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Autore: KiarettaScrittrice92    13/05/2015    5 recensioni
- Buona notte fanciulla...
- Buona notte mio Angelo...
- Ladri per sempre...
- ...bianchi e liberi!
- We can...
- ...do magic!
Questa storia è molto importante per me, ci ho messo tutta me stessa a scriverla parecchio tempo fa ed ho deciso solo ora di pubblicarla qui, per questo motivo sarà strutturata in modo diverso dalle mie altre fanfiction.
Innanzi tutto sarà divisa in tre parti (ossia tre grandi storie) che ovviamente avranno un filo conduttore che le unisce come se fossero una il sequel dell'altra.
Poi per ogni capitolo metterò l'angolo dell'autore (di solito non lo faccio con le long, ma con questa ci tengo a farlo) e lo metterò ad inizio capitolo non alla fine, pregherei tutti di leggerlo (ma se non volete pazienza).
P.S. Tutto quello che leggerete qui è strettamente collegato alle trame di Gosho, ma non sempre le seguirà alla lettera. Quindi se vedete delle incongruenze sono volute apposta (soprattutto nella storia del passato di Kaito), inoltre tutti gli spoiler della saga di Bourbon non esistono.
Per concludere il raiting giallo è messo solo per un singolo capitolo, quasi alla fine della storia, ma è tranquillamente raiting verde.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kaito & Kiaretta'
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Angolo dell'autrice:
Niente, sono ancora qui per la vostra gioia... Sinceramente a sto punto non so davvero quando ci sarà questa pausa... Appena saprò qualcosa ve lo riferirò!
Ma bando alle ciance. I nostri eroi sono arrivati a Torino e incontreranno due torinesi... Una la incontreranno nei prossimi capitoli ed è... *rullo di tamburi* (no va beh l'avete capito, e per chi ancora non lo sa, sì vivo a Torino XD). L'altra la incontreranno proprio in questo capitolo, e sarà un personaggio parecchio importante nella storia, inoltre sono sicura che sarà il personaggio che odierete di più in assoluto in tutta la ff.
Avviso inoltre che tutti i luoghi descritti da ora in poi sono reali ed esistenti, tranne l'interno dell'hotel perché non ci sono mai stata.
Vi ringrazio immensamente per i bellissimi commenti che mi lasciate sempre, siete strepitosi!
Buona lettura ^-^

La rosa rossa



Brutti incontri
 

«...Purtroppo non vi erano prove concrete. Perciò il processo giudiziario fu molto lungo e, dato che ero uno dei testimoni presenti la sera dell’omicidio, mi costrinsero a rimanere lì per dare le testimonianze dell’accusa al processo. Il mese prima che finisse la scuola tutti i miei sospetti ebbero conferma e la giuria del caso dichiarò l’accusato colpevole, così potei tornare a Tokyo.»
A quel punto partì un applauso e urla di giubilo, soprattutto dai maschi, mentre lui tornava al suo posto vicino a Ran, che già gli sorrideva da lontano.
«Bell’idea quella di unire un po’ di casi che ha risolto mio padre.» sussurrò.
«Tuo...?» il ragazzo non finì la domanda, perché scoppio a ridere di gusto.
«Che ho detto di così divertente?» chiese la ragazza offesa.
«Tuo padre non ha mai risolto un caso, forse solo due o tre!»
«Ma cosa dici? C’eri anche tu no? Quando eri Conan, cadeva in trans e... aspetta… – stava guardando il sorriso compiaciuto del ragazzo – Vuoi dire che tutti i casi di mio padre li hai risolti tu?»
«Tutti quanti! Lo addormentavo e poi parlavo con la sua voce... Mi spiace dirtelo Ran, ma tuo padre è proprio incapace, ora capisco perché non era riuscito a fare carriera in tutto questo tempo.» la prese leggermente in giro, mentre lei sbuffava scocciata.
«Lo so... ma speravo che qualcosa fosse cambiato. Prima non era così sai? Quando lui e la mamma stavano ancora insieme e lui era ispettore di polizia.»
«Me lo ricordo benissimo, avevo compiuto cinque anni da poco quando tua madre se ne andò.» rispose Shinichi con un sorriso, chiudendo così la conversazione.

 

Dopo ancora qualche minuto finalmente il pullman si fermò e i ragazzi scesero, recuperando i bagagli. L’albergo era alto e una luce verde e bianca al neon scriveva le parole Idea Hotel Torino Mirafiori.
I ragazzi entrarono e una gentile signorina li accolse parlando perfettamente il giapponese.
«Benvenuti a Torino. Le camerate sono già pronte!»
«Camerate?» chiese stupito un ragazzo.
«Sì abbiamo preparato al quinto piano una camerata per le femmine e una per i maschi. Mentre i professori avranno una camera a testa nello stesso piano. Ogni camerata ha tre bagni ciascuna, inoltre il quinto piano è insonorizzato quindi a discrezione dei vostri professori potrete fare rumore.» disse lei sorridendo.
Tutti i ragazzi ebbero un moto esagerato di esultanza. Shinichi batté il cinque a Kikuito, mentre Ran e Sonoko si abbracciarono contente. Poco dopo a gruppi entrarono nell’ascensore con le valige e salirono al quinto piano.
«Non ci credo ragazze...guardate qua?» disse una delle femmine aprendo la loro stanza.
Tutte le ragazze entrarono. Era una stanza enorme con dieci letti sistemati tutti ai bordi delle pareti bianche, c’era una porta per ogni lato della stanza, una era quella da dove erano entrate e le altre tre dovevano essere i bagni. Inoltre nella parete di fronte alla porta d’entrata c’era pure un balconcino in cui stavano appena due sedie.
«Cavolo ragazzi la camera è uno spettacolo!» fece, invece un ragazzo, dall’altro lato del corridoio.
La camerata era identica a quella delle ragazze ma invece di dieci letti ce n’erano quattordici.

 

«Scusi un buon ristorante?» chiese dopo poco Shinichi alla ragazza della reception.
«Usciti da qui a destra. Se attraversate la strada trovate un ristorante chiamato il 101, potete chiedere anche il menù in inglese se vi è più comodo per ordinare.»
«Grazie mille!» rispose il ragazzo e uscì assieme agli altri tre.
Sonoko, Ran, Kikuito e Shinichi entrarono al ristorante presero un tavolo per quattro e chiesero due menù in inglese.
«Ma io non lo so leggere l’inglese...» disse Sonoko sbuffando.
«Sei l’unica che non ha fatto il corso extracurricolare d’inglese il primo anno di superiori.» la ammonì Ran.
«Non avevo voglia...» rispose lei offesa.
«Non ti preoccupare lo leggi con Ran e poi decidi cosa vuoi.» disse Shinichi aprendo il menù e mettendolo tra lui e Kikuito per far leggere anche l’amico.
«Wow, cucina italiana. Dicono che è la migliore del mondo. Chissà se è vero.» fece il ragazzo, leggendo i piatti.
«Lo scopriremo presto!»
«Volete ordinare?» chiese una cameriera in un inglese strascicato. 
Aveva uno stile molto dark: con i capelli corti, il trucco nero pesante e un’aria decisamente triste, eppure sorrideva.
«Beh allora io prendo la pasta ai funghi porcini.» disse Kikuito cercando di pronunciare bene il nome del piatto in italiano.
«Io invece preferisco un risotto alla milanese.» proseguì Shinichi pronunciando perfettamente la parte in inglese ma con qualche difficoltà per il nome del piatto.
«Allora Sonoko che hai deciso? – chiese Ran all’amica che indicò un piatto sul menù – Bene allora per me una pasta pesto e patate e per la mia amica le lasagne alla bolognese.»
La ragazza segnò tutto sul taccuino, poi chiese cosa volevano da bere. Alla fine dell’ordinazione se ne andò, portandosi via i menù.
«Speriamo sia buona questa cucina italiana...» disse Sonoko dubbiosa.
«Di certo non vi deluderà!» fece una voce dietro a Shinichi.
Era una ragazza stupenda, non c’era altro modo per descriverla. I capelli biondi erano lunghi e le si appoggiavano sulla spalla scoperta. Indossava un crop-top scollato che le metteva in evidenza le curve davanti e un jeans molto aderente. I suoi occhi verde smeraldo scrutavano i ragazzi.
«Posso sedermi con voi?» chiese con un perfetto giapponese.
«C-certo...» balbettò Shinichi, poi lei prese una sedia da un altro tavolo e si mise a capotavola.
«Sei di qui?» domandò Kikuito.
«Sì, – rispose lei con un sorriso – ma sono stata un anno in Giappone per un progetto scolastico, quando facevo il quarto anno di liceo.»
«E ora?» chiese Sonoko.
«Ora studio teatro all’università. – rispose lei, con un sorriso molto seducente – Oh ma che sbadata non mi sono neanche presentata. Piacere mi chiamo Giada.» concluse stringendo le mani a tutti, mentre si presentavano.
In quel momento arrivarono le bibite.
«Porta il mio piatto qui Angela, ok?» disse la bionda in italiano alla cameriera che annuì.

 

«Mamma mia quant’è buona questa pasta!» fece Kikuito deliziato, mangiando.
«Ve l’avevo detto che vi sarebbe piaciuta. – rispose lei, poi si rivolse al ragazzo accanto a lei con sorriso ammaliante – A te piace il risotto?»
«Buonissimo!» rispose Shinichi dopo aver ingoiato.
«Ora mi ricordo di te! – esclamò la ragazza – Shinichi Kudo, quando sono venuta a studiare a Tokyo ho sentito di te sui giornali! Sei un detective vero?»
«Beh lo faccio solo per hobby, però sì!»
«Fantastico io adoro i detective!» disse facendo nuovamente quel sorriso.
«Ehi Ran, – bisbigliò Sonoko all’amica – quella ci sta provando con Shinichi.»
«Me ne sono accorta.» rispose lei sempre sussurrando.
Per tutto il pranzo la bionda non fece altro che parlare con Shinichi e lanciargli occhiatine ammiccanti. Finirono, e mentre stavano ponderando l’idea di prendere anche un dolce, la bionda si congedò.
«Vado un attimo in bagno.» disse, alzandosi.
«Mi dici che intenzioni hai?» chiese Ran furiosa, quando lei sparì dalla loro vista.
«Perché? Che ho fatto?» chiese lui preoccupato.
«Quella lì sta facendo la gatta morta con te da tutto il pranzo e tu non fai niente per fermarla!»
«Davvero?» questa volta era stupito, possibile che di nuovo non si era accorto di niente.
«Sì Shinichi, ti sta sbavando dietro come un cagnolino.» fece Sonoko in aiuto dell’amica.
«Non me n’ero accorto. – disse lui – Beh, anche se fosse?» rispose senza pensare, ma se ne pentì subito.
Ran si era alzata di botto ed era scappata fuori dal locale.
«Ran! – urlò il ragazzo – Accidenti. Kiku tieni, è una carta di credito italiana, me l’ha data mio padre. Ci vediamo in hotel!» disse, dopodiché corse dietro alla ragazza.
Lei superò l’albergo e girò a sinistra, ritrovandosi in uno spiazzo circondato da negozi, quando lui la bloccò.
«Ran scusami!»
«Scusami un corno!» esclamò lei.
«Ma cosa ho detto di sbagliato?» chiese lui.
La ragazza si girò di scatto tirandogli uno schiaffo. Lui sentì di meritarselo, perché la vide piangere.
«Ran ascolta... Ho detto anche se fosse... perché... perché insomma sì... Anche se fosse che lei ci prova per me non cambia niente... insomma io... io voglio solo te...»
La ragazza tentò di asciugarsi le lacrime, poi quando lui le porse la mano, esitando un po’, la prese e tornarono sulla strada principale.

  
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