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Autore: Pandora_2_Vertigo    11/05/2015    0 recensioni
Kristina sbarca a Denver per abbandonare una vita monotona e triste, svuotata dalla perdita del padre, un anno prima per un incidente stradale.
A Denver troverà un nuovo quartiere, nuove conoscenze, ma anche nuove ombre a cui prestare attenzione.
- Si può sapere dove cavolo eri finita? – Fred mi accoglie in casa.
- All’ospedale avevano bisogno di qualcuno che facesse un doppio turno… - non gli dico nulla di quello che mi è successo. Anche perchè dire ad un cacciatore che un vampiro mi ha sedotta, portata nel suo rifugio, ha bevuto del mio sangue e infine mi ha baciata, non mi sembra questa grande idea. Che avrebbe pensato di me?
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kristina'
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Arrivata sera faccio una doccia calda. Ci voleva proprio. I miei pensieri si sciolgono con il vapore dell’acqua bollente sulla pelle e mi scivolarono addosso; quando chiudo il getto della doccia la mente è libera, sgombra.
Mi avvolgo l’asciugamano addosso e mi affaccio al grande specchio del bagno, che mostra la mia intera figura: alta e snella, con linee morbide; viso tondo, con labbra carnose e occhi verdi appena nascosti da un frangetta portata di lato, capelli castani e lunghi fino a metà arricciati in eleganti boccoli naturali.
Passo una mano sullo specchio appannato a causa del vapore, per vedere sul mio fianco la mia voglia a forma di cuore. Era sempre stata lì da che mi ricordassi e mi piaceva, ci ero affezionata. Ci passo sopra un dito e me la sfioro ricordando le sensazioni che suscita in me quando un uomo me l’accarezza…un lieve solletichio e una sensazione di caldo, come di bruciore sulla pelle; non che avessi avuto molti uomini, giusto un paio…ma quelle emozioni non si dimenticano facilmente.
Una ventata di aria fredda mi colpsce sulla schiena. Da dove accidenti arriva? Le finestre sono chiuse sia in bagno che nelle altre stanze. Un brivido mi scivola dal collo fino ai piedi, come se venissi accarezzata da una mano fredda. E’ una sensazione così contrastante con quella che avevo appena riportato alla mente.
Sento Mya miagolare nell’altra stanza..
Mi guardo attorno per cercare di capire da dove possa arrivare quello spiffero gelido, ma non trovo niente che possa spiegarlo.
“Beh una casa vecchia è normale che sia piena di spifferi no?” penso tra me. Prendo subito dei vestitti puliti per coprirmi. Sento bussare alla porta e mi risveglio dai miei pensieri.
Dallo spioncino vedo un uomo in tenuta blu, un poliziotto. Apro la porta. Un giovane sui 27 anni, alto, occhi e capelli color nocciola e un sorriso appena accennato sulle labbra. Proprio carino. No, molto più che carino.
- Buonasera Signorina.

- Buonasera…Agente. Che succede? – chiedo un po’ allarmata

- Chiedo scusa per il disturbo e per l’ora tarda, ma devo farle delle domande.
- Ma è successo qualcosa? Ho fatto qualcosa? È per il contratto d’affitto? Guardi che col padrone di casa è tutto a posto, è una persona gentilissima e …
“Calmati Kris, perché parli a vanvera? Che hai? La coda di paglia?”
- No no signorina non si preoccupi, lei non ha fatto nulla.
- Ah, meno male. Ma allora che succede?
- È stato commesso un omicidio a meno di un isolato da qui. – il sorriso abbozzato di poco prima era scomparso dal suo viso.
- Oh, mi dispiace
“ Che si dice in questi casi? Mi dispiace va bene?”
- Non si preoccupi. Lei ha sentito qualche rumore strano per caso? Non so urla, spari, qualsiasi cosa che non sia normale…
- Beh non direi, mi sono appena trasferita, non so quali siano dei rumori anomali da queste parti e comunque ero sotto la doccia fino a poco fa, quindi non ho sentito niente. Mi spiace, nemmeno le sirene della polizia. Ma chi è morto?
- Una ragazza, avrà avuto al massimo 25 anni, pensiamo stesse tornando a casa. Dai documenti abitava nelle vicinanze…
Avrei potuto esserci io al posto del cadavere. A quel pensiero un brivido mi percorre per tutto il corpo. Brrrrrrrrrr!
- Comunque se le viene in mente qualcosa, qualsiasi cosa chiami in centrale e chieda di me, sono il Tenente William Harper, per servirla – dice togliendosi il cappello e sorridendo con una fila di denti perfetti e splendenti.
- Ehm…va bene… - Non mi ero ancora ripresa del tutto da quel sorriso.
- Bene. E mi raccomando faccia attenzione di sera quando esce.
- Certo. E grazie – questa volta il sorriso smagliante me lo gioco io.
- Arrivederci.
Mi richiudo la porta alle spalle, dopo aver dato tutte e 5 le mandate con la chiave e aver inserito il chiavistello. Praticamente mi barrico dentro.
Mi accoccolo sul divano e Mya mi raggiunse subito, arrotolandosi di fianco a me facendo le fusa. Coccolandola accendo la tv. Una giornalista imbacuccata in un cappotto scuro parla di un omicidio, si trattava di quella povera ragazza. Dietro sullo sfondo si vedono le luci dei lampeggianti della polizia e dell’ambulanza, e quelle più luminose dei riflettori dei giornalisti, degli uomini della scientifica che facevano i rilevamenti sulla scena del crimine. Partono delle immagini girate in precedenza in cui una barella con sopra un corpo in un sacco nero veniva caricato sull’ambulanza, e il Tenente Harper, che faceva allontanare i giornalisti. “
….la vittima è una ragazza di 25 anni, ed è stata trovata da dei passanti accasciata in un vicolo della strada, già morta. La polizia non ho rilevato segni di violenza sulla vittima, e non è stato un tentativo di rapina. L’unico indizio sono degli strani segni come di punture, su collo e braccia...non ci sono testimoni dell’accaduto…



All’omicidio di quella sera ne seguirono altri, uno ogni giorno quasi e tutti nella stessa zona. Secondo le notizie riportate dai media tutti gli omicidi avvenivano di sera e le vittime riportavano sempre gli strani segni di punture sul collo e sul altre parti del corpo; l’unica cosa che cambiava era la vittima: non solo ragazze, ma anche giovani uomini. La loro età non superava mai i 40 anni; tutti erano stati aggrediti in strada.
Ormai la sera non si vedeva in giro molta gente e quei pochi passanti erano sempre in compagnia, mai da soli.
Dal canto mio, la sera mi barricavo in casa e mi vedevo un film noleggiato da Blockbuster nel pomeriggio durante i miei giri turistici della città.
Mio fratello Fred ogni tanto chiamava per chiedere come stavo, per tranquillizzare mia madre che andasse tutto bene e che non fossi in pericolo. Ovviamente li rassicuravo sempre, ma non ero proprio tranquilla nemmeno io.

Venerdì sera.
Usco dalla doccia avvolta nell’asciugamano e come al solito pulisco dalla condensa lo specchio di fronte a me con la mano. Prendo la crema idratante dal mobile del bagno quando uno spiffero d’aria ghiacciata proveniente dalle mie spalle mi investe la schiena…lascio cadere il barattolo per terra e parte della crema fuoriesce, mentre i brividi mi invadono ogni parte del corpo. Mi volto per vedere se la finestra del bagno è chiusa e così è. Nel silenzio più totale lo sento. Un grido agghiacciante per quanto soffocato, proveniente dal vicolo su cui si affacciava il bagno. Mya comincia a miagolare dalla stanza accanto e a soffiare, come quando si mette in posizione di attacco e le si rizza tutto il pelo. Mi avvicinai alla finestra e la spalanco guardando giù.
Il vicolo è poco illuminato, la poca luce arriva dai lampioni sulla strada principale. All’inizio non vido nulla, poi sento un rumore, come dei fruscii e girando lo sguardo verso il fondo del vicolo noto qualcosa muoversi…un ombra forse.
Non so bene cosa avevo visto e non so nemmeno cosa mi prese, ma la mia bocca si apre da sola
- Ehi c’è qualcuno? – urlo.
Un altro grido proprio dall’angolo in cui guardo, mi raggiunge, ma viene subito soffocato, bloccato. Qualcosa stava impedendo a qualcuno di urlare.
- Tutto bene? Che succede?
Ed ecco un rumore. No, un suono o meglio un ringhio, come di un animale arrabbiato…
Spaventata ricaccio dentro la testa e chiudo la finestra. Corro in camera e compongo il 911.
- 991 – una voce femminile all’altro capo
- Pronto! Dovete venire subito! C’è qualcosa che non va!
- Si calmi signora. Mi spieghi.
- C’è qualcuno nel vicolo dietro casa mia – dico agitata. Non sapevo nemmeno io cosa dire: un ombra impedisce a qualcuno di urlare? Mi avrebbero preso per pazza.
- E cosa sta facendo questo qualcuno signora?
- Credo che sia quell’assassino di cui parlano i giornali, vi prego venite in fretta! – ormai sono paranoica.
- Va bene signora, ma si calmi. Mi dia il suo indirizzo, manderemo subito una squadra.

Detto l’indirizzo alla centralinista e chiudo la comunicazione. Mi vesto al volo. Cosa diavolo sta succedendo sotto casa mia? Devo fare qualcosa!
“Dopotutto sono un infermiera” mi ripeto nella testa, potrebbe esserci una persona ferita. possoo aiutarla, devo aiutarla.
Cammino avanti e indietro vicino alla porta del bagno, indecisa se andare a guardare ancora fuori dalla finestra oppure no. Una parte di me è spaventata a morte, un’altra vuole vedere cosa sta succedendo.
Sento ancora un brivido percorrermi per tutta la schiena e dell’aria fredda accarezzarmi il collo. Paranoia. Tutte le finestre sono chiuse, in particolare quella del bagno, ma vedo i miei capelli spostarsi leggermente. No, non sono pazza. Non è uno spiffero a farmi tremare, è quella brezza gelida, come un soffio di paura, un alito di morte.
Mya è ora sotto la finestra del bagno e continua a soffiare e miagolare, come a caccia.
Faccio tre passi avanti nella sua direzione, sospinta dalla mia stessa paura e nuovamente un urlo soffocato, ma molto più debole rispetto agli altri mi raggiunge.
Non capisco più nulla.
Mi precipito verso la porta e la spalanco, faticando con le mille serrature. Corro affannata giù per le scale, non c’è tempo per quella trappola di ascensore. Apro il portone d’ingresso del palazzo e mi fiondo trafelata nel vicolo urlando
- C’è qualcuno?
Faccio qualche passo avanti. Vedo un ombra muoversi e scomparire. Sento il rumore di qualcosa che cade.
Dopo qualche secondo per far abituare i miei occhi alla luce fioca del vicolo avanzo ancora di poco.
Un urlo giunge alle mie orecchie. E’ la mia voce. Urlavo non me ne rendevo conto. Fisso immobilizzata il corpo appoggiato al muro del vicolo. Morto presumibilmente.
Ricomincio a tremare senza tregua. In lontananza un suono di sirene.
  
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