Il
sole
batteva arrogante sulle alte colline sabbiose dalle quali,
all’orizzonte, era
già possibile scrutare i primi imponenti profili del
massiccio dell’Imetto.
Due
figure
incappucciate si stavano incamminando verso la montagna. Alle loro
spalle la
grande metropoli di Atene era già sparita dietro alcune
grandi rocce. Nessun
uomo sano di mente avrebbe mai
percorso quell’itinerario, eppure la guida dei due aveva un
passo sicuro e
deciso. Poi si bloccò.
“Ci
hanno trovati.”
“Che
cosa?”
Soter,
l’Innominato alle sue spalle estrasse la spada guardandosi
attorno, ma la
situazione era del tutto statica e nell’aria poteva udire
solo lo stridio di
qualche sparuto mangiatore di carcasse alato.
“Hai
sentito qualcuno o visto qualcosa,
Sideris?”
“Nulla
che
le prerogative sensoriali di un uomo possano criptare.”
“Che
cosa vuol
dire?”
Sideris
si
avvicinò al compagno di viaggio, puntando un dito verso la
sua nuova armatura,
sottratta tempo prima all’Innominato Phobos.
Il
Falcone
emise un fischio che si fece via via sempre più sottile fino
a sparire del
tutto. Soter non capiva.
Poi
il
falcone si chinò davanti a lui e agguantò con
mano quelle che al compagno non
sembrarono essere altro che briciole.
“Tecnologia.
Con questo affare Ares poteva
rintracciare i nuovi Innominati in qualsiasi momento. Me ne sono
accorto solo
poco fa, dopo aver avvertito degli impulsi impercettibili a qualsiasi
umano. Ma
è stato per un tempo abbastanza lungo perché chi
è in ascolto potesse
localizzarci…”
Soter
restò
in deliquio.
“Stregoneria…Chiaroveggenza…Divinazione.
Potevano sapere dove ci
trovavamo”
“Non
più
adesso.”
“Comunque,
una ragione in più per affrettarci.
Forza muoviti!”
Sideris
restò immobile a pensare.
“Forse
c’è qualcosa che posso fare per te, ora
che il mio intero potere è risvegliato”
S’avvicinò
verso l’Innominato passo dopo
passo sovrastandolo con tutta la sua imponenza dei suoi due metri di
altezza.
Il ragazzo gli arrivava a malapena all’altezza del ventre.
“La
tua armatura…”
Disse poi il Falcone
“…La
tua armatura è una delle armi inibite che le
divinità usano per armare i propri
araldi. In realtà il modello che hai indosso ha un potere
offensivo
catastrofico e una difesa impenetrabile, ma Ares ha deciso di inibire i
loro
poteri.
Perché?
Per evitare che nelle missioni che affida ai suoi succubi, essi
diventassero
così tremendamente micidiali da attirare
l’attenzione delle altre divinità.
Ma
adesso siamo già al centro di ogni attenzione e dunque se
possiamo vendere cara
la pelle, lo faremo.
E
quindi di cosa dispone questo gioiellino
tecnologico? Un
sistema di rilascio di
qualche pugnale e che altro? Un ridicolo lanciafiamme di cinque metri
di
gittata?”
Soter
rimase in silenzio ad ascoltarlo.
Non riusciva a comprendere una sola parola. Dove voleva andare a parare?
Sideris
toccò uno dei suoi spallacci con
una mano. Le punta delle dita si sciolsero appiccicandosi sulla corazza
sotto
forma di un metallo densissimo.
Soter
fece per muovere il braccio per difendersi
in qualche modo, ma non riusciva a spostare un solo muscolo in quel
momento.
Era come se l’armatura non glielo permettesse. Neppure i
bulbi oculari
riuscivano a cambiare direzione: gli si erano affossati nelle orbite.
Il fiato
gli si fermò in gola poiché non riusciva a
distendere né a dilatare il diaframma.
Non riusciva a muovere la lingua per proferire parola.
Era completamente inerme ed alla mercé di
Sideris, il quale se avesse voluto avrebbe potuto far di lui quello che
desiderava.
Improvvisamente,
una fitta lancinante
alla testa gli provocò il dolore più intenso e
sconvolgente della propria vita.
La sua intera esistenza gli si ripresentò davanti, compresi
i momenti più
insignificanti: ogni singolo attimo vissuto. Come se in un istante
avesse
ripercorso i suoi ventiquattro anni. Poi…
-Aggiornamento
completato-
Proferì
una voce non umana proveniente
dalla propria corazza. Era come se si trovasse in un sogno. Nulla di
ciò che
stava accadendo intorno a lui sembrava avere un senso.
Sideris
rilasciò la mano dalla corazza e
si allontanò.
Adesso
Soter poteva muoversi. Era
confuso e spaventato. Aveva immaginato tutto? Era stata solo
un’allucinazione?
Incominciò a guardarsi attorno per vedere se c’era
qualcuno oltre a loro due.
Nessuno.
Ma allora cosa era appena
accaduto?
“Ho
disinibito le funzionalità della tua armatura,
precedentemente bloccate. Adesso
puoi dargli i comandi semplicemente con una parola. Imparerai strada
facendo.
La
notte era calata ma anziché
accamparsi, i due viandanti continuavano a battere il passo, sempre più veloci.
Soter era sbalordito delle proprie
capacità.
“Ora
posso tagliare il buio delle tenebre con il mio sguardo, e correre
senza
stancarmi a una velocità che non avrei creduto
possibile”
Sideris
correva affiancandolo. Sembrava avere
le stesse capacità.
“E
allora?” Chiese Soter “Che cos’hai in
mente? Hai detto che un uomo ci
avrebbe aiutato. Credi che vagando alla cieca in questo labirinto di
rocce
potremmo trovarlo?”
“Sarà
lui a trovare noi”
Dopo
aver vagato per diverso tempo
presso le insidiose oscurità dell’Imetto, entrambi
videro una figura. Sembrava
un uomo. Ma ciò che non era chiaro era la sua distanza da
loro. Per
dissonanza cognitiva, la figura umanoide
sembrava trovarsi a pochi metri. Man mano che si avvicinavano capirono
che in
realtà si trovava molto più distante e che le sue
dimensioni erano superiori
rispetto a quelle di qualsiasi uomo o animale che avessero mai visto.
“Per
gli inferi! Che
cos’è quel mostro?”
“Un
Guardiano. Siamo
arrivati esattamente
dove volevamo.”
Ora
a pochi passi dalla creatura, Soter
ne poté comprendere le reali e mostruose dimensioni. La
testa dell’Innominato
arrivava all’altezza del malleolo. Doveva fare diversi passi
indietro per
contemplare il mostro nella sua interezza. Completamente nudo, senza
peli né
organi genitali. Al centro della fronte imperava un unico occhio.
“Ciclope”
Il
mostro emise un grugnito appena li
vide. In mezzo ai piedi della creatura c’era una folla di
esseri barbuti
ricoperti di pelliccia e dall’unico occhio: Arimaspi. Le loro dimensioni erano
umane, anche se
imponenti quanto Sideris.
Il Falcone non disse una parola. Spalancò le braccia e
rimase a guardare il
gigante, finché, sorprendentemente, esso non si
inginocchiò davanti a lui.
Gli
Arimaspi sembravano averlo
riconosciuto. Gli fecero strada. Soter lo seguì. Forse
avevano davvero una
valida speranza.
Camminarono
per diverso tempo seguendo
quelle strane creature. Lungo il percorso Soter ebbe sorpresa di vedere
altre
di quelle sentinelle giganti dall’unico occhio. Tutti
s’inginocchiavano davanti
al passaggio del Falcone.
Proseguirono
finché dopo aver varcato
diversi corridoi di roccia e oscure gallerie non giunsero innanzi a una
grossa
pietra che ostruiva il passaggio. Alcuni Arimaspi si misero ai lati
carezzando
la sua levigata superficie, e dopo poco, come oggetto di una potente
stregoneria, la roccia si aprì davanti a loro come
un’immensa porta.
Al
di là del passaggio, delle fioche e
innumerevoli fiaccole piantate a terra diedero un nuovo spessore alla
realtà all’interno
della caverna.
C’erano
delle colonne doriche,
costruzioni umane all’interno di un monumento naturale. I
pilastri si facevano
sempre più robusti e imponenti man mano che il gruppo
proseguiva e che
l’interno della caverna si faceva sempre più vasto
e il soffitto sempre più
alto.
Le
colonne divennero immani quando si
ritrovarono in una sala centrale. Il soffitto che sorreggevano era
divenuto
troppo alto per essere scrutato. E alle basi dei pilastri, ovunque
c’erano
movimenti, clangori e grida. Centinaia di Arimaspi al lavoro portavano
carri
ripieni di attrezzatura o riparavano grosse falle.
I ciclopi, a decine facevano lavori preclusi
a qualsiasi gruppo sollevando giganteschi pezzi di metallo e portandoli
a
lavorare presso una brace su misura di gigante.
Infine,
meraviglia delle meraviglie,
arrivarono a contemplare dei Colossi più grandi di qualsiasi
palazzo o cinta
muraria mai vista in qualsiasi polis greca.
I ciclopi che erano già dei giganti, non erano
abbastanza alti da
arrivare all’altezza di un loro ginocchio. I colossi erano
cinque.
A
parlare fu un uomo, questa volta con
due occhi e gli stessi tratti di un umano. I fumi della forgia avevano
reso il
suo volto nero.
“Cedalione,
fedele amico. Sono pronti?”
“Quasi. Abbiamo
ancora bisogno di revisionarli
e inoltre, non è facile trovare qualcuno in grado di
manovrarli. Stiamo
addestrando gli Arimaspi da quasi un anno, ma le nostre
unità sono eccezionali
solo nella forgiatura. Nessuno è pronto a coordinare i movimenti dei
colossi.”
“Troveremo
in fretta una soluzione. I nemici presto saranno alle nostre porte, lo
sento.”
“Nemici?
Chi intendi?”
“Non
lo so ancora. Ma qualcuno ci ha spiato mentre eravamo diretti qui.
Dobbiamo
affrettarci.”
Cedalione
annuì preoccupato e tornò a
dirigere i suoi Arimaspi nel lavoro.
“Aspetta
un attimo. Ora voglio che mi spieghi tutto quanto”
Sideris
annuì.
“Lo
avrei fatto comunque.
Come
sai, gioco a scacchi con l’Olimpo da molto tempo, e il mio
intento quest’ultimo
periodo è stato quello di allungare la partita nascondendo
Pandora il più a
lungo possibile. Ma Zeus ha fatto una mossa scaltra con il suo
Ultimatum alla
Grecia. Ha
distrutto numerose polis
trucidando il popolo senza fare distinzione tra amici e nemici.
Ora,
tutti coloro che sognavano un mondo libero dal giogo degli dei, pur di
salvare
se stessi e i propri cari, mi hanno voltato le spalle.
Solo
in pochissimi mi sono rimasti vicini.
Dieci uomini: Cercione, Almo, Oreste, Pilade, Aristomene,
Acheo, Ischi,
Elleno, Bellerofonte…e sorprendentemente tu.
A
tutti loro ho dato uno straccio di mappa, e,
divisi per gruppi, avrebbero dovuto viaggiare in luoghi
differenti. Nella
mappa ho tracciato dei punti dove, nei
miei innumerevoli viaggi ho seppellito degli Artefatti di Ares, che
rubai tempo
fa.
Gli
Artefatti sono potenti come la tua spada, ma l’influenza che
essi suscitano
negli uomini è ancora più potente. Così
giocando sulle emozioni di paura e sconforto del popolo, ho dato
direttiva
ai miei prescelti
di fingersi Araldi
degli dei, scesi sulla terra per riunire gruppi di uomini in
un’armata da
scagliare contro il Falcone Nero, e il suo esercito.
Sarà davanti all’armata e in un luogo
prescelto che mi
paleserò a tutti
mostrando pubblicamente che gli dei possono essere
sconfitti…e uccisi.
Ma
prima di questo, metterò in gioco anche la mia ultima
risorsa, perché la forza
degli uomini da sola non basta contro l’Olimpo.
L’armata
che si trova in questa Forgia piegherà l’ultima
resistenza al servizio dell’Olimpo, e poi…Con questi immani colossi, alla
testa dei popoli liberi del
mondo, scaleremo l’Olimpo scaraventando al suolo le false
divinità.”
Soter
fu scosso da quelle parole.
“E
Pandora?”
“Ce la riprenderemo”
Soter
guardò i giganteschi Colossi di 60
metri.
“Può
davvero una forza di invasione terrestre riuscire ad avere esito contro
la
forza dell’Olimpo?”
“Forse.
Perché dalla nostra parte abbiamo due Aquile. Non
ricordi?”
Il
Falcone si voltò in una direzione,
dove una figura stava camminando verso di loro. Tutti erano genuflessi
davanti
a quella donna. Scoiattoli, volpi e piccole talpe la seguivano ovunque
ella
andasse. La sua bellezza era surreale e i suoi occhi verdi erano
penetranti come
lame.
“E’
una delle due Aquile, il suo nome dovrebbe esserti già
giunto
all’orecchio…Artemide.”
“I
miei omaggi Falcone Nero. Se ti trovi qui in questo momento, vuol dire
che ciò
che sarebbe dovuto accadere è successo: ti sei liberato del
limite che arginava
i tuoi ricordi e le tue prerogative. Quel blocco che io non ero in
grado di
rimuovere è stato rimosso. Sapevo che il Destino avrebbe
rimediato a questa
esigenza.”
Sideris
la guardò consapevole.
“Sì.
Ora è tutto diverso. Ricordo di te. Ricordo che anni fa
stabilimmo questo
incontro e questo piano d’attacco, assieme a
Efesto…Ma la situazione ora è
degenerata: Pandora è stata rapita, e le armi di Ermes ci
sono state
sottratte.”
“Coloro
che hanno rapito la donna non agiscono per conto dell’Olimpo.
L’Olimpo non sa
niente del rapimento e continua a credere che a tenerla sia ancora
tu.”
Artemide lo guardò con i suoi occhi
pungenti.
Fu Sideris a rispondere:
“Ares.
Se sono stati gli Innominati a rapire la ragazza e se dopo quasi due
settimane
ancora non abbiamo avuto riscontro da Zeus, allora vuol dire che la sta
tenendo
sotto la sua custodia…Ma non conosco il motivo di questo suo
gesto”
“Ares”
Soter strinse i denti.
“Non scoraggiarti” Disse la bella
dea. “Abbiamo ancora delle risorse dalla nostra per
capovolgere la
situazione. E se è stato Ares e non Zeus a prendere la
donna, allora possiamo
tirare un respiro di sollievo. Voi Falchi avete degli alleati forti.
Anche
Efesto combatterà contro l’Olimpo.”
“Per
quale motivo dovreste aiutarci e uccidere la vostra stessa
gente?” Chiese
l’Innominato.
“E’
una questione di cui non posso parlare. Ti basti solo sapere che
rischieremo la
vita assieme a voi”
Soter
strinse gli occhi.
“Per
ora ho sentito solo parole. Se avete un piano d’attacco,
voglio farne parte il
più presto possibile”
Con
indicibile arroganza voltò le spalle
alla dea e al Falcone e si ritirò.
“È molto risoluto. Non avevo
dubbi” Disse
Artemide
con un sorriso.
“Sarà
una carta vincente per volgere la Guerra a nostro favore.”
Rispose Sideris.
Poi dopo aver porto i suoi omaggi ad Artemide si congedò
dirigendosi verso
Cedalione. “Ho trovato uno dei cinque guerrieri che
manovreranno i colossi.”
“Chi?” chiese l’uomo. “Quel
ragazzo che ti seguiva?” rise. “Potrei rimediare di
meglio. Uomini forti e molto più allenati.”
Sideris
scosse la testa. “Era
un Innominato, un
tempo Araldo di Ares. Non esistono uomini più letali in
questo mondo.”
“Oh!
Lui. Un a-araldo di Ares” ripeté
incredulo Cedalione “Pensavo fossero
più grossi”.
“MIO SIGNORE, SEI DAVVERO TU!”
Un Arimaspo correva verso di lui. Dopo un po’
che si avvicinava il Falcone Nero si accorse che era ben più
grosso degli altri,
e che, incredibilmente non era nemmeno un arimaspo, ma
solo…Un umano, cieco di
un occhio.
Perifete
lo abbracciò facendo sembrare
Sideris poco più di un nano. Il viso del Falcone si
schiacciò contro il suo
petto villoso e nerboruto.
“Pensavamo che non saresti mai arrivato!”
Disse il gigante con una vena di commozione.
“Siamo rimasti qui dopo aver incontrato la Dea.
Ci ha detto di restare,
perché sapeva che saresti arrivato prima o
poi…Pensavo
mentisse…Pensavo…”
“Perifete!
Il più grande e il più forte
dei miei luogotenenti. Non posso esprimere il compiacimento che trovo
nel
rivederti vivo e…Quasi in salute”
Guardò il suo occhio cieco.
“Questo…Graffio
non è nulla per me. Mi
ricorda solo l’odio
che nutro verso gli Spartani e i cani dell’Olimpo. A lungo sono stato
torturato, ma né io né
nessuno dei miei uomini ha mai ceduto informazioni importanti al
nemico”
“Non
mi aspettavo nulla di meno da te”
Rispose il Falcone, ben consapevole
che le informazioni veramente importanti, per motivi di estrema
sicurezza non
le aveva rivelate neppure ai suoi seguaci più vicini a lui.
“Ma
aspetta! Guarda!” Esclamò entusiasta
Perifete indicando i soldati che si stavano avvicinando “i
tuoi uomini più fedeli sono rimasti con te. Costoro non ti
hanno mai
voltato le spalle.”
Venne
Alcone, uno degli archi più
infallibili di tutta la Grecia. Si era fatto un nome durante le passate
Olimpiadi, come anche molti tra le fila dei rivoluzionari.
Seguirono Etolo, corridore olimpionico,
il suo volto era consumato dal pianto e dalla sofferenza per la perdita
dei
suoi figli ma la vista del Falcone mostrò una nuova luce nei
suoi occhi; e
Falanto, il terrore dei Peloponnesiaci.
Poi arrivarono Podalirio, uno dei più
abili medici della Grecia. Giunse Nasso, principe e ultimo superstite
della
stirpe dei Cari. E arrancante li raggiunse il vecchio Nannaco,
venerando bardo
ancora dedito alla battaglia.
“Non sei solo.”
Parentesi
anacronistiche 11:
Arimaspi:
La
zona dell’Imetto un tempo
radioattiva, ha modificato in tempi più antichi la prole di
tutti i clan e
nuclei di esseri umani che vivevano lì.
Con il passare delle generazioni, i discendenti sono
diventati sempre più
robusti e imponenti a causa delle radiazioni. E, quando venne alla luce
la
prima bimba dal solo occhio, poiché i ciclopi si erano
già stanziati e le
popolazioni del posto li consideravano al pari di divinità,
venne vista come
un’eletta degli dei e sacerdotessa di tutti loro. Con il tempo, nacquero
molti altri bambini
con un unico occhio tra i vari clan. Questa nuova discendenza
chiamò se stessa
ARIMASPI e si impegnò di servire i ciclopi e il dio Efesto. Il nome della bambina
divenuta Sacerdotessa è
Cabeiro (vedi capitolo 1)