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Autore: Vavi_14    07/05/2015    4 recensioni
A pochi mesi dalla morte dei loro genitori, Itachi e Sasuke si ritrovano improvvisamente soli, obbligati a coniugare gli studi con la gestione di un'Azienda prestigiosa che il maggiore ha ereditato in quanto primogenito della famiglia Uchiha. In questa situazione già ostile accadrà un fatto imprevisto che sconvolgerà per sempre le vite dei due fratelli. Starà a loro decidere se arrendersi alla crudeltà del fato, oppure continuare a lottare assieme per riemergere dal baratro che minaccia di inghiottirli per sempre.
***
Ho deciso di provare a pubblicare una long alla quale sono molto affezionata, perciò spero tanto di riuscire a far appassionare anche voi.
La storia contiene più di un nuovo personaggio e l'OOC è solo per sicurezza, io ho fatto del mio meglio! :)
[Prologo modificato]
Buona lettura!
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 27
Corsa contro il tempo








Sfogliava le pagine una dopo l'altra, vedeva i caratteri scorrergli davanti agli occhi ma non riusciva a comprendere nemmeno una parola di quelle scritte sul foglio. Spostava lo sguardo dall'alto verso il basso, alla ricerca di quella dannata linea dritta sulla quale avrebbe posto la sua firma. Shisui notò l'incertezza dei suoi movimenti e prese possesso del fascicolo. Arrivò alle penultima pagina, lo poggiò sul tavolo e porse ad Itachi la stilografica.

“Prima tu.”

Il cugino la afferrò lentamente e rimase con la penna a mezz'aria per qualche secondo. Era difficile ignorare i lamenti di Sasuke, che cercava invano di sfuggire dalla presa sicura di Juugo, il quale lo teneva stretto circondandogli le spalle con un braccio e chiudendogli la bocca con la mano libera.

Gatoo sbuffò. “Quanto si lamenta tuo fratello, Itachi. Non è stato per niente facile occuparsi di lui in questi giorni.”

Itachi lo ignorò e continuò a guardare quel foglio come se contenesse al suo interno una granata pronta ad esplodere. Il suo braccio destro era immobile, come se la parte razionale del cervello gli inviasse impulsi per impedirgli di firmare. Con uno scatto improvviso puntò la penna sul foglio e scrisse velocemente il suo nome e cognome. Era fatta.

Non fece neanche in tempo a passare la stilografica al cugino che un rumore assordante invase la stanza. Itachi sentì delle grida e scorse le sentinelle di Gatoo tirar fuori le armi. Shisui, istintivamente, lo tirò per un braccio e lo trascinò in un angolo. Da lì poterono capire cosa stava succedendo: decine di poliziotti armati di pistole e manganelli avevano invaso il covo e nel giro di poco tempo erano riusciti ad ammanettare la maggior parte degli uomini.

“La polizia? Ma che sta succedendo?!” esclamò Shisui, cercando di sovrastare gli spari.
Itachi lanciò un'occhiata in giro per cercare suo fratello in mezzo a quella confusione e poco dopo lo vide sbarazzarsi di Juugo e correre in direzione dell'uscita.
“Sasuke!” lo chiamò, allungando un braccio e cercando di raggiungerlo.
“Fermo, non andare!” lo trattenne Shisui, tirandolo per la maglia. “Se passiamo in mezzo a questo delirio potremmo essere colpiti”
Itachi non riuscì a sentire una sola parola di quello che disse il cugino, ma poté scorgere il labiale di suo fratello, prima di vederlo sparire nel nulla.
"Fidati di me"


Non sapeva neanche lui come aveva fatto a scampare agli spari ed ora si ritrovava a correre disperatamente per i corridoi del seminterrato, cercando di resistere ai deliri della febbre e alla debolezza per la fame patita in quei giorni. Sfrecciava da un lato a un altro, apriva ogni porta che gli si parava davanti con un calcio, lanciava un'occhiata al suo interno e riprendeva la sua corsa forsennata.

“Dannazione, dove sei?”

Un ricordo improvviso lo fece fermare bruscamente. Kaori gli aveva raccontato che spesso le capitava di nascondersi in uno “stanzino segreto” all'interno del quale leggeva dei libri che aveva rubato alla biblioteca proibita di suo zio. Gli aveva detto di aver inciso sullo stipite della porta il primo ideogramma del suo nome. Era l'unico indizio che aveva e, sebbene non avesse nessuna certezza che la ragazza fosse li, decise di provare a seguire il suo istinto.

Una volta superata la stanza dove era stato rinchiuso girò a destra e, seguendo le imprecise indicazioni che gli aveva fornito Kaori, riuscì a scorgere una porta più piccola e più arrugginita delle altre, sulla quale era stata delineata, probabilmente con una chiave, la sillaba “Ka”.
In quel momento si rese conto che la porta era socchiusa ed istintivamente rallentò il passo. Procedeva a rilento cercando di fare il minor rumore possibile. Si guardò alle spalle accertandosi che nessuno lo seguisse, dopodiché ricominciò a correre ed entrò nella stanza come una furia. Era buio, ma sul pavimento riuscì a scorgere la sagoma di una ragazza stesa a terra. Ci volle qualche secondo prima che le sue gambe si decidessero ad avanzare verso di lei. Inutile sperare che si trattasse di qualcun altro; aveva già riconosciuto i suoi tacchi vertiginosi e il lembo del vestito blu elettrico che le copriva le gambe. Aveva gli occhi chiusi ma il suo petto si muoveva ancora.

“Kaori?”

Si chinò su di lei e le sollevò la testa con cautela. Fu in quel momento che si accorse della macchia di sangue che continuava ad allargarsi sul pavimento e che gli aveva già imbrattato entrambe le mani.
“Kaori! Tu stai...”
Adagiò la testa della ragazza su una mano e con l'altra le abbassò una bretella del vestito per scovare l'origine della ferita. Nonostante l'oscurità vide chiaramente un buco all'altezza della spalla e, al suo interno, un proiettile ancora caldo di cartuccia.
“Sei...sei tu? Intoucha...”
“Non parlare Kaori, ti porto via da qui.”
Lei aveva aperto gli occhi e aveva girato di poco la testa verso di lui.
Sasuke cercò di afferrarla da sotto la schiena, ma non appena tentava di muoverla il sangue cominciava a scorrere sempre più veloce.
“Maledizione!”
Strinse gli occhi due o tre volte e scosse la testa per cercare di tornare lucido. La febbre gli stava offuscando la vista e i brividi gli impedivano di muoversi correttamente per non rischiare di peggiorare la condizione di Kaori.
“Devo..devo andare a chiamare Itachi.”
“No – sussurrò lei, alzando un dito – ti prego, resta con me. Tanto..tanto non servirebbe a niente, lo sai.”
I riflessi dorati dei suoi occhi sembravano spenti e la pelle si faceva sempre più pallida. Riuscì a sollevare una mano e ad adagiarla su quella di Sasuke.
“Tu...sei l'unico amico che io abbia mai avuto, Intouchable.”
“Sei stata tu, vero? Hai chiamato tu la Polizia?”
Lei chiuse gli occhi e parve fare uno sforzo enorme per continuare. “Non sono riuscita a salvare mia sorella. Non sono riuscita a salvare me stessa. Dovevo...con te dovevo almeno provarci.”
Lui cercò di sollevarle di più la testa. “Chi è stato a spararti?”
“Una sentinella di mio zio. Mi ha scoperta mentre stavo telefonando in Centrale...ho fatto appena in tempo a dire le coordinate.” Sul suo volto si aprì un debole sorriso. “Se tu sei qui, significa che quell'idiota non è riuscito ad avvertire lo zio in tempo. Si sarà perso per i corridoi...”
Tossì violentemente e il suo respiro cominciò a farsi più instabile. Stava perdendo conoscenza.
“D'accordo Kaori, ti tirerò fuori di qui.”
Non era quello il momento di farsi prendere dal panico. Se avesse voluto davvero portarla via lo avrebbe dovuto fare subito ed anche in fretta. Si sfilò la maglia che portava, la strappò in due ed attorcigliò un lembo attorno alla spalla di Kaori. Quando strinse il nodo la sentì sussultare, dopodiché la sua testa si fece più pesante e il suo battito più lento. La sollevò da terra con un gesto deciso, cercando di limitare la fuoriuscita di sangue. Uscì dalla stanza esattamente com'era entrato, correndo, e percorse quel labirinto in modo automatico, senza riuscire a pensare alla strada giusta da prendere.
Gli sembrò di correre ininterrottamente per dieci minuti, fino a quando, per miracolo, si trovò davanti Itachi e Shisui, i quali erano usciti dalla stanza per andare a cercarlo.

“Sasuke! - esclamò Itachi, andandogli incontro, e il suo volto sbiancò quando lo vide completamente sporco di sangue – che ti è successo? Chi è...?”
“Non c'è tempo nii-san! E' in pericolo di vita, dobbiamo portarla fuori da qui!”
Shisui li raggiunse in un lampo. “Sei impazzito?! Chi diavolo è questa ragazza? Faceva parte del gruppo?”
“Vi prego, dovete fidarvi. Aiutatemi a portarla in ospedale”
Entrambi lo guardarono senza riuscire a replicare. Si erano finalmente rivisti dopo interminabili settimane e poi, a seguito di un'intrusione da parte della Polizia, si erano dovuti separare di nuovo. Ed ecco che, qualche minuto dopo, Sasuke tornava tenendo in braccio una ragazza in fin di vita, senza dare nessuna spiegazione.
“Nii-san, ti prego – ripeté, stringendo Kaori al petto – dobbiamo aiutarla. Ti spiegherò tutto, ma adesso fidati di me.”
Itachi si chiese come ancora riusciva a rimanere in piedi senza rischiare di impazzire. Tutta quella situazione era assurda e ormai non sapeva più cos'era giusto o sbagliato fare.
“Va bene, Sasuke. Avvertiamo la Polizia.”
Con estrema sorpresa di Shisui, si recarono entrambi dall'Ufficiale e gli chiesero di chiamare un ambulanza per scortare Kaori in ospedale. L'uomo accettò, a patto che la ragazza fosse tenuta sotto controllo da un poliziotto per tutto il tempo e che, se mai fosse riuscita a riprendersi, sarebbe stata sottoposta ad interrogatorio come tutti gli altri uomini del covo.
I fratelli si videro costretti ad accettare ed aiutarono a caricare la ragazza sull'ambulanza.

“Vado con lei.” disse Sasuke ad Itachi, mentre i paramedici terminavano di agganciarla al lettino.
“Otouto, hai la febbre alta e non puoi andare in giro così – si tolse la giacca che indossava e gliela porse – per favore, non fare cazzate.”
Sasuke ricambiò il suo sguardo triste, come per scusarsi di tutto il dolore che gli aveva procurato.
“E' tutto apposto, nii-san – gli disse, stringendogli una spalla – io sto bene, non devi più preoccuparti per me, adesso me la caverò. So che è stata dura ma-”
Non riuscì a continuare poiché venne avvolto dalle braccia di Itachi, che lo aveva stretto fra le sue per trasmettergli tutta la gioia provata nell'averlo di nuovo con lui.
“D'accordo, adesso vai.” concesse, liberandolo da quel gesto che suo fratello non aveva mai sopportato più di tanto.
L'altro rispose con un cenno della testa e saltò al volo sull'ambulanza, appena in tempo prima della chiusura delle porte.

  
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