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Autore: eolide98    16/05/2015    1 recensioni
Dopo aver sconfitto Giano, i semidei italiani si trovano ad affrontare una nuova minaccia. Gea sta risorgendo e , mentre in America Jason, Piper e Leo si imbarcano in un'impresa, Jake ed Alexdanno la caccia a Matthew e Victoria. ma qualcosa va storto... tra eventi impensabili, alleane incredibili, profezie contorte, i semidei di Neapolis vanno alla ricerca della propria storia. Nuovi nemici stanno arrivando, la profezia di Eris è prossima all'avverarsi e due, nuovi e potentissimi mezzosangue fanno il loro ingresso in scena.
Sequel de " Le Lame di Giano"
Appartenente alla serie "Neapolis, i dimenticati"
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Neapolis, i dimenticati'
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ALEX


 

Alex ci mise un bel po’ di tempo per rendersi conto di quello che stava succedendo. Matthew e Victoria, la sua odiosa compagna, avevano fatto del male ad un'altra delle sue amiche ed avevano intenzione di catturare un semidio per poi farne chissà cosa. Alice emise un gemito mentre Morgan la aiutava a sdraiarsi.
-Mi ha preso alla sprovvista- continuava a ripetere. -Io... non sapevo cosa fare, ero da sola... non avrei dovuto scappare-. Da quando Giano era stato sconfitto, l’estate precedente, Anthony aveva ordinato ad alcuni mezzosangue di trascorrere il proprio anno scolastico in determinati istituti in cui, secondo Sibilla, si trovavano dei semidei. Ad Alice era stata assegnata una scuola di periferia, distante un mezz'oretta da Neapolis. Lì aveva rintracciato un mezzosangue abbastanza... strano. Lo aveva tenuto d'occhio fino a quel momento, fino a quando Matthew non aveva deciso di complicare la situazione.
-Non è stata colpa tua!- si affrettò a dire Anthony, afferrando la mano della figlia di Atena. -Sono sicuro che hai fatto tutto il possibile!- Alice mugugnò qualcosa prima di perdere i sensi.
-Morgan- strilló Spencer, -rimettila in sesto, usa tutto il nettare e l'ambrosia di cui hai bisogno!-
-Si riprenderà?- chiese ansioso il figlio di Efesto.
-Te la restituiremo più sana di prima- tentò di scherzare Morgan, mentre Anthony assumeva un'espressione crucciata.
Il figlio di Efesto diede ad Alex due pacche sulla spalla destra. Il messaggio era chiaro, “Sbrigati, abbiamo un criminale da catturare". Fantastico! Quand'è che doveva spuntare Matthew?! Proprio quando il suo migliore amico era in pericolo di vita!  Alex imprecò tra i denti e con la mano destra toccò l'arco che portava sulle spalle. Doron, il dono ricevuto da suo padre, era freddo al tatto, pesante per chiunque ma leggerissimo per Alex. Insomma: un'arma di tutto rispetto! 
Anthony si diresse verso la porta ed uscì dall'infermeria, lanciando un ultimo sguardo preoccupato ad Alice.

Alex detestava trovarsi in una situazione come quella che stava vivendo. La sua paura più grande era venuta alla luce: non essere all'altezza, ecco cosa spaventava la figlia di Apollo. Una paura alquanto strana considerando che la maggior parte dei figli di Apollo erano superbi ed egocentrici. Alex, durante il suo scontro con Celeno, aveva visto una scena molto simile a quella che le si presentava davanti agli occhi in questo momento, un amico gravemente malato, un veleno potentissimo e la sua totale incapacità ad affrontare la situazione. Celeno, la Regina delle Arpie, probabilmente l’aveva maledetta, forse aveva visto uno scorcio del suo futuro e forse, perfino dall'Inferno in cui Alex l'aveva spedita, riusciva ad interferire con lo scorrere degli eventi. Alex si impose di lasciar perdere, la sua priorità adesso era Matthew. Eppure i continui sussulti di Jake, il suo migliore amico, la spinsero ad avvicinarsi a lui. Per un attimo, solo per un attimo, Alex dimenticò la vendetta e si chinò su Jake, scostando un poco Spencer. La ragazza gli mise una mano sulla fronte: scottava. La febbre stava aumentando, Jake non avrebbe resistito ancora per molto.

Alex sapeva di non essere in grado di utilizzare alcun incantesimo di cura, così come era a conoscenza del fatto che, se i salmi di Spencer non avevano funzionato finora, le sue cantilene non avrebbero avuto alcun effetto. Tuttavia, un impulso irrefrenabile la spinse a far scendere una mano fino al fianco malato del figlio di Eolo; Jake aprì gli occhi con un sussulto, doveva fargli molto male. La pelle, laddove stava il taglio, era chiara e screziata di venature velenose e verdognole, gelata rispetto al resto del corpo del mezzosangue, che minacciava di andare a fuoco.

-Alex...- sussurrò Jake. -Devi andare, prima che sia tardi... Fai fuori quel figlio di puttana, okay?- La frase fu però interrotta da un lamento sordo, che spinse Jake a reclinare la testa all'indietro: era di nuovo svenuto.

Fos”, pensò Alex, totalmente consapevole della vanità del suo tentativo. In un primo momento non accadde nulla. Poi, però, il veleno iniziò a ritirarsi e a raggrupparsi verso la ferita, schiarendo un poco la pelle che tornò ad assumere un aspetto più sano. Jake sospirò, mentre la temperatura corporea scendeva drasticamente. Improvvisamente Alex ebbe un'illuminazione. Forse non era possibile fermare il veleno, però forse se ne poteva rallentare l'avanzata.

-Spencer... devi contenere i danni, dammi tutto il tempo che puoi! Tieni il veleno solo nel fianco e proteggi il cuore. Usa tutto quello che ti pare: pozione d'unicorno, ambrosia, nettare, vanno bene anche i farmaci mortali, ma ti prego, tienilo in vita fino a quando non sarò di ritorno!- La ragazza tolse la mano dal fianco di Jake, il veleno che tornava nuovamente a diffondersi.

Alex odiava vedere il proprio amico ridotto in quel modo, tuttavia non poteva lasciare che Matthew scappasse e rapisse quel mezzosangue. Perciò si accostò a Spencer e gli intimò di fare attenzione al suo amico e di seguire minuziosamente i suoi ordini, in modo che, ammesso che il veleno non avesse già intaccato gli organi interni, Alex avrebbe avuto abbastanza tempo per sconfiggere Matthew ed inventarsi qualcosa per far star meglio Jake. La figlia di Apollo si avviò verso l'uscita facendosi coraggio, sperando di poter tornare presto dal figlio di Eolo.


 

Alex si era aspettata di vedere la biga alata, magari trainata da quattro o cinque spiriti del vento in forma equina. Di certo non si aspettava che, nel mezzo del piazzale dove si ergeva la statua di suo padre, Anthony avesse parcheggiato il suo orrendo pulmino. Il mezzo non poteva essere definito propriamente un'autovettura, quanto piuttosto una catapecchia a motore distrutta e sferragliante. Tuttavia era il massimo che gli scarsi fondi del campo potevano procurare loro e ad Anthony, che in quanto unico patentato fungeva da autista, non interessava poi molto. La cabina di Efesto aveva modificato per bene l'autovettura, riempiendola di speciali sistemi di difesa e di piccoli cannoni sputafuoco.

-Non potremmo prendere gli anemoi?- implorò Alex, portandosi vicina al finestrino del lato del guidatore. Anthony era già comodamente seduto e teneva entrambe le mani sul volante. Bastò uno sguardo del figlio di Efesto per far capire alla ragazza che non c'era nulla su cui scherzare e che anzi dovevano fare il prima possibile.

-Di chi si tratta?- chiese Alex, mettendosi a sedere al posto del passeggero e allacciandosi la cintura. Anthony la guardò un po' storto ed ingranò la prima.

-Un mezzosangue potente ed incredibilmente fuori dal comune, ho mandato Alice ad occuparsi di lui proprio perché temevo che Matthew avrebbe provato a fargli del male. Il suo nome è Patrick...- terminò, spingendo sull'acceleratore.

Il pulmino distrutto viaggiava a tutta velocità per le strade di Napoli. Era buio già da qualche ora, la luna si ergeva pallida e splendente nel cielo, mentre le stelle erano coperte dalle luci artificiali della città. Man mano che il furgone si allontanava dal centro però, il chiarore degli astri diventava sempre più intenso. Alex fece l'errore di sbirciare l'orario sull'orologio. Erano le tre passate, il che voleva dire che mancavano circa tre ore al sorgere del sole. Anthony accostò vicino ad un vecchio pub malandato. Le porte erano rigorosamente spalancate e lasciavano filtrare un tenue bagliore.

-Ovviamente è lì dentro che dobbiamo entrare...- disse Alex, togliendosi l'arco dalle spalle. Anthony non rispose, lanciandosi all'interno del piccolo edificio col suo scudo fra le mani.

Il locale non era troppo grande. Una cassiera stava pigramente appoggiata ad una sedia, mentre in sala c’erano solo tre o quattro ragazzi. Riconoscere Victoria non fu difficile. I capelli erano diversi, forse un tantino più corti, liberi da qualsivoglia costrizione. Era diversa, Alex se ne rese conto immediatamente. La ragazza teneva una gamba sul bracciolo della sedia mentre, bicchiere alla mano, sorseggiava qualcosa di certamente alcolico. Era vestita in modo elegante, troppo elegante per un pub come quello. Un vestitino nero le fasciava il corpo fino alle ginocchia, ai piedi portava dei tacchi che la facevano sembrare più grande di quanto non fosse realmente. Quella ragazza non poteva avere più di quattordici anni, eppure sembrava essere incredibilmente più grande di Alex. Femminile, oltre che terribilmente sicura. Alex rimase impalata a fissarla, mentre Anthony, resosi conto della situazione, attraversava la stanza a grandi falcate. Il ragazzo era quasi arrivato alla cassa quando Alex si rese conto che Victoria non era da sola.

Si era concentrata così tanto sulla figlia di Afrodite che aveva perso di vista l'obbiettivo di quella missione notturna. Di fianco alla ragazza riccia stava un ragazzo di sedici o diciassette anni, alto circa un metro e ottanta. Era ben messo, Alex lo notò subito. Le spalle larghe ed il corpo diritto facevano risaltare i suoi lineamenti eccessivamente duri. Indossava una felpa rossa particolarmente stretta e dei jeans neri che gli fasciavano le gambe. Sul volto stava un pesante paio di occhiali dalla montatura scura, che rendeva gli occhi color cioccolato del ragazzo molto evidenti. La carnagione era di un colore particolare, scura ma uniforme.

Alex si avvicinò piano ad Anthony, vicino alla cassa.

-Quello è...- Alex non fece in tempo a finire la frase che Anthony annuì, indicandole l'arco.

-Lei sa che siamo qui, se non ci attacca c'è un motivo. Propongo di farla fuori prima che abbia il tempo di muoversi-. Anthony fece una pausa. -O peggio, di parlare!-

Alex non se lo fece ripetere due volte, incoccò una freccia e la lanciò in direzione di Victoria. Ma, proprio come si aspettava, quella fu deviata a metà strada da una radice cresciuta dal nulla. Fu a quel punto che uno dei ragazzi che sedevano in sala si tolse l'impermeabile. Matthew stava proprio di fronte ad Alex, in tutta la sua sconvolgente perfidia.

-Ciao Alex- sibilò il figlio di Demetra. -È un piacere rivederti qui, sapevo che saresti venuta a giurare fedeltà a me e a Madre Gea. Adesso...- disse, estraendo la sua spada da una piega dell'impermeabile, -prostrati davanti a me, in modo che io possa accettare il tuo voto d'obbedienza-.

Alex rise, rise tanto da farsi venire le lacrime agli occhi.

-Sei il solito presuntuoso, Matthew... non è per giurarti fedeltà che sono qui. Consegnami il mezzosangue, e sarà meglio che tu lo faccia in fretta, altrimenti ti assicuro che ti farò saltare la testa!- Alex incoccò una freccia con fare minaccioso, ma sapeva bene di non avere molte chance di colpirlo. Matthew poteva far crescere radici e piante e lei riusciva solo a tirargli addosso delle stupide frecce. Per di più c’era il problema “Victoria”.

La figlia di Afrodite si alzò piano dalla sua sedia, scostandosi parte della gonna ed afferrando un coltello.

-Patrick, vedi questi ragazzi? Beh, loro sono i cattivi... questa ragazza ha aiutato Sisifo e suo fratello ad uccidere mio padre, ci darai una mano a farli a pezzi vero?- Victoria si avvicinò al mezzosangue, accarezzandogli il volto con delicatezza. Patrick sembrava molto scosso, i suoi occhi color cioccolato erano vuoti, spenti, le braccia penzolavano lungo i fianchi. Il ragazzo assentì, inclinando poi la testa.

-E voi, miei cari?- Victoria aveva iniziato a parlare a tutti quelli che si trovavano in quel curioso pub. La donna che stava alla cassa si destò, assieme a due ragazzi che mangiavano un panino in fondo alla stanza. -Che ne dite di farvi un giretto fuori di qui? Questo locale è così… demodé!-

Quelle persone si alzarono immediatamente e si diressero verso l'uscita. Victoria era diventata molto più potente di quanto già non fosse, la sua voce riusciva a piegare la volontà di chiunque: Alex stessa aveva avuto difficoltà a reprimere l'impulso di andarsene da quel pub quando Victoria lo aveva ordinato.

-Matthew, devi seguirci, ti porteremo al tribunale di Dike e lì sarai giudicato dalla Dea. Deponi le armi e nessuno si farà male-. Matthew, ovviamente, non seguì il suggerimento e si fiondò all'attacco. Un grosso fascio di rovi crebbe attorno alle ginocchia di Alex. La figlia di Apollo perse l'equilibrio e si ritrovò a terra. Alex aveva immaginato molte volte come si sarebbe svolto lo scontro tra lei e Matthew, e di certo non si aspettava di essere messa al tappeto tanto in fretta. Anthony, intanto, aveva azionato il suo scudo rotante, affettando rovi e rose nere qui e là. Matthew si lanciò contro di lui con un grido, mentre Victoria accarezzava delicatamente il capo di Patrick.

-Ammazzala!- esclamò la figlia di Afrodite, lasciando libero Patrick.

Il ragazzo era massiccio e i rovi stringevano polsi e polpacci di Alex, in pratica era completamente bloccata. Patrick sorrise e le afferrò il collo con le mani.

Fantastico! Vuole strangolarmi!” pensò la ragazza. Le mani di Patrick stringevano sempre più la presa, ad Alex iniziava a mancare l'aria. La figlia di Apollo, però, aveva afferrato un coltello dalla cintura ed aveva tagliato via parte delle piante che la tenevano prigioniera. Ma Patrick continuava a tenerla per il collo, l'ossigeno non le arrivava più nei polmoni, si sentiva uno vero schifo.

-Alex- la chiamò Victoria avvicinandosi, -ti assicuro che lasciandoti andare ti risparmieresti molto dolore. Posso assicurarti che se lasci andare quel coltello, Patrick ti ucciderà in fretta. Ancora meglio, potresti usare quella lama per colpirti tu stessa, immagina: non soffriresti più, non dovresti più preoccuparti di nulla-. Victoria ormai era davvero vicina ad Alex. Le sue parole, dolci come il miele, stavano rabbonendo la mente della figlia di Apollo. La semidea si sentiva terribilmente stanca, le palpebre minacciavano di chiudersi. In fondo, che senso aveva continuare a combattere? Il ragazzo, Patrick, era davvero molto più forte di lei. Le braccia e le gambe erano ancora legate da rovi che le segavano polsi e caviglie, non aveva nemmeno la forza per finire di tagliare le sue catene, figurarsi quella necessaria per abbattere un nemico così in forma.

Alex lasciò cadere il coltello, mentre Victoria sussurrava qualcosa all'orecchio di Patrick. Le parole di quella strega erano come veleno, in grado di annientare qualsiasi desiderio. Erano bastate poche sillabe per far crollare lo spirito di autoconservazione di Alex, che adesso attendeva la sua fine, le mani del ragazzone che le si stringevano attorno alla gola.

-Hai fatto la scelta giusta... non potevi fare nulla.. è meglio così-. Victoria continuava a ripetere quelle frasi per riuscire così ad annullare definitivamente la volontà della figlia del sole. Poi, improvvisamente, qualcosa scattò nella mente di Alex, non poteva arrendersi così, non poteva abbandonare Jake, soprattutto adesso che lui era in pericolo di vita e spettava a lei trovare un modo per salvarlo. Fu questo pensiero a darle la forza per continuare a resistere.

-Adesso finiscila! Non ho altro tempo da perdere!- ordinò Victoria, inginocchiandosi accanto alla nemica sconfitta. Alex biascicò qualcosa, attirando l'attenzione della figlia di Afrodite. -No... fermati Patrick, aspetta un altro secondino, vediamo cosa mugugna questa... quest'essere...-. Alex in realtà non aveva detto nulla di particolare, stava solo cercando un modo per prendere tempo e riuscire a liberarsi dalla stretta di Patrick, perciò colse la palla al balzo.

Le mani di Patrick allentarono la stretta sulla sua gola, mentre una scossa di dolore le percorreva l'intera colonna vertebrale. Alex era ancora legata, tuttavia ebbe tempo sufficiente per afferrare il coltello ed iniziare a segare i rovi attorno ai polsi.

-Prego, figlia del sole, dimmi tutto!- La voce di Victoria le penetrò nella mente, distraendola, per un secondo, dal continuare a tagliare i rovi. Fortunatamente fu solo un momento, che cessò pochi istanti dopo. Era chiaro che quello fosse un ordine e non un invito. Alex aveva bisogno di inventare qualcosa per distrarre Victoria, qualcosa che la coinvolgesse tanto da darle il tempo di liberarsi. L'illuminazione arrivò subito.

-Per quale motivo mi odi, Victoria?- L'espressione di Alex era a metà tra il curioso ed il saccente. La figlia di Afrodite si rabbuiò, mettendosi sulla difensiva.

-Perché sei amica di quell'assassino, di Jake!-

-Jake non è un assassino e tu non mi hai mai sopportata... avanti, confessa! E' a causa di Matthew, vero?- Alex fu certa di aver indovinato quando il volto di Victoria si tinse di un rosso acceso.

-Che... che dici? Non so di cosa tu stia parlando-.

-Tu...- sillabò Alex, -tu eri gelosa di me... a te piace Matthew, tu non volevi che io e lui stessimo insieme, è per questo che non riesci a sopportarmi! È per questo che mi detesti!-

-Non è vero... smettila... SMETTILA!- L'ordine arrivò alle orecchie di Alex forte e chiaro, ma la figlia di Apollo non si lasciò controllare, anzi, grazie all'improvviso scatto d'ira di Victoria, Alex ebbe tutto il tempo di liberarsi le mani. Liberati i polsi, svincolò le spalle e tirò un bel pugno sulla fronte a Victoria.

-AHHHHH!- gridò la figlia di Afrodite. –Patrick ammazzala, strangolala, falla a pezzi!- ordinò, reggendosi la testa con la mano destra. Patrick attaccò, cingendo il collo di Alex. La figlia del sole era davvero troppo debole per poter opporre resistenza, tuttavia afferrò il coltello.

-Ti ridurrò in pezzi, ti distruggerò... io… io ti....- La frase di Victoria fu interrotta, un colpo sordo risuonò nella stanza e Patrick cadde a terra svenuto, mentre un piatto gli si infrangeva in testa.

-Sai, Victoria... la tua cattiveria è aumentata in questi mesi, credo che dovrò intervenire!- disse

Noel, il figlio di Ares che, mentre gli altri erano troppo impegnati per accorgersene, era entrato nel locale.

-Non ti riguarda, ramingo!- lo apostrofò Victoria, ma Noel sfoderò Organon, la sua spada magica, e le si pose davanti in segno di sfida.

-Invece io credo mi riguardi, figlia di Afrodite, ho tutti i motivi del mondo per volere morti te e il tuo amichetto!-

 

 

 

N.D.A.

Buongiorno piccola marmaglia di semidei, come va la vita?

Allora, il capitolo è uscito fuori moooolto velocemente, le idee mi sono venute in aereo, quindi una buona arte del capitolo è stata scritta col cellulare mentre volavo verso Napoli da Cracovia... vabè...

Finalmente riesco a pubblicare di persona, togliendo un peso dalle spalle di Glenda.

La canzone che ha ispirato il capitolo è “Sere Nere” di Tiziano Ferro, ascoltatela che è molto bella... poi fatemi sapere ( qui il link->https://www.youtube.com/watch?v=SVYsCXcDu9M)

Non vi tedio con ulteriori note e messaggi, ma c'è un ma ( si parlo uno schifo, ma sono stanco, perdonatemi...)

 

La pubblicazione della prossima settimana, probabilmente, non sarà possibile. Ho tremila verifiche, uno spettacolo da preparare, e chili di roba da studiare... vi do un consiglio... nel caso nel quale il capitolo fosse pronto, venerdì publicherò un messaggio sula mia pagina Fb , vi allego l'indirizzo … (https://www.facebook.com/pages/Eolide98/1811128499111467?ref=hl)

 

vi abbraccio forte

Lasciate una piccola recensione.. vi supplico...

 

Ad Maiora

E.f.

 

P.S.

Ringrazio Infinity per aver lasciato una recensione al capitolo precedente, è stata molto gradita...

P.P.S.

Perchy, dove sei finita?

   
 
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