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Autore: Lena Mason    15/05/2015    3 recensioni
La Guerra ha visto la Shinsengumi sfaldarsi ed i suoi componenti morire sotto i colpi di fucile e cannone. Hijikata Toshizō ha combattuto con onore anche contro Kazama Chikage che riconoscendone il valore gli ha dato un nuovo nome da oni: Hakuouki. I due combattenti giacciono sotto i ciliegi in fiore mentre una donna piange la scomparsa dell’uomo che amava. È davvero questa la fine che due combattenti si meritano?
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chikage Kazama, Chizuru Yukimura, Hajime Saitou, Nuovo personaggio, Toshizou Hijikata
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Quattordicesimo

Nei giorni successivi alla sua grandiosa scoperta Kimigiku andava molto spesso in visita a casa Watanabe in compagnia di Osen, la quale sembrava molto incuriosita dalle supposizioni della sua sottoposta.

Non sapeva se una cosa del genere fosse davvero possibile, ma anche lei aveva il sospetto che Miyako provasse qualche strano sentimento per Chikage, altrimenti non si spiegava il suo comportamento quando l’oni era nei paraggi.

Se erano in paese e lo incontravano la ragazza si ammutoliva all’istante e non guardava mai l’oni in faccia, mentre quando gli altri oni si ritrovavano a cena in casa sua parlava come se niente fosse e non arrossiva mai.

Cosa passava per la testa di quella ragazza? Il motivo per il quale gli insulti di Chikage erano così dolorosi per lei era un sintomo di un interesse per l’oni?

Doveva scoprirlo e quella sera era la più adatta, poiché in casa Watanabe c’erano solo lei e Kimigiku come ospiti.

Appena ne ebbe l’opportunità Osen raggiunse Miyako in cucina, dove stava preparando del tè.

«Osen-chan posso fare qualcosa per te?».

«In verità sì. Potresti dirmi come mai la presenza di Chikage-san ti imbarazza così tanto?» le chiese, senza peli sulla lingua, l’oni, facendo perdere la presa di Miyako su una tazza che s’infranse sul pavimento.

La ragazza non rispose, mettendosi invece a raccogliere i cocci.

Osen stava per chiederle di nuovo la stessa cosa, quando Miyako parlò:

«Non sono imbarazzata da lui. Solo che quando lo incontriamo e Yuichi-san inizia a farmi tutti quei complimenti... So che a lui danno fastidio e ho paura di sentire ancora la sua opinione su di me».

«Mi pareva di aver capito che non te ne importasse…»

«Ho mentito» ammise la ragazza, continuando a raccogliere i cocci, prestando attenzione a non ferirsi.

«Quindi mi stai dicendo che la sua opinione per te è importante?» le chiese Osen, facendole alzare lo sguardo, dove l’oni vi lesse paura e preoccupazione.

«Hai» rispose Miyako « E so che è stupido perché non dovrebbe importarmene…Non siamo amici o che altro!».

«Miyako-chan, hai mai pensato alla possibilità di avere un interesse di quel tipo verso Chikage-san?».

«Interesse di quale tipo?» chiese la corvina, con sguardo interrogativo.

«Riformulerò la domanda, ma non pensare che sia pazza: non hai mai pensato che, forse, ti stai innamorando di lui?»

Dopo la domanda di Osen calò un silenzio assoluto in cucina.

Miyako era immobile e, nonostante ci provasse, non una parola usciva dalla sua bocca.

Era davvero possibile una cosa del genere? Una cosa così patetica, senza speranza, senza ragione, senza senso?

La ragazza guardava l’oni di fronte a lei, seria e convinta di ciò che aveva chiesto.

Non sapeva cosa fare o dire.

Non sapeva nemmeno se Osen avesse ragione. Eppure c’era una piccola parte di lei che lo aveva sempre saputo: il continuo ricercare la sua presenza, i continui battibecchi, il sentire la sua mancanza, il dolore e il risentimento provato quando l’aveva insultata non erano forse indizi sufficienti?

«Io… Sono una disperata senza speranza» disse Miyako, prima di scivolare a terra appoggiando la schiena al pensile della cucina.

Osen le si avvicinò, sentendosi un po’ colpevole per averla messa davanti a quell’evidenza.

Innamorarsi, anche se era solo all’inizio, di Chikage era la cosa peggiore che potesse capitare a quella ragazza, perché, lo sapevano entrambe, lui non poteva ricambiare.

Non sapeva nemmeno cosa volesse dire innamorarsi.

 Dal giorno in cui Miyako aveva capito cosa la spingesse a tenere in considerazione l’opinione Chikage e anche il sollievo che sentiva ogni qual volta lo incontrasse, la ragazza aveva evitato i due Kazama come la tubercolosi.

Se li vedeva camminare per le strade del paese, entrava nel primo negozio che le capitava e aspettava fino a quando non se ne andavano.

Ovviamente i due oni si accorgevano sempre della sua presenza e, soprattutto Yuichi, si chiedeva il perché dei suoi strani comportamenti.

Chikage li trovava solo estremamente stupidi e bambineschi, anche se, doveva ammetterlo, ne era un po’ incuriosito: non aveva mai evitato suo fratello in quel modo.

«Probabilmente non si avvicina perché ci sei tu» gli disse Yuichi, dopo aver visto Miyako nascondersi nell’ennesimo negozio.

«Non me ne importa, sinceramente».

«Allora non sarà un problema se andiamo a chiederle cosa succede, neh?» gli chiese il fratello, partendo poi verso il negozio dove Miyako si era nascosta.

Era un negozio di stoffe, molto simile a quello dove l’avevano vista in compagnia di Osen e Kimigiku, e la trovarono impegnata a toccare e guardare delle sete di diverse tonalità di rosso.

«Sono certo che quel colore ti starebbe molto bene, Miyako-chan» le disse, facendola sobbalzare.

La ragazza di voltò verso l’oni, il quale notò una traccia di paura e preoccupazione nello sguardo che gli rivolse.

«Yuichi-san! Mi hai spaventata» gli disse, prima di guardare alle spalle dell’oni e vedere Chikage.

Yuichi era su quella terra da troppo tempo per non cogliere al volo il cambiamento di comportamento nella ragazza: alla vista di suo fratello minore era diventata tesa, pronta a scappare alla prima occasione e imbarazzata. Estremamente imbarazzata.

Non può essere. Come può succedere una cosa del genere? Proprio verso di lui che la denigra così tanto?

Eppure la prova dell’impossibile era proprio di fronte ai suoi occhi: Miyako non era mai stata imbarazzata dalla sua presenza, ma da quella di suo fratello minore che, inutile dirlo, non aveva ancora capito cosa stesse succedendo.

Capendo che la ragazza voleva trovarsi da tutt’altra parte la salutò velocemente, inventando una scusa, ed uscì dal negozio, al seguito del fratello.

«Come mai te ne sei andato così in fretta? Di solito non perdi occasione per riempirla di attenzioni e complimenti senza senso» chiese Chikage, vedendo che il fratello sembrava alterato.

«Perché in un attimo ho capito molte cose» rispose, lasciando, per la prima volta, suo fratello minore confuso e incuriosito dalla sue parole.

Quella sera Asako, intuendo che qualcosa stava succedendo a Miyako, proposte di fare un giro in paese: c’era una piccola festa e i negozi sarebbero stati aperti.

All’inizio la ragazza non voleva seguire la donna ed Hanae in paese, ma le insistenze dell’amica l’avevano infine convinta.

Anche Chizuru, Osen e Kimigiku si sarebbero unite al gruppo.

Miyako indossò uno dei kimono più carini che aveva: era blu e azzurro, senza particolari ricami.

Hanae indossava quello verde, il più bello che aveva, segno che meditava di incontrare Hajime, mentre Asako uno color sabbia.

In casa con Toshizō avrebbero lasciato una donna del paese, molto amica di Asako che si era proposta per lasciar libere le tre donne.

La festa era brulicante di vita e luci: lanterne erano state appese vicino alle entrare dei negozi illuminando persone e merci in vendita.

Le donne sfoggiavano kimono di varia fattura e colori rendendo le strade un miscuglio arcobaleno.

Miyako si ritrovò a sorridere come un’ebete di fronte a tanta allegria nonostante il difficile periodo che stavano attraversando: vide molte donne e ragazze che conosceva camminare con mariti e fidanzati e non poté che sentirsi un po’ invidiosa.

Hanae l’aveva lasciata sola in compagnia di Asako e le altre sparendo tra la folla in compagnia di Hajime: lei la invidiava un po’, ma era anche molto contenta per la sua amica che, a quanto sembrava, aveva finalmente trovato qualcuno con cui passare la sua vita.

Miyako vide la sua mentore entrare nel negozio di erbe del burbero proprietario che le faceva la corte: ridacchiò quando vide l’omone completamente in imbarazzo davanti alla donna, cosa che gli costò un vaso contenente delle erbe, il quale si infranse sul pavimento.

Decise di proseguire oltre, sicura che Asako era in buona compagnia e si accorse solo in quel momento di aver perso di vista le altre tre: Osen, Chizuru e Kimigiku non si vedevano da nessuna parte con tutta quella folla.

Per niente spaventata dal trovarsi da sola a quella festa riprese a camminare tra la gente, guardando con interesse i vari oggetti esposti e fermandosi di tanto in tanto ad acquistare qualche leccornia da assaggiare.

Ogni tanto sentiva dai bisbigli e delle risatine da parte delle coetanee che, inutile ricordarlo, erano tutte accompagnate da un ragazzo.

Le sentiva distintamente, anche se loro pareva che non se ne accorgessero.

«È di nuovo in giro da sola» diceva una.

«Per forza! Con quel carattere e quello sguardo così duro chi mai vorrebbe stare in sua compagnia?» rispondeva l’altra.

La maggior parte delle persone che la conosceva poteva giurare che Miyako non era minimamente interessata né veniva ferita dai loro commenti, ma si sbagliavano, soprattutto nell’ultimo periodo: era doloroso ricordare ogni giorno quanto Chikage avesse ragione su di lei.

Camminò fino alla fine della festa e si ritrovò fuori dalla folla, riuscendo finalmente a respirare un po’ di aria fresca. Si sedette su una panca di fronte al negozio di dango e riprese un attimo fiato. Meditava poi di ritornare verso casa, dove l’aspettava la pace e il silenzio: niente commenti sarcastici né opinioni non richieste.

Mentre si guardava con attenzione i sandali che indossava, vide un’ombra oscurare la luce della lanterna appesa al muro, sulla destra.

Alzando lo sguardo incontrò quello di Keito, uno dei due ragazzi che mesi prima aveva aiutato lei e le altre a trasportare Toshizō.

Era un ragazzo dall’aspetto semplice, con capelli ed occhi castani, ma dal carattere buono e allegro.

«Konbawa, Miyako-chan» la salutò, sorridendole.

«Konbawa, Keito-kun. Come stai?».

«Oh, va tutto bene! E tu? Sei qui da sola?».

« Sono venuta con Asako-sama, Hanae ed altre ragazze, ma le ho perse di vista, così ho pensato di girovagare un po’ da sola».

«Non è consigliabile per una ragazza stare in giro da sola. In queste feste anche gli uomini più rispettabili con un po’ di alcol possono diventare pericolosi» la mise in guardia Keito, serio.

Miyako si mise a ridere leggermente e disse: «Non ti devi preoccupare, Keito-kun. Nessun uomo con un po’ di giudizio si avvicinerebbe a me».

«Questo perché in paese sono tutti degli idioti» le rispose, diventando rosso in viso «Io ti conosco un po’, Miyako-chan e so che sei anche gentile e premurosa. Ho visto come tratti i malati che vengono da voi in cerca di rimedio e anche l’affetto che hai verso Asako-sama ed Hanae-chan».

Miyako rimase stupita dal sentire le parole di Keito, poiché era la prima volta che il ragazzo esprimeva la sua opinione su di lei.

«Sei molto gentile, Keito-kun, ma so benissimo di avere un carattere particolarmente difficile anche perché alcune persone non smettono di ricordarmelo…»

«Ti riferisci a quell’uomo dai capelli biondi che avete soccorso con Hijikata-sama?» le chiese, vedendo che la ragazza annuiva «Non dovresti tenere in considerazione l’opinione di qualcuno che non è in grado di dimostrare un minimo di gratitudine a chi lo ha salvato».

«E invece dovrebbe tener conto l’opinione di un moccioso?» chiese una voce bassa alle loro spalle che mandò brividi lungo la schiena di Miyako, la quale si voltò vedendo che dal negozio di dango era uscito Chikage e che, quasi sicuramente, aveva ascoltato tutta la conversazione.

Keito fissò l’uomo con malcelato astio, ma Miyako si alzò in piedi di scatto: non poteva permettere che il ragazzo facesse adirare Chikage il quale, tra l’altro, sembrava già di cattivo umore.

«Neh, Keito-kun. Mi aiuteresti a cercare le altre?» gli chiese appoggiando la mano sul braccio del ragazzo e distogliendo la sua attenzione dall’oni.

«D’accordo, Miyako-chan» le rispose, lanciando un’altra occhiata a Chikage, il quale guardava invece la mano della ragazza appoggiata ancora sul braccio di Keito.

Quando Miyako fece per allontanarsi con il ragazzo, una presa ferma e calda le si serrò intorno al polso, costringendola a fermarsi: voltandosi capì che Chikage si era spostato velocemente impedendole di andarsene e guardava Keito con aria di sfida.

«Non ha bisogno di essere accompagnata da te» disse l’oni al ragazzo.

«Mi pare che sia stata lei a chiederlo» disse Keito, guardando Miyako che spostava la sua attenzione da lui all’oni.

«Keito-kun è meglio che vai. Ci penso io qui» gli disse guardandolo con eloquenza: lo stava mandando via per qualche motivo importante, lo capiva, ma non riusciva a cogliere quale fosse.

«Ma Miyako-chan, sei sicura?» le chiese.

«Sparisci» s’intromise Chikage, ricevendo uno sguardo di disapprovazione dalla ragazza.

«Vai pure, Keito-kun. Non c’è problema» lo rassicurò Miyako: doveva far sì che il ragazzo se ne andasse perché era sicura che Chikage quella sera cercasse guai.

Probabilmente aveva litigato col fratello e cercava una valvola di sfogo e al posto di Keito era meglio che fosse stata lei, abituata sia ai modi rudi dell’oni sia alle sue continue minacce.

Sperando che non scegliesse proprio quella sera per renderle reali.

Keito le lanciò uno sguardo insicuro, ma senza aggiungere altro si voltò e sparì nella folla.

Miyako tirò un sospiro di sollievo, prima di liberarsi dalla presa di Chikage con uno strattone e voltarsi per affrontarlo.

«Posso sapere perché ti sei intromesso?» gli chiese.

«Perché il suo era un patetico tentativo di attirare la tua attenzione. Gli ho solo risparmiato una delusione».

«Oh come siamo compassionevoli questa sera» lo canzonò lei, incrociando le braccia al petto in segno di sfida «Non crederai che mi beva questa spiegazione, vero?».

«Non te ne devo alcuna, donna».

«Oh sì, invece! Aveva accettato di aiutarmi a cercare le altre, perché ti sei messo in mezzo? Ora dovrò arrangiarmi da sola!».

«Possibile che tu sia così ingenua e cieca?» le chiese, vedendo che Miyako assumeva un’espressione interrogativa.

Chikage sbuffò spazientito da tanta stupidità e le disse: «Prima l’ho sentito parlare con un suo amico e scommetteva su chi dei due ti avrebbe convinta ad andare a letto con lui».

Miyako rimase scioccata dalla rivelazione dell’oni e rimase a bocca aperta qualche istante prima di riuscire a parlare di nuovo.

«E come mai hai avuto la gentilezza di salvarmi da lui?».

«Non avevo di meglio da fare» le rispose, voltandole le spalle e avviandosi verso la folla.

Ovviamente la ragazza non accettò quella risposta e gli corse dietro afferrandolo per il polso: era la prima volta da quando si erano incontrati che lo toccava.

Non riusciva a capacitarsi del fatto che la sua pelle, nonostante fosse un uomo e un combattente, potesse essere così liscia. Chikage si voltò lentamente verso di lei e le disse:

«Non hai il permesso di toccarmi, donna».

«Nemmeno tu, eppure lo fai come se nulla fosse» ribatté Miyako, lasciando la presa sul polso dell’oni e guardandolo da sotto in su.

«Ti aspetti davvero che creda alle tue vaghe spiegazioni?».

Chikage la guardò male con i suoi occhi di brace che con la luce delle lanterne sembravano ardere ancora di più.

«Volevo evitare altra vergogna alla mia famiglia. Sono consapevole dell’interesse che mio fratello ha, senza ragione alcuna, maturato per te e sono sicuro che questa volta faccia sul serio. Quindi non potevo permettere che qualcuno ti rovinasse. Voglio lasciare a lui questo privilegio».

Miyako rimase bloccata, irrigidita davanti alle parole di Chikage, il quale le aveva pronunciate con lo stesso tono con cui si parla del tempo.

«Sono felice che l’onore della tua famiglia sia salvo, ma in qualunque caso non accetterei mai nessuna proposta da parte di Yuichi, perché significherebbe imparentarmi con te e non potrei sopportarlo. Non potrei sopportare di vedere la tua faccia disgustata dalla mia presenza ogni singolo giorno della mia vita. Quindi stai tranquillo, non avrai la vergogna di avere un’umana del mio livello come parente» gli rispose, sorpassandolo e dandogli di proposito una spallata che, lo sapeva, era stata poco più di una carezza per la forza di uno come Chikage.

Chikage sembrava rimanere completamente indifferente alle parole della ragazza, ma nessuno, a parte se stesso, sapeva che tutto quello che Miyako pronunciava rimaneva impresso nella sua mente.

Ed era uno dei motivi che lo spingevano ad allontanarla con minacce, parole dure e atteggiamenti freddi. Non poteva permettere a nessun essere umano, soprattutto una problematica come Miyako, di penetrare nel suo animo.

Doveva spingerla fuori perché un’umana così era pericolosa, persino per lui. 

   
 
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