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Autore: pink sweet    16/05/2015    3 recensioni
[Dal testo]
-Sai qual'è il difetto di un mondo perfetto?-
-Beh se è perfetto non ha può avere un difetto...no?-
-È qui che ti sbagli, ogni cosa ha un difetto-
-E sentiamo quale sarebbe?-
-Il tuo piccolo mondo perfetto può essere sconvolto molto velocemente -
-Tsk...sciochezze
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AU
Gale of course
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza, Scarlet, Gajil, Redfox, Gerard, Levy, McGarden
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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UN MONDO PERFETTO

-Sai qual'è  il difetto di avere un mondo perfetto?-
-Beh se è  perfetto non può  avere un difetto...no?-
-È  qui che ti sbagli, ogni cosa ha un difetto-
-E sentiamo, quale sarebbe?-
-Il tuo piccolo mondo perfetto può  essere sconvolto molto semplicemente -
-Tsk...sciocchezze -


Invece non erano tutte  sciochezze, era vero. 
Il suo mondo non era perfetto, era solo una maschera.
E adesso era stato sconvolto.
La pioggia  le bagna i vestiti che le si appicicano addosso.
Le è  sempre  piaciuta la pioggia, pensa che il cielo pianga al posto suo.
Lei non può  permettersi di mostrarsi debole.
Perché  il suo deve essere un mondo perfetto.
E allora lo fa il cielo, piange lacrime penetranti a cui non puoi fuggire.
La ragazza inzia a camminare per le strade della grande città. 
È  notte.
È  pericoloso.
Ha paura.
Ha fame.
Ha sonno.
Ha un terribile mal di testa.
Ma non le importa.
Vuole solo continuare a camminare finchè le gambe la reggono, finchè avrà  ancora un minimo di lucidità. 
Vuole bagnarsi con le lacrime del cielo perché  si sente sporca.
Sporca ed egoista.
Vorrebbe dire fine a tutto quello.
A lei.
Ai suoi amici.
Ai suoi genitori.
Al suo mondo che perfetto non lo è  stato mai.
Invece cammina, come se fosse una pena autoimposta, e ricorda.
Ricorda tutte le cose belle. 
E quelle brutte.
Una ragazza di diciotto anni cammina da sola di notte  per le strade di una grande città sotto un temporale terribile.

Pensa che forse  adesso può  concederselo, mostrarsi un po' debole.
Tanto la notte e la tempesta la copriranno, come farebbe un'amica preziosa. 
In questo modo nessuno la vedrebbe.
E allora  inizia a piangere.
È  un pianto silenzioso,  ma che racchiude  tanti sentimenti  contrastanti.
Alla fine non ce la fa più. 
Si accascia stremata al suolo.
Da quanto tempo  sta camminando?
Un'ora? Un giorno? Un mese?
Non lo sa più  e onestamente  non le importa.
Si permette di alzare lo sguardo verso il cielo.
È  così  grigio e spaventoso, forse anche lui è  arrabbiato con lei.
Ad un certo punto si sente toccare la spalla.
Ecco la sua fine.
Morire in un'anonima notte, in un anonimo vicolo dove un uomo prima si divertirà con lei.
È davvero patetica.
Però sente la presa sulle spalle addolcirsi, e la figura nera  si siede vicino al suo fianco.
L'altra mano le prende il fianco destro e delicatamente  fa coincidere i loro petti.
È  un abbraccio  silenzioso, ma che racchiude  molti sentimenti contrastanti.
-Ehy, gli e l'hai detto...Levy?-
La ragazza non risponde,  si limita ad annuire.
-Capisco...ti hanno cacciato fuori di casa-
L'ennesimo movimento  della testa fa capire al ragazzo che si, è  stata  cacciata di casa e le sue lacrime le fanno capire anche quanto stia soffrendo.
-Non ti preoccupare,  vieni da me, vediamo che ce la facciamo ok?-
Levy non risponde, si limita  ad abbracciarlo più  forte. Reprime un urlo che sa di rabbia e disperazione. 
Il ragazzo con le sue forti braccia  la prende a mo' di principessa e la conduce fino a casa sua, poco distante.
Levy si fa un bagno e indossa i vestiti del ragazzo, le stanno davvero grandi, ma non è  colpa sua se è  così  minuta.
Va in cucina, vuole amore.
-Grazie...Gerard-
-Ah, non ti preoccupare. Questo e altro per la mia cuginetta preferita-
Subito dopo il ragazzo le fa segno con la mano di avvicinarsi a lui.
Levy non se lo fa ripetere due volte e si aggrappa a suo cugino come se fosse la sua unica ancora di salvezza.
E forse è  proprio  così. 
Riprende a piangere mentre il ragazzo la coccola per farla tranquillizzare.
Ed è  così  che Levy si addormenta, in braccio al ragazzo con cui ha passato tutta la sua infanzia e la sua adolescenza.
In braccio alla persona che più  si avvicina al concetto di fratello.


Due mesi dopo

È  stato un po' difficile trovare  lavoro, ma alla fine ce l'ha fatta: segretaria.
Le piace quel lavoro, non si deve muovere troppo, però deve stare attenta  ad un sacco di cose, ed è  molto utile per allenare la sua memoria.
In fondo se è  stata assunta a soli 18 anni senza nemmeno un briciolo di esperienza vuol dire che qualcosa vale.
Vive ancora con suo cugino,  santo ragazzo.
Si è  un po' ripresa.
Ha ricominciato a mangiare, forse anche troppo, ed è  allegra.
Forse quella situazione non è  poi tanto male.
Poi però  a volte sta male e si ritrova a passare la notte davanti al water, vomitando l'anima.
In queste occasioni Gerard le sta sempre vicina e le tiene i capelli all'indietro per non  farla sporcare.
Ringrazia il cielo di avere  una persona del genere  al suo fianco.
I suoi genitori non gli ha più  sentiti.
Era molto contrari, e avevano idee nettamente  diverse dalla sua.
Era sempre stata una testa calda, molto testarda.
Non si sarebbe messa ad ascoltare  i suoi genitori  proprio adesso.


Cinque mesi dopo

Ha dovuto abbandonare  il suo lavoro,  nonostante  si muovesse poco, in quelle condizioni era improponobile chiederle di andare a lavorare.
In fondo ora si stancava molto di più, però  era più  allegra. 
Anche se in effetti aveva paura.
Aveva sentito circa un mese fa sua madre, due parole in croce e nulla di più.
Poi aveva continuato a chiamare lui, gli aveva mandato messaggi, lo aveva chiamato  centomila  volte, l'aveva addirittura  minacciato.
Ma nulla.
Era come sparito nel nulla.

All'inzio aveva anche pensato  di seguire il consiglio dei suoi genitori 
Sei troppo  giovane, se non riesci nemmeno a badare a te stessa come puoi permetterti di allevare un figlio, ammettilo Levy è  stato solo un errore.
No, il suo bambino non era un errore, era il frutto del loro amore.
Beh il suo fidanzato aveva davvero un bel modo di prendersi le proprie responsabilità. ..
Quando gli aveva detto la notizia lui era sconvolto, un po' arrabbiato,  molto confuso. 
Ma le aveva promesso  che si sarebbe preso le sue responsabilità, che lo avrebbero cresciuto  insieme.
E lei ci credeva, infatti -dopo aver dato la notizia ai genitori e di conseguenza essere stata cacciata di casa- si era diretta verso la dimora del suo fidanzato.
Trovandola vuota.
L'aveva aspettato, a lungo, ma lui non era mai tornato.
Però  il cielo decise di inviarli il suo angelo custode, Gerard, come avrebbe fatto senza quel ragazzo proprio non lo sapeva. 
Ma adesso andava meglio, con il lavoro che aveva trovato era riuscita a comprare parecchie cose per il bambino e anche la sua migliore amica, Lucy Heartfilia, l'aveva aiutata tantissimo.
Levy però  voleva trasferirsi, sapeva che Gerard era molto buono con lei, ma non voleva dargli un peso così  grande. Allevare un bambino, che non è  nemmeno il proprio, era una cosa improponibile.
Quindi, nonostante  le sue lamentele di rimanere a casa con lui, aveva trovato un bilocale lì  vicino,e con l'aiuto economico del cugino era riuscito a conprarlo.
Si sarebbe trasferita lì dopo il parto.

Due mesi dopo

Pensava di aver provato ogni tipo di male.
Quanto si sbagliava. 

-SPINGI, ci siamo quasi-

La faceva facile lei.
Quel piccolo furfante era da 5 ore che le stava facendopatire le pene dell'inferno, e ancora non voleva saperne di uscire.
Dopo quelli che li parvero millenni sentì un pianto.
Per la prima volta dopo tanti tempo si sentiva davvero felice.
Come rinata.
Lei aveva compiuto un miracolo.
Il miracolo più  bello della sua esistenza.
Aveva fatto nascere una vita.
Una vita umana.
Solo allora si rese conto che per ben nove mesi aveva trasportato una vita,  anche all'inizio quando era grande poco più  di un mignolo.
Mai come in quel momento  fu felice di non aver abortito,  di non aver ucciso il suo bambino.

-Signorina, è  davvero un bel maschietto-

E dopo nove mesi pianse lacrime di gioia. Una gioia assurda le irradiava il cuore, se avesse potuto l'avrebbe preso in mano e lo avrebbe fatto vedere a tutti. Com'era  bello il suo cuore così  pineo di amore e felicità.
In quel momento  non le importava se sarebbe stato difficile, stancante, distruttivo.
L'importante  era rimanere con il suo bambino.

-P-posso vederlo?-
-Ma certo tenga-
La giovane e affabile ostretica le mise in braccio quel fagottino azzurro, così  piccolo che persino Levy si sentiva un gigante in confronto.

-Wow-

Wow,perché  non c'erano  altre parole.
Era così...bello.
Si sentiva terribilmente  orgogliosa del suo bambino.
Le guanciottone lo rendevano adorabile, i capelli neri facevano presupporre che avesse preso dal padre.
Per un attimo una nuovola oscura attraversò gli occhi di Levy.
Il padre...il suo bambino non ne avrebbe avuto uno,probabilmente. 
Nonostante ciò  si ripromise  di dargli così  tanto amore da colmare questa mancanza.
All'improvviso  sentì la porta bussare.
Sogghignò immaginandosi suo cugino bianco come un lenzuolo che tremante si avvicinava.
-Avanti-
-Vieni a conoscere il tuo nipotino Gerard-
Quando alzò  gli occhi per sorridergli incoraggiante,la sua bocca  si aprì  in un "O" stupito, gli occhi si spalancarono, il fiato si fece corto, le farfalle inziarono a volarle nello stomaco, sentì le lacrime pronte ad uscire.

-Ciao...gamberetto-

Dove nove mesi di puro  delirio, in cui non si era mai fatto vivo, non  l'aveva mai chiamata nonostante  sapesse la sua condizione, era scappato come i peggiori dei codardi e adesso era lì  davanti a lei, perché  Levy era certa che non stesse sognando, a dirle "ciao gamberetto"?
Se non avesse avuto il bambino in braccio probabilmente  l'avrebbe ucciseo.
Gajeel era visibilmente imbarazzato, si vedeva dalle guance arrossate, il non voler fuardare Levy negli occhi, il continuar a grattarsi freneticamente. 
All'improvviso prese  una sedia e si mise di fianco a Levy.

-Posso...posso tenerlo in braccio?-
-Ecco...-
-LEVY-
-Baka- sussurrò la ragazza
-se urli così  lo sveglierai-
-Ah,scusa, scusa non volevo.-
Levy sorrise interiormente  alla vista di quel Gajeel fin troppo diverso da quello che ricordava. 
Non era quel ragazaccio spaventoso che faceva tante risse.
Ora era solo...un giovane padre in difficoltà. 
-Mi dispiace  Levy...io sono un codardo-
-Ci puoi giurare-
-Però  un bambino...io ho avuto paura, avevo bisogno di riflettere. .
che cosa fare-
-Riflettere, riflettere? Gajeel tu mi avevi detto che lo avremmo cresciuto insieme. Non puoi  immaginare quello che ho passato. Se non fosse stato per Gerard probabilmente  mi sarei uccisa. E poi se avevi così  tanto bisogno di pensare potevi almeno  chiamarmi, giusto per sapere come stavo, potevamo decidere insieme.
Se sei tornato solo perché  ti senti incredibilmente  in colpa fai una cosa che è  meglio: sparisci.
non voglio vivere con un  uomo che nemmeno mi ama-
In quel momento  vide qualcosa che non pensava avrebbe mai visto.
Gajeel, quel Gajeel stava piangendo.
E lo stava facendo davanti a lei, senza vergogna.
Anzi stava sorridendo.
Un sorriso vero, non uno dei suoi ghigni.

-Hai perfettamente  ragione e potrai insultarni anche per tutta la vita, ma questo periodo che ho passato da solo mi ha fatto capire Levy...io ti amo...non posso vivere sneza dite, e amo questo bambino, e voglio essere suo padre,voglio insegnarli a giocare  a calcio, voglio giocare con lui, voglio farli prendere le scelte giuste, voglio metterlo in guardia dagli errori che io ho fatto e soprattutto  voglio  vederlo sposarsi con una fantastica donna come sua madre.
Beh non sono molto bravo con le parole...ma voglio il meglio per lui, per te,per noi-

Sei anni dopo

-Mamma, mamma sai ho visto le mamme dei miei amici. Tu sei la più  bella-
Il bambino arrossì davanti a questa rivelazione, nascondendo i suoi grandi occhi marroni.
Levy si abbassò alla sua altezza e lo abbracciò
-Oh grazie amore, anche tu sei il più  bello di tutti i bambini, lo sai?-
-No mamma,io sono il più  forte!-
-Ahahahah, anche questo è  vero tesoro-
-Mamma posso andare a giocare  a calcio?-
-Certo tesoro  vai pure, però  stai attento mi raccomando -
-Siii-

Levy si sedette su una panchina all'ombra di un albero di ciliegio.
Le erano sempre piaciuti i ciliegi, ma più  di tutti apprezzò la scena che le si mostrava davanti.
Suo figlio correva da una parte all'altra con una determinazione  enorme,  cercando di fare più  goal possibili.
Ma il suo avversario era un tipo davvero tosto.
Fece una piccola risata quando vide il bambino buttarsi sopra il suo compagno di giochi.
Erano davvero teneri insieme.
Padre e figlio.
Domani sarebbero andati a mangiare dai suoi genitori e ci sarebbero stati anche Gerard ed Erza, che si erano sposati due anni dopo di loro e adesso avevano una figlia di 3 anni.
Forse il suo mondo non era perfetto, ma lo amava
Così  com'era 

Angolo autrice :
Buon salve popolo di efp.
beh non ho molto da dire, solo che avrei dovuto aggiornare la mia long, ma non ho idee in mente, poi però  è  uscita questa cosa qundi...puff eccola qua.
Per favore fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo davvero tanto.
Alla prossima  :)
Pink-chan
  
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