Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: CassandraLeben    02/01/2009    16 recensioni
Questa storia è ambientata dopo Eclipse ed è stata elaborata prima dell’uscita di BD.
HO AGGIORNATO!!!!!!!
In breve: un racconto alternativo, avventuroso e romantico, nonché triste, di ciò che avevo immaginato potesse accadere dopo il fatidico “Sì” tra Edward e Bella.
Il ritorno dei Volturi, di Jack, Alec e Jane sconvolgeranno la vita dei novelli sposi
ATTENZIONE, PUò CREARE ASSUEFAZIONE E PROBLEMI CARDIACI! XD
< Isabella. > Una voce familiare risuonò nella camera. Sobbalzai. Non mi ero accorta della presenza di qualcuno nella stanza.
< Bella! Quanto tempo, desideravo con ansia rivederti. > Aro mi si avvicinò e mi prese la mano. Con gentilezza, me la baciò. Notai i suoi occhi guizzare sulla mia fede e poi incontrare i miei. Mi sorrise tranquillo e mi fece accomodare sul divano.
< Prego cara, siediti. Non avere paura. Non devi preoccuparti. > Sapevo che non potevo rifiutare. Tanto valeva stare al gioco. Magari sarei riuscita a sopravvivere un po’ più a lungo.
Genere: Romantico, Dark, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buon 2009 a tutte!!!!
Ed eccoci quindi qui, al 2 di gennaio!!!
Nuovo anno, vecchia ff. non credevo di continuare a scrivere questa ff ancora nel 2009!
Comunque, ormai siamo agli sgoccioli. Il finale sarà doppio, nel senso che probabilmente metterò in appendice il finale che avevo previsto all’inizio e che potrebbe lasciare molte di voi con un infarto da ricovero presso l’ospedale di Carlisle!
Per questo capitolo, ecco il ritorno del doppio POV. Prima Edward e poi Bella racconteranno la mattinata dopo il parto.
Capitolo di passaggio senza pretese, scritto tra un’Ecloga di Virgilio e un’orazione di Lisia per un invalido ateniese del V sec a.C. … il risultato è colpa dei compiti e non mia.
Nonostante questo, spero che vi piaccia!
Auguro a tutte un buon 2009 e vi aspetto Lunedì! E mi raccomando, lunedì, tenetevi ben strette alle sedie che se vi fate male cadendo per lo spavento mentre leggete la mia ff poi mi sento in colpa XD

E un grazie gigante a tutte quelle che hanno recensito o anche solo letto la mia one-shote sulla nascita di Nessie: Our Little Beloved  Spero vi sia piaciuta!

 

Edward’s POV

Mi alzai dal letto per andare da Alice con un nodo allo stomaco. Riposi Alec nella culla con attenzione e poi presi Mel dalle braccia di Bella, che si era appoggiata allo schienale del letto tenendo gli occhi chiusi. Era esausta. Nella mente di Alice vedevo l’immagine di Jasper. Si stava concentrando su di lui. Faceva sempre così,quando non voleva che sbirciassi tra i suoi pensieri.
Bella, che era molto stanca a causa del parto, socchiuse gli occhi quando si accorse che non mi rimettevo a letto. Le baciai la guancia per non insospettirla ma lei voltò il capo e con le labbra cercò le mie.
Appena le trovarono, mi baciò con passione sempre crescente. Cercai di non darle a vedere la mia preoccupazione ma, dato il suo tentativo di trattenermi e di stringermi al suo corpo, dedussi di aver fallito.
Alice mi chiamò ancora, la voce troppo bassa perché potesse sentire anche Bella, ed io mi separai da mia moglie.
Prima che potesse chiedermi qualcosa, le sussurrai: < Torno subito. > e poi raggiunsi Alice che mi attendeva ai piedi delle scale.
< Alice cosa è successo? >
< Vieni. > e mi prese per mano.
Insieme andammo in cucina dove Carlisle ed Esme ci stavano aspettando.
Rose si alzò in piedi quando entrammo e disse: < Vado da Bella. Avrà bisogno di aiuto… >
Presi il suo posto. Jasper mi fissò e poi scambiò uno sguardo d’assenso con Carlsile.
Emmett prese posto vicino a Carlisle.
< Edward… >
Mi voltai verso Alice che mi aveva chiamato. < Vuoi dirmi che succede? >
< Edward, ho avuto una visione. Adesso, vedi di non agitarti. >
< Se mi dici cosa hai visto, potrò valutare io stesso. > sussurrai sospettoso.
Alice incrociò le braccia e si appoggiò al lavandino. Mi fissò negli occhi per un istante e poi sospirò: < Edward, ho visto i bambini. >

Rimasi in silenzio, in attesa che proseguisse.
< Forse, sarebbe meglio dire che finalmente ho visto i gemellini. Avevano circa sette anni. Liz ne aveva 9-10. Erano sani. >
< Ma … > la incoraggiai io, messo in allarme dal tono tormentato della sua voce.
< Ma non c’era Bella. Edward, ti giuro, io mi sono sforzata. Ho cercato di vederla… ma c’è il vuoto. Prima pensavo di non riuscire a vedere lei e i gemelli per colpa della gravidanza. Temevo che sarebbe successo qualcosa durante il parto… Ma adesso che i bambini sono nati, ora che non sono più dipendenti totalmente dalla vita di Bella, adesso riesco a vederli chiaramente.
Senza nessuna difficoltà! Bella invece non riesco a scorgerla. >
Prima che potessi proferire la benché minima parola, Carlisle si intromise.
< Edward, non angosciarti troppo. Le visioni non sono mai precise. Magari, fra un po’, riuscirà a vedere anche lei. Volevamo solo informarti della buona notizia…Che Alec e Mel staranno bene… >
Ma Alice, preoccupata, si limitava a fissare il pavimento mordicchiandosi il labbro.

Alla fine si decise a ripensare alla visione, per mostrarmela.

Vidi mio figlio seduto in giardino, sulle gambe di Rose che gli passava le dita tra i capelli. Teneva tra le mani un pupazzo. Sembrava triste.
Poco lontano Liz e Mel si dondolavano su un’altalena. I miei figli erano splendidi e la loro pelle brillava leggermente alla luce del sole. Quella di Liz più di quella dei gemellini. Evidentemente, era un fattore
legato all’età…
Io li osservavo seduto sotto il portico,nello stesso punto in cui Bella, incinta di Liz, aveva guardato me e i miei familiari giocare a palle di neve.
Ero solo, ero… assente con lo sguardo.

Scossi la testa, quasi a voler allontanare i cattivi pensieri, e poi cercai di ragionare.
< Alice, non vuol dire che, dato che non la vedi, le sia successo qualcosa… >
< Edward, non ero riuscita mai a vederli prima di oggi. Ma sebbene ora veda loro, non riesco ancora a vedere Bella. Sono preoccupata. >
In realtà leggevo nella sua mente il terrore. C’era qualcosa che la turbava e che non voleva dirmi. Scrutai nella sua mente ma non trovai nulla di più di quanto non mi avesse già mostrato.
Il che, bastava a mandarmi in ansia.
Mi presi il capo tra le mani e cercai ritrovare una spiegazione all’assenza di Bella nel futuro visto da Alice.
Con voce incerta, le dissi: < Alice, Bella in quel momento potrebbe essere a caccia, o in cucina… neanche tu ci sei in quella visione, nemmeno Esme o Carlsile… >
< Esatto. È proprio quello che intendevo io. Potrebbe essere ovunque. > Disse Carlsile con voce pacata. < Proviamo ad aspettare ancora un po’ prima di allarmarci. E comunque, presto, non ci sarà motivo di
preoccuparsi. Bella è protetta e al sicuro. E quando Edward l’avrà trasformata potremo stare tranquilli. >
Cercai di interiorizzare quelle parole rassicuranti e mi appoggiai allo schienale della sedia.

Dopo alcuni secondi di silenzio, Alice mi venne vicina. < Edward, ascolta. Presto verrà a trovarci Alec… forse, dovresti parlarne con lui. >

< Alec? >
< Sì… l’ho visto questa notte. Naturalmente, confidava nel fatto che lo vedessi. Non si arrischierebbe a chiamarci. È impaziente di rivedere Bella. Ci incontreremo a Vancouver… >
< Quando? >
< Fra due settimane. E anche Jacob vorrebbe venire a trovare Bella… chiamerà alle 10.14. >
< Lui quando vuole venire? >
< Fosse per lui, anche domani… credo però di poter convincerlo ad aspettare un po’. Una puerpera va lasciata riposare. 
Stressarla il giorno dopo il parto non mi pare una bella idea. >
< Gli parli tu? >
< Certo. > E mi sorrise, gentile. Una nota di preoccupazione sul suo volto dai tratti delicati.

 

Bella’s POV

Sentii Edward sedersi sul letto e socchiusi gli occhi. Lui se ne accorse e mi baciò la guancia.
Stava per andare nell’altra stanza. Se fosse rimasto, si sarebbe sdraiato al mio fianco, invece fissava la porta. Non volevo che si allontanasse e quindi voltai il capo per rubargli un bacio vero. Non la carezza casta sulla mia guancia.
Le sue labbra non mi respinsero ma furono troppo ansiose e circospette per rasserenarmi. Quando sciolse il bacio, sentii sulle labbra il sapore amaro della separazione.
< Torno subito > la sua voce mi giunse quando ormai era già oltre la porta.
Mi alzai sui gomiti e Liz, accoccolata vicino a me, mi osservò.
< Mammi? >
Cercai di sciogliere la presa delle sue piccole manine dalla mia camicia ma inutilmente.
Poco dopo Rose fece il suo ingresso in camera mia.
< Liz, hai voglia di fare colazione? > Chiese tutta miele a mia figlia che, sbadigliando, lasciò finalmente la mia maglietta e si tuffò tra braccia della zia.
< Shii >
< Bella, a te cosa porto? >
< Niente, Rose, grazie… >
< Non ti ho chiesto se vuoi, ma cosa vuoi. È fuori discussione che ti lasci a digiuno. Carlisle si è tanto raccomandato. >
< Rose, davvero… mi sento sottosopra. Non è che faresti venire Carlisle, a proposito? prima volevo parlargli ma Edward ha detto che era occupato. Io non volevo preoccuparlo e non ho insistito. >
Rose mi squadrò con un’espressione tutta nuova dipinta sul volto.
Passò leggera la mano sulla mia fronte e poi la ritrasse pensierosa.
< Rose? >
< Adesso ti chiamo Carlisle. > Disse prima di lasciar andare Liz che venne a nascondersi vicino a me, sotto le coperte.
La porta si chiuse con un leggero tonfo dietro rose e Liz mi accarezzò la faccia.
< Mammi? >
< Sì? >
< Ma come hanno fatto Mel e Alec ad entrare nella tua pancia? >
Eccolo, il momento tanto temuto. Avvampai e sentii lo sguardo curioso e carico di aspettative di Liz fisso su di me.

Cercai di ricordare cosa mi avesse detto Reneè a suo tempo e, quando me ne ricordai, decisi di non tramandare la favola di Reneè…
Non mi parve un’idea intelligente dirle che i suoi fratellini, e lei stessa, fossero nati perché io avevo incontrato una cicogna ubriaca che non sapeva dove metterli…
Ma cos’aveva in mente Reneè quel giorno?
Non soddisfatta della risposta che Reneè (adesso potevo capire il suo imbarazzo) aveva dato alla mia domanda: “Come nascono i bambini”, ricordai di essere andata a chiedere alla mia vicina di casa, che aveva 16 anni, e che mi aveva raccontato cosa succedesse realmente…
Ero rimasta talmente scioccata che mi ero ripromessa che non avrei mai fatto una cosa tanto schifosa…

Ehm… effettivamente, non sapevo cosa mi sarei persa.

E adesso oltretutto mi ritrovavo con tre figli, la maggiore dei quali mi stava chiedendo come nascessero i bambini. Pensai di dirle di chiedere ad Edward ma sapevo poi me lo immaginai spigarle cosa fosse il sesso e, temendo che Emmett riuscisse ad infiltrarsi nel discorso stile-papà, pensai che era meglio se ci provavo io. Decisi di dirle una verità che non la turbasse:
< vedi tesoro, quando una mamma e un papà si vogliono tanto bene, si fanno tante coccole. Il papà stringe la mamma e le dà tanti baci. E quando si vogliono bene, ma proprio tanto bene, allora l’amore che il papà prova per la mamma entra dentro di lei e si unisce a quello della mamma. E in questo modo si forma un bimbo piccolissimo che cresce per 9 mesi dentro la pancia della mamma. E quando è cresciuto abbastanza, allora bussa alla mamma e la avvisa che deve nascere. >
< Ma allora ieri Mel e Alec hanno bussciato? >
Oddio, mi sembrava che mi stessero uccidendo pugnalandomi dall’interno dato il dolore, ma lasciamogliela passare…
< Sì… e il papà, i nonni e la zia Alice mi hanno aiutata a farli nascere. >

Liz sembrava soddisfatta della risposta e sorrise. Io cercai di sdraiarmi un po’ meglio.
Avevo male ovunque a causa dello sforzo della notte precedente. Volevo dormire, volevo riposarmi… Ne avevo bisogno.
per cercare di allontanare Liz senza offenderla, le chiesi di andarmi a prendere un bicchiere d’acqua.
Lei, gentile ed ubbidiente, sorrise e corse in cucina.
Mi abbandonai ai cuscini cercando di trovare una posizione che non mi facesse sentire il male alle gambe, alla schiena e all’inguine.
Mentre me ne stavo sdraiata ad occhi chiusi, una mano gelata mi fece rabbrividire.
< Bella, Amore? Stai bene, tesoro? Sei calda. >
In un istante di spazientimento mi ritrovai a pensare: “se non la smette, gli tiro dietro una corona d’aglio attaccata ad un pugnale d’argento” per poi ricordarmi però che gli stupidi rimedi umani contro i vampiri non avevano nessun effetto pratico.

Aprii lentamente gli occhi, poggiando la guancia contro il palmo freddo di Edward.

Vidi Carlisle e sbuffai.
< Bella, se volevi vedere Carlisle, se era una cosa importante, perché non me lo hai detto? > Mi rimproverò mio marito, seduto sul letto vicino a me.
< Rose dice che non stai bene. >
< Sto bene, solo, mi sento strana… non è il caso di agitarsi. > Ma dal suo sguardo, capii che lui era molto più che agitato… era proprio per quello che avrei preferito parlare con Carlisle in privato…
Non volevo che Edward si facesse delle paranoie.
< Edward, perché non vai di là con Liz. Non vorrai che si senta trascurata? Ci penso io a Bella… >
< Carlsile, Liz può stare con Rose o Esme, o con Alice. >
< Edward, fa come dice lui… mi sentirei più tranquilla se stessi un po’ con lei. Continua ad essere il padre affettuoso che sei stato fino a ieri. >
< Bella, ti prego… non se ne parla neanche. Ecco, questa è l’acqua che hai chiesto. >
E mi porse un bicchiere stracolmo di acqua fresca. Quando la vidi, sentii la sete crescere. Mi sporsi ed afferrai il bicchiere, da cui bevvi avidamente.
In quel momento Carlisle mi passò la mano sulla fronte.
Guardò Edward e poi mio marito mi sussurrò: < Hai la febbre. Non alta ma comunque è meglio evitare che salga... >
< Ah, ecco perché mi sento così… strana. Con Liz, dopo il parto, è stato diverso. >
Edward mi sfilò il bicchiere e mi accompagnò sui cuscini.
< Devi stare a riposo. > poi, rivolgendosi a Carlisle < Forse ha un’infezione >
< Forse... Potrebbe anche essere la spossatezza però. Secondo me è per quello. La terremo sottocontrollo, nel caso sia necessario intervenire con una cura antibiotica. >
Mi toccai il seno e sussurrai: < Non prendo niente. >
Senza realmente darmi retta, Edward disse: < Sì, tesoro, lo sappiamo. Ma se fosse necessario, non voglio sentire storie. >
Contrariata, mi voltai di lato. Volevo tenergli il muso ma non mi fu possibile. Cominciò a massaggiarmi la schiena dolcemente. Quando sentii le sue labbra gelate sfiorarmi il collo sciolsi i muscoli e mi rilassai.

Sentii Edward annuire e mi voltai. Lui mi sorrise.
< Carlisle ritiene che sia ora di allattarli. > < Ah, ok… Non c’è rischio che… > < No, figurati… > < Bene. Edward, mi aiuteresti? >
< Certo. > e con cura infinita prese la bambina dalla culla. Il fratellino stava ancora dormendo.
< Allora Mel, è l’ora della pappa? > le fece con la voce dolce e melodiosa che mi aveva catturato l’anima. La piccolina gorgogliò e lui le pulì la bocca minuscola, prima di porgermela.

Io la appoggiai al mio seno e lasciai che si attaccasse con le gengive alla mia pelle. Strizzai gli occhi cercando di non pensare al dolore e mi lasciai cullare dal ritmato ciucciare.
Quando sia lei che il fratellino furono sazi, mi accoccolai tra le braccia di Edward che, cercando di non farsi notare, mi sfiorava la fronte come per controllarmi. Il suo tocco era preoccupato.
< Edward > gli feci all’improvviso < Perché prima te ne sei andato di là? Cos’è successo? >
< Niente di preoccupante. Anzi, sarai felice. >
Queste parole mi risvegliarono e mi aggrappai alla sua camicia, facendo scorrere le mie dita sul suo petto. < Davvero? >
Annuì convinto e poi mi confessò: < Alice ha visto i gemellini. Saranno splendidi. >
Nella sua voce serena riuscii però a cogliere una nota di preoccupazione che decisi di non alimentare. < E Elizabeth? C’era anche lei nella visione? >
< Sì. Giocava con Melanie. Andranno molto d’accordo. Alec invece era seduto e giocava con un pupazzo. La loro pelle brillerà leggermente. Il bagliore sarà impercettibile agli occhi umani ma sarà splendido. >
Sorrisi soddisfatta e mi immaginai i miei figli che crescevano, sani e forti.

In quel momento sentimmo strimpellare al pianoforte.
< Liz… > sibilò Edward ironico, con una punta di orgoglio nella voce sensuale.
< Edward, mi aiuti ad andare di là? Voglio sentire Liz. >
< Bella, perché non te ne resti tranquilla per un po’? La si sente anche da qui. > mi sussurrò all'orecchio, conciliante.
< Va bene, vorrà dire che ci andrò tutta sola soletta, visto che non vuoi accompagnarmi tu... > E così dicendo scivolai fuori dal letto. Mi misi in piedi e feci appena pochi passi prima di sentire il braccio di Edward cingermi il bacino.
Le mie gambe tremavano e faticavo a restare in piedi a causa dei muscoli indolenziti. Mi pareva di essere fatta di burro.
Lasciai che Edward borbottasse qualcosa riguardo la mia cocciutaggine senza ribattere. Appoggiata a lui, mi sentivo felice e completa.
Mi aiutò a sedermi sul divano e mi avvolse una coperta intorno al corpo.
Liz si voltò e mi domandò: < Mammi, ti piasce? >
< Certo, sei bravissima. Anche meglio del papà. >
Lei rise ed Edward la sollevò dallo sgabello su cui si sedette talmente velocemente che quasi non me ne accorsi. Fece accomodare Liz sulle sue ginocchia e poggiò le sue mani su quelle di nostra figlia, per guidarla. La musica chiassosa e sconclusionata che prima riempiva l’aria venne sostituita da una melodia dolce e semplice al contempo. Edward sussurrava a Liz: < Ecco, più dolcemente. Senti le note? Brava, così. Non avere fretta. Devi essere leggera, accarezzare i tasti. Brava. Senti che bella musica? Sei proprio una brava pianista. > mentre parlava le baciava i capelli.
Mi portai le ginocchia al petto e rimasi a fissarli finché Emmett non entrò in sala.
< Edward, vieni a caccia con me e Jasper questa sera? Carlsile andrà domani e visto che non vuoi che siate via entrambi… >
< No Emm, preferisco aspettare. Non ho sete. Non preoccuparti. >
< Se lo dici tu. A proposito, Alice ha parlato con il cane. Lo ha convinto ad aspettare un po’ prima di venire. >
Quella frase catturò definitivamente la mia attenzione.
< Jake viene a trovarci? >
< Sì, ma non subito. Prima devi rimetterti. > mi sussurrò Edward senza smettere di guidare le manine di Liz sui tasti splendenti.
< Uffa Edward, quanto sei iper-protettivo. >
La musica cessò improvvisamente e Liz alzò lo sguardo verso il padre con un’espressione confusa sul visetto incorniciato da riccioli rossi. < Papi? >
Lui la fece scendere dalle ginocchia e la poggiò sulla coda del pianoforte che aveva chiuso in un secondo.
< Che c’è? >
< Alec si sta svegliando… non vorrei che svegliasse anche Mel. Vado a prenderlo… >
E poi svanì nel corridoio.
Emmett si sedette vicino a me e fissò Liz che stava sfogliando uno spartito senza però capire cosa ci fosse scritto. Era affascinata dalle linee e dai puntini… dondolava le gambe trasognata.
Era troppo carina con il vestitino lungo e bianco che indossava. Alice diceva che quel colore le donava ed aveva ragione. Sembrava una fatina.

Mio “fratello” sbuffò e attirò l’attenzione mia e di Liz.
< Che c’è? > gli chiesi. Lui mi squadrò e poi indicò con il mento verso la mia camera.
< Come si fa a chiamare un bambino Alec? Solo due genitori come voi potevano riuscirci. >
< Emmett!!! E poi, il mio bambino si chiama Alec Anthony >
< Ecco, appunto… ma si può? Non potevate scegliere dei nomi un po’ più… maschili? >
< Alec ha fatto tantissimo per me. Ci tenevo a dargli il suo nome. E poi, il secondo nome di Edward, Anthony, non l’ho scelto io ma sua madre... >
< A me piaceva di più Thomas. Credo che lo chiamerò così. >
Edward entrò in camera e guardò male suo fratello prima di venirmi vicino. Mi passò nostro figlio e si sedette vicino a me, dal lato opposto a quello di suo fratello, poi, accarezzandogli la testolina minuscola, disse: < Senti, si chiama Alec Anthony Cullen.  >
< Io comunque lo chiamerò Thomas. Vero Tom? > sussurrò piegandosi verso il bambino minuscolo che stringevo al petto. Io scostai la coperta per fargli vedere il visetto ed Emmett glielo accarezzò delicatamente. Nonostante fosse enorme, Emmett sapeva anche essere dolce. Alec strinse i pugnetti intorno ai miei capelli e strusciò il viso contro la mia pelle calda e morbida. Edward sorrise e si alzò in piedi.
Alzai lo sguardo < Edward, dove vai? >
< A Mel non piace stare da sola, a quanto pare. Non la puoi sentire perché l’udito umano non è abbastanza sviluppato, ma si sta svegliando. La porto di qua. Ah, a  proposito, Rose ti ha preparato il the e dei biscotti secchi. Devi restare leggera. >
Prima di sparire di nuovo andò al piano e prese Liz fra le braccia.
< Vieni, andiamo dalla tua sorellina. >

Dalla cucina intanto Rose mi avvisava che mi stava portando la colazione. Emmett si alzò per andarle incontro dopo avermi scompigliato i capelli e detto: < sono contento che finalmente siano nati. Adesso potrò ricominciare a prenderti in giro senza che per questo Edward mi accusi di farti arrabbiare e, di conseguenza, di far star male i gemelli. Vedrai, mi devo rifare di questi ultimi nove mesi! Comunque, sono proprio degli scriccioli. Spero che, crescendo,assomiglino di più a te che ad Edward. Di lui c’è già uno specchio al femminile. Più cresce, più Liz gli assomiglia. > E in questo modo mi salutò.

Seguendolo con lo sguardo notai Alice che mi spiava, seduta in cima alle scale. Quando i nostri occhi si incontrarono, voltò il capo velocemente e si alzò,  come se non volesse parlare con me e  lasciandomi perplessa. Il suo nome mi morì sulle labbra con un sussurrò smorzato. Alec, sentendo la mia voce, si strinse di più a me con un movimento inconscio. Strinsi il mio bambino che era placidamente addormentato tra le mie braccia piegate a formare una culla calda e accogliente e aspettai che arrivasse Edward. Avevo mal di testa e non mi andava di alzarmi… anche se avrei tanto voluto andare a fare quattro chiacchiere con Alice…

  
Leggi le 16 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: CassandraLeben