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Autore: Vanilla_91    11/05/2015    7 recensioni
Anno 1066
La lotta tra Sassoni e Normanni devasta l’Inghilterra, distrugge milioni di vite e demolisce ogni speranza.
Lady Kagome di Beaucastle è in fuga da un passato terribile che ancora minaccia di inghiottirla, ma il destino la farà finire proprio tra le mani del suo nemico.
Tra bugie da smascherare, false accuse, tradimenti, giochi di potere, gelosie, intrighi e congiure, una forte passione e un passato difficile uniranno i protagonisti, ma nell'ombra c'è chi già trama per spezzare questo fragile rapporto.
Dal testo:
"Quell'angelo bruno era la donna che avrebbe dovuto combattere e sottomettere."
[..]
- Potrete sottomettere tutti al vostro volere, ma ci sono due cose che non potrete mai domare: i sogni e la libertà. -
Genere: Avventura, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Koga, Miroku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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InuYasha entrò nella camera patronale, ma non rivolse un singolo sguardo alla donna che appena poche ore prima era diventata sua moglie.
Si trattava di una situazione temporanea, ben gestibile, ma ricordare, per l'ennesima volta, che quel matrimonio era stato una reazione all'azzardato gesto della bellissima signora del maniero, lo fece infuriare.
Quella femmina era una mina vagante; un angelo bruno con le movenze sensuali di una gatta e il coraggio e l'arguzia di una feroce leonessa.
Il normanno si era trattenuto ai piani inferiori, gustandosi l' ottimo banchetto che la servitù si era affannata a preparare, completamente indifferente all'assenza della donna che aveva appena impalmato.
Durante quelle ore, Kagome aveva avuto molto tempo per crogiolarsi nella propria sofferenza.
Quando Hojo era morto aveva osato sperare di poter essere non felice, ma cheta, libera, nella misura in cui a quell'epoca ogni donna poteva sperare o illudersi di esserlo. E invece, a pochi mesi da un lutto felice, si era ritrovata incastrata nell'ennesimo matrimonio non desiderato, contratto con chi aveva usurpato la sua terra e la sua casa.
Avrebbe voluto piangere, ma non si sarebbe mai mostrata tanto debole e vulnerabile agli occhi del suo nemico.
Si raggomitolò su se stessa, come se quel gesto fosse potuto bastare a tenere lontano l'uomo che era appena entrato.
Sapeva cosa avrebbe voluto, cosa avrebbe preteso, e la tensione l'attanagliò. 
Considerava il sesso come qualcosa di sporco, necessario solo per procreare; una pratica dolorosa che gli uomini infliggevano alle proprie donne per puro ed egoistico piacere personale.
L'ansia la rese tesa ed imprevedibile, quando la zavorra di ricordi che si portava dentro esplose in tutta la sua gravosità.
InuYasha si concesse di guardarla solo dopo aver bloccato la porta con la pesante asse di legno e aver posato la spada.
Rannicchiata su quell'enorme letto, gli parve una bambina spaesata, ma si ricredette poco dopo.
La luce del fuoco, acceso per riscaldare l'ambiente, si rifletteva sulla figura della donna, creando mistici effetti di luce ed ombra. Il viso dalla pelle serica era in parte oscurato, ma quegli occhi intensi, tumultuosi, lo fissavano, attenti.
Lo risucchiavano, facendogli perdere il nume della ragione.
I capelli, lunghi e sciolti, le ricadevano intorno al corpo e desiderò disperatamente affondarci le mani.
La lunga vestaglia bianca le avrebbe donato un'aria innocente e virginale, se non avesse evidenziato in maniera tanto perfetta le curve sinuose, accentuando la rotondità dei seni pieni.
Era il peccato, manifestatosi sotto innocenti e ingannevoli spoglie.
Dio le aveva donato una bellezza ancestrale, ma il male l'aveva contaminata rendendola un'ardua e tentatrice prova per qualunque uomo avesse posato lo sguardo su quel corpo procace.
Tutto in lei era fatto per dar piacere:le labbra rosee e carnose, il collo flessuoso, il seno generoso, i fianchi affusolati e le gambe lunghe.
Era una sirena infernale che lo attirava con il suo armonioso canto solo per poi condurlo alla perdizione, alla distruzione.
Lo ammaliava, lo stregava, in modo irrazionale, portandolo quasi a dimenticare chi davvero fosse, tutta la rabbia e il biasimo che provava nei di lei confronti.
Vittima dei suoi stessi infausti pensieri, per un attimo, arrivò a domandarsi se davvero quella donna non fosse altro che una creatura del diavolo.
Sbuffò,subito dopo, contrariato da sé stesso e si concentrò sulla dama.
Era splendida, assolutamente desiderabile, ed era solo per lui.
Si gustò a pieno quella visione eterea, prima di accorgersi realmente che quegli occhi magnetici erano velati dalla paura.
Scoprì, in quell'istante, che preferiva vederla ostile, fiera e sfacciata, piuttosto che terrorizzata.
-Signora moglie, pare che questa sia la nostra notte di nozze. Dell'altra nottata, a causa del troppo bere, non ho alcun ricordo, ma conto di conservare per sempre nella mente e nel cuore quelli che verranno.- la provocò, derisorio.
Attese una risposta tagliente, ma non arrivò.
-Fate ciò che dovete, ma fatelo in fretta, così potrò tornarmene nelle mie camere. -mormorò lei, con tono spettrale.
-In fretta? No, signora, ho molto atteso questo momento e intendo gustarmi questa notte a pieno, fino in fondo. Inoltre vi conviene abituarvi, perché da questo istante sarà questa la vostra camera. Ho dato ordine che tutte le vostre cose siano spostate qui entro domattina. -le comunicò.
-Cosa? E perché mai l'avreste fatto? -
-Perché dopo stanotte sarete mia moglie a tutti gli effetti.-
Si lasciò cadere al fianco di lei, restando immobile a pensare.
La bramava, dal primo istante in cui aveva posato gli occhi sulla sua elegante figura, ma non voleva che la donna si rendesse conto dell'intensità del suo desiderio.
- Non dobbiamo farlo per forza, possiamo ancora tornare indietro. Richiederemo l'annullamento, il matrimonio non è stato consumato. -protestò, confusamente, in preda al panico.
-L'annullamento dopo quanto accaduto ieri sera? Ne andrebbe del mio onore e del mio buon nome. Oltretutto,perché rinunciare ad una bella casa?. -proferì, strafottente.
-Questa è la mia casa, la mia gente! -
-Esatto! E voi siete mia moglie, signora, tra poco a tutti gli effetti. Ne deduco, secondo legge, che tutto ciò che è vostro appartiene anche a me. -le ricordò, infastidito dalle sue continue negazioni.
Non le diede modo di rispondere, con uno scatto veloce le fu sopra, prevaricandola con il corpo e costringendola a giacere supina.
Si aspettò proteste e imprecazioni, ma fu sorpreso dalla passiva reazione della nobildonna.
La sentì irrigidirsi, ma non vi badò.
Kagome chiuse gli occhi, cercando di pensare ad altro e pregando che tutto finisse presto, ma la voce di suo marito la riportò alla realtà.
-Forse dovreste sforzarvi di essere un po più.. presente. Non ho voglia di far sesso con uno stoccafisso. -l'apostrofò lui, irritato.
Tutta la corte narrava dei suoi numerosi amanti, delle sue scandalose relazioni e delle sue dissolute abitudini; perché con lui si ostinava, quindi, a rifiutarlo?
-Potreste allora scegliere una delle cameriere compiacenti e lasciare in pace me. -
-Siete voi mia moglie e questa è la nostra notte di nozze.. è un vostro dovere tentare di compiacermi. -
Doveri, compiti.. Kagome si fermò a ricordare tutte le volte che Hojo e suo fratello le avevano rivolto quelle stesse parole.
Annuì, sopraffatta da paure, ricordi e retaggi mentali.
InuYasha la baciò, marcando i propri gesti. Incontrò le labbra tremule della donna e giocò a disegnarne sensualmente il confine, fin quando lei, arrendevole, non le schiuse, consentendogli l'accesso.
La nobildonna, incoraggiata dai movimenti cauti di lui, tentò di imitarlo. Sapeva che contrastarlo lo avrebbe fatto infuriare, ciò che non si aspettava fu la sensazione che quel bacio le suscitò.
Le loro lingue giocavano a rincorrersi, in maniera sempre più vorace.
InuYasha, dal canto suo, bruciava di passione. La pelle serica di lei aveva il profumo dolce ed avvolgente della lavanda..un odore che gli stava facendo perdere la ragione.
Affondò le mani tra le chiome corvine, mentre la sua bocca scese ad esplorare ed assaporare la pelle del collo e quella lasciata esposta dalla scollatura.
Con una mano corse a sollevarle la vestaglia, percorrendo inversamente la lunghezza della gamba.
Kagome rimase immobile, spiazzata. La presenza di InuYasha era ovunque: le sue mani, la sua bocca, la stavano saggiando, toccando, ma in modo delicato.
Cominciò a sentire uno strano caldo.
-Forse dovreste sapere una cosa prima di continuare.-
InuYasha sollevò il volto, richiamato dalla voce rotta di lei.
Faticava a controllarsi, ma sentiva la dama ancora inspiegabilmente tesa.
-Temo che qualunque cosa sia, dovrà attendere.- dichiarò, prima di spogliarla completamente in un gesto fulmineo ed inaspettato.
Kagome strillò, provando a coprirsi, ma il normanno non vi fece caso.
Tutta la sua attenzione era concentrata nello studio minuzioso del corpo di lei.
Nessun vestito, pensò, avrebbe mai potuto rendere giustizia ad un corpo tanto perfetto.
Osservò il seno generoso, alto e sodo, i capezzoli rosei ed eretti, il ventre piatto, i fianchi stretti, le gambe affusolate, infine si soffermò a fissare il triangolo di riccioli scuri che quelle piccole mani tentavano ostinatamente di nascondere alla sua vista.
-Sei uno splendore.- si lasciò sfuggire, completamente ammaliato.
Sfiorò con le dita quelle curve perfette, per sincerarsi che fossero reali e non frutto della sua fantasia; quando si ritrasse la lasciò ardente e tremante.
Kagome lo fissò, confusa. Avvertiva la solita sensazione di paura, ma la passione e l'ammirazione che lesse negli occhi di lui la lasciarono spiazzata.
Le carezze di lui, in più, erano delicate, infuocate..lasciavano piacere, non lividi.
Il normanno indietreggiò e cominciò a spogliarsi, velocemente.
La donna trattenne il respiro, non riuscendo a distogliere lo sguardo.
Negare l'avvenenza dell'uomo che da poche ore era diventato suo marito, le fu impossibile.
La luce del camino guizzò su quel petto compatto, evidenziando un fascio di muscoli, gambe possenti e un'erezione pulsante.
-D..dovete sapere che..-
-Non adesso! Non roviniamo questo momento con le parole.-
Le lambì le labbra, invadendole con irruenza la bocca e trascinandola in un bacio impetuoso, mentre con le mani a coppa le catturò i seni.
Sfregò il suo membro contro la femminilità di lei e quando Kagome gemette, in un misto di sorpresa e piacere, lui perse ogni freno inibitore.
La penetrò con un dito, facendola strillare ancora.
La donna annaspò, alla ricerca d'aria. I gesti diretti di lui le stavano togliendo ogni facoltà di pensiero. Era in balia del suo nemico.
Avvertì una sensazione di bruciore, quando il normanno aggiunse un secondo dito, ma venne sostituita, presto, da una di piacere.
-Siete così deliziosamente stretta, dannazione!-
Mai con Hojo aveva provato qualcosa di vagamente simile. Il suo defunto marito era riuscito a farle provare solo terrore e dolore; da dove nascevano, dunque, quelle sensazioni?
Gemette ancora, inconsapevolmente, quando i movimenti di lui divennero più rapidi.
Le gambe le tremarono e un fuoco liquido le si accese nel ventre.
Si dimenò, quasi a voler fuggire da quelle sensazioni intense e sconosciute.
-Che mi sta accadendo?-
-Lasciati andare!-
In maniera febbrile, il normanno si posizionò tra le gambe di lei, imprecando per la difficoltà che stava incontrando nel penetrarla.
Sapeva che la donna era pronta ad accoglierlo, le sue dita erano ancora impregnate degli umori di lei, ma qualcosa gli impediva l'accesso.
Spinse ancora, assecondando un istinto naturale. Era sudato, insoddisfatto, smanioso di farla sua, di affondare in quel corpo tentatore.
-Che significa?- domandò.
-Che se non superi quel maledetto imene resteremo così per sempre e ti assicuro che non è piacevole.- strillò lei, serrando gli occhi.
-L'imene? Ma che..? Al diavolo! Non importa, è troppo tardi per tornare indietro, adesso.-
Spinse con più forza, scivolando quasi interamente in lei.
La sentì mugolare e una sensazione improvvisa di amarezza lo colse. Evitarle il dolore era impossibile, ma lui era stato indelicato.
Restò immobile, ignorando il bisogno sempre più impellente di spingere.
Solo quando la donna riaprì gli occhi, lucidi di lacrime non versate, il normanno cominciò a muoversi lentamente.
Le circondò la schiena, avvicinando i loro corpi e la tenne stretta fin quando raggiunse il piacere.
Per tutto il tempo, Kagome restò quasi estranea.
Lui l'aveva presa, non si era fermato, ma in qualche modo era stato gentile e accorto. Non le aveva sussurrato tenere parole, ma aveva avuto riguardo di lei e della sua
inesperienza, quello l'aveva compreso.

In qualche modo, tra un battito impazzito del cuore e l'altro, il bruciore e il dolore si erano attenuati, rendendo il tutto sopportabile.
Di una cosa era certa, InuYasha era ben diverso da Hojo.
Si addormentò, esausta, prima che il normanno potesse staccarla da sé.

 

Le grosse nuvole oscuravano il cielo, impedendo a Sango di vedere le stelle che tanto le piacevano.
Sospirò, mentre il suo pensiero volava a Kagome.
Sarebbe stata bene? Il normanno come avrebbe reagito scoprendo il suo segreto?
-Milady, cosa ci fate a quest'ora di notte qui fuori?-
La donna sobbalzò per lo spavento.
-Siete voi.-
-Perdonatemi, non volevo spaventarvi. Tuttavia, stare qui fuori, da sola, è pericoloso. Perché non siete nelle vostre stanze a riposare?-
-Non riuscivo a dormire e guardare il cielo mi rilassa. Peccato che queste grosse nuvole celino le stelle.- mormorò, dolcemente.
Miroku fissò il manto scuro della notte, poi si concentrò sulla figura esile di Sango.
Trovava la nobildonna estremamente attraente, un fiore fragile e delicato.
Il corpo longilineo, armonioso ed allettante lo attraeva, ma c'era dell'altro.
Era incantato dagli occhi dolci e malinconici della donna..di iridi così, era sicuro di non averne mai viste.
C'era qualcosa di misterioso in quella dama e lui se ne sentiva irrimediabilmente affascinato.
Ne era ammaliato e un viscerale senso di protezione lo spingeva a vorticarle intorno.
Sango era diventata un richiamo che non sapeva evitare e lei, ingenua, non si era resa conto di nulla.
-Siete preoccupata per la vostra amica? Forse dovrei essere io a temere per InuYasha, non vorrei che la vostra signora lo uccidesse durante il sonno.-
-Kagome non sarebbe mai capace di togliere la vita a qualcuno.-
L'uomo scoppiò in una fragorosa risata.
-Non so quale rapporto vi leghi a lei, come possiate giustificarla, ma la vostra amica è un'assassina.-
-Questo è ciò in cui avete scelto di credere.-
-No, questa è la verità. Tutti narrano dei terribili crimini di cui si è macchiata.-
-Ricordate, sir, che spesso la verità non è quella raccontata da centinaia di persone che nulla sanno, ma quella mostrata dai gesti di pochi.-
-Che intendete dire?- le domandò.
-Di tutti quelli che parlano dei massacri compiuti da Kagome, quanti la conoscono? Credete davvero che se lei fosse una spietata assassina la gente di Beaucastle potrebbe servirla con tanto affetto e fedeltà?-
-Mi state dicendo che la vostra amica non è la brutale omicida che tutti credono?- le chiese, stupito e incredulo.
-Ciò che io vi dico non conta. Io sono una nota stonata e fuori tempo, cantata su una melodia facile e perfetta. Chi starebbe ad ascoltarmi? Mi sembrate, sir, una di quelle persone che sanno scegliere da sole in cosa credere. Osservate, vi renderete conto di quanto quella melodia in realtà sia innaturale.- proferì enigmatica, allontanandosi.
-Sango- la richiamò lui, abbandonando ogni formalità -buonanotte.- aggiunse.
-Buonanotte, Miroku.- sussurrò, sparendo nella notte.

 

 

Kagome si risvegliò, disturbata dal cinguettio degli uccelli posatisi sulla finestra.
Il sole era già alto, aveva dormito più del solito.
Si sollevò a sedere e sentì il corpo dolerle in ogni punto.
Ricordava perfettamente quanto accaduto la notte precedente. Si guardò intorno, ma dell'uomo che ora era diventato suo marito a tutti gli effetti, non c'era traccia.
Il pensiero di affrontarlo, non la allettava.
Come gli avrebbe spiegato la questione della sua verginità?
La porta si spalancò e una trafelata Sango entrò nella stanza patronale.
-Kagome, come stai?- le domandò,preoccupata.
-Io..credo bene.-
-Non ti ha fatto del male?-
-E' stato un po doloroso, ma lui è stato gentile.- ammise, arrossendo.
-E..come l'ha presa?-
-Non lo so! Mi sono addormentata subito dopo.- raccontò.
Sango annuì, sospirando.
-Credo tu debba vestirti e scendere di sotto il prima possibile.-
-E' accaduto qualcosa?- chiese, preoccupata.
-Lo vedrai da sola e non ti piacerà.- preannunciò.

 

 

-Pensavo non saresti uscito da quella camera per una settimana e invece eccoti qui.- lo stuzzicò Miroku, ma il normanno lo ignorò.
Continuò a fissare il vuoto, con la mente lontana.
Non aveva chiuso occhio perché troppe domande gli affollavano la mente e scioccamente si era ostinato a tenerle per sé, per non svegliare la donna che gli riposava accanto.
-Che significa tutto questo?- la voce forte e arrabbiata di Kagome lo riportò al presente.
Gli occhi nocciola della donna risplendevano di furore e lui ghignò.
Sollevò il volto, osservando ciò che la dama ancora indicava.
Come accaduto la mattina precedente, nuovamente un lenzuolo insanguinato era stato esposto a conferma dell'avvenuta consumazione.
-Non capisco di cosa parli. È un'usanza comune, dovresti saperlo.- la provocò, sarcastico.
-Tu..tu..-
-Io cosa, moglie? Ti ho restituito un favore affinché tu imparassi velocemente una lezione: non tollero le menzogne e non lascio niente di impunito. Sarai l'unica donna al mondo che potrà raccontare di aver perso la verginità per ben due volte.-
-Non è divertente.- ringhiò lei.
-No che non lo è. A tal proposito, donna, credo ci sia qualche spiegazione che tu debba darmi.-


NOTE DELL'AUTRICE:
Salve a tutti :D
Eccomi qui, dopo un po di tempo, con un nuovo capitolo. La consumazione c'è stata, ma le cose non sono andate esattamente come InuYasha si aspettava. Ha avuto una bella sorpresa..e state certi che nel prossimo capitolo pretenderà delle spiegazioni :D Siete pronti, dunque, a saperne qualcosa in più sul passato di Kagome?
Sono davvero curiosa di sentire le vostre teorie al riguardo :)
Per il resto spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e se ne aveste voglia, sarei felicissima di conoscere il vostro parere :)
Alla prossima :D

   
 
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