclamò Stone, entusiasta.
“Ci
conferma la negromanzia e ci dà una pista da seguire. Dove possiamo trovare,
però, delle informazioni sul culto di questa divinità? Ci saranno ancora dei
santuari da queste parti? È probabile che se ha dei seguaci che effettuano necromanzia lo facciano nei suoi templi.”
I
due giovani si recarono all’ufficio informazioni turistico e si fecero
consegnare tutto il materiale riguardante i siti archeologici e non legati al
paganesimo. Sfogliando i vari opuscoli, trovarono l’indicazione di un santuario
rupestre a una decina di chilometri dal centro della città. Si recarono sul
posto per ispezionarlo, ma si resero conto che il luogo era un’attrazione
turistica molto frequentata e, dunque, era altamente improbabile che qualcuno
avesse celebrato rituali clandestini in quel luogo. Sconsolati, si
incamminarono nel boschetto circostante, considerando di nuovo le ipotesi a
loro disposizione; fu allora che si trovarono davanti ad una strana scultura,
come una colonna scolpita. Era a forma di albero e, in cima, era appollaiato un
falco, mentre tra le radici c’era un grosso serpente; era in pietra e
tempestata di gemme. A osservare bene, però, ci si accorgeva che l’intero
tronco era in realtà un serpente e i rami erano le sue molteplici teste che, a
ben guardare, in un certo senso avvinghiavano e stringevano il falco, come a
tenerlo imprigionato. Le pietre preziose, che inizialmente sembravano frutti,
erano in realtà gli occhi dei rettili.
Stone
la riconobbe subito come una rivisitazione di una delle iconografie più comuni
di Veles; infatti solitamente il falco, che
rappresentava il dio Perun, era libero e l’albero era
un vero albero, mentre di serpenti ce n’era uno solo, in basso, che era appunto
Veles.
Jacob
spiegò: “Questo tipo di scultura, solitamente, rappresenta l’equilibrio tra il
cielo e la terra. La leggenda vuole che Veles rapisca
il figlio di Perun che combatte per riprenderlo,
senza però uccidere l’altro dio. C’è una forte questione di equilibrio. Veles lo spezza e Perun lo
ripristina, senza lasciare che l’ago della bilancia penda né verso di lui, né
verso l’altro. Qui il concetto è del tutto stravolto e c’è un’inedita
predominanza di Veles.”
“Quindi
potrebbe essere qua che avvengono i rituali?”
“Sì.
Diamo un’occhiata, forse troviamo qualche traccia.”
Ispezionarono
la scultura in alto e in basso e da tutti i lati e nel retro videro che c’era
un incavo in cui si trovavano alcuni cristalli di quarzo citrino di varie
grandezze, con le punte acuminate, disposti in modo da assomigliare a delle
fiamme. Controllando più da vicino e si accorsero che sotto all’incavo, parte
della scultura era in realtà un pannello posto a nascondere qualcosa che c’era
dietro; lo spostarono e trovarono una specie di circuito formato da magneti,
sbarre di rame, pile assai primitive ed altri elementi che Stone non riusciva
ad identificare. Cassandra, invece, dopo una rapida occhiata iniziò subito ad
elaborare i dati nella sua mente e presto ebbe tutto chiaro.
La
donna spiegò: “Si tratta di una sorta di antenna, ma non è solo questo. Richiama
energia dispersa nell’etere, la convoglia alla base e poi la proietta fuori in
maniera molto più concentrata di prima.”
“Come
l’elettrostatica? Accumula energia e poi dà la scossa?”
“Sì,
ma non è elettricità è … è qualcosa di non riconosciuto ancora
scientificamente.”
“Intendi
dire un’energia non ancora scoperta?”
“Scoperta
sì. Può essere assimilabile all’energia vitale di cui si parla nel reiki,
oppure la forza odica, oppure i chackra,
o addirittura una sorta di energia animica … Molte
pseudoscienze e tradizioni varie fanno riferimento ad un concetto simile, ma
ancora non è stato dimostrato scientificamente. Questo impianto, tuttavia,
canalizza questo tipo di energia: è questo che genera le vila
e i strzygon! Assorbe l’essenza di queste anime molto
diluite nell’etere e li ricompatta e poi li riproietta
fuori.”
“Possiamo
disabilitarlo?”
“Sì
… anche se è un vero peccato … è un sistema molto interessante … potremmo
portarlo in Biblioteca!”
“D’accordo;
però dobbiamo capire chi l’ha creato, altrimenti potrà replicarlo e continueranno
le morti.”
“Non
credo che sia stato costruito di recente. Polvere, ragnatele, il fatto che la
parte di colonna che abbiamo tolto fosse perfettamente mimetizzata, con tanto
di muschio attorno … mi fanno pensare che nessuno abbia toccato questa scultura
da moltissimi anni, probabilmente secoli.”
Stone
non era convinto: “È stato quindi solo il ritorno della magia a riattivarlo? E,
inoltre, il nostro uomo vestito di lana?”
“Hanno
contribuito entrambi al processo di condensare le anime dei morti. La magia ha
reso più forte l’energia e i canti dell’uomo vestito di lana hanno attivato l’impianto.”
“I
canti?” si stupì Jacob.
“Sì.
Le vibrazioni emesse dalla voce hanno messo in moto il meccanismo. Tutto è
vibrazione! L’aria ne è piena.”
“Quindi
basterà rimuoverlo e gli omicidi cesseranno?”
“Gradualmente,
finché non si saranno esauriti gli esseri già presenti.”
“Allora
potremmo portare l’arnese in Biblioteca e poi tornare qua a debellare i morti
superstiti e, magari, scoprire se l’uomo lanoso era consapevole di quel che
stava facendo oppure no.”
“Sono
assolutamente d’accordo. Allora, procediamo allo smantellamento?”
La
ragazza era entusiasta per la scoperta e molto vivace, pronta a mettersi al
lavoro.
“Cassandra
…” le disse dolcemente Stone “Complimenti! Sei stata eccezionale! Hai capito
tutto questo coso e … Bravissima!” le sorrise.
Lei,
un poco imbarazzata, ma sorridente, replicò: “Beh, se siamo arrivati fin qui,
gran parte del merito è tuo.”
Stone
avvicinò il proprio viso a quello di Cassandra che, colta alla sprovvista,
rimase immobile. Lui appoggiò le proprie labbra su quelle di lei e la baciò per
alcuni istanti. Poi rimasero a fissarsi per diversi momenti, non sapendo che
fare o che dirsi, finché la donna non si scosse e si mise ad armeggiare con lo
strano impianto energetico nella colonna.
Nota dall’Autrice:
Scusate tutti per l’attesa e grazie per
la pazienza!
Sono giorni molto impegnativi e in
questo capitolo proprio non riuscivo a saltarci fuori.
Spero vi sia piaciuto J
Un saluto e a presto (spero) !