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Autore: Mikirise    08/05/2015    1 recensioni
Malcom sa bene che i figli di Afrodite, quando tutti loro sono occupati nella Caccia alla Bandiera, preferiscono sedersi sulle rive del lago e iniziare a parlare tra loro con aria complice.
Sa anche che i figli di Afrodite sono legati da un doppio filo, comprensibile ed incomprensibile allo stesso tempo per tutti.
Quello che non sa è che all'uscire con uno di loro si sarebbe sottoposto:
1. Alla gelosia dei fratellastri
2. Ad un combattimento all'ultimo shipping -o qualcosa del genere.
{Storia scritta per la challange One Hundred Alternative Universes, indetta dalla community campmezzosangue}
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Drew Tanaka, Malcolm, Mitchell, Piper McLean, Quasi tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Gli occhi dei figli di Afrodite, non appena Drew chiuse bocca, volarono verso il biondo, che aveva aggrottato le sopracciglia, puntando il suo sguardo su Piper.

La Capo-Cabina, intuendo la tacita domanda del ragazzo, alzò gli occhi al cielo, accavallando le gambe e poggiando le spalle sullo schienale della sedia, quasi volesse sembrare completamente a suo agio con quelle storie -della gara contro Drew e la storia di per sé che vedeva il suo ragazzo stare con il ragazzo di una delle sue migliori amiche. “Lei ama quella coppia, non ci posso fare niente” borbottò, alzando le spalle e facendo un gesto di non curanza con la mano. Sembrava addirittura abituata a certe storie.

“Ma ha capito di essere stato sfidato?” chiese irritata Lacey, tirando la maglietta della castana e lanciando un'occhiata feroce a Malcom, che si ricordò di quella volta in cui aveva aiutato la bambina a riottenere le sue scarpe, dopo essere stata punita con le scarpe ortopediche della Cabina Dieci. Sembrava tanto carina e dolce, mentre piagnucolava. Tanto indifesa… e invece! Quella traditrice avrebbe dovuto stare dalla sua parte. Almeno un po'!

“Ha ragione” concordò Piper, inclinando la testa. “Hai dieci secondi per iniziare a raccontare, altrimenti vincerà Drew a tavolino. Il round, dico. Non tutta la sfida. Dieci.”

Mitchell premette la sua mano contro il mignolo del biondo, lanciandogli un'occhiata supplicante.

Andiamoceneandiamociandiamoceneandiamocene.

E poi chi li avrebbe sopportati i suoi fratellastri che avrebbero cercato di farli lasciare in tutti i modi possibili?

Distolse il suo sguardo da quello del ragazzo, che indignato, gli tirò la mano verso il basso, facendolo piegare in avanti.

Malcom alzò gli occhi al cielo.

Bene, adesso era in litigio con tutta quanta la Casetta Dieci. Afrodite doveva proprio odiarlo.

“Nove” pronunciò Drew con un sorriso troppo cattivo sulle labbra, poggiando il mento sul dorso di una sola mano.

Malcom si guardò intorno, sperando che qualcuno, qualche dio, qualche Musa, avesse pietà di lui e lo aiutasse a trovare il modo di battere Drew al suo stesso gioco. Era un vero peccato che la sua mente non fosse stata allenata a certi giochetti sulle storie. Cose del genere le facevano i figli di Apollo, mica lui. A lui piaceva state rinchiuso nei laboratori della sua casetta, da bravo scienziato pazzo, a progettare e studiare. E detta così sembra più sfigato di quanto in realtà non fosse.

“Otto.” Questa fu Lacey. Malcom si appuntò di non aiutarla a riavere le sue scarpe indietro mai più, nemmeno se si fosse messa a piangere con i suoi enormi occhioni nocciola puntati su di lui. No, no. Ora capiva perché la cavalleria era morta. Per colpa di bambine come lei!

I suoi occhi viaggiavano alla stessa velocità di quando era in battaglia -seriamente, questa sfida lo stava mettendo nei guai, quasi quanto Will lo faceva con il suo arco e la sua risata da saputello.

Doveva pensare in fretta.

“Sette.” Piper si stava divertendo. Le si leggeva in faccia. Chissà a cosa stava pensando. Carina anche lei. Grazie mille. Vi odio tutti.

Poi vide Leo saltellare da fuori il lago, seguito da una Calypso sbuffante, che gli chiedeva per quale motivo si dovevano mettere una tuta da sommozzatore per nuotare, invece di fare come tutte le persone normali e prendersi un costume da bagno, che le sopracitate persone normali usavano per fare il bagno, appunto.

Scoppiò a ridere e li indicò con così tanta naturalezza da chiedersi se le sue preghiere fossero state accolte. “Li shippo” cominciò.

I figli di Afrodite si volsero verso di lui e, eccitati, aspettarono che iniziasse a raccontare.












#69 Sono un ammaestratore di draghi e ti proverò che sono delle creature pacifiche!AU (Dragon Trainer!AU)


 

I draghi sotto terra




Era così la loro vita.

Era la stessa che da generazioni i Vecchi Saggi del Villaggio insegnavano ai giovani, con ancora gli occhi grandi e pieni di speranza, che brillavano con la stessa intensità dei brillanti fulmini di Thor. Era quella la leggenda, era quella la vita. E nessun'altra sarebbe potuta essere. E nessun'altra sarebbe stata.

Calypso è seduta davanti al Grande Fuoco, accanto a Rachel, che, distratta, disegna sulle sue mani con il succo delle more che ha raccolto quella mattina.

Le tiene la mano, Calypso, quando il fuoco scoppietta troppo vicino a loro e deglutisce. Deglutisce sempre davanti al fuoco. Perché, come insegnano i Vecchi Saggi, il Fuoco consuma e distrugge, il fuoco, mandato da Thor contro la Natura, è tutto quello che ricorda della notte in cui Zoe è scomparsa. E un drago. Un drago nero dalle ali così grandi da poter coprire l'intero Villaggio, volendo.

Deglutisce e stringe la mano della rossa, che le lascia una carezza sulla testa, un buffetto gentile, prima di continuare a disegnare sul suo corpo i segni della Fortuna, della Saggezza, della Guida.

È quando la castana deglutisce per la terza volta che la Vecchia Ecate, dagli occhi dello stesso colore della Notte, alza il suo braccio verso il fuoco e questo si abbassa, come a volersi allontanare dal suo tocco. La Vecchia Ecate la guarda, prima di aprire le sue labbra screpolate e maneggiare il fuoco perché prenda la forma che lei desidera.

Calypso grida, quando un drago di fuoco apre le sue fauci contro di lei. Si alza in piedi, col fiato corto, mentre i giovani del Villaggio ridono della sua reazione. Così stupida, così ingenua, così piccola. Loro i draghi li uccidono, non si lasciano spaventare.

Rachel le passa di nuovo una mano sulle spalle, facendola sedere sul prato verde e bagnato, accanto a lei. Non avevano detto una sola parola.

La Vecchia Ecate piega le sue sottili e screpolate labbra in un sorriso che poteva sembrare anche crudele. Il drago di fuoco vola in mezzo al gruppo di giovani prossimi al rito d'iniziazione, e, accanto a questo, il fuoco crea la figura del mondo così come lo conoscono i Vichinghi.

La mano di Calypso continua a stringere quella di Rachel, e Rachel continua a dipingere i simboli delle Antiche Rune. Per lei e per suo padre.

“Il mondo ebbe inizio dal Fuoco e dal Ghiaccio. Da due mondi contrastanti e separati, che avrebbero creato il caos, se uniti insieme.” La nebbia si alza, circondando i giovani in cerchio. “I due mondi, separati dall'abisso crearono Imir e la Giovenca, liberatrice, o madre, del Generatore, che diede alla luce il Generato, Burr. Burr, buona divinità, fu padre di Odino. E Odino fu padre del mondo in cui viviamo, popolato da nani, da creature magiche buone, dagli esseri umani. Ad Odino dobbiamo la creazione dell'Albero della Vita, ad Imir diamo la colpa della nascita di esseri malvagi quali gli Spiriti Neri, ma, soprattutto, i Draghi, annidati nelle montagne più alte, pronti a razziare i raccolti e distruggere l'umanità sotto il comando di Loki, con il Lupo Fenrir. Loro, che furono liberati dal Dio del Caos, dopo che suo fratello, il grande e potente Thor, con le sue sole mani afferrò centinaia di loro, intrappolandoli all'interno della Terra e creando l'isola sopra la quale noi stessi viviamo. E loro sbuffano, sbuffano, sbuffano, creano quei soffi di aria calda, pronti ad uscire, pronti ad ucciderci, pronti a distruggere. E quando scappano è nostro dovere, di noi, popolo al servizio di Odino, combatterli, perché il Regno di Loki non veda mai il suo inizio.” Il drago creato dal fuoco torna ad essere fuoco, in un vortice veloce e confusionario, mentre la Vecchia si avvicina ad esso, gli occhi posati sulla chioma castana di Calypso. La nebbia è sempre più alta. Il tempo della prova sempre più vicino. La stretta della mano di Rachel sempre più debole. “Sapete qual è la vostra prova. La nebbia vi abbraccerà nella sua completezza e vi porterà là dove si trova un drago. Uccidetelo. Portate qui un suo dente. Solo così, come sempre si è fatto, diventerete veri uomini, vere donne. Non uccidere un drago è male. Perché significa voler combattere al fianco di Loki. Perché significa tradire Odino. E la vostra famiglia. Sceglierete il male, o l'essere uomini?”

La nebbia li avvolge e sembra tanto essere il fiato di un drago. Al contatto con la pelle di Calypso brucia. Brucia anche lei. O, almeno, così si sente.

È sola. Com'è giusto che sia sola una persona durante la sua prova di passaggio all'età adulta.

Ma quando vede degli occhi gialli ad un palmo dal suo naso cade a terra, rivedendosi bambina, davanti alla sua casa in fiamme.


🔥🐉




La prima volta che Leo aveva visto un drago, era di notte.

Charles gli aveva dato un calcio dal suo sacco a pelo dritto alla sua faccia, facendolo svegliare con un suo piede a pochi millimetri dal viso e mugugnare qualcosa di odioso, mentre si stropicciava gli occhi, sbadigliando.

"Cosa?" aveva chiesto, infastidito, con la voce roca, portando la sua guancia accanto alla spalla e socchiudendo di nuovo gli occhi, sperando di poter scivolare piano piano nel suo sonno. "Cosa?"

Charles gli fece cenno di abbassare la voce, portando l'indice davanti alle sue labbra. Poi, con gli occhi, indicò il Cielo della Notte dei Morti.

Miliardi di stelle ardevano nel cielo, tanto che alcune sembravano voler scendere verso la Terra e farla bruciare insieme a loro.

Leo si alzò a sedere, continuando a guardare il cielo illuminarsi di colori che andavano oltre il normale colore della notte. Il cielo bruciava. La terra si riscaldava.

Una palla di fuoco, arancione e rossa, prese a cadere dal cielo verso gli alberi del Bosco Parlante, ad una velocità che non diede il tempo a Leo nemmeno di spalancare ancora di più gli occhi ed avvicinarsi alla finestra.

Lanciò uno sguardo a Charles, che sorrise, invitandolo a guardare ancora il cielo.

La palla di fuoco era un drago dalla pelle dei colori caldi dell'autunno, un drago così imponente da poter distruggere tutto con la sua sola coda. E cadeva, cadeva, cadeva, sempre più velocemente verso la casa dei due fratelli.

Fu allora, quando il fuoco sembrava tanto vicino, quando il ragazzino iniziava a sentire un fastidioso calore sulle braccia, sulle guance, su tutto il corpo, che un altro drago, dalla pelle colorata del bronzo, lo bloccò interponendo il suo corpo tra la Terra e la palla di fuoco, colpendolo e riportandolo in cielo, facendo brillare la stella in alto nel cielo.

Il drago sbattè le ali, rimanendo a mezz'aria per qualche secondo, prima di volare verso la Luna e scomparire sotto la luce di questa. Era grande. Era potente. Era buono. E Leo alzò gli occhi, guardando Charles tornarsene nel suo sacco a pelo e sdraiarsi.

"Ogni anno torna qua e ci protegge dalla pioggia di fuoco. Forte, eh?"

"I draghi sono buoni?" chiede Leo. No, perché era cresciuto con l'idea che fossero creature del Caos, malvagie, a cui nessuno potesse avvicinarsi senza morire. No, perché gli sembrava strano che un drago custodisse la sua casa. No, perché non sapeva che le stelle che vedeva in cielo fossero draghi infuocati, che illuminavano la notte.

Charles lasciò passare un po' di tempo, prima di rispondere, per pensare a quali parole pronunciare, e perché il sonno aveva iniziato a prendere il controllo su di lui. "I draghi sono fedeli."


🔥🐉


Quando Calypso si sveglia, fatica a ricordare come è arrivata in quel letto. All'inizio pensa alla sua camera, e vorrebbe correre alla finestra, chiamare a gran voce Rachel e invitarla a girare trai boschi oltre il Deserto di Fuoco, alla ricerca delle erbe medicamentose. Poi si ricorda della prova, dell Vecchia Ecate, degli occhi dorati che aveva visto e fa toccare solo ad un suo piede nudo la terra.

E si chiede dov'è. E si chiede come ci sia finita lì.

Vede un ragazzo coi capelli così ricci da sembrare un cespuglio di rovi, dalla carnagione scura, come scura può essere solamente la pelle dei nani, sporca di terra. Lo vede che saltella verso la stanza e in mano ha un pezzo di pane.

Non le dice il suo nome e il piede di Calypso rimane a terra, nudo e indifeso, come lo è lei. Lui si gira e sorride. E, dei, cosa vuole? E, dei, chi è? E, dei, perché sembra voler essere così -così, con lei?

Calypso non sa se mangiare quel pezzo di pane che lui le porge. Lo guarda. Le dita incrociate sotto quello, le gambe riunite sul letto e quel ragazzo che la guarda e ogni tanto fa strane battute -"Non ti mangia mica", o "Dovresti seriamente mangiare, non vorrei diventassi la Biancaneve del Mare del Nord". E lei, comunque, non risponde. Continua a guardare il pane.

Sarebbe rimasta nel suo stato di mutismo, arricciando le labbra, in una smorfia leggera ed elegante, ignorando quel ragazzo che saltellava per la camera, e che a sua volta la ignorava -perché va bene che si deve essere ospitali, ma, cavolaccio, star dietro ad una muta volontaria è frustrante ed irritante.

Cerca di ricordare, Calypso. Com'è finita là? Perché? E dove si trova esattamente questo ?

Vuole seriamente restare muta, girare il pane, che già si stava raffreddando tra le mani e correre a cercare il drago che le era stato assegnato per terminare la sua infanzia e tornarsene a casa. Ma si paralizza, rendendo briciole il pane croccante.

Davanti alla finestra, un drago dalla pelle giallognola volava, ficcando il muso dentro casa e sbuffando.

"Frank!" esclama il ragazzo, dando una pacca sul naso al drago, con un sorriso smagliante. Corre fuori, felice. E Calypso si controlla le tasche e lo segue a piedi nudi sull'erba fresca, senza che lui se ne accorga.

Ma si rende conto di una cosa: la terra ai suoi piedi è calda, come lo è il terreno del Cimitero dei Draghi, vicino casa sua.



🔥🐉



Fu quando un drago bronzeo cadde dal cielo, però, che Leo capì le parole di Charles. Fu solo in quel momento che il ragazzino si rese conto dell'intelligenza e dell'umanità dei draghi.

Era corso, corso forte, corso fino a perdere il fiato e i polmoni, fino ad arrivare al posto in cui la bestia era caduta, esausta per aver impedito a quelle palle di fuoco di distruggere la collina sulla quale la casa del ragazzino si trovava. Ed era ferito. E sembrava morente.

Charles era corso dietro di lui, perché, diamine, i draghi sono fedeli, Leo. Sono fedeli ma non a noi. Sono fedeli alla Terra. Aveva provato a fermarlo, afferrandogli le spalle e tirandolo indietro con le braccia, ma Leo, ribelle e piccolo, si era gettato in avanti e lo aveva respinto velocemente e con la forza che solo l'adrenalina può donare.

Si avvicinò con le gambe tremanti, mentre il fratello lo guardava allontanarsi, con gli occhi puntate sulle sue piccole spalle e il drago sbuffò.

Sbuffò e dalle sue narici uscì una nuvoletta di gas, gas bollente, che avrebbe bruciato la mano di Leo, se lui non la avesse ritratto con un gesto veloce. Ma non per questo si allontanò dal drago: cadde sulle ginocchia e gli accarezzò il muso, mentre la bestia lo osservava, forse curioso da quel gesto così innocente. Con la coda circondò Leo e Charles andò sulla difensiva, afferrando quell'unico pugnale che aveva preso per sua difesa. Non servì.

Festus. Fu questo il nome che Leo diede a quel drago e disse a suo fratello che lo aveva capito, che lo aveva toccato e che ci aveva parlato. Beh, forse non parlato parlato. Forse avevano comunicato in maniera differente. Forse Leo aveva intuito, dopo aver lanciato uno sguardo all'espressione di suo fratello che correva verso il drago, col suo pugnale in mano.

Festus non era fedele alla Terra. O a Loki. O al Caos. Mi spiace Imir.

Efesto, il padre di Leo e Charles, aveva scelto quella collina, per poter costruire una casa, perché era calda e accogliente e perché, su quella, la neve si scioglieva, diventando acqua.

Festus amava letteralmente quella collina. Perché all'interno di quella collina, dormiente, dopo la battaglia contro Thor, dormiva un dragone.

Che fosse fratello, figlio, padre o madre di Festus, questo Leo lo considerava assolutamente irrilevante. Stava semplicemente difendendo qualcosa che amava. Andando oltre il bene e il male, lui custodiva la collina. E questo sembrò umano, agli occhi del ragazzino. E questo sembrò bellissimo. E il suo popolo, che uccideva i draghi, gli sembrò così stupido, per non aver visto quello che una notte, ai suoi occhi, sembrava così evidente. Non era una novità, che fossero ottusi, comunque.

Aveva fermato Charles, facendogli vedere che stava bene e, con le loro erbe, avevano dato un primo aiuto al drago bronzeo, che ancora li guardava, diffidente, forse, grato, sicuramente.

"Non capisco cosa vuoi che facciamo" aveva detto il fratello maggiore, grattandosi la testa e passandogli la borsa di pelle, dubbioso, ma anche incuriosito.

Non erano mai stati bravi con le erbe medicamentose, ma il rudimento delle erbe per disinfettare una ferita era a loro familiare. Entrambi erano molto portati a ferirsi anche inutilmente, con gli strumenti del padre, con qualsiasi cosa potesse anche non sembrare pericolosa. Era una caratteristica che avevano preso da Efesto. In un certo modo, l'essere così -poco prudenti e attenti alla loro sanità fisica- li rendeva uniti e fieri. Perché a volte si è fieri di stupidaggini.

"Possiamo avere la fedeltà dei draghi" Leo alzò gli occhi e guardò gli occhi del fratello, mentre una sua mano continuava ad accarezzare il muso di Festus, che ormai aveva abbassato le palpebre, esausto. "Se noi saremo fedeli ai draghi."

Charles sbattè le palpebre, arricciò le labbra e inclinò la testa. Si andò ad inginocchiare dall'altra parte del muso di Festus, che gli sembrò essere l'essere più bello che lui avesse mai visto. Sorrise e poggiò una mano accanto all'orecchio del drago. "E come vuoi averla, la fiducia dei draghi?"

Leo aggrottò le sopracciglia, come se il tutto non fosse ovvio. "Curando lui" la semplice risposta.



🔥🐉


Quando arriva accanto al ragazzo, lui ride, tenendo una mano sul muso del drago giallo davanti a lui. E lei si paralizza.

Inspira. Espira. Inspira. Espira.

Nei momenti di panico, nel pericolo, quello che il Maestro Ares aveva insegnato loro era attaccare attaccare attaccare. Per difendersi, si attacca. E quindi porta la sua mano al suo fianco, là dove nasconde il pugnale e punta i suoi occhi su quello neri del drago.

“Abbassa le armi, Raggio di Sole” la avvisa il ragazzo, girandosi verso di lei. E la guarda in un modo strano, serio, forse un po' deluso. “E poi, Frank non è mica un drago. I draghi sono carini.”

E sotto gli occhi di lei, le ali di un drago diventano braccia, e il muso un viso, e la coda scompare.

Un ragazzo alto, alto, troppo alto, che intrappola la testa del più basso in un abbraccio, scompigliandogli i capelli con forse un po' troppa energia e sovrastando gli “Ahi!” del ragazzetto con una fragorosa risata. “Carini mai” borbotta, per poi lasciarlo andare.

E Calypso pensa stregoneria. E fa due passi indietro, passando il suo sguardo trai due ragazzi, che prendono a parlare di una Hazel, di un Charles e di draghi.

Parlano della Tana dei Draghi.





🔥🐉


Festus si dimostrò essere un drago mansueto, mettendo da parte la sua abitudine di bruciare gli alberi e giocare come avrebbe fatto un topo con le rondini. Ma, cosa incredibile, disdegnava la carne. La odiava proprio.

Preferiva erba, bacche e, chissà perché, aveva un amore unico per il ferro.

Leo non se la sentiva, comunque, di criticare la dieta del suo drago: gli andava bene anche così. E in questo modo aveva capito che non tutti i draghi erano uguali, come non tutte le persone erano uguali.

Festus era vegetariano e che Leo gli presentasse delle pecore, che le facesse pascolare davanti a lui, non cambiava il fatto che il drago le guardava annoiato e continuava a giocherellare con i fili d'erba.

E rimaneva accasciato a terra, come a voler rimanere accanto a quel dragone che viveva nella collina sotto i suoi piedi. Festus venerava la collina, o l'essere dentro la collina, e non l'avrebbe mai abbandonata.

Se fosse stato il drago ad affezionarsi a Leo, come se Leo fosse stato un cane, o Leo si fosse affezionato a Festus come se Festus fosse stato un cane, era difficile da dire. Forse era Leo l'animaletto da compagnia di Festus, e andava bene così. Anche così.

Per questo quando una notte di mezza estate si svegliò, dopo la Pioggia di Fuoco, e vide Festus girare la testa verso di lui, si chiese cosa stesse facendo, quel drago e perché non scendesse. Quando Festus si alzò nel volo più alto che Leo avesse visto, Leo capì che Festus se ne stava andando. E quando vide che, in groppa al suo drago c'era suo fratello, sbatté le palpebre e capì che la casa sulla collina era rimasta sola, con solo lui all'interno.



🔥🐉


Il ragazzo, che si chiama Leo, non è stupido, a quanto pare: le ha tolto tutte le armi che portava con sé, ma non il pugnale. Forse la voleva mettere alla prova e, a giudicare dal modo in cui le lancia alcune occhiate, lei non l'ha superata.

Ma neanche Calypso è stupida.

Leo conosce la Tana dei Draghi, per qualche strana ragione e lei deve uccidere un drago. Non uno della tribù dell'Oriente, che idolatravano le creature di Loki e si potevano trasformare in draghi, e ne è grata, perché Frank sembra una persona molto dolce, con i suoi modi di fare impacciati mentre cucina e mentre Leo inizia a ridere di qualche sua stranezza.

Forse sarà più facile ottenere la fiducia del ragazzo d'Oriente, che gentilmente le sorride e segue i codici di tutte le tribù. Sicuramente, pensa Calypso, è stato lui a convincere Leo ad ospitarla, cosa che gli faceva onore ai suoi occhi, guadagnando un trattamento di riguardo da parte della ragazza: l'ospitalità è stato uno dei principi di Odino, un sintomo di anima buona.

Invece Leo, lui ha capito. Calypso capisce che Leo ha capito.

Ed eppure la sorprende, portandola sul tetto della sua casa, una notte, e puntando il cielo col dito. Era la sua terza notte in quella casa, almeno la terza da cosciente ed ebbe paura, così tanta paura da cercare di nuovo il suo pugnale accanto al suo fianco, da prendere la mano di Leo e cercare di portarlo a terra, per salvarlo. Ma lui la ferma e continua ad indicare.

La Pioggia di Fuoco, così la chiama. E palle di fuoco cadono dal cielo, minacciando la tranquilla casa sulla collina.

Calypso aguzza lo sguardo e si rende conto, con orrore che quelle palle di fuoco sono draghi, che hanno perso il loro equilibrio in cielo e cadono a terra.

“Sei impazzito?” grida, girandosi verso il moro. “Moriremo!”

Lui sorride, perché è impazzito del tutto, e continua a guardare il cielo. Dalla porta della casa esce anche Frank, che alza gli occhi e sorride, con uno straccio in mano che lo faceva sembrare una mamma piuttosto robusta.

La palla è sempre più vicina, si fa tutto sempre più caldo e Leo tiene stretto il polso di Calypso per non farla scappare. E lei pensa Morirò così.

Non muore, invece.

In alto, nel cielo, un enorme drago bronzeo s'interpone tra le palle di fuoco e la casa. Allontana il pericolo, combatte contro quel nemico senza viso, poi gira in tondo sopra il tetto, poi scende e porge il muso a Leo. Ma non è il solo: decine di draghi, piccoli, grandi, gialli, verdi, rossi, bianchi, di tutti i colori visti dall'occhio umano, atterrarano ai piedi della collina e fecero una riverenza ad essa, prima di arrivare davanti a Frank, di fronte alla casa sulla collina. Come gatti, prendono a rotolarsi sull'erba e non sputano fuoco, non si sognano nemmeno di far del male a nessuno di loro.

Leo sorride, si butta su di lui e lo abbraccia. Il drago sembra voler fare le fusa, strusciando il suo muso sulla guancia del ragazzo. E il tutto sembra incredibilmente tenero e giusto.

Calypso continua a guardare e non sa che fare, perché nessuno le ha insegnato che un drago può fare le fusa ad un essere umano, o che possa proteggere la casa in cui vivono due ragazzi, o che possa sorridere. Un drago può sorridere!

Frank torna dentro casa, asciugandosi le mani, sorridendo soddisfatto e gridando che in poco tempo sarà pronta la cena, a chi fosse riferita la frase, se a lei e Leo o ai draghi è un mistero. E lei ancora non sa che fare.

“I draghi non sono cattivi” mormora Leo, accarezzando dietro le orecchie della bestia bronzea, con un sorriso dolce e nostalgico. “I draghi sono fedeli.”



🔥🐉


Quell'anno arrivarono dei draghi dall'oriente, nella notte della Pioggia. Comparirono come compaiono gli stormi di rondini in primavera, inattesi e felici, mentre i draghi di fuoco cadevano dal cielo.

Leo non poté che rimanere a guardare, col naso all'insù e la meraviglia negli occhi.

Schiere di draghi, ordinati, compatti e bellissimo, stavano proteggendo la collina, creando giochi di fuoco nel buio della notte e colorando di rosso la luna, che sembrava ardere letteralmente.

Festus era tra loro e, non appena le luci arancioni del cielo si spensero, si precipitò a terra, ad accarezzare con cura e devozione il ragazzino, che ormai non si teneva nemmeno più in piedi, tanta era la meraviglia.

Decine di draghi lo seguirono, svolazzando sopra la casa e annusando l'erba, o lo stesso Leo.

E per quanta fosse la meraviglia del ragazzino, davanti a quei cuccioli che si sparavano scintille, mordendosi le orecchie reciprocamente e giocando tra loro, fu il drago più grande, che seguiva Festus, ad attrarre la sua attenzione.

Perché era diverso dagli altri draghi: era lungo, ricordava un serpente, aveva le d'amore molto corte, due stranissimi baffi sul muso e sputava acqua, non fuoco.

“Sono l'erede imperatore della Cina” proclamò il drago, alzando il muso verso l'alto, che diventava magicamente un viso, e lui, incredibilmente, diventava un essere umano, con mani, piedi e busto. Leo non cadde a terra dalla sorpresa solo perché Festus lo teneva in piedi con la coda, cullandolo neanche fosse stato il suo cucciolo. “E ti ringrazio per aver custodito il segreto dei Draghi e il loro Tesoro.”

Leo stava ancora boccheggiando. “Cosa?”

Il drago-ragazzo, che poi si sarebbe scoperto chiamarsi Fa, ma che lui avrebbe chiamato Frank, alzò un sopracciglio, scuotendo la testa e sorridendo appena. Nella sua versione umana non aveva i baffi, notò Leo. “Tuo fratello mi ha detto che forse non avevi capito. Questo Leo,” indicò la collina tutta, aprendo tutte le braccia. “Questo è il Tesoro dei Draghi.”

E Leo scoppiò a ridere perché, dai, quel ragazzo che cercava di essere pomposo e di darsi un tono, sembrava tanto ridicolo, nel farlo.



🔥🐉


È il quinto giorno e Calypso non vuole scendere dal tetto.

Sa che è stupido, perché qualsiasi drago, anche il più piccolo, sa volare e può salire sul tetto in qualsiasi momento, ma la cosa in quell'istante, per lei, sembrava avere senso. Quindi non scende dal tetto, il sole le sta cuocendo la testa, la notte le gela le ossa e Leo la prende in giro. Perché una persona che fa cose stupide, nella credenza comune, è stupida.

Ma è bello stare sul tetto.

Frank sale due volte al giorno e le porta da mangiare e Leo ha ordinato ai draghi di stare lontani da lei. La cosa che sorprende Calypso è che i draghi lo ascoltino e lo riveriscano come dei figli davanti ad un padre. E quella dolcezza negli occhi del ragazzo, che li cavalca, li fa salire in volo, e poi accarezza loro la pancia.

Quando Leo dice a un drago di rotolare, il drago rotola, quando dice di acchiappare una palla, loro la acchiappano, quando li vuole cavalcare, loro si fanno cavalcare. Una simile adorazione non è riservata neanche a Frank, che, eppure, doveva essere importante, lui, mezzo drago mezzo uomo.

La notte, quando Leo esce per qualsiasi ragione, lo seguono due o tre piccoli draghi, che lo custodiscono, lo riscaldano e lo riportano a casa sano e salvo.

E Calypso non capisce perché.

I draghi sono fedeli.

“Perché sono fedeli a te?” chiede Calypso, abbracciando le ginocchia e abbassando lo sguardo sul ragazzo.

“Perché sei su un tetto da cinque giorni?” ride Leo, abbandonando sulla spalla destra un bastone che usava per percuotere i rami di un melo. “I misteri della vita.” E alza le spalle.

“Perché i draghi hanno bruciato la mia casa e io ero dentro la mia cameretta” risponde lei, alzando un lato della bocca. “E se io sarò dentro casa, qualcuno potrebbe morire, di nuovo.” E chissà perché lo ha detto. Sbatte le palpebre e le cose continuano a sembrare giustissime così. Anche se quel ragazzo lo conosce appena.

Leo sembra capire tutti i sottintesi che la ragazza ha lasciato nelle sue parole - “Potrei morire”, o “Potreste morire cercando di salvarmi”, ma anche “Non mi fido dei tuoi draghi”- e torna a guardare l'albero di melo. Accarezza Festus.

“Tra poco partirete” sussurra abbassando la testa e il drago scuote la testa, a volersi liberare dalla tera sulle sue orecchie. Un segreto tra lui e il drago. Leo torna a guardare Calypso. “Loro sono fedeli a me, perché io sono fedele a loro.”

Calypso ci pensa e allunga una gamba verso la scala. Ci pensa ancora e guarda Festus muovere la coda, come un cane, felice e sorridendo. Si aggrappa alla scala e prende a scendere.

Quando la punta dal suo piede, fasciato da uno stivale di pelle di bue, tocca terra, succede qualcosa che la spaventa.

La terra vibra e dal profondo della collina un mugugno si alza, simile ad un gemito di un neonato.

Frank si catapulta fuori dalla casa, ansimando, e guarda Leo, che sorpreso, guarda Calypso. Lei, la ragazza, sbatte le palpebre e si attacca alle mura.

La collina tace di nuovo e Festus prende il volo, insieme agli altri draghi, perché il Grande Giorno è vicino.



🔥🐉


C'era questa leggenda che gli aveva raccontato Frank e con la quale Leo dovette iniziare a convivere.

Una leggenda delle tribù orientali, di quel grande paese del quale un giorno Frank sarebbe diventato imperatore. E raccontava di come i draghi fossero buoni e gentili e amassero gli uomini.

Raccontava di questo quattro re dragoni che, per amore di quelle tribù, avrebbero riportato la pioggia sulle loro terre andando contro l'Imperatore di Giada e andando contro la punizione di essere schiacciati sotto le montagne. Diceva, questa leggenda, che, i re dragoni, per fare in modo che in quelle terre gli uomini non morissero di sete o di fame, convertirono i loro lunghi corpi in corsi d'acqua che portavano acqua potabile alle tribù orientali.

I capo-tribù di quelle terre, come Frank, potevano trasformare il loro corpo nel corpo dei dragoni, e cercavano di custodire i draghi rimanenti sulla terra, per gratitudine e bontà. I draghi delle tribù orientali erano comunque differenti dai draghi che conosceva Leo, ma Frank aveva detto che come vi erano diverse peculiarità da uomo a uomo a seconda delle terre in cui abitavano, così ce ne erano per i draghi. Poi aggiunse che stava cercando il Tesoro dei Draghi, per custodirlo, come lo avevano custodito i suoi antenati, prima di lui, perché là in Ciaina -"Cina, Leo!"- non si è un buon capo-tribù se non si protegge il Tesoro dei Draghi.

“E questo sarebbe il grande Tesoro?” Leo aprì le braccia, per mostrare la collina sotto di loro e fare una smorfia dubbiosa.

Frank toccò terra, annuendo. “Quello sotto di te, Leo, è l'ultimo uovo deposto dai re-dragoni prima di essere schiacciati dalle montagne. Vivi proprio sopra il futuro re, o la futura regina dei draghi.” Gli lanciò un'occhiata per assicurarsi che lo capisse e forse l'espressione sul volto del riccio non fosse molto intelligente, perché alzò gli occhi al cielo, impaziente.

“Chissà che dolore deporlo.”

Appunto.

“E tra quanto nascerà Leo II?” continuò dando una distratta pacca sull'erba. “E perché alcuni draghi lo attaccano tutti gli anni? E come ci è finito qui? E perché…”

Frank lo fermò con un gesto della mano. “Quei draghi che abbiamo fermato, sono sotto gli ordini di uomini malvagi che temono il ritorno dei dragoni in Cina e nel mondo. Attaccano quando l'uovo è più vulnerabile, secondo quello che mi ha detto tuo fratello… Temono il caos, quando i draghi non fanno che portare armonia. Qui li chiamano…”

“Creature di Loki, sì, sì. Noia. E quindi, quando nasce Leo II?”

Frank arricciò le labbra, indeciso, poi sorrise, guardando lo sguardo pieno di vita e curiosità di Leo. “Le leggende dicono che… non sono sicuro ma… quando un seguace del fulmine accetterà il fuoco nascerà il drago.”

Stettero in silenzio per qualche secondo, seduti uno di frote all'altro, mente i draghi intorno a loro giocavano, gioiosi e innocenti.

C'era questa domanda che stava affollando la testa di Leo, ma aveva pura a farla. Aveva paura della risposta. Sbatté le palpebre, grattandosi la testa.

Avrebbe potuto chiedere dove aveva trovato così tanti draghi da portare in quella collina. Poteva chiedere su quella strana profezia che Fa Zhang aveva pronunciato. Cosa era il fuoco e chi era il seguace del fulmine. Come aveva fatto Charles a sapere di lui. Poteva chiedere di passargli il suo bastone. Poteva fare una battuta sul fatto che i seguaci di Odino, per sconfiggere Loki usavano le creature di Loki. Ma c'erano cose molto più importanti, in quel momento.

C'erano persone più importanti.

“Dov'è Charles?”

E Frank abbassò lo sguardo, strinse la mani in un pugno e gli chiese scusa.



🔥🐉




È il trentesimo giorno di Calypso su quella collina e inizia a sentirsi a casa. Non sapeva esattamente perché ma le cene con Frank e le litigate con Leo le sembrano la cosa più bella in questo mondo.

Continua a non accettare i draghi, però, perché le fanno paura. Le fanno tanta paura.

Per questo si nasconde dietro Leo, quando Festus cerca di avvicinarsi a lei. E c'è quella strana espressione sul viso del moro, come se desiderasse ardentemente che lei accettasse, se non tutti i draghi, almeno Festus.

C'è voluto poco per Leo ad entrare nel cuore di Calypso. Come amico, sia chiaro. Come amico, o compagno rompiscatole di avventure. Lei non aveva certo la voglia di renderlo triste, di vederlo solo o… va bene, niente. Dimentica.

Erano stati i suoi piccoli gesti a farle capire quanto fosse dolce. Quel salire sul tetto quando lei non voleva scendere da quello. Quel ridarle i suoi vestiti puliti. Quelle battutine per farla ridere, quando la vedeva un po' giù. Era bastato questo.

Leo le prende una mano, con una dolcezza che, forse, usava solo per i draghi. Allunga l'altra mano verso il muso di Festus e il drago abbassa il naso, dolcemente.

Leo la spinge verso quello, guardandole la mano, lentamente, con pazienza, mentre Festus muove la coda. E Calypso lo guarda come se fosse il peggiore dei traditori.

“No” mormora, cercando di ritrarsi al tocco del ragazzo.

E lui risponde: “Fidati di me,” con quello sguardo che fa sentire Calypso male al solo pensiero di volergli dire di no. “Non ti faranno niente” continua Leo e le dita di Calypso stanno per toccare le squame di Festus. “Se tu gli dai l'opportunità di fidarti di te, lui lo farà. Davvero.”

Calypso si chiede una cosa, allora. Parla di Festus o parla di lui? Deve guadagnarsi la fiducia di Festus o di Leo? Perché lei già si fida di Leo e vuole davvero che lui si fidi di lei.

Quindi non guarda Festus, quando la sua mano tocca la testa del drago. Guarda Leo, che le restituisce lo sguardo, questa volta più dolcemente, in modo più rilassato. Era come se Calypso avesse accettato una parte di lui, come se fino a quel momento lei non lo avesse accettato completamente. I draghi fanno parte di lui, per qualche motivo e lei voleva avvicinarsi a loro solo per comprendere quello sguardo dolce sul viso del ragazzo, solo per avere accesso anche lei a quella parte di lui.

E Festus muove la coda come un cane e sembra felice che lei gli gratti dietro le orecchie. Sbatte le ali, ma non prende il volo.

Forse è per questo che Leo e Calypso non si rendono conto di quello che sta succedendo ai loro piedi.

Il pianto che sembrava un ruggito all'interno della collina. La casa che prende a tremare e si distrugge, cadendo su se stessa, la stessa casa in cui Leo è cresciuto. Festus li prende con la bocca e vola in alto.

Frank prende le sembianze di un drago e lo segue, prendendo più comodamente Calypso sulle sue spalle, dalla bocca del drago

Leo guarda a terra e si dà dello stupido per non aver pensato alla sua casa distrutta, mentre un cucciolo di drago, piccolo come un neonato, nonostante si trovasse in quell'uovo gigante, apriva gli occhi verso il cielo nuvoloso.

E Calypso, davanti a quella meraviglia, continua a guardare Leo, tenuto dalla maglietta trai denti di un drago.




🔥🐉


Tutte le volte che Frank e i draghi se ne andavano, alla fine delle Pioggie di Fuoco, la casa era vuota.

Leo cercava di occupare la mente con tante attività, correndo per il bosco e cercando piccoli draghi che necessitassero della sua protezione o di una Tana.

Ma era sempre sola, quella casa. Per questo, quando vede una ragazza a terra, svenuta, non ci pensa due volte a portarla nella sua casa, a curarla, a prendersi cura di lei.

Dice di averlo fatto per noia, ma lo fa perché ha un buon cuore e si sente solo. E perché lei, nel sonno, continua a ripetere: “Non tornare dentro, Zoe. Lasciami lì.”


🔥🐉


Frank sembra felice. Continua a ripetere roba come: “Tu eri la seguace del fulmine, e tu sei il fuoco, certo!”

Leo non è rimasto molto tempo a guardare le macerie della sua casa. Ha trovato molto più interessante guardare il draghetto che sarebbe dovuto essere un re dragone, ma che aveva degli occhioni così grandi e belli da intenerire il più duro dei cuori.

“Che ci devo fare con questo?” Leo prese il draghetto dalla coda e lui si arrampicò sul braccio del ragazzo, infilando gli artigli nella sua pelle. “Mi sta facendo male.”

“È adorabile.” Il commento della ragazza. E stava veramente propendendo le braccia per poterlo prendere in braccio, cosa che sembrava strano anche a lei. Poco prima nemmeno voleva toccarlo, un drago e adesso, quello che era venuta a fare, le sembra una cattiveria immane, contro una creatura così piccola e indifesa. “Devo trovare una nuova casa” si rende conto, chiedendosi se sarebbe mai riuscita a rivedere Rachel. Non poteva tornare alla sua tribù senza il dente di un drago, soprattutto se non aveva intenzione di uccidere un drago, perché quel cuccioletto tra le sue braccia era seriamente adorabile. Anche se era il re dei draghi.

“Casa mia si è distrutta” sbuffa il moro. “Se vuoi tipo… non so… potremo costruire una casa e… se vuoi, potresti rimanere qui.”

Frank si apre in un sorriso enorme e grida, grida forte: “Lo sapevo! Potreste fare la famigliola felice!” poi non grida più e un po' si vergogna di quello che ha appena detto. “Cioè. Magari voi due potreste… dici di sì, Calypso?”

La ragazza vuole veramente scoppiare a ridere, ma si concentra sulla figura di Leo, che combatte contro il draghetto bianco sulla sua testa e sbuffa.

“Ovviamente” sorride. E dice sì a tutto quello che può significare Leo. 






Note:
Doveva essere una piccola storia. Piccola piccola come una formica e poi Malcom prende la mano e fa questo. Sono tipo 6500 parole. Eh, cavolo. Tu che sei arrivai fino a qui hai una pazienza che nemmeno io! La mia prima intenzione, con le storie era farle gareggiare veramente: come i bambini, quale vi è piaciuta di più? Il problema è che devo calcolare 100 storie divise in cinque battaglie diverse all'ultimo ship e quindi niente. Se devo far vincere, esempio, Lacey, e a voi le storie di Lacey non piacciono? Ecco. Io sono una tiranna despota che decide chi vince.
Sono potente. E lo siete anche voi, se siete arrivati fino a qui, davvero!
Quindi, grazie per l'appoggio! Questa volta Caleo. L'ho detto. Le bandiere dell'OTP non mi abbandoneranno!
  
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