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Autore: ShunLi    03/01/2009    6 recensioni
"Hohenheim... Non perderti tutti i preziosi istanti che puoi condividere con i tuoi figli, o te ne pentirai." Piccoli momenti di vita tra Hohenheim e i suoi figli.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Hohemheim Elric, Trishia Elric
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Caro, io esco e vado a fare la spesa. Mi raccomando, bada ai bambini, io torno subito."
"Trisha, aspetta..."
Hohenheim non riuscì a fermare la donna, che con un luminoso sorriso, salutò i due bambini e chiuse l'uscio di casa.
"Mh..." L'uomo si grattò la testa, guardando i due bimbi.
Al era sul punto di piangere e Ed saltellava da una parte all'altra della stanza.
"E ora... Che faccio?"

Hohenheim si rese conto che solo Trisha sapeva come prendere i bambini per il verso giusto: il piccolo Alphonse gattonava nel box, succhiando il suo ciuccetto. Di essere preso in braccio non voleva saperne.
Invece Ed era una molla; non si stancava nemmeno un attimo, continuando a sfogliare libri, gettare carte alla rinfusa, insomma far salire i nervi ad Hohenheim.
Quest'ultimo si grattò la testa, in cerca di una soluzione: prima di tutto, prese Ed e lo allontanò dalle carte, piazzandolo sulla sua scrivania di fronte ad un sacco di pennarelli a cera.
"Ah! Colori!" Esclamò gioioso il bambino. Sistemato il più grande, Hohenheim prese in braccio il piccolo Alphonse.
Si ricordò all'istante delle parole di Trisha, riguardo a come tenerlo in braccio.
-Alphonse ha bisogno di sentire il contatto con te, sentire il battito cardiaco, l'odore di chi lo tiene stretto. Quindi non avere paura di mettergli la testa sul tuo petto. E ricordati di sorreggerlo con la mano dietro la schiena, devi fare in modo che non barcolli all'indietro. D'accordo tesoro?-

Assunta la posizione giusta, il bambino si accoccolò sul petto del padre, stringendo con le sue manine il gilè nero.
Hohenheim lo guardò sorpreso: non pensava che il piccolo potesse dimostrare tanto affetto.
Gli accarezzò la testa. Alphonse sembrava felice.
"Papà!!" Chiamò Edward.
-Papà?- Pensò Hohenheim. Gli sembrava così estranea quella parola, che non credeva che Ed avesse chiamato proprio a lui.
Ed scese dalla sedia, tenendo stretto un foglio di carta e raggiunse Hohenheim, facendogli vedere lo scarabocchio appena fatto.
"Papà, questo l'ho fatto per te!" Esordì il bambino.
Con tratto incerto, e un uso variegato di colori, Ed aveva disegnato la sua famiglia. La figura su cui si era impegnato tanto era proprio il papà.
"Ed... Questo sono io?"
Il bimbo annuì.
Hohenheim era sul punto di piangere.
Guardare il viso felice di Ed, l'espressione appagata di Al... E dire che Trisha non faceva altro che ripeterglielo.
-Non devi soffocare i tuoi sentimenti. Sono le tue creature, qualcosa che va ben oltre l'alchimia che studi.-

"Che dici, lo mettiamo in un quadro e lo appendiamo nel corridoio?" Chiese Hohenheim.
"Sii!"

Mentre Alphonse dormiva tranquillo nel suo lettino, Hohenheim, insieme ad Ed, misero in esposizione il quadro.
Ed, con occhi sognanti, guardava il suo papà e il suo disegno. Erano uguali!!
"Ecco fatto." Disse l'uomo, soddisfatto di aver appeso il quadro. Non senza aver sbagliato un paio di volte, picchiandosi il dito con il martello.
"Voglio vederlo." Lamentò Ed.
"Perchè, non lo vedi?"
"Lo voglio vedere da vicino." E tese le braccia, aspettando che il padre lo prendesse.
Hohenheim si grattò la testa, domandandosi come mai non fosse a studiare e a fare ricerche.
Ma per una volta...
Hohenheim prese in braccio Ed.
Quest'ultimo osservò il disegno. Poi si mise a fissare il padre.
"Cosa c'è Ed?"
"Anch'io voglio questi!" E il piccolo afferrò gli occhiali del padre, inforcandoli sul nasino in continuazione, perchè non stavano.
Hohenheim restò di sasso: i suoi occhiali nelle mani di un bambino...
Poi quando Ed fu soddisfatto del risultato li fece vedere al padre.
"Come mi stanno?"
Hohenheim rise.
Ed teneva gli occhiali sotto al naso e imbronciando il muso, questi si reggevano. Respirando però, i vetri si appannavano e Hohenheim rise ancora, per la genialità del bambino.
"Ti stanno benissimo!"
Ed sorrise, facendo scivolare gli occhiali.

All'improvviso, un pianto disperato fece sussultare Hohenheim.
Entrò nella stanza dove Alphonse dormiva e vide che era proprio lui ad emettere quel pianto assordante!
Hohenheim si sedette a terra, vicino al lettino, poggiando Ed sullo stesso.
"Ehi, cosa c'è, perchè piangi?" Disse Hohenheim, prendendo in braccio Al.
Il bambino continuò ad urlare e l'uomo si prese di panico. Cosa gli era preso di così grave ad Alphonse?
"Forse ha fame." Disse Ed.
"Ne sei sicuro?"
Ed annuì. "Anch'io ho fame, Papà."
Di nuovo quella parola, papà.
Era bellissima e sentiva che cominciava ad abituarsi a quell'espressione.

Nonostante fosse sempre a casa, Hohenheim si accorse di quanto fosse assente nella vita dei suoi figli. Era sempre Trisha ad occuparsi di tutto, e lui non si accorgeva mai di niente.
Tra latte ed omogenizzati poggiati sulla cucina, non sapeva proprio decidersi.
Intanto Al continuava a lamentarsi della fame. Piangendo.
Ed cullava il suo fratellino, muovendo la piccola culla a dondolo avanti e indietro, aspettando il suo papà e il cibo per Alphonse.
Quando finalmente Hohenheim arrivò con il biberon del latte, -mi raccomando caro, non deve essere nè troppo  freddo, nè troppo caldo- ricordandosi delle raccomandazioni di Trisha, il piccolo Alphonse riuscì a mangiare.
Ed restò vicino a suo padre, gustandosi la scena del tutto improbabile, mangiando anche lui del pane con marmellata.
Hohenheim rimase sorpreso del suo istinto paterno. E dire che nemmeno lui ricordava più cosa significasse essere padre o figlio. Ma con Alphonse ed Edward, a poco a poco, lo stava riscoprendo.

Ormai erano le sette di sera e Trisha non era ancora rincasata.
Forse si era fermata dalla vecchia Pinako... Oppure era ancora a fare spese.
Comunque fosse, sapeva che a quell'orario Trisha faceva il bagno ai bambini e li metteva a letto. Il bagno ai bambini... Non che fosse necessario farglielo tutti i giorni, in fondo erano sempre puliti e profumati. Preso dal dubbio, Hohenheim si odorò un ascella.
-Oddio- Pensò.
Lui non era l'esempio perfetto della pulizia.
Guardò i suoi bimbi, che stavano allegramente giocando a terra con delle sculture in legno. Seguendo con attenzione ciò che facevano, era divertente vederli ridere e giocare.
-Tesoro, io ti dico solamente questo... Non perderti tutti i preziosi istanti che puoi condividere con i tuoi figli, o te ne pentirai.-
Trisha aveva ragione.
Hohenheim si alzò e sedendosi anche lui sul pavimento, si unì al gioco che i bambini stavano facendo.
Si mise in braccio Alphonse e i tre giocarono ancora, fino a quando...
"UEEEE'!!" Alphonse ricominciò a piangere.
Hohenheim si spaventò di nuovo, come era accaduto prima: cosa succedeva stavolta?
Solo Ed poteva dargli la risposta. Lo vide con il naso tappato causa forse uno sgradevole odore. E in un attimo capì. La tortura di ogni genitore, cambiare il pannolino al proprio figlio!!
-No, tutto tranne questo...- Pensò Hohenheim, preso dal panico.
Mentre Ed teneva in braccio il fratellino, Hohenheim preparava tutto il necessario: pannolino pulito, salviette, borotalco, pomata anti-rossore, acqua calda...
Hohenheim era pronto.
"Vieni qui, Ed."
Edward prontamente si avvicinò al padre e poggiò Alphonse su un giaciglio preparato da Hohenheim.
Prima fase: svestire Alphonse. Una trappola umana di bottoncini e calzamaglia. Hohenheim non ne coglieva il senso pratico.
Seconda fase: allontanare Edward prima di togliere il pannolino ad Al. Cosa che risultò alquanto difficile, dato che Ed voleva guardare. Guardare cosa poi, Hohenheim non riusciva proprio a capirlo.
Terza fase, la più importante: togliere il pannolino e gettarlo alla svelta, prima che l'odore sgradevole potesse diffondersi per tutta la casa.
"Papà, attenzione a non inciampare!" Avvertì Ed, vedendo il padre vicino ai giocattoli. Per poco, Hohenheim non scivolò per terra... Insieme al pacco regalo di Alphonse.
MISSIONE COMPIUTA.
Quale altro padre era in grado di fare altrettanto?
Hohenheim era pieno d'orgoglio quando rivestì il piccolo Al. Quest'ultimo sorrideva divertito, grazie anche alle smorfie di Ed.

Ormai erano le otto passate e di Trisha nemmeno l'ombra.
Hohenheim si sentiva stanco, in tutti i sensi. Ora riusciva a capire le lamentele di Trisha, quando si sentiva a pezzi e voleva riposare.
Tenere a bada i bambini, la casa in ordine...
Eh si, Trisha era proprio una santa donna.
"Papà, credo che Alphonse abbia sonno." Disse Ed, anche lui con tono assonnato.
Hohenheim guardò il figlio, poggiato sul suo petto. Ronfava leggermente, tenendo gli occhi chiusi. Edward sbadigliò, inducendo Hohenheim a fare lo stesso. Poi si alzò dalla sedia, facendo attenzione a non svegliare Al.
"Su, forza. Andiamo a letto." Disse Hohenheim, tendendo la mano verso Ed.
Edward, strinse forte quella mano calda e rassicurante, camminando verso la camera da letto. Senza  ricordarsi di mettersi il pigiama, tanto era stanco, il piccolo Ed si addormentò sul petto del padre.

"Sono tornata!" Esordì Trisha, sulla soglia.
Una volta poggiate le buste sul tavolo, la donna si avviò verso lo studio di Hohenheim. Ma stranamente non vide l'uomo chinato sullo scrittoio.
Se ne sorprese.
"Dove sarà? Hohenheim?"
E i figli? Non erano accorsi per salutarla.
"Bambini?"
Andò in perlustrazione nelle altre stanze, notando lo strano disegno appeso nel corridoio. "Ma che bello!" Esclamò.
Arrivò nella stanza da letto, certa che i bambini erano lì a dormire. In effetti era così.
Ma erano insieme al loro padre, che anche durante il sonno, si somigliavano come tre gocce d'acqua. Sorrise, vedendo quell'insolito quadretto.
"Ecco un perfetto ritratto di famiglia." Disse Trisha, socchiudendo la porta e lasciando i tre nel mondo dei sogni.

OWARI.

nda
y_y sniff...
Questo ritratto di famiglia è perfetto!
Questa fic l'ho scritta dopo aver letto i vari bonus nel manga di FullMetal, mi fa troppa tristezza sapere che Hohenheim ha abbandonato quelle due creature così piccole!!
Recensite, mi raccomando v_v
BUON ANNO A TUTTI!!! :D
  
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