Il
colpo era stato sferzato con una velocità e una potenza tali
che Loki non era
riuscito in alcun modo ad anticiparlo; Phoneus, pur avendo un corpo
grosso,
pesante e avvolto da una rigida corazza nera, possedeva una coda
spaventosamente veloce e flessibile, che era in grado di direzionare
ovunque
volesse con una precisione millimetrica.
Quell'arto
gli era giunto allo stomaco in un lampo e lo aveva scaraventato contro
la
parete di roccia; non si era nemmeno accorto di gridare dal dolore
finché
l'impatto con la pietra non gli aveva mozzato il respiro, spegnendo
così le sue
urla.
Loki
sentì la schiena bruciare e, dopo qualche secondo, bagnarsi,
mentre il tessuto
della maglia gli si appiccicava sulla pelle; stava sanguinando e
intanto Phoneus
rideva, avvicinandosi lentamente a lui un passo dopo l'altro.
-Nemmeno
quell'energumeno di Thor è riuscito a sconfiggermi in
battaglia, credevi di
poterci riuscire tu, piccolo Jotun? Anche nella mia
oscurità, come l'hai
chiamata tu, mi è giunta voce delle tue azioni: il principe
che ha quasi regnato su Asgard, lo
Jotun che ha
quasi ucciso il Dio del Tuono, il pazzo ambizioso
che ha quasi soggiogato
Midgard. Si diceva perfino che fossi morto durante lo scontro con quel
folle di
Malekith. Ma ora arriva la parte divertente: Thanos ti sta cercando, lo
sapevi?
Io l'ho visto. Egli non ha mai creduto alla tua morte e anela di
incontrarti di
nuovo per saldare il vostro conto in sospeso. Scommetto che sarebbe
molto generoso
con chi gli porterà la testa del traditore.
Loki
non fiatava, non proferiva verbo e non dava alcun segno di cedimento di
fronte
a quella cascata di invettive e minacce, ma non appena Phoneus si fu
avvicinato
abbastanza, in uno scatto imbracciò Gungnir e
scagliò un lampo di energia
contro il mostro, mandandolo a terra.
Per
qualche secondo credette di averlo battuto, ma Phoneus si
rialzò, leccandosi
gli orli della bocca con la sua lingua grondante di bava: -Tutto qui? -
riprese
-Quando era Odino a brandirla, Gungnir aveva una potenza devastante, in
grado
di tagliare in due parti le montagne e spaccare il cielo; ora con te
è poco più
di un grosso giocattolo luccicante che non sei nemmeno in grado di
maneggiare.
La verità è che non ne sei degno, come non lo sei
per il trono e non lo sei
stato per Mjolnir. Che sensazione ti ha dato stringere quel manico di
cuoio e
tirare con tutte le tue forze senza che si muovesse di un millimetro?
Provare
quell'inebriante sensazione di potere, desiderarne ancora e ancora ma
non
riuscire a sollevare quello stupido martello?
-La
stessa che avrai provato anche tu, suppongo- sibilò Loki,
mentre un sottile
rivolo di sangue scendeva dalle sue labbra sul mento appuntito.
Gli
occhi gialli di Phoneus si strinsero in due fessure e la bocca si
aprì
minacciosamente, scoprendo le zanne: -Tu, patetica creatura...-
ringhiò il
mostro in preda alla furia, mentre il suo aculeo si librava nell'aria e
si
scagliava contro il corpo inerme di Loki.
Quando,
però, l'ebbe raggiunto, non andò a conficcarsi
nelle sue carni, bensì nella
dura roccia, squarciandola con gran fracasso, mentre l'immagine del dio
svaniva
in un lampo smeraldino e l'originale compariva alle spalle di Phoneus,
colpendolo alla schiena con un'altra scarica di energia.
Phoneus
subì il colpo e si voltò, pronto a
contrattaccare, ma quando vide Loki non poté
trattenere un altro scroscio di risa.
-Che
cosa ci trovi di tanto divertente?- chiese il Dio degli Inganni,
irritato da
quel continuo sbeffeggiamento, mentre le sue mani tremavano per il
dolore che
lo colpiva alla schiena e alle spalle.
-La
tua paura- rispose quello, sorridendogli malevolo -Ne sei pieno al
punto che
riesco a sentirne l'inebriante profumo, ma non è per te che
temi. Sarebbe una
cosa troppo dozzinale per il nobile e altero Loki preoccuparsi per la
propria
vita. Tu temi per la sua- proseguì indicando con un cenno
del capo il sarcofago
di pietra -Sai che è già condannata e la cosa ti
terrorizza. Sei davvero
patetico.
Loki
digrignò i denti, percependo sulla lingua il sapore ferroso
del proprio sangue,
e lanciò una rapida occhiata alla vasca di pietra, poi
sorrise amaro: eccola,
la vera ironia in tutta quella storia. Per due mesi aveva fatto credere
alla
terrestre di essere la sua paura e ora era proprio lui, nelle catacombe
di
Eitur Myri, a provarne. La paura di essere la causa della morte di
quella
creatura di cui aveva imparato a conoscere la mente e il cuore. Alla
fine i
ruoli si erano invertiti.
Pensò
alla prima volta in cui si era manifestato a Chiara, spacciandosi per
quello
che non era e indossando una maschera che si adattava perfettamente al
suo
volto, eppure la ragazza non aveva fatto una piega: "Ho convissuto
tutta
la vita con le mie paure" gli aveva detto "Posso farlo anche con
te". Era stata coraggiosa, forse in una maniera di cui neppure lei si
era
resa conto appieno: non aveva rinnegato le sue paure, ma le aveva
accettate e
le aveva affrontate, esattamente come aveva fatto con lui.
Non
sarebbe stato da meno, si disse il Dio degli Inganni asciugandosi il
sangue alla
bocca con il palmo della mano, avrebbe fermato Phoneus e l'avrebbe
salvata.
Avrebbe rivisto quella luce orgogliosa brillare nei suoi occhi e
avrebbe udito
di nuovo la sua voce delicata perché aveva un debito nei
suoi confronti. E poi
sarebbe tornato tutto come prima.
Si
scagliò di nuovo contro il mostro, riuscendo ad evitare un
tentacolo che era
uscito dall'esoscheletro e aveva tentato di afferrarlo per le caviglie;
colpì
Phoneus più e più volte con Gungnir, scansando
sempre all'ultimo la coda e gli
artigli, ma quello non cedeva, anzi, sembrava che l'energia e la lama
dell'arma
sacra non avessero alcun effetto su di lui.
Sfinito
dallo sforzo e rallentato da una fitta di dolore alla schiena, Loki si
fermò
per un istante a riprendere fiato e Phoneus ne approfittò
prontamente per
colpirlo e scagliarlo di nuovo contro le rocce, lussandogli una spalla.
All'impatto
Gungnir, quando le dita del proprietario allentarono la loro presa
sulla sua
asta, volò contro le pareti del sarcofago e cadde al suolo
lì vicino, troppo
distante da Loki perché potesse recuperarla.
Era
bastato quel breve
attimo di esitazione per far sì che il Dio degli Inganni si
ritrovasse,
disarmato e agonizzante, ad osservare il viso trionfante del mostro e a
scoprire di desiderare quello di Chiara.
Alla
fine si era arresa agli eventi e aveva lasciato che il suo cuore la
guidasse,
scegliendo di dare retta a quello strano vecchio: -Cosa devo fare?-
ripeté
impaziente.
-In
questo momento il tuo corpo si trova immerso in un liquido- rispose
l'uomo, puntellando
il bastone sul lastricato della piazza -Se vogliamo che la tua mente
riprenda
il controllo, dobbiamo fornirle una condizione che si avvicini a quella
del tuo
corpo, in maniera che possano di nuovo comunicare tra loro.
Si
guardò intorno pensieroso, poi il lampo di un'idea gli
illuminò il viso e
indicò la Fonte Gaia con la punta del suo bastone:
-Immergiti lì- disse.
-Cosa?-
chiese la ragazza scandalizzata -È un monumento storico,
mica posso farci il
bagno!
-Proprio
l'importanza che le dai la rende la migliore delle soluzioni:
intensificherà la
tua attività celebrale, rendendoti più recettiva.
Coraggio!
Perplessa,
Chiara si avvicinò lentamente alla fonte e ne
osservò il pelo dell'acqua,
increspata dal movimento, si tolse le scarpe (si trattava pur sempre di
un'opera d'arte e bisognava portarle il dovuto rispetto) e si
arrampicò sul
bordo.
-Spero
che tu abbia ragione- disse al vecchio -Perché l'ultima cosa
che vorrei è
macchiare la mia fedina penale per atti vandalici!
Si
soffermò ad osservare il proprio riflesso nelle acque
increspate della fontana
e, ancora una volta, percepì un malinconico senso di
irrisolto; ripensando al
grido che aveva udito poco prima per darsi coraggio, si calò
lentamente dal
bordo e lasciò che il suo corpo si acclimatasse alla fredda
temperatura.
Rimase
lì, immersa fino alla vita in silenzio ad aspettare per una
manciata di
secondi, ma non successe nulla; si voltò per chiedere
spiegazioni al vecchio,
ma quando diresse lo sguardo dove pochi secondi prima si trovava,
l'uomo era
scomparso.
Era
rimasta da sola in Piazza del Campo, bagnata fino al sedere di acqua
gelata.
"Maledizione!"
imprecò internamente la ragazza "Quel maledetto vecchiaccio
mi ha preso in
giro!"
Fece
per arrampicarsi sul bordo della vasca e uscire, prima che qualche
poliziotto
le facesse una multa, quando le parve che dal fondo della fontana
emergessero
dei rumori, come di una colluttazione.
Erano
suoni molto deboli, ma le sembrava di poter percepire distintamente lo
sferragliare di un oggetto di metallo, dei colpi e dei lamenti.
Avrebbe
dovuto uscire alla svelta e dare retta al suo buon senso, ma la
curiosità alzò
la voce, sovrastando i più accorti consigli che la prudenza
suggeriva e, così,
desiderosa di scoprire cosa stesse accadendo, la ragazza si immerse
completamente
nelle acque della fonte, ritrovandosi a nuotare in uno spazio
sterminato.
Intorno
a lei le pareti marmoree della fontana erano svanite, lasciando il
posto ad un
mare di un intenso blu, che volgeva al nero mano a mano Chiara
abbassava lo
sguardo.
Il
rombo di un altro impatto le arrivò nitido alle orecchie e,
sentendosi mancare
l'aria, iniziò a nuotare verso l'alto, ritrovandosi ben
presto circondata non
più da cristalline acque azzurre ma da un viscoso liquido
giallastro.
Quel
liquido la
disgustava e non voleva passarci dentro un minuto di più,
così aumentò la
velocità della bracciate e, quando credette che sarebbe
annegata, uscì
dall'acqua, sorreggendosi con le mani a dei bordi di pietra e
riempiendo,
finalmente, d'aria i polmoni.
Inspirò
profondamente, incamerando quanto più
ossigeno possibile, come se stesse respirando per la prima, vera volta
in vita
sua.
Gli
occhi le bruciavano per il veleno giallo e
denso che le colava dai capelli sulla fronte e le narici erano pregne
della
puzza acida che emanava.
Si
strofinò le palpebre chiuse alla bell’e meglio con
le mani e, sforzandosi di non dare di stomaco per l’odore
acre e penetrante, si
guardò intorno, in cerca di lui, Loki, la persona per la
quale era riuscita a
sfuggire alla magia di Phoneus.
Nonostante
la vista appannata e il bruciore, li
scorse entrambi: il Dio degli Inganni giaceva al suolo, ansimante e
indebolito,
mentre il mostro lo sovrastava con la sua mole, agitando minacciosamente nell’aria la sua
coda, pronto a vibrare
l’ultimo, fatale colpo e porre fine all’esistenza
dell’arrogante Jotun che
aveva avuto l’ardire di sfidarlo da solo.
Era
una questione di pochi attimi e ben presto lo sforzo
della ragazza non sarebbe servito a nulla, se non fosse stata veloce ad
agire e
a impedire a Phoneus di prendersi quella vita che solo pochi giorni
prima aveva
sottratto all’oblio di Hela; doveva pensare in fretta,
escogitare qualcosa, ma
il veleno di Âlfheimr,
non incontrando più alcun ostacolo, aveva iniziato
a circolare nel sangue e a diffondersi nel corpo, annebbiandole i sensi
e
indebolendole gli arti.
Un
bagliore dorato a pochi metri da lei le diede la soluzione: abbandonata
sulla
fredda pietra, Gungnir giaceva al suolo e brillava, come invitandola ad impugnarla.
Come
un marinaio attratto dal suadente canto delle sirene che sugli aspri
scogli in
mezzo al mare intonano le loro dolci melodie, incurante delle forze che
iniziavano a mancarle, della vista appannata e del respiro faticoso,
Chiara si
sollevò oltre il bordo del sarcofago e, trascinandosi
carponi, afferrò la
lancia sacra, che percepì quasi bollente al tocco della sua
mano.
“Brandiscimi”
sembrava implorarla l’arma affusolata, quand’ella
la strinse tra le dita “Sfoga
la mia furia sull’assassino”, così
Chiara lasciò semplicemente che fosse Gungnir
a guidarla e, alzandosi malamente in piedi, ne puntò la
cuspide in direzione di
Phoneus; la lancia iniziò a vibrare e in un lampo di luce
emanò un poderoso
fascio di energia, che colpì in pieno la coda del mostro,
recidendola appena
prima che Phoneus potesse usarla per trafiggere Loki.
-Beccati
questa, Matrix!- sussurrò la ragazza, prima di perdere
totalmente le forze e
cadere al suolo come una bambola di pezza.
L’urlo
di dolore di Phoneus squarciò l’aria e, folle di
odio e di rabbia, si voltò ad
osservare la causa della sua mutilazione; con gli occhi che
strabuzzavano di
ferocia, si sarebbe scagliato contro Chiara, distesa sulla roccia priva
di
sensi, se non fosse stato per la lama del coltello di Loki conficcata
tra le
placche dell’esoscheletro, perforandogli il cuore.
-Quando
raggiungerai l’inferno- gli sussurrò
all’orecchio il Dio degli Inganni -Porta i
miei omaggi a Malekith e alla sua stirpe, che tremino ancora al nome di
Loki,
figlio di Frigga.
Lo
guardò rantolare e gorgogliare, tenendosi il petto con gli
artigli, mentre un
fluido scuro sgorgava dalla ferita attraverso le dita nodose: -Ti
aspetterò lì-
tossì Phoneus, prima di accasciarsi al suolo, immobile e
silente.
Il
Dio degli Inganni attese che la creatura spirasse definitivamente poi,
quando fu
sicuro che non si sarebbe più rialzato, lasciò
cadere il coltello e corse (per
quanto le sue gambe potevano permettergli) verso Chiara, sollevandole
il busto
e reggendole la testa con le braccia.
A
quel contatto la ragazza, il cui volto aveva assunto un pallore
cadaverico,
aprì gli occhi e sorrise: -Ciao Trinity…-
ridacchiò, ma non riuscì a dire altro
perché un
violento attacco di tosse
sospese le sue parole.
Quel
sorriso spiazzò per un momento il Dio della Menzogna, il
quale, davanti a
quell’inattesa serenità, non seppe cosa dire. Come
faceva a scherzare in un
momento del genere? Come riusciva a sorridere proprio a lui, che per
tutto quel
tempo era stato la causa delle sue sofferenze?
-Mi
dispiace per quello che hai dovuto passare…-
riuscì a dire alla fine, aumentando
leggermente la stretta sulle sue spalle, frenato dalla paura che
potesse
spezzarsi in due.
-Non
è stata colpa tua… no, un po’
sì, ma va bene così- sorrise di nuovo Chiara,
stringendo delicatamente nella mano il braccio che
l’avvolgeva.
-Sei
stata una stupida a tagliarti con quella lama: nessuno ti aveva chiesto
di
farlo!- la rimproverò Loki, lanciando uno sguardo verso
quella ferita
ridicolmente piccola e mostruosamente letale che Chiara, in un atto di
insano e
altruistico coraggio, si era inferta.
Chiara
avrebbe voluto rispondere, ma un forte dolore le mozzò il
respiro: era come se
un fuoco incontrollato le stesse bruciando le carni
dall’interno, corrodendo
gli organi e diffondendo le fiamme per mezzo delle vene. Era quello che
Loki
aveva provato alla Festa d’Estate? Era quel dolore che aveva
dovuto sopportare
quella sera, quando l’aveva trovato in mezzo al proprio
sangue?
Lui
aveva combattuto contro quel veleno, celando al meglio delle sue
possibilità i
devastanti effetti che quell’orrore aveva avuto sul suo corpo
e lei non sarebbe
stata da meno. Sarebbe morta con dignità,
però…
-Resta
con me- riuscì a implorare la ragazza in un sussurro, mentre
nella bocca
iniziava a percepire il metallico sapore del sangue -Resta con me
finché non è
finita. Non voglio… essere da sola quando accadrà.
-Ti
fidi di me?- domandò il dio, un mezzo sorriso disegnato
sulle labbra.
-Mi
fido.
Un
sussulto colse il corpo della ragazza, i cui occhi volsero
all’indietro e il
collo reclinò, non riuscendo più a sostenere il
peso della testa, che andò a
deporsi, delicatamente e in silenzio, sul braccio del Dio degli Inganni.
Angolo
dell’autrice:
*entra timidamente in scena l’autrice, indossa
l’armatura di Iron Man e si
nasconde dietro lo scudo di Capitan America (entrambi gentilmente
prestati per
l’occasione); in un angolo nascosto, l’agente
Barton tende l’arco, pronto a
intercettare qualunque tipo di oggetto che le lettrici infuriate
potrebbero
lanciare contro l’autrice*
Salve
e tutte e benvenute alla fine del capitolo 28 del La
sua paura, permettetemi di mandare un forte abbraccio alle
lettrici che hanno aggiunto la storia alle seguite e alle preferite.
Premetto
che mi dispiace molto che questo capitolo sia stato pubblicato in
concomitanza
con l’inizio dei miei esami e che non avrò modo di
pubblicare il prossimo prima
della fine dei suddetti, vi assicuro che sono la prima a dispiacersene.
Spero
che non mi odierete per come è finito questo capitolo e per
l’attesa che
dovrete sopportare per il prossimo, cercherò di farmi
perdonare più avanti.
Nel
frattempo, mi auguro che, nonostante tutto, il capitolo sia stato di
vostro
gradimento e che sia riuscito a trasmettervi qualche bella emozione J
Vorrei
portare alla vostra attenzione un’altra splendida fanart
creata da MARS88 dedicata
alla storia e intitolata Dream,
questo
è il link: http://s27.postimg.org/a55iyuzb7/Dream.jpg
Tanti,
tantissimi complimenti all’artista e un forte abbraccio a
tutte voi! Ci vediamo
alla prossima!
Lady
Realgar