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Autore: Knuckster    11/05/2015    8 recensioni
C'è una città, nei pressi di Station Square, dove tutti i più famosi personaggi della serie Sonic the Hedgehog si trovano sospesi tra due mondi, vittime di un potente sortilegio. Solo una donna pipistrello conosce la verità e solo un riccio può spezzare la maledizione! Benvenuti a Segabrooke...
[STORIA/PARODIA ispirata alla SERIE TV Once Upon a Time]
Genere: Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sonic the Hedgehog: A Blue Bolt Saga'
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Once Upon a Hedgehog #01 - Mai più Chili Dog (Prima parte)
Presentazione dell'autore:
Il mondo di Sonic  the Hedgehog è sempre stata una delle mie più grandi passioni, ma, negli ultimi tempi, si è fatta strada dentro di me una nuova "fiabesca" passione: la serie televisiva Once Upon a Time la quale, per chi non la conosce, descrive le avventure dei più famosi personaggi delle fiabe costretti a vivere nel nostro mondo di tutti i giorni.
Ho sempre trovato alcune curiose affinità tra il mondo di Sonic e il mondo di Once Upon a Time, così ho voluto tentare questo bizzarro esperimento di fusione dei due mondi.
Il mio tentativo è quello di incrociare le vicende della banda di Sonic nell'ambiente narrato da questa serie televisiva e, nel frattempo, tentare uno stile più commedico e divertente.
Non si tratterà di un vero e proprio crossover, dato che i personaggi originali di Once Upon a Time non appariranno, ma più che altro di una riscrittura della storia di Sonic in chiave fiabesca (e spesso assurda).
Comincio questa nuova disavventura letteraria in un giorno simbolico: il primo anniversario del mio più imponente progetto letterario su Sonic, ovvero Sonic the Hedgehog: Legacy of Argus, e, per una buffa coincidenza, anche in un giorno che coincide con il finale della quarta stagione di Once Upon a Time, secondo la programmazione americana.
E' bene precisare che, per gustarsi appieno questa storia, non è necessario né aver visto Once Upon a Time, né aver letto Legacy of Argus, in quanto si tratta di un progetto slegato, ma, in ogni caso, chi ha potuto gustarsi entrambe le storie, troverà comunque molti curiosi e, spero, buffi riferimenti.
Dopo questa doverosa introduzione, vi auguro buona lettura di questa piccola folle parentesi favolesca nel mondo di Sonic e vi ringrazio anticipatamente per eventuali commenti e recensioni.
Un ringraziamento particolare va anche a tutti i gentilissimi e affettuosi utenti di EFP che continuano a seguire con passione e partecipazione gli altri miei progetti su Sonic, in particolare Legacy of Argus!


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Quando si è sospesi in un sonno criogenico forzato, le funzioni vitali del proprio corpo rimangono congelate nello stato in cui si trovavano, ma la mente continua a lavorare febbrilmente, scivolando nella misteriosa e, a volte, folle dimensione del sogno. In attesa che i suoi amici trovino la cura per la sua condizione critica, Sonic the Hedgehog si gode un riposo forzato, ignaro che, di lì a poco, il suo cervello intorpidito dal sonno lo costringerà a viaggiare in un mondo che ha qualcosa di familiare, ma allo stesso tempo qualcosa di molto… fiabesco.

(*) Sonic è stato chiuso nella capsula criogenica di Shadow al termine di Legacy of Argus #30 - Spirito indistruttibile (Terza parte)


ONCE UPON A HEDGEHOG

Mai più Chili Dog
(Prima parte)

C’era una volta nella Foresta Mobiana…
    Un riccio blu che correva a perdifiato lungo un sentiero in terra battuta che conduceva nel cuore della foresta. Correre era la sua specialità, ma mai prima di allora c’era stata una ragione tanto valida e importante per correre a quella velocità. Sarebbe stato anche più semplice se non avesse avuto quel pesante mantello rosso che gli svolazzava alle spalle, ma, per quanto fosse critica la situazione, non poteva privarsene… anche l’occhio voleva la sua parte e lui era, pur sempre, il Principe Blu.
    Raggiunse la zona della foresta più intricata e scorse, in lontananza, un gruppetto di persone radunate attorno a qualcosa che non si riusciva a vedere. Non fece fatica a riconoscerli: si trattava dei sette Chaonani, poteva dedurlo dai cappelli di stoffa a punta che portavano.
    Si avvicinò immediatamente e uno di loro, Espiolo, si voltò per rivolgergli la parola, con aria triste.
    - E’ troppo tardi - disse.
    I Chaonani si aprirono a ventaglio, uno dopo l’altro, per mostrare al Principe Blu una teca di vetro in cui giaceva, addormentata e completamente immobile, una bellissima riccia rosa vestita di bianco. Rosaneve, la sua Rosaneve. Alla vista della sua amata, stretta nelle infide spire della maledizione del sonno, il cuore gli fece un buffo sobbalzo. Tuttavia, sapeva che c’era ancora una speranza…
    - Aprite la teca! - intimò subito ai Chaonani.
    Vectolo e Charmolo obbedirono, anche se con qualche riserva, e sollevarono il coperchio trasparente del regale giaciglio in cui riposava la loro amica. Il Principe Blu si chinò su di lei ed estrasse dalle pieghe del mantello qualcosa che sperava l’avrebbe aiutata a svegliarsi, l’unica cosa che poteva riuscirci.
    Sventolò il caldo e fragrante Chili Dog, che aveva portato con sé per il viaggio, sotto il naso di Rosaneve. Quest’ultima mostrò un impercettibile segno di reazione quando mosse piano le labbra finché, con enorme sorpresa di tutti i presenti, la riccia rosa si svegliò e si avventò voracemente sul panino, tirando un boccone consistente.
    - Mi hai sfamato! - bofonchiò, con gli occhi luminosi, senza neanche aver finito di masticare e inghiottire.
    - Avevi qualche dubbio? - rispose il Principe Blu, addentando l’altra metà del Chili Dog - Ti sfamerò sempre! -

    Grande fu la gioia di tutto il regno della Foresta Mobiana quando si riunì in massa per celebrare le nozze di Rosaneve e del Principe Blu. Nella sala grande del loro palazzo, espressero le loro promesse di matrimonio con la gioia raggiante che sprizzava da ogni parte del loro volto. C’era soltanto una cosa che non avevano ancora considerato…
    Le porte della sala si spalancarono di colpo per permettere l’ingresso di una persona che definire sgradita era dire poco.
    - Scusate il ritardo! - annunciò la donna pipistrello sulla soglia, ammantata in un lungo e attillatissimo vestito nero.
    - La regina è qui! - esclamò Knuckolo, agitando i pugni in aria con aria imbronciata e battagliera.
    - Non è più la regina! - precisò Rosaneve, mettendo mano al fido martello che portava sempre con sé - Adesso è solo Rougina! -
    - Eh, è quello che ho detto io! - protestò Knuckolo, burberamente - E’ la regina! -
    - Ma no, intendevo dire che adesso è Rougina, non la regina… cioè, ha perso il titolo di Rougina, quindi ora è solo regina… cioè, intendevo il contrario… perché si chiama Rougina e non… oh, lascia stare! -
    - Cosa ci fai qui? - domandò ferocemente il Principe - Se speri di rovinare le nostre nozze, caschi male. Abbiamo già pronunciato i nostri voti e non puoi costringerci a separarci senza rivolgerti alle creature più terribili e malvagie del regno: gli avvocati! -
    Tutti gli invitati alla cerimonia rabbrividirono all’unisono.
    - Non sono venuta per rovinare un bel niente, al contrario! - spiegò Rougina, guardandosi intorno e fulminando con gli occhi tutti coloro che aveva intorno - Sono venuta a farvi il mio regalo. Vi regalo il lauto e sontuoso banchetto della vostra cerimonia nuziale, perché presto… molto presto… vi spedirò tutti in un luogo terribile, un luogo dove tutto ciò a cui più tenete vi sarà strappato via! -
    - I Chili Dog! - esclamarono, allarmati e all’unisono, i due sposi.
    - I panzerotti al tonno e cipolla! - gli fece eco Vectolo.
    - I miei biscotti al cioccolato! - continuò Espiolo, agitato.
    - I miei sformatini di spinaci! - concluse Knuckolo, digrignando i denti.
    - Ricordate le mie parole! - minacciò ancora Rougina - Distruggerò la vostra dieta. Anche se dovesse essere l’ultima cosa che faccio -

Nel Mondo Reale, Station Square…
    Tra la folla di gente presente al terminal degli autobus di Station Square, composta principalmente da esseri umani di tutte le stazze e di tutti i tipi, rimaneva lo stesso curioso vedere girovagare in mezzo a loro un piccolo volpacchiotto dal pelo chiaro, con due code che sbatacchiavano allegre al suo seguito. Aveva l’aria concentrata e portava sottobraccio un tablet ultimo modello, che teneva gelosamente stretto a sé.
    Nonostante fosse visibilmente fuori posto in un luogo come quello, il volpino sembrava comunque sapere alla perfezione dove andare. Attraversò qualche isolato di distanza e si fece strada all’interno di un condominio in una zona residenziale a bassa densità. Salì un paio di rampe di scale, quindi bussò all’appartamento numero 06, attendendo pazientemente una risposta.
    Ad aprirgli la porta arrivò un riccio bianco che, prima di accorgersi del piccoletto, fu costretto a guardarsi intorno a destra e a sinistra. Squadrò il volpino con aria interrogativa e sollevò un sopracciglio ad esprimere la sua perplessità.
    - Posso… aiutarti? - domandò incerto.
    - Sei Silvana the Hedgehog? - chiese, con voce fanciullesca.
    Il riccio sospirò con fastidio.
    - Sì, almeno stando a quanto dice l’anagrafe… preferisco essere chiamato Silver, comunque! E tu chi sei? -
    - Mi chiamo Miles Mills! -
    - Che cos’è? Una specie di scioglilingua? -
    - Detto da uno che ha il nome da donna… - puntualizzò il volpino, con un ghigno.
    - Ehi, non me lo sono scelto io - ribadì Silver, seccato - I miei genitori pensavano di aspettare una femminuccia -
    - Ad ogni modo puoi chiamarmi Tails… è il mio soprannome - continuò il ragazzino - E, a proposito… sono tuo figlio! -

    Tails si intrufolò subito in casa, approfittando dell’evidente sbigottimento di Silver, ancora paralizzato sulla soglia dallo shock. Sentendosi come a casa sua, raggiunse il frigorifero e si versò in un bicchiere una generosa quantità di succo d’arancia. Il cervello di Silver, nel frattempo, decise di scegliere l’irritazione come sentimento con cui affrontare la situazione e, soprattutto, quel ragazzino impertinente.
    - Ehi, frena un attimo! - disse, mettendosi di fronte a lui con le braccia sui fianchi - Che significa questa storia? Non  puoi entrare in casa della gente e sostenere di esserne figlio! -
    - Ma è così, te lo garantisco! - ribatté Tails, sempre più convinto.
    - Allora rispondi a questa domanda: se tu sei mio figlio, non dovresti essere un riccio come me? -
    - Questo dovresti spiegarmelo tu! Non hai mai avuto una tresca con una volpe? -
    Silver si soffermò a pensarci per un attimo, quando, di colpo, gli tornò in mente un particolare episodio e si sentì avvampare in viso.
    - A me aveva detto di essere una cagnolina! - mormorò ingenuamente.
    - Senza offesa, ma ti facevo un po’ più sveglio! - confessò il volpino, soffocando una risatina.
    - Ammesso e non concesso che sia tutto vero, cosa ci fai qui? - incalzò Silver, ancora più indisposto.
    - Voglio solo che tu venga a casa con me -
    - E dove sarebbe? -
    - Una città non molto lontana da qui, si chiama Segabrooke -
    Silver sembrò rifletterci a fondo, facendo tamburellare nervosamente le dita sul suo avambraccio. Tails se ne rese conto immediatamente, tanto che decise di dare a quello che sosteneva essere suo padre un ulteriore incentivo.
    - Altrimenti chiamerò la polizia e dirò che mi hai rapito! -
    - Oh, questa poi… senti, ragazzino, probabilmente non lo saprai, ma io ho un’abilità molto speciale. Una specie di superpotere, per così dire. Riesco sempre a dire in maniera imprevista e del tutto irritante la frase “è inutile”… ed è proprio quello che sto per dire a te adesso: it’s no use! -
    Tails aggrottò la fronte.
    - Ma quello era in inglese - obiettò.
    - Mi è venuta così, non so perché - replicò il riccio, sempre più confuso - Ma comunque non fa differenza, non riuscirai a convincermi -
    - Per favore, ti chiedo solo questo - supplicò ancora il volpino, simulando un’espressione triste che racchiudeva una subdola astuzia - Questo e nient’altro -
    - Ok, mi hai convinto - acconsentì Silver, nell’arco di un solo secondo.
    Era stato fin troppo facile, si sarebbe detto il piccolo Tails lungo la strada del ritorno in compagnia di suo padre, più simile a una gallina che a un riccio se si considerava la materia grigia.

Nella Foresta Mobiana…
    - Sei ancora preoccupata per le minacce di Rougina? - domandò il Principe Blu alla sua amata Rosaneve.
    Era da diverso tempo che la sorprendeva a far vagare il suo sguardo, perso nel vuoto, fuori dalla finestra del loro sontuoso palazzo. Era passato diverso tempo dal giorno del loro matrimonio e niente di catastrofico era successo, cosa che aveva condotto lui a pensare che non ci fosse proprio niente di cui preoccuparsi. Bé, a dire il vero, qualcosa era successo, effettivamente, come dimostrava il pancione della sua sposa in dolce attesa.
    Rosaneve si voltò ad incontrare lo sguardo di suo marito, cercando di non comunicargli la reale portata del suo stato d’ansia. Il Principe le prese la mano, intrecciando le dita con le sue.
    - Erano solo quello: delle minacce - continuò, sforzandosi di suonare rassicurante - Non devi permetterle di spaventarti -
    - Mi ha fatto mangiare un sandwich al burro d’arachidi perché sono più bella di lei - spiegò la riccia rosa - Questo dimostra quanto sia malvagia e disposta a tutto -
    - Ehm… malvagia perché ti ha dato un sandwich? -
    - Mi aveva detto che era al tonno! Al tonno, capisci? Questa è crudeltà pura… ah, e c’è anche il piccolo particolare che sono allergica al burro d’arachidi e mi si è gonfiato il viso come una zampogna, ma… mi ha mentito, capisci? E’ capace di orribili inganni quella donna -
    - Fino ad ora, però, non è successo niente e magari non succederà mai -
    - Non possiamo esserne sicuri. C’è solo un modo per scoprirlo… dobbiamo parlare con lui! -
    - E quali informazioni potrà mai darci su Rougina? - domandò il Principe, con gli occhi sgranati dalla sorpresa.
    - Stai scherzando? E’ lo stregone più potente di tutti i regni - ribatté Rosaneve, leggermente infastidita per tanta ottusità.
    - Davvero? - il riccio blu batté il pugno sul palmo della mano destra - Lo sapevo che c’era qualche stregoneria in atto. Il suo polpettone era troppo buono -
    - Polpettone? Ma di che accidenti parli? -
    - Non parlavi di Louie, il cuciniere reale? -
    - Ma no, che hai capito? Stavo parlando di… Shadowstiltskin! -


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