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Autore: AlexRae00    15/05/2015    1 recensioni
Questa sarà l'ultima long della serie. Siamo quindi giunti alla fine, o quasi.
Ringrazio chi mi ha seguito fin ad ora e continua a farlo, sperando che la FF sia all'altezza delle aspettative.
"Il cuore accelerò i propri battiti, facendo temere al mago che lei potesse udirli.
Il desiderio di correre verso di lei e stringerla tra le braccia superò ogni cosa, ma facendosi forza si avvicinò lentamente.
Occhi negli occhi. Rosso nel verde. Jake non potè che perdersi in quello sguardo rubino, più incandescente del fuoco stesso.
Nessun colore sarebbe mai riuscito a rendere perfettamente la sua essenza come quello.
Nessuna tonalità al di fuori di quella avrebbe potuto appartenerle.
Paragonandolo all’azzurro, sfruttato per mascherare quegli occhi, avvertì chiaramente la differenza.
Alexandra era il rosso. Incarnava il fuoco. Ed era tutto ciò che desiderava.
E quando le loro labbra si unirono Jake avvertì quanto tutto fosse perfetto con lei."
Buona lettura. AlexRae00.
Genere: Azione, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Through the years'
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Entrata in casa, la ragazza accompagnò il fratello nel soggiorno, costringendolo a sedersi sul divano.
Matteo sbuffò divertito davanti all’ansia dell’altra, che continuava a camminare avanti e indietro, cercando di portargli altri cuscini per farlo stare comodo.
Il ragazzo sprofondò con un sospiro nel morbido sofà, chiudendo gli occhi chiari per rilassarsi. I ricci scuri si sparsero sul cuscino bianco, su cui stava posando la testa.
Alexandra l’osservò per alcuni secondi, rimanendo immobile dinanzi a quel viso angelico, ora tranquillo. Delicatamente gli carezzò il capo, come aveva fatto il giorno prima in ospedale, e il minore sollevò lievemente le palpebre, concedendole un affettuoso sorriso.
- Vado a preparare qualcosa per il pranzo. Tu non ti alzare e riposati. Intesi ?
- Certo comandante.
- Spiritoso!
 
La mora scosse la testa, dirigendosi verso la cucina per cucinare qualcosa a lei e ai fratelli. Sovrappensiero aprì il frigo, cercando distrattamente qualcosa di commestibile. Non appena ebbe notato le ultime uova rimaste, le prese e le posò sul tavolo,aprendo un mobile per prendere gli spaghetti.
Afferrò la scatola e la mise accanto alle uova, dopodiché mise i tegami sul fuoco e inizio a riscaldare l’acqua.
La voce di Paolo attirò la sua attenzione, convincendola a tornare in salotto per salutare il ragazzo,appena tornato dal lavoro.
- Ehi sorellina! Mat mi ha detto che ti comporti da mamma chioccia con lui!
- Non è vero! Mi preoccupo per lui!
 
Il maggiore si lasciò andare ad una risata divertita, portandosi una mano tra i lisci capelli castani. L’uomo incrociò le braccia, guardando la sorella con uno sguardo ironico. Gli occhi azzurri di lui si incatenarono in quelli carminio della ragazza, dando il via ad una gara di sguardi.
I volti concentrati dei due fratelli non emisero alcun movimento, mentre entrambi cercavano di trattenersi. Alexandra sollevò un sopracciglio color mogano, arricciando leggermente il labbro, in un semi broncio che spinse Paolo a crollare.
Il Leoni non resistette e la sua maschera di serietà venne subito sostituita da un espressione divertita, intanto che le sue labbra si aprivano in un meraviglioso sorriso, accompagnando la risata fragorosa che invase la stanza.
- Okay hai vinto!
- Ovviamente. Io vinco sempre.
- Ora se avete finito..Perchè non vai a controllare la pasta prima che diventi immangiabile ?
 
Alex assunse un espressione preoccupata e tornò di corsa in cucina, per dedicarsi alla pasta, lasciando i due fratelli a ridere nella sala per la sua reazione.
Rapidamente afferrò l’occorrente per scolare la pasta, quando però per la fretta una parte di acqua bollente le cadde sulla mano, di scatto lasciò andare il tegame e la pasta.
Paolo subito accorse, preoccupato dal frastuono creatosi nella caduta degli oggetti.
- Alex stai bene ? Che è successo ??
 
La ventiduenne si strinse la mano e osservando il punto toccato dall’acqua, rispose con voce stranita al fratello.
- Sto..Bene. Credevo mi fosse caduta dell’acqua bollente sulla mano ma..Forse è stata un impressione.
- Mi fai preoccupare inutilmente. Fai attenzione imbranata.
 
L’uomo lasciò la stanza, tornando dal minore per tranquillizzarlo, ma in quel momento, lei lasciò la presa sulla mano e osservò il punto in cui l’acqua bollente era caduta. La pelle non presentava alcun segno o arrossamento e lei, nonostante la temperatura del liquido, non provava alcun dolore.
 
 
Fece forza con le braccia e si sollevò per un ultima volta, cercando di rimanere più tempo possibile in equilibrio sulle mani.
Tese i muscoli per poi posare i piedi sul pavimento, rimettendosi in piedi.
I capelli sudati erano appiccicati alla fronte, perciò afferrò l’asciugamano e si massaggiò la cute, scrollando i crini rossi con forza.
Il suo respiro affannoso era l’unico rumore che aleggiava nella stanza, rimbombando nell’immensa palestra.
Si lasciò cadere sul pavimento, cercando di rilassare i muscoli ancora lievemente tremanti per lo sforzo a cui li aveva costretti.
- Perché devi sempre strafare ?
 
Sobbalzò nell’udire la voce della ragazza a pochi millimetri dal suo orecchio, chinata in avanti per riuscire a farsi sentire nonostante avesse usato un tono molto basso.
Un sorriso stanco si aprì sulle labbra sottili del Titans mentre si voltava e con dolcezza incontrava le labbra della sua ragazza, in un semplice sfioramento.
- Non ho esagerato stavolta.
- Anche stamattina sei rimasto tutto il tempo in palestra. Dovresti darti un attimo di respiro oppure non riuscirai neanche ad alzarti dal letto.
- Va bene mi fermo.
- Bravo, Draky.
 
Asia si sedette al suo fianco accarezzando con tenerezza i capelli sudati del ventunenne, intento ad osservarla con occhi attenti.
Le labbra della ragazza erano socchiuse, gli occhi color ametista invece continuavano ad incrociare i suoi, come se stesse cercando il coraggio di dirgli qualcosa.
Drake afferrò con una mano quella libera di lei e la costrinse a fermare quelle carezze amorevoli.
- Cosa c’è ?
 
La Grayson sospirò stanca, lasciandosi andare tra le braccia del fidanzato, che senza dire altro la strinse a sé.
Con delicatezza incominciò ad accarezzarle la schiena, coperta da una maglia scura, avvertendo i sentimenti contrastanti che la stavano attraversando.
Con la bocca lasciò dei lievi baci sui capelli corti della ragazza, tentando di tranquillizzarla per un motivo a lui sconosciuto.
- Riguarda Ice ? So che è difficile per te affrontarlo ma noi..
- No. Non è questo.
- Allora cosa succede ?
 
La mutaforma sciolse quell’abbraccio rassicurante mentre le immagini di ciò che aveva scoperto in quei giorni le attraversavano la mente.
Gli occhi di Alexandra continuavano a tornarle in mente. Uno sguardo diverso da quello che ricordava, pieno della tristezza e della malinconia che l’avevano accompagnata fin dall0infanzia. Quella ragazza era felice. Non era più la stessa persona di un tempo.
Strinse la mano dell’altro, raccogliendo il coraggio per parlare di ciò che solo Valèry sapeva e incatenò il suo sguardo a quello di lui.
- Drake..Alex..Lei è viva.
 
Un lampo di confusione attraversò il viso del giovane dai capelli rossi prima che quelle parole prendessero forma nella sua mente.
Un brivido gli attraversò la spina dorsale e i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa.
Quando però si accorse dello sguardo tormentato della compagna fermò la felicità che pian piano si stava impossessando di lui.
- Perché questo ti turba ?
 
Distolse lo sguardo, incapace di sostenere ancora quegli occhi di un azzurro limpido, talmente sinceri da farle male.
Aveva percepito chiaramente la sua felicità nel sapere la notizia, sostituita dalla preoccupazione nei suoi confronti.
Si morse le labbra con i denti, affondando nella pelle con i canini troppo appuntiti, senza però lacerare la carne.
- Non possiamo dirglielo. Lei non ricorda. Non è la stessa.
- Asia..Deve sapere.
- No. Io voglio solo che lui stia meglio. Se si illudesse di poterla riavere accanto a sé e lei..non volesse tornare. Lo distruggerebbe.
- Dobbiamo tentare. Questa notizia fermerebbe parte dei suoi rimorsi. Potrebbe persino tornare ad essere quello di prima.
 
La Titans si alzò di scatto volgendo le spalle al ragazzo, stranito dal comportamento dell’altra. Affondò le proprie unghie nella pelle chiara delle braccia e si morse ancora le labbra, cercando di fermare le troppe emozioni contrastanti, appartenenti ad entrambi.
L’eroe si sollevò dal pavimento e posò una mano sulla sua spalla, convincendola a guardarlo.
- Non puoi scegliere per lui Asia.
- Drake..Lui è il mio gemello! Siamo connessi da sempre! Sai cosa hanno significato per me questi anni ? Lui mi ha tagliato fuori dalla sua vita e dalla sua mente. Ha chiuso le sue porte anche a me..
Ho cercato in ogni modo di aiutarlo..Ma solo ora lui sta provando a superare ciò che è accaduto. Dopo cinque anni in cui si è chiuso in sé stesso.
 
La sofferenza che riempiva la voce della giovane colpì profondamente il rosso, che la tirò a sé e la strinse come se potesse rompersi in un secondo.
In quel momento Drake avvertì la profonda fragilità che per anni aveva nascosto, mostrandola solo in piccola parte a lui.
Gli occhi viola ametista di lei si riempirono di lacrime. Lacrime che caddero a bagnarle il volto e finirono per toccare anche lui.
Con delicatezza e timore, il vigilante posò i palmi sulle guance della compagna e posò la propria fronte contro la sua.
- Scusa.. So che è inutile dirtelo ma mi dispiace. Non sono riuscito a capire quello che ti tenevi dentro. Perdonami.
- Sei un idiota.
- Lo so..
 
Asia sorrise tra quelle gocce salate e con il volto arrossato e gli occhi ancora lucidi baciò il ragazzo, stringendosi a lui con foga e passione.
Il ragazzo aprì le labbra per poter approfondire il bacio e incastrò la propria mano tra i suoi capelli scuri.
Lei gli morse il labbro, passandovi poi la lingua, mentre lui si fermava un attimo a riprendere fiato ed emetteva un flebile gemito.
- Drake…Ti amo.
- Anche io, cucciola.
 
 
La ragazza accelerò il passo, finchè non raggiunse la porta della stanza che divideva con Michael da alcuni anni.
Entrò senza parlare e ignorò le domande preoccupate del fidanzato, seduto alla scrivania con alcuni appunti tra le mani.
La corvina si sedette pesantemente sul materasso e rimase ad osservare il soffitto, tacendo ancora alle richieste del compagno.
- Denise cosa è successo? Mi stai facendo preoccupare.
- Mike io..
- Cosa c’è piccola ?
 
Lo Stone costrinse la fidanzata a sollevarsi e l’afferrò per le spalle, carezzandole con preoccupazione le braccia.
Denise afferrò la maglietta del ragazzo e affondò il volto nel suo petto, nascondendo la sua espressione confusa alla vista dell’altro.
Il ragazzo si preoccupò maggiormente e le sollevò il viso con delicatezza, incrociando i suoi verdi, resi lucidi per le lacrime.
- Denny cosa c’è ? Perché fai così? Piccola non piangere.
- Mike..Devo dirti una cosa importante.
 
Michael baciò la fronte della ragazza e le sorrise con dolcezza, cercando di rassicurarla, qualsiasi cosa volesse dirgli.
Lei avvertì chiaramente l’amore che il compagno cercava di trasmetterle e sorrise timidamente, afferrando la sua mano calda per portarla sul suo ventre.
Gli occhi dorati di lui si spalancarono lievemente, intimoriti dalla rivelazione che stava prendendo forma nella sua mente, nonostante lei non gli avesse ancora detto nulla.
- Io, sono incinta. Michael..Lo so che è un momento orribile ma io..io non voglio lasciare il bambino..
 
Un sorriso pieno di felicità prese forma sul volto scuro del giovane, mentre si gettava sulle labbra della fidanzata con passione e gioia, baciandola.
Denise rise sulle sue labbra, avvertendo la paura di un rifiuto e il timore di ciò che poteva accadere scivolare via, sostituiti dalla profonda felicità che aveva cercato di emergere fin dal momento in cui lo aveva scoperto.
- E’ una notizia meravigliosa.. Diventerò..Diventerò papà! Perché avevi così tanta paura?! Credevi davvero che non avrei voluto il nostro bambino?
- No..Io..Questa è una brutta situazione. Con il ritorno di Ice e la difficoltà sempre più elevata degli scontri..Pensavo che non fosse il momento per..
- Denise, tutto ciò non interferirà con la nostra felicità..Perchè questo bambino è la nostra felicità.
 
Il ragazzo la baciò ancora, abbracciandola con una profonda dolcezza e un entusiasmo sempre maggiore davanti alla consapevolezza di quello che sarebbe diventato tra un paio di mesi.
Con un timore reverenziale, quasi pensando di poter ferire il piccolo, l’uomo posò la mano sul ventre ancora piatto della ragazza dove stava già crescendo il loro bambino.
Denise posò la propria mano su quella del ragazzo e  incrociò le proprie dita in quelle chiare di lei, trasmettendole tutta la sicurezza possibile.
Senza esitazione si voltò verso di lei e guardandola negli occhi sfiorò nuovamente le sue labbra rosee.
- Ti amo Denise Grayson. E prometto che amerò questo piccolo con la stessa intensità.
- Ti amo anche io Michael.. E comunque, potrebbe essere una femmina.
- Hai ragione.. E se sarà una bimba la chiameremo Felicity. Perché tutti sappiano quanto lei rappresenti per noi.
- Mi piace.. Mike..Sono la persona più felice del mondo.
- Anche io piccola.
 
 
Strofinò i polpastrelli, avvertendo la brina che pian piano prendeva forma e li rendeva sempre più chiari.
Sfiorò il legno della scrivania e questa iniziò a ricoprirsi di una fitta rete di cristalli, finchè non congelò totalmente.
Con le dita tamburellò sulla superficie gelida che nascondeva il legno prezioso del tavolo.
Il freddo man mano aumentava d’intensità, divenendo sempre più insopportabile per chiunque, tranne che per lui.
Ethan si portò una mano al voltò e passò le dita sulla propria pelle, ricoperta da una leggera peluria color neve.
Dopodichè arrivò alla cicatrice e iniziò a percorrerla con fare quasi maniacale, chiudendo l’unico occhio sano per concentrarsi in quel suo rituale personale e malato.
Più passava sulla pelle segnata del suo volto, più l’odio s’impossessava di lui, spingendolo ad andare in quella torre per distruggere tutto e tutti.
Il pensiero, però, che in questo modo non avrebbero sofferto, lo convinse a rimanere fermo su quella sedia, in attesa.
- Maestro ?
- Cosa c’è ?
 
La figura sottile dell’aiutante si delineò sulla soglia della porta, fuori dalla portata della luce che illuminava anche in maniera lieve la stanza.
Ethan aprì l’occhio e lo fisso sull’altra persona, aspettando che dicesse quanto desiderava comunicargli.
- I soggetti che hai scelto hanno quasi completato il piano. A breve faranno quanto hai ordinato loro.
- Bene.
- Posso chiederle per quale motivo lo sta facendo ?
- Si tratta di un test. Voglio mettere alla prova i Titans e vedere cosa riescono a fare da soli.
- Da soli ?
- Quando avranno completato capirai.
- Va bene, maestro.
 
L’uomo si alzò dalla sedia e si diresse verso una porta alle sue spalle, entrando nella stanza dove conservava il proprio costume.
Sotto lo sguardo dell’altra persona si tolse la giacca e iniziò a sbottonarsi la camicia, ignorando quegli occhi che lo guardavano con insistenza.
Liberatosi degli indumenti afferrò la divisa e iniziò ad indossarla, godendosi la sensazione del suo tessuto sulla pelle.
Per ultima afferrò la maschera e la guardò per alcuni secondi, mentre alcuni ricordi tornavano a galla.
 
Ricordi di giornate trascorse ad allenarsi, sotto il sole cocente o con il freddo che ti entra nelle ossa. Lo stesso freddo che poi era finito per diventare lui stesso.
Ancora una volta un calore conosciuto iniziò a sfiorargli la pelle, nonostante la tuta e il suo freddo.
Un fuoco che nonostante tutto sarebbe sempre stato più forte di lui e lo avrebbe sempre battuto.
Con rabbia gettò la maschera contro il muro, perdendo per un momento quel controllo che in quegli anni si era autoimposto.
Quella persona si mosse in silenzio e raccolse la maschera, tornando poi dall’uomo per porgerglieli.
Ethan respirò a fondo e riprese l’oggetto. Quando però, notò una piccola crepa, in corrispondenza della sua cicatrice, un sorriso grottesco prese forma, rendendo il suo volto inumano sotto la luce lieve che illuminava la stanza.
- Vai alla torre e porgi i miei saluti.
- Subito, maestro.
 
 
 
Valèry fermò l’asciugamano con un nodo, afferrando una spazzola per sciogliere i nodi formatisi tra i suoi lunghi capelli color petrolio.
Il vapore ricopriva lo specchio, rendendole quasi impossibile specchiarsi.
Un fremito le attraversò la schiena spingendola ad afferrare i bordi del lavandino in porcellana.
Un improvviso conato la travolse, facendole spalancare gli occhi per la paura.
Strinse con violenza il lavabo, facendo sbiancare le nocche, mentre si costringeva a sollevare il capo, cercando di ignorare quell’orribile sensazione.
Avvertiva le lacrime pungerle gli occhi, ma riuscì a fermarle e respirò profondamente.
Quando abbassò lo sguardo incontrò il suo riflesso, ancora leggermente sfocato a causa del vapore che ricopriva la superficie dello specchio.
I suoi occhi color onice fissavano quelli della sua immagine riflessa, che sembravano nascosti dal fumo. Improvvisamente avvertì il bisogno di prendere una delle sue sigarette, per far sfumare anche la sua immagine in quel fumo grigio che poi si disperdeva nell’aria.
Scosse il capo e inspirò ancora, per poi portare una mano sulla superficie di vetro freddo, pulendola in modo tale che mostrasse l’immagine reale e non distorta di sé stessa.
Afferrò la spazzola e iniziò a passarsela nella chioma scura, chiudendo gli occhi per estraniarsi da tutto quanto, concentrandosi su quel movimento meccanico che stava compiendo.
 
Un bussare lieve la distrasse da quella trance in cui era caduta e, afferrando la maglia lunga del suo pigiama e l’intimo, si vestì, per poter aprire all’inaspettato visitatore.
Non appena ebbe aperto, dinanzi a lei si delineò la figura Asia, vestita con una maglia visibilmente non sua, più larga di alcune taglie e un paio di pantaloni di tuta.
- Ehi. Ti ho disturbato ?
- No tranquilla. Ero uscita dalla doccia e mi stavo spazzolando i capelli.
- Beh. Se non ti da fastidio posso farlo io. Trovo rilassante giocare con i capelli degli altri.
 
Un sorriso divertito apparve sul viso della ragazza che la lasciò entrare senza dire nient’altro,per poi andare a prendere la spazzola.
Valèry si sedette sul letto, venendo subito raggiunta dall’amica, la quale si posizionò alle sue spalle e prese la spazzola dalle sue mani.
- L’ho detto a Drake. La verità su Alex.
- Ah.
 
La Logan sospirò lievemente, continuando ad occuparsi della lunga chioma petrolio della ragazza, ancora bagnata per la doccia fatta poco prima.
Val la guardò con la coda dell’occhio, cercando di vedere la sua espressione, ma rinunciò quando avvertì di nuovo la sua voce.
- So che avevo detto che non avremmo dovuto parlarne ma… Io avevo bisogno di dirlo a lui. Drake c’era e sa cos’abbiamo passato.
- E cosa ti ha detto ?
- Pensa che dovremmo dirlo a Jake. Solo che io…
- Hai paura. Temi che possa andare male qualcosa, vero?
- Non voglio essere nuovamente esclusa dalla sua vita, ma voglio che sia felice.
 
Asia si fermò e dopo alcuni attimi di silenzio si lasciò cadere sul letto, affondando la faccia nel cuscino bianco.
La compagna la guardò con dolcezza e le accarezzò i capelli, ammirando la pelle perlacea della giovane illuminata dalla luce artificiale della sua camera.
- Che ne dici di prendere un po’ d’aria ? Possiamo andare sul tetto
- Mi farebbe bene… Val, grazie.
 
 
Si passò le mani sul voltò, tentando di far scivolare via la stanchezza che spingeva i suoi occhi a chiudersi.
Uno squillo inaspettato lo riscosse dal temporaneo torpore in cui era caduto, costringendolo ad alzarsi per accendere il grande schermo posto al centro dello studio.
L’immagine di suo zio fece subito la sua comparsa, accompagnata da quella di sua madre e suo padre.
NightWing era composto come al solito e lo guardava con uno sguardo serio e concentrato, mentre attendeva che l’immagine si schiarisse completamente.
D’altro canto, suo padre era impegnato a discutere con sua madre. Un espressione seria occupava i volti di entrambi, mentre si sussurravano parole che non riusciva ad udire.
“Jake. Riesci a sentirmi ?”
“Si. Cosa succede ?”
“Ho visto i notiziari e ho seguito l’intero scontro. Sembra che questo aiutante sia un problema ma penso che riuscirete a cavarvela”
“Sono d’accordo con te. Siamo rimasti sorpresi dalla presenza di un secondo nemico ma adesso non ci sarà più alcuna sorpresa.”
 
Il volto di Dick si rilassò leggermente, lasciano sparire alcune piccole rughe e ringiovanendo la sua figura.
Rachel ad un tratto chiuse gli occhi e si portò una mano alla tempia, massaggiandosela con le dita.
Accanto a lei, Garfield assunse un espressione preoccupata e le posò una mano sulla schiena, sorridendole con dolcezza, come faceva da anni e non aveva mai smesso di fare.
“Come stai Jake?”
“Mamma, sto bene. Tu come stai ?”
“Sono solo un po’ stanca. Ho visto di cosa è capace Valèry. Sono felice che vi stia aiutando.”
“Anche io. Però ho bisogno di chiedere una cosa allo zio Garth su di lei.”
 
Il volto dei tre adulti si incuriosì e si scambiarono degli sguardi incuriositi, prima che Garfield si rivolgesse al figlio.
“Jake, Garth non c’è. E’ andato a prendere Cleo e Stephen.”
“Non importa allora.”
“Posso chiamarti Komand’r però.”
“No, lascia stare, papà.”
 
Darkus si passò una mano tra i capelli viola scuro e si stiracchiò sulla sedia, cercando di far rilassare i muscoli irrigiditisi per la posizione a cui erano costretti.
Raven l’osservò mentre tentava di avvertire sollievo ai muscoli atrofizzati e scosse il capo con disappunto, incrociando le braccia sotto al seno.
“Dovresti riposarti.”
“Lo so. Oggi ho passato la giornata a cercare di organizzare alcuni file e non mi sono accorto del tempo che passava.”
“Allora è meglio che tu vada a dormire. Saluta tutti i ragazzi e avvertili che tra un paio di giorni torneremo.”
“Va bene, mamma. Ci sentiamo.”
 
Troppo stanco per raggiungere la sua camera, si teletrasportò all’interno di essa, e si lasciò cadere sul letto.
Chiuse gli occhi ma prima che potesse addormentarsi, una strana sensazione si fece spazio dentro di lui, mentre un’agitazione non sua iniziava a scuoterlo.
Di scatto si sollevò e corse fuori dalla camera, diretto verso la fonte di quell’ansia che, lo sapeva, apparteneva all’unica persona capace di scuoterlo in quel modo con le proprie emozioni.
Quando aprì la porta del tetto, una paura violenta lo travolse e assieme all’angoscia che stava provando si sommò quella di sua sorella.
 
 
L’aria fresca della notte le scompigliava i capelli, ancora umidi per la doccia.
Con aria malinconica sollevò lo sguardo e osservò il cielo trapunto di stelle, anche se molte erano coperte dall’inquinamento luminoso della città.
Asia, accanto a lei, era seduta sul muretto e la osservava con il volto inclinato, persa nei suoi pensieri.
Non parlavano da quando avevano lasciato la camera di Valèry, ma nonostante tutto quel silenzio rimaneva piacevole.
Quella tranquillità aiutava entrambe a rilassarsi e la presenza dell’altra impediva ai problemi di tornare a galla, calmando anche se per poco i loro timori.
La Logan dondolava la gamba nel vuoto, seguendo il ritmo che le onde del mare le stavano dettando.
- Dovevo chiederti una cosa l’altro giorno, quando siamo andate a fare il tatuaggio, ma l’ho ricordata adesso.
- Dimmi.
- Il tuo tatuaggio. Cosa significa ?
 
Valèry si portò una mano all’avambraccio, carezzando la pelle su cui troneggiava l’immagine di quei tre animali dalle lunghe orecchie.
Un sorriso dolce le apparve sul viso mentre con le dita tracciava i contorni di quelle immagini, senza sfiorare l’inchiostro.
Sollevò il capo per incrociare gli occhi della compagna e posò la schiena contro il muretto.
- E’ Totoro.
- Cos’è un Totoro?
- Quando ero piccola ho visto questo film. Parlava di due bambine che riuscivano a vedere lo spirito della foresta vicino alla loro casa. Questo era Totoro.
Le due bambine hanno creduto in questa creatura perché non erano ancora state contaminate dal mondo degli adulti, perciò erano libere di credere in quello che desideravano. Penso che questo sia un forte simbolo, perciò ho voluto tatuarmi questo mio personale protettore.
 
Asia sorrise e si voltò verso l’interno, volgendo le spalle al mare, molti metri più in basso.
Un sibilo improvviso spinse però la ragazza ad abbassarsi di scatto, cercando di evitare l’oggetto che stava arrivando nella sua direzione.
Evitato il primo coltello, non riuscì però a sfuggire al secondo, che si conficcò nella sua spalla, facendola gemere per il dolore.
Valèry scattò di lato, parandosi dinanzi all’amica ferita, ma quest’ultima si estrasse il coltello e, lasciatolo cadere sul pavimento, si maledì per aver lasciato il trasmettitore all’interno della torre.
- Esci fuori ! Non nasconderti codardo!
- Asia sei ferita! Non trasformarti.
 
La mutaforma strinse i denti e iniziò a cambiare. Le braccia si restrinsero e si coprirono di piume, mentre i piedi si munivano di artigli affilati e i suoi occhi si ingrandivano e diventano capaci di vedere al buio.
Rapidamente il gufo scrutò nell’oscurità e vide dove lo sconosciuto si stava nascondendo.
In un attimo tornò alla sua forma originale ma, quell’attimo fu troppo e con due lanci precisi, la persona riuscì a ferirla al fianco.
Il quarto venne però intercettato dal Valèry che interruppe la traiettoria della lama, mettendosi tra questa e l’amica.
La lama, penetrò nella carne e sfiorò l’osso, conficcandosi nella gamba della ragazza dai capelli neri.
- VAL!
 
E mentre Asia cadeva in ginocchio per il secondo colpo ricevuto, Valèry perse l’equilibrio e in attimo che sembro durare in eterno, cadde verso il vuoto.
Gli occhi neri della ragazza si riempirono di un terrore sordo, mentre l’altra si costringeva a sollevarsi e , nonostante il dolore che la lacerava, afferrava il braccio della compagna.
La ferita alla spalla  perdeva sempre più sangue a causa del peso che stava sostenendo, mentre l’altro braccio si agganciava al muro per evitare ad entrambe di cadere.
- T..Tieniti!
- Non lasciarmi..Ti prego..Ho..Ho paura..
- Dio! JAAAKE! AIUTATEMII!
 
Le unghie della Logan strinsero le crepe della pietra, mentre alcune si spezzavano per la pressione a cui le stava sottoponendo.
Asia cercò di mutare ma il dolore e la stanchezza, per il troppo sangue perso, le impedirono di mutare il proprio corpo.
Alcune lacrime iniziarono a formarsi negli occhi di entrambe, mentre il terrore diventava sempre più forte.
Valèry percepì la paura di morire che la inondava, annullando qualsiasi altri cosa.
Strinse con violenza il braccio dell’altra, facendole emettere un gemito di dolore a causa delle unghie che si insinuavano sotto la pelle e la graffiavano.
In pochi minuti si erano trovate in bilico tra la vita e la morte, senza avere la possibilità di difendersi.
Quando però Asia avvertì la porta sbattere e dei passi concitati iniziò ad urlare, in cerca di aiuto e con sollievo si rese conte della presenza rassicurante di suo fratello.
 
Jake corse verso di loro e dimentico di tutta la stanchezza attivò i propri poteri e riportò le due ragazze sul tetto, aiutato dall’adrenalina che lo aveva pervaso a causa della paura.
Si inginocchiò al fianco della sorella e con il respiro affannato per la corsa e il battito accelerato la strinse a sé.
Lei affondò il viso nel collo di lui e come un gatto spaventato, affondò le unghie nelle braccia del gemello, avvertendolo finalmente accanto a sé.
 
 
 

So di essere in madornale ritardo, ma ho avuto il blocco dello scrittore e inizio ad andare in confusione con le idee, che cambiano man mano che scrivo e si confondono. Alcune cose del capitolo non mi convincono ma voglio pubblicarlo lo stesso, sperando che riesca a piacervi.
Grazie a chi continua a seguirmi nonostante tutto!!
AlexRae00

  
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