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Autore: Kodocha    09/05/2015    3 recensioni
Piccolo consiglio: NON LEGGETE QUESTA STORIA.
Non è orrenda, di più! O_O
L'unico motivo per cui non la elimino è dovuto dal fatto che è la mia primissima storia, dunque ci sono in qualche modo affezionata! ^.^"
Se poi avete tempo da perdere e coraggio a sufficienza... beh, leggetela pure, ma ricordate che vi ho avvertiti! :P
***
In una calda giornata d'estate due bambini si incontrano per la prima volta in un parco e diventano quasi subito grandi amici. Purtroppo pochi mesi dopo la bambina deve trasferirsi in America insieme alla sua famiglia, ma i due si promettono che la loro amicizia durerà per sempre, nonostante tutto. Questi due bambini si chiamano Akito Hayama e Sana Kurata.
Dieci anni dopo, in una scuola a Tokyo c'è una nuova arrivata, una bellissima ragazza dai lunghi capelli ramati...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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POV. SANA:

 

Finalmente, dopo dieci lunghi anni, sono tornata nella mia adorata terra nativa: il Giappone.
Sono così felice che mi metterei a cantare e a ballare se solo non fossi così stanca dopo il lungo viaggio.
Devo ammettere però che mi mancherà l'America, ma soprattutto mi mancheranno le fantastiche persone che ho conosciuto lì… ma una cosa è certa, nonostante la distanza, avranno sempre un posto speciale nel mio cuore.

«Tesoro, hai finito di disfare i bagagli?» mi chiede mia madre, affacciandosi dalla porta della mia camera.

«Non ancora!Mi sa che ci vorrà ancora un bel pò»

«Capisco. Fammi sapere quando hai finito che ordino qualcosa da mangiare»

Annuisco, aprendo l’ennesima valigia color rosso fragola «D'accordo»

Che barba, sono ore che sistemo la mia roba e non ho ancora finito...ahimè, questo è il prezzo da pagare per le appassionate di shopping come me.
Aspetta un momento, non ricordavo di aver messo nella valigia questa scatola, in realtà non ricordavo nemmeno di averla.
Sopra c'è scritto "scatola dei ricordi"; sono proprio curiosa di sapere cosa c'è dentro.
La apro trovandoci dentro il mio cicalino… ricordo che ogni volta che avevo bisogno di Rei, premevo questo pulsante blu e lui correva da me.
C'è anche P-chan, il mio fidato porcellino di pezza che tutte le notti mi difendeva dai mostri immaginari!
E questo cos'è? Toh, un braccialetto... sopra c'è scritto "Always".
Non so perchè ma ho la sensazione che racchiuda un significato importante, ma al momento non riesco a ricordare dove abbia potuto comprarlo, o se si tratta di un regalo che mi è stato donato in passato.
Forse mia madre potrà dirmi qualcosa a riguardo…

Sospendo momentaneamente il disfacimento dei bagagli e mi affretto a scendere le scale, per raggiungere il piano inferiore «Mamma, mamma, mammaaaa!»

«Figliola sono qui, non c'è bisogno di urlare»

«Ehm... scusami! Volevo chiederti se per caso ti ricordi di questo bracciale» esclamo, mostrandogli l’oggetto in questione.

«Fammi vedere» lo prende, iniziando ad osservarlo attentamente «Ah si, certo che me lo ricordo!»

«Mi puoi dire qualcosa a riguardo? Sento che ha un significato importante, ma per il momento non riesco a ricordare nient'altro»

«Vedi cara, pochi mesi prima dalla nostra partenza per l'America, conoscesti un bambino che divenne subito il tuo migliore amico, eravate inseparabili. In questo momento non riesco a ricordare come si chiamasse, ricordo solo che aveva i capelli biondi e uno sguardo magnetico. Poco prima di partire decidesti di comprare due braccialetti uguali con su scritto "Always", uno per te e l'altro per lui, promettendogli che la vostra amicizia sarebbe durata per sempre»

Mi massaggio il mento, pensierosa, scioccando le dita subito dopo, colta da un’improvvisa illuminazione «Si è vero! Comincio a ricordare qualcosa. Io e qual bambino giocavamo tutti i giorni al parco... ricordo che ero molto legata a lui. Ma come si chiamava? Dietro al braccialetto c'è incisa la lettera "A", forse è l'iniziale del suo nome»

«Suppongo di si!»

«Mmmmhh, ma come si chiamava? Arturo? Alexander? No, nessuno di questi nomi» mi passo nervosamente una mano tra i capelli «Aaaaaaaaaaaaahhh che confusione»

«Non preoccuparti, sono sicura che prima o poi ricorderai il nome. E chissà forse vi rincontrerete»

Dinnanzi all’assurdità delle parole di mia madre, scoppio in una grossa, quanto poco elegante, risata divertita «Ma che dic! Ti pare che dopo dieci anni riusciamo a riconoscerci? Sono cambiata molto da allora e sicuramente lo stesso vale per lui»

Si stringe nelle spalle «Sarà, ma io ho questa sensazione! Ma adesso basta perdere tempo in chiacchiere, vai a mangiare qualcosa e poi dritta a letto. E’ stata una lunga giornata e domani ti aspetta il primo giorno di scuola»

«Già, hai ragione!Spero di riuscire fare nuove amicizie»

«Non ne dubito figliola»
 
E poi chissà, magari le parole di mia madre saranno veritiere… forse incontrerò per davvero il mio migliore amico di infanzia.
Scuoto la testa, cercando di eliminare subito questo ridicolo pensiero.
Una cosa come quella, non potrà mai accadere…


 

 


La mattina seguente, mi giro e rigiro nel letto come una forsennata, imprecando senza ritegno.
E’ da circa dieci minuti che Rei continua a bussare insistentemente alla porta della mia camera e sto per perdere letteralmente la pazienza.
Ma che diavolo vuole a quest'ora?Non ha nulla di meglio da fare, tipo andare a rompere le scatole alla sua adorata Asako?

«Non dirmi che stai ancora poltrendo dormigliona!»

«Ma che vuoi Rei, sono solo le sett...» mi volto verso la mia sveglia a forma di porcellino hawaiano ed inevitabilmente, scatto come una molla dal materasso «Sono già le otto!» disperata, mi porto le mani tra i capelli «Arriverò tardi il primo giorno di scuola!»
E tale consapevolezza mi spiazza.
Arrivare tardi il primo giorno di scuola non è il modo migliore per iniziare il nuovo anno scolastico!
Cosa penseranno i professori e miei nuovi compagni di classe? Non voglio dare fin da subito una cattiva impressione di me.

«Se fai in fretta ti accompagno con l'auto, ma sbrigati»

Tiro un sospiro di sollievo, scendendo giù dal letto.
«Grazie Rei, faccio il prima possibile, aspettami giù in cucina!»

Dopo aver fatto una doccia rigenerante ed essermi preparata alla velocità della luce, raggiungo Rei al piano di sotto «Eccomi! Sono pronta» lo avverto, afferrando la cartella dalla poltrona.

«Di già? Hai messo lo svelto sotto i piedi?»

Sbatto le palpebre un paio di volte, confusa da quell'affermazione «Come scusa?»

«Il detersivo "svelto"»

Sospiro, scuotendo il capo con fare rassegnato. Non merita una risposta.

Si schiarisce la voce con un colpo di tosse, rosso in volto per essersi reso conto di quanto sia stata deprimente la sua battuta.
 «Ehm, meglio andare va»

«Si...direi che è meglio»




Entrata all'interno del mio nuovo liceo, inizio a correre come una forsennata tra i corridoi, sotto gli sguardi allibiti degli altri studenti.
Devo sbrigarmi, a breve suonerà la campanella e devo ancora passare in segreteria per compilare gli ultimi moduli.
Svolto l'angolo senza rallentare e...

«Ahij, che dolore!»

Ops, sono andata a finire addosso ad un ragazzo... anzi, altro che ragazzo, una statua greca! Che muscoli, e che sguardo magnetico...ehm, ora basta fare pensieri poco casti su di lui, devo andare! Mi alzo con l'intento di scusarmi, sperando che questo incontro fuori dal normale non l'abbia in qualche modo infastifito

«Scusami, è colpa mia, non ti avevo visto, sono proprio una sbadata»

«Non preocc...»
Perchè non continua? Si è imbambolato? Oddio, forse a causa della caduta ho tutti i capelli spettinati, dovrò sembrargli uno spaventapasseri!Meglio scappare via a gambe levate...

«Ora devo proprio andare, scusa ancora per lo scontro non si ripeterà più»

Che sfiga! Ho appena incontrato il ragazzo più bello che abbia mai visto in vita mia e sono stata così "fortunata" da finirgli addosso come un sacco di patate.
Mi auguro che se si presenterà un'altra occasione per incontrarlo non sarà così imbarazzante!


Terminate le ultime procedure per il trasferimento, esco dalla segreteria ed inizio a cercare la classe che mi è stata assegnata, ma con scarsi risultati.
Sentendomi completamente spaesata mi avvicino all'uomo brizzolato con gli occhiali in fondo al corridoio, con l’intento di chiedergli qualche indicazione.

«Buongiorno, posso chiederle un informazione?»

«Certo, mi dica signorina»

«Ecco vede, sono nuova di questa scuola e mi hanno assegnato la classe IV F, per caso me la sa indicare lei?»

«Certo, la IV F è la classe dove ho lezione questa mattina» afferma, guardando la sua agenda, evidentemente per assicurarsi di non essersi sbagliato «Tu devi essere Sana Kurata quindi, la ragazza che ha vissuto per tanti anni in America»

«Si, sono proprio io!Vedo che è ben informato»

«Un professore deve sempre essere informato sui propri alunni! Ma ora sarà meglio andare o faremo tardi»

Annuisco, incamminandomi al suo fianco.
A primo impatto ho avuto un impressione positiva su quest'uomo, sembra molto gentile e disponibile, mi auguro solo che valga la stessa cosa anche per gli altri professori.
Arrivata fuori la classe, noto il ragazzo di stamattina seduto accanto al banco posto vicino alla finestra e…
Kami… quant'è carino!
Sembra immerso nei suoi pensieri, chissà a cosa sta pensando...

«Ragazzi accomodatevi ai vostri posti, devo presentarvi una nuova alunna» si volta verso di me che sono rimasta imbambolata fuori la porta «Prego entri signorina»

Entro, cercando di sfoderare il mio miglior sorriso «Buongiorno»

«Buongiorno!» mi rispondono in coro, con un entusiasmo che non mi sarei mai aspettata.

Wow che calorosa accoglienza!

«Signorina Kurata si accomodi pure al banco davanti al signorino Hayama» afferma il prof, indicandolo.

E così il cognome di quel ragazzo è Hayama, interessante... H-A-Y-A-M-A…
 Dov'è che già l'ho sentito nominare?!

«Ehm signorina...»

Mi ridesto dai miei pensieri e mi volto verso l’uomo brizzolato alle mie spalle «Si professore, mi dica»

«No, ehm...vede è che dovrei inziare la lezione e...»

«E?» lo incito a continuare, sollevando entrambe le sopracciglia.

«Beh, lei è rimasta immobile a fissare il signorino Hayama invece di accomodarsi»

Sento un improvviso calore sul mio viso «S-scusi, v-vado s-ubito»

Che vergogna, che vergogna, che vergognaa!
E' in questi momenti che vorrei possedere il dono dell'invisibilità, per poter sparire da qui.
Tento di ignorare le risatine degli altri e prendo posto accanto al banco che mi è stato assegnato.
Una cosa è certa, la giornata non poteva iniziare in modo peggiore!
 

«Ehy ciao, Sana giusto?»

Distolgo lo sguardo dagli appunti della lezione precedete e volgo un sorriso alle due ragazze che si sono avvicinate a me, durante l’ora di ricreazione.
«Hi»
Ehm…perchè diavolo le ho salutate in inglese? «Si il mio nome è Sana, piacere di conoscervi»

«Piacere mio, io sono Aya»
Si presenta, la ragazza dai capelli castani legati in parte da un piccolo fiocco di colore blu.

«Io invece sono Hisae!» esclama l’altra, dai capelli biondi «E così sei giapponese ma hai vissuto per diversi anni in America giusto?»

«Si esattamente, a New York per la precisione»

«Wow che bello, andare a New York è sempre stato il mio sogno»

«Beh, magari potremmo andarci un giorno, vi farò da guida turistica»

Aya si porta le mani sul viso con fare sognante «Si magarii!»

«Ehm Sana, a quanto pare il tuo arrivo non ha lasciato indifferente nessuno, nemmeno il più bello dell'istituto!» affarma Hisae, sorridendo maliziosa

Sollevo un sopracciglio «Ah si? E chi sarebbe?»

«Akito Hayama, il biondino che stavi ammirando appena entrata, ti sta fissando da parecchio»

«Io n-non stavo ammirando proprio nessuno!» affermo imbarazzata, gesticolando nervosamente  «Ero semplicemente sovrappensiero... e comunque non mi interessa»

«Ma come fa a non interessarti? Sarebbero disposte tutte a fare carte false pur di essere notate da lui»

«Beh io non sono una di quelle»

«Che bel caratterino che ha la nostra nuova amica!»

«Hai detto che si chiama Akito vero?»

«Si, ma non avevi detto che non ti interessava?» mi risponde sarcastica.

«Infatti ripeto che non mi interessa...è solo che non avevo capito bene...»

"AKITO HAYAMA"... Su dai Sana sforzati, dov'è che hai già sentito questo nome?

«Guardate è venuto Tsuyoshi» esclama improvvisamente Hisae, distogliendomi dai miei inutili ragionamente.
«E chi sarebbe?»

Aya arrossisce lievemente, dondolandosi sui talloni «ll mio pasticcino!»

Sgrano occhi e mascella, guardandola come se avesse qualche rotella fuori posto «Hai dato un nome ad un dolce?»

«No, al contrario, ha dato al suo ragazzo il nome di un dolce!» mi spiega Hisae, scuotendo il capo con fare rassegnato «Sai com’è, sono soliti darsi strani nomignoli»

«Ah capisco...»
Almeno credo!

Il suddetto "pasticcino" si avvicina a noi, con un sorriso a trentadue denti. «Heilà crostatina alla fragola, mi sei mancata»

«Anche tu, supplì cioccolato»

«Tu di più cornetto al crema»

«No tu, cioccolattino al latte»

Credo che mi stia per venire il diabete.

Fingo si tossire per intimarli a smettere.

«Ehm, scusate, ma quando vedo la mia brioche perdo completamente la ragione»

«Ce ne siamo accorti» affermo, scambiandomi un’occhiata divertita con Hisae.

Tsuyoshi mi scruta attentamente, per poi battere un pugno sulla mano.
«Ma tu sei la ragazza di stamattina, quella che è finita addosso ad Akito»
Arriccio il naso indispettita.

Quindi da oggi in poi sarò ricordata come la ragazza che è finita addosso ad Akito Hayama?

«Si...Mi chiamo Sana comunque»

«Piacere di conoscerti, il mio nome è Tsuyoshi» guarda oltre le mie spalle «Ehy Akito vieni anche tu qui»

Ma che diavolo fa? Perchè l'ha chiamato?

Il biondino si alza, infila le mani nelle tasche dei jeans e ci raggiunge «Ciao»

«Akito lei è Sana, la ragazza di stamattina ricordi?»

Mi squadra dall'alto in basso, provocandomi un lieve fastidio «Come potrei dimenticarla, mi ha ucciso un braccio cadendomi addosso come una pera cotta»

Simpatia portami via...

«Mi sembra di averti già chiesto scusa, e poi mi stai dicendo che basta davvero così poco per farti male? Pff, buono a sapersi» gli rispondo piccata, voltando il viso dall'altra parte ed alzando il mento all’insù, con fare altezzoso

Hayama piega le labbra in un ghigno divertito «Peperina la ragazza»

«La ragazza ha un nome!»

«Ah si giusto, Rossana»

«Come mi hai chiamata?»

«Rossana!»
«Il mio nome è Sana, non Rossana»

«Lo so, ma hai i capelli rossi»

«E questo ti sembra un valido motivo per cambiarmi nome?»

«Si e poi non mi dispiace»

Trasalisco sul posto, boccheggiando diverse volte, sorpresa dal fatto che questo suo modo di rispondere, mi risulti in un certo senso familiare. «Scusa puoi ripetere?»

«Ho detto che non mi dispiace»

«Ah..»

 Possibile che ogni cosa di questo ragazzo mi mandi in confusione?





Terminata la giornata scolastica, mi dirigo a passo spedito verso la mia abitazione.
Devo ammettere che la nuova scuola mi piace molto, Aya ed Hisae sono davvero molto simpatiche e sono sicura che diventeremo grandi amiche.
Per domani non ci è stato assegnato nessun compito, mi sa che ne approfitterò per fare una passeggiata.

«Mamma sono tornata» urlo, aprendo la porta d'ingresso

«Ciao figliola, com'è andato il primo giorno di scuola?»
«Abbastanza bene, ho conosciuto due ragazze davvero simpatiche»

«Sono felice per te, tesoro» mi sorride, sventolandosi pigramente con un ventaglio che ha sfilato via dal suo strambo kimono «Hai preso qualche impegno per oggi pomeriggio?»

«A dir la verità avevo pensato di fare un giro per la città»

«La trovo un ottima idea, cerca però di rincasare prima di cena»

Annuisco dirigendomi in camera mia.
Spalanco le porte dell'armadio e...dilemma del giorno: quali vestiti scegliere?
Dopo una lunga riflessione, opto per un paio di shorts di jeans, una maglia bianca con fantasie floreali e scarpette da ginnastica dello stesso colore.
Semplice e comodo, come piace a me.
Apro il mio portagioie, scartando ogni cosa che mi si para d’avanti, eccetto il braccialetto che ho trovato ieri.
E’ molto carino e questo significa che ho sempre avuto buon gusto, anche da bambina.

Lo indosso e dopo essermi osservata per l’ultima volta attraverso lo specchio, per accertarmi di essere accettabile, esco di casa.


Dopo circa un'ora, trascorsa a girovagare per le strade della città, giungo al parco.
Lo ricordavo più grande, ma forse ero io che ero troppo piccina.
Dopo la lunga passeggiata mi sento sfinita, ho bisogno di sedermi, quella panchina sotto al gazebo è perfetta!
Quanti ricordi sono racchiusi in questo posto, a volte mi piacerebbe tornare indietro nel tempo, essere di nuovo bambina, quando non c'erano problemi, quando si viveva la vita con felicità e spensieratezza, ma purtroppo non è possibile...


«E tu che ci fai qui?»
Sussulto, per poi girarmi di scatto e trovarmi Hayama davanti «Akito, mi hai spaventata!» sbotto, portandomi una mano all'altezza del cuore.

«Sei appena tornata in Giappone e già ti sei impossessata del mio posto?»

Incrocio le braccia sotto al seno, incurvando un sopracciglio «Non mi sembra che ci sia scritto il tuo nome qui»

«Si invece è scritto lì» mi risponde, indicandomi un punto preciso del gazebo dove, effettivamente, c'è scritto il suo nome, ma non solo, vicino c'è anche scritto il mio di nome...

"AKITO E SANA"

E quelle incisioni sul legno mi riportano a diversi anni fa…


«Sana qualsiasi cosa accada noi non ci perderemo capito?»
«E come fai a dirlo?»
«Perchè siamo migliori amici e niente e nessuno potrà separarci»
«Me lo prometti?»
Annuì «Te lo prometto»


Infilò una mano nella tasca dei pantaloni, da dove estrasse una monetina ed iniziò ad incidere qualcosa sul gazebo

«Cosa stai facendo?»
«Scrivo i nostri nomi, così quando tornerai in Giappone e verrai qui ti ricorderai della nostra promessa»



È lui, è quel bambino, come non ho fatto ad accorgemene prima? Eppure ho avuto molti indizi a disposizione.
Le lacrime iniziano a scendermi giù per il viso, non so bene il perchè, forse sono lacrime di gioia, l'unica cosa che so è che non riesco a trattenerle

 «Perchè piangi? Guarda che scherzavo puoi restare qui»

«Aki...»

Hayama sussulta, spalancando gli occhi «Come mi hai chiamato?»

«Aki sono io Sana, la tua migliore amica d'infanzia ricordi? Giocavamo sempre insieme qui al parco, eravamo inseparabili. Il giorno prima della mia partenza ci promettemmo che saremmo rimasti amici per sempre, tu scrivesti i nostri nomi su questo gazebo dicendomi che quando sarei tornata in Giappone e sarei venuta qui, mi sarei ricordata della promessa leggendo quella scritta e così è stato. Da quando ti ho visto per la prima volta stamattina, ho subito pensato che tu avessi qualcosa di familiare e ora capisco il perché!»

Non mi risponde...resta lì immobile a fissarmi senza fiatare.
Che non siricordi di me?Che ti aspettavi Sana? Dopotuutto sono passati dieci anni...
Ma pensandoci bene ho ancora un'altra carta da giocare...

«Guarda questo bracciale, non ti dice nulla? Te ne regalai uno uguale il giorno della mia partenza»

Lo osserva attentamente per qualche secondo, per poi sgranare gli occhi incredulo...forse sta iniziando a ricordare?


«S-Sana...eri tu... la bambina con i codini...»

«Te ne sei ricordato!»

Gli getto le braccia intorno al collo, non riuscendo a trattenere la mia felicità.
Lui inizialmente sembra titubante, ma dopo un pò ricambia l'abbraccio

«Non immagini quanto sia felice di averti rincontrato!»
«Anche a me non mi dispiace»

Quanto mi sono mancate le sue risposte, quanto mi è mancato lui. Lo stringo ancora più forte a me, ora che l'ho ritrovato non voglio più perderlo

«S-Sana...così mi affoghi»
   
 
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