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Autore: Yuki_83    19/02/2005    0 recensioni
difficile scegliere, difficile decidere...in mano hai tutto e niente, ogni cosa è pronta a scivolarti via, sulla punta delle dita...
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7

Capitolo 7

 

Involucro di plastica: Lettere

 

 

Vorrei davvero poter cominciare questa pagina scrivendo qualcosa di sensato, ma è difficile. Cerco di pensare, di capire come adesso io possa sentirmi così. Così piccola. A cosa penso adesso? Casa…mi manca casa mia, il dolce sapore della famiglia, mi manca il calore della famiglia, le cazzate per le quali discutevo sempre con i miei genitori, l’odore della mia camera al mattino quando mi alzavo stanca, seppur contenta, di andare a scuola.

Già, la scuola…

Sinceramente, a chi lo devo di essere qui? A me stessa, a mio padre, a tutti? Forse a nessuno…

Destino.

Fogli di carta.

Pensieri. Tutto si affolla nella mia mente cercando di riportarmi alla realtà.

Voglio davvero affrontarla? Buttarsi a capofitto in qualcosa che non conosco non è da me. Sento che la mia vita sta cambiando. In così pochi giorni troppe cose si sono schiantate nella mia anima.

Cerco di prendere respiro, chiudo gli occhi e lascio la mano scrivere. Il cuore. La mente.

Basta sprecare parole inutili, a cosa serve? Qualcosa di perfetto è cambiato.

Amicizia. Amore.

La parentesi graffa che richiude la tonda. Ma per fortuna ho più stima di me stessa che un professore di matematica per i suoi numeri.

Riaprendo gli occhi mi rendo conto che quello che ho scritto non ha nessun senso. Secondo te?

Già, come se Kojiro potesse mai leggere queste righe un giorno. Riderebbe di me, almeno credo. Far finta di avere un interlocutore è l’unico modo che ho per esprimermi e capire come mi sento.

Domani mattina partiremo per il ritiro della squadra e solo ora mi rendo conto che forse non è stata una buona idea. Come al solito.

Mi sto tirando indietro, la carica che le parole di Genzo mi hanno dato qualche giorno fa è sparita. Sparita. Sono tornata ad essere un po’ più simile a me stessa, con la sola differenza che adesso c’è Taro in più.

C’è sempre stato, ma non come lo voleva lui, come lo volevo io. Cerco di sforzarmi, cerco di cap= ire come la nostra amicizia possa essersi trasformata in un ibrido di sentimenti. Li provo davvero?

Mi sono appena alzata per andare a controllare se è sveglio,stanotte ha dormito in camera di Genzo. Come una bambina spio la sua intimità solo perché lui ancora non sa che posso vederlo della serratura della porta, già…come una bambina, ma lo amo come una donna. Di certo non ho intenzione di stancare il mio unico neurone nel pormi domande del tipo: cos’è l’amore? Esiste? Sinceramente non riesco nemmeno a capire con quale deficienza le ho anche solo scritte. L’importante è sapere perché provo certi sentimenti.

Lui.

Già, bella risposta. Come se non fosse evidente. Il solo sapere che respiri, lontano o vicino che sia, mi rende felice, ma mi fa anche paura. Perché ho paura? Potrei rispondere in mille modi a questa domanda, solo per dare al mio cervello una spiegazione razionale, ma il mio cuore prende ogni volta tutt’altra strada.

Ecco, questi sono i tipici discorsi smielati che detesto fare. Eppure scrivo…scrivo per dare sfogo al casino che sento dentro di me, sinceramente? Non ci capisco niente!

Penso e ripenso a quello che è successo ieri sera, a quando abbiamo scherzato come infanti facendo la guerra a cuscinate, il suo profumo è rimasto indelebile, marchiato a fuoco sulla mia pelle…ma non era il solito profumo che mette, era l’odore di Taro “tutti i giorni”, quell’odore che ti appartiene ogni mattina quando ti alzi dal letto.

Penso e ripenso a quando mi ha preso in braccio e mi ha fatta volteggiare sulla sua spalla, poche volte sono stata così felice nella mia vita, anzi…una sola volta. Dopo ciò invece di morire aspettando di vivere ho sempre fatto il contrario, vivere aspettando di morire…

Misaki mi ha sempre sostenuta in tutto quello che facevo, grazie a lui ho sempre trovato il coraggio di alzarmi al mattino e di evitare di sputarmi in faccia.

La chiamano Bulimia, io lo chiamo Cancro.

Mi sta consumando dall’interno, pian piano la vocina nella mia testa; che per qualche giorno era sparita, sta riprendendo il sopravvento. Vorrei davvero tanto non ascoltarla, dirle che non voglio più farmi del male, vorrei che le persone che mi amano fossero fiere di me. Non ci riesco. Non voglio.

Piango.

Conosco il gusto delle lacrime, fin troppo bene ma quelle che verso ora hanno il gusto di vita. Clorofilla.

Filtrano tra le pieghe delle mie labbra, bevo. Nutro il mio corpo stanco di battaglie, ma la guerra è ancora lunga.

Sono il mio peggior nemico.

L’ho detto sin dall’inizio che sono messa male, adesso perché ripenso a lui? Ecco il mio vero problema, almeno credo, forse provo solo a giustificarmi: i sentimenti…

Non questa volta.

Perché vivo.

Perché respiro.

Perché amo.

Necessita scrivere, come al solito del resto.

Evvai! Il mio cuore e il mio cervello si stanno facendo come al solito i santi cazzi loro e io sto male perché litigano…stanotte ti ho sognato, ma non come ti sogno di solito. È stato così maledettamente doloroso risvegliarmi al mattino, una delle pochissime volte in cui riesco a ricordare ciò che mi è passato per la mente durante la notte, che schifo…mi viene da piangere.

Adesso ho paura, paura di riaddormentarmi…

Le tende sono chiuse e molto probabilmente hai dormito a Tokyo, proprio come mi avevi detto al telefono ieri.

Laisse tomber.

A cosa serve crearsi problemi in più?sembra sia diventata la mia specialità.

Cosa ci ha preparato la cuoca per pranzo? Problemi. Evviva!

Voglio dare un senso alla mia vita, voglio ripartire da zero e anche se non posso riscrivere le pagine dell’inizio voglio ameno occuparmi della fine.

Questa è la mia storia.

Dovrebbe andare come voglio, eppur…

 

Tempo fa Taro mi disse una cosa che mai dimenticherò: Ascoltati. Quanto mondo in una così semplice parola, una composizione di consonanti di granito e di vocali di crema. Tra il dire e il fare…Fu durante una delle mie tante crisi esistenziali, come se davvero ne facessi, capricci. Ricordo che eravamo seduti sotto un ciliegio che sfioriva. Era così bello. Taro. Sotto quella pioggia di petali, credo che quello fu il giorno in cui mi resi conto dei miei veri sentimenti per lui; sorridendo mi porse un petalo che posò delicatamente sul mio palmo:

-Ti presento Kaori-

-uh?-

-Attenta: è un petalo molto delicato. Vedi le striature sul suo dorso? Sono quelle che la rendono speciale ed è grazie a quelle che non è un petalo come gli altri. Sono segno che ha sofferto sin dalla nascita, che si è rinforzata crescendo e adesso…adesso che è diventato adulto;donna, si è staccato da tutto e da tutti. Sono fortunato ad averlo incontrato, -raccolta?-, grazie a lei mi sento meno stupido e meno solo.

Sapevo che non potevo nascondere le lacrime, non lo feci. Con lui non c’era vergogna. Abbandonai il mio corpo fra le sue braccia e mi addormentai con quelle parole ancora in testa, con quei sentimenti ancora sulle labbra.

Mi sta diventando difficile anche solo scrivere quello che sento, tanto è complicato. Eppure ho solo 18 anni, una ragazzina, l’amore alla mia età dovrebbe non essere così doloroso…ho scritto “dovrebbe”… insomma io dovrei passare le mie giornate a divertirmi, a godermi la mia età, esattamente come fanno tutti qui…eppure non ci riesco, ogni volta mi sento sempre un po’ più grande.

Sono io.

Ma mi sento bene così, con i miei complessi del cazzo, con i miei difetti e i miei pregi, con la mia voglia di vivere e la mia voglia momentanea di piangere, di gridare al mondo che finalmente ho trovato quella piccola parte di me stessa che mi rende diversa da tutti e che fino a mesi fa non ero nemmeno sicura che ci fosse. O forse c’è sempre stata ma sono io che non me ne sono mai accorta? Bella domanda.

 

 

 

Come acqua.

Mi nutro.

Bevo.

Vivo.

In queste sei, piccole e minuscole, parole potrei riassumere tutto il mio amore per lei, tutto quel vortice di sentimenti nel quale non ho mai avuto voglia di coinvolgerla. Il giorno dopo il nostro bacio, al mio risveglio, mi sono dato un pizzicotto pensando che non fosse vero, che mi ero sognato ogni istante.

È stato meraviglioso scoprire il contrario. Solo qualche metro mi separa da lei e dalla voglia di toccarla ma tremo alla sola idea di immaginarla così immacolata e perfetta nel suo letto. Discorsi da bambino, eppure la sua grande forza di vivere avrebbe dovuto sbloccarmi da tempo. Spesso Kaori parlava di queste cose con un estrema semplicità solo che non ne abbiamo mai parlato per Noi.

Sarebbe stupido e illogico negare certi desideri, certe voglie, ma mai potrei rischiare di perderla per un istinto così primordiale…eppure…

Nettare.

Da quando ho cominciato a nutrirmi di lei? Da subito? No. Non credo. La nostra cominciò come  una banale amicizia, in quella galleria le nostre anime si incontrarono mantenendo una certa distanza per paura di toccarsi, ma adesso…è bellissimo vedere cosa provoca il semplice fatto che si sfiorano.  Se l’empatia esistesse davvero credo che in questa stanza scoppierebbe tutto.

 

C’est par amour pour toi

C’est par amour pour elle

C’est par amour pour moi

Celui qui donne les ailes…

 

Cerco di restare distante, come se nulla fosse cambiato tra noi. Non ho voglia che succeda.

Quel sottile involucro di plastica che ci ha sempre protetti adesso si sta rompendo, è davvero quello che vogliamo? Lei sa che io ho paura per domani, conosco Kaori e la sua insaziabile curiosità. Adesso che ha imparato cosa vuol dire vivere nessuno potrà fermarla, nemmeno io. Ma ho fiducia in lei.

 

Les corps se frôlent la rage enrôle au cœur de l’atome.

Nos vieux fantômes.

 

I nostri cari vecchi fantasmi di sempre sembrano essere svaniti nel nulla, finalmente mi sono reso conto che non devo più avere paura di lei.

 

 

  
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