Nota 2 :
***
Avete mai provato a litigare con qualcuno
che considerate un artista?
Che sia uno scrittore, un musicista, uno sculture o un pittore, fidatevi, con lui sarete sempre dalla parte del torto, saprà usarvi parole,
portarvi esempi a cui sarà impossibile ribattere e infine dopo avervi dato il colpo di grazia,
se è uno scrittore si farà passare per una vittima melodrammatica del suo stesso racconto,
se è uno sculture assumerà una posa in cui vi sarà impossibile non volerlo abbracciare,
se un pittore dipingerà espressioni così tristi su quadri di tela con un volto immutabile e se invece è un pianista non ascolterete altro che una nenia triste per tutto il giorno,
quindi dovrete essere voi a piegare il capo e chiedere scusa,
e mentre sfiorerete le loro labbra
pensando che forse era colpa vostra, non vi accorgerete del sorriso beffardo e
vincitore che vi troneggia sulle loro maledette labbra.
Non innamoratevi mai di questi elementi,
perché non riuscirete a tirarli su da un baratro in cui loro stessi hanno voluto cadere,
l’unica cosa che potete sperare è
che vi tedino la mano,non per risalire, ma
per portarvi giù con loro
***
I giorni passavano e vedere Laris, anzi, sentire Laris era
ormai diventata quasi abitudine.
Ogni giorno le melodie cambiavano, oppure gli dicevo qualcosa io,
dicendogli che dovevo scrivere
magari un pezzo con un dialogo triste, oppure che mi serviva qualche melodia
spensierata in modo di alleggerire i toni del libro.
E lui rispondeva con un energico si della testa. Mi
faceva quasi tenerezza da quanto si impegnava.
E ogni giorno….ogni giorno
migliorava sempre più.
Il ticchettio dei tasti e quelli del piano si sovrapponevano, più le sue
melodie mi ispiravano per un capitolo e più scrivevo
veloce per paura che le mie idee andavano via in un momento,
molte volte erano così tante, che dovevo tenere aperto sia word che un blok notes per appuntarmi ciò che volevo scrivere dopo
o semplicemente trascrivere una
frase del momento che mi era venuta in mente.
Non vi era dubbio, il pianoforte mi ispirava….o forse
era Laris a fare quella sorta di magia.
Sospirai almeno la undicesima volta in quella giornata
mentre ero distratto da quei pensieri
così ambigui e mi misi una mano tra i capelli scomposti per riposarmi
mentalmente almeno un minuto.
Dovevo smetterla.
Poi con ancora la mano sulla fronte guardai per
l’ennesima volta il suo profilo, perché ogni giorno mi sembrava sempre più
bello ?
Lasciai la mia mano e la posai direttamente sulla scrivania, ci mancava poco
che la battessi ripetutamente che passavo per un idiota.
Non ero omofobico, anche perché sarebbe stato
ridicolo sennò scrivere di una relazione gay ,
semplicemente non mi era mai
“piaciuto” un maschio, ripensai alle mie relazioni….e mi accorsi che ci pensai
nemmeno per un minuto. Era abbastanza
preoccupante.
La mia vita “amorosa” era piatta come quella di un encefalogramma
di un morto.
Il fatto era che le “signore” che avevo frequentato alla fatidica loro domanda
“ Mi ami ? “
( che arrivava dopo nemmeno due settimane ) rispondevo ,
” Amo molte cose. Amo la neve, amo la notte, amo i
libri, amo i soldi, amo i gatti….ma mi viene difficile
amare un essere umano.”
E puntualmente ribattevano con un “ Sei senza cuore “ o “ Ah, non troverai mai
nessuna “,
il mio era un solo piacere carnale, non avevo mai davvero provato dei veri sentimenti verso loro,
alzai di poco la fronte e lessi quello che avevo scritto e mi chiedevo come mai scrivevo storie romantiche o comunque di questo tipo,
narro d’amore ma non so provarlo, narro di opposti ma cerco qualcuno simile a me, nel complesso questa era la mia maledizione.
Chissà cosa ne avrebbe pensato Laris. In qualche modo ero sicuro che lui avrebbe capito quel ragionamento, anche se non ne sono poi così sicuro,
ho incontrato davvero poche persone
che hanno poggiato le mie strambe idee.
In ogni caso se una persona era bella, uomo o donna che era, era bella e basta.
E Laris…era bellissimo.
-Inutile non ci riesco.- dissi fissando la nuova pagina di word completamente
bianca, com’è che le miei idee erano sparite del tutto
e in un solo attimo ?
Dodicesimo sospiro in quella fioca giornata.
-Usciamo.- dissi davanti allo schermo, poi mi voltai verso di lui che aveva
smesso di suonare e ripetei la mia richiesta davanti alla sua espressione
sorpresa – Tranquillo, adoro il mio pc ma non ho
chiesto a lui di uscire ma a te.-
Assunse l’espressione calma, ma era diversa, le sue labbra erano incurvate
leggermente in un sorriso.
Misi il mio cappotto nero, arrivava alle ginocchia ,
per questo mi limitai a mettermi un banale maglione e dei semplici jeans
abbastanza larghi,
tanto il mio capotto copriva abbastanza, in quel modo potevo anche trascurare il vestiario, per questo adoravo il freddo e ovviamente odiavo il caldo,
ma eravamo a novembre quindi non avevo da preoccuparmi, Laris mi raggiunse nell’atrio ,
e fu singolare la scena che mi si parò davanti, era infagottato in un giubbotto che era chiaramente troppo grande per lui, era di colore bianco come quello della neve,
e aveva una sciarpa nera che gli
copriva metà del viso e notai anche dei guanti, quando ritornai alla metà del
viso scoperta, distolse lo sguardo scocciato e imbarazzato allo stesso tempo.
Mi sembrò che urlasse “ Non ridere. Zitto ti prego “
Qualche istante e scoppiai naturalmente a ridere, odiava chiaramente il freddo.
- ahah sembri un orso polare combinato così, no anzi
un pupazzo di neve !-
rendere partecipe dei miei pensieri
chiunque era sempre stata una mia caratteristica, gli aprii la porta
trattenendomi, poi però lui si fermò all’uscio,e guardò dietro di se , e poi
me.
Non capii immediatamente però gli risposi intuendo.
- Non ti preoccupare per il libro, ho ancora qualche mese per finirlo le idee
arriveranno, è solo che…mi sono bloccato in una parte.
E poi comunque ci sei te,
l’ispirazione mi verrà sicuramente, inoltre quando succede spesso e volentieri
scrivo altro quindi non c’è nessun problema.-
…in verità lo dicevo per tranquillizzare me stesso.
-….aaah…sicuramente stai pensando “ Ma a a me cosa me ne frega ! “- dissi tirandomi indietro dei
capelli , sperando che restassero all’indietro, dato
che mi davano fastidio davanti agli occhi.
Lui scosse la testa, sapevo che ero riuscito a farlo ridere di nuovo, chissà come era la sua risata.
….Chissà come era la sua voce ?
Se era dolce come le sue melodie, allora sarebbe stata musica per le mie
orecchie.
-Dai andiamo….?sai guardanti mi viene un mente un pinguino…né facevano la
pubblicità tempo fa, però credo abbiano fallito…in tv non si vedono più, hai
notato ? –
fu lui a spingermi dalle spalle per farmi uscire da casa mentre chinò il capo a quella stupida battuta.
Doveva sicuramente avere sui venti anni, ma sicuramente non superava i venticinque, anzi ne aveva molti meno,
eppure quello più entusiasta di uscire ero forse io che mi fermavo in ogni negozio, che indicavo ogni persona che era accampata per strada a vendere le caldarroste,
tra l’altro era un giorno in cui
facevano quelle bancarelle dove si passano le giornate senza mai comprare
niente.
Non so perché, ma adoravo quel clima.
- Pensa che mi hanno sempre invitato in prestigiose
cene, con caviale e tutte queste cose,
ma se mi avessero invitato per
promuovere o parlare del mio libro in una di queste bancarelle sarei stato
mille volte più felice. Erano tutti così noiosi! -
gli dissi guardandomi attorno, mentre probabilmente avevo gli occhi illuminati
da quella stupida festa. Laris invece era sempre composto e non aveva di certo
un portamento come il sottoscritto,
credevo che era elegante solo nella sua postura al pianoforte, ma invece lo era in tutto, dal movimento più semplice alla andatura più veloce.
Teneva le mani in tasca e il viso leggermente alzato scrutando tutto con i suoi occhi color del ghiaccio, rispetto a me era basso, c’era anche da dire che però io ero alto un metro e ottanta, quindi era facile essere più bassi di me, ma nonostante ciò sembrava ugualmente al mio livello.
Io al contrario ero abbastanza trasandato, insomma conducevo una vita da eremita, ne mi importava di mettere abiti firmati o qualcosa del genere,
e quando tutti mi facevano notare
il mio cattivo gusto nel vestire portavo l’esempio di Jhonny
Deep, perché lui vestiva scomposto ed era uno degli
uomini più belli del mondo, e io invece no ?
- Non ti piace nulla ? vuoi qualcosa in particolare ? – gli chiesi, molto
probabilmente si stava annoiando.
Lui stava per “dire “ di no , poi si soffermò su un
negozio e lo indicò.
Sorrisi di tenerezza perché mi ricordò
un bambino, uno di quelli che quando desidera qualcosa la indica.
Guardai dove indicava e distorsi un sopracciglio.
-…ma sarebbe un controsenso ! – ribattei
mentre vidi cosa aveva indicato.
Era una semplice gelateria.
Lui scosse la testa e si avviò io lo segui poi si
fermò li davanti guardando l’insegna come se fosse qualcosa di irraggiungibile.
-Mh vediamo…in effetti non fanno solo gelati…quindi cioccolata
calda ?-
Ancora un no .
-….Crepè ? -
Altro no .
Avrei dovuto assolutamente imparare un alfabeto per i muti, o portarmi un
blocco per gli appunti.
-…Frappè ?-
Quella volta fu un si e sprofondò nella sua stessa
sciarpa in quel momento.
-Bene, entriamo allora.- quella volta non mi seguì.
Restò immobile davanti alla vetrina, e quindi gli lo ripetei ancora.
Improvvisamente il suo sguardo si fece perso, chi mai aveva detto
che gli occhi di un azzurro come il suo, fossero glaciali ?
Erano i più dolci e più belli che io avevo mai visto.
Prese una manica del mio giubbotto e ancora una volta abbassando il capo scosse
la testa e mi sembrò terribilmente triste….o forse no…la sua era paura.
Non poteva parlare.
Anche entrare in un semplice negozio o che fosse una gelateria non sarebbe
riuscito a dire nessuna parola, e quindi ne dire cosa voleva o desiderava..
Mi liberai dalla dolce stretta e carezzai la sua nuca abbassata, fu l’unico
gesto che mi venne in mente per tranquillizzarlo.
- Chiedo io per te. Aspettami qui.- e mi voltai verso
il negozio.
Nella fila e appiccicato alla gente, valorizzai ancora di più la mia vita da
recluso, e naturalmente fui l’unico quel giorno ad ordinare una coppetta e un
frappé, e fu anche un impresa uscire, nella loro vita
passata quella gente doveva sicuramente appartenere alla razza dei vichinghi.
Uscii affannando.
- è stata dura…ma c’è lo fatta ! – dissi dietro di
lui, guardando la sua schiena esile.
Si girò appena a tre quarti, era vagamente preoccupato e non
mi ci volle molto per capire che si sentiva in colpa.
- Ho dovuto combattere, spintonare una vecchia e scavallare
un bambino rompiballe e
mi hanno pure sbagliato a dare il resto…ma nonostante questo….ecco a lei.- dissi energetico.
Allungai il bicchiere di frappè che lui prese.
-Hai freddo e bevi il frappè…è
un controsenso lo sai ? – gli feci notare mentre mi incamminai verso le ultime
bancarelle rimaste, fece chiaramente finta di ignorarmi.
…..- Laris…sbaglio o sei permaloso
? – gli chiesi con un sorriso beffardo sul volto.
Si stupì e poi velocizzò il passo.
Si lo era. E anche molto.
Forse si poteva capire di più una persona nel silenzio che
nel sentirla parlare, pensai guardando la sua figura da dietro, e le prime e
ovvie domande si fecero largo nella mia mente.
” Chissà cosa era successo. “
La sua lettera diceva che non era muto, ero quindi
sicuro che la voce l’aveva….fui io a guardare lui in modo gelido alle sue spalle con i miei
occhi profondi e il mio sorriso si fece accattivante
pensando che quella voce un giorno
sarebbe stata mia.
Lo raggiunsi, e constatai che il gusto che avevo scelto – stracciatela
e caffé – per il frappé gli piaceva. “ menomale “ pensai tra me stesso.
Poi ad un tratto quella bella giornata finì, un fulmine a ciel
sereno, due, tre gocce, e infine un acquazzone.
Mormorai un – Grazie Dio… -
( all’inizio lo maledivo, poi era ormai
diventato una sorta di amico/ nemico invisibile con cui parlavo )
Ma d’altronde era un classico…insomma ero uscito, non potevo pretendere che ci
fosse il sole tutto il giorno, sarei stato troppo fortunato e mi sarei
sorpreso.
D’istinto presi la sua mano nella mia e lo trascinai
con me per ritornare a casa al più presto,
comprare un ombrello dagli iettatori della pioggia non sen parlava nemmeno, spuntavano fuori come funghi,
ma il loro maledetto ombrello che
si rompeva in nemmeno cinque minuti non l’avrei comprato.
Fortuna che non eravamo lontani, quindi a casa, correndo ci arrivammo in dieci
minuti, fradici si intende.
Chiusi la porta di casa dietro le mie spalle e mi
poggiai contro di esse mentre sentivo l’acqua che scendeva dalle mie tempie.
- è completamente normale….quando sono senza ombrello
piove, e quando l’ ho, splende il sole.-
…
- Etcìù!
-
Riaprendo gli occhi e recuperando fiato guardandolo capii perché si era messo
tutti quelli strati di vestiti, era anche uno che prendeva il raffreddore
facilmente.
- Etcìù- …realizzai la situazione,
lo presi dalle spalle e lo scossi.
-Non ammalarti, non farlo, altrimenti dovrai stare a
riposo e non potrai suonare!-
ero un egoista, ma sapevo che lo ero in un modo impossibile da odiarmi…o almeno credo
-…vado a prenderti qualcosa! – restò sbigottito di fronte a
quella preoccupazione che più che per lui era per me stesso.
In realtà non mi preoccupavo per nessuno tranne che per me stesso…anzi no,
nemmeno di me stesso a volte.
Andai nella grande camera cercando velocemente tra gli
armadi, dire che era disordinato era poco….era…il caos più totale.
Ma trovai quello che cercavo, l’essenziale insomma, e
intanto potevo sentire i tuoni che si facevano largo nel cielo, e mi ricordai
delle cose stese che avevo messo nel terrazzo.
Ecco, in quel caso maledii Dio.
Presi uno asciugamano e dei vestiti e una coperta e
ritornai all’atrio,gli li posai sul divano che c’era li, lui mi guardò
accigliato.
-Tu dormi qua.- gli dissi e poi aggiunsi – tornerai domani, non ti preoccupare
io starò di la a scrivere, quindi non mi dai fastidio.-
il
solito tono, quello che non chiedeva, ma impartiva senza nemmeno volerlo
davvero.
….Darli un ombrello e farlo andare via dicendogli “ me lo
riporterai domani” era un concetto
che ignorai, e forse lo ignorammo in due.
Guardò prima i vestiti e poi me
-Lo so , lo so, non sono il massimo, ma almeno così i tuoi si asciugheranno.-
poi dopo avermi lanciato uno sguardo di comprensione si voltò nuovamente dall’altra parte, fece qualche passo e guardò al di fuori della finestra.
Pioveva a dirotto…mi misi di fianco
a Laris.
-….Ti piace la pioggia ? – ne sembrava affascinato, toccò la superficie del
vetro, e bastò il suo lieve accenno, e il suo sguardo lontano per capire la sua
risposta
“ Molto. “
A me non mi intratteneva molto come spettacolo, mi
piaceva solo il suo rumore mentre dormivo sotto alle coperte, lo trovavo
rilassante.
Guardammo la pioggia dalla grande finestra in vetro e
pensai a chi faceva lo stesso in quel momento.
C’era chi sperava che quella pioggia durasse in eterno per potere stare accanto
alla persona che aveva dimenticato l’ombrello e quindi
costretta a rimanere,
c’era chi si era perso nella grande metropoli mentre era al volante e il
passeggero a lui vicino fingendosi preoccupato sperava che sbagliasse
nuovamente strada in modo di potersi smarrire all’infinito,
e chi tipo come me ,
sperava di non finire mai il suo libro in modo da avere la sua musa accanto a se per sempre.
Continua