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Autore: Emelyee    12/05/2015    3 recensioni
Un incontro casuale tra due persone che sembrano destinate a non vedersi mai più. Ma se così non fosse? Se il fato decidesse di voler far conoscere meglio Isabella ed Edward, giusto per farsi due risate?
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Isabella l'aspirante astronoma

 


L’Hakuna Matata non era un locale molto grande o frequentato, ma alle undici di quel piovoso martedì qualcuno entrò imprecando e scuotendo il suo impermeabile verde. «Dannazione... Rose, mi senti ancora? Ah, al diavolo». Udii lo scatto dello sportellino di un telefono che si chiudeva, poi un’altra imprecazione e il rumore di una sedia che veniva spostata.
«C’è qualcuno, qui?», disse Amore, ma io feci attenzione a rimanere nascosta nel mio angolino. Purtroppo Hoogan, il gatto che la proprietaria mi aveva chiesto di tenere d’occhio durante il mio turno, non era dello stesso parere e si sedette ai miei piedi iniziando a miagolare forte, in modo che Amore potesse sentirlo. Lui, ovviamente, si alzò per cercare la fonte di quel suono e io non ebbi altra scelta che uscire allo scoperto, maledicendo Hoogan.
«Io... ehm... ciao», mormorai, sobbalzando quando mi accorsi che era più vicino di quanto avessi pensato.
«Isabella?». La voce di Amore era sorpresa, ma non sembrava arrabbiato. Io, però, iniziai comunque a tormentarmi nervosamente le pellicine vicino alle unghie.
«Senti, so che sei arrabbiato con me e che probabilmente sono l’ultima persona la mondo che vorresti vedere o ascoltare in questo momento, ma vorrei scusarmi. Non so esattamente cosa ho sbagliato l’altro giorno, ma sei sei esploso in questo modo deve essere qualcosa di grosso e...». Mi bloccai quando mi sfiorò il braccio con la punta delle dita, ma non mi azzardai ad alzare lo sguardo.
«Non scusarti, è stata colpa mia. Avevo scoperto da poco che Tanya, la mia ex fidanzata, si era inventata ogni cosa che mi aveva raccontato sulla sua famiglia e quando ti ho vista mi sono ricordato della prima volta che ci siamo visti e sono andato fuori di testa», mi spiegò, stringendomi il polso. «Tu sembri una brava ragazza, anche se un po’ pazza, e mi dispiace tanto di averti urlato contro. Perdonami, Isabella». Mi liberai dalla sua stretta e alzai un po’ la testa, abbastanza per vedere il suo viso ansioso e rendermi conto che, anche se non ci avevo mai fatto caso, Amore era bello.
Sorrisi e gli buttai le braccia al collo perché, come aveva appena detto lui, ero un po’ pazza, dicendo: «Bastava: “scusami, sono stato un coglione”, ma anche così va bene», risi. Edward non mi abbracciò, ma ricambiò il sorriso. Poi mi fece sedere ad uno dei tavolini ed Hoogan ci seguì, acciambellandosi ai miei piedi, guadagnandosi una tirata d’orecchie e una strofinata sulla schiena.
«E così fai la cameriera», disse lui, guardandosi attorno.
Io scrollai le spalle e appoggiai i gomiti sul tavolo. «Per ora. Ma un giorno farò l’astronoma», annunciai orgogliosa. Amore piegò la testa e mi guardò storto per un attimo, prima di chiudere gli occhi e ridacchiare.
«L’astronoma?», chiese.                                                                               
«Sì. Quando ero bambina andavo spesso in campeggio nei boschi con mio padre, è stato lui a farmi appassionare alle stelle. Era il suo modo di trascorrere un po’ di tempo padre-figlia insieme senza rischiare che mi facessi male come quando aveva provato a portarmi a pescare. Sai, quella volta sono riuscita ad infilarmi l’amo nella pancia e a cadere dalla barca sbattendo la testa contro un sasso sul fondo del laghetto. Mi hanno dato sei punti sulla testa e due sulla pancia e mia madre...». Mi fermai quando lo sentii ridere. Aggrottai le sopracciglia confusa. Avevo detto qualcosa di sbagliato? Quando vidi che non smetteva decisi di chiederglielo. «Che c’è?»
Amore continuò a ridacchiare per un paio di minuti prima di decidersi a rispondere. «Tu... parli sempre così tanto e così velocemente?»
«Sì, perché?», chiesi.
«Sei buffa. Non posso credere di averti considerata pazza». Sorrisi.
«Lo prendo come un complimento, se non ti dispiace», dissi guardando fuori e rendendomi conto che stava ancora piovendo. «Ti va un caffè?»
«Sì, grazie». Mi alzai e andai dietro il bancone con Hoogan al seguito mentre Edward mi osservava.
«Ti facevo più un tipo da cioccolata calda», disse, sistemandosi meglio sulla sedia. Io feci una smorfia.
«Non mi piace particolarmente la cioccolata. La trovo banale», lo informai mentre versavo il caffè in due tazze. I suoi occhi si spalancarono così tanto che risi di nuovo.
«Banale? Che ci trovi di banale nella cioccolata?», chiese allibito. Riflettei sulla risposta mentre gli portavo il caffè e mentre mi sedevo sul bordo della sedia.
«Non saprei. Mamma la preparava sempre per papà quando litigavano o quando doveva dargli una buona notizia o quando era il compleanno di qualcuno della famiglia o quando una vicina partoriva o... per San Valentino! Ah, quella festa è largamente sopravvalutata, Amore. Se il mio ragazzo mi prendesse una scatola di cioccolatini li darei da mangiare ai suoi pesci rossi, giuro», dissi facendolo ridere di nuovo.
«E comunque, grazie ancora per sette mesi fa, sai... non so cos’avrei fatto senza di te».
«Non era necessario ringraziarmi, Isabella», disse. «Ma alla fine hai avuto il tuo caffè».
Risi alla sue parole e pensai che quella era la prima volta che il nostro incontro finiva bene.
  
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