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Autore: Achille88    03/01/2009    2 recensioni
Sul pianeta El il mancato matrimonio fra la regina Elle e Ataru Moroboshi, sventato all'ultimo istante grazie all'intervento di Lamù e dei suoi amici, ha destato non poco scalpore e all'interno del suo palazzo, la bella sovrana medita vendetta tormentata dalla gelosia e da un dubbio: la bella aliena dal bikini tigrato aveva fatto tutto ciò per ridicolizzarla agli occhi del suo popolo o unicamente per amore di Ataru?
Genere: Romantico, Drammatico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Atarù Moroboshi, Elle, Lamù, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CARONTE

"Che cosa sta succedendo?!", chiese preoccupata Elle vedendo attraverso le grate della finestra della prigione le astronavi di Uru e Nettuno che calavano numerose su Barham come cavallette su un campo di grano.

"Temo che il nostro pianeta sia stato invaso", aggiunse Violet. "Lo scudo spaziale dev'essere andato completamente distrutto".

Scossa da quella visione, Elle si staccò dalla finestra e crollò sulle ginocchia con lo sguardo fisso nel vuoto. "Io... io non sono degna di essere chiamata regina. Sono stata così stupida da anteporre i miei capricci personali al bene del mio pianeta".

"Ora non è il caso di disperarsi", disse Babara guardando la triste ragazza dritta negli occhi. "Voi siete ancora molto giovane ed è più che normale che commettiate degli errori, ma è proprio grazie agli sbagli che si diventa più saggi".

Prima ancora che Elle potesse rispondere, alcuni soldati dell'esercito di Nettuno distrussero la serratura della porta della cella, liberando così i prigionieri.

"Non fateci del male", disse Violet ai liberatori ponendosi davanti ad Elle nel tentativo di difenderla da eventuali aggressioni.

Dal gruppo di militari emerse un uomo dalla carnagione chiarissima e dai corti capelli bianchi che indossava un'armatura di metallo lucentissimo e trasparente simile al ghiaccio, avvolta da un mantello di colore azzurro.

"Il mio nome è Izumo e sono il comandante del Reale Esercito di Nettuno, creato per volere della mia signora Oyuki", si presentò l'uomo con parole estremamente solenni. "Non abbiamo alcuna intenzione di farvi del male, ma vi consiglio vivamente di dirci chi siete e perché vi trovate qui".

Convinta dalle parole del comandante dei soldati di Nettuno, Violet gli presentò Elle insieme a Babara e Mahiru e gli spiegò in maniera chiara e concisa il colpo di mano da parte di Rose che aveva gettato il pianeta El nella rovina.

"Dobbiamo subito trovarla e arrestarla", sentenziò Izumo. "Vi chiedo di guidarci in modo che possiamo catturare l'usurpatrice".

"Sarà un vero piacere", esclamò la sottoposta di Elle facendosi strada fra i soldati e determinata più che mai a compiere il suo dovere.

 

"Devo raggiungere immediatamente lo spazioporto e fuggire da qui!", disse fra sé Rose con in mano il pugnale insanguinato.

La donna era giunta nella vuota sala del trono e si diresse verso l'immenso portone d'accesso, ma sfortunatamente per lei si trovò davanti agli occhi Violet con Elle e migliaia di soldati nemici; in pochi istanti, Rose si ritrovò al centro della sala braccata come un cane dagli oni e dai soldati agli ordini di Izumo.

"Ti consiglio di arrenderti", minacciò il padre di Lamù all'indirizzo della donna.

"Non mi avrete mai viva!", gridò Rose ormai in balia della disperazione mentre si scagliava contro Elle brandendo il pugnale.

"La tua corsa finisce qui!", disse Violet lanciandosi all'attacco della nemica; grazie ai suoi riflessi felini, la sottoposta di Elle disarmò la rivale stringendole con violenza il polso e trovatasi alle sue spalle, la colpì alla nuca con un colpo netto che fece crollare Rose a terra priva di sensi.

"Catturatela!", ordinò il comandante Izumo ai suoi uomini, i quali eseguirono prontamente l'ordine.

Ristabilita finalmente la calma, Elle spiegò allo stupito comandante dell'esercito di Uru la sua situazione e promise solennemente che avrebbe risvegliato Ataru e che non sarebbe più stata di ostacolo all'amore fra Lamù e il ragazzo.

"Signore, abbiamo trovato il marito di sua figlia", annunciò uno dei soldati di Uru.

"Molto bene. Portatelo qui", rispose con gioia il possente oni al suo sottoposto, ma la sua felicità fu di durata assai breve, non appena vide il genero deposto a terra da un soldato di Nettuno con il petto sporco di sangue.

"Fate venire immediatamente qui la squadra medica!", ordinò il padre di Lamù.

Dopo pochi istanti, una squadra composta da un medico e due assistenti si affrettò a prestare le prime cure al ragazzo, ma dopo appena una decina di minuti, il medico dovette annunciare a tutti il decesso dello sfortunato giovane. "La ferita inferta ha lesionato l'atrio destro del cuore ed ha reciso completamente la vena; il ragazzo è morto dissanguato dopo pochi minuti", fu il tragico responso.

"Rose deve averlo colpito con questo", ipotizzò Violet con in mano il pugnale insanguinato; la giovane donna consegnò l'arma nelle mani del medico, il quale confermò l'ipotesi dopo aver fatto analizzare il sangue presente sulla lama.

Elle si precipitò vicino Ataru e con le lacrime agli occhi, prese il suo volto fra le mani.

"Mi dispiace", mormorò la giovane donna dai corti capelli rossi e dagli occhi verdi. "Io... non volevo questo".

"Capitano, dite a mia figlia di venire qui", disse con voce piatta il padre della bella aliena.

"Ne è sicuro, signore?", domandò l'ufficiale.

"Non discutere e obbedisci!", ribadì il corpulento comandante delle truppe urusiane.

"Povera bambina mia. Sarà un colpo durissimo per lei", si disse quest'ultimo non osando neppure immaginare la reazione di Lamù.

 

"Sto arrivando, tesoruccio", disse fra sé Lamù mentre attraversava in volo il corridoio che portava alla sala del trono seguita da Ten e gli altri. "Non vedo l'ora di poterti nuovamente stringere fra le mie braccia".

"Se vedo quello stupido di Moroboshi fare il cascamorto con Elle, giuro sui miei avi che lo farò a fette con la mia spada!", si disse Shutaro mentre stringeva l'elsa dell'arma nella mano sinistra.

Non appena furono entrati nella sala, i componenti del gruppo notarono che tutti i soldati si erano tolti gli elmetti ed avevano un'espressione triste stampata sui loro volti.

La bella oni prese il volo, ma non appena fu in aria spalancò gli occhi e si portò le mani alla bocca per soffocare un urlo: al centro del folto gruppo di militari c'era il suo tesoruccio riverso a terra con l'addome sporco di sangue.

La ragazza si precipitò al suo fianco e appoggiò la testa di Ataru sulle sue ginocchia.

"Resisti, tesoruccio", disse Lamù con in mano l'ampolla donatale da Asclepio al termine della sua avventura nella Grecia antica. "Questo ti farà bene".

La ragazza versò il contenuto della boccetta nella bocca del ragazzo, dopodiché gli massaggiò il collo per far scendere il liquido nella gola.

"Che stai facendo?", domandò suo padre.

"Questa bevanda lo risveglierà!", rispose speranzosa la ragazza. I minuti passavano inesorabilmente, ma Ataru non accennava minimamente a svegliarsi; il suo corpo rimaneva di un pallore cadaverico e tutti i suoi amici erano estremamente preoccupati per lui.

"Ti prego, tesoruccio... svegliati!", mormorò Lamù incapace di guardare la ferita che deturpava il corpo del ragazzo.

"Smettila con i tuoi stupidi scherzi!", urlò Shutaro sperando con tutto se stesso di poter vedere Ataru risvegliarsi.

"Ti scongiuro, Ataru... alzati!", mormorò Shinobu con un velo di lacrime sugli occhi.

"Alzati, Moroboshi. Alzati!", disse Megane con i pugni ben stretti.

In quel momento, le parole pronunciate da Asclepio rimbombavano prepotenti nella testa della povera Lamù come i colpi del martello di un fabbro sull'incudine.

 

Se il tuo uomo dovesse morire, la pozione non avrà alcun effetto e nulla gli impedirà di scendere nell'Ade.

 

"Forza, tesoruccio... alzati!", sussurrò la bella ragazza in bikini tigrato mentre le prime lacrime le rigarono il volto prima di cadere sul nudo e freddo petto dell'amato.

Incapace di sopportare oltre, il padre di Lamù si inginocchiò davanti a lei e posò una mano sulla sua spalla.

"Non c'è più nulla da fare!", esordì il comandante dei soldati di Uru. "E' morto".

Dopo quelle parole, il corpo di Lamù fu sconvolto dai singhiozzi e subito dopo la ragazza emise un grido disperato che riecheggiò fra le pareti della sala del trono e trafisse il cuore dei presenti con la violenza della fredda lama di un coltello.

"Non puoi... non puoi lasciarmi... no...", mormorò disperata Lamù stringendo con forza il ragazzo, ormai divenuto cadavere.

"Pugnalato nel sonno senza nemmeno aver avuto la possibilità di difendersi... che morte ignobile!", pensò Shutaro mentre stringeva con maggior vigore la sua katana.

 

"Ti prego, Lamù... perdonami!", si disse Elle mentre si copriva le mani con le orecchie per non sentire una seconda volta i lamenti che non facevano altro che ingigantire il suo opprimente senso di colpa; per ordine del comandante Izumo, la ragazza era stata condotta in una stanza adiacente la sala del trono a scopo precauzionale.

 

All'improvviso, una fortissima e gelida raffica di vento infranse i vetri della sala e fece cadere a terra tutti gli occupanti.

"E ora che succede?!", gridò Benten con la voce coperta dall'acuto sibilo della raffica.

Da uno dei finestroni, entrò un grande barcone interamente dipinto di nero sul quale una misteriosa figura avvolta in un nero mantello con cappuccio impugnava un lungo remo, anch'esso dipinto con lo stesso colore della barca.

"Chi diavolo sei?", gridò Shutaro all'indirizzo del sinistro personaggio.

Quest'ultimo di scoprì il volto ed un vecchio dalla barba e dai capelli bianchi lanciò un'occhiata di fuoco su Lamù, la quale strinse ancor di più il corpo del suo tesoruccio.

"Io sono Caronte e sono giunto fin qui per condurre quest'anima parva nel regno del mio signore Ade", annunciò il vecchio con un tono di voce talmente grave da far tremare le pareti.

"Dovrai passare sul mio cadavere!", minacciò il giovane Mendo ponendosi a difesa di Lamù con la spada sguainata insieme ai suoi amici, mentre i soldati di Uru e Nettuno avevano già puntato i fucili contro il nemico.

Prima ancora di poter attaccare, Caronte agitò il suo remo e una seconda raffica di vento, ancor più potente della precedente, travolse come foglie secche gli allibiti difensori, sparpagliandoli ai quattro angoli dell'immenso salone.

Sbaragliata la fragile resistenza, Caronte allungò il braccio sul corpo di Ataru ancora fra le braccia di Lamù e senza proferire parola, chiuse la mano in un pugno e attirò il braccio verso di sé; con quel gesto, il vecchio aveva scisso l'anima di Ataru dal suo corpo e l'aveva imprigionata all'interno di un'anfora dipinta con figure nere su sfondo rosso.

"Che cosa hai fatto al mio tesoruccio?!", sibilò furibonda la bella oni con le mani già cariche di elettricità e pronte a rilasciare la scarica.

"Sto per condurre quest'anima nel regno cui apparterrà per i secoli a venire", affermò Caronte con la prua della barca rivolta verso l'esterno. "Non osare sfidarmi, ragazzina!".

"Non te lo permetterò!", gridò Lamù lanciando la sua scarica elettrica contro l'imbarcazione.

Fu tutto inutile e la giovane, uscita dalla sala, vide la barca allontanarsi nello spazio profondo.

Decisa ad inseguire Caronte, Lamù volò in direzione dello spazioporto ed entrò nella cabina di pilotaggio di uno dei caccia dell'esercito del suo pianeta natale.

"Nessuno mi porterà via il mio tesoruccio adorato!", si disse la bella oni dopo aver acceso il motore; la ragazza premette subito sull'acceleratore e si lanciò all'inseguimento di Caronte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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