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Autore: Jinny82    10/05/2015    4 recensioni
ふたたび (futatabi). Ancora una volta. Un'altra guerra alle porte.
Avverto che userò TUTTI i personaggi che mi sono piaciuti, nelle serie classiche e nell'Omega (Al mio attivo di visione/lettura mancano buona parte di lost canvas, tutto episode G e next dimension,quindi si intravede una luce in fondo al tunnel della follia)
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi doppio, perchè chissà quando avrò ancora tempo per scrivere (nel prossimo weekend sono in giro >< Si, lo so, la vita sociale è importante, ma ... prevedo notti molto corte, questa settimana XD). Ooooovviamente no ho letto, ma diciamo che volevo sbolognarmi quest'altro capitoletto di transizione (e credo anche che si noti). La fatica, comunque! XD



Hyoga fece per aprire la bottiglia che aveva davanti, ma, per qualche strana ragione, ci ripensò, riponendola nel piccolo frigo che la casupola che gli avevano assegnato mentre era al Santuario aveva in dotazione. Quando bussarono alla porta, quasi cadde per la sorpresa. Si era allenato, quel giorno, cercando di evitare gli altri il più possibile. Aveva anche guardato anche per un po’ Marin, che ce la stava mettendo tutta, nonostante riuscisse a richiamare il cosmo solo ad intermittenza e per pochissimi secondi. Un cosmo a malapena percettibile, di un’intensità minima, ma pur sufficiente a far sperare la ex Saint. Lei l’aveva visto ed aveva interrotto l’allenamento, canzonandolo perché se Aiolia lo avesse scoperto a fissarla, probabilmente non l’avrebbe presa proprio benissimo. Poi gli aveva fatto notare come quel suo isolarsi lo facesse assomigliare terribilmente a Ikki. Hyoga si era allontanato borbottando, ben deciso a scolare vodka fino a svenire, per non pensare al fatto di essere di nuovo li o al fatto di essere di nuovo in guerra. Ma poi era rimasto seduto per un tempo pressoché infinito a fissare la bottiglia, senza toccarla, finchè poi, appunto, non aveva preso la decisione di riporla.
Fuori c’era ancora luce, notò guardando distrattamente in direzione della finestra, mentre bussavano di nuovo alla porta, con più decisione questa volta. Aprì e rimase impietrito. Shun lo spinse all’interno e si chiuse la porta alle spalle, per poi rimanervi davanti, immobile
<< Adesso non puoi scappare … forse …>> disse, con lo sguardo che correva verso la finestra. Hyoga sussultò: aveva effettivamente pensato di uscire di li …
<< Che ci fai qui?>> chiese, ed il tono gli uscì più tagliente di quanto avrebbe in effetti voluto. Shun si strinse nelle spalle
<< Masochismo, immagino. >> replicò, tranquillo, entrando nella cucina della casupola ed aprendo il frigo. Vodka. Altra vodka. Solo vodka. Hyoga poté chiaramente sentirlo, come se l’altro l’avesse detto ad alta voce. Shun si chinò un momento e scelse una delle bottiglie all’interno, scrutandola con un sopracciglio alzato. Lo osservò mentre si chinava di nuovo e riponeva la bottiglia, richiudendo il piccolo frigorifero, per poi raddrizzarsi. Era minuto, Shun. Come Seiya, dall’adolescenza aveva guadagnato forse un paio di centimetri, ed ora anche i giovani Bronze Saint lo superavano in altezza. Ma nonostante avesse il fisico allenato, da guerriero, era rimasto sottile, come se il tempo per lui si fosse fermato attorno ai sedici anni … il viso aveva perso solo in parte la morbidezza di un tempo, affilandosi senza indurirsi, cosa piuttosto isolita per gli orientali. Probabilmente sentendosi osservato, Shun si girò, e Hyoga si trovò calamitato da quegli occhi, dei quali non si sarebbe mai capacitato: a mandorla, ma enormi, e verdi. Spudoratamente verdi …
Shun lo osservò per un momento, poi si sedette, tormentandosi le mani, nervoso
<< Sembri stanco …>> gli fece notare Hyoga. Shun si strinse nelle spalle
<< Succede. Non siamo più ragazzini.>> disse, più rivolto a sé stesso che a Hyoga << Abbiamo dovuto rattoppare di nuovo Ryuho, e anche Kiki pare non stia bene, ma ci stanno pensando Mu sama e Raki … >>
<< Che mi sono perso?>>
<< Mentre tu ti isolavi dal mondo, abbiamo scoperto che le ferite inferte da Andromaca, che erano quasi guarite, in realtà non guariscono. Sono tornate fuori in tutto il loro sanguinolento splendore.>>
<< Come sta, adesso?>>
Shun sospirò
<< Non lo so. La situazione adesso sembra stabile, ma è debole … e frustrato. Non è la prima volta che è impossibilitato a combattere per le proprie condizioni fisiche … ma questa volta anche usando il cosmo per superare i propri limiti può solo … limitare i danni …>> si passò una mano tra i capelli, sospirando di nuovo
<< Shiryu invece come sta?>>
Shun fece una smorfia
<< Atena l’ha risvegliato, ed è la reincarnazione di Diomede … >>
<< E Dohko Ulisse? Siamo davvero così prevedibili?>> chiese allora Hyoga. Shun ridacchiò, annuendo. Poi tornò serio
<< Mi sei mancato.>> disse, guardandolo negli occhi. Hyoga strinse le labbra, poi buttò fuori tutta l’aria che aveva nei polmoni con uno sbuffo
<< Perché me lo dici adesso?>> chiese, secco. Shun scrollò le spalle
<< Un’infinità di motivi.>> rispose
<< Vuoi darmi qualche indizio?>> chiese allora Hyoga, chiedendosi perché diavolo non potesse limitarsi a fare le domande, senza aggredire col tono tagliente l’altro. Gli occhi verdi, che anni prima si sarebbero riempiti di lacrime per un atteggiamento simile, ora lo osservavano, asciutti, anche leggermente severi.
<< Ad esempio, Hyoga, siamo in guerra. Siamo guerrieri. Se non ti dicessi adesso che mi manchi, potrei non avere un’altra possibilità per farlo. E se non fossi venuto a dirtelo qui, non sarei mai riuscito a parlarti di nuovo …>>
<< Ultimamente ti evito …>> ammise Hyoga
<< Hai uno strano concetto di “ultimamente”, nii-san …>> Shun calcò il tono sulla parola << Sette anni sono un po’ di più di “ultimamente” …>>
Hyoga si sentì come se Shun l’avesse colpito, ma in realtà l’altro Saint era ancora seduto, le mani strette tra di loro, le caviglie incrociate sotto la sedia, un gomito posato sul tavolo accanto a lui. Sospirò, abbassando il viso
<< In effetti …>> mormorò. Shun fece una smorfia ed abbassò il viso
<< Sono ingiusto, non sono sette anni. Mi hai parlato giorni fa, alla Settima … ma stavi guardando qualcosa dietro di me …>>
Hyoga sospirò
<< Vorrei solo capire perché … è stato tutto nella mia testa? Perché … per diciotto anni … beh, se mi sono immaginato tutto per diciotto anni, allora sono da ricovero …>> mormorò. Hyoga vide gli occhi dell’altro farsi lucidi per un momento, ma Shun batté velocemente le palpebre
<< Siamo fratelli …>> mormorò Hyoga. Se lo ripeteva come un mantra da troppo tempo, ormai
<< Si, è quello che mi hai detto appena finita l’ultima guerra, subito prima di sparire nel nulla. Tu e Ikki siete stati i primi ad averlo saputo, mi risulta. Eppure quando avevi quattordici anni la cosa non era un problema …>> la voce di Shun era più bassa di parecchi toni, in quel momento. Alzò di nuovo gli occhi a scrutarlo
<< Non è stato un problema per diciotto anni … sempre che non mi sia sognato tutto, ovviamente …>>
<< E’ sempre stato il problema!>> si trovò a sibilare Hyoga << Tu non hai idea di come mi sentissi ogni volta …>> si bloccò. Non poteva credere di averlo detto. Shun chiuse gli occhi per un momento, poi si tirò indietro i capelli, rimanendo per un attimo fermo con le dita intrecciate tra le ciocche. Infine si alzò, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi, tutto in un unico movimento. Hyoga allungò una mano, come per sfioragli la spalla, ma Shun si scostò, brusco. Con gesti meccanici risistemò la sedia sotto il tavolo e si avviò alla porta. Hyoga lo fermò, prendendolo per un polso e posando la mano libera contro lo stipite, ma Shun si liberò dalla sua presa e, senza apparente fatica, nonostante fosse decisamente più piccolo di lui, lo spostò dalla porta
<< Shun … io … >>
<< Mi serviva un chiarimento e l’ho avuto.>> disse Shun, atono, per poi uscire. Hyoga si sentì improvvisamente congelare. Lui che aveva dimenticato cosa fosse il freddo. Si trovò inginocchiato sulla soglia, una spalla appoggiata contro lo stipite, mentre la figura di spalle di Shun si allontanava, resa sfuocata dal velo di lacrime che, nonostante si sentisse patetico, gli era salito agli occhi. Si costrinse ad alzarsi, anche se dovette appoggiarsi al muro per farlo. Nemmeno se Shun l’avesse colpito avrebbe potuto ridurlo in quello stato, pensò. Ma che si aspettava? Dopo quello che gli era uscito di bocca …
Solo la mattina dopo, in seguito ad un sonno agitato che non l’aveva riposato per nulla, dirigendosi alla tredicesima Casa, scoprì che Shun era in partenza.
La Dea non li aveva convocati, preferendo lasciare ai suoi Saint la libertà di salutare chi volessero prima di partire per la missione loro assegnata. In compenso, Yuna l’aveva tirato giù dal letto, letteralmente a calci. Hyoga non sapeva bene quando la ragazza si fosse autoeletta a sua … mah, sorella maggiore? Fattostà che pareva essere l’unica a non temerlo. Probabilmente perché era anche l’unica che capisse quando lui borbottava insulti in russo e quindi si era arrogata il diritto di rispondergli per le rime ogni volta.
<< E’ partito, e non sei nemmeno andato a salutarlo!>> gli ruggì in un orecchio, dopo aver quasi divelto la porta con un calcio. Hyoga, seduto sul letto, ancora mezzo sotto la trapunta, la guardò, intontito. Poi mise a fuoco il mondo attorno a sé, mentre lei annusava l’aria con espressione tra il sorpreso ed il corrucciato
<< Non hai bevuto?!>> chiese, quasi sconvolta dalla cosa. Hyoga si morse la lingua prima di risponderle male. Invece si limitò a chiedere chi fosse partito per dove. Lei lo fissò con un sopracciglio alzato, e Hyoga si trovò a pensare che se l’avesse colpito ora, con i sensi ancora annebbiati dalla notte passata e da quello che era successo il pomeriggio precedente, non avrebbe potuto far altro che soccombere … stava proprio invecchiando, accidenti …
<< Ah, già, la riunione l’hai passata nell’angolo in fondo alla sala. Con un dopo sbronza colossale. E poi ti sei isolato … tra l’altro, a bere e non allenarti, oltre a diventare un facile bersaglio, ingrasserai. Sappilo. Non sei più in un età in cui tu possa sperare di smaltire tutto …>>
<< Invidia per il metabolismo maschile?>> la canzonò lui
<< Beh, si.>> ammise lei, senza scomporsi. Poi sbuffò << Una … delegazione è partita un’ora fa, per andare negli Inferi … mentre altri andranno a cercare da dove Apollo stia prendendo l’energia necessaria per avvicinarci al sole … missioni ricognitive …>>
<< Non esistono missioni ricognitive … solo battaglie …>> mormorò Hyoga
<< Kouga dice esattamente la stessa cosa …>> sbuffò la ragazza. Hyoga pian piano riuscì a collegare
<< Shun? E’ andato negli Inferi? Di nuovo?!>> chiese. Non riuscì a tirare fuori più di un filo di voce. Yuna annuì, sospirando
<< Non mi ha detto niente …>> mormorò, accigliandosi
<< E come avrebbe potuto? Lo stai evitando in maniera imbarazzante!>> sbottò Yuna
<< Ieri è stato qui …>> disse Hyoga, iniziando a cercare i propri vestiti. Yuna si girò a dargli le spalle mentre si vestiva
<< E’ stato qui? E che è successo?>> chiese la ragazza. Hyoga sbuffò, finendo di vestirsi alla meno peggio.
<< E’ complicato.>> si trovò  borbottare. Yuna gli piantò in faccia un’espressione tutt’altro che amichevole
<< Che gli hai fatto?!>>
<< Hey, come ti scaldi, non è che ti sei presa una cotta per lui?>> chiese Hyoga. Yuna piegò la testa di lato, accigliandosi
<< Sai che … beh, una volta mi sa di si … anni fa … poi però è arrivato Souma … cioè, è sempre stato li in effetti, ma ci sono state un po’ di cose di mezzo … Aria … Sonia …>>
<< Certo che voi con quelle che ruotavano attorno ad Eden siete ben inguaiati, eh … vi siete proprio trovati.>> la canzonò. Yuna gli colpì la nuca con più forza del solito, e Hyoga sbuffò
<< Scusa. Non avrei dovuto.>> si trovò a sospirare. Chiedendosi quando avesse accettato il ruolo che Yuna si era presa, iniziando a considerarla una specie di sorellina …
<< Senti, io non so cosa vi siate detti ieri, non ho idea di cosa sia successo, e personalmente credo anche che siate abbastanza grandi da potervela sbrigare tra di voi, nonostante siate uomini e la cosa non giochi a vantaggio della vostra capacità di ragionamento. Però … >> iniziò la ragazza
<< Ormai è partito, no?>> mormorò Hyoga, stringendosi nelle spalle << Potrebbe non tornare, potrei non avere la possibilità di rimediare in alcun modo al mio comportamento. Lo so. >> la voce lo abbandonò e si lasciò cadere di nuovo sul letto
<< Vai a salutare almeno Camus?>> chiese Yuna. Hyoga alzò il viso, sentendosi per un momento sperso
<< Lui andrà con Ikki, Mu e Shaina a cercare questo fantomatico posto … o posti … per tentare di non farci finire tutti bruciati …>>
Hyoga si morse le labbra, poi tornò ad alzarsi, cercando di snodare il groviglio infernale che si trovava sulla nuca
<< Ma alla mia età non si dovrebbero avere meno capelli?!>> ringhiò
<< C’è gente che darebbe un braccio per averne la metà di quanti ne hai tu …>> rise Yuna, precedendolo fuori.
Hyoga la seguì fino ad uno spiazzo, subito fuori dal perimetro delle dodici Case, dove s’era raccolto un capannello di gente.
Vide Mu fare mille raccomandazioni a Raki, lo vide farne altrettante ad un Kiki insolitamente pallido e taciturno, e Hyoga si chiese se tale condizione fosse dovuta a quello che gli aveva raccontato Shun il giorno precedente, o se non fosse invece la preoccupazione di vedere di nuovo il proprio maestro andarsene …
<< Dove cazzo eri stamattina?!>> gli sibilò contro Ikki, avvicinandosi e prendendolo per il davanti della maglia. Hyoga fece per ribattere, ma qualcosa nello sguardo dell’altro fece svanire qualsiasi risposta acida. C’era troppa paura nello sguardo di Ikki … e nessuno era abituato a vedere paura i quegli occhi. Strafottenza, noia, rabbia, quelle le avevano viste sempre, tutti, ma alla paura Hyoga non era proprio preparato
<< Vedi di tornare, perché dovrai farmi male.>> gli disse. Ikki sussultò a quelle parole, e lo lasciò andare
<< Che è successo ieri? So che è venuto da te. Quand’è tornato non ha detto niente, ma … beh, non l’avevo mai visto … così. >>
Hyoga si accigliò
<< Definisci “così” …>>
<< Deluso.>> mormorò Ikki, con una smorfia. Hyoga sentì quella parola trafiggerlo
<< Io …>> iniziò. Ikki lo prese malamente per un braccio e lo allontanò leggermente, in maniera che altri non potessero sentire
<< Senti. So cosa c’è stato tra di voi … o beh, spero che ci sia stato, perché non riesco a pensare che vi siate preservati fino alla soglia dei quaranta …>>
<< Non ancora, prego!>> borbottò Hyoga
<< Beh, non manca molto …>>
<< Parla per te!>>
Ikki alzò un sopracciglio, e Hyoga si zittì
<< Non andremo mai d’accordo, vero?>> chiese, con una smorfia. Hyoga sorrise a metà
<< Mi sa che ci assomigliamo troppo …>>
<< Fanculo anche a Kido.>> sbuffò Ikki. E Hyoga si rese conto che il problema stava proprio li …
<< Mentirei se non dicessi di considerare Shun un po’ più mio fratello rispetto a voi altri. Ma mentirei anche se dicessi di non essere preoccupato anche per te. >>
Hyoga alzò le sopracciglia, poi rise, sarcastico
<< Ma se mi vuoi morto da sempre.>> borbottò. Ikki scosse la testa
<< Non è vero. Ti voglio morto solo quando fai stare male Shun.>>
Hyoga abbassò lo sguardo
<< Quindi … adesso mi vuoi morto …>> concluse
<< Non particolarmente. Ieri ha fatto un po’ tutto da solo.>> disse Ikki, stringendosi nelle spalle. Hyoga lo guardò, accigliandosi
<< Ma …>>
<< So che non ti senti pronto. Non giriamoci attorno, tua madre era cattolica, e ti ha inculcato tutta una serie di valori che tu, volente o nolente, hai fatto tuoi. Shun è nostro fratello. La cosa ti ha sempre dato problemi. Non credere che non vi controllassi …>>
<< Ma se non c’eri mai …>> borbottò Hyoga
<< Ogni tanto c’ero. Ti ho visto più di una volta sgattaiolare fuori da qualche stanza dove poco prima era sgattaiolato a sua volta Shun, ed andarti ad isolare. E qualche volta ti ho seguito, deciso a metterti in guardia su cosa ti avrei fatto se avessi visto anche solo una lacrima sul viso di Shun. Ma eri tu quello in lacrime.>>
Hyoga arrossì violentemente, abbassando il viso
<< E’ sempre stato complicato …>> mormorò
<< E hai avuto la pensata di dirglielo, vero?>> quasi ringhiò Ikki. Hyoga sospirò
<< Temo di si. Anche se in realtà … beh, se ci fosse davvero stato qualcosa di così sbagliato …>>
<< Zeus vi avrebbe fulminati anni fa. Ma dopotutto … Era è ben sua sorella …>>
Hyoga alzò il viso per un momento, scrutando l’espressione di Ikki, stranamente gentile in quel momento
<< Cos’altro è a bloccarti, Hyoga? >> gli chiese.
Hyoga distolse lo sguardo per un momento. Poi sospirò
<< Non mi piace legarmi alle persone … perché … >> si bloccò. Che diavolo, aveva di nuovo quattordici anni, tutto d’un colpo?!
<< Sei più incasinato di quanto temessi.>> sospirò Ikki << Mah … d’altra parte per poter crescere avremmo dovuto poter essere piccoli, ma non ci è stato concesso …>>
Hyoga alzò lo sguardo
<< Quando Shun tornerà, perché tornerà, a costo di doverlo andare a ripescare personalmente, digli la verità. Smettila di barricarti dietro la stronzata del DNA comune.>>
Hyoga si morse le labbra
<< Non mi ha nemmeno detto che partiva …>> mormorò
<< Perché se fossi andato a salutarlo, non sarebbe partito.>> ridacchiò Ikki << Se non fossi stato convocato per essere mandato in giro a mia volta, non l’avrei saputo nemmeno io.>> sorrise amaramente << Lo so che siamo adulti, da un po’. E so che è colpa mia, che sono sempre lontano. Ma il fatto che non abbia più bisogno di me … beh, mi destabilizza.>> confessò. Poi sbuffò, scuotendo la testa
<< Credo che il tuo maestro voglia parlarti prima di andare.>> detto questo, si allontanò. Hyoga guardò Camus, che nel frattempo si era avvicinato, e lo vide stranamente turbato.
<< Devo chiederti una cosa.>> esordì, il tono leggermente meno annoiato del solito. Un tono che Hyoga aveva sentito forse un paio di volte nella sua vita, ed era un ricordo molto lontano, quasi sbiadito.
<< Ho una sensazione orribile, da quando sono tornato …>> disse, e Hyoga si sentì improvvisamente angosciato
<< Che …>>
Camus abbassò lo sguardo, in un rarissimo momento di umanità
<< Non ne ho parlato con nessuno … ma … è come se sapessi dal momento in cui Atena ci ha richiamati che sarei partito oggi. E … >> scosse la testa, riprendendo il controllo
<< Non permettere che Milo si ritiri dalla battaglia. Non lasciarglielo fare.>> disse. Poi gli mise le mani sulle spalle
<< E … cerca di tornare in te. >> disse, chiaramente riferendosi al bere. Hyoga fece una smorfia
<< Lo so, siamo in guerra …>> sbuffò
<< So che la cosa no ti piace. So che pensi che ogni persona che ti s’avvicina tende a morire, soprattutto se ci sono guerre in ballo …>>
<< Alcuni più volte.>> sbuffò Hyoga, guardando il giovane negli occhi. Camus gli concesse un sorriso
<< Non accetto la predica di uno che è rimasto bloccato negli inferi per più di vent’anni ed è tornato più giovane di me!>> sbottò il Saint del Cigno. Camus si arrese ad una risatina, e fu Hyoga questa volta a posargli le mani sulle spalle
<< Non costringermi a dover costringere Milo. Ci guadagnerei solo altri buchi …>>
Camus si morse le labbra
<< Il fatto che non sappiamo chi possa impossessarsi di noi, dove o quando, ti dirò che non aiuta con la brutta sensazione.>> mormorò. Poi sbuffò
<< E non mi piace neanche questa inversione dei ruoli, ragazzino!>> disse poi, tornando gelido come al suo solito. Hyoga sorrise, annuendo, e lo lasciò andare.
Si avvicinò al gruppetto che era andato a salutare chi partiva, e vide Milo avvicinarsi a Camus, in maniera quasi timida. Non si scambiarono che uno sguardo, ma Hyoga si sentì in dovere di fissare un punto diametralmente opposto, per non invadere il loro spazio.
Vide Marin dire qualcosa a Shaina, ricevendo in risposta una linguaccia ed un sorriso. Le due non erano mai state amiche nel senso classico della parola, ma si conoscevano da troppo tempo per essere solo “colleghe”.
Arrossì fino alla punta dei capelli, e lo stesso accadde a buona parte dei presenti, quando Shaka rese noto il motivo della sua presenza li, prendendo le mani a Mu e guardandolo dritto negli occhi. Niente di eclatante, ma che quei due si lasciassero andare ad un gesto simile era assolutamente al di la di quanto chiunque potesse immaginare.
Shiryu si avvicinò a Ikki, stringendolo in un rapido abbraccio, a cui la Fenice rispose con qualche pacca sulla schiena. Atena annuì in direzione de suoi Saint. Mu lasciò andare le mani di Shaka, con un sorriso d’incoraggiamento, avvicinandosi agli altri tre. Una luce dorata. E poi, dove fino ad un istante prima c’erano quattro persone, solo l’erba.
Pian piano tutti iniziarono ad allontanarsi. Shiryu gli si avvicinò, posandogli una mano sulla spalla
<< Non hai salutato Shun, prima …>> disse.
<< Ho fatto l’eremita tutto ieri e non sapevo fosse stato convocato. Lui non me l’ha detto …>> borbottò. Shiryu scosse la testa, sospirando
<< Vi chiarirete, prima o poi, o appena i due piccoletti tornano dobbiamo chiudere quello in fuxia in uno sgabuzzino con te?>>
<< Finirebbe malissimo … per me …>> disse Hyoga, vedendosi già completamente stritolato dalle catene perché e Shun erano saltati i nervi. O magari gli avrebbe scagliato contro un nebula storm …
<< Allora sei consapevole che stavolta è colpa tua.>> disse Shiryu. Hyoga lo conosceva troppo bene per non vedere il lampo divertito nei suoi occhi
<< E’ colpa del nostro DNA.>> sbuffò
<< Oh, per cortesia. Se fosse così tremendo, buona parte degli Dei non sarebbe mai nata!>> sbottò Shiryu << E tu e Shun non rischiate di passare qualche malattia ereditaria ad eventuali figli, mi risulta.>>
<< E’ una questione morale …>> mormorò Hyoga
<< Bah, fai come vuoi.>> sbuffò Shiryu << Continua a ripeterti che la tua morale è più importante del tuo star bene. Continua a ripeterti che va bene così, tanto quando non va bene hai la tua vodka, no?!>>
Hyoga sussultò a quelle parole. Non si aspettava un tono tanto duro da Shiryu. O magari era Diomede a parlargli ora … ma come funzionava, poi, quella cosa della reincarnazione? … Shiryu sospirò e gli asciugò il viso
<< Scusa, ho parlato troppo duramente.>> disse. Hyoga abbassò il viso. Non si era nemmeno reso conto delle lacrime. Le asciugò in fretta e furia
<< Io vado a controllare Ryuho. Tu … cerca di chiarirti almeno un po’ le idee, d’accordo?>>
Hyoga annuì e fece per avviarsi alla casupola a lui assegnata, quando qualcuno lo prese per un braccio
<< Vieni con me.>> gli sorrise Dohko, mentre venivano avvolti da una luce dorata. Quando Hyoga tornò a vederci, aveva un enorme libro in braccio ed era a meno di un centimetro dalla cascata principale a Goro Ho
<< Non stare li impalato, giovanotto, o finirai di sotto!>> lo richiamò Dohko, che era ad un metro circa di distanza
<< Ma che cazzo …>> borbottò Hyoga, allontanandosi dal bordo dello strapiombo
<< Dobbiamo riuscire a rimettere in sesto i due ragazzini, perché quelle non sono ferite normali. Si sono beccati una bella maledizione. >> spiegò un po’ troppo in breve l’ex Saint di Libra, mentre si addentrava deciso nella foresta. Hyoga lo inseguì, con il libro in braccio
<< Perché io?>> chiese
<< Il libro l’ho preso … in prestito … dalla biblioteca alla Tredicesima, l’unica che sia per ora stata ripristinata … e la ragazzina russa serve più a calmare i Bronze, al momento. Sembra che ci riesca solo lei, e Pegasus ha i nervi a fior di pelle per la partenza del Saint di Orione, e qualcuno dovrebbe legare al letto Ryuho, perché non poter combattere lo manda in bestia abbastanza da farlo rischiare di … >> lasciò la frase in sospeso, incupendosi << Perderei anche Shiryu.>> sbuffò.
<< La vostra preoccupazione è encomiabile, oltre che commovente, venerabile maestro …>> mormorò Hyoga. Dohko si bloccò e si girò a guardarlo, con un sopracciglio alzato e Hyoga si fermò a sua volta
<< E’ il minimo indispensabile.>> disse, e sembrava improvvisamente infastidito da qualcosa
<< Sai perché Andromaca ce l’ha abbastanza con gli Achei da aver fatto in modo di poterli maledire?>>
Hyoga si accigliò, ricordando qualcosa
<< Per via di Astianatte?>> chiese, ricordando un giorno in cui Camus, per fargli pronunciare correttamente il greco antico, gli aveva fatto rileggere il passaggio, in cui in neonato veniva lanciato dalle mura, tante volte da farglielo imparare a memoria. Represse a stento un brivido
<< Sai da chi partì l’ordine di gettare il bambino?>> chiese ancora Dohko, ed i suoi occhi erano improvvisamente intrisi di una tristezza lunga secoli. Hyoga impallidì
<< Ulisse …>> riuscì a bisbigliare.
<< Quindi visto che se Ryuho, che è il figlio di Shiryu, e Kiki, che comunque in Shiryu vede una figura molto vicina ad un fratello maggiore, sono in pericolo, è colpa mia. Ma siccome su quel libro …>> ed indicò il tomo che Hyoga teneva tra le braccia << … sono segnate delle erbe che per quanto non possano fermare la maledizione possono comunque tenere sotto controllo quel tipo di ferite, adesso tu mi traduci tutti i nomi dal russo al greco antico, poi a trovarle ci penso io.>>
<< E come sapete che si trovano qui?>>
Dohko fece spallucce
<< So leggere “Goro Ho” in tutte le lingue … ci ho passato giusto un paio di secoli, sai com’è …>>
Hyoga sospirò. Aprì il libro dove Dohko aveva già provveduto a mettere un segnalibro. Era evidente che a grandi linee capiva anche il russo …
<< Non guardarmi male, ho capito dov’era la sezione che mi serviva, ma se non so il nome esatto delle piante, rischiamo di fare peggio …>>
Hyoga sospirò ed iniziò a scorrere i nomi, traducendoli e sconvolgendosi dei suoi ricordi di quel poco di botanica che avevano studiato quando ancora erano a villa Kido …
<< D’accordo. Abbiamo tutto.>> disse Dohko, serio in volto. Poi sospirò << Speriamo che sia sufficiente …>>
<< Come si spezza la maledizione?>>
Dohko corrugò la fronte e Hyoga sentì già che la risposta non gli sarebbe piaciuta
<< Come tutte le maledizioni: uccidendo chi l’ha scagliata …>> mormorò.
<< Non te lo lasceranno fare.>> sospirò Hyoga
<< Tanto non ne sarei in grado.>> replicò Dohko, con un sorriso mesto. Aveva recuperato tutti i ricordi di Ulisse, ma era chiaro che la cosa non l’aveva cambiato minimamente. Era Dohko. E Shunrei era la bambina che aveva allevato come una figlia.
<< Torniamo al Grande Tempio. Ci sono due ragazzini da rattoppare … di nuovo.>>
Hyoga annuì, mentre l’altro gli posava una mano sul braccio. Luce dorata. Cambio di paesaggio
<< Tutti i Gold Saint possono usare il teletrasporto?>> chiese Hyoga
<< Ma Camus cosa ti ha insegnato?! >> sospirò Dohko
<< A raggelare qualunque cosa …>> borbottò Hyoga
<< Anche solo con lo sguardo?>> chiese Dohko, ridacchiando. Hyoga sorrise, suo malgrado
<< Chi più chi meno posiamo usarlo tutti. Ma è pericoloso, se non lo si padroneggia. Oltretutto porta all’uso di una grande quantità di cosmo. Per esempio, se ci attaccassero adesso, sarei fottuto, perché sono esausto. In compenso alcuni di noi possono farne un uso pressoché infinito perché in loro è slegato dal cosmo, facendo parte di un bagaglio di poteri che si portano dietro geneticamente …>>
<< I jamiriani?>> chiese Hyoga. Dohko annuì
<< Loro e Shaka. A proposito di jamiriani …>> Dohko si fermò all’interno della prima Casa. Fu Raki a venire loro incontro. Era tesa, notò Hyoga
<< Ah, siete voi …>> mormorò. Dohko si fece condurre da Kiki, e Hyoga li seguì. Si sconvolse per quanto fosse pallido il Saint, seduto al tavolo della cucina. Rivolse loro un debole sorriso, sorseggiando piano un infuso di erbe. Dohko si avvicinò, annusando, e gli tolse la tazza dalle mani
<< Con questo rischi di peggiorare la situazione!>> disse. Kiki sgranò gli occhi, poi sembrò leggere qualcosa nella mente di Dohko ed annuì. L’ex Saint diede alcune erbe a Raki, spiegandole dove trovarle e come utilizzarle. Nel mentre, Hyoga cambiò la medicazione a Kiki
<< Era praticamente scomparsa.>> sbuffò quello
<< Invece ti sei beccato una maledizione.>> borbottò Hyoga. Kiki ridacchiò
<< Un po’ a testa.>> replicò. Fece una smorfia, mentre Hyoga stringeva leggermente la fasciatura.
<< Il freddo cosa combina?>> chiese. Dohko piegò la testa di lato
<< Rallenta gli effetti … >> disse poi. Hyoga allora ghiacciò la fasciatura. Kiki sussultò leggermente, ma poi sospirò, con espressione sollevata
<< Sei un fottuto genio.>> borbottò
<< Hey, ragazzino! Bada a come parli!>> lo rimproverò Hyoga, facendolo ridere
<< Fila alla Settima a dare una ghiacciata allo scalmanato. Arrivo subito.>> disse Dohko. Hyoga obbedì.
Quando entrò nella settima Casa, sentì con sgomento l’angoscia di Shiryu attraverso il cosmo. Si affrettò a raggiungerlo, trovandolo al capezzale del figlio.
<< Sono qui e tra poco arriva Dohko …>> mormorò, posando una mano sulla spalla dell’altro.
<< Ha la febbre alta … gli è venuta all’improvviso e … >> spostò leggermente le coltri e lo scollo della maglia di Ryuho, che rabbrividì e socchiuse gli occhi. Hyoga si morse le labbra. La pelle del ragazzo, attorno alle fasciature, era diventata di un colore tra il nero ed il viola. Si abbassò su di lui
<< Ryuho, ascolta. Adesso ghiaccerò le fasciature. Non sarà piacevole, subito …>>
Ryuho annuì e Hyoga si girò verso Shiryu, che annuì a sua volta.
Hyoga espanse il proprio cosmo e richiamò le energie fredde, rilasciandole poi lentamente, le mani sulle fasciature, all’altezza delle ferite. Ryuho gli serrò le mani in una morsa, per un momento, poi però, sorrise
<< Va meglio davvero …>> disse, sorpreso, con un filo di voce. Hyoga gli sorrise. Dopo poco, anche Dohko fece capolino nella stanza
<< Oh, bene, per adesso è sotto controllo. Adesso preparo il decotto. Possiamo rallentare gli effetti …>>
<< Potrò combattere, poi?>> chiese Ryuho
<< Temo che per un po’ dovrai evitarlo. Ormai è andata troppo avanti. Se venissi colpito di nuovo, da chiunque …>> Dohko lasciò la frase in sospeso sentendo il sospiro di Shiryu
<< Too-san … >>
<< Ti prego di ascoltare il maestro.>> replicò lui, guardandolo severo. Ryuho si morse le labbra, poi annuì
<< E’ davvero una maledizione, quindi.>> mormorò Shiryu. Dohko si limitò ad annuire. Ryuho si nascose il viso con le braccia, iniziando a singhiozzare sommessamente, e Shiryu si chinò, abbracciandolo, in silenzio
<< Lasciamogli un momento.>> bisbigliò Dohko, estremamente serio. Hyoga lo seguì fuori dalla stanza
<< E’ da prima che ti frulla qualcosa in testa, ragazzo. Vanne a parlare con Atena, perché potrebbe essere importante.>>
<< Come …>>
<< Non leggo nella mente, ma anche senza i ricordi delle vite precedenti ho comunque una buona dose di esperienza sulle spalle …>>
Hyoga annuì e si accinse a salire fino alla Tredicesima. Ma non fece in tempo a raggiungerla, perché sentì chiaramente un cosmo tornare a vivere, esplodere e spegnersi. Tutto nell’arco di pochissimi istanti …



Allora, al momento abbiamo tre reincarnati, che però continuano a comportarsi come se niente fosse, salvo avere un pelino di ricordi in più ... 
E mi sa che dovrò infilare un paio di avvertimenti nelle note, vero? (capirò come si fa? X°°°D)
 
  
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