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Autore: KiarettaScrittrice92    11/05/2015    5 recensioni
- Buona notte fanciulla...
- Buona notte mio Angelo...
- Ladri per sempre...
- ...bianchi e liberi!
- We can...
- ...do magic!
Questa storia è molto importante per me, ci ho messo tutta me stessa a scriverla parecchio tempo fa ed ho deciso solo ora di pubblicarla qui, per questo motivo sarà strutturata in modo diverso dalle mie altre fanfiction.
Innanzi tutto sarà divisa in tre parti (ossia tre grandi storie) che ovviamente avranno un filo conduttore che le unisce come se fossero una il sequel dell'altra.
Poi per ogni capitolo metterò l'angolo dell'autore (di solito non lo faccio con le long, ma con questa ci tengo a farlo) e lo metterò ad inizio capitolo non alla fine, pregherei tutti di leggerlo (ma se non volete pazienza).
P.S. Tutto quello che leggerete qui è strettamente collegato alle trame di Gosho, ma non sempre le seguirà alla lettera. Quindi se vedete delle incongruenze sono volute apposta (soprattutto nella storia del passato di Kaito), inoltre tutti gli spoiler della saga di Bourbon non esistono.
Per concludere il raiting giallo è messo solo per un singolo capitolo, quasi alla fine della storia, ma è tranquillamente raiting verde.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kaito & Kiaretta'
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Angolo dell'autrice:
Adesso arriva la parte che mi piace un sacco, scoprirete presto perché. Anzi vi preannuncio già una cosina, dal prossimo capitolo (per due o tre capitoli) ci sarà una particolarità che spero vi piacerà.
Invece per quanto riguarda il capitolo di oggi... Credo proprio vi lascerà senza parole... Scoprirete un segreto sconvolgente riguardante Koriko alias Rosa Blu, ma non vi preannuncio niente.
Annuncio infine che non sono sicura che dopodomani potrò postare, forse, farò una pausa di una settimana o meno (spero), perché sarò impegnata.
Vi ringrazio come al solito tutti.
Buona lettura ^-^

La rosa rossa



Dolori e partenze
 

Koriko si guardò allo specchio aggiustandosi per l’ultima volta la sua giacca blu elettrico. Chiedendosi per quale motivo ultimamente fosse così nervoso. Forse, fare amicizia con Shinichi non era stata una grande idea. Con ancora questo pensiero in testa uscì dalla sua stanza, dirigendosi al piano di sotto. 
Arrivato davanti alla solita porta bianca fece un grosso respiro e abbassò la maniglia, entrando. Era l’ultimo e si sedette al suo posto senza fiatare. Solo a quel punto Light parlò.
«Come sapete tutti, il nostro piano di acquisire la Rosa Rossa durante la recita è fallito per colpa dell’Angelo Bianco, che è di nuovo sfuggito al controllo di Lonicera. – e lanciò uno sguardo di rimprovero all’uomo molto più spesso di lui che però il quel momento si fece piccolo piccolo – Inoltre Dente di Leone è stato arrestato perché ha accidentalmente ucciso la ragazza che sarebbe dovuta diventare il nostro Papavero. Non abbiamo più tempo su cui indugiare: il nostro Angelo Nero ha bisogno di un compagno. Come voi tutti sapete, grazie ai nostri scienziati laureati in biologia, chimica e meccanica, stiamo creando un essere vivente in grado di aiutare il nostro difensore. Mancano due elementi importanti perché questo corpo funzioni e sono un cervello funzionante e un cuore che batta. Sul cervello è possibile inserire una memoria computerizzata, ma il cuore deve essere umano. Per questo durante la recita di qualche giorno fa abbiamo designato...» non riuscì a finire di parlare.
Koriko si era alzato in piedi di scatto, sbattendo le mani sul tavolo. Alice, seduta accanto a lui col suo completo bianco, lo guardava con dispiacere e compassione.
«Non potete farlo!» disse lui con voce tremante.
«È stato deciso! – rispose l’uomo freddamente – Tu e Alice avrete il compito di portarlo qui!»
A quell’ordine il ragazzo girò i tacchi e senza una parola uscì dalla sala riunioni sbattendo la porta.

 

Poco dopo Alice bussò alla sua stanza.
« È aperta...» sentì dire dall’altra parte ed entrò.
Il ragazzo era sdraiato sul letto, i suoi occhi di un azzurro intenso fissavano il soffitto. Si sedette di fianco a lui.
«Non voglio Alice – disse all’improvviso – Non ce la faccio!»
«Lo so amore mio... ma è per il bene dell’organizzazione...» si bloccò, lui l’aveva trafitta con uno sguardo furente.
«Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Come posso mandare mio fratello verso morte certa? Spiegamelo!»

 

Erano le quattro del mattino quando la sveglia sul comodino di Shinichi iniziò a trillare. Il ragazzo, ancora mezzo assonnato, si rigirò nel letto, allungò il braccio e la spense. Con un lungo sbadiglio si alzò e si diresse verso il bagno per lavarsi la faccia. Dopo neanche mezz’ora si era già fatto la doccia. Non aveva bisogno di fare colazione, perché molto probabilmente l’avrebbero offerta sull’aereo.
In quel momento suonò il citofono e lui uscì di casa, con la valigia. Di fronte al cancello di casa sua c’era una macchina grigia. Dallo sportello del guidatore uscì Kogoro che gli aprì il portabagagli, dentro c’era già il trolley rosso di Ran.
La ragazza era seduta al posto davanti, così Shinichi si accomodò nel sedile posteriore, dopodiché la macchina partì.
«Grazie per aver accettato di accompagnare anche me, Kogoro.» disse allacciandosi la cintura.
«Di niente ragazzo.» rispose lui in modo molto tranquillo, anche troppo, tanto che fece insospettire il ragazzo. Non si era mai comportato in quel modo, soprattutto quando era lui a rivolgergli la parola.
Alle cinque e venti arrivarono all’aeroporto di Tokyo e scaricarono le valigie. Ran salutò il padre con un abbraccio e poi si allontanò raggiungendo Sonoko che la salutava.
«Beh arrivederci Kogoro e grazie ancora per il passaggio.» disse il ragazzo allontanandosi, ma l’uomo lo afferrò per la manica della giacca di jeans, bloccandolo.
«Stai attento a Ran, non mi fido degli uomini italiani.» sussurrò, avvicinandosi a lui, in modo che solo il ragazzo potesse sentirlo.
Sorrise, nel comprendere finalmente lo strano comportamento di Kogoro.
«Non si preoccupi detective. Sarò la sua ombra.» disse per poi congedarsi.
«Ragazzi un po’ di silenzio che facciamo l’appello prima d’imbarcarci!» disse un’insegnate che indossava un jeans e una maglietta gialla molto aderente che s’intonava perfettamente coi lunghi capelli biondo cenere.
L’insegnate fece l’appello, spuntando tutti i nomi sul suo foglio, poi s’imbarcarono sull’aereo.
«Che strani questi posti.» disse Sonoko guardando i sedili.
«La maggior parte degli aerei che transitano in Italia hanno file da due o tre posti per lato. Non sono come i nostri che ne hanno quattro o cinque.» fece Shinichi.
«Bene, – annunciò nuovamente l’insegnate – i nostri posti sono dalla fila undici alla fila diciotto. Io e il professore saremo al lato destro della fila diciannove.»
«Vieni Ran – disse Sonoko – mettiamoci qui, c’è una vista spettacolare!»
«Veramente io...» la ragazza diventò lievemente rossa.
«Ho capito... Kudo – disse rivolgendosi al ragazzo che si stava per mettere due file più avanti vicino a Kikuito – vieni qui vicino al tuo tesoruccio, mi metto io vicino a Kikuito!»
Il ragazzo accettò e si sedette vicino a Ran.
Dopo le varie raccomandazioni, che furono in giapponese, inglese e italiano, l’aereo iniziò a camminare e, non appena si staccò da terra:
«Qui è il comandante che vi parla. Il tempo è perfetto, arriveremo a Torino per le undici di mattina.»
«Ma poi mi piacerebbe sapere perché hanno scelto Torino. – protestò Shinichi pensando al giorno che avevano deciso la città da visitare – Insomma in Italia ci sono tante di quelle città spettacolari. Firenze è la città dell’arte rinascimentale, Roma la città della storia italiana, Venezia la città dell’amore, ma Torino cos’ha di speciale?»
«Torino è la città del cinema. – rispose decisa Ran, facendo voltare il ragazzo verso di lei, mostrando un’aria più che stupita – È vero... insomma ho sentito dire così...» aggiunse, arrossendo per poi girarsi verso il finestrino.
Le ore passarono molto lentamente, molti ragazzi della classe si erano svegliati all’alba per arrivare in aeroporto alle cinque e venti, perciò si addormentarono. La colazione arrivò per le otto offrendo a tutti quelli che erano svegli caffè, the o latte, assieme a un pacchetto di biscotti.
Alle undici finalmente i ragazzi scesero dall’aereo. L’aeroporto di Caselle era immenso e subito in alto scritto in tutte le lingue, compreso in giapponese c’era scritto a caratteri cubitali Benvenuti a Torino.
I ragazzi aspettarono con calma le valige poi i due professori li radunarono.
«Bene ragazzi avete venti minuti per andare in bagno, al bar o dove volete poi ci ritroviamo qui che abbiamo il pullman che ci aspetta per portarci in Hotel.»
Mezz’ora dopo i ragazzi caricarono i bagagli sul pulmino grigio e salirono, sedendosi e occupando i vari posti. Ran e Shinichi si misero in fondo. Appena salirono tutti quanti la professoressa incitò tutti a sedersi e fece di nuovo l’appello, controllando se tutti fossero presenti, infine disse all’autista di partire.
L’altro professore si alzò dal posto in prima fila e prese il microfono che c’era proprio davanti ai primi posti che solitamente serviva alle guide per descrivere i luoghi.
«Bene ragazzi, qualcuno ha qualche idea per far passare quest’ultima oretta di viaggio?»
«Vogliamo ascoltare il caso di Kudo!» esclamò un ragazzo. Shinichi che stava chiacchierando a bassa voce con Ran, sobbalzò nel sentire il suo nome.
«Se Kudo vuole volentieri.» rispose il professore.
«Scusami Ran...» fece lui alla ragazza.
«Vai e divertiti!» gli sussurrò lei con un sorriso, mentre lui si stava già alzando. Nel percorrere il corridoio qualcuno urlava incitandolo.
Il ragazzo preso il microfono in mano chiese che caso avrebbe dovuto raccontare, la risposta fu data dallo stesso ragazzo che aveva proposto l’idea.
«Quello che ti ha fatto stare via per tutto questo tempo!»
Il ragazzo rimase interdetto, cosa avrebbe raccontato adesso. Insomma, non poteva certo spiegare a tutti cosa era successo realmente, anche perché era talmente assurdo che l’avrebbero preso come minimo per pazzo. 
Doveva trovare una soluzione e in fretta. Riordinò le idee poi si schiarì la voce e iniziò a raccontare...

  
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