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Autore: We_Are_A_Family    09/05/2015    2 recensioni
"La notte eterna è calata su New York. Non riuscirete mai a riportare la luce"
Shredder e i Kraang sono riusciti nel loro intento: hanno conquistato New York, e ora il loro intento è conquistare il mondo.
Ma un gruppo di ragazze, sette kunoichi, è deciso a non arrendersi alla tirannia.
Dovranno ritrovare coloro che un tempo combattevano contro il loro stesso nemico, e convincerli a tornare sul campo di battaglia.
Ognuno di loro ha un segreto.
Ognuno di loro vuole la pace.
Ma la pace non si raggiunge senza pagare un prezzo.
Segreti, nemici, avventure, amore, dolore.
Combatterano insieme fino alla fine.
Ma prima, dovranno mettere chiarezza nei loro cuori...
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8
NIGHT



Helen era in camera sua, a suonare un paio di note sulla tastiera, e con gli auricolari nelle orecchie, seduta sul letto, apparentemente assorta dal suo mondo.


Fu così che la vide Giulia, quando si sporse dalla porta per controllarla.
La castana guardò l'amica: aveva gli occhi chiusi, come se non le importasse di ciò che faceva, e le sue dita correvano sui tasti, seguendo la melodia che stava ascoltando.


Sembrava tranquilla.


Ma sembrava.


Sapeva benissimo com'era Helen: una ragazza chiusa, testarda, dura, poco incline a seguire gli ordini. Ma sapeva anche che questo suo particolare carattere era solo una maschera.


O perlomeno, lo sentiva. Tutte loro, infatti, erano così unite che avevano una specie di legame empatico, fino a quasi potersi parlare mentalmente.


Grazie a ciò aveva sentito un soffio dell'enorme paura che abitava nel cuore della bionda.


La guardò dolcemente. -Hel- esclamò, a voce abbastanza alta da farsi sentire nonostante il rumore del pianoforte.


La ragazza tolse gli auricolari dalle orecchie e smise di suonare. -Cosa c'è?- chiese, brusca.


-Bianca è appena tornata-


-Bene-


Si rivoltò e rimise le cuffie.


Giulia sospirò e uscì.


Quando Giulia se ne fu andata, Helen spense la musica.


Si buttò sul letto con un sospiro. Era stanca.
Chiuse gli occhi.


Non capiva perché doveva essere così diversa. Le altre ragazze sapevano divertirsi, vivere, combattere, collaborare come un gruppo.


Lei no.


Preferiva fare tutto di testa sua, senza curarsi delle conseguenze.


Lo aveva sempre fatto, da quando, anni prima, l'avevano trovata in un vicolo, priva di alcun ricordo, ma con nel corpo segni di torture ed esperimenti.


Uno di quei segni era evidente e terribile: una cicatrice, lunga, pallida e sottile, che le solcava la guancia sinistra.


Altri erano i tatuaggi: uno a forma di fulmine sul polso sinistro, uno a forma di stella sulla mano destra, e sulla clavicola sinistra tre uccelli in volo.


Tutti apparentemente innocui, ma che nascondevano ferite, marchi e ustioni terribili.


Helen odiava non avere ricordi. Le sembrava di non avere un pezzo di sé stessa.


Si guardò intorno. La sua piccola camera, che sembrava tanto accogliente, parve farsi più piccola e stretta.


"Ho bisogno d'aria" pensò.


Ma non poteva uscire come faceva di solito. Le altre non glielo avrebbero permesso.


Sbuffò.


Poi ebbe l'illuminazione.


"La finestra!"


Da piccola usava sempre la finestra come via di fuga.


Anche se parlare di finestra era esagerato, visto che si trovavano nelle fogne.


Era più che altro un buco che sbucava in superficie, esattamente dove parcheggiava di solito la moto, in un vecchio parcheggio abbandonato.


Si alzò in piedi. Il buco era piuttosto alto, ma per Helen era un giochetto da ragazzi.


Prese la spada, l'arco e le frecce, i kunai e la pistola.


A nessuna delle sue amiche piaceva quell'arma, ma Helen ormai trovava quasi rassicurante sentire il calcio dell'arma sotto la pelle delle mani.


Poi chiuse gli occhi e si concentrò. Poco dopo era diventata un piccolo pipistrello, che volò via attraverso buco.


Una volta in superficie, e dopo essersi assicurata che non ci fosse nessun nemico nelle vicinanze, riprese le sue sembianze umane e saltò in sella alla moto.

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-DI NUOVO?!-


Funny era andata a chiamare Helen per la cena, ma, avendo trovato la stanza vuota, era andata a riferire a Bianca che la ragazza era scappata.


La mora abbassò lo sguardo. -Sì- fece -Di nuovo-


Bianca alzò gli occhi al cielo. Avrebbe tanto voluto spaccare qualcosa.
Dalla schiena cominciarono a spuntare aculei trasparenti e oro.


-Bianca...- fece Cri, ancora stesa sul divano. -Calmati-


La ragazza prese un respiro profondo. Gli aculei sparirono. -Sono calma-


-Che facciamo con Hel?- chiese Zoey, cercando di allontanare Luna con un calcio.


Bianca incrocio le braccia sul petto. -Lasciamola andare. Ma appena torna, oh, appena torna mi sentirà!-

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L'unico rumore che si sentiva per e strade della città deserta era il rumore del motore della moto di Helen.


I capelli biondi della ragazza erano raccolti sotto un casco nero, così da non essere riconosciuta.


Mentre stringeva i manici del manubrio, le venne un'improvvisa rabbia.
New York era la sua città.


E l'avevano distrutta.


Non parlava degli edifici o delle strade. Quelli di potevano ricostruire.
Parlava degli animi dei superstiti, così feriti da aver perso il senno.


Vedeva esseri umani distrutti dalla fame, dalle angherie, dalle droghe e dalle torture.


Strinse così forte i freni del veicolo che le nocche le diventarono bianche.


Si fermò in mezzo al nulla, sotto la pioggia battente.


C'era un bambino di circa otto anni.


Scese dalla moto, e gli si avvicinò.


Aveva due grandi occhioni color del mare, e i capelli castani sparati in aria. Si guardava intorno con sguardo terrorizzato, e quando vide la ragazza indietreggiò.


-C...- provò a dire. Ma la voce non usciva.


Helen gli prese una mano. -Sono tua amica.- disse semplicemente.
Il bambino tremava ancora.


La ragazza sospirò e si levò il casco.


I capelli dorati le caddero sulle spalle, e gli occhi castani screziati di oro fissarono quelli chiari del bambino. -Io sono Helen- fece -E tu come ti chiami?-


-Li...Liam- balbettò lui. Poi la indicò. -Tu...Tu assomigli alla ragazza che mi ha portato via la mamma!- esclamò.


Helen lo guardò sorpresa. -Davvero?- chiese.


Liam annuì. -Ma tu sei più carina di lei. Aveva...aveva corti...corti capelli neri e occhi...gli occhi erano come i tuoi ma...Ma più chiari.- mormorò. -Dov'è la mia mamma?- domandò.


Il cuore di ghiaccio della ragazza si crepò leggermente.


Gli accarezzò la testolina bruna. -Va' tutto bene, piccolo. Ti porterò al sicuro...- sussurrò.


Ad un tratto, un suono assordante colpì i timpani della ragazza, facendola cadere al suolo, le mani premute sulle orecchie.


Poi qualcosa la colpì, e un dolore lancinante le esplose nel fianco.
La vista le si annebbiò, e l'ultima cosa che vide fu il bambino che tremolava e spariva.

Una trappola.


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Leonardo stava tornando a casa, dopo aver parlato con Bianca. Quella ragazza, in fondo, non era male.


Era simpatica, sveglia e sapeva cosa voleva dire fare il leader.


Le ragazze gli erano sembrate molto particolari già da quando aveva incontrato Cristina.


Ognuna di loro era diversa, ma era nella loro diversità che trovavano la loro forza.


Bianca: misurata, responsabile e decisa.


Giulia: dolce, disponibile, testarda e grintosa.


Zoey: pasticciona, buffa, ma anche molto intelligente.


Cri: dolce, simpatica, allegra e coraggiosa.


Funny: allegra, spiritosa, sempre pronta a sorridere.


Aicha: gentile, simpatica, intelligente e cocciuta.


L'unica che non aveva inquadrato era la bionda vestita di nero. Gli era sembrata, in primis, una specie di Raph al femminile. Solo dopo aveva intuito che c'era qualcos'altro.


Qualcosa di strano, un segreto che non avrebbe rivelato a nessuno.


Leo si fermò sul cornicione di un palazzo, uno dei pochi non completamente distrutti, e guardò il cielo notturno.


Quella notte le stelle brillavano, come non facevano da tempo. Gli erano mancate.


Anni prima, quando era ancora un bambino, il maestro Splinter lo portava sui tetti con il vecchio telescopio che avevano in casa.


Sia il maestro che Leo amavano i misteri dell'Universo, e anche stare da soli a fissare la volta celeste per loro era ciò che di più bello potesse esserci.


Di solito uscivano quando era notte, e Raph, Donnie e Mikey dormivano.


Ma Leo ricordava che una notte Mikey si era svegliato e non trovandoli più si era messo a piangere, pensando che fossero stati rapiti dagli alieni.


Il blu sorrise al ricordo. Erano bei tempi quelli.


Niente battaglie, solo sorrisi e pace.


Mentre pensava a questo, sentì un grido squarciare la tranquillità della notte.


Scattò in piedi, sguainò la katana e corse verso il punto da cui venivano le urla.


Lì, in un vicolo, una ragazza era sdraiata per terra, in una pozza di sangue, circondata da soldati ninja.


Leonardo si buttò nella mischia.

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Helen riaprì gli occhi, a fatica.


Intorno a lei infuriava una battaglia.


Un gruppo di ninja del Clan del Piede stava lottando contro un guerriero, dal volto coperto da un cappuccio blu-grigio, armato di due katane.


La ragazza cercò di alzarsi per andare ad aiutarlo, ma crollò al suolo senza riuscirete a fare nulla.

 

Un dolore lancinante le attraversò il fianco. Lo guardò.


Un profondo taglio verticale glielo attraversava tutto, partendo dal bacino fino all'ascella.


Trattenne un gemito.


Il guerriero misterioso continuava a combattere, ma era in difficoltà: i movimenti erano più impacciati e zoppicava.


Doveva fare qualcosa, o lo avrebbero sopraffatto.


Infatti, poco dopo, il guerriero cadde a terra, privo di conoscenza.


"No...Non voglio...ricorrere ai poteri" pensò.


Aveva sempre paura di far del male a qualcuno con i suoi poteri, come era successo anni prima, quando aveva quasi carbonizzato Zoey e Funny.


Ma ora doveva usarli.


Richiamò a se l'Energia Universale e separò da essa l'energia del ghiaccio, incanalandola in essa.


Era difficile separare un elemento dall'Energia Universale. Se avesse sbagliato il suo corpo sarebbe bruciato, e lei sarebbe morta.


Dopo un po', sentì un freddo intenso riempirla tutta, e riuscì ad alzarsi in piedi.


Poi batté un piede per terra, urlando e liberando l'onda glaciale, che ricoprì la strada, congelando i ninja.


Dopodiché, Helen rimandò il ghiaccio nell'Energia.


Con mani invisibil prese l'Energia della Terra, e la usò per distruggere le statue di ghiaccio, che ricaddero
Dopo aver rimandato la terra nell'Energia, cadde al suolo e chiuse gli occhi.

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_______

 


Quando si risvegliò, era in una stanza vuota, disabitata. Non sapeva come aveva fatto ad arrivare lì.


Il fianco era bendato.


Qualcuno l'aveva curata ed aiutata.


Ma chi?


Un rumore arrivò alle orecchie sensibilissime della ragazza, che riuscì a balzare in piedi e ad estrarre la pistola.


Sparò un paio di colpi davanti a sé. -Esci fuori- sibilò.


-Ok, ma tu stai calma e smettila di sparare, o ti si riaprirà la ferita.- disse una voce.


Helen sussultò. L'aveva già sentita.


Dall'ombra uscì il guerriero che aveva salvato. -Sono dalla tua parte-


La ragazza continuò a tener la pistola puntata su di lui, pronta a sparare. -Leva il cappuccio, e forse non ti sparerò- ringhiò.


Il guerriero sospirò, e si levò il mantello e il cappuccio, rivelando quello che era veramente: una tartaruga mutante dai profondi occhi blu oceano e la maschera dello stesso colore.


Helen rafforzò la presa sull'arma da fuoco. -Una delle tartarughe- sputò. -Quella di cui non mi ricordo il nome-


La tartaruga in blu inarcò un sopracciglio. -Mi piacerebbe non essere ricordato come "Quello di cui non ti ricordi il nome", grazie-


-Io ti ricordo come mi pare e piace-


-Potresti chiamarmi con il mio nome?!-


-Non lo ricordo!-

 

-Beh, te lo ridico, se vuoi-


-Appunto, io non lo voglio-


Il blu sbuffò. -Sai che ti dico? Che facevo meglio a lasciarti là con i ninja bot!- esclamò.


Helen sorrise, sarcastica. -Non credo che ce l'avresti fatta.- disse. Poi corrugò la fronte. -Perché mi hai salvata?- chiese, cercando di trattenere un gemito alla fitta che le lanciò il fianco.


Il mutante sospirò. -Eri in difficoltà, e io...beh...Non so lasciare le persone nei guai- mormorò.


-Non avevo bisogno di aiuto- bofonchiò Helen.


La tartaruga rise debolmente. -Certo, stavi solo morendo dissanguata-


La bionda notò solo in quel momento quanto era pallido, e che si muoveva con difficoltà. Che cosa aveva?


-Direi di ricominciare, che ne dici?- fece il mutante. -Io sono Leonardo Hamato, ma puoi chiamarmi Leo-


-Helen Black- borbottò la ragazza.


-Beh, piacere di...- cominciò Leonardo, prima di piegarsi in ginocchio con un gemito e cadere a terra.


-LEONARDO!-


Helen corse da lui. Che cos'aveva?


Poi si accorse della causa: un profondo squarcio nel fianco, che non aveva visto. Evidentemente se l'era procurato in battaglia e non l'aveva fasciato per curare lei.


Si sentì in colpa.


-Dannazione, stupida tartaruga- esclamò, riuscendo a trascinarlo in un angolo riparato dell'edificio.


"Dovrei avere qualcosa per curarlo sulla moto" pensò.


Così uscì dall'appartamento e ritornò alla moto.


Fu di ritorno pochi minuti dopo.


Creò un tampone con dell'ovatta e del disinfettante e lo applicò sul taglio.


Poi con le garze fece delle bende e le avvolse intorno al torace di Leonardo.


Aveva fermato il sangue, e la fasciatura sembrava reggere.


Poi si accovacciò accanto al mutante, in attesa che si svegliasse.

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Leonardo aprì gli occhi poco dopo.


Era ancora nell'appartamento disabitato dove aveva portato prima Helen. Fece fatica a ricordare che era successo: aveva sistemato Helen, poi lei si era svegliata e si erano conosciuti, e poi il buio.


Doveva essere svenuto per via della ferita al fianco.


Automaticamente se la tastò. Era fasciata.


"Ma chi...?" pensò, prima di vedere Helen che dormiva accanto a lui.
Sorrise a quell'immagine: non vedeva più la dura dark e ribelle che quella ragazza voleva sembrare. Ora vedeva una ragazzina indifesa, fragile, con un gran bisogno di affetto.


Per certi versi gli ricordava Raph. Una roccia fuori, ma un fuscello dentro.


Cercò di sfiorarle i capelli biondi, ma prima che potesse farlo, Helen gli bloccò la mano. -Non ci provare- bofonchiò, mettendosi seduta.


Leo sorrise. -Me lo aspettavo- disse. -E grazie...per avermi curato-


La kunoichi abbassò lo sguardo, imbarazzata. -Oh beh...niente di che, tranquillo...- sussurrò.
Guardava fuori dalla finestra, assorta in altri pensieri.


-Helen...c'è qualcosa che ti preoccupa?- chiese il blu.


Lei scosse il capo. -No, è che...- La voce le morì in gola. -Io...insomma...non sono abituata a parlare con altre persone. Persone con buone intenzioni intendo- disse, in tono sbrigativo.


Leonardo, però, intuì che c'era dell'altro. Ma decise di non pressarla. -Vuoi che ti accompagni  a casa?-


-Sì, ok...come vuoi tu. Ma non farti vedere dalle ragazze. A loro...beh a loro non piacerebbe-


Leo non le disse che in realtà lui conosceva già Bianca.
Uscirono.


La notte era quasi finita, e, all'orizzonte, le prime luci dell'alba facevano capolino da dietro i grattacieli. Raggi tenui, oscurati da enormi e perenni nuvole nere.


I due rimasero lì, fermi, a contemplare quella New York disfatta.


Come se qualcuno si fosse dimenticato di metterla in ordine.


-Che orrore- esclamarono insieme.


Sorrisero, timidi.


-Beh, non sei tanto male, Hamato- ridacchiò Helen.


-Nemmeno tu, Black- ribatté l'altro.


-Ma che bella scenetta...peccato che ormai sia finita-


A quella voce, entrambi si voltarono ed estrassero le spade: davanti a loro c'era Tigerclaw, accompagnato da una decina di ninja bot.


-Che cosa vuoi, Tigerclaw?- chiese Leonardo, stringendo le impugnature delle katane.


La tigre mutante estrasse la pistola. -Da te niente, tartaruga...- Si voltò verso i ninja -Prendete la ragazza- ordinò.


I ninja fecero per saltarle addosso, ma Helen tirò fuori la pistola e cominciò a lottare.


La tartaruga mutante la seguì.


Per quanto strano, i loro stili di combattimento si completavano a vicenda: riflessivo quello di Leo, impulsivo quello di Helen; strategico quello del blu, senza alcuna regola quello della bionda.


Formavano un duo straordinario.


E sembrava che stessero avendo la meglio.


Sembrava.


Helen sentiva qualcosa, una presenza a dir poco inquietante, un gelo che la avvolgeva interamente.


Si sentiva strana.


Ad un tratto, vide Leo al suolo. Probabilmente aveva ceduto.
E ora Tigerclaw avanzava verso di lei.


Era paralizzata dal panico. Mai in vita sua  era successo.


Ora invece...


Rafforzò la presa sulla pistola, ma le sue mani tremavano.


Poi vide il pugno di Tigerclaw colpirla in pieno petto, e il raggio di ghiaccio fuoriuscire dal blaster di quest'ultimo.


Era imprigionata nel ghiaccio.

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Leonardo, intanto riaprì gli occhi, e vide Helen. 


Bloccata nel ghiaccio, immobile.


Si rialzò in piedi, dolorante. Il fianco gli faceva male da impazzire. Tigerclaw doveva aver riaperto la ferita.


Stavano portando via Helen, su un elicottero. -FERMI!- gridò -Dove la portate?!-


Tigerclaw si voltò verso di lui. -Shredder ha dei piani per questa ragazza. È speciale, sai? Ma non sono certo affari che ti riguardano. Addio, tartaruga-


Poi salì su un elicottero, con i ninja ed Helen congelata, davanti all'impotente Leonardo.


L'elicottero si alzò in aria.


-NO!- urlava il mutante in blu -HELEN NO!-


Ma non servì  a nulla.


Avevano portato via Helen.


E lui non era riuscito a fare nulla.


Cadde in ginocchio sul tetto del palazzo e pianse.


Poi le sue dita cercarono il T-Phone e composero alla svelta il numero di Bianca Mason, che aveva segnato in rubrica.

 



L'ANGOLO DELLE PAZZE AUTRICI


Aicha: Bella a tutti, raga!


Cri: Noi non siamo Favij...


Funny: Ma vi diamo lo stesso il benvenuto!


Zoey: Questo capitolo è stato scritto da Hel!


Helen: Ed è venuto una schifezza...-_-


Giulia: Hai tanta autostima Hel...


Bianca: Speriamo vi sia piaciuto!


Helen: Ne dubito.


Zoey: Zitta. Recensite! Luna è presente...


Luna: Miao!


Tutte: A presto!


;*


We_Are_A_Family


Aicha


Cri


Funny


Zoey


Giulia


Bianca


Helen


(Collaborazione di Luna)

   
 
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