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Autore: Role    07/05/2015    4 recensioni
John diede una rapida scorsa al paragrafo, per un breve ripasso.
"L’osmosi indica la diffusione di un solvente attraverso la membrana semipermeabile dal compartimento a concentrazione minore di soluto a quello a concentrazione maggiore. Sebbene gli altri tipi di diffusione operi- "
Il biondo interruppe la lettura, distratto da qualcosa di ben più interessante.
Una nota, scritta in una calligrafia elegante e flessuosa, accompagnava la definizione.
Errato. Sono compartimenti a minore o maggiore potenziale chimico idrico, è improprio definirli in base alla concentrazione. Idiota.
[Raccolta di Flashfic] [AU]
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2.

Per gran parte della sua vita, Sherlock Holmes si era chiesto se per caso indossasse una maschera buffa, senza che nessuno si fosse mai degnato di informarlo.

Le risatine che avevano accompagnato il suo passaggio nei corridoi, nel corso della sua carriera scolastica, avevano finito per insediarsi nella sua mente.

Un tarlo fastidioso e instancabile, annidatosi nella sua mente, con l'unico scopo di farlo impazzire.

Era forse per quello che, ogni mattina, si sforzava di arrivare per primo in classe?

Era soltanto quell’infantile desiderio di essere ignorato a condizionarlo? Non lo sapeva.

Forse, in realtà, cercava di nasconderlo a se stesso.

Aveva sentito fin troppe volte la parola freak, accompagnata da deboli sussurri che, come una macabra colonna sonora, segnavano la sua entrata.

Si era autodiagnosticato almeno una sessantina di patologie psicologiche, cercando di convincere Mycroft a trovare uno psichiatra che le certificasse.

Forse, con una diagnosi alla mano, avrebbe potuto giustificare il rifiuto della società.

Avrebbe fatto qualunque cosa pur di restare da solo. Qualunque.

Se gli avesse consentito di tenere alla larga le persone, probabilmente, avrebbe ceduto volentieri i suoi genitori a un mercante di schiavi.

Aveva deciso di lanciarsi nello studio.

La chimica era semplice. Lo capiva.

Sequenze di atomi che si incastravano perfettamente in elementi.

Elementi che avevano un posto stabilito nelle molecole.

Nessuno avrebbe impedito a quelle particelle di disporsi ordinatamente per conseguire il loro scopo. 

Nessuno.

Dopo pochi anni avrebbe potuto fare qualcosa della sua vita, da solo, come aveva sempre sperato di fare.

Pregustava quei momenti ogni giorno, quando qualche lingua tagliente gli intralciava la strada.

Quel periodo sarebbe finito.

Era il suo mantra.

Risuonava ad ogni passo, mentre camminava verso la scuola.

Copriva i sospiri, gli permetteva di andare avanti.

Come quel giorno, quando, entrato nell’aula di biologia , il suo mantra copriva una stupida spiegazione sui cloroplasti e i sospiri scoraggiati dei suoi compagni,  maledettamente incapaci.

Sherlock ne approfittò per revisionare gli argomenti precedenti.

Conosceva il programma del loro anno alla perfezione.

Sfogliava le pagine, come in un puerile gioco di figurine.

Questo è semplice.

Quest’altro è da idioti.

Seriamente? Questo non è roba da quarta elementare?

Avrebbe volentieri saltato il capitolo dell’osmosi, vista la recente spiegazione...

Eppure, odiava le cose incomplete…

Magari sono anche ossessivo compulsivo. Annotò mentalmente.

Ad attirare la sua attenzione fu l’illeggibile calligrafia che aveva tracciato una risposta, sotto i suoi appunti.

Una parte dentro di lui, seppellita sotto anni di freddezza, sospirò di sollievo all’idea che non fosse una presa in giro o un insulto pesante…

Cosa andava a pensare? No, lui era superiore. Inflessibile.

Le parole di un decerebrato coetaneo non potevano neanche sfiorarlo.

La scritta, in ogni caso, recava una semplice domanda.

Non ti sembra di essere un po’ presuntuoso? 

Era stupido rispondere.

Lo avrebbe esposto a eventuali scherzi.

Eppure non resistette.

Era un tono indisponente, non aggressivo.

Ho l’intelligenza necessaria per esserlo.

Incuriosito dal suo fantomatico interlocutore, cercò qualche indizio nel banco che gli permettesse di dedurre di più.

Un capello castano, ma da ragazza.

Forse Molly Hooper, secondo anno. 

Era una ragazzina romantica e emarginata.

Lo fissava, troppo, in modo imbarazzante per entrambi.

No, improbabile. Non solo la calligrafia era da ragazzo, ma la giovane era troppo timida per cercare di interagire con lui in tale modo.

Uno studente nuovo, forse.

Senza farsi scoprire dal professore infilò una mano nel banco e ne estrasse un quadernetto verde.

Perfetto.

La calligrafia corrispondeva.

John H. Watson.

Interessante.

Sherlock decise che, correggendo i suoi appunti (dannatamente pieni di errori di concetto), la lezione sarebbe passata più in fretta.

 

 

 

 

Angolo autrice.

Capitolo due....ci siamo :3 come i miei lettori già sapranno, tendo a prediligere uno stile di capitolo a "raccolta" breve, coinciso, e ad aggiornare con più frequenza.

Per scrivere questo capitolo sono sorti grandi dubbi sulla deduzione del sesso grazie alla grafologia, ma pare che sia possibile, quindi sono tranquilla u.u

Ci tengo a ringraziare tutti coloro che seguono, ricordano  o recensiscono. Siete belle persone.

                                                                                 Grazie sempre, Role.

  
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