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Autore: CainxAbel    16/05/2015    1 recensioni
"Certo che il Foam e il Legno stanno bene per costruire le armi".
"Li shippiamo?"
Fu così che nacque questa storia... i materiali in una veste umana ehehhehehe
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Le voci malevole sanno essere rapide e infide, nel loro sapiente infilarsi anche nei discorsi più innocenti, nel loro percorrere con facilità corridoi e incontrare fin troppe persone nello stesso giorno. Quella mattina avevano già cominciato il loro infame percorso. Il bacio di Leather era un argomento ancora sulla bocca di molti, nonostante fossero trascorse quasi due settimane. La stupenda e glaciale ragazza si era avvicinata a quel modo al brusco e scostante Legno? I pettegolezzi non erano facili da saziare e ogni giorno la storia cambiava leggermente, subendo variazioni nei suoi particolari. Solo la diretta interessata, pur conoscendo la verità, non desiderava particolarmente raccontarla. Era stata respinta dallo stesso ragazzo che lei aveva rifiutato. Che fosse karma? Poco importava, ma era comunque umiliante, per lei che era abituata a ottenere le attenzioni di chiunque. Come se ciò non bastasse, vicino alla porta della sua aula, si era radunato un gruppetto fin troppo sgradevole. Digrignò i denti, temendo quasi di poterli consumare. Rimase rigida e impettita a guardare Gold, Silver, Stagno e Glass che la stavano fissando quasi con aria di rimprovero. Leather  scoccò un’occhiata di fuoco a due ragazze che la stavano fissando, come se fosse la persona più sfortunata del pianeta. Odiava la compassione! Lei doveva essere solo invidiata e non le importava di Legno alla fine. Nulla, era soltanto una preda che voleva ottenere a tutti i costi, peccato che lui avesse mostrato le zanne, rivelandosi per il lupo solitario che era e forse non proprio solitario, considerando che Foam gli ronzava attorno. Non sopportava la vista di entrambi.
“Leather, non hai capito nulla” Gold affilò le labbra in una sottile e crudele linea “ Nessun altro l’ha capito. Legno è gay. Lui e la principessa Foam..”
Lanciò un’occhiata di intesa a Silver e presto i due scoppiarono in grasse risate. Negli occhi di Leather si accese una scintilla di irritazione.
“Non è divertente”.
“Cara, ti pesa la  sconfitta” Lycra alzò la testa con spiccato orgoglio.
“E credi di riuscire dove ho fallito”.
“Forse sì”:
Lycra sorrise, inarcando le sopracciglia sottili con arroganza, ammirandosi le unghie lunghe, frutto di un’accurata manicure.
“Ragazze, siete senza speranza”.
Gold non smise di ridere. Glass era rimasta in silenzio per tutto il tempo. In realtà erano loro a non aver compreso nulla. Strinse le labbra, concedendosi una lieve smorfia che presto si trasformò in una linea di assoluta neutralità. Si sistemò gli occhiali sul naso, senza esporre la sua opinione. Stagno studiava gli sguardi e si affrettò a dire la sua.
“I gusti di Legno sono notevolmente peggiorati” dichiarò convinto, con un’espressione disgustata .
Glass gliene avrebbe dedicata una, ma si limitò a rimanere distaccata come al solito.
“Lycra” mormorò appena, guardando la diretta interessata “ Platino ti sta aspettando e le lezioni stanno per iniziare. Non mi dire che ti sei già stufata di lui”.
Ancora una volta Lycra alzò la testa con orgoglio e guardò Glass come se volesse incenerirla con lo sguardo. Sapeva essere impertinente mentre manteneva la calma. Quel giorno indossava una felpa viola a strisce con delle grandi orecchie da gatto. Stramba come sempre, pensò, soffermandosi sulle gambe sottili risaltate da pinocchietti neri e calze a strisce. Non si fermò sulle scarpe, ma erano anfibi. Da dove comprava simili orrori? Lycra fu sul punto di chiederglielo apertamente, ma vide Platino correre per il corridoio col fiato corto. L’aveva cercata e lei scoccò un’occhiata di fuoco a Glass, allontanandosi col suo fidanzato. Ancora per poco, si promise mentalmente, alla ricerca di qualcosa di meglio.
 
Piombo non avrebbe saputo dire quale potesse essere il peggiore evento che potesse capitargli. Trovarsi nel club dei metalli non era di certo il massimo delle sue aspirazioni . Essere un ingranaggio di una specie di pseudo gerarchia lo nauseava, ma esisteva di peggio, come assistere ai penosi tentativi di flirt di sua sorella. Piombo rifiutava pensare che fosse Nichel quella ragazza che pendeva dalle labbra di Stagno, che lo seguiva di nascosto per i corridoi  ( in quei momenti sembrava persino una stalker) o che tentava conversazioni che non approdavano a nessuna parte. Durante l’intervallo stava accadendo di tutto e lui? Non faceva altro all’infuori di guardare, torturando tra le mani una lattina di coca cola. Ecco l’arrogante pollo da strapazzo Stagno..
Aveva tutto firmato tranne un cervello funzionante, eppure i pensieri di Nichel erano stati venduti alla sua stupida figura. Lei a un tratto si era fatta più audace , sfiorandogli la spalla e sorridendo.
“ A quando la prossima festa?” rise.
No, di nuovo! Eccola a fare l’oca, a vestirsi di blu solo perché era il colore preferito del pollo. Forse era perché rappresentava il cielo che non avrebbe potuto raggiungere con quelle alette e il cervello limitato che si trovava. Un insulto ai galli, alle galline, ecco cos’era. Nichel poteva trasformarsi in qualcosa di simile. Piombo pregò di sparire piuttosto che assistere a un simile abominio.
“La festa è ogni giorno che il club è unito”.
“Stronzata” avrebbe voluto urlare Piombo .
Ogni volta che qualcuno annullava la propria identità era festa per il club. Era confinato in quella situazione, prigioniero di un modo di vestire che non gli apparteneva e all’apparenza ostentava indifferenza. Non riusciva a dire apertamente ciò che pensava. Era già mediocre in tutto, ma in quello era scarso. Tratteneva ogni goccia di emozione in petto e il tutto si accumulava in attesa di esplodere. Lui era una bomba a orologeria e nessuno ne era consapevole. Meglio! Se fosse mai giunto il giorno, sarebbe esploso, compiendo una strage di orgogli feriti. Era costretto a guardare sua sorella che seguiva Stagno adorante.  Ecco la fregatura dell’amore, l’accecamento totale. Piombo augurò a se stesso di non innamorarsi mai. I suoi profondi occhi grigi erano fissi su sua sorella.
“Nichel, allontanati da quella testa di cazzo” pregò mentalmente.
Sarebbe stato troppo bello se l’avesse fatto, pensò, provando un senso di amarezza. Lo sguardo di Stagno era orgoglioso e altezzoso. Era come un rapace che aveva fatto precipitare la preda nel suo stomaco, con i suoi occhi piccoli e maligni, quasi gialli.
“Nichel, sai che non si parla altro che di Legno e di quello sfigato… mi pare che si chiami Foam. Devo ammettere che i suoi gusti siano diventati orribili, non trovi?  Arrivare al punto di innamorarsi di un ragazzo, la cosa mi disgusta. Non la capisco e non la voglio nemmeno immaginare”.
Una smorfia fece capolino sul viso di stagno. Nichel inclinò la testa. Aprì le labbra per parlare, ma senza che fuoriuscisse alcun suono. Piombo ebbe un tremito e per poco non tirò un pugno rabbioso contro il muro. Chi si credeva di essere per giudicare Legno? E anche se fosse stato vero? Che male c’era? Aveva la fortuna ( sfortuna dal suo punto di vista) di amare. Avvertì una morsa al cuore. Dopotutto si trattava di Legno. Anche se si era allontanato dalla sua vita, rimaneva il suo amico. Come si permetteva quel verme di insultarlo?
“Poi” aggiunse malignamente l’infido occhi gialli “ Legno e la normalità non sono mai andati d’accordo. Mi dispiace persino per la povera Leather. Si è realizzato uno dei peggiori incubi di una ragazza: essere respinta da un ragazzo che è gay. Che colpo basso..”
Nichel lo guardava, annuendo meccanicamente. Piombo si chiese in quale luogo sperduto della Terra fosse finito il suo cervello. Avrebbe ingoiato l’ennesimo boccone amaro. Se fosse stata un’altra persona, sicuramente migliore, avrebbe interrotto quel momento ( che era tutto tranne che romantico) e avrebbe rinfrescato le idee a nichel ( e non con un Kinder Pingui). Attese che il loro discorso all’apparenza infinito terminasse per poter parlare con sua sorella, ma lei sembrava con la testa altrove.
“Nichel, da gran mediocre che sono ti posso consigliare di lasciar perdere” mormorò.
Avrebbe voluto aggiungere : “ Lui non ti merita. Hai bisogno di meglio”, ma le parole si dibattevano nella sua mente, come un martello pneumatico.
“Piombo, non puoi capire. Non sai cosa si prova”.
Nichel sospirò afflitta e si diresse verso la sua aula,  mentre Piombo strinse i pugni.
Forse è vero, ma non voglio sforzarmi di capirlo. So solo che il tuo interesse per Stagno ti sta rovinando.
Con quel pensiero fu costretto a distogliere lo sguardo e l’attenzione da lei. Per qualche altra ora avrebbe dovuto spegnere le sue emozioni.
 
Tornarono insieme a casa, pranzarono con ciò che i loro genitori avevano lasciato in frigorifero. Da quando non mangiavano tutti insieme? Sembrava un’eternità e lo sguardo di Nichel era perso nel vuoto. Le sue labbra non riuscivano a inarcarsi in un sorriso, i suoi occhi parevano vuoti e distratti, come i suoi discorsi. Il viso era in preda a emozioni intense e sembrava sul punto di piangere. Piombo sospirò, mentre lasciava i piatti nel lavandino.
“Nichel, non pensarci. Stagno…”
“Non ti merita”.
Quelle ultime parole morirono in gola. Pulì il tavolo con foga, riversando la sua rabbia in quella semplice azione. Nichel lo guardò come imbambolata. Quando si trattava di Stagno, lei non appariva molto diversa da una bambola: occhi che apparivano più grandi, vitrei, vuoti , stregati e la labbra socchiuse come se fosse pronta a parlare.
“Devo lasciare perdere. Non lo dici, ma so che non hai in testa altro”  Nichel si alzò dalla sedia e sospirò.
Era come se tentasse di darsi un contegno. Era strano parlare in cucina da fratello e sorella senza trincerarsi subito nelle proprie stanze. Piombo aveva l’inquietudine nello sguardo. Era come una tigre chiusa in gabbia, che molti avevano cercato di ammaestrare. Ogni traccia del look che il club aveva definito “ anormale” era scomparsa, ma non la ribellione che lui covava nel petto. L’unico segno visibile era nei capelli, che seppur più corti di prima, coprivano in parte la fronte e ricadevano spesso lungo il viso. La verità era che non erano abbastanza corti per gli “standard” del club, ma Nichel taceva. Dopotutto era suo fratello, non la marionetta di qualcuno, anzi lui stava facendo tanto per lei.
“Sai che ti dico? Non posso farlo. Stagno mi piace da morire”.
Piombo rimase pietrificato dalle sue parole. Non stava già perdendo abbastanza tempo e energia per un sentimento non ricambiato? Era inutile: una smorfia addolorata e allo stesso tempo infastidita affiorò sul viso di Piombo.
“Non puoi capire” aggiunse Nichel “ Non hai amato davvero qualcuno”.
Piombo si morse le labbra. Se avesse aumentato la pressione, avrebbero iniziato a sanguinare. Era vero, non poteva contraddire sua sorella su quel punto. Non sapeva se essere contento o meno, ma fu certo delle parole che sgorgarono dalle sue labbra, come un fiume in piena.
“Che merda innamorarsi! Mi auguro che non mi capiti”.
Sottolineò ogni parola con disprezzo. Se innamorarsi fosse stato supplicare attenzioni sotto lo sguardo indifferente della persona amata, per lui sarebbe stato troppo da sopportare. Nichel lo guardò, gli occhi che si fecero grandi per lo stupore. Piombo non le era mai sembrato così sicuro come su quel punto.
“Forse se ti innamorassi, capiresti. Non sottovalutare il karma, fratellino”.
“Come pensi che me la farebbe pagare? Ho pagato abbastanza per altro”.
Nichel fu costretta a sorridere mestamente. Di nuovo quel discorso che voleva fare capolino.. sospirò e quel sospiro le parve durare un’eternità. Piombo evitò di guardarla: ecco che di nuovo sfogava le sue frustrazioni sull’unica persona in grado di comprenderlo. C’erano i loro genitori che spesso erano fuori per lavoro, ma quando tornavano a casa era una specie di terzo grado. State facendo i compiti? E i voti? È importante il vostro futuro? Inoltre non mancava quel “ Piombo, non c’è proprio qualcosa che ti piace?”. Equivaleva a dire: “C’è qualcosa di scolastico e utile nella vita che ti interessa, così potrai trovare un buon lavoro, pregando che la disoccupazione si plachi come piaga del terzo millennio?” .
 Lui fingeva un interesse per qualche materia a scuola, che scemava dopo qualche scambio di parole. Come spiegare a soli sedici anni che non sapeva cosa fare della propria vita, che forse era pure presto per pensarci? Nichel, di un anno più grande di lui, non subiva quella stessa pressione. Troppe pretese su di lui, come se tutti aspettassero grandi risultati. Cosa? Alla fine era solo la persona mediocre che riempiva le sue giornate con la musica, hobby inutile, a detta di sua madre. Suo padre lo trovava piacevole, nient’altro. Nessuno capiva come potesse amare quel semplice stare rinchiuso nella sua stanza, imbracciando la sua chitarra e lasciandosi trasportare dalle note, dai movimenti delle dita che ogni giorno diventavano più agili. Nichel si isolava con le cuffie e lui trovava la sua pace da solo, perché c’era qualcosa oltre la routine, di un grigio smorto, forse non molto diverso dai suoi occhi. La seguiva, svegliandosi ogni giorno senza gioia, perché si sentiva una macchina senza volontà, sballottata tra un “ puoi fare meglio “   e il  “ non è abbastanza”.  Avrebbe amato? Non credeva. Il cuore gli sembrava esplodere di rabbia. Si ripeteva di vivere orgogliosamente la sua vita, senza attendere nulla. Ogni giorno ladro gli rubava le emozioni migliori e ammazzava le sue speranze.
“Non è questione di pagare o meno” sospirò Nichel “Prima o poi arriverà il momento, ne sono sicura. Parlando d’altro… come va con la chitarra? Perché non provi a chiedere consigli a Legno? Non eravate amici?”
Piombo scoccò un’occhiataccia alla sorella, mordendosi le labbra. Era facile parlare per lei. Avvertì una morsa al cuore. Era stato proprio Legno a insegnargli come suonare la chitarra. Era stato spesso ospite a casa loro. Era il solito ragazzo all’apparenza burbero e scostante con tutti, eppure Piombo aveva conosciuto il suo lato migliore. Nonostante l’impazienza, era stato un ottimo insegnante e gli aveva fatto nascere una profonda passione per la musica: Piombo era certo che non si sarebbe separato dalla sua chitarra elettrica. Certo, c’erano stati momenti in cui aveva creduto di non essere in grado di combinare qualcosa di buono, ma il suo impegno faceva superare tutto.
“Fantastico quell’assolo! Forse un giorno riuscirai a farlo anche tu”.
Forse Legno era l’unico che l’avesse incoraggiato senza pretendere nulla da lui. Ciò che Legno aveva preteso era solo che lui smettesse di svalutarsi  e continuasse a suonare, perché secondo  il suo amico era un diamante grezzo e poteva andare davvero avanti nel campo.
“Continuo a suonare come al solito, Nichel, ma sai che io e Legno non siamo più amici, quindi non abbiamo  nulla di cui parlare”.
Dichiarare quel dato di fatto fu come una coltellata per lui. Quanto sarebbe andata a fondo la lama? In fondo la colpa non era stata di nessuno. I genitori di Legno si erano separati e lui si era chiuso in se stesso. Piombo si era sentito inutilmente in colpa, mentre Legno si era allontanato da tutti. Era accaduto fin troppo rapidamente e in cuor suo Piombo si sentiva sprofondare all’idea che non potessero riprendere a essere amici.
“Piombo, scusa è che.. dai , farai nuove amicizie”.
“Nichel” lo sguardo del ragazzo sembrava il più duro dei rimproveri “ Non sono il tipo e quelli del club per me sono solo nemici. Stagno è il peggiore”.
Non aggiunse altro. Si era esposto fin troppo. Nichel fu sul punto di parlare, ma le sue labbra rimasero sigillate. Chi tace acconsente, si sa, ma in realtà non sapeva come protestare…
 
 
Lan aveva un sorriso larghissimo stampato in volto. Paper la guardò come stregato. Lan era allegra di suo, ma quella sera era più spensierata del solito. In quel poco tempo libero che le restava tirava fuori la sua Nikon dalla borsa, contemplando le foto scattate ad Halloween.
“Che belli” sussurrò esaltata, guardando Paper “ E di certo Foam e Legno non si aspettavano di essere ripresi mentre ballavano. Ammira gli sguardi, Paper! Sono meravigliosi. Sembra che si vogliano raccontare fin troppe cose e sono intensi, un perfetto quadro. Loro..”
Il suo sorriso si allargò sempre più. Avrebbe urlato al mondo intero che Foam e Legno erano la perfezione insieme.
“Paper, devo dirlo” gli sussurrò quelle parole all’orecchio “ li inserirò nella mia ship note. Per fortuna è qualcosa di tenero, a differenza di un Death note*1”.
Paper la guardò e si trovò a sorridere. Il suo famoso quaderno: non esistevano coppie etero in quel lungo elenco per cui lei impazziva.
“Lo farei pure io , se ne avessi uno.. forse”.
A Paper quelle parole costarono uno sforzo immenso. Lan alzò le spalle, soddisfatta, con l’aria di aver vinto una scommessa.
“Anche tu li vedresti bene insieme” le labbra si inarcarono in un sorriso.
A Paper parve che lei emettesse un’aura colorata, con cuori  e arcobaleni. Mancavano solo gli unicorni danzanti. Gli occhi le brillavano e apparivano ancora più accesi e vivaci del solito. Dopo qualche secondo si spalancarono dallo stupore alla vista di Legno. Era ancora immobile, pietrificata, con la Nikon in mano..
Doveva adottare il linguaggio segreto della sua categoria. Rise, guardando Paper.  
“È inutile, loro sono la mia otp. Li shippo troppo, Legno assolutamente come seme e Foam uke fino al midollo”.
Paper annuì. Lan era sicura che né lui né Legno avessero compreso le parole che aveva usato. Paper sospirò: come al solito doveva fingere con quell’aria da “ non so  nulla”. Legno restò per qualche istante come pietrificato e scosse la testa.
“Non parlare arabo con me”.
Si allontanò da lei, ma solo per scacciare quei pensieri. Scosse nuovamente la testa, ma non riusciva a eliminare del tutto quella immagine che aveva nella mente: baciare le morbide labbra di Foam, violare la sua bocca con la lingua, toccare ogni centimetro di quella pelle candida, assaggiarlo e toccarlo fino a perdere consapevolezza del tempo. Si morse le labbra. Che sciocco che era! Doveva mettere a tacere i suoi pensieri e la voce di quella strega dai capelli rossi. Avrebbe voluto udire, invece, quella di Foam, che magari lo supplicava ancora. Quella voce dolce come miele: anche le sue labbra lo sarebbero state altrettanto?
“Poi immagina..”
Non era abbastanza lontano da Lan per estraniarsi dal discorso che lei stava facendo con Paper. Teneva la voce bassa, ma non era difficile comprendere di cosa stesse parlando. La stessa ragazza che dichiarava di amare i peluche e le cose carine stava sussurrando qualcosa di perverso a Paper.
“Immaginateli contro un muro le loro lingue che si intrecciano. Non desiderano altro che spogliarsi: lo farebbero già con lo sguardo”.
Si interruppe, anzi finse di farlo, recitando la parte di chi si vergogna come un bambino sorpreso a rubare marmellata, ma lei non provava vergogna per così poco. Occorreva decisamente altro. Aveva taciuto le parti più interessanti della sua fantasia. Paper la stava ascoltando attentamente, pendeva dalle sue labbra, mentre snudava le labbra in un sorriso. Gli piaceva davvero ciò che aveva immaginato su Foam e Legno? Lan era ancora più desiderosa di proseguire.
“Foam farà pure il santarellino, ma in fondo vorrà sentire la consistenza mascolina di Legno”.
Paper annuì. Lan era contenta del fatto che non obiettasse. Forse non era così improbabile che diventasse suo alleato in futuro. Riprese la sua Nikon, rivedendo le foto scattate ad halloween. Legno le scoccò un’occhiataccia.
Smettetela di fare gli idioti.
“Quella mano sul fianco sembra voler dire lui è mio. Lo vuole tenere ancora più stretto, vuole possederlo e lo sguardo conferma”.
Paper sorrise.
“Non sembra anche a te che per quanto timido, Foam lo stia spogliando con gli occhi?” suggerì sfacciatamente .
“Consistenza mascolina” ripeté Lan “ Foam è tenero, ma come Legno sarà nuovo di questo mondo, solo che Legno non gli resisterà”.
Il diretto interessato sbuffò rumorosamente, continuando a scuotere vigorosamente la testa.
“Volete lavorare o no?”
Lan ridacchiò e scoccò un’occhiata eloquente a Paper, che colse la palla al volo.
“Imbarazzato” farfugliò Lan “ ma non vuole ammetterlo. Gli stiamo mettendo a nudo l’anima”.
“Scusate”.
Una voce li fece sobbalzare, e persino Legno si voltò. L’avrebbe riconosciuta ovunque, anche se non conosceva così bene la proprietaria, che si schiarì la voce.
“Non per interrompere i vostri bei discorsi, ma vorrei un altro frullato alla fragola”.
Mercurio stava studiando il gruppo con interesse, ma aveva l’aria seccata. Le dita tamburellarono nervosamente sul tavolo, mentre le labbra si stirarono in una specie di sorriso. Fece guizzare lo sguardo sulla schermata del cellulare, poi su Lan.
“Tranquilla, arriverà subito”.
Lan le regalò un sorriso a 32 denti. Legno guardò Mercurio come se volesse parlare, ma fu lei a prendere la parola.
“Qui qualcuno si sta innamorando, a differenza mia” suggerì con un sorrisetto.
Legno le scoccò un’occhiata eloquente, che voleva essere ostile, ma Mercurio sorrise con amarezza.
“Ti invidio, sai? Io non so innamorarmi e non saprò come farlo. Sai che ti dico? Per me non è importante”.
Continuò a tamburellare le dita sul tavolo, mentre si guardò attorno. Legno non seppe cosa dire. La ragazza aveva udito il discorso precedente, comprese le parti sul seme, sull’uke e le fantasie di quella pericolosa squadra formata da Lan e Paper e il tutto mentre consumava rabbiosamente il primo frullato alla fragola. Adorava i frullati, ma ancora di più le fragole intere. Nella sua mente stava già imboccando la ragazza dei suoi sogni,  passando le dita sulle labbra che immaginava morbide come velluto, mentre i loro sguardi erano allacciati. I suoi occhi si stavano perdendo nel rincorrere quella fantasie. Le seccature la stimolavano fin troppo.
“Mercurio”.
Legno la chiamò e lei scosse la testa, come a voler gettare quella fantasia in un abisso di pensieri cupi. Non riusciva a scrollarsi di dosso i rancorosi sms della sua ex, Taffettà, che in fondo era così diversa dalla sua ragazza ideale e davanti ai suoi amici aveva nascosto la sua omosessualità. Odiava così tanto le persone senza palle…
Avrebbe voluto che sparisse e basta, le sue parole echeggiavano nella sua testa e non apparivano così diverse da una maledizione.
“non saprai innamorarti di nessuno. La solitudine ti sta bene come compagna”.
Quante cattiverie aveva pronunciato quell’arpia? Come aveva potuto trovare attraenti quelle labbra che si aprivano solo per sottolineare solo i suoi difetti, dipingendola come una specie di despota egoista?
“Che c’è?” mormorò, sbuffando.
“Sei strana. C’è qualcosa che non va?”
“Tu sei strano, invece. Ti importa di come sto?”
Alzò la testa con orgoglio e strinse la mano a pugno.
“Dovrei chiederlo a te, Legno. Io non ho bisogno dell’aiuto di nessuno.  La solitudine è la mia migliore compagna, sai?”
“Credevo anch’io che fosse quella la verità” mormorò Legno.
Un’ombra passò sul suo volto, ma non ebbe il tempo di proseguire che Lan arrivò a passetti felpati, portando il secondo frullato di fragole.
“Grazie”mormorò Mercurio, poi guardò Legno “ L’hai creduto perché ammettere la verità su ciò che si sente è scomodo. Ad esempio io dico ciò che penso. Lan, non mi piaci, ma sei gentile e simpatica. Le tue fantasie su Legno fidanzato non sono male”.
“Ne sono lusingata” commentò la diretta interessata “ Legno ha diritto a un po’ di felicità e anche tu”.
“Felice è una parola che suona strana per me”.
Mercurio fece un sorriso tirato, mentre iniziava a sorseggiare il suo secondo frullato alla fragola. Legno la guardò con un’ammirazione mista a qualcos’altro. Era compassione? Dietro quello sguardo deciso, nascondeva un’amarezza che tentava di colmare in un’overdose di zucchero. Era sicuro che non sarebbe bastata.
 
Obbligatori scleri post capitolo: mi dispiace di non essermi fatta viva per molto tempo, ma l’università mi aveva ucciso l’ispirazione. Perdonatemi..
*1 vi piace più lo ship note o il Death note?
Cosa ne pensate? Ho fatto di nuovo comparire Mercurio, ma il mio amore è per Piombo. Non ci crederete, ma è il mio personaggio preferito e nel corso di questa avventura vi rivelerò il perché oppure lo scoprirete. 
   
 
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