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Autore: Minerva    03/01/2009    2 recensioni
Uno scrittore intrattabile e misogino, terribilmente sarcastico e abituato a comandare.
Un'infermiera tutta d'un pezzo che non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno, con la lingua più tagliente di tutto l'ospedale.
Metteteli assieme per un periodo di tempo indeterminato, condite il tutto con ironia e dispetti.
Avete ottenuto la nuova storia originale della sottoscritta: da un'idea di MikaEla.
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Déjà-vu


La tipica serata di Rachel prevedeva una televisione, un divano e una coppa ripiena di cibi molto poco dietetici. Altre rare serate erano dedicate alla socializzazione in qualche locale del centro. Ma, dopo la giornata di lavoro che aveva avuto, Rachel non aveva alcuna intenzione di imbellettarsi per uscire. Ciabattando per casa con addosso una vestaglia di calda flanella aspettava che il microonde facesse scoppiare i pop-corn, mentre del burro si scioglieva lentamente nel padellino sulla piastra. Non riusciva proprio a ricordare dove avesse nascosto il telecomando, aveva già controllato sotto i cuscini del divano e dentro al frigo.
Effettivamente era preoccupante la quantità di oggetti che si dimenticava lì dentro, e mai quelli giusti! Rachel si appuntò mentalmente di comperare un telecomando nuovo, sapendo benissimo che, solo dopo aver speso inutilmente i soldi, il telecomando disperso sarebbe ricomparso dal nulla. Progettò anche di legare il maledetto aggeggio con una cordicella al tavolino del soggiorno così da non poterlo più perdere.
Finalmente la sua cena scoppiettò allegra nel microonde. Infischiandosene allegramente del colesterolo condì con abbondante burro e sale e portò il tutto nella piccola sala. Si buttò sul divano e tornò a studiare la cartella del paziente che Magda le aveva rifilato poco prima di finire il turno. Non aveva molto materiale su cui lavorare. Di solito i pazienti più ostici avevano nomi conosciuti. Un grande imprenditore, un cantante famoso, ma questo Thomas Haynes, invece, non le diceva assolutamente nulla. Ed anche la sua cartella clinica non le diceva nulla di particolare: incidente automobilistico con conseguente rottura di qualche osso. I precedenti clinici non rivelavano nulla di particolare. Ancora non capiva perché Magda ne fosse così intimorita. Insomma, questo Thomas avrebbe dovuto essere imbottito di sedativi e morfina! Scrutò ancora i fogli sparsi, ben sapendo che a causa del segreto professionale non avrebbe mai potuto fare le fotocopie della cartella originale e portarsele a casa come se nulla fosse.
Impedendosi di rovinarsi la serata, Rachel accantonò il caso per dedicarsi completamente al film della serata. Ma, ovviamente, le cose non andarono come aveva previsto. Uno scampanellio deciso, e due colpi alla porta.
- Dai, pigrona, vieni ad aprirmi! - e Rachel sbuffò sonoramente, ci mancava solo quella rompiscatole di sua cugina Tiffany.
Tiffany Carter aveva ventisette anni appena compiuti, un futuro come commessa nel negozietto di famiglia ed un carattere che definire lunatico era un simpatico eufemismo.
- Oh, Racy! - iniziò, non notando l'espressione di puro disgusto che si era dipinta sul viso di Rachel all'udire il nuovo nomignolo.
- Ciao Tif, è sempre un piacere vederti. - soffiò l'infermiera intendendo l'esatto contrario.
- Lo so, lo so! - affermò l'altra abbracciandola. - Allora, che ci fai in casa stasera? Dai, dai, preparati che ti porto in un bellissimo locale che hanno appena aperto! Pensa, è proprio sul mare, è un locale molto cool, pieno di VIP! -
- No... Tif, davvero, io ho da fare... - balbettò spaventata Rachel, cercando di afferrare le cartelle mediche come estremo riparo dal disastro imminente.
- Non accetterò un no come risposta. E poi non hai nemmeno cenato. - constatò Tiffany sbirciando in cucina.
- In realtà questa è la mia cena. - affermò, sventolandole sotto il naso la coppa verde fosforescente piena di pop-corn.
- Anti-dietetici. - fu l'unica risposta che ricevette. - Adesso vestiti, ho prenotato per le nove e mezza. - Rachel ebbe la netta impressione che una tagliola grossa e cattiva fosse scattata, e le avesse tranciato in due la bella serata casalinga che si era programmata. Rassegnata e con sentimenti di profondo odio verso Tiffany si avviò verso la cabina armadio per cambiarsi.
- No, no, no. Non puoi uscire così. -
- Allora me ne starò a casa, non c'è problema. -
- Sciocchina! Dai, vediamo cosa puoi indossare senza sembrare mia madre. - la rimbeccò dolcemente Tiffany, appropriandosi della cabina armadio di Rachel ed iniziando a frugarci dentro con foga.

Thomas stava fissando con noia il soffitto della stanza in cui lo avevano segregato. Non sentiva nulla. Ma proprio nulla! La morfina aveva eliminato tutti i dolori, ed il sonnifero che gli avevano iniettato poche ore prima non voleva saperne di fare effetto.
A dire il vero Thomas aveva una strana resistenza ai sonniferi: non ce n'era uno che funzionasse, ne aveva provati diversi, ma il risultato era sempre lo stesso: una leggera sonnolenza che, però, non voleva saperne di tramutarsi in un sonno lungo e riposante. Da molti anni Thomas non riusciva a dormire bene, la notte si svegliava sempre, magari per un rumore o per Dio solo sa cosa, e così non riusciva che dormire per un paio d'ore di fila. Il sonno così spezzato non era per nulla riposante, ed alzarsi dal letto era un'agonia quotidiana.
Steso nel letto d'ospedale cercava di ricordare come diavolo ci fosse arrivato. Ricordava solo una Ford rossa che gli sfasciava la portiera della costosissima Spider.
La sua Spider, pensò con tristezza. Aveva comperato quell'auto in un momento di follia. Le "Due pallottole" avevano ottenuto un successo incredibile, e con tutti quei soldi si era potuto permettere l'auto dei suoi sogni. Adesso, probabilmente, era andata distrutta.
Non che fosse un problema: con quello che aveva sul conto in banca avrebbe potuto prendersene altre quindici.
Sempre più tediato dal silenzio e l'immobilità, decise di impegnarsi a dormire. Per lo meno non si sarebbe accorto del tempo che passava.

Sforzo inutile. Decisamente inutile. Tiffany stava osservando sua cugina con un'espressione compassionevole. Non c'era verso di farla socializzare con nessuno! Al poveretto che si era avvicinato e le aveva chiesto se poteva offrir loro da bere, Rachel aveva scoccato un'occhiata omicida ed un secco "no" era stata la sua unica risposta.
Anche la conversazione fra loro due stava languendo.
- Visto che bel posto? - buttò lì Tiffany cercando di entusiasmare la cugina.
- Uhn. Sì... certo. - rispose Rachel annegando i suoi dispiaceri nella birra.
- C'è anche molta gente stasera, non credi? - aggiunse, osservando con attenzione una splendida ragazza bruna appesa al braccio di quello che poteva essere tranquillamente suo padre. Poi passò ad osservare due uomini dallo sguardo ebete e con un bicchiere pieno di liquido non meglio identificato stretto fra le mani.
- Una gioia. - commentò sarcastica Rachel, osservando la fauna del locale con espressione apatica. Con gli uomini aveva deciso di darci un taglio. L'ultimo che aveva frequentato si era rivelato uno scavezzacollo pieno di debiti. Un idiota che era arrivato a vendere persino le porcellane che Rachel aveva ricevuto in dono quasi dieci anni prima.
Ok, ammise, erano comunque delle cose orribili che sperava cadessero a terra e si frantumassero in tanti minuscoli pezzettini, ed infatti malediva la nonna che gliele aveva appioppate. Ma, in ogni caso, aveva sbattuto Chris fuori dalla porta in meno di cinque secondi.
Quella volta era toccato alle porcellane, la prossima volta sarebbe toccato al televisore!
- Oh, dai! Non puoi chiuderti in casa solo perché Chris si è comportato come una carogna! - sbottò improvvisamente Tiff, centrando il nocciolo della questione.
- Non è per Chris... -
- Certo! E io sono Babbo Natale! - Tiff si scolò l'ultimo aperitivo della serata, prima di afferrare il menù con stizza e borbottare qualcosa di non meglio definito.
- Ok, forse Chris ha una parte di colpa. - altro borbottio indistinto - E va bene! Chris è un idiota, e io non voglio più aver niente a che fare con gli uomini! Contenta?. -
- Mah, contenta perché lo hai ammesso. - rispose l'altra continuando a fissare il menù - meno contenta perché ti stai comportando pure tu da idiota. - concluse, voltando pagina.
- Una padellata di fatti tuoi mai, eh Tiff? - domandò sarcastica Rachel tentando di cambiare discorso.
- Provvederò. - commentò infine, chiudendo il menù. Si era offesa, ed adesso la serata sarebbe stata uno schifo. Persino Rachel se ne accorse, e non fece nulla per rimediare al disastro. Cenarono in silenzio, lanciandosi occhiatacce malevole. Rachel non gradiva interferenze nella sua vita privata, Tiffany cercava sempre di aiutarla ad uscire dalle delusioni che solo gli uomini sapevano infierire.
Il risultato erano serate come quelle, passate malissimo e con la sensazione di essere totalmente inadatte alla reciproca compagnia.
- Grazie della serata. Io torno a casa. - annunciò l'infermiera, afferrando la borsetta ed allontanandosi senza nemmeno aspettare risposta. Tiffany rimase seduta, osservando con espressione assente il vino rosso che ristagnava ancora nel bicchiere.

Il mal di testa era una consuetudine per Rachel. Così come alcuni, appena svegli, sentono lo stomaco rivoltarsi solo a sentir parlare di cibo, Rachel appena sveglia veniva colta da un mal di testa acuto e fastidioso. Il malore la assaliva sempre quando la notte prima aveva dormito poco o male. Inutile dire che notti come quelle erano frequenti. Questa leggera emicrania era il perfetto preludio ad una giornata storta e all'umore nero dell'infermiera. Così, quando quella mattina si presentò nella clinica, nessuno ebbe il coraggio di avvicinarsi e chiederle qualcosa.
Come un automa Rachel iniziò il giro di visite, senza nemmeno ascoltare ciò che i pazienti avevano da dirle.
Il signor Harrison non aveva nemmeno fiatato, benché i suoi lancinanti dolori alla schiena non fossero minimamente passati. L'ipocondriaca signora Mayers si era ben guardata dall'accennare alla piccola escrescenza giallognola che Rachel avrebbe catalogato sotto il nome di "brufolo" e lasciò che l'infermiera prendesse i valori senza fiatare. E così anche tutti gli altri pazienti avevano capito che oggi Rachel mordeva, ed era meglio non stuzzicarla.
L'unico che sembrava infischiarsene allegramente era proprio lui: Thomas Haynes.

Thomas stava squadrando la nuova infermiera. Non aveva nulla a che spartire con la giovane e timida biondina del giorno prima. La targhetta recitava Rachel. Un nome adatto ad una donna dolce e sensibile. Ricordò di averlo usato per un qualche libro del suo alter-ego Angela Ferguson, ma al momento non ricordava quale.
Questa Rachel era mora, alta per essere una donna ed un'espressione gelida dipinta sul volto.
- Non c'è l'altra infermiera? Marisa... Maggie... - domandò per tastare il terreno.
- Magda. - lo corresse lei automaticamente. - No, non c'è. - e detto questo Rachel si fermò a squadralo. Un uomo sulla quarantina. I capelli già ingrigiti ed uno sguardo furbo e malizioso. Rachel lo catalogò immediatamente come un rompiscatole viscido, una di quelle persone che sa rigirare magnificamente la situazione a proprio favore.
- Vedo che in questa clinica la cortesia non è di casa. - commentò casualmente. - Magda mi ha rifiutato una semplice richiesta. Volevo solo il mio telefono ed il mio notebook. Lei potrebbe per caso provvedere a questa mancanza? - insistette lui.
- No, non provvederò. Se non le piace la clinica può sempre andarsene. - fu l'acida risposta.
- Noto che hai uno spirito combattivo, Rachel. - ridacchiò Thomas, passando al "tu" e calcando volutamente sul nome. Lei non rispose alla provocazione, preferendo continuare la visita e misurare la pressione. - Ma ho letto il regolamento della clinica. Non c'è nulla che mi impedisca di avere ciò che chiedo. -
- E questo lei come lo interpreta? - domandò la donna, indicando un bel cartello di divieto per cellulari. - E per quel che riguarda il regolamento: lei ha letto quello destinato ai pazienti che non risiedono in terapia intensiva. Date le condizioni della sua gamba resterà in questo reparto per almeno altri due giorni. Si rassegni. -
- Ma io mi annoio, Rachel. - commentò dolcemente Thomas, decidendo che prendere di petto quella donna non era la maniera migliore di convincerla.
- Legga un libro. - consigliò lei senza nemmeno degnarlo di un'occhiata.
- Come se qui ce ne fosse qualcuno d'interessante. - sbuffò l'altro, osservando i pochi titoli presenti nella stanza. Molte riviste femminili, un paio di quotidiani e una fila di libri insulsi. Gli ultimi best-sellers tutti uguali.
- Che ne dice di questo? - domandò Rachel piazzandogliene uno in mano per farlo tacere. Era un libricino che molti pazienti uomini amavano leggere. Thomas lo fissò incerto per qualche secondo, prima di scoppiare a ridere di gusto, rischiando quasi di strozzarsi.
- Questo? - chiese Thomas continuando a sganasciarsi dalle risate.
- Be', che c'è? - sibilò l'infermiera davanti allo scoppio d'ilarità.
- Oh, allora non lo sa davvero! Dio, che divertimento. Non hai la minima idea di chi io sia! - e Thomas continuò a ridere, facendosi aria col libro che lei gli aveva dato.
- Ho qualche idea su chi lei sia, a dire il vero. Le opzioni che mi sovvengono al momento sono due: un pazzo, o un idiota. - rispose brusca. Thomas sembrò tornare serio davanti a quegli insulti. Salvo tornare a sghignazzare quando lesse di nuovo il titolo del libro.
- Mia cara, cara Rachel! - esordì - Devi sapere che questo libro - e sottolineò il gesto piazzandole il testo sotto gli occhi, così che potesse leggere bene la copertina - l'ho scritto io. Quindi, se sono queste le letture che hai da propormi, credo che mi annoierò ancor di più. Ora, che ne dici? Mi farai avere il mio notebook? - Thomas la osservò trionfante. Chi avrebbe mai avuto il coraggio di dire di no al grande Christopher Brown? C'erano donne, là fuori, che si sarebbero tagliate un braccio solo per parlargli! Osservò con gioia l'espressione stupita di Rachel: quello sgranare gli occhi era inconfondibile. Oramai l'aveva in pugno!
- Suvvia, ho capito che sei rimasta sconvolta dalla rivelazione. Se vuoi ti farò un autografo dopo. Però, in cambio, mi porterai quello che ti ho chiesto Rachel? - insistette in tono melenso e falsamente dolce. Un tono allenato dalle molte telefonate e dai molti incontri con i fans che lo costringevano a dimostrarsi gentile e sensibile.
- Ho capito, - disse lei in tono sommesso, boccheggiando - Ho capito... lei è un idiota! - esclamò infine - Ma lei ha idea di quanti scrittori, cantanti, attori e via dicendo mi capitano fra le mani ogni giorno? E sa quante richieste simili sento? Il portatile non glielo porto, il cellulare neppure! Si rassegni. Per quel che mi riguarda lei potrebbe anche essere il papa! Ed ora la smetta di piagnucolare e di fare i capricci. - rispose lei, prima di imboccare la porta ed andarsene con diavolo per capello, lasciando Thomas intontito. Decisamente spiazzato dalla reazione dell'infermiera si riebbe solo dopo qualche manciata di secondi. Fissò la porta sbattere e il rumore delle scarpe di Rachel nel corridoio lo riscossero dal torpore.
- Maledetta! - strillò poi - Vedrai che alla fine cederai! Oh, se cederai Rachel. Ti farò vivere un inferno stupida donna! - aggiunse poi, tirando un pugno al materasso. Quelle frasi avevano un senso di déjà-vu, erano più o meno le stesse cose che aveva promesso a Magda il giorno precedente.


Nota importante che riporto anche qui:
Rileggendo il capitolo allo stremo mi sono resa conto di un errore grossolano e decisamente assurdo. In partenza avevo deciso che fossero le braccia ad essere fratturate, ma poi, riflettendoci ho cambiato idea. Per il continuo della storia è molto meglio che sia la gamba ad essere fuori uso. Così ho dovuto modificare questo capitolo. Mi spiace per il disagio.

Angolino Recensioni:
Kunimitsu: Sono felice che i piccoli approfondimenti sui vari personaggi secondari non ti abbiano annoiata. Per il nostro Cruise... non lo so! Diciamo che me lo tengo lì, per varie ed eventuali. Se mi capiterà lo tirerò nuovamente in ballo! Spero che gradirai anche questo capitoletto.
Hikary: Felicissima che le comparse siano state così apprezzate, e la famiglia di vetrai tornerà di sicuro. Ho dei progetti per uno dei due fratelli. Ma non dico quale, non dico come e perché... tanto fra non molto lo scoprirete!

Angolino dell'autrice per la serie "una padellata di fattacci miei"!
Quasi da non credere, sono tornata! Non so come, ma questo capitolo è nato praticamente in due giorni. L'ispirazione per il personaggio di Tiffany è arrivata come un fulmine, e da lì in poi è stato un gioco da ragazzi. Spero che sia gradito e, se trovate errori, ve ne prego: segnalatemeli.
Spero che il prossimo capitolo non si faccia attendere così tanto, ma sicuramente non potrò lavorarci prima del 13 gennaio. Questo perché il 10, il 12 e il 13 avrò tre esami... yeah!
Se Lady Ispirazione si degna di passare a trovarmi dopo il 13, sarò più che felice di dedicarmici anima e corpo.
  
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