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Autore: Holy Hippolyta    08/05/2015    2 recensioni
Howard era cresciuto perdendo l’amore e per anni lo aveva cercato nei posti sbagliati, con Bernadette aveva scoperto tutte le forme possibili dell’amore, da quelle più spaventose a quelle più eccitanti.
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bernadette Rostenkowski, Howard Wolowitz, Leonard Hofstadter, Sheldon Cooper, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 6
La razionalizzazione Cooper-Koothrappali
 
Suonò il campanello e corse subito ad aprire, con l’animo in fibrillazione.
: “ Ciao! Finalmente siete qui!” Esclamò con sollievo, ma l’agitazione non accennava a diminuire.
: “ Ehi, che succede? Hai l’aria sconvolta!” Rispose Raj richiudendo la porta alle sue spalle.
: “ Spero ci sia una buona motivazione per questa convocazione senza preavviso. Siamo scienziati molto impegnati.” Aggiunse con il solito tono saccentello il dottor Cooper, sempre lieto di far pesare la propria presenza.
: “ Stavamo giocando a ‘Super Mario Kart’! E Koothrappali ti stava stracciano come di consueto. – Intervenne Leonard, smontando la tracotanza del suo coinquilino – Ti ha salvato dall’ennesima figura da cioccolataio.”
: “ Sei proprio una schiappa alla guida, sotto qualsiasi forma:” Rimarcò con soddisfazione l’astrofisico, facendo tacere il fisico teorico.
: “ Ragazzi, focalizziamoci su Bernadette! Dicci tutto. C’entra Howard, non è così?” Le domandò, facendola delicatamente sedere sul divano per cercare di calmare l’amica, visibilmente un fascio di nervi.
: “ Sì… Howard sta male! Ieri sera gli è venuta la febbre e non riuscivo a fargliela abbassare. Volevo portarlo all’ospedale ma era troppo debole per spostarsi per cui ho fatto quel che ho potuto. Ancora non è calata, sono sveglia da tutta la notte, lui ha iniziato a delirare… non so cosa fare!” Singhiozzò la microbiologa coprendosi il volto con le mani, non trattenendo più a lungo la sua frustrazione. In quelle ore aveva visto sprofondare suo marito in un abisso di traumi dell’infanzia, ferite mai sanate e sensi di colpa taglienti come lame. Ella dovette resistere a quell’urto di emozioni terribili ed essere un sostegno per il suo amato, però non era stato per niente facile, specialmente di fronte al crollo della sua salute.
: “ Va bene, stai tranquilla, adesso ci siamo qui noi – La consolò Leonard, abbracciandola per pochi secondi – Gli hai dato dei farmaci?”
: “ I tipici: tachipirina…”
: “ Howard è malato, dunque! Allora io non posso restare qui.” La interruppe scortesemente Sheldon, avendo ben inteso delle condizioni dell’ingegnere.
: “ Sheldon, non fare lo scemo!” Lo rimproverò Hofstadler, rotando il busto dalla sua parte per impedirgli di dire altre stupidaggini: non era il momento di farsi prendere dalla ipocondria.
: “ Lo scemo sei tu che rimani a contatto con batteri o virus altamente contagiosi. Se vogliamo davvero aiutare Howard dobbiamo costruire uno speciale contenitore igienico per impedirci di toccarlo e condurlo al più vicino ospedale per farlo vedere, oppure tenerlo in isolamento e passargli i medicinali necessari da una cavità che faremo nella porta della sua camera.” Era troppo tardi: la fissazione di Sheldon aveva già preso il via ed era una corsa inarrestabile, come quella di un treno guidato da un soggetto con disturbi ossessivi compulsivi. Il suo terrore delle malattie in quel contesto stava diventando più importuno dell’usato.
: “ Non essere ridicolo – Soggiunse Raj – Non è una malattia normale!”
Cooper mostrò un viso scandalizzato : “ Oh no, non è catalogata! Allora è gravissimo! Basta, non posso stare qui oltre!” E s’avviò quasi correndo verso l’uscita della casa dei coniugi Wolowitz.
: “ Ma dove vai, che sei a piedi!”
: “ L’uomo è stato dotato di gambe per la fuga dai pericoli e la posizione eretta ha facilitato l’aumento della velocità possibile. Addio!” E sbatté la porta, dandosela letteralmente a gambe elevate non potendo tollerare di respirare aria infetta.
Leonard si volse nuovamente verso Bernadette e le chiese scusa a nome del coinquilino schizzato, il quale s’era mostrato più insensibile del solito, ma sapevano tutti che era allergico alle dimostrazioni di affetto. La ragazza però replicò che non c’era problema: “ Meglio così: non avrei potuto tollerare due malati gravi nella stessa casa!”.
Dopo un attimo di silenzio il fisico occhialuto divenne nuovamente serio: “ Ha ragione Raj, non è una febbre normale. Sicuramente è collegata a qualcosa che è successa ieri. Ce ne vuoi parlare?”
Bernadette fece un resoconto sintetico dei fatti avvenuti poche ore prima, giacché anche per lei non era facile riviverli con la memoria: la vista di Howard distrutto nell’animo, la codardia di Sam nel lasciare al figlio un’audiocassetta registrata e fredda, la immensa delusione del giovane e la sua crisi interiore, esplosa in un pianto disperato e straziante.
: “ Volevo che stesse con voi, però mi chiese di stare da solo e lo riportai a casa. Fu allora che mi accorsi…”
: “ Povero Howard. Deve essere stato terribile…”
: “ Che padre schifoso. – Disse Raj, che s’era seduto sulla poltrona – Pregherò le mie divinità affinché facciano pagare cara a quell’uomo la sua crudeltà. Magari con un elefante che gli schiacci la faccia con il suo enorme posteriore, tanto da deformarlo.”
: “ A meno che non vada al circo, dubito che possa accadere.” Replicò Leonard, scettico dell’efficacia di quel malaugurio.
: “ E chi ti ha detto che deve essere letterale? È una minaccia metaforica! L’enorme sedere del fato lo pesterà a dovere.” Specificò l’astrofisico, convinto della forza delle sue parole.
: “ Temo piuttosto che sia una malattia psicosomatica. Le emozioni negative possono mantenere il sistema nervoso in stato di eccitazione e il corpo in una condizione di emergenza continua, a volte per un tempo più lungo di quello che l’organismo è in grado di sopportare e si crea la situazione di debolezza.” Spiegò in maniera impeccabile Leonard, ma Bernadette lo fissò crudelmente attraverso i suoi occhiali: “ Lo so cos’è! Devo sapere come farlo guarire in fretta!”
: “ In fretta non si può! Dipende da come reagirà Howard. Noi possiamo solo stargli vicino. Potreste andare da uno psicologo.”
: “ Oppure in un centro benessere. Niente è più efficace di un bel massaggio rilassante!” Suggerì Raj, congiungendo le mani per creare una posizione di meditazione.
Bernie non ci vide più: “ Hai intenzione di aiutare sul serio o continuare a dare consigli da ‘ Woman Magazine’?!”
: “ D’accordo, d’accordo! A quanto pare qualche Chakra è disturbato!” Rispose alzando le mani al cielo.
: “ Sì, dal suono delle tue scemenze!”
: “ Allora mentre state qui a parlare vado da lui. Dov’è?”
: “ Dorme in camera nostra. Si è addormentato poco fa, se lo svegli finisci cucinato con il tuo amato curry.” Lo minacciò puntandogli l’indice contro, quasi fosse stata un’arma letale. La ragazza era letteralmente fuori di sé dalla preoccupazione e la sua indole più intransigente emergeva in tutta la sua forza da bullo. L’indiano annuì accondiscendente e si recò silenziosamente presso l’amico, contento di lasciare da solo Leonard a gestire quel fascio di nervi.
Entrato nella camera richiuse delicatamente la porta dietro di sé e osservò accuratamente l’ingegnere: il volto sbattuto dalla notte in bianco gli stava scavando il contorno, gli occhi erano socchiusi con espressione agonizzante, il respiro era lento e pesante a vedere da come il gracile petto s’alzava e s’abbassava per metà coperto dalle lenzuola e per metà scoperto.
: “ Howard?”  Chiamò, avvicinandosi e sedendosi accanto a lui aspettando una risposta. Provò sincera compassione: non l’aveva mai visto ridotto in quello stato così pietoso. Stava soffrendo troppo per un uomo che era indegno perfino del titolo di padre.
Poco dopo dalla bocca fuoriuscirono parole in principio non molto chiare, quasi dei versi, poi riuscì ad articolare un suono preciso: “ Ma’…”
: “ Ma’? – Ripeté tra sé e sé, comprendendo che si stava riferendo a Debbie, sua madre – No Howard, sono Raj! Non mi riconosci?”
: “ Ma’, perdonami… sono stato un cattivo figlio…”
L’astrofisico si rese conto che Howard stava delirando e cominciò a sollevarsi per andare a cercare Bernadette, però si sentì sfiorare debolmente e udì altre parole indistinte. Allora Raj tornò a sedersi per tentare di comprendere cosa stesse dicendo, in pensiero per lui: “ Calmati, amico!” Gli sussurrò gentilmente, mettendogli una mano su una spalla appoggiata al guanciale umido, provando a farlo star tranquillo.
Fu in quel punto che il discorso apparentemente sconnesso ebbe un senso: “ Non sono stato come volevi … mi sentivo solo un peso… ma non potevo esserlo… dovevo esserci… per sostituirlo… era troppo…”
Al giovane indiano venne in mente una idea semplice e spontanea pur di aiutare il suo migliore amico e compagno di bravate.
: “ Figlio mio, non devi scusarti.” Gli disse con voce dolce e materna, accarezzandogli la spalla.
: “ Come farò senza di te?” Domandò Howard, convinto di parlare con la propria madre. Era completamente assorbito dal proprio delirio e teneva gli occhi appena aperti indirizzati al soffitto, come se si stesse rivolgendo al cielo.
: “ Ce la farai, sei in gamba. Non hai bisogno di me. E poi hai degli amici che ti vogliono bene e una moglie che ti ama. Andrà tutto bene.”
: “ Mi dispiace così tanto di non averti accompagnata, Ma’… sono stato uno stupido egoista... mio padre m’ha punito!”
: “ Non devi preoccuparti, tesoro. – Seguitò Raj, recitando il ruolo di Debbie per consolarlo – Non è colpa tua, non lo è mai stato. Ti ho sempre voluto bene in ogni momento, anche quando ti sei sposato. E tuo padre è un idiota, non badare a quello che dice.”
: “ Grazie. Ma’, perché non gridi?”
: “ Beh… Qui in Cielo è proibito urlare. Mi hanno spiegato che per farmi sentire non serve alzare la voce, ma un sussurro che fa fremere il cuore.”
In quel punto i suoni si confusero nuovamente e l’ingegnere cadde in un nuovo sonno ma più tranquillo dei precedenti, quasi i motti che aveva appena udito fossero stati un balsamo che leniva le ferite rimaste aperte.
Raj restò ancora qualche minuto e per scrupolo decise di misurargli la temperatura. Era calata di due gradi! Fu soddisfatto del risultato momentaneamente ottenuto e sperò vivamente che l’effetto continuasse anche dopo. Voleva dire che era riuscito a calmarlo a tal punto da aiutare a guarirlo! Leonard aveva centrato in pieno il problema: era psicosomatica. Quando tornò nel salotto assicurò Bernadette che il marito stava riposando serenamente e che stava meglio.
: “ Come hai fatto?!” Esclamò sorpresa la giovane, balzando in piedi.
: “ Ha solo bisogno di essere coccolato e rassicurato un po’, tutto qui! Ha bisogno di sentire voci amiche e tanto amore. Con una dose giornaliera abbondante vedrai che si rimetterà presto!” Parlava come un saggio guaritore però aveva compreso le necessità dell’amico di presenze confortanti per ricostruire la propria solidità sia affettiva che mentale.
: “ Dicci il tuo segreto, Guru!” Lo incalzò Leonard, non credendo che poche e semplici parole abbiano potuto agire così rapidamente su una condizione così compromessa.
Alla fine l’indiano cedette e confessò che aveva assecondato il delirio di Howard, fingendosi sua madre e dicendogli parole di affetto lui si era calmato.
: “ Mi confonde spesso per sua madre eppure con me non ha funzionato.” Replicò la microbiologa, ricordando tutti i lapsus del suo amato quando la chiamava “mamma”, e che le pareva sempre più inquietante e morboso se pensava a chi era Debbie.
: “ Sei stanca, ecco perché. Hai bisogno di riposare e recuperare energie dopo aver sopportato uno sfogo di Howard. Ne ho visti parecchi e sono già molto violenti, figuriamoci in questo caso!” Le rispose l’astrofisico, riferendosi a quei momenti di sconforto perché non trovava uno straccio di donna che potesse amarlo, perché si sentiva solo o quando voleva farla finita ingoiando un intero sacchetto di arachidi, di cui era allergico.
: “ Io non l’ho mai visto così sconvolto. Ed è vero, non riesco ad aiutarlo come vorrei perché dopo quella maledetta domenica è stato devastante anche per me. Povero il mio tesoro…” Sospirò, avvertendo che la voce stava per tornarle a tremare dalla commozione.
: “ Oooh, credimi dava fuori di testa come una ragazzina che non riusciva a diventare la punta delle Cheerleaders! –  Rimarcò Raj, trovando l’approvazione di Hofstadler che annuiva – Ovviamente questa volta è stata amplificata dalla morte della madre, dall’abbandono del padre e dalle rivelazioni bomba. Al suo posto io sarei rannicchiato in un angolo a chiedermi perché sono nato.”
: “ Come un vero uomo…” Commentò acida Bernadette squadrando il migliore amico del marito, veramente a tratti troppo sensibile. Troppo.
Leonard volle entrare pure lui almeno per vedere Howard ma Raj glielo impedì , sostenendo che non era il caso di confonderlo presentandogli altre persone davanti. Era meglio lasciarlo riposare tranquillo e attendere che la febbre calasse ancora un po’, vedendo se era ancora necessario interpretare Debbie Wolowitz oppure no. Per cui i due amici uscirono salutando la padrona di casa, la quale ringraziò entrambi sinceramente per il loro aiuto. Appena chiuse la porta corse da Howard, per assicurarsi che non avesse esercitato su di lui qualche strana pratica indiana però rimase piacevolmente sorpresa: in effetti stava meglio.
 
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Il giorno seguente Howard non aveva più la febbre, sebbene fosse ugualmente debilitato nel corpo e non riusciva ad alzarsi dal letto. Qualsiasi diavoleria avesse combinato Koothrappali, aveva funzionato e Bernadette era sollevata e felice. Quella mattina gli portò la colazione a letto e gli mostrò uno dei suoi sorrisi più raggianti: “ Mi avevi spaventata, tesoro! Sono così felice che ti stia riprendendo.”
: “ Mi dispiace, Bernie. – Le disse ricambiando il sorriso, immaginandosi la sua tenera preoccupazione e toccandole un braccio – Ti prometto che non accadrà più.”
: “ Non ti chiedo questo! Sei esploso proprio perché avevi trattenuto troppo. Vorrei il contrario: non temere di mostrarti fragile davanti a me. Sai che ti amerei di più se avessi bisogno di me. Non devi mostrarmi che sei forte: lo sei già.” Lo guardava negli occhi, unendo il proprio mare con il suo per abbassare gli ultimi flutti che potevano agitarsi ancora sulle rive del cuore di Howard. Lui si sentì come una quieta alba sulla spiaggia e le promise che si sarebbe fatto meno scrupoli.
: “ A proposito! Sai, mentre stavo male ieri ho fatto un sogno strano tra tutti quelli che ho fatto, perché era molto realistico!”
: “ Di che si tratta, caro?”  Gli domandò, sdraiandosi accanto a lui.
: “ Ho sognato che mia madre mi parlava.”
: “ Parlava?”
: “ A quanto pare in Cielo è proibito gridare, così ha detto. È stata molto materna, più di quanto non fosse stata in vita. Mi ha rincuorato e ne ero lieto. Sentivo così nitida la sua voce che non capisco se è stata una allucinazione o è stato reale. Così oltre che esser stato nello spazio… son stato in un’altra dimensione! Quella ultraterrena!” Facendo quella battuta sullo spazio Bernadette comprese che il marito era definitivamente guarito e stava tornando il solito giocherellone di sempre.
: “ Qualsiasi cosa sia, ti ha aiutato. E penso che sia questo l’importante.” Concluse lei, dandogli un bacio affettuoso e delicato sulle labbra. Non volle svelargli che era stato Raj, per mantenerlo in quella bella pace. Appena si staccarono egli fece un profondo respiro come per allontanare il pensiero dei suoi dolori passati. Da quando aveva udito sua madre in quella specie di sogno aveva trovato tutte le ragioni che gli servivano per andare avanti e non disperarsi più. Si stava allontanando con consapevolezza dal dolore: sapeva che quelle cicatrici sarebbero rimaste per sempre però la sua pelle di sarebbe rafforzata e avrebbe protetto i punti deboli, impedendo a chicchessia di toccarli.
Quel tardo pomeriggio il campanello dei Wolowitz suonò rapido e acuto.
: “ Ciao Bernadette! Come sta Howard oggi?” Domandò Leonard quando fu fatto accomodare insieme a chi stava con lui.
: “ Molto meglio, davvero! Raj è stato fantastico! – Poi volse il suo sguardo verso il ragazzo alto e magro – Sheldon, vedo che si sei anche tu!”
Cooper era contrariato e non lo nascondeva: “ Leonard mi ha costretto a venire. Spero che sul serio sia guarito miracolosamente nella notte. Non solo come amico, ma anche come seguace della sanità.”
: “ Sono certa che ad Howie farà piacere rivederti.”
: “ Se è sveglio, Sheldon vorrebbe vederlo per augurargli una pronta guarigione. Non è vero, Sheldon?” E sottolineò quel motto con una non velata minaccia, ben nota al fisico, il quale replicò rassegnato che era impaziente di vedere il febbricitante ingegnere in preda a un delirio. Bernadette gli indicò la stanza che anch’egli conosceva, sorridendo.
: “ Knock Knock Knock Howard? Knock Knock Knock Howard? Knock Knock Knock Howard?” Il rituale della bussata era sempre rispettato.
: “ Vieni pure, Sheldon!” Gli disse la voce di Howard.
: “ Oh, mi riconosci! Notevole per un delirante.” Ammise con la sua ingenuità tagliente entrando nella stanza.
: “ Sto bene, non sono contagioso né malato. Sono in convalescenza.”
: “ Potenzialmente contagioso, quindi.”
: “ Come mai sei qui?” Gli chiese a bruciapelo per cambiare argomento, avendo capito che si stava per incaponire sulle sue condizioni di salute.
: “ Leonard mi ha fatto notare che ieri sono stato scortese nei tuoi confronti a scappare agitando le braccia al cielo gridando ‘al contagio!’ Per cui sono qui perché minacciato dal mio coinquilino a chiederti scusa, augurandoti di tornare presto a camminare con le tue gambe.”
: “ Non dovevi disturbarti! Non ero in me per cui non mi sono nemmeno accorto.”
: “ È quello che dissi anche a Leonard! Dovresti dirglielo pure tu così la smette di importunarmi!”
: “ Lo farò.”
Passò qualche secondo di silenzio, Sheldon rimase serio e una nuova luce brillò nel suo sguardo: “ Voglio dirti una cosa.”
Howard sospirò forte, non molto propenso ad ascoltare qualche sproloquio insensato però portò pazienza e lo invitò a parlare.
: “ Capisco quello che stai provando.”
: “ Ah sì? Capisci cosa significa essere abbandonati per la seconda volta da tuo padre, essere stato assente alla morte di tua madre e vivere nel senso di colpa?” Gli domandò sarcastico, intendendo il contrario, ma ovviamente Sheldon non lo colse: non riusciva a comprendere l’ironia.
: “ No. Mio padre è morto quando avevo quattordici anni, quindi mi ha abbandonato una volta sola. E mia madre è ancora viva, per quanto cerchi di avvicinarsi a una fantomatica sfera ultraterrena. Che sciocchina la mia mamma. – Disse con un sorriso tra il serio e il faceto – Credere che esista una entità denominata ‘Dio’ che risolve tutti i problemi…  a questo punto dobbiamo far tornare in auge la Fatina di Cenerentola o il Topino dei Denti.”
L’ingegnere lo guardò spazientito e allora il fisico teorico riprese il concetto principale: “ Il punto è che come ci sente ad essere abbandonati a sé stessi senza avere nessuna guida.”
: “ Davvero?”
: “ Certo! A me capita molto spesso! Mi capitò quando cambiarono l’ordine delle pietanze al Cheesecake Factory, quando Amy distrusse ‘Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta”… ricordo tutte quelle volte che successe! E come potrei? È una cosa irritante.”
: “ Grazie della comprensione.”
: “ Devi semplicemente superarlo e razionalizzare la situazione. – Proferì Sheldo – Chi ti ha cercato? Chi ti ha pregato di avere un colloquio? Secondo la testimonianza di  Bernadette non sei stato tu. Chi ha fatto la figura dell’inaffidabile e del perdente non presentandosi? Sempre secondo la testimonianza di Bernadette non sei stato tu. Per cui, tirando le somme, tuo padre dovrebbe avere un collasso, non tu. Per cui non devi sentirti così, non hai alcuna colpa. Fino ad oggi te la sei cavata senza di lui: non ne avevi bisogno e non ne avrai bisogno in futuro.”
: “ Lo pensi veramente?” Si commosse Wolowitz.
: “ Sì, veramente. Non è colpa tua se sei nato da due genitori come quelli. Il tuo semplice master in Ingegneria lo conferma.”
Quella battuta spietata sul suo titolo di studio era scontata e come sempre riuscì a smontare la spontaneità e la gentilezza di quelle parole, che l’amico pronunciava con sorprendente rarità.
Howard non seppe arrabbiarsi e sorrise: “ Ti ringrazio Sheldon, sei un buon amico.”
: “ Di niente. – Calò nuovamente il silenzio e il giovane fisico, ritto in piedi, cominciò a provare un certo disagio – Posso andare adesso?”
: “ Certo!”
: “ Bene! – Sospirò –  Spero che Leonard sia soddisfatto. È stato più difficile fare questo discorso che scrivere la mia prima tesi di laurea.”
I due si congedarono, promettendo di rivedersi il giorno dopo nell’appartamento con Leonard e Raj per una classica partita a Dungeons and Dragons, come i vecchi tempi… ossia la settimana prima. Howard promise e Sheldon chiuse la porta.
Rimasto solo, il ragazzo non poté non riflettere sulle parole pronunciate da quello strambo di Cooper, che curiosamente aveva trovato gli argomenti giusti per portarlo a raffreddare il suo spirito ed usare la sua logica scientifica.
: “ Mi dispiace quasi ammetterlo, ma Sheldon è un genio.” Si disse fra sé e sé, giungendo alla conclusione che era tutto vero e che non aveva responsabilità in quel frangente. Verso sua madre ne avrebbe sempre provato, ma verso suo padre mai più perché era un indegno. Da quel momento, ultimò, era definitivamente orfano e avrebbe ricominciato una nuova vita con Bernadette e le persone che gli volevano bene davvero.
Per sancire quell’inizio, s’alzò in piedi.
 

 
Ciao a tutti!! Scusate se mi sono fatta attendere ma sono un po’ incasinata e non ho avuto molto tempo per concludere questo capitolo! Spero vi piaccia e che l’attesa non sia stata vana! A presto!! : ) Baci !! <3
 
   
 
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