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Autore: Pandora_2_Vertigo    17/05/2015    0 recensioni
Kristina sbarca a Denver per abbandonare una vita monotona e triste, svuotata dalla perdita del padre, un anno prima per un incidente stradale.
A Denver troverà un nuovo quartiere, nuove conoscenze, ma anche nuove ombre a cui prestare attenzione.
- Si può sapere dove cavolo eri finita? – Fred mi accoglie in casa.
- All’ospedale avevano bisogno di qualcuno che facesse un doppio turno… - non gli dico nulla di quello che mi è successo. Anche perchè dire ad un cacciatore che un vampiro mi ha sedotta, portata nel suo rifugio, ha bevuto del mio sangue e infine mi ha baciata, non mi sembra questa grande idea. Che avrebbe pensato di me?
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kristina'
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- Mi ripeta esattamente quello che ha visto signorina – il tenente Harper davanti a me pronuncia quelle parole che avevo già sentito troppe volte in una sola notte. Nessun sorriso smagliante compare sul suo volto tirato. Mi trovo alla stazione di polizia e mi stanno interrogando.
- Come ho già detto, ero in bagno, ho sentito delle urla e mi sono affacciata alla finestra. Ho chiesto se qualcuno aveva bisogno di aiuto e ho avuto un altro urlo come risposta. Allora ho chiamato il 911 e poi, visto che le urla continuavano, sono corsa nel vicolo per vedere se potevo dare un mano, dato che sono infermiera. Quando sono arrivata ho visto solo un ombra che si allontanava e il corpo steso a terra – rispondo calma, era almeno la quinta volta che ripetevo le stesse identiche cose. Evito di parlare del ringhio che ho sentito, mi avrebbero presa per pazza.

Dopo aver visto il corpo a terra ed essere rimasta paralizzata a fissarlo, il suono delle sirene mi aveva riscosso e lentamente mi ero avvicinata al corpo, per provare a soccorrerlo. Era una donna di una trentina d’anni vestita in modo casual; subito mi ero inginocchiata per sentirle i battiti appoggiando indice e medio sul suo collo, ma il suo cuore aveva già smesso di pompare. Le avevo passato una mano sugli occhi spalancati per chiuderglieli.
Nel frattempo la polizia era arrivata e due agenti mi avevano puntato la pistola addosso. Uno di loro era il Tenente Harper
- Mani in alto!
“Proprio come nei film” subito avevo pensato


- E come mai era china sul corpo della vittima? – la domanda del tenente mi riporta alla realtà.
- Sono infermiera, stavo guardando se quella donna era ancora viva. – rispondo decisa, evidentemente non mi credono.
- Signorina Murphy è un po’ difficile crederle – la voce proviene da un agente appoggiato al muro della stanza. E’ alto, molto robusto, sui trent’anni. Un ghigno sul volto butterato, incorniciato da una barba di almeno un paio di giorni. Mi sta antipatico a pelle, ma chiunque mi sarebbe risultato antipatico in questa situazione. Porta una targhetta sul petto con scritto Agente C. Collins. – Era l’unica persona presente sulla scena del crimine, o meglio l’unica nell’intero isolato e per di più l’abbiamo trovata china sul corpo della vittima - ancora la sua voce.
- Stavo ascoltando se c’erano pulsazioni. – ribattei angosciata, dovevo avere gli occhi fuori dalle orbite
- E allora ci dica: secondo lei chi è stato?
- Non saprei…ho visto solo un ombra che si allontanava…
- E per gli altri omicidi? Ha un alibi? –il tenente Harper ha un tono incoraggiante.
- Mi sono appena trasferita e non ho ancora fatto conoscenze, la sera resto a casa...da sola. – la mia voce è appena un sussurro
- Per me la possiamo anche incriminare. - risponde l’agente Collins.
- Per me faresti bene a startene in silenzio - il Tenente Harper lo zittisce immediatamente, guardandolo torvo.
- Mi scusi Tenente –
“Ben ti sta” non posso fare a meno di godere di quel rimprovero.
Harper si volta a fissarmi, si vede che sta riflettendo a fondo sugli elementi a sua disposizione.
- Signorina Murphy, per ora può andare, ma si tenga a disposizione della polizia.
Mi ha creduto.
Con un sorriso enorme lo ringrazio e lo saluto con una stretta di mano.
Nell’uscire lancio un’occhiataccia all’agente Collins.

Apro lentamente la porta dell’ascensore e mi ritrovo davanti alla porta del mio appartamento. Sono stravolta, non vedo l’ora di andare a dormire.
- Sei arrivata finalmente! Si può sapere dov’eri finita!? – una voce dall’angolo buio del pianerottolo. Cerco a fatica di mettere a fuoco, ma non c’era bisogno, avrei riconosciuto ovunque la voce di mio fratello.
- Fred? Che diavolo ci fai Tu Qui!? – dico in un tono acuto.
- E me lo chiedi pure? Sei apparsa in tutti i notiziari come la possibile serial killer di Denver. Avrei dovuto stare sul divano ad aspettare l’esecuzione della pena di morte per venire a vedere cosa succede? – dice con un pizzico di sarcasmo. Avanza di un paio di passi e la poca luce del pianerottolo lo illumina: un ragazzone alto e grosso, tutto muscoli e cervello. Capelli castani portati corti e occhi verdi, proprio come i miei. Sul volto un paio di occhiali da vista e un sorriso strafottente…mi sta prendendo in giro di gusto.
- Esagerato….e mamma? Non l’avrai lasciata da sola! – lo rimprovero.
- È venuta zia Flora a farle compagnia e comunque è ancora in gamba, sa cavarsela da sola.
- Si lo so. Ma come l’ha presa? –
- Beh…che ne dici di fami entrare e di parlarne con calma? Così mi racconti tutto
- Forse hai ragione… -
La mia esperienza di ragazza indipendente è terminata dopo circa una settimana, da non credere.
Fred ha portato con se un borsone non troppo grosso, che abbandona vicino al divano.
Sentendo dei rumori Mya ci raggiunse in salotto. Subito passa a farsi coccolare prima da me e poi da Fred; anche lui le vuole molto bene.
- Ecco qua la mia miciona preferita! Allora, ti sono mancato?
- Miaoooo!
- Kris vedo che alla fine ce l’hai fatta a sistemarti…
- Fred ho passato una notte di inferno, che ne dici di raccontarmi brevemente tutto e dormire? Ne parleremo meglio domattina – dico esausta.
- La mamma sta bene non preoccuparti, sono venuto qui per controllare di persona e rassicurarla…non ci fidiamo molto delle tue parole: avevi detto di essere al sicuro e guarda in cosa ti sei cacciata.
- Oh andiamo, non mi è successo niente, sto bene. - cerco di alleggerire l’atmosfera
- Ma hai assistito ad un omicidio, pensano che sia tu l’assassina…
- No non lo pensano, altrimenti non mi avrebbero rilasciata
- Ma sicuramente ti terranno sotto controllo, esatto? Ma non ti devi preoccupare, ora ci sono io a proteggerti… - sorride
- Certo! Come no, è arrivato mio fratello, Superman di periferia! – dico sarcastica
- Mmmm non sono a quei livelli, ma me la cavo!
- Come scusa?
- Niente, niente, dormiamo che è meglio, domani riprenderemo il discorso.
- Se lo dici tu…ti va bene dormire sul divano?
Si sistemò alla meglio per la notte.
Una notte insonne per me, abitata da incubi, da urla e da ombre…la passai rigirandomi nel letto.

Mi sveglio definitivamente poche ore dopo, sentendo delle voci provenire dalla sala… riconosco quella di Fred e un’altra era familiare, ma non riesco ad identificarla.
- Oh ti sei svegliata! Il tenente Harper è passato per parlare con te. – la voce di Fred è allegra.
- Buongiorno signorina Murphy.
- Avanti tenente, la chiami Kristina – Fred lo sta incoraggiando a darmi del tu? Ma è completamente impazzito?
- Buongiorno tenente. Che ci fa qui? – biascico con la bocca impastata
- Buongiorno signorina….ehm….Kristina – dice scambiando un sorriso con mio fratello – Sono passato a vedere come sta e per sapere se ricorda qualcos’altro – mi sorride smagliante, ma il suo volto stanco. Anche lui ha dormito poco. Me tre lo osservo percorrermi con lo sguardo, mi rendo conto dello stato in cui sono: una vecchia maglia lunga e lisa come pigiama, che mi copre a malapena il sedere, calzini colorati ai piedi, pantofole arancioni a forma di zucca (un residuo di Halloween), capelli scarmigliati e sicuramente (non mi ero ancora vista) occhiaie modello “pugno in un occhio”. Avvampo all’istante, mentre con le mani cerco di tirare giù il più possibile la maglietta.
Con la coda dell’occhio vedo Fred ridere di gusto. Maledetto.
- Buongiorno tenente – ripeto impacciata
- Ti prego, a questo punto chiamami William…- sorride, sembra che un raggio di sole gli abbia illuminato il viso.
- D’accordo – sono totalmente imbambolata. – Allora accomodati, faccio il caffè intanto.
Corro in camera a mettere qualcosa di decente addosso, mentre Fred fa accomodare William.
Nell’ora seguente ripeto ancora tutta la mia storia. Se non altro così Fred è venuto a conoscenza degli avvenimenti e grazie alla presenza di William non può assalirmi di domande assurde e rimproveri.
- Ma come sono morte quelle persone? – mio fratello mi sorprende con questa domanda. Lo guardo stranita.
- Hanno tutte strani segni di punture sul collo e sul corpo, ma niente tagli o lacerazioni, niente ossa rotte, niente fori di proiettile. Il medico legale ha detto che i loro corpi erano quasi prosciugati, senza sangue, ma nei luoghi degli omicidi non ne abbiamo trovato nemmeno una goccia, è una cosa stranissima.
La risposta di William mi lascia senza fiato. Cosa poteva farsene un assassino di tutto quel sangue?
- E non avete idea di cosa possa farsene di quel sangue? – Fred mi legge nel pensiero.
- No.
- E avete detto che l’assassino non lascia tracce?
- Esatto e nessuno l’aveva mai visto fino a ieri sera.
Mi irrigidisco.
- Ma io ho solo visto un ombra – provo a difendermi.
- Si ma lui ha visto te – dice William. Sembra affranto.
Sia lui che Fred mi stanno fissando. I loro sguardi sono così seri e preoccupati.
- E questo cosa vorrebbe dire?
- Che sei seriamente in pericolo. – sentenzia Fred.
Per un attimo il cuore mi si ferma, così come il mio respiro. Evidentemente sbianco perché li vedo fissarmi preoccupati.
 
Mi riprendo pochi minuti più tardi.
- Ecco si è ripresa – una voce angelica giunge al mio orecchio, è William. Apro gli occhi e me lo trovo così vicino da poter sentire il suo profumo, è così buono. – Di nuovo buongiorno! Ci stavamo preoccupando.- mi sorride dolcemente.
Avrei potuto svenire ancora dopo questa visione paradisiaca. Invece mi faccio forza e mi tiro su.
- Che è successo? Sono svenuta? – domando.
- Si, ma direi che ti sei ripresa appieno – Fred rideva nuovamente
- Spiritoso! Scommetto che non ti sei nemmeno degnato di preoccuparti per me!
- No, Kristina, tuo fratello ti ha soccorso. – William lo sta difendendo mentre non accenna a smettere di sorridermi. Mi vuole morta, spirata per una visione celestiale non concessa ad una ragazza mortale.
- E va bene, scusa Fred e grazie – dico sbuffando.
Scoppiano entrambi in una fragorosa risata, alla quale mi unisco anche io. La tensione è scomparsa dalla stanza.


- Bene. Ora devo andare. – mi dice William - Kristina sta tranquilla, ci sarà sempre una pattuglia nel circondario a controllare la situazione. Sarai al sicuro.
Non feci nemmeno in temo a ringraziarlo.
- Mi ripeta esattamente quello che ha visto signorina – il tenente Harper davanti a me pronuncia quelle parole che avevo già sentito troppe volte in una sola notte. Nessun sorriso smagliante compare sul suo volto tirato. Mi trovo alla stazione di polizia e mi stanno interrogando.
- Come ho già detto, ero in bagno, ho sentito delle urla e mi sono affacciata alla finestra. Ho chiesto se qualcuno aveva bisogno di aiuto e ho avuto un altro urlo come risposta. Allora ho chiamato il 911 e poi, visto che le urla continuavano, sono corsa nel vicolo per vedere se potevo dare un mano, dato che sono infermiera. Quando sono arrivata ho visto solo un ombra che si allontanava e il corpo steso a terra – rispondo calma, era almeno la quinta volta che ripetevo le stesse identiche cose. Evito di parlare del ringhio che ho sentito, mi avrebbero presa per pazza.

Dopo aver visto il corpo a terra ed essere rimasta paralizzata a fissarlo, il suono delle sirene mi aveva riscosso e lentamente mi ero avvicinata al corpo, per provare a soccorrerlo. Era una donna di una trentina d’anni vestita in modo casual; subito mi ero inginocchiata per sentirle i battiti appoggiando indice e medio sul suo collo, ma il suo cuore aveva già smesso di pompare. Le avevo passato una mano sugli occhi spalancati per chiuderglieli.
Nel frattempo la polizia era arrivata e due agenti mi avevano puntato la pistola addosso. Uno di loro era il Tenente Harper
- Mani in alto!
“Proprio come nei film” subito avevo pensato


- E come mai era china sul corpo della vittima? – la domanda del tenente mi riporta alla realtà.
- Sono infermiera, stavo guardando se quella donna era ancora viva. – rispondo decisa, evidentemente non mi credono.
- Signorina Murphy è un po’ difficile crederle – la voce proviene da un agente appoggiato al muro della stanza. E’ alto, molto robusto, sui trent’anni. Un ghigno sul volto butterato, incorniciato da una barba di almeno un paio di giorni. Mi sta antipatico a pelle, ma chiunque mi sarebbe risultato antipatico in questa situazione. Porta una targhetta sul petto con scritto Agente C. Collins. – Era l’unica persona presente sulla scena del crimine, o meglio l’unica nell’intero isolato e per di più l’abbiamo trovata china sul corpo della vittima - ancora la sua voce.
- Stavo ascoltando se c’erano pulsazioni. – ribattei angosciata, dovevo avere gli occhi fuori dalle orbite
- E allora ci dica: secondo lei chi è stato?
- Non saprei…ho visto solo un ombra che si allontanava…
- E per gli altri omicidi? Ha un alibi? –il tenente Harper ha un tono incoraggiante.
- Mi sono appena trasferita e non ho ancora fatto conoscenze, la sera resto a casa...da sola. – la mia voce è appena un sussurro
- Per me la possiamo anche incriminare. - risponde l’agente Collins.
- Per me faresti bene a startene in silenzio - il Tenente Harper lo zittisce immediatamente, guardandolo torvo.
- Mi scusi Tenente –
“Ben ti sta” non posso fare a meno di godere di quel rimprovero.
Harper si volta a fissarmi, si vede che sta riflettendo a fondo sugli elementi a sua disposizione.
- Signorina Murphy, per ora può andare, ma si tenga a disposizione della polizia.
Mi ha creduto.
Con un sorriso enorme lo ringrazio e lo saluto con una stretta di mano.
Nell’uscire lancio un’occhiataccia all’agente Collins.

Apro lentamente la porta dell’ascensore e mi ritrovo davanti alla porta del mio appartamento. Sono stravolta, non vedo l’ora di andare a dormire.
- Sei arrivata finalmente! Si può sapere dov’eri finita!? – una voce dall’angolo buio del pianerottolo. Cerco a fatica di mettere a fuoco, ma non c’era bisogno, avrei riconosciuto ovunque la voce di mio fratello.
- Fred? Che diavolo ci fai Tu Qui!? – dico in un tono acuto.
- E me lo chiedi pure? Sei apparsa in tutti i notiziari come la possibile serial killer di Denver. Avrei dovuto stare sul divano ad aspettare l’esecuzione della pena di morte per venire a vedere cosa succede? – dice con un pizzico di sarcasmo. Avanza di un paio di passi e la poca luce del pianerottolo lo illumina: un ragazzone alto e grosso, tutto muscoli e cervello. Capelli castani portati corti e occhi verdi, proprio come i miei. Sul volto un paio di occhiali da vista e un sorriso strafottente…mi sta prendendo in giro di gusto.
- Esagerato….e mamma? Non l’avrai lasciata da sola! – lo rimprovero.
- È venuta zia Flora a farle compagnia e comunque è ancora in gamba, sa cavarsela da sola.
- Si lo so. Ma come l’ha presa? –
- Beh…che ne dici di fami entrare e di parlarne con calma? Così mi racconti tutto
- Forse hai ragione… -
La mia esperienza di ragazza indipendente è terminata dopo circa una settimana, da non credere.
Fred ha portato con se un borsone non troppo grosso, che abbandona vicino al divano.
Sentendo dei rumori Mya ci raggiunse in salotto. Subito passa a farsi coccolare prima da me e poi da Fred; anche lui le vuole molto bene.
- Ecco qua la mia miciona preferita! Allora, ti sono mancato?
- Miaoooo!
- Kris vedo che alla fine ce l’hai fatta a sistemarti…
- Fred ho passato una notte di inferno, che ne dici di raccontarmi brevemente tutto e dormire? Ne parleremo meglio domattina – dico esausta.
- La mamma sta bene non preoccuparti, sono venuto qui per controllare di persona e rassicurarla…non ci fidiamo molto delle tue parole: avevi detto di essere al sicuro e guarda in cosa ti sei cacciata.
- Oh andiamo, non mi è successo niente, sto bene. - cerco di alleggerire l’atmosfera
- Ma hai assistito ad un omicidio, pensano che sia tu l’assassina…
- No non lo pensano, altrimenti non mi avrebbero rilasciata
- Ma sicuramente ti terranno sotto controllo, esatto? Ma non ti devi preoccupare, ora ci sono io a proteggerti… - sorride
- Certo! Come no, è arrivato mio fratello, Superman di periferia! – dico sarcastica
- Mmmm non sono a quei livelli, ma me la cavo!
- Come scusa?
- Niente, niente, dormiamo che è meglio, domani riprenderemo il discorso.
- Se lo dici tu…ti va bene dormire sul divano?
Si sistemò alla meglio per la notte.
Una notte insonne per me, abitata da incubi, da urla e da ombre…la passai rigirandomi nel letto.

Mi sveglio definitivamente poche ore dopo, sentendo delle voci provenire dalla sala… riconosco quella di Fred e un’altra era familiare, ma non riesco ad identificarla.
- Oh ti sei svegliata! Il tenente Harper è passato per parlare con te. – la voce di Fred è allegra.
- Buongiorno signorina Murphy.
- Avanti tenente, la chiami Kristina – Fred lo sta incoraggiando a darmi del tu? Ma è completamente impazzito?
- Buongiorno tenente. Che ci fa qui? – biascico con la bocca impastata
- Buongiorno signorina….ehm….Kristina – dice scambiando un sorriso con mio fratello – Sono passato a vedere come sta e per sapere se ricorda qualcos’altro – mi sorride smagliante, ma il suo volto stanco. Anche lui ha dormito poco. Me tre lo osservo percorrermi con lo sguardo, mi rendo conto dello stato in cui sono: una vecchia maglia lunga e lisa come pigiama, che mi copre a malapena il sedere, calzini colorati ai piedi, pantofole arancioni a forma di zucca (un residuo di Halloween), capelli scarmigliati e sicuramente (non mi ero ancora vista) occhiaie modello “pugno in un occhio”. Avvampo all’istante, mentre con le mani cerco di tirare giù il più possibile la maglietta.
Con la coda dell’occhio vedo Fred ridere di gusto. Maledetto.
- Buongiorno tenente – ripeto impacciata
- Ti prego, a questo punto chiamami William…- sorride, sembra che un raggio di sole gli abbia illuminato il viso.
- D’accordo – sono totalmente imbambolata. – Allora accomodati, faccio il caffè intanto.
Corro in camera a mettere qualcosa di decente addosso, mentre Fred fa accomodare William.
Nell’ora seguente ripeto ancora tutta la mia storia. Se non altro così Fred è venuto a conoscenza degli avvenimenti e grazie alla presenza di William non può assalirmi di domande assurde e rimproveri.
- Ma come sono morte quelle persone? – mio fratello mi sorprende con questa domanda. Lo guardo stranita.
- Hanno tutte strani segni di punture sul collo e sul corpo, ma niente tagli o lacerazioni, niente ossa rotte, niente fori di proiettile. Il medico legale ha detto che i loro corpi erano quasi prosciugati, senza sangue, ma nei luoghi degli omicidi non ne abbiamo trovato nemmeno una goccia, è una cosa stranissima.
La risposta di William mi lascia senza fiato. Cosa poteva farsene un assassino di tutto quel sangue?
- E non avete idea di cosa possa farsene di quel sangue? – Fred mi legge nel pensiero.
- No.
- E avete detto che l’assassino non lascia tracce?
- Esatto e nessuno l’aveva mai visto fino a ieri sera.
Mi irrigidisco.
- Ma io ho solo visto un ombra – provo a difendermi.
- Si ma lui ha visto te – dice William. Sembra affranto.
Sia lui che Fred mi stanno fissando. I loro sguardi sono così seri e preoccupati.
- E questo cosa vorrebbe dire?
- Che sei seriamente in pericolo. – sentenzia Fred.
Per un attimo il cuore mi si ferma, così come il mio respiro. Evidentemente sbianco perché li vedo fissarmi preoccupati.
 
Mi riprendo pochi minuti più tardi.
- Ecco si è ripresa – una voce angelica giunge al mio orecchio, è William. Apro gli occhi e me lo trovo così vicino da poter sentire il suo profumo, è così buono. – Di nuovo buongiorno! Ci stavamo preoccupando.- mi sorride dolcemente.
Avrei potuto svenire ancora dopo questa visione paradisiaca. Invece mi faccio forza e mi tiro su.
- Che è successo? Sono svenuta? – domando.
- Si, ma direi che ti sei ripresa appieno – Fred rideva nuovamente
- Spiritoso! Scommetto che non ti sei nemmeno degnato di preoccuparti per me!
- No, Kristina, tuo fratello ti ha soccorso. – William lo sta difendendo mentre non accenna a smettere di sorridermi. Mi vuole morta, spirata per una visione celestiale non concessa ad una ragazza mortale.
- E va bene, scusa Fred e grazie – dico sbuffando.
Scoppiano entrambi in una fragorosa risata, alla quale mi unisco anche io. La tensione è scomparsa dalla stanza.


- Bene. Ora devo andare. – mi dice William - Kristina sta tranquilla, ci sarà sempre una pattuglia nel circondario a controllare la situazione. Sarai al sicuro.
Non feci nemmeno in temo a ringraziarlo.


Grazie a chi ha inserito la storia tra le seguite. E' un onore. Pandora
  
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