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Autore: Tenue    11/05/2015    2 recensioni
"E' un mese e poco più di caduta nella più totale disperazione.
Non appena l'ultimo giorno dell'anno giungerà al termine, qualcosa si schianterà al suolo fatto di vetro e ghiaccio... "Sarà forse la tua vita?""
Genere: Sentimentale, Song-fic, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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f a l l    b e t w e e n    t h e    p i e c e s    o f    g l a s s    a n d   i c e
3^ capitolo - Keep passing the open windows
25  novembre

Quando Kelly vide per la prima volta il signor Foster aveva undici anni. 
Era una tempestosa serata di ottobre, quando lui venne a casa sua per una cena di lavoro con i suoi genitori; due mesi prima che suo padre perdesse la vita in un incidente stradale.
Sua madre aveva cominciato a lavorare per lui da settembre di quell'anno, e da quel momento, la piccola Kelly si accorse che sua madre diventava sempre più taciturna e chiusa. Pian piano divenne paranoica e alcune volte anche violenta. Kelly aveva sempre voluto bene alla sua mamma; anche in quel periodo, non la contestava mai, non metteva in discussione una singola parola che uscisse dalla sua bocca, anche quando perdeva il controllo e farneticava cose senza senso. Quanto aveva gli scatti d'ira, e iniziava a lanciare gli oggetti per la casa o si metteva a tirare pugni e calci al muro, sua figlia aspettava pazientemente che si calmasse, anche se molte volte ci volevano ore, e quando finalmente si stancava e crollava dal sonno, lei la metteva a letto e l'abbracciava forte. Perchè sua madre era sempre stata il suo punto di riferimento, e se non aveva lei non aveva nessuno. 
Quella sera c'era tensione in casa, molto più del solito e la piccola Kelly non poteva certo capire il perchè. Suo padre, che di solito si premurava sempre di consolare la moglie e darle forza col suo immancabile buon umore, quella sera era totalmente assente.
La cena si svolse silenziosamente e per Kelly fu estremamente noiosa; per lei fu come non essere presente. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo; perchè da quando quell'uomo era entrato in casa, gli occhi di sua madre erano così vuoti e spenti? 
Kelly aveva inspiegabilmente paura, non gli piaceva quella situazione; così si promise che presto quell'uomo brutto se ne sarebbe andato, che lei sarebbe potuta andare a vedere un po' di televisione col suo papà, e tutta la tensione accumulata sarebbe sparita.
Eppure, dopo cena, il signor Foster attirò la piccola Kelly vicino a sé. Fu scossa da un' improvvisa paura quando sentì le sue mani rugose sull' avambraccio. Il viso del signor Foster si fece più vicino, tanto che Kelly poteva sentire il suo alito sulla pelle. 
-Sai...- le sussurrò vicino all'orecchio -c'è una persona che è ansiosa di conoscerti...- scoprì i denti in un largo sorriso sinistro. Kelly tremava, mentre la stretta sul suo braccio si faceva più forte. 
Solo in quel momento scorse suo padre, accanto alla finestra, con la testra tra le mani.
-Ti prego no...- Foster si girò verso la madre, che aveva parlato dietro di lui -Mia figlia no, ti prego... farò tutto ciò che vuoi, ma ti prego... non portarmi via la mia bambina...-

-Kelly...- 

Kelly sentì le mani sue mani ruguse correre lungo tutto il corpo. Aveva la nausea, voleva piangere; voleva svenire e magari non risvegliarsi mai più. 

-Kelly...!-

Aveva tantissima paura. Sua madre stava gridando, ma lei non capiva cosa dicesse.
Suo padre si era accasciato contro il muro.
Kelly non riusciva a muoversi. Voleva solo piangere.


-Kelly!-

Kelly aprì gli occhi di scatto. Le ci volle qualche secondo per mettere a fuoco quello che la circondava e per realizzare dove fosse.
-Kelly, ti senti bene?- si voltò verso la voce familiare che aveva sentito alla sua sinistra.
-Dylan...- il ragazzo l'abbracciò e le fece appoggiare la testa sulla sua spalla. 
Kelly lo circondò con le braccia. -Sto bene...- mugugnò. 
Poi alzò lo sguardo. -Dove siamo? Cos'è successo?- chiese, con voce assonnata.
Zack le si avvicinò. -Sei a casa mia, non ti ricordi? Hai preso le cose dal tuo fidanzatino-figlio di puttana e sei venuta qui.-
-Già, poi a un certo punto sei svenuta e sei rimasta priva di sensi per qualche minuto. Ci stavamo preoccupando, sai?- Esordì Nathan. 
-Ah, mi spiace- Si scusò Kelly sorridendo lievemente -e...perchè siamo qui?-
Zack guardò Dylan, il quale fece cenno di no con la testa.
-Per decidere cosa fare ora...cioè, se non hai un posto dove andare poi restare qui. Tanto i miei non sono mai a casa.- Disse Zack -oppure... Dylan, tu dormi in un letto ad una piazza e mezzo, no? Potreste dormire insieme!-
Kelly strabuzzò gli occhi e arrossì violentemente, mentre Dylan sembrò strozzarsi con la sua saliva. 
Zack scoppiò a ridere, seguito poi dagli altri due membri della band.
-Posso...posso dormire sul divano- sussurrò Dylan, con lo sguardo basso, ancora in preda all'imbarazzo.
-Mmh, okay. Per me va bene stare da te.- Disse piano Kelly.
-Ottimo!- cinguettò Zack, dando una pacca sulla spalla al biondo, e sussurrandogli all'orecchio -Divertiti...-
Dylan sbuffò, tirandogli un cazzotto. 
Kelly intanto li osservava, e un lieve sorriso le comparve sulle labbra.

 

25 novembre
Dylan e Kelly stavano andando verso la casa del ragazzo, il quale si era offerto di portarle la valigia. Si tenevano per mano, e lei si era sentita incredibilmente leggera.
Cominciava a pensare un po' meno a sua madre, e un po' più a Dylan. Loro due stavano tornando a com'erano da bambini, quando ancora non capivano il mondo, ma vedevano il loro. Dylan aveva ricominciato a farle i dispetti, qualche volta. Le tirava una guancia, solo per vederla arrossire a quel contatto. Gli piaceva guardare Kelly mentre si imbarazzava, soprattutto quando le diceva "ti amo" a bassa voce. Così, al tempo stesso, Kelly aveva ricominciato a fargli il solletico quando poteva o a dirgli quanto fosse stonato, scherzando, ovviamente.
-Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati?- chiese improvvisamente Kelly.
Dylan si girò a guardarla e sorrise al ricordo. -Eh, sì. Ricordo che ci siamo messi a litigare su quale fosse la canzone più bella dei queen.-
Kelly ridacchiò. -E' vero! Quanti anni avevamo? Nove, dieci?-
-Tu dovevi averne nove, io qualcuno di più.-
I due passarono accanto al porto e Kelly lo prese per un braccio trascinandolo fino al primo ponticello di legno. -E' qui che ti ho visto la prima volta.- disse, sedendosi all'estremità del ponte, seguita dal biondo. Lei gli prese la mano e appoggiò la testa sulla sua spalla.
-Ricordo che hai tirato fuori il walkman e mi hai fatto ascoltare "Keep passing the open windows"- 
-E poi ti ho fatto ammettere che è la canzone più bella dei queen.- sorrise compiaciuto.
-Non ho mai detto una cosa del genere.- sbuffò Kelly -c'erano loro canzoni che mi piacevano di più.-
-Si, ma quel giorno mi hai detto che quella era diventata la tua preferita, dopo che te l'avevo fatta ascoltare.- 
-Era...per far colpo su di te, va bene?!- Kelly s'imbronciò, portando le gambe al petto.
Dylan rise e prese dalla tasca il suo lettore mp3, porgendo una cuffietta a Kelly.

-This is the only life for me, 
surround myself around my own fantasy- 


iniziò a canticchiare Dylan.

-You just gotta be strong and believe in yourself,
 forget all the sadness because love is all you need.


Kelly alzò lo sguardo al cielo, e iniziò a cantare insieme a lui.

-Just believe, just keep passing the open windows-

Rimasero così, abbracciati l'uno all'altro, osservando l'acqua calma tra le barche, ricordando quand'erano bambini, come se quel semplice gesto fosse bastato a spazzar via tutti gli avvenimenti negativi di quel periodo.

 
30 novembre
"Do you know what it's like to be alone in this world
When you're down and out on your luck
and you're a failure?"


Kelly era di buon umore, quel giorno. Era la prima volta che usciva da sola da molto tempo. Dylan sarebbe rimasto all'università fino a tardi e lei ne aveva approfittato per andare a fare un giro con una sua amica. Si stava dirigendo verso il luogo dell'incontro e intanto stava ascoltando musica. Non potè fare a meno di sorridere quendo comparve sul display "keep passing the open windows". L'ascoltò con il sorriso sulle labbra.

 "Sai cosa significa essere soli in questo mondo
Quando la fortuna non ti assiste
e sei un fallito?"
 

Kelly si sentiva forte ad ascoltare quelle parole. Stava uscendo dalla depressione, non era più vittima di violenza e a casa l'aspettava la persona che più amava al mondo. Il testo di quella canzone divenne per lei il passato alla quale era sfuggita. 

"Wake up screaming in the middle of the night
You think it's all been a waste of time
It's been a bad year"

"Ti svegli gridando in mezzo alla notte
Pensi che sia tutta una perdita di tempo
È stato un brutto anno"


Attraversò la strada affollatissima, dirigendosi verso il centro. Arrivata all'incrocio esitò un attimo, non ricordando bene la strada. Optò per andare a destra, e percorse una viuzza immersa nell'ombra e decisamente meno affollata. 
 
"You start believing everything's gonna be alright
Next minute you're down, and you're flat on your back"

"Cominci a credere che tutto si metterà a posto
Un minuto dopo diventi triste, con le spalle fino a terra"


Era stata molte volte in centro; quando era piccola sua nonna la portava spesso a fare un giro per i negozietti. Quel vicolo lo ricordava un po', doveva esserci già passata qualche volta. 

"A brand new day is beginning
Get that sunny feeling and you're on your way"

"Un nuovo giorno sta iniziando
Cattura quella sensazione gioiosa e sarai sulla tua strada"


Di colpo le venne in mente la strada giusta, e fece per rimettersi sui suoi passi, quando sentì una presenza dietro di sè. Non fece in tempo a girarsi che il collo iniziò a pulsare. L'ultima cosa che percepì fu la siringa piena di sedativo che le perforava la palle e un dolore accecante.
Poi cadde a terra e non sentì più nulla.

"Just believe, just keep passing the open windows"



Fine III capitolo


canzone: Keep passing the open windows dei Queen
  
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