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Autore: eli_s    11/05/2015    4 recensioni
Talvolta dobbiamo camminare sulla propria strada sfiorando inconsapevolmente ciò a cui siamo destinati.
Piccolo tentativo Delena di raccontare come si sono girati attorno per un po' prima di trovarsi davvero.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Giuseppe Salvatore, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il mestiere di padre

 

***

 

Damon non può ancora crederci.

 

Sta tenendo tra le braccia un minuscolo fagottino di un colore rosa violaceo e leggermente pesto, tutto grinzoso.

Detta così sembrerebbe qualcosa di orribile, ma in realtà non c’è niente di più bello a questo mondo, pensa Damon.

 

Una piccola creatura dormicchia beata avvolta nella copertina rosa e lui non riesce a smettere di guardarla, è più forte di lui.

Non ha mai provato nulla di simile prima d’ora.

 

Rose dorme stremata nel letto del reparto maternità e lui ormai è diverse ore che si gusta sua figlia.

 

Sua figlia.

 

Che strano, eppure ora che la tiene tra le braccia gli sembra impossibile che fino a poche ore prima lui ancora non sapesse come fosse fatta, quanto fosse bella.

Come se ci fosse da sempre nella sua vita.

 

Ed è come se tutte le vecchie paure segretamente covate in quei mesi, estorte ogni tanto da Ric in qualche conversazione sfuggente per telefono, si fossero dissolte.

 

Troppo giovani, troppo soli.

Troppo lontani dalle loro famiglie.

Troppa la paura di sbagliare, di amare.

Di essere uomini fino in fondo.

Perché da un sì come questo non si torna indietro.

Non che siano nel suo stile, le vie di mezzo.

 

E’ uno radicale Damon.

Se prende una posizione la tiene fino alla fine, con tutti i dubbi che intasano la mente il cuore.

Eppure.

Prima sembrava tutto sbagliato, troppi i bilanci negativi.

 

“Non sono pronto per essere padre, avrei dovuto sposarmi, laurearmi, trovare un lavoro.

Essere sicuro di quello che provo.

Non sono fatto per essere padre, non so se voglio esserlo, non ci ho mai pensato.

Nessuno mi ha insegnato come si fa.”

 

Quante volte queste angosce lo hanno svegliato nel cuore della notte, quante volte si è alzato spaventato sperando che fosse solo un incubo.

Il frenetico cercare casa in quei mesi grazie ad alcuni agganci di Ric, le visite mediche, i soldi che ha iniziato a risparmiare.

 

Se la ricorda ancora la chiacchierata con Ric, la mattina dopo la cena del diploma di Stefan davanti a una tazza di caffè seduti sulla panchina del parco cittadino.

 Si ricorda di come suo zio sia rimasto a lungo in silenzio e poi gli abbia detto semplicemente che lui ci sarebbe stato in ogni caso.

 

Ma lui non è padre e non può dargli consigli in quel senso e un po’ gli dispiace che quello che dovrebbe farlo al suo posto sia fuori uso, si sia perso.

 

Perché se c’è una cosa che fa paura a Damon - più di sentire la propria vita stretta in quattro pareti da cui non può scappare - è l’ombra di suo padre.

 

Di diventare come lui.

 

Magari non oggi, ma un giorno lontano quando un qualunque evento lo potrà ferire o destabilizzare.

 

Reagirà come Giuseppe?

Finirà per incolpare qualcuno del suo male?

 

Poi - stranamente - la sera stessa in cui sarebbe ripartito per New York aveva trovato Giuseppe sulla porta.

Dalla sua espressione in volto Damon aveva capito che Ric aveva cantato e chissà qualche cattiveria gli avrebbe rifilato a questo giro.

E in quel momento il pensiero di suo padre pronto a elargire sprezzanti commenti sul piccolo esserino di quattro mesi appena, abbozzato dentro il ventre della sua ragazza, gli aveva instillato una curiosa rabbia innescata da uno spirito protettivo -paterno forse?- nei suoi confronti che lo aveva sorpreso.

 

Ma Giuseppe si era limitato a guardarlo negli occhi con quel suo alito un po’ meno alcolico della sera prima e lo aveva fermato.

 

-Ho parlato con Ric-

-Le notizie volano in fretta-

-Ogni mio commento risulterebbe inopportuno-

 

Damon aveva osservato suo padre sospirare e avrebbe giurato di vedere un barlume di vergogna negli occhi vitrei.

 

-Su questo sono d’accordo-

 

Lo aveva superato per uscire di casa, ma suo padre non era intenzionato a mollar così la presa.

Da qualcuno la testardaggine l’aveva ereditata.

 

-Non si torna indietro Damon-

 

Il ragazzo si era fermato sulla porta senza voltarsi.

 

-Ho deciso mesi fa, da solo, di esserci in questa cosa-

-Questa non è una cosa. E’ tuo figlio-

 

Proprio lui voleva impartirgli lezioni di morale paterna?

Si era voltato con la furia negli occhi, ma non aveva fatto in tempo a sputare veleno che suo padre aveva ripreso il suo discorso.

 

-Qualunque cosa tu scelga o faccia, tu sei comunque un padre e lo sarai per tutta la vita, lo sei diventato prima ancora di saperlo-

 

Damon ricorda di aver trattenuto il fiato come in una lunga apnea e ti esser risalito in superfice solo quando Giuseppe era sparito oltre le scale.

 

E in qualche modo le parole di suo padre lo hanno accompagnato e sostenuto nei momenti di crisi.

Niente avrebbe cambiato il fatto che Damon fosse padre. Ma lui poteva scegliere se esserci o meno per questo bambino, se lottare o meno contro una vita che non si era scelto e non era sicuro di volere.

 

Perché Damon si è innamorato di Rose, ma non ha avuto il tempo per dirle ti amo.

Non ha avuto la calma di costruire, solidificare, cementare quel sentimento

 

Non ha avuto il tempo di sentirsi l’amore addosso, sulla pelle, incollato al cuore.

Ma forse è questo l’amore, questo bene smisurato, questa devozione, questo istinto protettivo che ha nutrito per Rose son dal primo istante.

 

Perché gli sembra molto simile a quello che ha visto tante volte negli occhi di suo padre quando lo vedeva ridere con sua madre.

 

Ma Damon non ha molti metri di paragone.

Lei è la prima che ha lasciato entrare e alla quale ha fatto spazio.

 

Forse è questo l’amore.

Forse.

 

 

 

***

 

 

 

All’ospedale nel giro di alcune ore sono arrivati anche Stefan e Ric.

Lo ha chiamato quando si sono rotte le acque a Rose perché la loro piccola Lily Grace aveva deciso di conoscere il mondo prima del previsto.

 

E così un nuovo membro si è aggiunto alla famiglia Salvatore e ha visto una sorta di comprensione negli occhi verdi di suo fratello quando per la prima volta ha preso in braccio la nipote.

 

-Rose come sta?-

-Provata...deve risposare i dottori dicono che ha perso molto sangue-

 

Sono tutti e tre in corridoio, l’orario di visite e quasi finito.

 

-Si riprenderà-

-E poi verrete a casa...-

-Stefan-

-Damon sono sicuro che papà vorrà conoscerle entrambe-

 

Il ragazzo è troppo stanco per discutere.

 

-Ne riparleremo poi-

 

D’un tratto il cellulare di Stefan squilla e trova tre chiamate perse di Elena.

È partito senza avere avuto il tempo di spiegarle.

 

-E’ Elena, torno subito-

 

Si allontana uscendo in sala d’aspetto.

 

-Ehi-

-Ehi che è successo? Dove sei?-

-Scusa io e Ric siamo dovuti partire subito-

-Ma per dove?-

-New York-

-New York???Ma-

-Si tratta di Damon, lui...-

-Sta bene??E’ successo qualcosa??-

-Si si, sta bene solo che …ecco ho scoperto una cosa questa estate-

-Stefan smettila di fare il misterioso mi spaventi-

-Ha avuto una bambina-

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!!

Come sempre grazie a chiunque recensisca, legga, dia credito alla mia storia!!Siete decisive per me!

 

Mi scuso in anticipo perché so che questo capitolo è un po’ fiacco, di passaggio, anche se in realtà c’è un momento fondamentale e cioè la nascita della bambina –LilyGrace- dove vediamo come si sente Damon rispetto a questo evento e chi sono le persone che hanno in qualche modo influito sulla sua scelta di esserci per Rose e la bambina.

 

Alla fine scopriamo che Stefan ha messo al corrente Elena di quanto accaduto e vedremo questo come si ripercuoterà su di lei e sul suo rapporto con il giovane Salvatore!

 

Aspetto come sempre un vostro parere in merito!

Baci

Eli

 

   
 
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