"...Esaminando bene il corpo non vidi altri indizi degni di nota. Apparentemente tutto era “normale”.
Per prevedere un criminale bisogna ragionare da criminale.
Il mio sguardo ricadde sulle labbra cucite. Presi il coltellino dalla tasca. I fili si ruppero uno dopo l’altro con un cupo rumorino metallico. L’interno della bocca era viscido di sangue, ma sentii un qualcosa di curioso. Tirandolo fuori vidi che era carta. Sopra, una calligrafia spigolosa e disordinata. Scritta con rabbia e foga, da folle. “Tic-tac Tic-tac. Il tempo scorre. Tre sono piccole, la quarta è la più grande. Tic-tac Tic-tac. Il tempo scorre, ispettore.”
Oltre che pazzo pure enigmista. Il messaggio non aveva senso, eppure qualcosa doveva significare.
Il mio lavoro era terminato, il corpo della donna adagiato a terra coperto da un telo bianco. Una signora, placata da un agente, che piangeva disperata. La madre, con ogni probabilità. Provai una pena per lei che non si può esprimere a parole. Come avrei reagito se al posto di quel corpo ci fosse stata mia figlia Claire?"
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Caro lettore, ascolta la Tempesta di Beethoven per avere una suggestione maggiore quando leggerai questo racconto.