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Autore: Sea    13/05/2015    3 recensioni
Si sa, il blocco dello scrittore può farti impazzire ed Ed Sheeran stava cominciando a perdere colpi. Non voleva partire, per fuggire dai suoi problemi gli bastava il suo appartamento, non aveva bisogno di vacanze. Eppure si trovava lì, intrappolato dal suo manager, senza poter gestire la sua vita come una qualsiasi persona.
Non voleva che qualcuno interrompesse la sua solitudine, ma successe. Quell'incontro avrebbe trasformato la sua gabbia dorata in una via d'uscita, ma ancora non lo sapeva. Il suo deserto stava per trasformarsi in una florida oasi. Così, visse.
ATTENZIONE: IL CAPITOLO "TERZO GIORNO - PT II" è STATO MODIFICATO IN QUANTO MANCANTE DI UNA PARTE DELLA NARRAZIONE, ORA REINTEGRATA NELLO SCRITTO.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Sheeran, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Please, come to me. -



[Due settimane dopo.]
 
Da quando era tornato a casa, non era accaduto nulla. Perfettamente niente.
Era andato in qualche radio a chiacchierare dei suoi nuovi – e non ancora definiti – progetti e in qualche talk show aveva sfoderato il suo miglior sorriso per non dare a vedere il suo stato d’animo. Era diventato bravo a fingere. Anche con se stesso.
Si comportava come se fosse tutto normale, come se fosse rimasto sempre lì. Niente vacanze romane. Quando era tornato, J lo aspettava all’aeroporto e gli disse che aveva preso il volo da Napoli perché il suo era stato cancellato. Lui ci credette senza problemi.
Da quel giorno, dopo tutte le lacrime che aveva versato seduto accanto all’oblò, si ripromise che si sarebbe impegnato a finire quella canzone e difatti l’aveva finita.
L’agendina che aveva dimenticato di restituirle lo accompagnava tutti i giorni. Si era riempita di bozze, note, appunti. Ogni tanto scorreva le pagine su cui lei aveva disegnato o aveva scritto qualcosa, trovandoci spesso alcuni versi delle sue canzoni e una sua piccola caricatura, in cui lui era seduto nella sua solita posizione ed un gatto gli faceva le fusa.
L’aveva inquadrato proprio bene. Era così leggibile ai suoi occhi?
Aveva pensato di scriverle, di chiamarla, persino di scriverle una lettera, ma ora che sarebbe uscito il nuovo singolo, aveva paura che avrebbero saputo di lei e l’avrebbero braccata. Aveva paura di cosa pensasse, non ricevendo alcun segno da parte sua, ma lei non sapeva di cosa fossero capaci i giornalisti. Quando le acque si sarebbero calmate, magari l’avrebbe chiamata, anche solo per sentire la sua voce.
Sapeva che era partita, ricordava che glielo aveva raccontato, e che quando sarebbe tornata quell’idiota del suo ex non le avrebbe dato più fastidio.
Probabilmente quel ragazzo si era ritrovato i carabinieri fuori la porta con un mandato di perquisizione e una querela in mano. Non appena era arrivato a Londra, chiese ad un suo amico di intercedere per lui e cautelare quella ragazza. A volte tutte quelle conoscenze gli erano utili. Angelo non poteva avvicinarsi più a lei e aveva una restrizione di 200 m. Praticamente non poteva neanche guardarla da lontano. Aveva anche scritto una lettera alla mamma di Sara. Non voleva che sua madre la tormentasse e la mise al corrente della querela.
Aveva fatto ciò che doveva. Per lei. E un po’ anche per se stesso, per saperla al sicuro.
Seduto nella saletta di registrazione, rileggeva le parole dall’agendina, sperando che lei potesse sentire presto la sua canzone. Sorrise a quel pensiero. Se lei l’avesse ascoltata, sarebbero stati vicini.
Si stava crogiolando in quel pensiero, quando la quiete fu turbata da una porta che sbatteva.
  • Ed!
Si voltò di scatto sentendo la voce di J. Sembrava furioso, come mai?
  • ED! MALEDIZIONE!
Si alzò in piedi, senza riuscire a capire il motivo scatenante della sua furia. Avanzò verso di lui, vedendolo entrare, ma J gli lanciò addosso un giornale, colpendolo in pieno petto.
  • CHE DIAVOLO HAI COMBINATO?
Non riusciva a capire. Si abbassò a raccogliere il giornale da terra e ciò che vide gli gelò il sangue.
La foto in copertina non lasciava dubbi o spiegazioni. Tutto il mondo avrebbe visto Ed Sheeran baciare una ragazza all’aeroporto.
 
Era già un’ora che J sbraitava e George gli dava corda.
  • Ma come ti è venuto in mente di fare una cosa del genere? Potevi almeno avvertirmi che saresti andato a Napoli, potevi avvertirmi di lei! Se lo avessi fatto forse a quest’ora non saresti in prima pagina. Ed Sheeran conquista ragazza italiana! Ah, che gioia!
J stava dando di matto, ma lui non lo ascoltava, troppo intento a cercare di ricostruire i suoi ricordi. Quei maledetti rumori erano davvero delle macchine fotografiche e li aveva sentiti ben più di una volta, in quei giorni. Già sapeva che i giornalisti avevano tra le mani molte più foto, probabilmente anche private. Sara. Doveva proteggere Sara.
Si alzò ed uscì nel retro, senza ascoltare nessuno dei presenti che gli chiedeva dove stesse andando. Compose il numero e aspettò che qualcuno rispondesse. Ogni squillo sembrò eterno.
Quando finalmente la ragazza alla reception rispose, le ricordò chi fosse e lei rispose in modo affermativo. Le chiese chiaramente se avessero parlato con dei giornalisti, ma lei rispose di no, più volte.
  • Sa, - la sentì dire – quando hanno pubblicato l’articolo ho capito che era lei, ma non ho risposto ad alcuna domanda. Il direttore si è occupato personalmente dei giornalisti.
Grazie a Dio non avevano rivelato nulla di lei, ma la sua foto continuava ad essere su quel giornale.
Ringraziò la ragazza e cominciò a spremere le meningi per capire da chi fosse trapelata la notizia. Era stato in molti ristoranti, si era fatto vedere in giro, ma…chi?
Lesse l’articolo e ad un certo punto recitava “La ragazza, futura proprietaria del negozio, ha affermato di essere stata lusingata dalla presenza del suo cantante preferito e che un giorno vorrebbe trasformare l’atelier in un luogo esclusivo, dedicato alle maggiori star internazionali. Ed Sheeran – dice - ha scelto il nostro negozio per un motivo: nel nostro campo siamo tra i migliori.”.
Quella maledetta biondina, la nipote della vecchia!
Quella stronza aveva chiamato i giornalisti perché aveva visto l’abito blu.
Col giornale tra le mani, diede un calcio alla porta. Non sapeva cosa fare. Era troppo tardi.
 
  • Come hai potuto farlo? Se non facciamo qualcosa, la tua immagine sarà distrutta. Dobbiamo sfruttare questa storia a nostro favore, magari…ma che cazzo dico, siamo rovinati. Tutti vedranno questa cosa come un abbandono. Merda.
  • Mi dispiace, J. – disse, guardandolo andare avanti e indietro in quello spazio ristretto.
  • Dovevi pensarci prima, Ed! I giornalisti sono già qui fuori e non possiamo dire No Comment, sarebbe peggio.
  • Sfrutta il lato romantico – disse George – Dite che Ed si è fidanzato ed andrà tutto a posto.
  • Ma lei non reggerebbe a tutto questo!
  • Allora non dovevi affatto trascinarcela! Cristo!
Avevano ragione, ma non riusciva a pentirsi di niente.
  • Hai chiamato la ragazza? – disse J.
L’avrebbe chiamata non appena lui fosse stato in silenzio. Sotto i suoi occhi, Ed compose il numero a memoria, imbarazzato dal fatto che lui lo avrebbe notato.
Il telefono cominciò a squillare.
 
 
  • Ed.
La sua risposta era atona. Non sapeva a quale emozione dare la precedenza, tra la felicità e il terrore.
  • Shhh! Parla a bassa voce! Io… - J lo incoraggiò a parlare. - …ho saputo. Dei giornali.
  • Già.
  • Sara…come stai? Ti stanno dando fastidio? – chiese, mettendosi nei suoi panni.
  • Sono due giorni che non posso allontanarmi dalla roulotte della mia amica. Mia madre non sa più che fare.
  • Lei cos’ha detto?
  • Te lo lascio immaginare.
  • Mi dispiace, non so come sia potuto succedere.
  • Usciranno fuori altre foto, Ed.
  • Sì. – parlavano come se si fossero salutati il giorno prima.
  • Cosa devo fare con i giornalisti? Non posso restare qui per sempre.
Stai parlando con Ed?
Sì.
  • Io non lo so ancora. – e guardò J, che non capiva una parola di quello che lui diceva in italiano. – J vuole che io ti tiri in ballo, altrimenti la mia immagine decadrebbe, ma io non voglio che tu sia coinvolta in queste stronzate.
  • Non so cosa dirti, Ed. Non me ne intendo di queste cose, non so cosa sia meglio.
Ed espirò sonoramente, passandosi una mano tra i capelli. Non voleva risentirla per uno scandalo sul giornale.
  • Hai raccontato qualcosa a qualcuno?
  • Soltanto alla mia amica. Mia madre non sa niente, ma ha capito cosa sta succedendo. Scusa, ho dovuto farlo, altrimenti non avrebbe saputo come comportarsi.
  • Va bene, non fa niente. Ringraziala anche da parte mia. Senti…quando uscirai da lì, di ai giornalisti che sarò io a fare le dovute dichiarazioni. Non voglio farti dire cose che non pensi.
  • Va bene. Lo farò. Tu…come stai?
  • J mi odia. George anche. I miei fan saranno molto confusi e forse la metà di loro mi odia altrettanto per averti abbandonato in Italia. Mi sei rimasta solo tu.
Ci fu un lungo momento di silenzio, durante il quale Sara chiese a se stessa se fosse davvero pronta a tutto quel trambusto. Affrontare i giornalisti era l’ultima cosa che avrebbe immaginato di fare nella vita ed ora aveva paura. Ed era il suo unico appiglio, ma non vedeva una via d’uscita che non lo danneggiasse. Sarebbe stata coinvolta, quasi sicuramente in bene, ma…cosa ne sarebbe stato della sua vita, dei suoi sogni?
  • Farò tutto ciò che è necessario. – rispose a quell’affermazione.
  • Non so come chiederti scusa. A proposito, sono convinto che sia stata la nipote della proprietaria di quell’atelier a via Roma.
  • Davvero?
  • Quando avremo il tempo, ti racconterò ogni cosa. Ascolta, adesso devo discutere con J sul da farsi. Ti richiamerò presto, ok?
  • Va bene, aspetto la tu telefonata.
  • Mi manchi. – Le disse, coprendosi il viso con una mano.
  • Anche tu, Ed.
Lui chiuse la telefonata e lei tornò sulla terra. Martina, la sua amica, la guardava in attesa di notizie. Era chiusa con lei lì dentro da ben due giorni e aveva soltanto visto l’edizione del giornale di due giorni prima. Da quando Ed se n’era andato, era caduta in uno stato transitorio che l’aveva privata di qualunque interesse, identità, carattere, vita. Era partita e poi si era ritrovata assalita dalle telecamere e da una serie di domande a cui sapeva di non dover rispondere.
Seduta sul lettino in quella roulotte, si tirò le gambe al petto e pianse. Aveva paura.
Non di una possibile relazione puramente estetica, ma del fatto che avrebbe quasi sicuramente dovuto rinunciare a qualcosa, privacy in primis.
Cosa avrebbe detto alla gente? A sua madre? Ai suoi amici? Non sapeva nemmeno se Ed la volesse davvero nella sua vita e lei non sapeva se sarebbe riuscita a sopportare una tale fatica.
Martina la abbracciò e stette in silenzio. La mattina dopo, Sara uscì dall’oscurità di quella scatoletta e a testa alta, andò a gettarsi al centro dell’arena.

 
Quando Ed e J uscirono dallo studio, i giornalisti si accalcarono su di loro, chiedendo spiegazioni. Aveva l’ordine di non proferire parola, altrimenti lo avrebbe ucciso.
J annunciò che nei giorni seguenti ci sarebbe stata una conferenza stampa durante la quale avrebbero potuto fargli tutte le domande che volevano, così, a poco a poco, quella folla si sparpagliò.
Durante il viaggio in macchina, J continuò la sua ramanzina.
  • Io non ti capisco, Ed. Tu ci tieni al tuo lavoro e lo sai che non devi fare stronzate per fare quello che fai. Sei un personaggio celebre che ha un pubblico quasi totalmente femminile, non puoi andare in Italia e tornare senza la ragazza! Cosa ti è passato per la mente? E si può sapere cosa è successo?
Ed, senza guardarlo negli occhi, gli raccontò quasi tutto, evitando i dovuti particolari.
  • Mi dispiace, ma la ragazza-
  • Si chiama Sara, J. Ha un nome.
  • Se anche si chiamasse Madonna, è troppo tardi per mettere fine a questa storia. Dovrai fare una dichiarazione pubblica e lei dovrà esserci, in qualità di tua fidanzata.
  • Ma J!
  • Niente ma, Ed. Se non lo fai, sarete rovinati entrambi.
  • E se dice di no? E se la madre-
  • È maggiorenne, giusto? E convincila. Anche se sono sicura che non si tirerà indietro, se è innamorata di te.
Questo non lo sapeva.
Come avrebbe fatto a convincerla? Come avrebbe fatto anche solo a chiederglielo? Significava stare lontano da casa, dall’altra parte del mondo, niente università, continui impegni. Non era famosa, non aveva un lavoro. Cosa avrebbe fatto, lei, quando sarebbe andato in tour?
Si sentiva in trappola e tutto per quella stupida biondina.
Il giorno seguente, J convocò la conferenza per tre giorni dopo, nel pieno di Agosto e aveva provveduto personalmente a denunciare la ragazza – non il negozio, per ordine di Ed – per violazione della privacy. Probabilmente in quel momento era chiusa in qualche gattabuia.

 
Quando aprì la porta della roulotte, la luce le sembrò troppo forte, ma era una scusa bella e buona, aveva soltanto una fifa blu. Prese aria per paura di soffocare, quando quella banda di scalmanati le si fiondò addosso, puntandole in faccia i microfoni e sommergendola di così tante domande che non riuscì a distinguere una parola. Ma come pretendevano che rispondesse?
Non sapeva cosa fare, non riusciva a farsi sentire, così lasciò che il sangue le andasse alla testa, lasciando perdere l’autocontrollo. Era già turbata di suo senza bisogno che quell’ammasso di idioti maleducati le impedisse di respirare.
  • Scusate!
Fece un grande sforzo nell’urlare, ma finalmente fecero silenzio. Li guardò, disgustata da quella fame di scoop che leggeva sui loro volti.
  • Il signor Ed Sheeran avrà cura di fare delle dichiarazioni nei prossimi giorni, io non vi dirò nulla. Quindi lasciatemi in pace, avrete comunque le notizie che vi interessano.
Avrebbe anche potuto decantare l’Iliade – Cantami o diva/ del pelide Achille/ l’ira funesta – quelli non l’avrebbero mollata. Così si allontanò, passando in mezzo a loro, fregandosene di quanto male facessero le sue gomitate, dirigendosi direttamente in spiaggia. Fu felice di vedere Martina uscire finalmente dalla roulotte e le fece segno di non preoccuparsi. Lei la guardava ancora incredula, salutandola da lontano.
Continuò a camminare a grandi falcate sulla spiaggia. Il gruppetto sostenuto la seguiva ancora, riprendendola con la telecamera. Fu tentata di lanciargli dei sassi, ce n’erano tanti a sua disposizione, ma pensò ad Ed e al danno che gli avrebbe arrecato, così proseguì verso la scogliera. Quando fu arrivata alla base della montagna, circondata di scogli, cominciò ad arrampicarsi. Lo faceva sempre, non correva pericoli. In costume e a piedi scalzi, si sedette sulla cima più alta dello scoglio maggiore, dove non potessero vederla.
Si portò una mano al petto, agitata come quando era piccola e giocava a nascondino.
Non vedeva sua madre, sue padre e suo fratello da due giorni, i suoi amici si chiedevano cosa avesse combinato, lei stessa non sapeva cosa stava facendo.
Rimase lì, col cellulare tra le mani, aspettando la chiamata di Ed. Il sole scottava.
 

Quella mattina lui e J dovevano stabilire quale fosse la storia da raccontare ai giornalisti. Non aveva mai fatto niente del genere, era sempre stato molto trasparente, infatti la stampa non ci guadagnava molto su di lui, ma ora che avevano trovato uno scoop era logico che succedesse il putiferio. Era nella sala riunioni del grattacielo di George – si, il suo produttore aveva un grattacielo – e cominciarono a parlare del da farsi.
  • Allora, Ed: la tua ragazza deve essere qui domani, quindi appena avremo finito di parlare, la chiamerai e la farai andare all’aeroporto. Alla stampa direte che vi siete conosciuti in un bar, lei non sapeva chi tu fossi e avete fatto conoscenza.
  • J, mi sembra di guardare un film della Disney. – disse, volendo sottolineare il fatto che quella storiella fosse così insipida che nemmeno lui ci avrebbe creduto.
  • Ma più o meno è così che è andata, no? Direte che siete andati a fare un paio di passeggiate, vi siete innamorati e per la distanza vi siete detti addio.
  • J, i giornalisti hanno altre foto, ne sono certo, ma non so di che foto si tratti.
  • Non abbiamo scelta, ragazzo. Nel corso del tempo daremo delle spiegazioni, per ora, per il bene di tutti, dobbiamo limitarci a questo. Lo so che vorresti liberarti dei piragna il prima possibile, ma ti ci sei cacciato da solo in questo guaio e dovrai avere la pazienza di risolverlo. State insieme per qualche mese, poi vi lasciate ed allora sarà tutto finito. Si tornerà alla vita di prima.
Era sempre meno convinto di quello che J stesse facendo. Se Sara fosse stata lì probabilmente si sarebbe rifiutata, ma…restare a casa assediata dai giornalisti non doveva essere piacevole e lui avrebbe potuto proteggerla da quel mondo. Nonostante questo, non aveva il coraggio di chiamarla, non per dirle di prendere il primo aereo per New York.
Fissava lo schermo da troppi minuti, così George lo incoraggiò a premere quel tasto e farla finita una volta per tutte.
  • Ed, grazie a Dio!
  • Cosa c’è? È successo qualcosa?
  • No, è che sono su uno scoglio al sole e non vedo l’ora di scendere.
  • Sei su uno scoglio? Hai parlato con i giornalisti?
  • Sì, ma qualcuno mi segue ancora. Per questo sono quassù, ma fa caldo.
  • Ascoltami. – deglutì pesantemente. – Devi…andare all’aeroporto e prendere il primo volo per New York.
  • COSA?! Stai scherzando, spero!
  • No, non sto scherzando. Devi venire qui. È per il bene di entrambi, fidati di me.
  • Ed Sheeran, come faccio a spiegarlo a mia madre? E a mio padre?
  • Gli parlerò io, gli spiegherò cosa comporterebbe per te restare lì. E comunque, è tutto a spese mie. Ti prego, dobbiamo affrontare questa cosa, altrimenti ti faranno a pezzi.
  • Oh mio Dio…
La sentì abbattuta, avrebbe voluto essere lì per tranquillizzarla e spiegarle ogni cosa come si deve, ma non poteva che pregarla di raggiungerlo. Il pensiero di rivederla gli scaldava il cuore.
  • Potresti rimanere in linea finchè non torno dai miei?
Passarono molti minuti. La sentì scendere dagli scogli e udì le voci dei giornalisti che si confondevano col mare. Per qualche minuto c’era stato un gran vociare di amici che la chiamavano, poi la sentì correre e respirare pesantemente per lo sforzo.
Sua madre la chiamava e lei le spiegò cosa doveva fare. Non la invidiava sentendo le proteste dei genitori, ma infondo lei era maggiorenne e poteva fare ciò che voleva. Pregò che lei combattesse.
  • Pronto? – cazzo, era suo padre.
  • Salve, signor De Amicis – disse, impacciato – piacere.
  • Perché mai mia figlia dovrebbe venire a New York?
  • Signore, se non lo fa i giornalisti la prenderanno di mira e la distruggeranno. Se invece viene qui e diciamo a tutti che lei è la mia fidanzata, la situazione tornerà quella di prima un po’ alla volta. La prego, deve fidarsi di me. Voglio solo proteggerla.
  • Senti Ed, come posso fidarmi?
  • La prego signore, io sto facendo tutto il possibile. Sara mi sta a cuore, non voglio che venga coinvolta in alcuno scandalo. Il viaggio e la permanenza saranno del tutto a mie spese. Solo che…dovrà restare qui per un po’, qualche mese forse.
  • Qualche mese?! – era la madre di Sara a parlare.
  • Salve, signora. – Cavolo, odiava parlare al telefono – Sì, è necessario. La prego, voglio solo aiutare Sara, ma non posso farlo se è lì. È adulta, la prego di lasciarla venire da me.
Ci furono diversi minuti di silenzio. Sentiva soltanto la voce di Sara in lontananza che cercava di prendere in mano la situazione. Desiderava essere lì con lei, anche solo per aiutarla a discutere con i suoi. Si sentiva impotente e frustrato.
Rimase in linea fino a che lei riprese il telefono.
  • A che ora è il prossimo volo?
Il suo cuore fece una capriola nel sentire quelle parole.
  • Tra un’ora e mezza decolli. Copriti il viso.
Attaccarono. Entro 16 ore l’avrebbe rivista, avrebbe incontrato di nuovo i suoi occhi, avrebbe potuto persino abbracciarla. Un gesto divenuto così utopico negli ultimi giorni.
Disse a J che Sara sarebbe partita e lui, per tutta risposta disse:
  • Che Dio ci aiuti.
 
Faceva un caldo assurdo, ma seguì il consiglio di Ed ed indossò una maglietta col cappuccio. Aveva infilato i vestiti alla bell’e meglio nel trolley, sperando di non aver dimenticato niente di importante. Sua padre gli stava ricaricando la carta di credito e sua madre preparava le chiavi della macchina.
Si allontanò e passando tra una roulotte e l’altra, sperando di non dare nell’occhio, riuscì a raggiungere l’anfiteatro, dove sapeva che avrebbe trovato i suoi amici. Prese il cellulare e compose il numero di Martina, le disse di raggiungerla all’interno del bar insieme agli altri. Sentiva il dovere di ringraziarla e salutare l’intero gruppo. Erano una piccola famiglia.
Cercò di spiegare che doveva proprio andare e che Martina gli avrebbe raccontato tutto. Molti la guardarono, senza capire, ma uno alla volta li abbracciò tutti, sentendo la loro mancanza ancora prima di andare via. Quando sciolse l’abbraccio con la sua amica, si voltò alzandosi il cappuccio e prese a correre verso luoghi meno spaziosi.
Cinque minuti dopo era in macchina con i suoi genitori, coperta con occhiali e cappuccio. Quegli scalmanati si accalcavano al cancello, ma suo padre riuscì ad evitarli, senza investire nessuno. Si voltò agitando la mano a chi era rimasto a salutarla, poi calò un imbarazzante silenzio. Non aveva il coraggio di guardare i suoi genitori in faccia, sapendo che Ed, per lei, era più di un amico. Probabilmente avevano capito che avevano passato la soglia del bacio.
Quando furono all’aeroporto, chiamò Ed e lui la guidò al gate per New York.
  • Dì al controllore il codice che ti recito, una cifra alla volta.
Eseguì alla lettera le sue istruzioni con i genitori al seguito e quello la fece passare.
Abbracciò suo padre e sua madre, sperando che un giorno l’avrebbero perdonata.
Senza rimpianti, si voltò e andò via.
Quello era uno dei pochi voli diretti per New York che non partissero da Roma. Si accomodò nella prima classe, come le aveva detto l’hostess, ascoltando il suo codice, e guardò fuori dal finestrino. Tutto quel disastro che stava accadendo doveva essere un incubo, ma non voleva svegliarsi. Voleva rivedere Ed, anche solo nei suoi sogni.



Angolo autrice:

Buone nuove, buone nuove!
Cosa pensate che succederà più avanti?
Dato che i nostri eroi sono in due luoghi diversi, ho differenziato i loro punti di vista: quello di Ed è in stampato normale, quello di Sara è in corsivo.
Grazie mille per le visite e le splendide recensioni, sono troppo felice, ho gli occhi che luccicano! *-*
Ancora una volta, eccovi delle immagini.
Il nostro Ed che registra Photograph in studio e il luogo in cui Sara va in vacanza, Capo Vaticano:
 

A presto! :D

 
  
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