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Autore: MrsShepherd    10/05/2015    0 recensioni
Ho pensato creare una storia che procedesse per file parallele e contemporaneamente esplorasse la vita famigliare di Bones e Booth, le gioie e le preoccupazioni di un genitore. La storia si basa sul film "Genitori in trappola". Bones e Booth vivono in due stati separati ognuno con una rispettiva figlia, ma non sanno che le gemelle stanno tramando qualcosa che sconvolgerà le loro vite! Enjoy!!!
P.S: E' la mia prima storia, spero vi piaccia!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Jasmine profumava di sapone, Hazel la respirò a lungo prima di staccarsi dal suo abbraccio famigliare. Dopo la prima telefona ta si erano tenute in contatto ed avevano imparato a conoscersi: Jasmine le aveva parlato di sua madre, una scienziata spettacolare che studiava le ossa e catturava gli assassini insieme ad amici fantastici: zio Hodgins esperto insettologo, zia Angela abilissima pittrice e molti altri. Hazel altrettanto le aveva parlato di quanto grande e forte fosse il suo papà e di Parker, sì, di lui aveva accennato qualcosina. Oggi finalmente avevano la possibilità di parlarsi, abbracciarsi, unirsi senza una cornetta o più di mille miglia di mezzo. Finalmente avrebbero potuto mettere in atto il loro piano. Prima di tutto, però, una buona missione necessitava di un nome degno di nota; decisero quindi di chiamarla “Parent Trap”, entrambe avevano visto il film e il titolo riassumeva a pieno quello che avrebbero fatto a breve: si sarebbero scambiate per un anno, Hazel a Washington e Jasmine in California.
Semplice.
In fondo, tutto ciò sorgeva da un' esigenza comune: Jasmine voleva conoscere papà e “staccare” da una madre troppo razionale e disinteressata, Hazel analogamente voleva scappare da una casa troppo vuota per conoscere un mondo nuovo, una famiglia allargata, intraprendere una nuova vita. Un piano apparentemente perfetto; al campeggio si sarebbero riscambiate e ognuna sarebbe tornata alla vita di sempre, come se nulla fosse cambiato; era un'impresa un po' folle, ma valeva la pena tentare.
Ovviamente però, un buon piano deve comprendere anche una discreta dose di fatica.

- La fai facile, ma è impossibile che in cosi poco tempo impari a fare tutto quello che fai tu! E poi le gonne non le metto!

- Le metterai. Mamma ha una passione per i vestitini. Ogni anno me ne compra una dozzina di tutti i colori, per mettersi a posto la coscienza credo, sai è molto impegnata, ha una relazione stabile con il suo computer che non può assolutamente trascurare! - Ridacchiò Jasmine con ironia. Aveva sempre avuto un talento particolare per queste cose, a differenza della madre che le faceva gelare il sangue ogni volta che provava a fare battute o barzellette in pubblico.

- Che cosa fai tutto il giorno?- Disse Hazel infilandosi a fatica un paio di collant a fiori.

- Studio. Christine mi da una mano quando le va, sai i fratelli sono odiosi solo a fasi alterne...-  Ma si interruppe perchè notò un'espressione cupa sul volto della sorella, già segnato dalla fatica per la gonna infilatasi poco prima.

Si tagliarono i capelli o meglio, Jasmine dovette tagliarseli, molto corti. Studiarono senza sosta le proprie parti, perfezionarono il loro aspetto fisico e quello logistico: verso la fine del primo mese entrambe sapevano orientarsi in casa e muoversi all'interno delle rispettive città. Adesso toccava la parte più difficile: l'immedesimazione.

- Sai giocare a calcio? - Chiese Hazel mentre provava a palleggiare con una pigna.

- Spero tu stia scherzando. È uno sport maschile. Le femmine svolgono attività artistiche come il canto e il ballo.

- Cosa!? Non so ballare e non canterò mai in pubblico! Piuttosto, tu invece non hai mai giocato a baseball, corsa, nuoto, cose del genere bla bla bla vero?

- In casa Brennan si cura la mente, nutrire il corpo è un aspetto più marginale.

Hazel sospirò e alzò gli occhi al cielo. Doveva assolutamente imparare a parlare come la sorella se no l'avrebbero subito scoperta. Per ovviare a tutto ciò decisero che era meglio trovarsi un alleato, un amico che le coprisse e le aiutasse ad adattarsi o più che altro a non farsi beccare dagli adulti; proprio come nel film, con le dovute differenze.

Così passarono i giorni e le settimane, ogni minuto libero al campeggio era essenziale per imparare qualcosa in più, per provare ancora e ancora, incessantemente. Jasmine apprese la differenza tra puntata e rimessa, i ruoli del calcio e del baseball, le regole principali di molti sport, dovette anche impararsi a memoria un paio di ricette e "impratichirsi" in gran parte delle faccende di casa. Hazel riuscì finalmente a cantare senza paura, imparò a dire madre anziché mamma, denaro al posto di soldi, insomma, a parlare come i protagonisti dei suoi libri preferiti, che salvano il mondo armati solo di una spada. Dovette eliminare intercalari ed espressioni che rimandassero alla religiosità, così tanto amata dal papà ma non ammessa in casa Brennan.
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- Jasmine. È un nome strano. - Disse Hazel intenta a gustarsi un ghiacciolo alla ciliegia.

- Mia madre...MAMMA è un'antropologa forense. studia le abitudini delle civiltà che hanno popolato e che vivono nel mondo. Voleva un nome esotico che le ricordasse tutti i giorni quello che fa.

- Dev'essere una donna fantastica.

- ...a piccole dosi. - soggiunse Jasmine prima di dare un morso al ghiacciolo di Hazel, lei sorrise e le schioccò un bacio appiccicoso alla frutta sulla guancia. Era proprio bello avere una sorella.
 

Il 4 Settembre arrivò come un lampo, portandosi appresso un vento di cambiamento e un cielo velatamente malinconico. Jasmine era elettrizzata, ma anche un po' dispiaciuta; certo, avrebbe visto suo padre per la prima volta, ma per un intero anno non avrebbe più abbracciato, passeggiato, giocato con la sua nuova sorellina dal suo stesso sorriso sghembo e i capelli arruffati color del grano. La strinse più forte, non voleva lasciarla andare, non ancora.

- Sta arrivando il tuo pullman.- Disse lei con una voce soffocata e rotta.
Numero 8, sesta fermata, via Kennedy 12b. Lo aveva ripassato bene, lo sapeva. Non si sarebbe persa.

- Andrà tutto bene Jas.

- Lo prometti?

- Lo prometto.

   
 
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