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Autore: universaljudgments    14/05/2015    6 recensioni
Pairing: Larry/Ziall
Conteggio: 13K
Plot: Zayn e Louis, pop star sulla cresta dell'onda, decidono di partire per una vacanza in Grecia senza avvertire nessuno, scomparendo così da un giorno all'altro.
In un'isola dove tutto sembra essere bianco, blu e rosa, trovano alloggio in un piccolo albergo sul colle di una montagna.
E se Niall ed Harry ne fossero i proprietari?
O un AU in cui Louis ha paura delle cose che strisciano ed Harry lo salva da qualche geco curioso; Niall suona la chitarra alle cinque della mattina e Zayn ha il sonno leggero.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buon compleanno Gamma!


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ATTO PRIMO



Louis si è già pentito di quello che hanno deciso di fare. Come gli è venuto in mente di dar retta all'idea di Zayn di fuggire su un'isola della Grecia senza avvertire il Manager o le loro assistenti. 

È appena sceso dall'aereo e ha già ricevuto i messaggi di trentadue chiamate perse di Eleanor. Non è un buon segno. Sicuramente Zayn ne avrà altrettante da parte di Perrie. 


“Lou ci siamo!” lo abbraccia da dietro entusiasta Zayn. 

“Già -comincia dubbioso- non credo sia stata una buona idea..” finisce. Per voltarsi verso il moro e guardarlo negli occhi. 

L'altro si acciglia. “Perché?” domanda, incrociando le braccia davanti al busto. 

“Beh vediamo -inizia mostrando le dita per contare- primo, questo venerdì avevamo un'intervista per due radio inglesi; secondo, non abbiamo avvertito El e Pez e vedrai, ci faranno il culo non appena riusciranno a rintracciarci e terzo, siamo senza scorta e non sappiamo neanche dove andare.” si guarda poi un'ultima volta la mano, come se si stesse chiedendo se ha detto tutto ciò a cui stava pensando e poi l'abbassa soddisfatto. 

Zayn, che mentre lui parlava è rimasto completamente in silenzio, sbatte le ciglia, sulle sue labbra nasce poi un sorrisino ironico e “perché?” ripete, come se Louis non avesse parlato. 


Appunto. 


Louis sbuffa scocciato e si volta di nuovo per afferrare il suo bagaglio e cominciare a marciare impettito verso l'uscita dell'aeroporto, cercando di mimetizzarsi il più possibile con il resto delle persone. Anche se a quanto pare nessuno sembra riconoscerli comunque. 


“Andiamo Lou.. -sente dire Zayn dietro di lui, il respiro un po' affannato per essergli corso dietro- solo qualche giorno, una settimana al massimo. Ci divertiremo vedrai, non ci succederà niente e El e Pez ci copriranno con il management come sempre.” dice concitato, mentre lo raggiunge al suo fianco, anche lui trascinando dietro di sé la valigia. 

Louis allora si ferma di scatto, facendo inchiodare anche il moro che rischia di inciampare sulle sue stesse e gambe e “solo qualche giorno?” domanda, guardandolo con una sorta di superficialità. 

“Solo qualche giorno!” conferma Zayn e riprende a camminare davanti a lui. “A meno che tu non voglia il contrario..” borbotta a bassa voce, con un sorriso felino sulle labbra. 

“Ti ho sentito!” gli comunica Louis superandolo. 


Con un frappé al caramello per Louis e un caffè nero bollente per Zayn nello Starbucks dentro l'aeroporto, decidono che quel piccolo albergo, sulla cima della collina è sicuramente la migliore tra le opzioni che hanno. Sicuramente meglio dell'ostello ai piedi dell'isola con un bagno comunicante in quattro camere. 


Louis potrebbe vomitare solo al pensiero di doverlo condividere con qualcuno che non sia Zayn. 


Quindi prendono uno dei taxi fuori dall'aeroporto e dopo dieci minuti buoni per far capire al tassista, ovviamente greco, l'indirizzo del posto in cui sono diretti, riescono ad arrivare in meno di mezz'ora a destinazione. 


Quando scendono possibilmente fa ancora più caldo. Louis sbuffando lascia andare il trolley per arricciarsi le maniche corte della maglietta fin sopra le spalle. Zayn, poco avanti a lui, sembra il solito modello di Louis Vuitton, con la pelle lucida al punto giusto e i capelli sistemati in una piega perfetta.


Lo odia. 


“Sembra carino.” esordisce proprio quello, mentre fissano entrambi con occhio critico la struttura bianca tipicamente greca, con la porta e gli infissi di colore blu e una pianta rampicante piena di fiori rosa, che ricopre gran parte del muro. 

Louis mugugna qualcosa e poi, stufo del sole cocente che ha cominciato a battergli sulle spalle, raccoglie di nuovo il suo trolley e decide che è l'ora di entrare. Zayn lo segue. 


Non sembra affatto male, neanche dentro. Appena entrati, sulla loro destra ci sono delle sedie in legno con dei cuscini azzurrini e davanti un piccolo tavolino con delle riviste greche. Sui muri, candidamente bianchi, sono appese alcune foto del paesaggio dell'isola, qualche conchiglia, una o due stelle marine. Molto delicato. 


Dietro il bancone della piccola reception, sempre fatto in pietra bianca, ci sono due ragazzi che stanno molto evidentemente litigando davanti ad un computer e non si sono accorti a quanto pare del loro arrivo. Sono un po' rumorosi, a dire il vero. 


Louis li squadra, senza vederli veramente e non sapendo bene che fare, fin quando non riceve una gomitata sul fianco da Zayn che gli fa cenno con il capo di muoversi e dire qualcosa, così scuote appena le spalle e tossisce per rendere palese la loro presenza. 


“Buon pomeriggio!” dice poi, con un sorriso tirato, mentre aspetta che i due ragazzi si voltino a guardarli. 

“Un minuto!” esclama il più alto dei due, mentre assesta sulla testa del biondo uno schiaffetto e gli dice qualcosa in greco, indicandogli il computer. Cosa che né Louis né Zayn, dopo essersi guardati quasi sconvolti, capiscono. 


Alla fine dopo pochi minuti qualcosa sembra risolversi perché, il ragazzo che prima aveva parlato, si sistema meglio la camicia azzurrina e tira su il viso rivolgendolo finalmente verso Zayn e Louis, che sono ancora lì fermi interdetti. 


“Scusateci, stavamo risolvendo un problema che Niall qui ha creato. -esordisce, schioccando un'occhiata irritata verso il biondo, che nel frattempo si è alzato dalla sedia- comunque io sono Harry, come possiamo esservi utili?” chiede poi, facendo nascere un sorriso timido sulle labbra e due fossette ai lati della bocca, che non si addicono affatto ai modi che ha avuto finora. 


Louis lo guarda incuriosito, piegando leggermente la testa. È alto, magro, due spalle che sembrano quelle di un nuotatore. Magari lo è. I suoi capelli ricci sono tirati indietro da una fascetta di tessuto azzurro e pensa che se fossero biondi, come quelli del suo amico affianco, potrebbe benissimo assomigliare ad un putto raffaellesco, complici anche le labbra rosa magenta, le guance adombrate di rosso e quegli occhi verdi petrolio, che ora lo stanno scrutando forse in attesa di una risposta. 


Forse lo ha fissato; un po'.


“Mmh si -mormora- vorremmo sapere se avevate delle stanze?” chiede, mordendosi il labbro inferiore, mentre continua a guardare il ragazzo di fronte a sé. Harry. 


A quel punto è il biondo ad intervenire. 


È con entusiasmo infatti che dice “certo che le abbiamo!” mentre recupera un'agenda, che inizia a sfogliare veloce. “È un piacere avervi qui, quest'isola è così noiosa a maggio. Non so perché ma i clienti arrivano tutti da metà giugno in poi. Come mai siete qui?” a quel punto però si ferma, perché Harry gli assesta una gomitata in pieno stomaco. 

“Scusatelo -riprende quindi lui gentile- è un po' logorroico e impiccione.” sorride apologetico, voltandosi poi verso il biondo che ha messo su un broncio adorabile. 


“Il biondo è mio.” gli sussurra allora all'orecchio Zayn. 

Louis si volta sconvolto a guardarlo, mentre l'altro alza le spalle incurante di ciò che ha appena detto. 


“Quindi una doppia?” chiede Harry, mentre è già pronto a prendere la chiave di una camera dalla mensolina dietro di lui. 

Louis sorride leggermente e poi scuote la testa. “No noi non- cioè non-” cerca di dire. Ma che gli prende?

“Noi non scopiamo!” afferma Zayn. 

“ZAYN!” lo riprende allora Louis, con le guance in fiamme e gli occhi che rabbiosi si vanno a fermare su quelli del moro, che divertito, si unisce alla risata del biondo, Niall, che sembra trovare il tutto molto comico. 


Louis, al contrario, imbarazzato riporta lo sguardo su di Harry, che sta guardando la scena anche lui divertito ma senza esternarlo troppo e che lo accoglie con un sorriso gentile.


“Due singole allora?” chiede poi, poggiando due chiavi sul bancone.

Louis annuisce timido. 

“Venite vi facciamo strada.” li invita il riccio, indicando con il braccio le scale in pietra. 


“Il mio nome è Zayn in ogni caso e lui è Louis.” chiarisce il moro mentre salgono le scale. 

“Siete inglesi?” chiede Niall, che si trova a capo del gruppo. 


Entrambi rispondono in modo affermativo. 


Possibile che non li abbiano riconosciuti? Meglio così. 


“Queste sono le vostre camere -dice Harry, una volta raggiunto il secondo piano- per qualsiasi cosa potete chiamarci di sotto, durante il giorno; la sera chiudiamo la porta alle due e mezza, perciò se intendete tornare più tardi fatecelo sapere che vi lasceremo aperta quella sul retro e vi spiegheremo come arrivarci. Noi dormiamo al piano di sopra quindi se durante la notte succede qualcosa veniteci a bussare, ci sono solamente due porte quindi non vi sbaglierete. Dato che non siamo abituati ad avere ospiti durante questa stagione nell'albergo al momento non c'è personale. Ma io mi occuperò dei pasti e Niall delle camere, se vorrete che vengano messe in ordine.” 

“Grazie.” lo ringrazia Louis, sorridendo anche a Niall. 

Zayn fa lo stesso e li guardano andare via. 


“Lou?” lo chiama dopo pochi secondi che sono stati lasciati soli. 

“Si?” si volta verso di il moro, con sguardo interrogativo. 

“La tua fantasia di essere scopato sopra il bancone di una reception sta per realizzarsi.” dice convinto, mentre gli sorride furbo. 


Louis non gli risponde neanche, si volta, apre la porta della sua camera e la richiude, senza nemmeno preoccuparsi di far piano. 


Maledetto il giorno in cui ha pensato fosse una buona idea raccontargli cosa gli sarebbe piaciuto fare almeno una volta nella vita. 


ATTO SECONDO 


Il primo giorno tutto appare strano agli occhi di Zayn e Louis. Non ci sono sveglie che suonano, o telefoni che squillano impazziti. Non devono correre da una parte all'altra di Londra e nessuno gli chiede di rifare il ponte per quel pezzo. La quiete regna sovrana. Tutto ciò che si sente sono le onde che si infrangono contro gli scogli, le cicale la sera e Harry e Niall che ridono come al solito per qualcosa; se non si stanno urlando contro, in greco. 


Il secondo giorno, di comune accordo, dopo la colazione scendono in paese per vedere cosa offre. Nulla. Non c'è davvero niente, se non il mercato ortofrutticolo e quello del pesce. Non ci sono discoteche, solo un piccolo bar in una via alquanto stretta e un forno a pochi passi dall'albergo, che hanno scoperto essere di proprietà della mamma di Harry. C'è la spiaggia, ma a Zayn non piace il mare, perciò è esclusa come attività. 


Il terzo giorno si sono già abituati ad Harry che la mattina, alle otto in punto, gli porta la colazione (Beh in verità la porta a Louis, ma Zayn scavalca il balcone prima che il riccio possa anche solo dire di aspettare perché, ovviamente, l'avrebbe portata anche lui.). Al pranzo consumato direttamente sul bancone della cucina, mentre Niall scrive sulla lavagna parole in greco da far imparare a Louis e Zayn; ed ovviamente pensano entrambi che una volta tornati a Londra si sentiranno persi senza la cena sotto la veranda in legno alle nove e mezza di sera, perché “mi dispiace my Lord, ma qui non siamo in Inghilterra e si fa a modo nostro.”.


Sono passati già quattro giorni da quando sono arrivati e Louis sembra essersi ambientato al punto da non chiedere più di tornare a Londra. 


Zayn dubita alquanto che sia solo per la mancanza di impegni e la bellissima vista che si trova davanti ogni qualvolta apre la finestra; come sostiene lui. 


O per meglio dire, della vista di qualcosa si tratta, ma non certo quella del mare greco. Piuttosto quanto quella di un greco. Zayn più di una volta da quando hanno messo piede in quell'albergo l'ha dovuto riprendere perché si era fissato ad osservare quel visino angelico. 


In realtà Zayn ha quasi paura che tutto ciò gli stia iniziando a piacere troppo. Ha paura che una volta tornato a Londra gli mancherà la luna che sorge sul mare la sera, o Harry che canta mentre cucina per loro. 


Probabilmente più di tutto crede che potrebbe mancargli Niall, che ogni mattina, alle cinque in punto si siede sul muretto della piazzetta di fronte all'albergo e comincia con la chitarra a suonare.


Il punto è che Zayn è dall'età di quindici anni che soffre di insonnia; dorme si e no tre ore a notte e si sveglia al minimo rumore. Ed è per questo che sin dal primo giorno, alle quattro e cinquantasei, quando sa che il sole sorgerà da lì a mezz'ora e che Niall uscirà dalla porta principale dopo quattro minuti, lui apre le persiane blu e aspetta affacciato alla finestra. 


Ha avuto modo di osservarlo bene. Ha capito che sotto la tinta bionda ha i capelli castani, i suoi occhi sono celesti, non azzurri, è mancino; ha una bella voce. A giudicar da come muove le dita su quelle corde è facile pensare che lo faccia da abbastanza tempo.


Sa anche che ogni mattina alle sei arriva un ragazzo che gli consegna le bottiglie del latte, la frutta e qualche verdura. Ma devono essere amici, perché Niall, prima che quello vada via, lo saluta sempre con un bacio affettuoso sulla guancia. 


Quando però quella mattina si sveglia e l'orologio del suo telefono segna le cinque e mezza, rimane a fissarlo per cinque minuti buoni, mentre si massaggia le tempie e si chiede come mai sia riuscito a dormire di più. 


In ogni caso dopo essersi alzato dal letto, come da programma apre le persiane. Il sole è già sorto e Niall è di sotto, che, se non si sbaglia, sta suonando Come To Me dei Goo Goo Dolls. Sorride. Gli piace quella canzone. 


“Buongiorno! Dormito di più questa mattina?” esordisce il ragazzo in piazzetta, facendo gelare il sangue nelle vene di Zayn. 

“Come?” chiede incerto, appoggiandosi meglio al davanzale. 

“Sono le cinque e mezza, di solito quando arrivo qui tu sei già lì.” chiarisce l'altro, mentre poggia la chitarra sulle sue gambe incrociate.


Ah! Quindi si era già accorto di lui nei giorni precedenti. 


Zayn sorride imbarazzato allora. “Io non dormo bene. Mi sveglio presto, anche a Londra.” ammette. Sente l'altro ridere appena. Quel ragazzo è così solare. 

“Che ne dici se scendi e vieni a farmi compagnia? Vediamo quanto ne sai di musica!” lo sfida quasi, guardandolo sempre dal basso lì dove si trova. 


Zayn si limita a fissarlo per un minuto, poi annuisce e l'istante dopo è già di sotto. 


“Buongiorno!” esclama di nuovo il biondo. Volto ora verso la porta. 

“L'hai già detto.” gli fa notare allora Zayn, mentre cammina verso di lui con le mani nelle tasche dei pantaloni. 

“Si, ma tu non mi hai risposto.” dice Niall, mettendo il broncio. 

Zayn sbuffa una risata e mentre si siede sul muretto accanto a lui “buongiorno!” ripete, con il più solare dei sorrisi. 

“Canti con me?” gli chiede poi diretto il biondo, riprendendo la chitarra su le mani. 

“E se svegliamo qualcuno?” domanda dubbioso.

“Si complimenteranno con noi. O almeno con me di sicuro, sono un usignolo, quanto a te, anche se sei stonato come una campana, e non sto dicendo questo, almeno sei bello e nessuno riuscirebbe ad insultarti.” 


Zayn rimane esterrefatto per qualche secondo. E non dovrebbe poi stupirsi molto, visto che è pieno di riviste e fans che gli urlano dalla mattina alla sera quanto sia stupendo. Ma Niall l'ha detto con una dolcezza ed uno sguardo ammirato che mai gli era capitato di vedere. 


“Forza allora -lo incita- vediamo che sai fare biondo!” sorride. 


Niall poggia le dita sulle corde. “La conosci count on me, di Bruno Mars?” gli chiede, mentre comincia a suonare le prime note. 

Zayn lo guarda con un sopracciglio alzato e “per chi mi hai preso?” dice e poi aspetta che il biondo canti la prima strofa, per seguirlo immediatamente con quella dopo. Niall sembra quasi stupito quando arriva il suo turno. Come se si aspettasse davvero che fosse stonato. 


Vanno avanti per un po'. Alla fine di ogni canzone Niall gli fa i complimenti. Definisce la sua voce angelica e ad un certo punto gli dice anche “dovresti fare il cantante!” ma lui non risponde. Abbassa solo il viso imbarazzato. 


La verità è che si sente bene lì, dove nessuno li conosce e non parlano di quanto lui e Louis siano famosi, di come abbiano una vita straordinaria, ma che in realtà a lui non piace così tanto. È stanco di Londra e dello schifo che lo circonda, sta su quell'isola da soli quattro giorni e vorrebbe rimanere lì per sempre. 


Alle sei poi, come presupponeva, arriva il ragazzo che fa le consegne. Niall glielo presenta; quindi alla fine scopre che il suo nome è Liam, lavora al mercato in fondo al paese ed è il fratellastro del biondo. È per metà greco e per metà inglese ed è lui che ha imparato la lingua a Niall ed Harry. È simpatico ed amichevole, tanto che li convince a cenare tutti insieme quella stessa sera. Zayn non trova veramente motivo per rifiutare. 


Now I get a holiday

Wherever I go I must stay

I don’t plan on coming back

Ever if I can hold back

Now I get a holiday

Think I’ll stay


Quando Louis comincia a scendere le scale, dopo essersi fatto una doccia calda ed essersi cambiato con dei vestiti puliti, guarda l'orologio e si accorge che sono appena le sei. È ancora troppo presto per la cena. Ma in camera sua non ha nulla da fare, internet non prende e in ogni caso se accendesse il telefono comincerebbe probabilmente ad impazzire per colpa di Eleanor alla quale non è affatto andato a genio il modo in cui è sparito. 


Il punto comunque è che Zayn dorme, stranamente. Forse l'ennesima escursione, alquanto inutile tra l'altro perché avevano già appurato il secondo giorno che su quel l'isola non c'è nulla, l'ha stancato davvero. Gli sembra un'ingiustizia svegliarlo, dal momento che è davvero raro saperlo rilassato a tal punto da vederlo dormire. 


In realtà non sa neanche lui perché ha deciso di uscire ed andare al piano di sotto, dunque si è già voltato per risalire i gradini verso la sua camera, quando “Lou!” esclama una voce roca e bassa dietro di lui, che cercando di fermarlo lo spaventa e lui perde l'equilibrio. Sta già immaginando a dove verrà portato nel momento in cui si schianterà sulla pietra dura delle scale, se non fosse che invece di un atterraggio duro ad accoglierlo trova un petto largo e due braccia forti. “Attento.” lo riprende Harry infatti, mentre con facilità lo riporta con i piedi per terra. 


Louis, già rosso in viso, un po' impacciato si volta verso di lui e gli sorride imbarazzato. “Oops!” mormora con le guance rosse e gli occhi puntati su quelli di Harry che “ciao.” gli risponde, facendo comparire una fossetta su una guancia. “Grazie.” gli sussurra poi Louis, mentre inizia a mordersi nervoso il labbro. 

Harry ride leggermente e “colpa mia, ti ho spaventato.” ammette, mentre si tocca il retro del collo. “Dove stavi andando comunque?” gli chiede, alzando finalmente gli occhi verso di lui. 


Louis in quel verde ci rivede l'acqua del Tamigi quando su Londra splende il sole. Il vetro delle bottiglie che suo nonno collezionava. I prati quando è mattina presto e sui fili d'erba ci si forma la rugiada.    


“Io non- volevo solo- credo che tornerò-” balbetta. Ha quasi venticinque anni ma si ritrova a non riuscire a mettere insieme due parole per formare una frase di senso compiuto solo perché un ragazzo carino lo sta guardando con l'aspettativa negli occhi e una fossetta troppo, troppo, pronunciata su una guancia. 

“Se vuoi puoi venire con me in cucina -gli va infine in aiuto Harry- stavo andando di là per cominciare a preparare la cena, puoi anche darmi una mano, sempre se non ti scoccia?” gli offre, indicando poi quasi imbarazzato la porta che dà verso la veranda e poi sulla cucina. 

Louis arrossisce leggermente e “vengo, ma non so cucinare e sai questo posto mi piace abbastanza da essere sicuro di non volerlo mandare a fuoco.” lo avverte, spostandosi poi un ciuffo di capelli che gli è ricaduto sulla fronte. 


Harry allora ride, in modo spontaneo e rumoroso. Non pensava di essere così divertente. “Oh andiamo sciocco -comincia afferrandogli una mano- ti insegno come si fanno i muffin allo yogurt e frutti di bosco, sono la mia specialità!” afferma entusiasta e se lo tira dietro, sempre tenendolo per mano, fino a quando sorpassano la terrazza e subito dopo la porta della cucina. 


Per un po' Louis rimane solamente i piedi accanto ad Harry, mentre gli spiega come fare l'impasto e come vanno cotti, addirittura gli consiglia quale yogurt sia meglio mettere per non far risultare la pasta troppo dolce. 

Circa mezz'ora dopo, Louis è seduto sul piano d'acciaio, con una scodella verde fra le mani mentre amalgama lo yogurt con i frutti di bosco e Harry lascia che l'impasto lieviti leggermente mentre lui comincia a tagliuzzare le verdure per il pesce che cucinerà quella sera e che, a quanto ha capito, un certo Liam porterà dal mercato. 


“Quindi Louis, come ci siete finiti su quest'isola sperduta nel mediterraneo?” chiede ad un certo punto Harry. Mentre si volta a guardarlo. 

Louis alza le spalle, quasi divertito. “Non lo so?” risponde, poi scrolla il capo. “Zayn mi ha chiamato cinque giorni fa alle tre della notte e mi ha detto partiamo ed io ho risposto partiamo? è lui ha fatto si, amico, ho già prenotato due biglietti, andiamo in Grecia a quel punto io ho detto in Grecia? e lui si è limitato a dirmi domani mattina sono alle sette sotto casa tua, non avvertire Eleanor e poi mi ha chiuso il telefono in faccia. Perciò eccoci qui!” spiega e spera di essere stato abbastanza esaustivo perché sul serio non ci sono altri motivi per giustificare la loro presenza lì. 


Harry ridacchia divertito, ma poi Louis lo vede accigliarsi un minuto ed alzare il viso verso di lui con uno sguardo confuso ad adombrargli il chiarore degli occhi. “Eleanor è la tua ragazza?” domanda schietto, per poi portarsi una mano a coprirsi la bocca. “Scusa non sono affari miei.” fa apologetico, voltandosi di nuovo per impegnare le mani in altro, altrimenti è sicuro finirebbe per torturarsele. Riceve tuttavia in risposta una risatina di Louis che, scendendo dal bancone, si avvicina e “no, è la mia assistente, forse la mia migliore amica, ma di certo non la mia fidanzata. Diciamo proprio che non rientra nei miei gusti. Se sai quello che intendo..” poi poggia la vaschetta con lo yogurt vicino ad Harry, non prima di infilarci un dito dentro per sporcargli la guancia. 


E ok! Quand'è che è diventato così coraggioso? E poi " se sai cosa intendo?" davvero, è impazzito?


Harry a quel punto gira lentamente il viso verso di lui e mentre si morde il labbro inferiore annuisce, mantenendo sempre il contatto visivo con lui. 

Louis sorride, inspiegabilmente felice e gli si avvicina ancora di più, si alza sulla punta dei piedi e, senza pensarci troppo, gli lecca via lo yogurt dalla guancia. 

“Mh, è buono!” afferma, mentre ritorna a sedersi sul bancone dove era prima e trattiene una risatina dopo aver visto Harry diventare del colore dei pomodori che sta tagliando. 


Quando si ritrovano tutti di sotto sono ormai le sette e mezza della sera e Louis ha conosciuto anche quel Liam, che Harry gli ha detto essere il fratellastro di Niall e il suo migliore amico. Mentre aspettavano ha scoperto che Harry ha casa ad Atene e vive in un piccolo appartamento con Niall, che l'albergo era dei suoi nonni come la pasticceria e che è da quando è nato che viene sull'isola tutte le estati, ma solo da quando ha finito il liceo che lui e Niall ne hanno preso la gestione. Harry poi gli ha parlato di sua sorella Gemma, che si trova momentaneamente in Australia. Louis ha colto l'occasione per parlare anche un po' di sé, gli ha raccontato di Lottie e Felicitè che stanno entrambe finendo la scuola d'arte e delle gemelle che stanno per iniziare il loro secondo anno di liceo, di sua madre che aspetta di nuovo due gemelli e crede di avee definitivamente conquistato Harry quando gli ha detto che non vede l'ora che nascano per poterci giocare insieme e portarseli, quelle rare volte che è a casa di sua madre, a dormire nel letto grande con lui. 


Zayn lo salva più volte quella sera dal non rimanere incantato quando si ritrova ad ascoltare Harry che parla. 

Cerca anche di non arrossire troppo quando, dopo aver addentato i loro muffin, al riccio scivola un po' di yogurt al lato del labbro e Louis, che gli è ovviamente accanto, glielo fa notare. Harry, che dopo essersi passato la lingua sulla bocca sogghigna, si sporge sulla sedia ed avviandosi al suo orecchio “potevi farlo tu per me no? sei un tale esperto..” lo prende in giro, riferendosi palesemente al gesto di prima. Ben gli sta. Ora si tiene anche quell'accenno di erezione nei pantaloni. 


È naturale quindi che Louis pensi che Harry stia giocando con lui quando sente qualcosa accarezzargli, per così dire, il dorso della sua mano, poggiato sul bracciolo della sedia. Senza neanche spostare gli occhi, tenendoli ben puntati su quelli di Niall che sta ancora parlando, si avvicina all'orecchio di Harry, come aveva fatto lui prima e “non credi di essere un po' troppo audace, giovane Harold?” dice ghignando. Se si voltasse almeno un po' riuscirebbe a vedere lo sguardo confuso del riccio che “che cosa intendi Lou?” gli chiede. Louis sbuffa una risatina ironica e “non fare il finto tonto, riccio. Sei bravo con i grattini, potrei eccitarmi.” mormora, sempre più a bassa voce ed è in quel momento che si volta per guardarlo e non trova altro che uno sguardo interrogativo a fissarlo perciò “la mano!” chiarisce, “che mano?” ribatte l'altro, arcuando sempre di più le sopracciglia. Louis scocciato, perché okay quel gioco è durato anche troppo e non risulta neanche più sexy, “oh andiamo!” esclama, alzando finalmente la mano e portandola davanti ai loro occhi, aspettandosi di trovare le dita di Harry che lo stanno accarezzando, accorgendosi invece che non si tratta di altro se non di un piccolo geco, che ha preso in parte il colore della sua pelle. 


Con il terrore negli occhi lo fissa per qualche secondo, poi si volta verso Harry che ricambia lo sguardo, ritorna con gli occhi sull'animale che si sta muovendo lungo il suo braccio ora e poi. E poi urla. A voce alta, in modo poco virile, potrebbe essere considerato l'acuto migliore della sua vita. 


Urla e “toglimelo, toglimelo, toglimelo..” ripete piagnucolando e agitando la mano davanti agli occhi di Harry, che mentre lo guarda leggermente sconvolto, come gli altri tre del resto, si aggrappa al suo gomito per tenerlo fermo e poi con estrema accortezza prende il geco sulle sue mani, accarezzandolo addirittura sulla parte superiore mentre se lo adagia sul palmo. 


Louis tira a quel punto un sospiro di sollievo e comincia a passarsi la mano sulla stoffa dei pantaloni per cercare di eliminare il prurito che il solo pensiero di quell'animaletto sulla sua pelle gli ha provocato. 


“Lou -lo richiama ad un certo punto Harry, che è rimasto accanto a lui in perfetto silenzio- è solo un geco.”

Louis si scuote per i brividi che lo pervadono non appena lo nomina. “Mi fanno schifo che cose che strisciano, ok?” afferma impettito. 

Ed Harry vorrebbe davvero annuire e dargliela vinta, perché lo trova così carino con quel broncio, ma Zayn, che ha visto tutta la scena come anche Liam e Niall, aspetta si e no qualche secondo per poi dire “non tutte!” facendo poi l'occhiolino in direzione di Louis, che si volta a guardarlo con la bocca aperta, suscitando maggiormente una reazione ilare negli altri quattro, compreso Harry, che non smettono finché Louis, scocciato, con un rumore sordo sposta la sedia e si alza dal tavolo, cominciando con passo svelto a camminare verso la piazzetta. 

“Lasciate stare, è una regina del dramma, fra poco torna.” li rassicura il moro, ritornando poi alla conversazione con Liam e Niall che era stata interrotta. 


Ma Harry, che già fissa dispiaciuto il posto ora vuoto accanto al suo, non ce l'ha fa proprio ad ignorare semplicemente lo sguardo offeso con cui Louis si era alzato lasciando la veranda. Perciò seguendo i suoi stessi passi lo raggiunge, superando gli altri tre che lo ignorano completamente. 


“Lou!” lo chiama, quando lo vede seduto sulla panchina accanto al muro sotto la pianta fiorita.

“Ho capito H è solo un geco, ma non li sopporto uguale. Perché possono sembrare carini ed indifesi ma io li trovo solo viscidi. Perciò puoi anche tornare di là con gli altri a ridere.”

Harry, che di pazienza ne ha tanta, sospira e si va a sedere vicino a lui. 

“È ok -gli dice quindi, dopo che Louis ha leggermente voltato il viso verso di lui- io odio i gabbiani!” confessa e Louis è sicuro che potrebbe vederlo arrossire se non fosse che non sono illuminati da altro, se non la luna in cielo. 

Ride leggermente e poi, audace, poggia la testa sulla spalla del riccio. “Mi piace qui sai?” dice, prendendo a fissare il cielo blu stellato. 

“Mh -mormora Harry, che nel frattempo ha cominciato a lasciargli delle carezze gentili tra i capelli- siete andati in spiaggia?” chiede poi, fissando al contrario gli occhi sul mare che appare solo come una distesa nera infinita, che riflette a mala pena le luci delle stelle. 

Scuote la testa Louis, aggiungendo solo “a Zayn non piace.”

“Ti ci porto io!” gli offre allora Harry. 

E Louis, davvero, non può rifiutare. 


Se quella sera, prima di andare a dormire, chiede ad Harry di controllare che nel suo letto non ci sia qualche animale esotico. Beh affari suoi. Se poi non appena quello lo fa lo ringrazia con un bacio sulla guancia. Non è proprio necessario che qualcuno lo sappia.  


ATTO TERZO


Louis la mattina dopo si sveglia con Harry che bussa alla sua porta. Sa che lui perché beh, è da quando sono arrivati che gli porta la colazione in camera perciò non potrebbe essere davvero altrimenti. 


Quando apre la porta ed infatti lo vede appoggiato allo stipite mentre sistema meticolosamente il vassoio che ha in braccio, gli nasce un sorriso tenero sul viso. 


“Buongiorno H!” lo saluta, facendolo leggermente sussultare, a quanto pare non si era reso conto si fosse alzato per andargli ad aprire. 

“Buongiorno Lou, oggi ti ho portato un tè ai frutti rossi e due biscotti ai ribes, li ha fatti mia madre spero ti piacciano.” gli dice, porgendogli il vassoio sorridendogli gentile. 


Louis lo afferra e lo scruta attentamente. 


“Vuoi entrare?” gli chiede, scostandosi leggermente dall'entrata. 

Sembra aver posto la domanda che l'altro aspettava, perché infatti lo vede annuire energicamente ed infilarsi nella stanza, chiudendosi la porta dietro. 


Si dirigono verso il balcone dove c'è il tavolino rotondo su cui Louis sistema la su colazione. Poi si sporge verso quello di Zayn, osservandolo dubbioso. 


“Cosa cerchi?” gli domanda Harry.

“È strano, tu hai bussato alla mia porta e mi hai portato la colazione, ma Zayn non è ancora qui..” esamina ad alta voce la situazione, continuando a guardare verso la porta finestra del moro. 

“Oh già! -esclama allora Harry- non c'è.” lo informa, sedendosi sulla sedia di fronte alla sua. 

“Che significa che non c'è?” chiede accigliandosi, mentre comincia a girare il tè che emana davvero un ottimo profumo. Cannella sembra.. forse è Harry. È decisamente lui. 

“È partito questa mattina con Niall, ha detto che si sarebbero fatti un giro sulla grande isola e sarebbero ritornati in serata.” spiega. 


Louis lo scruta per qualche minuto assimilando la notizia. 


“Bene!” dice poi, con un sorriso già sulle labbra. “Noi che facciamo?” e prende un sorso di tè. 

Harry sembra illuminarsi, i suoi occhi assumono una nuova tonalità di verde e gli sorride raggiante. “Sai potremmo andare al mare, restare lì fino al primo pomeriggio. Posso anche preparare dei panini e poi se vuoi ti posso portare a far conoscere mia nonna e mia madre. Erano così entusiaste quando le ho detto che avevamo due clienti in questa stagione. Quando poi ci siamo stancati di ascoltare le loro chiacchiere potremmo ritornare qui e non lo so farci una doccia, cioè due, nel senso che ognuno nella sua camera, perché beh- comunque dicevo, la doccia, e poi mi puoi aiutare a preparare la cena e chiamare Liam per chiedergli se ci raggiunge e oddio, non te l'ho neanche domandato, ti è saputo simpatico Liam? Se no vuoi che venga a cena basta che me lo dici e preparò solo per noi quattro e-”

“Harry fermati!” lo stoppa Louis, scoppiando a ridere. 


Harry emette un timido 'oh' e abbassa lo sguardo sulla sue mani ed arrossisce. 


“Scusa.” mormora poi. 

Louis ridacchia ancora e “va bene. Cioè quello che hai proposto e puoi chiamare anche Liam, ovviamente.” annuisce rassicurante, passandogli poi uno dei biscotti che lui stesso gli ha portato. 

Harry rialza gli occhi verdi verso i suoi e si morde un labbro, afferra il biscotto e lo mordicchia sulla punta. Sorride appena, ma Louis lo sa che si sta trattenendo. 


Dopo una mezz'ora Harry lascia la sua camera, dicendogli che lo aspetterà di sotto non appena avrà fatto.

Louis quindi si fa una doccia veloce, si infila un costume blu con delle tartarughe rosse sotto un paio di shorts che gli arrivano appena sopra il ginocchio e poi una maglietta bianca. Alla fine si ricorda di prendere gli occhiali da sole scuri che ha lasciato in valigia ed esce dalla stanza. 


Harry è di sotto, seduto sul bancone della reception ad aspettarlo, come ha detto che avrebbe fatto. Ha accanto uno zainetto a scacchi e non porta nulla di diverso da come lo aveva visto prima nella sua stanza. La camicia bianca scollata che lascia intravedere le due rondini, un paio di shorts anche lui di jeans. Di nuovo c'è solo un cappello con una fascetta in pelle marrone a coprirgli i ricci. È così bello, pensa Louis mentre scende gli ultimi scalini e lo raggiunge.  


“Andiamo?” lo incita, non appena lo raggiunge. 

Harry alza il viso, lo vede osservarlo per un minuto appena, poi annuisce. 

Scende dal bancone, inciampa accidentalmente sui suoi stessi piedi, Louis lo salva dallo schiantarsi a terra. “Grazie.” gli mormora timido. Profuma di cannella. 


Camminano a piedi circa tre quarti d'ora. È caldo, perché sono le dieci e mezza e il sole splende alto nel cielo, ma Louis non si lamenta affatto. Non fin quando Harry è accanto a lui che gli racconta di come quando da piccolo i suoi compagni di classe lo chiamavano bambi, per via delle sue gambe lunghe, o come gli piace intrecciare fiori fra i suoi capelli.


Quando sono ormai quasi alla fine della strada, Harry gli comincia a chiedere il significato dei suoi tatuaggi. Louis gli spiega il 'far away' che si è fatto a vent'anni, quando si è cominciato a sentire davvero troppo lontano dalla sua famiglia. Poi passa al cervo con il cuore al centro. Gli spiega che originariamente c'era solo un cuore con delle cuffie, che a diciotto anni aveva voluto perché a quel tempo per lui la musica era tutto, il cervo era venuto solo dopo, quando aveva capito che gli serviva forza per andare avanti, che la musica non bastava più e quell'animale gli era sempre sembrato un animale determinato e maestoso. 


Harry non gli chiede perché abita lontano dalla sua famiglia. Non gli chiede perché ad un certo punto la musica non è più stata abbastanza per lui. Non gli chiede cosa lo fa sentire così impotente tanto da portarlo a tatuarsi un simbolo che gli ricorda che può farcela. E Louis gliene è così grato. Perché Harry non sembra sapere nulla della sua vita in tutto il resto del mondo. Lui sta imparando a conoscere solo il vero Louis, non il Louis Tomlinson pop star internazionale. Ed è tutto ciò che vuole. 


La spiaggia la raggiungono poco dopo che Louis ha spiegato ad Harry che alcuni dei disegni sul braccio destro sono senza senso e fatti da ubriaco con Zayn e la folle mania di tatuare ogni lembo di pelle scoperto. 

Non si sorprende affatto di vedere la distesa di sabbia praticamente vuota. Il riccio gli ha spiegato che è difficile che sull'isola, durante i mesi che non sono estivi, ci abiti qualcuno. Lui e Niall, ad esempio, restano lì solamente da aprile fino a metà settembre, poi ritornano ad Atene. 


La sensazione della sabbia calda sotto i suoi piedi è rilassante, il caldo avvolgente. Si sente un bambino di cinque anni quando si mette a correre per raggiungere la riva del mare per toccare finalmente l'acqua; ma non se ne vergogna, non finché Harry è di qualche passo distante da lui e ride della sua spensieratezza. 


“Facciamo il bagno?” si volta a chiedergli, negli occhi la speranza di poter sentire una risposta affermativa da parte del riccio. 

Harry ovviamente gli dice di si. Lo fa con gli occhi verdi che con il riflesso del mare hanno assunto una tonalità quasi tendente al blu cobalto e la testa piegata di lato mentre annuisce e lo guarda con un sorriso affettuoso. 


Due minuti dopo sono entrambi con i piedi immersi nell'acqua trasparente e nudi, fatta eccezione per i costumi. Forse quella di spogliarsi non è stata una buona idea. Perché Louis è quasi sicuro che se non si immergerà subito nell'acqua gelata, si ritroverà con un'erezione distinta a causa di Harry, del suo costumino giallo che non gli copre neanche metà coscia e del suo fisico così tremendamente asciutto ma allo stesso tempo tonico. 


 “Chi arriva per ultimo al tronco torna all'albergo senza costume!” esclama Louis e poi senza neanche dare il tempo ad Harry di prendere atto della sfida che gli è stata appena lanciata si tuffa. 


L'impatto con l'acqua fredda gli mozza il fiato ed è costretto a riemerge immediatamente. Non appena si volta per guardare dove il riccio si trovi lo vede appena dietro di lui, che gli sorride con gli occhi cercando di scostarsi dagli schizzi che egli sta producendo con i piedi e dai ricci che gli ricadono sulla fronte. 


Il tronco che devono raggiungere è quello che si trova alla fine della banchina e sporge orizzontalmente. Non è neanche troppo lontano effettivamente, ma Louis non è mai stato così dedito allo sport e Harry dietro di lui non sembra volergliela dare vinta. Non si sente in colpa perciò quando ad un certo punto si gira e afferra il riccio per una spalla e lo spinge sott'acqua. Poi riparte, senza guardare indietro. 


È quasi arrivato alla meta quando si accorge di non sentire più rumore dietro di lui, perciò con sguardo mesto guarda il tronco e si gira di nuovo. Ma Harry non c'è. Si guarda a destra e sinistra un paio di volte, si tira indietro il capelli che gli coprono la fronte. “Harry? Harry andiamo non è divertente!” lo chiama, cominciando a nuotare di nuovo da dove era venuto. “Harry..” Prova di nuovo.


“Che stai facendo?” si sente chiedere da una voce poco distante. Così si gira e lo vede, seduto sul tronco con i piedi in acqua, che lo guarda divertito e con un sopracciglio alzato. 

“Tu- come- ti odio!” sbotta Louis, sbattendo le mani sull'ora dell'acqua esasperato e ritornando a nuotare verso il tronco. 


“Sai Lou, da piccoli e io e Niall facevamo a gara a chi mantenesse per più tempo il fiato sott'acqua.” comincia a dire, sorridendo e sbattendo i piedi e schizzandosi il viso come fosse un bambino. 

Louis, che nel frattempo l'ha raggiunto, lo guarda accigliato. 

“Non è giusto!” afferma. Mettendosi poi fra le gambe aperte di Harry e guardandolo dall'alto.

“Oh certo perché è stato leale da parte tua part-” ma Louis non gli dà il tempo di finire la frase, perché con una spinta particolarmente energica sulla spalla lo fa sbilanciare all'indietro e l'altro senza punti d'appiglio inevitabilmente si capovolge in acqua. 


Louis comincia a ridere. Ride mentre lo vede fare una capriola in acqua, mentre si appoggia con i gomiti sul tronco per vederlo rialzarsi, continua a ridere quando Harry torna in superficie e scuote la testa per mandare via l'acqua dai ricci. Continuerebbe a ridere effettivamente, se non fosse che Harry si mette nella sua stessa posizione, ma dalla parte opposta. I suoi occhi verdi lo stanno fissando con una strana luce e Louis si sente quasi messo in soggezione.


Ha la possibilità di osservarlo sul serio. Vorrebbe potergli toccare la mascella e raccogliere con le dita quelle gocce d'acqua che gli si sono fermate sulle ciglia. 

Harry sembra fare lo stesso, perché nota i suoi occhi muoversi per niente intimoriti su tutto il suo viso. 


“Sto per farlo, se vuoi fermami.” gli dice proprio Harry ad un certo punto. 

Louis sta quasi per chiedergli cosa, ma poi lo vede come i suoi occhi grandi sono puntati sulle sue labbra e quindi “perché dovrei farlo?” gli chiede, mentre si passa la lingua sul labbro inferiore. 

“Non lo so perché.” risponde. Portando poi il pollice a separargli le labbra e facendolo passare su di quelle, gentile e bramoso. 

“Sappi che non lo farò.” lo informa, serio e con gli occhi che ora si sono incastrati di nuovo con quelli del riccio. 

“Bene.” esclama, come ultima cosa. 


Poi Harry si sporge leggermente verso di Louis, poggiando il busto contro il tronco che li separa, aggancia una mano dietro al suo collo e con impeto avvicina le loro labbra. 

È un bacio bagnato e salato per via del velo d'acqua che ancora ricopriva le loro bocche. Ma è anche dolce e intenso. Un semplice sfioramento che muta non appena Harry, fattosi coraggio, fa passare la propria lingua sui denti di Louis, che si fa scappare un piccolo gemito e poi apre la bocca per permettere all'altro l'accesso. È un gioco di lingue e sapori che si mischiano. Ma ci sono anche le mani di Louis che lui intreccia nei boccoli bagnati di Harry e Harry che lo tira verso di sé costringendolo ad alzarsi nella sua stessa posizione. 


“Volevo farlo da tanto.” confessa Louis, nel momento in cui si separano e cominciano a respirare affannosamente l'uno nella bocca dell'altro. 

“Ci conosciamo da sei giorni.” gli fa notare Harry, che scende a posare un bacio sulla pelle bagnata del suo collo. 

“Volevo farlo da sei giorni allora.” gliela dà vinta Louis, che tirandogli i ricci sulla cute lo riporta di fronte a sé e unisce di nuovo le loro labbra. 


Si separano sul serio solo quando entrambi cominciano a tremare per il freddo e le loro bocche stanno diventando color prugna ma non solo per i baci e i morsi. 

Tornano verso la riva tenendosi per mano. 

Se Harry nuota sott'acqua, lo fa anche Louis. Se uno si ferma per respirare, l'altro lo aspetta e nel frattempo lo accarezza. 


Non si lasciano neanche quando si distendono sulla sabbia bianca per asciugarsi al sole che è ancora alto in cielo e riscalda l'aria. 

Louis lascia passare forse una mezz'ora prima di rotolare sul corpo di Harry e ricominciare a baciarlo, ignorando la protesta dell'altro che si è trasformata ora in una risata. 


Mangiano all'ombra di una palma, Harry poggiato contro una roccia levigata e Louis tra le sue gambe. Si dividono il sandwich al formaggio che piace ad entrambi e si scambiano un bacio o due ogni tanto. 


Quando decidono di ritornare verso l'albergo sono ormai le quattro del pomeriggio. Si incamminano per mano e si fermano da Liam per salutarlo e poi continuare, ignorando l'occhiata sbigottita che quello lancia alle loro dita intrecciate. 

Mentre percorrono la salita Harry guarda stranito verso il cavallo dei pantaloni di Louis e “non si era detto che chi arrivava per ultimo sarebbe tornato in albergo senza costume?” gli domanda scettico. 

Louis si volta e gli sorride malizioso. “La scommessa riguardava solo il costume e chi ti dice che io lo stia indossando?” constata, per poi tirare fuori dalla tasca dello zaino che ora sta portando lui l'indumento che aveva indossato per tutta la mattina. 


Harry lo guarda imbronciato mentre quello glielo sventola vittorioso davanti agli occhi, lascia la sua mano e intreccia le braccia davanti al busto. 

Ma non ha tempo di continuare a fare l'offeso; non quando Louis gli taglia la strada e si ferma davanti a lui, per poi afferrargli le guance e scoccargli un bacio rumoroso sulle labbra. Sorridono poi entrambi mentre ancora si baciano e poi ritornano a tenersi per mano e a camminare verso l'albergo. 


Harry alla fine lo porta davvero a fargli conoscere sua madre e sua nonna. La prima è una bella donna, ancora giovane, che somiglia incredibilmente ad Harry. La seconda, più anziana, non sembra neanche dimostrare gli anni che ha confessato di avere mentre parlavano. Lo accolgono con un sorriso e lo lasciano andare con un abbraccio. Se non fosse tanto assurdo da pensarlo, Louis potrebbe quasi sentirsi a casa. 


Quando stanno poi per uscire dal negozio Anne, li richiama appena in tempo e rivolgendosi ad Harry dice “tesoro mi ha chiamato Niall, ha detto che ha provato a telefonarti ma che non gli hai mai risposto. In ogni caso mi ha pregato di dirti che né lui né il suo amico torneranno per cena e non aspettarli alzati.”. Harry e Louis dopo quell'informazione si guardano entrambi un po' interdetti e poi scuotendo le spalle ringraziano ed escono definitivamente dalla pasticceria. 


Cenano da soli, quindi e decidono anche di non chiamare Liam per passare la serata solo loro due. Harry apparecchia il tavolino da due e accende una candela al centro. Restano seduti l'uno davanti all'altro per ore forse, mentre Harry accarezza il palmo della mano di Louis che gorgoglia soddisfatto ad ogni sfioramento. 


Ad un certo punto il riccio gli chiede “per quando è previsto il ritorno a casa?” e per un momento il mondo a Louis gli crolla sulle spalle; era stato così impegnato a pensare a degli occhi verdi, i pomeriggi passati a prendere il sole e le sere di fronte ad un bicchiere di vino con una compagnia perfetta che si era quasi dimenticato che quella non era la sua vera vita e che prima o poi tutto sarebbe finito. 


Rattristato da quei pensieri abbassa gli occhi e scuote la testa. “Non lo so -mormora- siamo partiti senza sapere neanche dove saremmo arrivati. Non abbiamo un biglietto di ritorno per Londra.” spiega con calma, mentre si lascia andare di nuovo ai tocchi leggeri delle dita di Harry. 

Il riccio a quel punto fa scivolare la sua mano sul suo polso e glielo stringe. “Cosa c'è di tanto orribile che vi ha portato a fuggire su un'isola e non voler tornare?” gli domanda, guardandolo con sguardo apprensivo. 


“La realtà!” dice solo Louis e poi cambia argomento. 


Somehow I know I’ll find you there

I wanna see if you can change it, change it


Quando Louis lascia Harry a pulire la cucina e rimettere a posto la veranda sono ormai le una. 

Sono le due e un quarto quando Louis, dandosi dell'idiota per l'ultima volta, si scosta le coperte da dosso ed esce dalla sua stanza e senza fare rumore si dirige al piano di sopra. 

Arrivato davanti alla porta di Harry bussa una volta e poi “Harry..” lo chiama, a bassa voce. Dopo qualche secondo bussa di nuovo e “Harry mi apri?” chiede, sperando che quello lo senta. 


Sembra che ci sia qualcuno in cielo a volergli estremamente bene, perché dopo appena due minuti sente una chiave girare nella serratura ed una porta aprirsi.

Non riesce a vederlo benissimo, perché l'unica luce proviene dall'abajour all'inizio del corridoio che la notte rimane sempre accesa, ma Harry ha addosso solo la biancheria intima, i suoi capelli sono arruffati e si sta massaggiando gli occhi con un pugno chiuso. 


“C'è qualcosa che non va Lou?” gli chiede, con tono quasi preoccupato. 

Louis si morde il labbro e si trattiene dall'infilargli le dita fra i capelli e baciare i suoi occhi gonfi per il sonno. Si muove insicuro sul posto e poi “il fatto é che.. -comincia timido- non ho sentito Niall e Zayn rientrare e sono sicuro che ancora non siano tornati e mi sento un po' solo su quel piano perciò-” “perciò?” lo incoraggia Harry, già sorridendo divertito. “Mi chiedevo se avrei potuto-” ”se avresti potuto?” ripete sempre il riccio dietro di lui. “Beh ecco.. se potrei dormire con te?” gli chiede, ringrazia che quasi sicuramente il buio oscuri le sue guance paonazze. 


Harry, che nel frattempo lo ha guardato con una sorta di orgoglio negli occhi, si scosta dalla porta e “prego!” lo invita, prendendogli una mano quando quello non si decide ad entrare e portandoselo dietro. 


Lo fa sdraiare sul letto matrimoniale e poi lo raggiunge. Louis si gira su un fianco e Harry fa lo stesso per fronteggiarlo, poi gli getta una mano intorno ad un fianco e se lo avvicina, tanto che le loro gambe nude si legano e i loro petti senza magliette si sfiorano. 

Louis con un braccio poggiato sul bicipite di Harry, gli comincia ad accarezzare i capelli e quando sente che gli occhi gli si stanno per chiudere “io e Zayn siamo due cantanti famosi in tutto il mondo.” gli confessa, con un sussurro appena. Harry allora, gli accarezza una guancia e “lo so, Louis Tomlinson, lo so.” gli dice, poi lo bacia cauto sulle labbra e poco dopo si addormentano entrambi. 


Louis si sveglia perché fa caldo, ha i capelli appiccicati sulla fronte e Harry gli sta chiaramente accarezzando il fondo schiena. Tuttavia apre gli occhi con lentezza, vorrebbe allungare le gambe ma sente ancora quelle di Harry sulle sue perciò lascia stare. La prima cosa che vede è Harry che guarda fuori dalla finestra assorto in qualche pensiero. Cerca di attirare l'attenzione su di sé, mugugnando appena e ci riesce, perché il riccio abbassa la testa verso di lui e lo guarda incantato svegliarsi. Non appena Louis sorride, Harry lo fa di rimando e il castano non riesce proprio a trattenersi e gli bacia la fossetta sulla guancia sinistra, quella che ha notato essere più profonda. 


Harry se possibile sorride ancora di più, poi gli afferra il mento con due dita e sposta la bocca sulla sua. Gli dà il buongiorno con un bacio dolce e umido, che li fa ridere entrambi ancora vicini. 


“Dov'è la mia colazione?” chiede ad un certo punto Louis, mettendosi a sedere con le gambe incrociate sul materasso di fronte a Harry che è invece appoggiato alla spalliera. 

Il riccio ridacchia. “Ho provato ad alzarmi ma non mi lasciavi andare, alla fine ci ho rinunciato. Oggi rimani a digiuno!” afferma, con tono fra il serio e il divertito. 

“Non può essere vero! -controbatte Louis- ammetti che non avevi voglia di alzarti e facciamola finita.” finisce, incrociando le braccia davanti al busto e alzando il mento in segno di sfida. 

“Hai pienamente ragione, non ne avevo affatto voglia!” gliela dà vinta Harry alla fine, spostandosi dal suo posto e proiettandosi invece verso di Louis, il quale dopo essersi steso sulla schiena perché spinto lo accoglie fra le gambe aperte finché quello, mentre entrambi ridono allegri, non riprende a baciarlo. 


Si alzano solo perché Harry, evidentemente eccitato, si solleva dal suo corpo con un ultimo bacio e rosso in viso si chiude in bagno e Louis ancora disteso sul materasso e anche lui con il suo stesso problema, lo sente aprire l'acqua. 


Non sa cosa lo ferma dal raggiungerlo sotto la doccia, ma per scacciare quell'erezione dolorosa è costretto a pensare a sua sorella fare sesso con uno dei suoi migliori amici. 


Quando Harry esce dalla doccia si porta dietro una nuvola di profumo alla cannella. È completamente vestito, i capelli tirati indietro da un pezzo di stoffa leggero e una maglietta senza maniche dei Ramones sopra i pantaloni stretti neri. 


Ancora scalzo gli porge la mano ed insieme vanno al piano di sotto e mentre Louis è seduto sul bancone a canticchiare una canzone che passa alla radio che Harry ha acceso, il riccio gli prepara il tè e i pancakes ai mirtilli, perché da quando è lì sembrano essere diventati il suo frutto preferito. 


È nel momento in cui si accorge di star sovrastando del tutto la voce del cantante che si ricorda di quello che ha detto a Harry la notte prima. 


Quindi “te l'ho detto!” ammette titubante. 

Harry, che fino al quel momento era rimasto in silenzio, accennando appena un movimento con i fianchi ad ogni ritornello, si volta e con un cipiglio confuso “cosa mi hai detto?” domanda. 

Louis incerto si schiarisce la voce e “che sono un cantante.” risponde, iniziando a passarmi le mani sudate sulle cosce ancora nude. 

Harry alza le spalle, noncurante e “già.” fa affermativo e si volta di nuovo verso l'impatto dei suoi dolci. 


Louis un po' confuso “lo sapevi?” gli chiede, scendendo dal bancone ed affiancandolo. 

Harry gira il capo appena ed annuisce. 

“Perché non me l' hai detto?” fa, con la bocca quasi spalancata. 

Harry, che stava per versare il primo cucchiaio di impasto sulla padella calda, si gira per fronteggiarlo, allunga due dita sotto il suo mento e gli chiude le bocca. “Perché ho capito che parlarne non ti fa stare bene e so di avere poco tempo con te e mi piaci, perciò non voglio sprecarlo per discutere di qualcosa che tra l'altro presto o tardi ti porterà via di qui. Per me sei solo Louis, non il Tomlinson delle copertine di Billboard. Ora, se non ti dispiace, mi piacerebbe ritornare a far finta di nulla come se ieri notte tu non avessi deciso di dirmelo.” sbotta; per la prima volta da quando è arrivato Louis non lo vede sorridere e si preoccupa quasi quando quello si volta senza cambiare espressione per tornare a preparare la colazione, ma basta il bacio sul collo che gli schiocca subito dopo per farlo ritornare calmo e sereno, perciò Louis si tranquillizza. 


ATTO QUARTO


Una settimana, diventano due. Poi diciassette giorni e allora venti. Zayn e Niall cantano tutte le mattine, il moro gli ha detto che se mai aprirà una casa discografica gli farà un contratto. Louis non dorme più nella sua camera da quel famoso giorno in cui gli altri due erano partiti per Atene. Harry tutte le mattine si sveglia e Louis dorme sopra di lui, con i capelli scompigliati e la bocca leggermente socchiusa. Quando invece Louis si sveglia è perché il riccio sta bussando alla porta e allora lui va ad aprirgli e dopo avergli lasciato un bacio casto sulle labbra gli prende il vassoio dalle mani e comincia a fare colazione seduto al centro del letto fra le lenzuola ancora stropicciate. 


Spesso la mattina vanno al mare. Lasciano Niall e Zayn in albergo e loro scendono verso la spiaggia, restano lì fino al pomeriggio e poi tornano in albergo. Ogni tanto discutono anche su cosa sia nato fra il biondo e il cantante, perché di certo i rumori che provengono dalla camera di Zayn ormai quasi tutte le notti non sono di certo passati inosservati. Entrambi hanno provato a parlarci, ma sono stati liquidati con “abbiamo deciso di chiamarla un'avventura estiva”. 


Stanno proprio parlando di questo quando Harry, seduto sulla sabbia, mentre accarezza i capelli quasi asciutti del castano gli chiede “e noi Lou? come chiamiamo quello che abbiamo?”. Louis che davanti a lui ha le gambe sulle sue, lo fissa per qualche minuto senza sembrar voler dire niente e poi “è quello che è!” risponde, portandogli un boccolo dietro l'orecchio ed accarezzandolo, mentre l'altro si lascia andare a quel tocco e sorride soddisfatto dalla risposta. 


È difficile per entrambi da credere, ma sebbene si conoscano da poco sembrano non voler stare l'uno senza l'altro. Louis è sicuro del fatto che non vedere Harry significherebbe farsi mancare il suo sorriso, le sue labbra che hanno il colore dei ribes e i baci al sapore di cannella. Harry non vuole sottrarsi agli occhi cangianti di Louis che lo osservano spesso, alla vista delle rughette ai lati dei suoi occhi quando lui lo fa ridere e ai baci ai lati della bocca che l'altro gli lascia ogni volta che ne ha voglia. 


Dormono poco, parlano tanto e si baciano. Si può dire che ormai sanno tutto l'uno della vita dell'altro e questo non sembra affatto andare bene a Zayn, che alla vigilia della terza settimana su quell'isola, alle sei del pomeriggio scavalca il balcone e senza avvisare entra in camera di Louis che è ancora seduto in accappatoio dopo essersi fatto la doccia. 


“Zay!” lo apostrofa il castano mentre si copre meglio. 

Zayn sbuffa e si accascia sul letto accanto a lui. “Ho già visto tutto di te Louis!” gli ricorda. 

“Cosa vuoi?” gli chiede, leggermente infastidito da quell'intrusione inaspettata. 

“Niente in particolare.” risponde Zayn ignorando il tono irritato dell'altro. “Solo sapere se reputavi l'idea di passare del tempo su quest'isola ancora così malvagia?” 

Louis alza la testa che aveva tenuto abbassata fino a quel momento e lo guarda circospetto. “Non proprio..” decide di dire. Senza lasciarsi scappare che in realtà non vorrebbe neanche più tornarci a Londra ora. 

“È per Harry?” continua il moro, allungando le gambe sul suo letto e le mani sotto la sua testa per osservarlo meglio. 

Louis spalanca gli occhi e “cosa?” ribatte, alzandosi e andando a cercare qualcosa da mettersi nell'armadio. 

“Ti stai affezionando a lui Louis, non è così?” sentenzia Zayn, che nel frattempo si accende una sigaretta presa nel pacchetto che ora ha lasciato sul letto. 

Louis ci pensa qualche minuto. Ha ragione, ma non vuole ammetterlo. Prende tempo, si infila i pantaloni e la camicia azzurra stretta a maniche corte, cerca qualcosa di convincente da dire ma alla fine l'unica cosa che gli esce è “non dire stupidaggini. È solo Harry, tu sai com'è.”

“No non lo so Louis!” lo contraddice l'altro. Cercando di metterlo in difficoltà. 

“Non capisco cosa vuoi da me! -sbotta a quel punto Louis, voltandosi con la pelle arrossata per la rabbia- tu ti scopi Niall tutte le sere e vieni a fare la predica a me? Ma ti senti?” 

“È questa la differenza. -esclama Zayn, come se fosse ovvio- io ci scopo, tu ci dormi tutte le notti insieme, lo baci senza motivo apparente, passate le vostre giornate al mare. Vi state comportando come una coppia di innamorati e non ti rendi conto che questa per noi non è la vita vera. Certo sono sicuro che si avvicina molto a quella di Harry, ma tu Louis, non so se l'hai dimenticato, ma hai una carriera avviata in Inghilterra e non rimarremo qui per sempre.” gli dice il moro. Il tono severo, gli occhi socchiusi. 

Louis lo guarda per qualche minuto, un peso sullo stomaco che non gli permettere di controbattere a quello che il suo migliore amico gli ha detto. È la verità in fin dei conti e probabilmente glielo sta facendo notare solo per il suo bene. Ma non è ancora arrivato il momento di ripartire e non vuole pensarci ora. 


Il silenzio cala nella stanza per qualche minuto. Louis si finisce di preparare: si infila le scarpe, si alza la frangia con il gel; Zayn finisce di fumare, tranquillo, come se non avessero appena quasi litigato per una cosa che non lo riguarda neanche in prima persona. 


“Stai sbagliando!” gli dice alla fine, dopo che si è alzato e si è fermato sullo stipite della porta finestra, intenzionato a ripassare dalla parte delle sua stanza. 

Louis lo guarda, con gli occhi grandi e il battito del cuore accelerato. Vorrebbe che Harry fosse lì a stringergli la mano. “Allora lasciami sbagliare per una volta!” gli risponde alla fine. Poi lo vede saltare di nuovo nel suo balcone.


In the moment we're ten feet tall 

And how you told me after it all 

We'd remember tonight 

For the rest of our lives


“Sono venticinque giorni che sei qui. Sembra una vita.”


Sono distesi nel letto di Harry. Il riccio ha un braccio sotto il suo collo e con la mano gli accarezza i capelli, mentre Louis, con la testa poggiata sulla sua spalla gli lascia leggeri baci sulla pelle tracciata dalle linee scure che danno forma alla rondine che ha tatuata. 


“Già. Venticinque giorni fa neanche volevo venirci su questa stupida isola.” ammette ridacchiando.

“Hey!” lo riprende Harry, tirandogli appena i capelli in modo giocoso. 

Con quel movimento gli fa alzare la testa, si guardano per qualche istante in silenzio, con gli occhi che sorridono. Poi Harry avvicina le labbra alle sue. 


Non è un bacio molto diverso dagli altri. Ci sono sempre loro due, distesi nel letto grande con le lenzuola perennemente sgualcite; la finestra aperta e la luce della luna che proietta ombre sul pavimento in legno bianco. 

Però il modo in cui si accarezzano è diverso, come anche il modo con cui si cominciano a guardare entrambi dopo essersi allontanati per riprendere fiato. 


La mano di Harry che prima era intrecciata nei capelli di Louis scivola lungo il suo fianco, lo stringe appena all'altezza del bacino. Il braccio che prima il più grande aveva incastrato sotto il suo stesso corpo lo usa per sollevarsi. E mentre Louis fa incontrare di nuovo le loro labbra, Harry scivola lungo il materasso e si siede dritto contro la spalliera del letto e Louis, già in ginocchio, divarica le gambe e si siede sul suo bacino. 


Le mani di Harry sembrano toccarlo per la prima volta quando le fa scendere dalle sue spalle lungo la sua schiena, accarezzandogli la spina dorsale, per poi farle fermare proprio sopra la curva del suo sedere. Gli occhi di Louis sembrano vederlo in tutta la sua bellezza solo in quel momento, quando Harry con un abbraccio fa aderire i loro corpi e lui, alla stessa altezza del viso del riccio, riesce quasi a sfiorare le sue ciglia o a contare quante sono le sfumature dei suoi occhi, che stanno diventando sempre più verdi. 


“Lo voglio se lo vuoi anche tu.” gli sussurra, mentre con il naso gli traccia la linea della mascella e inala il profumo dolce della sua pelle, che ora sa anche un po' di lui. 

Louis sorride sincero, le sue dita piccole vanno a stringere le guance morbide di Harry e “sono tuo.” lo rassicura e poi lo bacia di nuovo. 


Si baciano per minuti interi. Le labbra rosse e piene di Harry mordono, stringono, accarezzano quelle più fine di Louis. I loro sapori si mischiano, la lingua di Harry accarezza quella di Louis, i suoi denti gli mordono il labbro inferiore. 


Poi, mentre Louis gli sta mordendo un lembo di pelle sotto l'orecchio, per arrossarlo e lasciarci un marchio, che dica a tutti che Harry è suo, che si sono avuti a vicenda, il riccio fa scivolare le mani sul suo sedere e lo alza leggermente per sfilargli l'intimo. 


Ridono come due quattordicenni alla loro prima volta quando con la voglia di far tutto e subito, si intrecciano e nessuno dei due riesce a venir fuori dai boxer. Louis alla fine, con un sorriso ancora impacciato sul viso si alza, sfila i suoi e poi con tanta delicatezza quanto desiderio negli occhi si poggia con le ginocchia ai piedi del letto e fa scorrere le mani sulle gambe lunghe di Harry per agganciare le dita all'elastico dei suoi e poi farglieli scorrere via, mentre l'altro lo fissa ancora seduto contro la spalliera, la bocca leggermente socchiusa e le pupille che ormai hanno del tutto inglobato il verde delle sue iridi. 


Il corpo piccolo di Louis è perfetto sopra quello più grande di Harry. Sembrano essere stati creati per incastrarsi. La piega del collo di Harry accoglie il viso di Louis, mentre quello geme quando il riccio fa scivolare due dita dentro di lui. La mano sinistra di Harry sembra dover stare alla base del collo del più grande, per sollevargli il viso e farsi baciare quando finalmente con lentezza e tutta la dolcezza che possiede lo penetra. 


Louis stesso si muove sull'erezione di Harry. C'è passione, piacere, armonia, quando le loro voci ci uniscono in duetto di gemiti. Non importa se le lenzuola l'indomani mattina appariranno più stropicciate del solito, visto i pugni di Louis che le stanno stringendo forti e nessun altro vedrà mai la pelle abbronzata del castano macchiata di viola all'altezza dei fianchi dove Harry lo sta stringendo in una morsa affettuosa per possederlo e far godere entrambi.


“Spero che il sole non sorga mai.” confessa ad un certo punto Louis, quasi al limite, mentre permette agli occhi verdi di Harry di affogare nel suo blu. 

Harry, dopo aver dato una spinta più profonda delle altre, lo bacia a fior di labbra “e se fossi tu il mio sole?” gli domanda. 

Louis chiude gli occhi, non allontanandosi dalle sue labbra. “Allora vorrei che tu fossi la luna che mi tiene prigioniero e che permette a questa notte di non finire mai.”


Harry lo bacia un'ultima volta, poi vengono entrambi.  


And i'm trying not to sleep

Cause I know when I wake I will have to slip away

And when the daylight comes i'll have to go


Quando Louis si sveglia la mattina dopo la prima cosa che vede è Harry al suo fianco nudo. La seconda cosa che vede sono le lenzuola totalmente abbandonate a terra. La terza cosa che vede è una macchina parcheggiata sotto l'albergo dalla finestra che hanno lasciato spalancata per tutta la notte. 


La prima cosa che sente Louis quando si sveglia sembra essere la voce di Zayn. La seconda cosa che sente è un bussare incessante contro la porta della loro camera. La terza cosa che sente è la voce di Harry che con un sorriso appena accennato sulle labbra, lo guarda leggermente spaesato e gli chiede “che succede Lou?”  


Poi


“Louis la tua bella vacanza è finita. Esci da questa camera e vai a fare la valigia, il nostro aereo parte fra tre ore!”


Eleanor è arrivata. 


EPILOGO 


“Louis tre minuti e ritornate sul palco!” gli urla una voce dal dietro le quinte.


Louis sbuffa, si passa una mano fra i capelli sudati e lancia la bottiglietta da cui ha appena bevuto per terra. 


“Lou.” lo richiama Zayn, che deve aver appena lasciato il camerino visto che indossa una maglietta diversa da quella di prima. 

“Si?” risponde noncurante, massaggiandosi stanco il ponte del naso. 

Zayn lo raggiunge, gli poggia una mano sulla spalla e gli sorride incoraggiante. “Non è la tua serata, l'ho capito, ma stai per presentare la nuova canzone e so quanto sei orgoglioso di averla scritta.” 

“Già..” mormora lui, abbassando lo sguardo, cercando di non pensare a ciò che gli ricorda. 


“Ragazzi è ora!” urla di nuovo la voce di prima. 


Loro due si guardano per un minuto, afferrano i microfoni che gli vengono passati da due assistenti al suono e poi, dopo aver preso un bel respiro entrambi, risalgono le scalette per il palco. 


Le luci quella sera sembrano fastidiose. Le urla delle fan non lo incoraggiano abbastanza. Le carezze di Zayn non lo calmano come dovrebbero. 


Quando si siede sullo sgabello alto posto al centro del palco ha i nervi a fior di pelle. Zayn lo affianca, restando in piedi con la stecca del microfono davanti a lui. 


“Quello che sentirete adesso è qualcosa di nuovo -comincia dicendo, le ragazzine già urlano impazzite- è una canzone che ho scritto io poco tempo fa, siete in assoluto le prime a sentirla. -mente in un certo senso, Zayn l'ha già sentita perché insieme l'hanno incisa e anche la casa discografica che gli ha permesso di presentarla- a me ricorda una persona speciale ed è a lei che vorrei dedicarla. Per avermi fatto trascorrere la vacanza più bella della mia vita e per avermi insegnato che scappare dalla realtà a volte è possibile se ci si crede.” 


Detto questo incrocia per un minuto gli occhi di Zayn che, rimasto in silenzio, gli sorride orgoglioso e intenerito. Poi una melodia lenta si diffonde per lo stadio, le fan urlano e lui si immerge in un mondo estraneo a quello, l'unico che gli permette di poter cantare quelle strofe senza cadere in mille pezzi. 


La canzone parla di occhi verdi che cullano il mare dei suoi. Di nuotate a largo verso il ramo di una banchina, di una spiaggia di sabbia bianca che ha visto due persone scherzare e forse innamorarsi. 

Ci sono versi che descrivono pelle al profumo di cannella che si mischia a quello dei fiori appena sbocciati. Di un letto con le lenzuola perennemente stropicciate e una finestra che affaccia sulla vita. 


Mentre la canta dagli occhi di Louis scende una lacrima, quando si immagina la sua mano destra stretta da quella di Harry sorride inconsciamente. Prima che se ne accorga la chitarra suona il suo ultimo accordo e la canzone termina. 


La folla impazzita urla e fischia, le braccia di Zayn sono attorno al suo collo che si complimentano con lui e le luci gli rimbalzano eclettiche sul viso, mentre il suo sorriso commosso viene proiettato sugli schermi giganti. 


Close your eyes before the sleep

And your miles away

And yesterday you were here with me

Another tear

Another cry


Definirlo fastidio è un eufemismo. Louis sta per urlare più che altro. Era riuscito da poco a prendere sonno e il telefono invece decidere di cominciare a squillare impazzito. Con un grugnito si rotola fra le lenzuola leggere e si sporge verso il comodino. Sullo schermo lampeggia il nome di Zayn. Stronzo. 


“Che vuoi?” ringhia, non appena risponde, con la voce ancora roca e assonnata. 

“Hey Lou dormivi?” gli chiede quello, con voce fastidiosamente acuta ed una vena allegra.

Louis sbuffa stizzito. “Imbecille sono le quattro e mezzo del mattino cosa pensavi stessi facendo?” gli domanda retorico, con quasi l'impulso di chiudergli il telefono sulla faccia. 

“Stavo pensando -riprende l'altro, come se niente lo toccasse- che non ti ho mai visto così Lou. Sai sono stato io stesso uno sciocco a dirti che stavi sbagliando e Eleanor quando ci ha portato via non ha capito che forse a te serviva un po' più di tempo.” continua, Louis non sa neanche di cosa sta parlando. 

“Di cosa parli Zayn?” fa quindi, in cerca di una spiegazione che in realtà non vuole, perché è notte fonda, lui è stanco e quella di Zayn sembra essere il principio di una crisi per uno dei due. 

“Di Harry!” esclama quello alla fine, urlando nella cornetta e facendo fermare il cuore di Louis. Erano due mesi che non sentiva pronunciare il suo nome. “Di Harry sto parlando, di chi altro sennò? Devi tornare da lui Lou.” sembra suggerirgli, con voce più basa ma tono comunque eccitato. 

Louis vorrebbe ridere e piangere e urlargli che è stata anche colpa sua e che lui è stato il primo a non capirlo quando gli diceva che per Harry ne valeva la pena. 

“Sto per chiudere questa chiamata e tornare a dormire.” si risolve a dire, già allontanandosi il telefono dall'orecchio. 

“Fai come vuoi -gli urla Zayn dall'altra parte- ma hai un biglietto aereo prenotato a nome Tomlinson per il volo che parte domani da Heathrow alle undici del mattino per la Grecia. Mi ringrazierai!” Termina e poi è lui stesso a chiudere. 


Louis inconsciamente sorride. Poi si alza dal letto, dimentico del sonno e comincia a fare la valigia.


You take me to another space in time

You take me to a higher place

So I'm about to get out of the race

I don't mind

You ought to know that everything's nothing if I don't have you


Tutto è esattamente come lo ricordava. Solo che fa molto più caldo, la spiaggia ai piedi del paesino è piena di turisti e si fa fatica a trovare un taxi libero. Quando passa davanti al mercato non ci pensa quasi, ma non appena vede Liam e quello fa lo stesso, si sorridono e il ragazzo sembra felice. Prima che un cliente richiami la sua attenzione indica la salita e “sai dove trovarlo.”


Rinuncia a qualcuno che lo accompagni e per tre quarti d'ora cammina su quei ciottoli cercando di trascinarsi dietro la valigia, essendo deciso a non lasciarla indietro. Quando arriva nella piazzetta davanti all'albergo è un po' sudato e i suoi capelli sono sicuramente un disastro. 


Passata l'entrata principale, nella piccola reception c'è un po' di caos e gente del personale che indicano ai clienti la strada per le camere. Come Harry e Niall avevano fatto con loro circa tre mesi prima. 


Si guarda intorno. I quadretti, il tavolino tutto è al suo posto. Anche Harry lo è, insieme a Niall, entrambi dietro al bancone che cercano qualcosa sul computer per un cliente. 

Non si aspetta certo che gli prestino subito attenzione, si ricorda bene come era andata la prima volta. 


Si annuncia con un colpo di tosse e come da programma riceve un “un attimo e siamo da lei!” disinteressato quasi. Ma a lui non importa perché la voce di Harry non è poi così lontana ora e non è solo la sua immaginazione a farla risuonare nella sua mente. 


“Vorrei una camera.” dice subito dopo essersi ripreso. Le mani in tasca per non far vedere che tremano. 

Harry, che ha lasciato perdere Niall che ha cominciato a battere come impazzito sulla tastiera del computer sotto lo sguardo critico di un turista probabilmente tedesco, comincia a sfogliare il libro delle prenotazioni. 

“Mi dispiace -comincia a dire con tono apologetico, senza alzare lo guardo- ma l'albergo è piccolo e siamo in alta stagione e non ci sono più camere disponibili.”


Louis lo guarda e gli nasce un sorriso sulla labbra, mentre lo vede sfogliare con più attenzione quelle pagine per cercare meglio. “Magari potremmo dividere la sua?” Propone alla fine, sperando che Harry alzi gli occhi e si accorga di lui. 

È quello che succede. Mentre esclama un “cosa?” con tono leggermente sconvolto alza il viso e lo vede. 


“Allora? Le sembra una così cattiva idea?” continua con quel gioco, sicuro che Harry sia felice di vederlo se il sorriso che gli è nato e le fossette non lo stiano tradendo. 

“No -finge di essere titubante alla fine- ma devo avvertirla dormo con la finestra aperta e le mie lenzuola sono sempre stropicciate.” continua, mentre comincia a camminare verso di lui, sotto lo sguardo ora divertito di Niall che si è accorto e si sta godendo quel teatrino. 


“Facciamo così, io accetto queste due cose solo in cambio della colazione tutte le mattine e di un bacio adesso.” finisce con tono scherzoso, agganciando la mano di Harry alla sua e tirandoselo più vicino. 


Poi le loro labbra si toccano di nuovo dopo quasi tre mesi. A Louis sembra di sentire in lontananza dei fuochi d'artificio e lo svolazzare delle farfalle nel suo stomaco. È una quindicenne nel corpo di un ventenne. Harry gli stringe un braccio sui fianchi mentre l'altra sua mano prende posto alla base del suo collo. Le dita piccole di Louis si limitano ad accarezzare le guance del riccio. 


“I mirtilli non si trovano più a luglio.” gli dice ancora sulle sue labbra. 

“Non importa, mi andranno bene anche quelli alla banana.” gli risponde e Harry scoppia in una risata allegra, che gli fa strizzare gli occhi e piegare il collo all'indietro. A Louis gli è mancato. Quando l'altro si calma, non gli dà tempo di aggiungere altro, lo bacia di nuovo. 


Non sa cosa ne sarà di loro. Se Harry deciderà di lasciare Atene e seguirlo a Londra durante i mesi invernali o se sarà lui a lasciare la carriera musicale per un po' e si ritirerà sull'isola con quello che crede essere il ragazzo di cui si è iniziato a innamorare. Non sa se sentirà mai Niall e Zayn cantare, il moro gli ha detto che l'altro è davvero bravo; in ogni caso crede di si perché il biondo, la prima cosa che gli ha chiesto, non appena Harry lo ha lasciato allontanare dalle sua braccia, è dove fosse il suo migliore amico. Forse potrebbe lasciare a lui il suo posto sui palchi e diventare il direttore dell'albergo con Harry. 


In realtà non gli importa cosa accadrà. Gli basta sapere che quando tornerà a casa ogni giorno d'ora in poi, ci sarà un ragazzo dai capelli ricci e gli occhi verdi ad aspettarlo con una teglia di muffin. Vuole avere la certezza che quando entrerà in camera le lenzuola del loro letto saranno stropicciate e che i cuscini profumeranno di cannella come il bagnoschiuma che usa Harry.


Se non fosse sicuro che il sole sta brillando in cielo e che gli occhi del più piccolo sembrano ancora più chiari e luminosi per via dei suoi raggi, potrebbe quasi pensare che Harry lo abbia costretto per sempre in quella notte che lui voleva diventasse eterna. 


~


Universal corner


Buonasera :)

Questa volta sarà veloce e non vi farò perdere altro tempo.

Inanzitutto vi ringrazio se avete letto fin qua, spero che la storia vi sia piaciuta.

Seconda cosa ringrazio Domi per il betaggio lampo, ti adoro!

Gamma o Beta, come vuoi, tanti auguri, spero che ti sia piaciuta almeno un po'.


Vi devo annunciare che dopo questa storia andrò in pausa per un po' di tempo. Sembrerà strano perché di solito le autrici ritornano su EFP durante l'estate, ma a me comincia la maturità e penserò a tutto tranne che ascirvere (purtroppo). Perciò vi ridò a ppuntamento ad agosto, forse settembre, con una nuova storia che sarà quasi probabilmente lo spin-off di “Nonostante New York”.

Colgo l'occasione anche per ringraziare anche tutte le persone che hanno preferito, seguito o ricordato la storia precedente, mi avete reso una persona felice.


Credo di aver detto tutto. Non posso fare altro che augurarvi buone vacanze!


Un bacio,

vostra Uj.

  
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