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Autore: Lissa Bryan    12/05/2015    2 recensioni
Ambientato durante il regno di "Maria la Sanguinaria" Tudor. Bella viene catturata da Edward per crescere sua figlia. Lui le promette di liberarla, un giorno, ma lo farà veramente? Intrighi di corte e pericoli dietro ogni angolo. Potranno, loro e il loro nuovo amore, sopravvivere?
Dal cap. 1
«Non aver paura, Selkie. Non ti farò del male.»
Lei emise un piagnucolio e raddoppiò gli sforzi per trovare la sua pelliccia, le mani che grattavano le rocce, come potessero aprirsi per darle la salvezza.
«Ho io la tua pelliccia», annunciò lui.
Lei si sedette, come se le avessero ceduto le ginocchia. «Ti prego», sussurrò. «Ti prego, ridammela.» I suoi enormi occhi scuri lo imploravano.
«No, non credo.» Lui la studiò per un momento.
«Farò qualunque cosa mi chiederai. Ti prego, però, ridammela.»
Lui scosse la testa e gli occhi di lei si riempirono di lacrime. «Ho bisogno di te», disse lui.”
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Emmett Cullen, Jasper Hale, Rosalie Hale | Coppie: Bella/Edward
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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“THE SELKIE WIFE” è stato scritto da Lissa Bryan e tradotto in italiano da beate

A questo indirizzo potete trovare la versione originale

https://www.fanfiction.net/s/7598322/15/The-Selkie-Wife

 

 

 

 

Capitolo  15

 

Alice e la piccola Elizabeth si addormentarono sulla strada di casa ma Bella e Edward non avevano sonno affatto. Bella si sentiva come se avesse masticato una noce di Betel, anche se Edward non avrebbe saputo cosa fosse, nemmeno se avesse provato a descriverla.

«Perché?» chiese Bella. «Io non capisco. Maria aveva detto di recente che avrebbe mandato Jane in campagna.»

Edward si pizzicò la radice del naso, un’abitudine di quando era stressato. «Gardiner vuole che la ribellione appaia come una sollevazione protestante contro la regola cattolica, una ribellione con l’obiettivo di rimettere Jane sul trono. Ora che Maria ha pubblicamente annunciato il suo matrimonio, il consiglio e Gardiner l’hanno sostenuta, quindi non vogliono ammettere che il popolo, sia cattolico che protestante, si sia ribellato per fermarla.»

«Ma perché Jane dev’essere giustiziata?» Bella abbassò la voce, sempre consapevole dei domestici che portavano la lettiga.

«Perché è un simbolo», disse Edward, e la sua voce era stanca e sorda. «Lei rappresenta la regola protestante, ma ancora più importante, ha pochi sostenitori. È un capro espiatorio, Bella. La più innocente di tutti noi, eppure deve morire per ciò che suo padre e altri hanno fatto.»

«Filippo ha veramente detto che non verrà in Inghilterra a meno che Maria non faccia giustiziare Jane?»

Edward alzò le mani in aria. «Renard sa che Maria vuole Filippo, così la manipola. Quell’uomo è un fanatico e pensa che Maria sia stata fin troppo clemente. Se il regno diventasse veramente instabile, no, non verrebbe, ma il paese non è instabile, almeno, in nessun modo che la morte di Jane possa sistemare.»

«Edward, cosa faremo? Jane è fanatica quanto Maria quando si tratta di fede. Non si convertirà solo per salvarsi la vita.»

«Ha sedici anni», disse Edward. «Non vuole morire.»

«Non ne sono sicura», replicò Bella. «L’ultima volta che l’ho vista, mi ha detto di come non avrebbe trovato la felicità su questa terra, ma solo in cielo.»

«Possiamo guadagnare un po’ di tempo, comunque.” Edward si passò le mani tra i capelli. “ Magari Maria cambierà idea.»

Bella sospirò. «Edward, ti risulta che Maria abbia mai cambiato idea su qualcosa?»

«No», ammise Edward. «Ma c’è una prima volta per tutto. Ora, dimmi cosa è successo con Elisabetta.»

Bella gli raccontò, cominciando la storia con la richiesta di Maria di spiare Elisabetta. Non ricordava se glielo avesse detto o no prima di partire, ma a giudicare dalla sua espressione, era più un ‘no’.

«Non avrebbe dovuto chiederti una cosa del genere», disse Edward, il tono indignato.

Gli disse del loro viaggio, e lui rimase stupito quanto lei del basso rango dei cortigiani mandati a prendere Elisabetta, così come del modo rude in cui era stata trattata. Quando lei gli disse degli appartamenti che gli erano stati dati a palazzo, lui per poco non fermò la portantina ordinando ai portatori di tornare indietro.

«Edward, no», lo fermò Bella con gentilezza. «Non c’è niente che puoi fare stanotte. Probabilmente la Regina è già a letto e si arrabbierebbe se la svegliassi per questo.»

«Bella, è sbagliato», protestò lui. «È una principessa di sangue reale. Perfino i prigionieri nella Torre vengono trattati meglio.»

«Qualche settimana fa ho sentito Maria dire a Jane Dormer che Elisabetta somiglia a suo padre, Mark Smeaton.»

Edward roteò gli occhi. «Lo fa ogni volta che è irritata con Elisabetta. Chiunque abbia gli occhi vede che è figlia di Enrico VIII. Bess gli somiglia più di Maria.»

«Domani penseremo a questi problemi», disse Bella. «Ma per stanotte, voglio mio marito tutto per me.»

Edward non fece discussioni.

 

 

Ma al mattino, Maria si rifiutò di parlare di sua sorella. Edward provò due volte a tirare fuori l’argomento e fu respinto entrambe le volte, quando la Regina disse che non desiderava discuterne e diede a Edward uno sguardo freddo e arrogante. Gardiner, quella serpe, si chinò e sussurrò all’orecchio della Regina, senza mai staccare gli occhi da Edward e lo sguardo della Regina divenne ancora più freddo. Dopo ciò, Edward aveva lasciato la stanza, irritato, deluso e disgustato.

Incontrò Bella fuori dalle loro stanze. La baciò e si guardò attorno. «Dov’è Padre Jasper?» Sarebbe dovuto andare con loro a fare visita a Jane Grey, dopo aver fatto un così buon lavoro a convertire Elisabetta, pensò Edward acidamente, ma non si vedeva da nessuna parte. Vide il loro codazzo di domestici, una donna che portava una pila di libri per Jane, un altro che portava una pesante pelliccia per coprire la Duchessa se avesse avuto freddo sulla portantina o sulla chiatta, e un altro con un cesto di prelibatezze per la Duchessa se le fosse venuta fame durante il viaggio (l’appetito di Bella cresceva a vista d’occhio con l’avanzare della gravidanza).

Bella arrossì e balbettò.

«Bella?»

«Lui è … um … è con Alice.»

Edward si accigliò confuso. «Deve confessarsi?»

«No, non credo», replicò Bella, le parole lente e esitanti.

«Bella, che c’è?» Edward cominciava ad essere impaziente. C’erano troppi segreti nella sua vita e non voleva che ce ne fossero anche tra lui e sua moglie.

Bella abbassò la voce per evitare di essere sentita dai domestici che li guardavano con avido interesse. «Loro … Edward, non hanno fatto niente di male. È importante che tu capisca questo. Ma c’è un … affetto tra loro.»

«È un prete!» Edward era scioccato.

«È un uomo, prima», disse lei con gentilezza.

Edward scosse la testa. «Bella, tu non capisci. Se la Regina ne avesse sentore …»

«Non hanno fatto nulla di male!» insisté Bella testarda. «Si incontrano. Parlano. Tutto qui.»

«Quanto spesso?»

«Quasi ogni giorno», ammise Bella. «Veniva spesso in visita ad Hatfield.»

Mentre Edward non poteva vedere sua moglie, Jasper era libero come un uccello di andare a Hatfield e corteggiare una delle dame di Bella. Sentì una fitta di risentimento che cercò di scacciare. Ognuno ha il proprio posto nella vita, ricordò a se stesso. «Dove sono?»

«Nella nostra camera privata.»

Lui emise un lamento, spingendosi i palmi sugli occhi. Anche lui aveva un segreto, e Bella poteva ascoltarlo insieme ad Alice e Padre Jacob.

Bella seguì Edward dentro, torcendosi le mani, un’abitudine nervosa che aveva preso dalla Regina. Trovarono Alice e Padre Jasper seduti davanti al camino, le ginocchia che quasi si toccavano, con le teste chinate vicine in conversazione. Alice saltò in piedi quando li vide avvicinarsi e fece un profondo inchino. «Vostre grazie», squittì.

Jasper si alzò e si inchinò, la sua aura di calma imperturbata. «Che piacere vederti di nuovo. Edward, vero?» Inclinò la testa di lato e strinse gli occhi, come se non riuscisse a ricordare. «Ah, sì, ora ricordo. Ero il confessore di un giovane uomo che ti somigliava un po’. È da parecchio che non lo vedo, in quel senso, però.»

«È solo che non ho abbastanza peccati da molestarti confessandoli», disse Edward con un sorriso.

«Allora non stai vivendo appieno la vita», replicò Jasper. Si voltò verso Bella e si chinò sulla sua mano. «Vostra grazia, leggiadra come sempre.»

«Grazie, Padre Jasper», replicò Bella.

«Ho delle notizie che riguardano tutti voi», disse Edward, e tutti gelarono e trattennero il fiato. Annunci come questo raramente erano buone notizie. Aspettarono, guardandolo interrogativi.

«Ho sentito che tuo padre sta negoziando un matrimonio per te, Alice.»

La faccia di Alice divenne bianca, come le nocche che stringevano la spalliera della seggiola. Jasper, da parte sua, apparentemente non reagì. «Con chi?» chiese lui.

«Il Barone Tyler.»

Alice sedette, o, più accuratamente, cadde sulla sedia. Un respiro tremante fu l’unico suono che emise. Bella si accucciò al suo fianco, prendendole la mano. «Non ne sapevi niente?»

Le labbra di Alice erano di un terribile colore blu-grigio. «Mio padre non mi ha scritto di questo, no.» Bella capì quello che Alice non aveva aggiunto: suo padre non le aveva mai scritto per tutto il periodo in cui era stata al servizio di Bella, anche se Alice aveva rispettosamente scritto a lui ogni settimana.

«Chi è il Barone Tyler?» chiese Bella. «Non credo di averlo incontrato.»

«No, non lo hai incontrato», disse Edward.

«E di questo devi essere grata, Bella», disse Jasper. «Santi, preferirei vederla promessa al Diavolo stesso.»

Edward e Alice boccheggiarono a questa blasfemia, ma Bella lo guardò con comprensione. «Edward, tu sei il Duca. Trovale un partito più adatto, in fretta, prima che suo padre la dia a questa deplorevole … creatura.»

«Farò quello che posso», disse Edward, «ma non posso promettere che lui sarà d’accordo.»

La porta si aprì e Emmett entrò. Edward alzò un sopracciglio perché non si era annunciato, ma annuì in segno di saluto. Lui e Emmett non erano tornati alla relazione calorosa e stretta che avevano prima che Edward scoprisse il tradimento di lui, e forse non vi sarebbero mai tornati, ma almeno riuscivano a comunicare senza rancore da parte di Edward.

«Fratello, hai un momento?» chiese Emmett.

Edward sospirò. «Altre cattive notizie?»

Emmett considerò. «Non ne sono sicuro.»

Edward alzò impaziente una mano in aria. «Avanti, tira fuori.»

«Gardiner ha parlato con Padre Jacob. Non so bene perché, ma di certo non a nostro beneficio.»

Edward gemette. «Quand’è l’ultima volta che sei stato a messa, Emmett?»

Emmett ci pensò. «Non me lo ricordo. Il mio matrimonio conta?»

Edward gemette di nuovo. «Emmett, per il bene di tutti noi, devi farlo.»

«Io non sono un Papista», disse Emmett strusciando i piedi. «Non riesco a fingere bene come te, Edward. Uhh, chiedo scusa, Padre Jasper.»

Jasper ridacchiò. «Nessuna offesa, figliolo.»

«Rosalie va a messa in continuazione», offrì Emmett. «Questo conta?»

Edward chiuse gli occhi. Indicò prima Padre Jasper e poi Emmett. «Tu, vieni con me. Tu, vai a messa.» Si avviò alla porta a passo di marcia.

«Adesso?»

Edward girò sui tacchi.

«Ci penso io!» cinguettò Bella. Saltò sulla sedia vuota, colpì Emmett dietro la testa e poi scese.

«Ow!» si lamentò Emmett.

Bella prese a braccetto Edward e andarono verso le porte del palazzo. Dovevano sbrigarsi, o avrebbero perso l’onda di marea sul Tamigi e avrebbero dovuto prendere una portantina, molto più lenta, per andare alla Torre

«Hai pensato a cosa le dirai?» chiese Bella a Edward mentre salivano sulla chiatta.

«Ho intenzione di dirle la verità», disse Edward. «Deve sapere quanto è pericolosa la sua situazione. Le daremo un giorno o due per pensarci e scommetto che al nostro ritorno sarà più disponibile alla conversione.»

Trovarono Jane seduta a un tavolo, gli ingranaggi interni di uno dei suoi orologi sparsi davanti a lei, il libro sugli orologi al suo fianco. Brillò quando vide Edward e Bella. «Cugini!» disse. «Che piacevole sorpresa.» Ignorò completamente Padre Jasper, che si mise seduto su uno sgabello vicino al camino ed osservò.

«Non così piacevole come pensi, Jane», replicò Edward, dandole un bacio leggero sulle labbra prima che lo facesse anche Bella. «La questione è grave, veramente.»

Jane sbuffò. Poi ridacchiò. Poi scoppiò in una risata travolgente e quasi cadde dalla sedia, lacrime di ilarità che le rigavano le guance mentre Bella e Edward la guardavano basiti.

«Scu-scusate», boccheggiò lei. «Solo che … l’esecuzione, una questione grave!» (la parola “grave” significa anche tomba-ndt) E scoppiò di nuovo a ridere.

«Te l’hanno detto, allora?» chiese Edward quietamente. Scansò una pila di carte e si mise seduto su una sedia con i braccioli, lo fece senza pensare, cercando automaticamente la seggiola che spettava al suo rango, come era stato programmato fin dalla sua infanzia. Bella sedette vicino a lui su una seggiola più bassa. Cercò di mettersi il più possibile comoda. Sedersi, con la sua pancia sempre più grande e il corpetto era una tortura.

«Sì, me l’hanno detto», disse Jane. Non sembrava turbata dalla notizia.

«Tu non devi morire, Jane.» Edward si chinò in avanti e appoggiò le braccia sulle ginocchia. «Parlerò con la Regina di lasciare la corte. Potrai venire vivere con Bella e me, e goderti i tuoi libri. Cullen Hall ha una grande biblioteca e possono mandarmi dei libri …»

«Grazie, cugino. Sembra bello. Ma io non posso negare la mia fede per allungare di qualche anno la mia vita.»

«Qualche anno! Jane, tu non hai che sedici anni! Potresti vivere per tre volte questo numero prima di mettere il primo capello grigio.»

«Esageri un po’, immagino.»

Edward sospirò. «Sento i miei primi capelli grigi arrivare adesso, infatti. Parlerai almeno con Padre Jasper?»

Jane sorrise. «Se questo ti fa felice, cugino, farò quello che chiedi. Ma comprendi bene che non ho scelto la mia fede per ignoranza della sua controparte.»

«Voglio salvarti, Jane, non lo capisci? Hai vissuto a malapena e già butti via la tua vita.»

Jane si alzò e gli mise una mano sulla spalla. «Non lo faccio alla leggera, cugino. Capisco ciò che non avrò. Ogni volta che guardo te e tua moglie, so quello che non avrò.»

Edward trasalì. Anche se la Regina si fosse convinta a risparmiare la vita di Jane, le sue possibilità di avere un matrimonio felice e amorevole erano quasi nulle. La Regina non avrebbe mai più permesso a Jane di sposarsi dopo aver giustiziato Guildford. Non avrebbe mai rischiato la nascita di un bambino che sarebbe stato un altro pretendente al suo trono.

Fu abbastanza per mandare fuori strada Edward per un momento. Per cosa stava salvando Jane? Una vita agli arresti domiciliari con solo i suoi libri per compagnia mentre ascoltava i suoi orologi ticchettare ogni arido secondo? Poteva attirare Jane perché il suo tempo quieto a leggere era l’unico tipo di felicità che avesse mai conosciuto, ma a Edward faceva male il cuore pensando a quanto fosse vuoto.

Disperato, Edward disse, «Jane, perfino la Regina Maria ha abiurato quando la sua vita era in gioco.»

Jane inclinò la testa. «Dovrei rispettare questo, Edward?»

Non aveva risposte per questo.

Jasper parlò nel silenzio. «Lady Jane, le nostre fedi non sono così differenti. Entrambi preghiamo lo stesso Gesù, da cui scaturisce la nostra salvezza. Tutto il resto sono inezie.»

Jane scosse la testa. «Quelle inezie sono peccaminosa idolatria.»

Edward all’improvviso ridacchiò. «Ricordi quell’estate a Newhall, Jane? Stavi camminando lungo il corridoio dietro Lady Wharton e le chiedesti perché si inchinava quando passava davanti alla porta della cappella.»

Gli occhi di Jane brillarono. «Sì, me lo ricordo. Le chiesi se la Principessa Maria fosse là dentro, e lei mi disse, ‘No, io mi inchino a colui che mi ha fatto’.»

«Intendeva l’Ostia», spiegò Jasper quando Bella apparve confusa.

«I Papisti credono che Dio sia fisicamente presente in quel pane», disse Jane sprezzante. «Io le chiesi come poteva il pane essere Colui che ci ha fatto, se era stato fatto dal fornaio.»

Edward non poté fare a meno di ridere a quel ricordo. «Oh, come si offese Maria quando lo seppe!»

«Mi aveva regalato una collana di granato il Natale precedente. Il Natale dopo ebbi un paio di guanti.» Jane soffocò una risata.

Edward prese tra le sue la mano di Jane. «Ti prego, Jane. Prendi in considerazione ciò che ha da dirti Padre Jasper. Promettimelo.»

Jane annuì. «Prometto che lo prenderò in considerazione.» Ma Edward vedeva la negazione nei suoi occhi, sospirò e scoccò un’occhiata a Bella. «Resterete per cena?»

«Ne saremmo felici», rispose Edward.

Il pasto fu servito nella piccola stanza adiacente. Il tavolo era coperto con un lussuoso tappeto turco. E Jane aveva tre domestici che si prendevano cura di lei, come se fosse ancora la Regina. Il suo servitore personale si incaricò di servire e tagliare la carne. I cibi era probabilmente più semplici di quelli cui era abituata Jane,  ma erano ben conditi e deliziosi. Bella mangiò delle belle porzioni di porri e pastinaca, al momento i suoi preferiti.

«Ma tu non hai preso carne,» protestò Jane quando vide il contenuto del piatto di Bella. «Hai bisogno di carne per il bambino. Vuoi avere un maschietto in salute, no?»

Edward fece spallucce. «Lei desidera le verdure», disse. «Ed è pericoloso non accontentare le voglie di una donna gravida.»

Jane rise piano. «Tu probabilmente sei abbastanza vecchio da ricordare la storia della terza moglie di Re Enrico, Jane, che voleva quaglie grasse quando era gravida del Principe.»

Edward annuì. «Dovette mandare a cercarle per tutta la Francia e la Regina Jane continuava a lamentarsi che non erano abbastanza grasse. Devo ringraziare Dio che tutto quello che vuole la mia Bella siano verdure.»

«Finché non diventerà difficile trovarle, col freddo», lo avvertì Jane.

Edward a questo non aveva pensato. C’erano ancora delle verdure conservate dalla raccolta, ma andando avanti l’inverno, sarebbe stato più difficile averle. Avrebbe dovuto mandare a cercarle sul Continente, pensò. Gli venne un’idea: avrebbe fatto cercare dei portingales (arance dolci importate da Ceylon dai mercanti portoghesi, da cui il nome-ndt). Per quel che ne sapeva, Bella non li aveva mai mangiati, e sembravano una cosa che potesse piacerle.

«Quando nascerà il bambino?» chiese Jane.

«Ho concepito in settembre, quindi conta tre mesi indietro, e direi intorno a giugno o i primi di luglio, credo», rispose Bella.

«Spero di vederlo», disse piano Jane.

«Lo vedrai», dichiarò Edward, la voce ferma e risoluta.

Ellen, la balia di Jane, scoppiò in lacrime e corse via dalla stanza, la faccia nascosta nel grembiule.

«Sperava di essere la balia dei miei figli», disse Jane, a nessuno in particolare. «Edward, ti assicurerai che ci si prenda cura di lei, se …»

Jane non finì la frase, non ce n’era bisogno.

«Lo farò», disse Edward fermo. «Sia la mia piccola Elizabeth che il nostro nuovo bambino avranno bisogno di una persona amorevole che si prenda cura di loro.»

«Grazie», sussurrò Jane. Cercò di scacciare le lacrime e subito tornò a una calma compostezza. Non avrebbe pianto per il suo destino, ma per quello della sua amata balia doveva lottare contro le lacrime.

Edward perse l’appetito. Guardava giù il suo piatto finché Bella gli prese la mano. Speranza, gli sillabò.

 

 

Maria diede loro solo una settimana, e poi dichiarò la situazione senza speranza. Jane non si sarebbe convertita e sia Renard che Gardiner insistevano perché si procedesse con la sentenza.

Edward implorò. In ginocchio, implorò, ma Maria non vacillò. Jane si frapponeva tra Maria e quel matrimonio che lei voleva così disperatamente, e probabilmente aveva convinto se stessa che la ribellione era stata unicamente opera dei protestanti che si raccoglievano intorno a Jane.

«Deve essere fatto», disse a Edward, anche se le lacrime le brillavano negli occhi. «Non ho scelta. Potresti non neutralizzare la sua minaccia, anche convertendola. Jane ha firmato questa condanna a morte prima che i documenti arrivassero nelle mie mani.» Maria prese la sua penna e scrisse Marye, the Quene, e le spalle si Edward si abbassarono. Era finita. Non c’era altro che potesse fare.

Andò a casa quella sera, sconfitto, già in lutto per la giovane cugina. Bella lo strinse senza parlare nel loro letto. Nessuno dei due dormì quella notte.

Uscirono di casa prima dell’alba, entrambi vestiti di scuro, come si conveniva all’evento che andavano a presenziare. Padre Jasper li aspettava fuori vicino alla portantina. Anche gli uccelli erano silenziosi, quella mattina, notò Bella, una mattina gelata in un silenzio profondo e inquietante mentre salivano sulla portantina. Mattoni caldi avvolti nella flanella erano posti dentro per il loro comfort e Edward armeggiò con il mantello che copriva Bella per paura che prendesse freddo. Bella, che poteva rompere lo strato di ghiaccio di un lago per nuotarci dentro, lo lasciò fare. Era qualcosa a cui lui poteva rimediare, e pensava che in questo momento ne avesse bisogno.

Arrivarono alla Torre all’alba e non appena attraversarono il cancello, si trovarono immediatamente di fronte la vista dei carpentieri che martellavano indaffarati preparando il patibolo. Una balla di fieno era lì vicino. Le tavole del patibolo ne sarebbero state ricoperte per assorbire il sangue, ma quelle stesse tavole erano già macchiate da tutte le vite che vi erano state perse sopra. Su quelle stesse tavole erano morte Anna Bolena e Kathryn Howard. Bella rabbrividì passando lì vicino e alzò gli occhi verso la finestra di Jane, e la vide lì, che guardava la costruzione. Sorrise e fece un gesto di saluto con la mano quando vide Bella.

Jane era vestita con un semplice vestito nero, la schiva fanciulla protestante fino alla fine. Baciò Bella e Edward e poi si sedette di nuovo al tavolo per finire le dediche che stava scrivendo sul suo libro di preghiere. «Bella, questo lo darò a te … fuori. Ti chiedo di fare in modo che venga dato a mio padre.»

«Lo farò», promise Bella.

«Hanno riportato qui il corpo di Guildford», disse Jane, mentre la sua penna grattava alacremente. «È stato giustiziato all’alba sulla collina di Tyburn. Ieri sera aveva chiesto di vedermi un’ultima volta, e glielo avevano permesso, ma ho pensato che fosse meglio rifiutare. Era molto emotivo, secondo quello che ho sentito.»

Jane finì di scrivere e rimise la penna nel calamaio. Usò un po’ di sabbia per asciugare l’inchiostro e poi lo soffiò via con gentilezza dalle pagine. Chiuse il libro e ne accarezzò la copertina. Alzò lo sguardo su Edward e Bella, gli occhi pieni di compassione. «Non siate tristi, cugini, vi prego. Un momento di dolore e sarò felice per sempre. Ci riuniremo in cielo, lo so. Dio ti perdonerà per esserti conformato, Edward. Il tuo cuore è fedele al nostro credo.»

«Jane, c’è ancora tempo», disse Jasper. «Puoi ancora salvarti. Una nota alla Regina …»

Lei gli sorrise con gentilezza. «Grazie, Jasper. Tu sei stato così gentile con me, in questa settimana, e la mia fede è stata rafforzata da te. Ma non vedi che io sto per essere salvata? Sto per essere salvata dai miei giorni disgraziati e mandata verso le ricompense del paradiso. La mia casa in cielo sarà una magione con molte stanze, perché la mia fede non ha mai vacillato.»

«Ti prego, permetti a me e a Bella di costruire un annesso contro i suoi muri, quando arriveremo», scherzò Edward, anche se la sua voce era instabile e i suoi occhi brillavano di lacrime trattenute.

Jane ridacchiò e gli prese le mani. «Vi amo entrambi per ciò che avete tentato di fare per me. Bella, voglio che tu abbia i miei orologi, e Edward, ti prego, aggiungi i miei libri alla tua biblioteca. Mi piace l’idea che vostro figlio un giorno li scopra sugli scaffali.»

Edward accettò, anche se sapeva che la maggior parte di essi sarebbe stata bruciata dopo la sua morte, quelli che contenevano idee ‘eretiche’, La Bibbia Inglese di Jane, Il suo Libro delle Ore, stampato prima che Maria mandasse indietro gli orologi e ordinasse che tornasse in uso quello dei tempi di suo padre. Edward non era neanche sicuro che Bella avrebbe potuto mantenere la sua promessa di dare al padre di lei il libro che portava Jane.

Jane guardò oltre loro, dalla finestra. Una folla si era assiepata intorno al patibolo terminato e il carnefice era intento a cospargere di paglia le assi. Del velluto nero era stato attaccato ai bordi, una cortesia per il rango di Jane, anche se la sua famiglia era stata spogliata dei titoli nobiliari. Per legge, avrebbe dovuto essere giustiziata sulla collina di Tyburn, come Guildford, ma Maria le aveva garantito la misericordia minima di un’esecuzione privata nella Torre. Edward pensava che fosse più per contenere eventuali discorsi protestanti, che Jane avrebbe potuto fare, verso un pubblico più piccolo, ma Edward sapeva che le sue parole si sarebbero comunque diffuse ovunque.

«C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, e il giorno della nostra morte è migliore del giorno della nostra nascita.» Jane alzò il libro delle preghiere e guardò il Conestabile della Torre, Sir John Bridges, che attraversava il Green verso gli alloggi. «Voi due siete stati dei veri amici, per me, e prego che Dio invii la sua benedizione su di voi.»

Bridges entrò, e la sua faccia diceva che Jane si era fatta molti amici tra i custodi della Torre. «Siete pronta, mia lady?» chiese con voce gentile.

«Sono pronta», disse Jane con un sorriso. «Vi ringrazio per le tante gentilezze che avete avuto nei miei confronti, sir John.»

Edward prese il braccio di Jane e Bella camminò vicina dall’altro lato. La signora Ellen e le altre governanti che avevano servito Jane, li seguirono soffocando il loro pianto nei fazzoletti.

Jane leggeva dal suo libro delle preghiere mentre camminava, ma non girò mai la pagina e Edward pensò che i suoi occhi erano semplicemente fissi sulle parole, così da non dover guardare il patibolo più del necessario. Il carnefice era al centro del patibolo vicino al ceppo. Indossava pantaloni e un giustacuore di cuoio, sopra una camicia nera. Un cappuccio nero copriva il suo volto, con due buchi tagliati sugli occhi.  L’ascia che avrebbe usato era ai suoi piedi. Allungò una mano quando Jane si avvicinò al bordo del patibolo per aiutarla a salire. Edward sollevò Bella e poi salì dietro di lei, dando poi una mano a Padre Jasper che era impacciato dalle sue vesti. Poi rimase ad assistere la balia Ellen e le altre domestiche che avevano servito Jane nella Torre. Il pubblico apprezzò la vista del Duca di Cullen, il nobile di più alto rango del paese, che assisteva domestiche di bassi natali, ma le donne stesse erano inconsapevoli dell’onore. Tutte loro singhiozzavano forte nell’aria fredda e silenziosa.

Edward condusse Bella sul retro del patibolo insieme agli altri. Jane era in piedi da sola davanti al ceppo. Tremava, forse per il freddo, forse un po’ per la paura, ma il suo contegno era calmo e sereno, come se fosse in chiesa. Il boia si inginocchiò davanti a lei. «Mi perdonate?» chiese.

«Sì, sir, vi perdono molto volentieri», disse Jane. «Vi prego, uccidetemi in fretta.» Fece un gesto verso Ellen, che si avvicinò per dargli un sacchetto di monete, il tradizionale obolo che veniva dato per assicurarsi una morte rapida.

Si voltò verso il pubblico e la sua voce piccola e dolce risuonò in quell’immobilità. «Buona gente, io sono venuta qui a morire e secondo la legge sono stata giustamente condannata. Gli atti di tradimento verso Sua Altezza la Regina sono contro la legge, ed io ho acconsentito ad accettare il trono. Ma io non l’ho mai chiesto o desiderato, e di questo ho le mani pulite. Di fronte a Dio e di fronte a voi, buona gente cristiana, prego che tutti voi siate testimoni che muoio come una vera donna cristiana, e spero di essere salvata per mezzo di niente altro che la pietà di Dio, nel merito del suo unico figlio Gesù Cristo. E confesso, quando ho conosciuto la parola di Dio, l’ho trascurata lo stesso, amando me stessa e il mondo, e per questo merito questa punizione per miei peccati. E ancora, rendo grazie a Dio per avermi dato il tempo di pentirmi. E ora, buona gente, mentre sono viva, vi prego di assistermi con le vostre preghiere.»

L’ultima frase sottolineava la fede protestante di Jane, che rifiutava la nozione del Purgatorio e le preghiere per i morti. Si voltò verso Sir Bridge e chiese, «Posso recitare un Salmo?»

Lui annuì, e Edward notò che aveva gli occhi umidi.

Jane aprì il libro, ma non aveva bisogno di leggere mentre recitava il Salmo cinquantuno in inglese. « Abbi pietà di me, o Signore, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato …»

La sua voce morì dopo le ultime parole, e per un lungo momento, sembrò la ragazzina spaventata, perduta e senza speranza che era. Jasper si avvicinò e ripeté il Salmo in latino, e questo, in qualche modo, sembrò dare a Jane la forza di cui aveva bisogno. «Grazie, Padre Jasper», mormorò. «Spero che ci incontreremo ancora in cielo.»

Si voltò e diede le poche cose che aveva in mano ai suoi amici sul patibolo. Premette il libro tra le mani di Bella e sussurrò, «Fino a quando ci rincontreremo», prima di spostarsi verso Ellen, la balia che era stata con lei tutta la vita e che adesso l’avrebbe vista morire. Diede in mano a Ellen un fazzoletto, di cui Ellen aveva dolorosamente bisogno in quel momento, e diede i guanti che portava alla signora Jacob, una delle donne che si erano prese cura di lei.

Tornò al centro del patibolo e cominciò a togliersi il vestito, perché i vestiti del condannato erano un altro tradizionale pagamento per il boia. Il vestito era stato allacciato lento dietro, per poter essere rimosso con facilità, ma le mani tremanti di Jane non riuscivano ad aprirlo. Il boia si avvicinò per assisterla, e Jane lo allontanò. Un debole, distante sorriso le affiorò sulle labbra, come se sentisse di spogliarsi del mondo insieme con il vestito. L’ultima cosa che si tolse fu il copricapo di velluto nero, coperto di perline nere lucide. Sotto, i suoi capelli erano stati acconciati in alto sulla testa, per lasciare scoperto il collo sottile. Rimase in piedi a rabbrividire con la camicia e la sottoveste, il biancore niveo in sorprendente contrasto con la desolata, grigia mattina.

Bella si avvicinò con la benda che le era stato dato da Sir John quando l’attenzione di Jane era altrove. Avrebbe dovuto essere Ellen a fare questo, ma Ellen non era in condizioni di fare altro che piangere. Bella sorrise a Jane, e Jane chiuse gli occhi prima che Bella le mettesse con gentilezza la benda e gliela legasse dietro la testa. Bella era in qualche modo confortata, sapendo che l’ultima cosa vista da Jane sarebbe stato il sorriso amorevole di uno dei suoi amici. Arretrò fino al suo posto a fianco a Edward e lui le mise un braccio alla vita.

Jane sentì lo scricchiolio del cuoio mentre il boia prendeva posto e gelò. «Me la … toglierete prima che io mi stenda?» chiese con voce tremante.

«No, mia lady», promise il boia.

Il loro scambio aveva fatto dimenticare a Jane in che punto fosse sul patibolo. Si inginocchiò lì dov’era, invece di andare avanti e inginocchiarsi di fronte al ceppo. Allungò le mani alla cieca, cercandolo. «Dov’è? Cosa devo fare? Dov’è?» La sua voce, che era stata ferma e forte fino a quel punto, si spezzò e tremò.

Edward si lanciò in avanti. «Ti aiuto, Jane», sussurrò. Lei emise un respiro violento che suonò come un singhiozzo. «Muoviti in avanti, verso di me», le indicò Edward, e Jane obbediente andò avanti sulle ginocchia, facendo scricchiolare la paglia, finché Edward poté mettere le sue mani sul ceppo. Lei rilasciò un altro violento respiro quando lo toccò, metà singhiozzo, metà sollievo, forse perfino in parte una risata. Edward arretrò e prese la mano di Bella, stringendola più forte di quanto intendesse, ma Bella non fece un fiato.

Le piccole mani bianche di Jane si mossero sulla forma del ceppo, poi vi si chinò sopra, appoggiando il mento nella depressione. «Signore, alle tue mani affido il mio spirito. Signore, alle tue mani affido il mio spirito …» Tolse le mani, con un po’ di sforzo e allargò le braccia in fuori, il segnale per il boia che era pronta. Le parole divennero più rapide. «Signore, alle tue mani affido il mio spirito. Signore, alle tue mani-»

L’ascia cadde. Le braccia di Jane ricaddero flosce sul patibolo.

Bella si voltò, nascondendo il volto nel petto di Edward. Lui la tenne, disegnando cerchi sulla sua schiena per calmarla, i suoi stessi occhi pietrificati dal piccolo corpo di sua cugina. Il torso scivolò di lato, pompando sangue sulla paglia e gocciolò tra le tavole per finire, come una macabra pioggia, sulla pietra sottostante.

Il boia sollevò la testa di Jane per i capelli. «Così periscono tutti i nemici della Regina. Guardate la testa di un traditore.» Recitò le frasi convenzionali, ma nelle sue parole mancava la convinzione.

«Dio salvi la Regina Maria», disse sir Bridges, ma la folla rimase silenziosa. «Dio salvi la Regina Maria», ripeté più forte, e la folla mormorò in risposta.

«Per favore, possiamo andare via?» chiese Bella. «Per favore?»

«Sì, possiamo andare», disse Edward. Scese dal patibolo, evitando la pozza di sangue che si allargava. La folla si aprì per loro. Trovarono Alice all’imbarcadero che li aspettava vicino alla chiatta, gli occhi fissi sul fiume. Non era stata capace di guardare. Non conosceva molto bene Jane, ma il suo cuore tenero non sopportava di essere testimone della sua morte.

«Ricorda quello che hai visto qui, oggi», disse Edward a Bella. «Ricordatelo bene. Un giorno Maria ti chiederà di questo, e voglio che tu le racconti ogni singolo momento. Voglio che tu glielo descriva così bene che le bruci nella memoria. E spero che lo porterà con sé per il resto della sua vita.»

 

 

 

 

Note storiche

-          Mark Smeaton era uno degli uomini accusati di adulterio con la madre di Elisabetta, Anna Bolena. Essendo l’unico borghese tra i supposti amanti di Anna, Mark fu probabilmente torturato. Fu anche l’unico che confessò, ma la sua confessione poteva facilmente essere smontata se qualcuno fosse stato veramente interessato alla verità in proposito. Lui “ammise” di essere stato a letto con la Regina in determinati luoghi e date in cui lei poteva provare di essere altrove, e una delle date era subito dopo che Anna aveva partorito. Probabilmente a causa della sua “cooperazione” nel confessare, Mark fu decapitato, invece che essere squartato, che era la morte tradizionale data ai traditori.

-          Il commento di Jasper sulle “inezie” si basa su qualcosa che Elisabetta disse dopo essere salita al trono: “ C’è un unico Cristo, Gesù, un’unica fede. Tutto il resto è una disputa sulle inezie.”

-          “Portingales” erano arance dolci. Le arance amare, importate da Siviglia, venivano comunemente candite. I portingales venivano importati da Ceylon dai mercanti portoghesi, da cui il nome.

-          Quando Jane non riuscì a trovare il ceppo, i suoi domestici e i suoi amici gelarono, insicuri su cosa fare. La storia registra che un membro del pubblico che assisteva saltò sul patibolo e la aiutò. Si legò da sola la benda, perché i suoi domestici non erano in condizioni di assisterla. Deve esserci voluta una gran dose di coraggio a restare così composta di fronte al crollo emotivo dei propri amici. In questa storia, ho dato a Jane Bella e Edward ad assisterla, il tipo di amici che avrei voluto avesse la povera ragazza.

 

 

  
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