Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Erina91    12/05/2015    4 recensioni
La voce frizzante della bambina lo raggiunse:
-grazie di avermi salvato vecchio!- un sorrisino a furbetta guizzò sulle sue labbra.
-ehi! Mocciosa! A chi hai dato di “vecchio”?-
-perché, non lo sei?-
-ho fatto trent'anni solo pochi mesi fa.-
-beh, per me resti vecchio.- continuò con arroganza -e comunque, non mi chiamo “mocciosa”, il mio nome è Sarada.-
Sasuke decise di ignorare quella “bamboccia” impertinente e la fissò:
-allora, Sarada, come mai una mocciosa della tua età è in mezzo al bosco da sola?-
Più la fissava e più i contorni del suo volto, dei suoi occhi, l'accenno delle ciglia allungate e il taglio delle iridi attraente gli ricordavano Karin e questo non faceva altro che portare di nuovo alla luce quella notte di tempesta.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Karin, Salad, Uchiha, Sasuke, Uchiha | Coppie: Naruto/Sakura, Sasuke/Karin
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve a tutti/tutte!! pubblico anche il nuovo capitolo di fanfic. Mi scuso ancora per l'enorme ritardo.. ç___ç Spero che continuerete a seguirmi!
Ringrazio chi ha messo la mia storia tra preferite, seguite e ricordate.. ma soprattutto ringrazio chi mi recensisce!! *-*
Risponderò alle vostre recensioni appena posso, promesso! ;D
Spero che questo capitolo non vi deluda e mi auguro di non essere andata troppo OOC con i personaggi.


 


Lui, Lei e Sarada.. al Festival?

 
Il caldo sole risplendeva attraverso le vetrate della sua stanza e il leggero venticello faceva ondeggiare dolcemente le tende di villa Uchiha.
Un paio di passerotti cinguettanti si erano posati sul prato del giardino, che dava sulla sua camera, e stavano becchettando tutto ciò che trovavano a terra.
L'aria di quel tardo pomeriggio era piacevole e scuoteva soavemente i suoi ciuffi corvini.
Sasuke Uchiha aveva appena scostato le tende della sua camera per dare un'occhiata fuori: non era uscito per nulla quel giorno, pur essendo festa, era rimasto alla villa a leggere alcuni testi riguardo al villaggio della nebbia dato che fra un paio di giorni doveva partire per la missione incaricatogli.
Leggendo non si era accorto dell'ora e aveva finito per restare a casa l'intera giornata.
Quella sera si sarebbe tenuto il festival della liberazione dalla quarta guerra ninja e il villaggio e i suoi vicoli si sarebbero riempiti di passanti di tutti i tipi e di tutte le zone più vicine a Konoha, festeggiando e ricordando il lieto evento. Già sapeva che sarebbe stata una lunga serata.
Sasuke non aveva la benché minima intenzione di partecipare a tale ricorrenza, ma sapeva che Karin lo avrebbe fatto per rendere felice Sarada, che ci teneva particolarmente, e lui era altrettanto stimolato ad unirsi alle cerimonie perché sapeva che l'avrebbe incontrata nuovamente.
A tal proposito, aveva perfino pensato di invitarla personalmente, ma poi quell'estemporanea idea era stata distrutta immediatamente dal suo orgoglio e dalla deprimente mancanza di coraggio che proprio non gli s'addiceva.
Non riusciva proprio a comprendere come mai, quando si trattava di Karin, finiva per illanguidirsi penosamente; e, appunto per questo, non le aveva chiesto niente.
Probabilmente gli sarebbe apparso davanti all'inizio delle celebrazioni inventandosi una ridicola “scusa” per poter stare con lei.
Si schiaffeggiò la fronte mesto, al pensiero di come si era ridotto da quando quell'indomabile donna gli era apparsa davanti agli occhi dopo dieci anni.
Tutte le volte che aveva a che fare con lei si sentiva insicuro, incapace, patetico.. e chi più ne ha più ne metta di quei maledetti aggettivi.
In più, lei sembrava voler fuggire ogni volta da lui, come aveva fatto quell'angosciante notte dall'emozioni contrastanti: apatica e incomprensibile, eppure bellissima e travolgente. Un momento travolgente che non passava da anni; vivo, nitido, luminoso.. che si era rotto quando lui si era svegliato la mattina dopo non trovandola, accorgendosi tardi di cosa aveva irrimediabilmente perso.
Ciò che gli era appena sfuggito sotto gli occhi e il rancore verso di lei aveva sovrastato tutti quei sentimenti che poteva quasi definire “dolci” di quella notte.
E lei, quella dannata e complessata donna, aveva avuto anche il coraggio di tradirlo e di crescere una figlia che non era sicuramente sua.
Allora.. perché desiderava così tanto recuperarla?
Semplice.. perché quello che provava non era una semplice infatuazione.
Un'infatuazione, per quanto intensa può essere, non dura dieci anni e non riscatta appena l'oggetto di essa appare davanti e per di più senza voler dare nessuna spiegazione. Ecco spiegato il motivo di quel disagio: era dannatamente innamorato di quella donna e la sua inesperienza con le relazioni in generale lo faceva sentire profondamente incapace e impacciato nei confronti di Karin. Era una sensazione davvero fastidiosa, perché non si era mai sentito così.
Era stato tutta la notte a rimuginare nel tentavo di trovare una “balla” plausibile appena si sarebbe goffamente presentato al tanto amato festival, ma non gli era venuto in mente nulla; così, frustrato, aveva smesso di pensare decidendo che l'avrebbe pensato lì per lì.
Ormai era quasi ora e si era chiesto se era meglio indossare uno Yukata o presentarsi in semplici abiti ninja, poi optò per la prima opzione considerando che forse sarebbe stato l'unico nel villaggio ad indossare abiti ninja invece che il completo tradizionale giapponese, dato quanto gli abitanti di Konoha ci tenevo a rendere la festa più armoniosa e convenzionale possibile.
Ad un tratto l'immagine di Karin in kimono attraversò la sua mente, realizzando che sarebbe stata anche la prima volta che lui la vedeva in abito popolare (sempre fosse stata intenzionata a vestirsi così) e per un attimo sperò di poterla vedere dal vivo portando alla luce l'immagine peccaminosa che gli era appena venuta in mente. Comunque, a tale pensiero, decise mettere lo yukata in maniera da non attirare troppo l'attenzione delle persone per colpa di semplici abiti ninja.



 
*****


Karin stava stringendo e armeggiando con il fiocco dietro al Kimono di Sarada, trovando non poca difficoltà nel sistemarlo a dovere per non farlo calare o sciogliere.
-mamma!- esclamò Sarada -mi stai stringendo troppo la vita, fai più piano! Possibile che tu non sappia fare un fiocco?- lasciandosi andare ad uno sbuffo stufo.
Da dietro Karin stava donando al volto una serie di smorfie sofferenti stringendo fra i denti l'asta degli occhiali, mentre con le mani cercava di raddrizzare il fiocco calante e di legarlo il più possibile. -zitta ragazzina!- farfugliò, dato che aveva ancora l'asta tra i denti, -non vedi che sono concentrata? Se parli e ti lamenti, mi distrai.-
Sarada alzò gli occhi al cielo, cercando di non risponderle male nuovamente.
-mamma.. se non ti riesce perché non chiedi aiuto a Sakura-san?- propose annoiata.
-se tu pazientassi ancora un po' e stessi ferma avrei già finito.- rispose schietta.
-orgogliosa come sempre.- la sbeffeggiò la figlia.
-sembri tuo padre.- si lasciò sfuggire Karin, aspra, ma quando si accorse che era la prima volta che lo nominava davanti alla figlia cercò di rimediare:
-no, non fare caso a quello che ho detto.- ormai, però, era troppo tardi per rimediare: Sarada colse l'occasione per continuare quella conversazione, appena la sorpresa fu sostituita dalla curiosità. -no che non lascio perdere, mamma.. cosa vuol dire che sembro mio padre? Mi stai forse dicendo che lui è ancora vivo?- domandò.
Karin, a quella domanda indesiderata, si allontanò dalla figlia (ormai aveva sistemato il suo Kimono) riprendendo la sua compostezza.
-Sarada.. non farmi certe domande.- la riprese dura. -e no.. tuo padre non c'è più.- fu difficile dire quelle parole, visto che solo lei sapeva che invece era ancora vivo e vegeto e al momento si trovava più vicino a Sarada di quanto la piccola mente di sua figlia immaginava.
-sei tu che sei entrata nel discorso, è inevitabile che io ti chieda certe cose.-
-è stato un semplice sbaglio. Quello che ho detto non era esattamente ciò che intendevo dire.- tentò.
-e allora cosa intendevi dire esattamente?- ora Sarada la stava fronteggiando e la fissava con occhi seri e fieri, che in quel momento assomigliavano paurosamente a quelli intensi di Sasuke, che una volta la scioglievo_ e forse ancora adesso erano capaci di farlo_.
-ciò che volevo dire era che per un attimo mi hai ricordato tuo padre.- precisò, correggendosi parlando al passato: così il dubbio che fosse ancora vivo si sarebbe spento in Sarada, o almeno sperava che quelle parole risultassero più sincere delle precedenti, anche se non lo erano.
L'espressione intrepida dalla piccola Sarada scomparì per lasciare il posto ad una più amareggiata.
Lo sapeva che quelle parole l'avrebbero ferita e avrebbero completamente distrutto le speranze di sua figlia, ma non poteva fare altrimenti se non voleva che Sarada scoprisse la verità sul suo vero padre.
-ho capito..- sussurrò Sarada. -quindi, un po' assomiglio a mio padre?-
Karin annuì avvicinandosi a lei e afferrando le guance della figlia in un gesto di dolcezza.
-tu assomigli più di quanto pensi a tuo padre.- rispose sorridendo.
Sarada, dopo quella risposta, ricambiò il sorriso della madre.
-allora non lo odiavi come pensavo.- commentò, in seguito.
-no, io lo odiavo eccome! È diverso!- rispose pronta Karin, incrociando le braccia irritata (anche se parlare al passato di lui le risultava difficile dato che era pienamente vivo). -solo che c'erano anche tanti lati di lui che mi facevano impazzire.- confessò impacciata. “E lo fanno ancora purtroppo” aggiunse nella sua testa, distogliendo gli occhi dalla figlia per nasconderle l'imbarazzo.
Karin notò che le parole che aveva pronunciato su Sasuke avevano fatto nascere un sorriso radioso sulla labbra di Sarada e anche il suo volto sembrava diventato all'improvviso più rilassato e felice. Davvero sua figlia era felice se ammetteva di provare ancora qualcosa per il padre?
Non si aspettava certo quella reazione da Sarada, dal momento che teoricamente_anche se in pratica sì_ non l'aveva mai conosciuto o parlatoci consapevolmente.
-va bene, mamma, ti credo.. mi fa piacere che dopotutto non era così tanto odiato da te.- sorrise.
Karin sospirò stancamente. -dai, mocciosa, sbrigati ad infilare i Geta* che il festival sta per iniziare!-


 

*****


Sarada scoppiò a ridere e corse a prendere i sandali giapponesi.
-ricordati che dobbiamo passare da Sakura e Naruto. Andiamo con loro.- annunciò sua madre, richiamando nuovamente la sua attenzione da una stanza all'altra.
Sarada non rispose, però l'immagine di Boruto sorridente accolse la sua mente e si sentì arrossire senza capirne esattamente il motivo.
Da un po' di giorni a questa parte, il pensiero di quel ragazzino esuberante e pieno di sé la faceva sentire in modo strano. Un modo che non sapeva spiegarsi, ma che poteva dire fosse tutt'altro che spiacevole; Insomma.. non sempre lo era.
Inizialmente aveva collegato quella strana sensazione a una semplice simpatia che nutriva nei confronti di Boruto: un po' perché era l'unico compagno di accademia che cercava un minimo di coinvolgerla nei giochi di gruppo o di farla sentire inserita nella classe, e un po' perché la sua personalità solare e amichevole, per nulla timida, era capace di divertirla e farla sentire a proprio agio. Tuttavia, quell'idea iniziava a risultare poco credibile dato che molto spesso il ragazzino dominava la sua mente confondendola e lasciandola senza parole per le reazioni che le scatenava; reazioni che per lei erano assai sconosciute e inspiegabili. Eppure, a quel pensiero, quando suo madre le aveva proposto di indossare un kimono, conoscendo l'eleganza che dà alla figura femminile e non solo, aveva immediatamente accettato perché il viso di Boruto l'aveva spinta a farlo per un motivo banale come dimostrargli che anche lei sapeva essere carina come le altre ragazzine della sua classe e che non era un “maschiaccio” come lui ogni tanto la definiva scherzosamente. Probabilmente Boruto non la riconosceva nemmeno come qualcuno del sesso apposto, dato che giocava con lei nello stesso modo in cui giocava con gli altri suoi coetanei maschi. Quando lei, ultimamente, avrebbe voluto che lui la guardasse in maniera diversa e iniziasse a trattarla come considerava le altre sue compagne di classe, ovvero.. come “femmine” e non come “maschi”.
Per Sarada quel singolare sentimento era una vera “grana”, poiché le sembrava di sentire una morsa allo stomaco e le pareva di avere una malattia grave al cuore perché esso iniziava a battere come non aveva mai fatto ogni volta che si trovava davanti il suo lontano cugino.
Tale dolore era invadente, scomodo, intrusivo.. ma soprattutto era incomprensibile, o meglio, lei non riusciva a comprenderlo e non sapeva nemmeno con chi parlarne perché si vergognava. Sarada era introversa, taciturna, solitaria e facilmente suscettibile al momento che veniva irritata e certamente, con un carattere simile, non suscitava simpatia al primo sguardo e a causa della sua abitudine ad emarginarsi dal resto del mondo non riusciva ad instaurare relazioni amichevoli con i suoi coetanei/coetanee; Boruto, invece, aveva un personalità opposta alla sua e riusciva a far risaltare i suoi lati positivi in maniera talmente facile da sconvolgerla.
Forse era per questi suoi aspetti che sentiva una certa affinità con Boruto?
Aspetti che avrebbe desiderato avere anche lei, ma che purtroppo non aveva e che la limitavano.
Perciò aveva cercato di convincersi che la sua era solo ammirazione verso quel ragazzino, o peggio.. una sgradevole invidia.
Tuttavia, ancora non era sicura che anche il suo cuore la pensasse allo stesso modo ed era per questo che si sentiva molto confusa.
-eccomi, mamma!- la raggiunse.
-stai benissimo!- sorrise Karin, sistemandole meglio la crocchia che le aveva fatto.
-anche tu.- dichiarò lei, guardandola. -ti sei pure truccata?- notò scettica.
Era difficile che sua madre si truccasse, lo trovò alquanto strano.
-perché? Sto male?- domandò.
-no, non è questo. Solo che mi è sembrato strano, non lo fai mai.- spiegò.
-vedi ragazzina..- cominciò -..per eventi simili, per quanto non siano le mie cerimonie ideali, un po' di trucco non fa male a nessuno.
Anche tu dovresti metterti un po' di lucidalabbra.- le suggerì.
Sarada la vide armeggiare nella borsetta in tinta con il Kimono e tirare fuori in piccolo lucidalabbra.
-perché non lo provi?- la incoraggiò facendole un complice occhiolino.
-figurati! Non metto certe cose..- borbottò imbarazzata.
-immaginavo. Mi sono pure stupita che non mi ci sia voluto molto a convincerti ad indossare un Kimono: non sei il tipo, sono rimasta sorpresa dalla tua decisione.-
Sarada arrossì pensando al motivo per il quale aveva deciso di vestirsi in Kimono.
-appunto, il kimono già basta e avanza.- le fece una linguaccia.
Lanciò nuovamente una vaga occhiata allo stick che la donna teneva tra le dita smaltate, colta dall'indecisione, e poi glielo strappò di mano non resistendo alla tentazione di provarlo. -d'accordo..- accettò arresa. -come si mette?- chiese alla madre, impacciata.
-vieni qui che ti faccio vedere.- la portò davanti allo specchio dell'ingresso e glielo spalmò sulle labbra con delicatezza che solo un tocco materno poteva dare.
-che te ne pare, mocciosa?-
Sarada si guardò allo specchio meravigliandosi di come un semplice lucidalabbra poteva cambiare il volto di una persona: le sue labbra carnose, simili a quelle della madre, venivano risaltate da quella “specie” di crema/gelatina trasparente e brillantina che sapeva di fragola e le donava un tocco di eleganza e finezza, facendola sentire improvvisamente più matura e femminile. Sarebbe piaciuta di più in questo modo a Boruto? Fu la prima domande che si pose.
Scosse la testa cancellando quel pensiero e strizzò gli occhi scioccata.
Karin scoppiò a ridere divertita dalla reazione della figlia.
-visto? Adesso sei ancora più bella tesoro!- esclamò dolcemente.
Sarada decise di allontanarsi dallo specchio, altrimenti sarebbe rimasta lì a chiedersi come un oggetto simile poteva essere così incredibile da renderla così aggraziata.
-andiamo. Sakura-san ci starà aspettando.- la sua espressione si addolcì incontrando gli occhi della madre in un messaggio subliminale che recitava un tenero “grazie”, che Karin comprese al volo.


 
*****


Sasuke aveva finalmente raggiunto il centro di Konoha: era lì dove il festival era più concentrato.
I suoi occhi erano poco interessati agli speciali addobbi dedicati a quell'evento, alle bancarelle che offrivano cibo ed emanavano profumi e aromi deliziosi, e tanto meno sentiva il suono dei flauti Fue** o i ritmi e i movimenti delle ballerine danzanti, oppure le risate che attiravano gli artisti di strada, poiché essi cercavano solo una chioma di capelli rosso fuoco e due occhi penetranti.
Era stato invitato varie volte a provare i cibi che gli venivano offerti dai lavoratori dietro le bancarelle per richiedere l'attenzione dei clienti, ma lui aveva rifiutato sempre con poco garbo lasciando i poveri lavoratori a mani vuote.
Ecco che ad un certo punto la vide camminare nei vicoli di Konoha, sorridente e a parlare animatamente con Sakura, nel suo bellissimo Kimono blu a strisce fucsia, che si stringeva poco sotto le sue piccole "gemme" in una fascia dello stesso colore delle decorazioni a strisce.
Il lungo abito le risaltava la figura snella e le ciocche scarlatte acconciate in una sinuosa crocchia da dove dei piccoli ciuffi sciolti ricadevano dolcemente ai lati, le scoprivano il collo sul quale lui avrebbe voluto posare di getto le sue labbra mordendolo e succhiandolo finché non avesse avuto più fiato.
Deglutì appena, cercando di trattenere il suo istinto carnale e vergognandosi di tale pensiero spudorato che non avrebbe mai voluto avere.
A renderla ancora più irresistibile, però, non era solo la maniera perfetta e magnetica in cui le calzava il Kimono, ma anche i lieve trucco sul volto.
L'aveva vista raramente truccata, ma quella sera gli sembrò di osservare un piatto più appetitoso di qualsiasi altro, servitogli coi giusti condimenti e con la giusta forma, al quale difficilmente sarebbe riuscito a resistere senza che gli venisse l'acquolina in bocca per la bramosia di assaggiarlo e gustarlo. Certo.. paragonare Karin ad un piatto era alquanto ardito, ma in quel momento era ciò che aveva pensato, specialmente nell'attimo in cui le sue iridi corvine avevano incontrato quelle accese di Karin, sensualmente accentuate da un mascara che gli enfatizzava le ciglia nere e aiutate dalla leggero tocco di matita scura, a fare da contorno, e un rossetto color porpora che con estrema gradevolezza lo invitava a morderle con audacia quelle labbra dal dolce effluvio.
Avvertì la sua parte intima irrigidirsi ai pensieri appena fatti, sperando che nessuno notasse quel rigonfiamento che lo faceva sentire ammansito, profondamente seccato e disonorato. Sentirsi influenzato da lei ma anche attratto, innamorato tanto da essere sul culmine di perdere la testa e il controllo delle sue pulsioni sessuali era una vera sconfitta per l'orgoglioso Sasuke Uchiha.
Affianco alla donna dei suoi desideri, c'era la piccola Sarada che lo stava fissando corrucciata e irritata_probabilmente da come stava guardando sua madre_ che quella sera pareva avere un'aria diversa, più adulta, più femminile.. forse grazie al Kimono giallo ornato con delle foglie arancio sparse in tutti gli spazi vuoti del vestito e una fascia della medesima tinta: tali colori si intonavano pienamente con quelli naturali di Sarada; il tutto veniva ravvivato da un lucidalabbra leggero e brillante sulla bocca della ragazzina. La cosa che Sasuke pensò in quel momento, guardandole, era che erano entrambe bellissime e, se voleva, anche la piccola Sarada sapeva far spiccare il suo fascino nascosto; fascino che a lui ricordava tanto quello di Karin.
I suoi sdolcinati pensieri, fortunatamente, furono interrotti da Naruto:
-oh! Sasuke!- sorrise radioso. -sai che non pensavo saresti venuto?-
-sono solo di passaggio.- rispose seccato.
-zio Sasuke!- lo salutò Boruto allegro, andandogli incontro birichino.
Sakura gli fece un cenno di saluto sorridendo, per poi portare la mano sul suo pancione.
Anche Karin si avvicinò. -da quando in qua partecipi a questi festival?- gli chiese perplessa.
Come al solito, quella donna aveva già iniziato a sospettare della sua presenza.
-come ho detto, Karin, se non hai inteso.. sono qui solo di passaggio.-
-capisco.- fece aspra. -allora perché indossi lo Yukata? Mi vuoi dire che è stato un caso anche questo tuo nuovo abbigliamento?- lo provocò ghignando.
Sasuke la fulminò con lo sguardo. -se fossi venuto in divisa da ninja avrei attirato troppo l'attenzione. Infatti, come vedi, non c'è nessuno con vestiti normali e avrei dato troppo nell'occhio. Lo sai che odio avere troppi sguardo addosso nello stesso momento.- si giustificò.
Quella spiegazione sembrò convincerla meglio.
-beh.. già che ci sei, perché non ti unisci a noi?- lo invitò, facendogli l'occhialino, Naruto.
-già, visto che sei qui, mi sembra il minimo.- aggiunse Sakura.
-lo sappiamo tutti che alla fine vuoi restare.- intervenne Sarada.
che ragazzina impertinente! Proprio come la madre!” pensò Sasuke, fissandola.
-però, se resti, stai alla larga da mamma.- lo scrutò con sfida.
Sasuke ignorò la frase di Sarada e rispose:
-sai mocciosetta? Vestita così sembri molto più adulta.- notò allusivo.
Sarada non si aspettava un complimento simile e fu colta dall'imbarazzo.
Con una sola frase, Sasuke le aveva appena tappato la bocca.
Poi l'uomo distolse lo sguardo da Sarada e tornò a fissare il corpo e il volto di Karin.
-ma tua madre resta comunque la più provocante.- ghignò malizioso.

*****

 
Karin, che non si aspettava affatto un complimento simile, sgranò gli occhi sorpresa arrossendo come raramente le capitava. Anche Naruto e Sakura, oltre che Sarada, erano rimasti colpiti che Sasuke potesse lasciarsi andare così ai complimenti.
Naruto, cogliendo subito l'atmosfera che aleggiava tra i due, tirò Sakura per un braccio sussurrandole qualcosa, e poi prese per la maglietta anche il piccolo Boruto.
-bene. Sarada, Boruto.. venite con me e Sakura-chan che andiamo a giocare alla cattura dei pesci rossi.-
Boruto saltò emozionato. -ti straccerò papà!- esultò.
Naruto scoppiò a ridere.
-staremo a vedere ragazzino!- e i due corsero verso il banco della cattura dei pesci.
-Sarada, dai, vieni anche tu.- cercò di coinvolgerla Sakura, sorridendole materna.
Poi tornò a guardare marito e figlio e, osservando da lontano il primo, la sua dolce espressione si irrigidì in una innervosita.
-baka!- gridò.
Naruto si girò sbiancando e tremando -sì.. Sakura-chan?- blaterò.
-vedi di non ridurti al tuo stato fanciullesco più del dovuto e non far sudare troppo Boruto.- lo avvisò severa.
Naruto ridacchiò nervoso. -ricevuto, Sakura-chan.- lei annuì soddisfatta.
In seguito, in maniera alquanto lunatica, tornò a sorridere a Sarada che era sempre più scioccata dagli sbalzi d'umore di quella donna: nonostante fosse più di un mese che viveva con la famiglia Uzumaki, non si era ancora completamente abituata ai cambi di umore di Sakura, sebbene con lei si comportasse come la persona più dolce e materna del mondo (senza contare sua madre, eh).
-allora.. vieni anche tu?-
Sarada rimase indecisa, in mezzo alla strada, osservando Sasuke e sua madre discutere come cane e gatto.
Andava davvero bene lasciare sua madre a quell'uomo?
Come faceva a lasciarla a quel “vecchio” se lui fissava suo madre in modo così disdicevole, certe volte, e del quale non si fidava proprio del tutto.
Tuttavia, allo stesso tempo, sembrava che anche a sua madre non dispiacesse stare con lui_anche se, orgogliosa com'era, continuava a negarlo_.
Dall'altra parte, poi, c'era pure Boruto e sarebbe stata volentieri con lui; così, alla fine, decise di seguire Sakura e la sua strampalata famiglia.
-va bene, vengo anch'io.- si strinse in un sorriso accennato.
Sakura fu contenta di quella risposta e lanciò un'ultima occhiata alla coppia che stava ancora discutendo in mezzo alla strada.
“Sasuke.. spero che ti deciderai a farti avanti” pensò nel frattempo, sorridendo fiduciosa e seguendo Naruto e Boruto, con la piccola Sarada accanto.



Pochi minuti prima..
-cosa intendevi dire con quella frase? Era una “specie” di complimento?- domandò Karin.
-prendilo come vuoi.- affermò sbrigativo.
-senti Sasuke.. mi dici cosa vuoi da me?- domandò lei. -voglio dire.. da quando ci siamo rivisti ti stai comportamento in modo strano.-
-quello che voglio dovresti saperlo.- ribatté. -non mi hai dato alcuna spiegazione su di te, sul tuo passato e su chi sia il padre di Sarada.- continuò.
-non te l'ho date perché non sono affari tuoi.- replicò.
-sono anche affari miei, dato che ci conosciamo da diverso tempo.-
-e perché mai dovrebbero esserlo? Insomma.. anche se ci conosciamo da diverso tempo, io non sono stata altro che un passatempo o un'utilità per te.-
Sasuke si morse il labbro nel tentativo di controllare la rabbia, poi di scatto afferrò i polsi fini della donna. -questo non è affatto vero.- asserì gelido.
-e allora cosa sono?- chiese lei, sciogliendo la salda presa di Sasuke.
-non sei una qualunque per me.- iniziò vagamente, non guardandola negli occhi. -se non mi fossi interessato di te, pensi che ti avrei consigliato di iscrivere Sarada all'accademia di Konoha? Pensi che sarei qui a parlare con una donna che non fa altro che ribattere ai miei tentativi di approccio?-
Karin non rispose, rimanendo sempre più basita da quelle parole.
-pensi che ti avrei detto quello che ho detto?-
-pensi davvero che sia provocante?-
-certo che lo penso, stupida.- si sentì un po' imbarazzato a quella frase. -sennò non ti avrei portato a letto quella notte. Credi che l'abbia fatto con chiunque?- tornò a fissarla serio. Per un attimo cadde il silenzio.
-non lo so, ma ciò non toglie che non ti interesso in quel senso.-
-ma io..- tentò nuovamente, Sasuke. Karin non lo lasciò finire, perché si rese conto solo in quel momento che la famiglia Uzumaki e sua figlia si erano appena dileguati.
-Sasuke.. dov'è Sarada?- chiese lei, guardandosi attorno.
-non preoccuparti, sarà con Naruto e Sakura.- rispose.
-cerchiamoli.- detto questo lo trascinò per un braccio.
-posso camminare da solo, Karin.- protestò Sasuke sciogliendo la presa; consapevole che, se non l'avesse sciolta, l'avrebbe afferrata con violenza per strapparle un bacio ardente.


Karin si fermò di colpo, avvertendo il rumore del primo scoppio per l'inizio dello spettacolo pirotecnico e i suoi occhi limpidi si alzarono verso il cielo stellato per osservarne estasiata i vari colori. -non avevo mai visto uno spettacolo pirotecnico.- disse sorridendo.
Sasuke sfiorò per caso la mano di Karin e salì delicatamente lungo il suo braccio.
La ragazza si sentì accarezzare da quelle calde dita e non ebbe il coraggio di bloccarlo, avvertendo dei brividi lungo la schiena per l'emozione che quel solo tocco le stava creando. Sasuke raggiunse finalmente la ciocca sciolta dietro l'orecchio, per poi passare al suo collo.
-che stai facendo?- domandò lei incontrando il suo sguardo magnetico e profondo.
-ti sfioro, non vedi?- disse semplicemente lui, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Cosa stava succedendo a Sasuke? Non era mai stato così esplicito e chiaro con lei.
Quel comportamento anomalo la stava confondendo ma soprattutto la stava facendo vacillare sulle sue decisioni.
Quella notte dieci anni fa si era ripromessa che non l'avrebbe più visto, che l'avrebbe dimenticato e che, semmai un giorno l'avesse incontrato di nuovo, non sarebbe tornata indietro sulla decisione che aveva preso di allontanarlo e di prendere le distanze da ciò che provava per lui, perché Sasuke non l'avrebbe mai amata come lei desiderava e tanto meno gli avrebbe fatto capire che da quella notte era nata Sarada. Questa era stata la sua scelta.
L'aveva lasciato andare, l'aveva liberato dal suo peso ed era stata sicura che sarebbe stato meglio per entrambi, poiché lei non voleva più essere considerata un passatempo o una semplice utilità.
Karin era arrivata ad un punto che non le bastava più ricevere quelle attenzioni solo da un certo punto di vista; punto di vista che non era un “sentimento d'amore”.
Però, ora, a quel festival, con lui accanto, ogni scelta presa si stava facendo sempre più instabile e non era più sicura di volergli tenere nascosta Sarada.
La stava mettendo in difficoltà con quelle attenzioni improvvise e inspiegabili, e si sentiva una rammollita perché si stava facendo incastrare nuovamente dal suo fascino irresistibile. -non mi farai confessare con certe moine.- decretò dura. -non funziona più in questo modo.-
-infatti non voglio farti confessare.- affermò. -semplicemente.. faccio quello che voglio in questo momento. Se mi va di toccarti ti tocco, se non mi va non lo faccio.-
Karin si irritò per quella frase ricca di arroganza e presunzione.
-per chi mi hai preso? Per un giocattolo maneggiabile?- esplose rabbiosa.
-no, per una donna capace di provocarmi in modo così irritante.-
-quindi.. mi consideri come donna?-
-più o meno.-
Karin sbuffò contrariata.
Era proprio capace di farle saltare i nervi appena apriva bocca.
-non lo fare più.- lo minacciò.
-staremo a vedere.- ribatté. -raggiungiamo gli altri?- propose.
Karin diede un ultimo sguardo incantato all'uomo davanti a lei, che sapeva essere sexy in qualsiasi sembianza.
Anche in Yukata la sua autentica e imparagonabile bellezza non sfigurava.
Lo Yukata blu risaltava pienamente i suoi addominali e le sue gambe robuste ed allenate, mentre i suoi ciuffi ebano erano setosi e gli cerchiavano il viso con eleganza.
Era davvero l'uomo più bello, sexy e attraente del mondo per lei; e, dopo che l'aveva sfiorata e avevano condiviso quel tocco intimo, il desiderio di concedersi a lui come quella notte si fece pericolosamente irresistibile. Incontrarsi un'altra volta era stata proprio la loro rovina, o almeno.. la rovina di Karin.
-sì, andiamo a cercare Sarada.- rispose quando tornò alla realtà.


*****


Intanto, la famiglia Uzumaki più Sarada, dopo aver assistito allo spettacolo pirotecnico, avevano fatto un giro per il festival godendosi i piatti: avevano assaggiato Takayoki, spaghetti saltati sulla piastra con condimenti vari, e frutte caramellate.
Poi erano tornati al banco della cattura dei pesci rossi perché Boruto voleva la rivincita da Naruto, perdendo un'altra volta contro il padre e in seguito si era messo a giocare con Sarada facendo a gara con lei.
Sarada si sentiva un po' impacciata a stare così vicino a Boruto e anche la gara ne stava risentendo per via della sua distrazione e il suo disagio.
Ad un attratto, Boruto alzò il retino cattura pesci e le sorrise armonioso.
-giusto, insalatina..- la prese in giro. -mi ero dimenticata di dirtelo: oggi sei davvero carina!- le fece l'occhiolino. -e per una volta non ho il diritto di dirti che sei un “maschiaccio”.- concluse con una naturalezza disarmante, che spiazzò totalmente Sarada.
La ragazzina arrossì senza contegno e portò gli occhi scuri sui pesci rossi che nuotavano, non sapendo cosa rispondere a quei complimenti che le fecero battere il cuore a mille. -non dire cavolate, scemo!- urlò imbarazzata, cercando di nascondere i suoi veri sentimenti.
-è vero. Fidati.- sorrise rassicurante. -e poi.. stai tenendo male il retino. Ti faccio vedere come si fa..- si propose, prendendo la sua mano e posizionandola nel modo giusto.- guarda! Prova a pescarli ora.-
A quel semplice tocco, Sarada non si trattenne più. -grazie...- sussurrò.
Boruto la guardò divertito. - è la prima volta che mi ringrazi, insalatina..- la sbeffeggiò.
Sarada lo guardò arrabbiata. -smettila di chiamarmi così!-
Boruto scoppiò a ridere, in una risata fragorosa.


Dall'altra parte, nel frattempo, Naruto e Sakura erano alla bancarella accanto a farsi un'altra scorta di Takayoki e Naruto portò il suo bastoncino con i takayoki inseriti vicino alla bocca di Sakura. -assaggia questo, Sakura-chan!- e fece per imboccarla.
A Sakura si imporporarono le guance. -scemo.. siamo in mezzo alla gente, è troppo imbarazzante.-
-e dai!- ridacchiò Naruto -eppure noi conosciamo tutto l'uno dell'altra.- commentò malizioso, sfiorandole sensualmente la coscia nascosta sotto il Kimono.
-imbecille! Che fai?- sussurrò impacciata. -però hai ragione.- sorrise e portò avanti la labbra per farsi imboccare da suo marito.
-è buonissimo!!- esultò gustandolo lentamente.
-te l'avevo detto.- alzò il pollice l'altro.
-ah!- emise un piccolo grido portandosi istintivamente la mano sul pancione.
-che succede, Sakura-chan?- domandò preoccupato Naruto, avvolgendole un braccio attorno alle spalle.
Sakura si strinse in amorevole sorriso.
-niente di preoccupante. Sembra che anche la piccola Miya abbia gradito il pasto.-
-ha calciato?- chiese emozionato Naruto.
-sembra di sì.- confermò Sakura.
-allora sembra che anche la nostra piccola si stia divertendo!- esclamò Naruto sorridendo, accarezzando la pancia di Sakura con delicatezza.
Sakura incontrò i suo occhi cerulei e portò la sua piccola mano sopra quella grande di Naruto. -prova a vedere se la risenti.- lo invitò.
Naruto non se lo fece ripetere due volte.
-non vedo l'ora che nasca!- esultò.
-a chi lo dici!- sorrise lei.







**************************************
*Geta: tradizionali sandali Giapponesi.
**Fue: tipici flauti traversi Giapponesi.

Ecco a voi il nuovo capitolo. Aspetto con piacere le vostre recensioni; quindi, vi prego, per chi legge.. mi farebbe tanto piacere sapere cosa ne pensate!!
Grazie ancora a tutti! alla prossima!!

SakuraHaruno.
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Erina91