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Autore: BBola    18/05/2015    1 recensioni
Nella lunga notte in cui il Sommo Shinigami generò Kid, tornò con la mente agli eventi che, ottocento anni prima, portarono alla caduta del regno degli otto grandi guerrieri, e alla nascita del mondo di Soul Eater, come lo conosciamo noi...
Avvertimenti: SPOILER dal manga
Genere: Azione, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Death the Kid, Kishin Ashura, Nuovo Personaggio, Ragnarok, Sommo Shinigami
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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-Arrivano! Ah, arrivano! -
Nascosto tra le isole di ghiaccio del Polo Nord, Asura percepiva, atterrito, l’inesorabile avanzare delle galee di Shinigami, cariche di neonate armi e maestri d’armi salpati dall’Isola Perduta al nord dell’Alaska.
A guidarli un agguerrito Mosquito che, stretta al petto la copia del “tirante” fabbricatagli da Shoren, cercava di ignorare l’incalzare della Follia che si faceva palpabilmente sempre più fitta, deciso ad immobilizzare il guerriero della paura, e ad offrire il suo corpo e la sua anima in pasto alla sua adorata Lady Arachne.
-Sono tanti! Ah, e vogliono me! – continuava tra sé il guerriero. – Hanno paura di me, ma vengono lo stesso, è orribile! La sento la loro paura, farsi strada nella mia testa! Ma le loro anime… mh, sì, sento anche loro! Ahahah, sono bellissime! E presto saranno mie! –
Non c’era tempo da perdere, aveva detto Arachne al mostro fedele. Asura cresceva in potenza a grande velocità, e bisognava fermarlo immediatamente, o non avrebbe più avuto occasione di assorbirlo.
Lei avrebbe distolto l’attenzione di Eibon e degli altri guerrieri dal laboratorio e dalle armi umane appena create, avrebbe creato un diversivo, per dar loro il tempo di neutralizzare Asura.
Ormai Arachnophobia si era esposta con la presa dell’Isola Perduta, per cui restava loro solo un’occasione, fallita la quale sarebbero rimasti senza frecce all’arco da scagliare contro Shinigami.
E ora erano lì, duecento contro uno, avvolti in pesanti pelli di animali e stretti, ognuno col suo nuovo compagno di battaglia, in una misteriosa risonanza dell’anima.
Anche Giriko, da ultimo, aveva scelto di sottoporsi all’esperimento, ma a condizione di combattere da solo, aspirazione ben accettata dagli altri uomini presenti . Sollecitato nella fantasia dagli artefatti del laboratorio di Eibon, il ragazzo aveva desiderato di essere un’arma mai vista prima, una sega alimentata da un motore dal funzionamento sconosciuto, cui nessuno aveva avuto il coraggio neanche di accostarsi, in quel momento tanto delicato.
-Conigli! – pensò tra sé. – Ma meglio per me. Posso godermi meglio la scena così! –
-L’ho visto! È di fronte a noi! – fece l’uomo di vedetta sull’imbarcazione, scorgendo l’esile figura di Asura tra la nebbia, in piedi in precario equilibrio su una calotta di ghiaccio galleggiante.
-Sarà uno scontro epico! – continuò ad eccitarsi Giriko, fremente dal desiderio di lanciarsi nella battaglia.
-Ai vostri posti! Si preparino le armi da tiro! – ordinò Mosquito. – Tenetelo occupato, mentre cerco di arrivargli alle spalle! –
Tra le scapole del mostro apparvero così dei piccoli pipistrelli, che uniti a formare due ali sincronizzate, sollevarono il mostro dal ponte, portandolo a dominare la scena in cui, uomini armati di balestre, cerbottane e giavellotti, si preparavano a mirare e a puntare il loro bersaglio.
-Iniziate! – ordinò.
Al comando, un nugolo di frecce e dardi scarlatti, alimentati dall’onda dell’anima dei maestri d’armi che li lanciavano, si levò in direzione del guerriero della paura.
Asura afferrò allora i lembi delle bende che gli coprivano il volto, e srotolatele appena, si procurò due lunghi nastri da sferzare contro i primi attacchi nemici, che riuscì così a neutralizzare e deviare facilmente.
Muovendosi agilmente, non si fece cogliere di sorpresa dal tiro di una lancia snella, puntata dritto contro il suo viso. Con freddezza, il guerriero l’afferrò con una mano prima che potesse ferirlo, e stringendola la mandò in frantumi, ingoiando senza ritegno la piccola anima azzurra che residuò dall’impatto.
-Venite avanti, così! – pensò il guerriero.
-È forte nel combattimento a distanza, vediamo come se la cava in uno scontro ravvicinato! – esclamò Giriko, lanciandosi fuori dall’imbarcazione.
Sfruttando le catene comparsegli lungo il corpo, l’arma iniziò a scivolare lungo le lastre di ghiaccio galleggianti in prossimità del nemico, incidendole appena. Portatosi dinanzi al nemico, sferrò un calcio tagliente contro di lui. Asura si protesse con un braccio, rimanendo ferito. Ma Giriko non ebbe il tempo di esultare per quel primo colpo messo a segno, che il guerriero gli afferrò il capo con violenza, sbattendolo sul ghiaccio senza pietà.
-Cercate di immobilizzarlo! – urlò Mosquito.
All’ordine, una pesante rete metallica calò sul nemico, costringendolo a chinarsi. Asura ne afferrò gli anelli con le mani, e imprimendo su di essi l’onda della sua anima, la spezzò liberandosene.
I pochi istanti di vantaggio guadagnati avevano permesso ad altri uomini di accerchiarlo, e di colpirlo pesantemente ora sul cranio con un nunchuck, ora sullo zigomo con un tirapugni borchiato, provocandogli altre ferite, con l’aiuto di Giriko che, riavutosi, ora gli piantava una ginocchiata nello stomaco. L’uomo con l’arma da mano saldata alle dita, tentò di completare l’opera sfruttando le lame laterali per incidere la pelle del collo del guerriero, ma riuscì appena a provocare uno squarcio nelle bende che l’avvolgevano.
Messo alle strette, Asura spalancò la bocca lasciando fuoriuscire la punta di Vajra, che carica del desiderio del suo maestro, scagliò un lampo di luce rossa contro gli avversari che lo circondavano.
-Miriamo alla gola! – fu l’idea lanciata da un altro uomo sull’imbarcazione, che armato di fiocina, lanciò un tridente nella direzione urlata.
Ma anche questo cedette di fronte alla robustezza di Vajra, provocando la reazione di un altro avversario che, con un agile movimento, arrotolò la propria frusta intorno alla scettro d’oro, iniziando a strattonare per estirparla dalla gola del suo possessore.
Asura incitò un altro attacco della sua arma che, illuminandosi, mandò a fuoco la corda che l’avviluppava.
-Fuoco, sì! – fu la reazione di un altro soldato, armato di un candelotto di dinamite.
L’uomo invocò l’eco dell’anima, e dalla sua arma si separarono micce incandescenti, che iniziarono ad esplodere tutto intorno al guerriero, causando delle fratture nella lastra di ghiaccio sotto di lui.
Asura fece per levarsi in volo e proteggersi dall’attacco, ma una forza dietro di lui glielo impedì.
Alle sue spalle, Mosquito aveva azionato il “tirante”, che, legatosi ai lembi dell’anima del nemico, aveva iniziato la sua opera, mentre altri due soldati cercavano di minare il suo equilibrio, colpendogli le ginocchia con una lucida spranga, e ferendolo al piede con un affilato tomahawk.
La forza degli attacchi sferrati contro il guerriero, tuttavia, non era abbastanza da stordirlo. Percepita la reazione dell’artefatto, Asura riuscì a voltarsi di scatto, e con un colpo delle bende, sbalzò fuori dalla lastra di ghiaccio il mostro zanzara e l’ordigno che stringeva, per poi levarsi in volo prima che la base su cui poggiava cedesse del tutto.
Al suo posto rimase una spirale conica di bende, che il guerriero portò intorno alle anime dei caduti, circondandole e raggruppandole.
Un uomo armato di un pesante bastone con la testa di torcia, levò allora una nuvola di fuoco in direzione del guerriero, che vide le sue protezioni incendiarsi rapidamente.
-Le mie bende! Le mie bende! – urlò Asura terrorizzato.
E prima che fosse troppo tardi, si tuffò nell’acqua congelata, nel tentativo di arginare il danno.
Gli uomini rimasti esultarono, pensando di aver avuto la meglio. Ma sotto i loro piedi, il ghiaccio che li sosteneva si illuminò d’improvviso di una luce rossa.
Asura aveva sferrato un ultimo attacco da sotto la superficie del mare, rompendo le lastre su cui poggiavano gli uomini e precipitandoli in acqua.
-Ritiriamoci! – ordinò Mosquito, che non era riuscito a salvare l’artefatto dopo il colpo.
Arpionandosi alle imbarcazioni come potevano, i sopravvissuti cominciarono a issarsi sulle galee, mentre, sott’acqua, Asura nuotava lontano da loro, per recuperare quanto possibile delle sue bende amiche, e accumulare dentro di sé le anime catturate.
 
 
-Dove siamo? – domandò Indra appena attraversato il portale creato da Chryse.  – Pensavo ci avresti riportato al mio castello. –
-Dovevo riportare l’artefatto al quartier generale. – chiarì la strega. – Questa che vedi è adesso una delle sedi dell’organizzazione con cui state collaborando adesso! –
-Organizzazione? Non parli dell’organizzazione che temeva Shinigami, vero? O vuoi forse dire che… no! – fece voltandosi con rabbia vero la Spada Demoniaca. - Non è stata un’idea di Ragnarok quella di mettermi contro i miei vecchi compagni, allora? –
-È stato bravo, non è vero? – commentò Chryse, voltandosi verso i guerrieri e continuando a camminare per le sale del castello all’indietro. – A convincerti, intendo, senza mai nominare la vera mente di tutto questo, Arachnophobia! –
-Ah, non è stato difficile – confessò Ragnarok – una parte di me all’inizio ha provato repulsione al pensiero di servire quella strega, e non volevo ammettere nemmeno a me stesso di essere stato abbindolato da lei! È stato appena l’altro giorno, quando ho visto Mosquito eseguire l’ordine di Arachne di uccidere tutte le sue compagne e di procurarle le loro anime! Ma è stato un attimo, chi ci pensa più ormai! –
-Un momento, cosa stai dicendo? – fece scettica Chryse. – Arachne è la nostra guida, non eliminerebbe mai persone del suo seguito. Meno che mai delle streghe come lei! –
-Ah, continua a sognare! – la canzonò Ragnarok. – La tua signora non è migliore del sommo Shinigami e dei guerrieri che dice di detestare! Anzi, direi che è molto peggio! Guardati intorno, vedi qualcuna delle tue sorelle in giro? –
-Che c’entra, saranno in missione con gli uomini! Stai cercando di manipolare anche me, ammettilo! –
-No, per nulla! – fece una voce d’improvviso. – Lo sciocco sfigurato è la persona più sincera che troverai tra queste pareti! –
-Questa voce… oh no! – si lamentò Ragnarok. – Sono ancora loro! –
Si voltò in direzione del suono, e lì vi trovò le ormai odiate Enio, Penfredo e Deino, colpevoli di averlo trascinato dritto nelle grinfie del castello di Baba Yaga. Le trovò nella sala della Progettazione, un profondo ambiente rettangolare e luminoso, con al centro un ampio tavolo dove Eibon era solito disegnare i primi schizzi delle sue idee, e sul quale adesso Chryse poggiava di mala voglia la borsa di tela con l’artefatto al suo interno.
-Che ci fate voi qui? – continuò la Spada infastidita. – Non vi ho viste certo salire sulle galee con noi per venire qui! –
-Dimentichi, caro Ragnarok – rispose Penfredo – che noi tre siamo i mostri della laguna! Viviamo benissimo sott’acqua, ed è lì, incrostate sotto le pance delle imbarcazioni di Shinigami, che ci siamo nascoste per seguirvi! –
-E per quale ragione? Non mi avevate annoiato abbastanza? –
-Beh, no, eravamo curiose di vedere ancora qualcosina, in realtà! – disse, e come al suo solito, prese a sghignazzare perfidamente con le sorelle.
Finalmente un altro portale si aprì, e Arachne raggiunse il gruppo del quartier generale.
-Arachne – le andò incontro Chryse – che succede? Perché qui vogliono farmi credere che hai fatto uccidere le nostre compagne? Dove sono adesso? –
-Chryse, cara mia – cominciò la strega carezzandole il viso, ancora sovrappensiero per lo scontro appena consumato con Vàrua – non darti pensiero per loro! In questo momento ognuno è dove deve essere, a servire Arachnophobia come è giusto che sia! –
-No! – esclamò la strega aquila inorridita, cominciando ad indietreggiare. – Non è possibile! Non venirmi a dire che fino ad adesso ho servito un’organizzazione simile! Se davvero hai fatto uccidere delle streghe tu… tu sei pazza! Come… come? Hai idea dei guai in cui ci hai cacciati? Noi dovevamo rovesciare il regno di morte di Shinigami, e invece hai cominciato a comportarti come lui! A che cosa stavi pensando? –
-Chryse, calmati! – cercò di fermarla Ragnarok. – Non ti mettere contro di lei! Se ora dovesse ordinarmi di ucciderti dovrei ubbidire, lo sai! –
-No, non credo proprio! – si intromise Indra. – Anche Chryse mi ha aiutato ad eliminare Vàrua, quindi tu – fece rivolgendosi ad Arachne – non la toccherai neanche con un dito. Se non vuole lavorare per te, d’ora in poi lavorerà con me! In quanto a te, strega, ti sei servita di me con l’inganno, complimenti! Ma questo non si ripeterà! Se vuoi la mia collaborazione, adesso passo io al comando. E su questo non si tratta! –
Arachne sussultò appena. Non si aspettava ostilità da parte di Indra. Attraverso Ragnarok, il suo veleno doveva avere già fatto effetto, e i fili della sua ragnatela dovevano aver già preso possesso della sua anima. Ma non si perse d’animo. In fondo, il dio della guerra non aveva niente a che vedere con l‘integerrimo Vàrua. Sedurlo alla vecchia maniera sarebbe stato un gioco da ragazzi.
-Certamente Indra. – si limitò a dire con un sorriso sottile. – Sono a tua completa disposizione. –
 
 
Dopo la rivelazione di Eibon, il guerriero della conoscenza era sparito dalla Sala del Consiglio, lasciando uno Shinigami sconvolto e pensieroso, seduto al tavolo coi gomiti poggiati sopra, e il volto tra le mani.
-Che cosa ha senso fare ormai? – si domandava il dio della morte. – Qualsiasi cosa facciamo non riusciamo ad arginare il disastro. Che senso ha continuare a combattere? Perché Vàrua insisteva perché non perdessi la speranza, se lui per primo si era rassegnato all’ineluttabilità degli eventi? Non ci capisco più niente. –
Dopo qualche minuto di silenzio, Shinigami fu ridestato dai suoi pensieri dal passo di Eibon, che tornava nella Sala con le mani nascoste dietro la schiena.
-Te n’eri andato? Non me n’ero neanche accorto! – gli disse stancamente il dio della morte.
-Volevo lasciarti riflettere in pace. –
-E su cosa? Non abbiamo niente in mano, solo supposizioni. Ma d’altro canto, se Vàrua è bloccato nel mondo delle streghe, potremmo restare qui tutta la vita ad attendere sue notizie senza successo. –
-Lo so, per questo pensavo di tornare al mio laboratorio. –
-E per quale motivo? –
-Beh, per cercare delle risposte. Se il “tirante” è lì, magari non abbiamo niente di cui preoccuparci. In caso contrario, non avremmo più motivo per trattare con Arachnophobia e manderemmo finalmente la sua creatrice e i suoi seguaci all’altro mondo. Che ne pensi? –
-Ancora una volta mi ricordi Indra, quando disse che non se ne sarebbe andato di qui se non combattendo! –
-Hai un’idea migliore? –
-No, in effetti no. Ci chiamano “guerrieri” d’altronde, combattere è quello che ci riesce meglio. E forse, avremmo dovuto limitarci a quello! –
-Ora sei tu a parlare come Indra! Non dimenticare che tanto Excalibur quanto Vàrua pensavano che potessimo davvero dare al mondo qualcosa di più! Non sentirti in colpa per quanto sta accadendo. Ora dobbiamo solo cercare di fare del nostro meglio! A questo proposito… –
Eibon liberò le mani da dietro la schiena, e rivelò una maschera bianca, unita da una seconda protezione, con tre fessure verticali, da un sostegno orizzontale sulla sommità.
-Eri andato nella Sala per la forgiatura delle armi? Perché hai preso una maschera da saldatore? –
-L’ultima volta che abbiamo combattuto insieme, ad Acquanegra, eravamo in otto! Adesso siamo solo in due. Ho pensato che indossare una maschera come la tua potrebbe aiutare ad incutere un po’ più di rispetto ai nostri avversari! Ho scelto apposta la più appariscente! –
-Eibon… - fece rassegnato Shinigami.
-Su, dai! Ricorda quello che ha detto Vàrua! Prendi la vita con più spensieratezza! Sì, certo, sono tempi bui quelli che stiamo vivendo, ma intristirci maggiormente non ci sarà d’aiuto! Stiamo andando a combattere per portare indietro i nostri amici, facciamolo con entusiasmo! E pensiamo ad un problema alla volta! –
-Se non indossassi questa maschera – rispose il dio della morte – adesso mi staresti vedendo sorridere! –
-Da amico, – rispose Eibon, chinandosi verso il guerriero e poggiandogli una mano sulla spalla – sono contento di non poterlo vedere! Hai sempre avuto un aspetto spaventoso, caro mio! –
 
 
Nella Sala della Progettazione, Indra stava apprendendo da Arachne tutto quanto dovesse sapere su Arachnophobia, i suoi metodi, le sue sedi, i suoi membri. E molto sommariamente, i suoi scopi.
Il dio della guerra cercava di tenere viva l’attenzione, sebbene quelle faccende non facessero decisamente per lui. E i gusti della strega in quanto a bevande, non aiutavano. Ma in assenza di vino, cercava di farsi andare bene lo champagne che gli venne servito dalle Graie.
-Sì, capisco quello che dici. – tagliò corto il dio della guerra. – Vuoi sovvertire l’ordine di Shinigami, fermare Asura, e tutto il resto. Ma perché? Cosa vuoi davvero per te? –
-È semplice Indra – rispose la strega dolcemente, accostandosi al guerriero – voglio solo non dovermi nascondere più! Sono ricorsa a metodi a volte estremi, è vero, ma sono stanca di vedere me e le mie sorelle perseguitate come delle povere vittime, e perché poi? – continuò afferrandogli il mento . – Non siamo poi così terribili, dopo tutto! Shinigami ci disprezza, ma tu sei diverso! Non hai paura della potenza degli altri, ne riconosci il valore! Per questo ho voluto la tua collaborazione. Vivrei volentieri, in un mondo guidato da te! –
A Indra piaceva essere adulato, ma non era un ingenuo. Se davvero fossero state solo queste le motivazioni, Arachne non avrebbe avuto motivo di creare un’organizzazione che portasse il suo nome, né di cercare il suo aiuto con l’inganno. Le sarebbe bastato andare direttamente da lui, e lui le avrebbe aperto le porte del suo castello, come aveva fatto con Free. Era improbabile che l’idea di rendere lui il capo dei guerrieri le fosse venuta in corso d’opera, per cui non c’era altra spiegazione. Arachne stava prendendo tempo. Stava cercando di sedurlo, e se i tempi fossero stati diversi, quei suoi magnetici occhi di ragnatele avrebbero avuto la meglio su di lui. Ma in tempo di guerra, non erano ammessi errori. L’incoscienza con cui Arachne si era esposta in maniera tanto sfrontata contro i guerrieri era sospetta. L’atteggiamento irriverente dei tre mostri era sospetto. E un’altra presenza ancora, fra tutte, era ancora più sospetta.
Ma le risposte alle domande del dio della guerra non si fecero attendere a lungo. Tutto fu chiaro, non appena un essere dalle ali di pipistrello, e l’aspetto sfiancato e derelitto, apparì alla finestra della Sala.
-Mosquito! – esclamò sgomenta la strega dei ragni, correndo verso di lui.
-Sono  desolato, Lady Arachne – affannò stancamente il mostro – abbiamo fallito. L’artefatto è andato distrutto, e gli uomini inviati non sono riusciti a tenere testa ad Asura. Quelli che sono sopravvissuti stanno rientrando con le galee, e saranno qui a momenti. –
-No, non è possibile! – cominciò la strega, presa dal terrore. – Ho visto coi miei occhi Indra abbattere con facilità uno dei guerrieri con l’aiuto di una mia arma! Com’è potuto accadere? Perché gli altri sono così deboli? –
-Oh, ma guarda! – esclamò tra sé Penfredo, suscitando ancora una volta l’ilarità delle sorelle.
-O insomma, che avete da ridere ancora? – si rivolse verso loro Arachne, decisamente spazientita.
-Perché non lo chiedi alla strega che nascondono nel sottoscala? – la provocò Indra.
-Come? Che cosa vai dicendo ora? –
-Non ce n’è bisogno! – fece una voce argentina, proveniente dalla porta. – Io sono già qui! –
-No! – sibilò Arachne, con un misto di ira e disgusto. - Medusa! – esclamò poi, vedendo la sorella venire avanti stringendo in mano il Libro di Eibon, trafugato nel laboratorio. – Come sei arrivata qui? E quando vi siete messi d’accordo voi due? –
-…sette, otto, e nove persone! – contò tra sè Ragnarok. – Diamine, si è affollato in fretta questo posto! –
-Intendi noi? – chiese Indra. – È la prima volta che la vedo. Ma ne ho avvertito la presenza non appena siamo arrivati all’Isola Perduta. E quando le tre signore qui presenti si sono affrettate a dire a Chryse che non avrebbe trovato nessun’altra strega qui, ho capito che le stavano facendo da palo. Ho retto il loro gioco, finchè non avessi capito cosa stesse succedendo qui. –
-Oh…che incredibile acume! – disse melliflua Penfredo.
-Scherzate? – rispose il dio della guerra. – Realizzo strategie e inganni da molto prima di voi! E voi tre puzzate di losco da molto lontano! –
-Sì, bene, io però non sto capendo ancora niente! – si intromise Ragnarok.
-È presto detto, ragazzo… - fu la risposta di Medusa.
 
Foresta di Sherwood, anno 1112
Sulla superficie del fiume Trent, tre folti cespugli di alghe galleggiavano quietamente.
Accostandosi di un palmo a loro, diveniva udibile un lieve ronzio, il debole gorgheggiare di una bocca che, poggiata sul pelo dell’acqua, inspirava ed espirava regolarmente, ingoiando ed emettendo fiotti di liquido trasparente, misto ad insetti e lerciume. Ed insieme ad uno di tali fiotti, la Graia Penfredo trangugiò, suo malgrado, un ospite indesiderato, insinuatosi nella tranquillità del suo riposo.
-Ah! Cos’è stato? – si lamentò il mostro, dandosi dei pugni sul petto e tossendo forsennatamente, cercando di espellere il corpo estraneo, e svegliando le due sorelle di fianco a lei.
-Buonasera, signore! – fece una voce gentile verso di loro.
-Chi parla? – domandò curiosa Enio, cercando di annusare l’aria, non avendo occhi per vedere intorno a sé.
-Mi chiamo Medusa! Forse avete sentito parlare di me! –
-Medusa? – fece Deino. – Perché non mi è nuovo questo nome? –
-È una delle tre gorgoni, ignorante! – la rimproverò Enio. – I frammenti di Luna caduti nella zona più umida di Atene. Le streghe che rappresentano gli animali più viscidi e velenosi che esistano, lo sanno tutti! –
-Viscide e umide! Ah, proprio come noi! –
-Scusate – cercò di catturare la loro attenzione Penfredo – io ho ingoiato qualcosa e non riesco a cacciarlo! – gracchiò, continuando a tossire.
-Sputa! Sputa! – la incitò Deino.
-Non è così facile! – le informò Medusa. – La vostra amica ha ingoiato uno dei miei serpenti! Non se ne libererà finchè non lo deciderò io! –
-Oh, è perché mi hai fatto una cosa simile, sentiamo! – fece arrabbiata Penfredo.
-Vicino a voi posso essere sicura di non essere osservata dai tanti ragni della mia sorellina, Arachne. So che sta cercando di mettere insieme un’organizzazione, e non penso proprio che sia interessata a coinvolgere nessuna di voi tre. Ormai siete marce e avvizzite, e non potete più condividere il suo modo vivace di vedere il mondo! Tuttavia, potete tornare utili a me! Voglio tenere d’occhio quell’arpia e capire cosa sta tramando, e ho bisogno di qualcuno che la spii per conto mio! Vi andrebbe di farlo per me? –
-Ehi, ferma un attimo! – obiettò Enio. – Come pensi che potremmo avvicinarla, eh? Hai appena detto che non è interessata a noi, pensi che ci comparirà lo stesso davanti e si lascerà inseguire senza fare storie? –
-Sì che lo farà, se le arriverà voce che voi tre siete in possesso di qualcosa che può interessarle. E qui in questa foresta c’è un lupo, un lupo mannaro, per essere precisi! –
-Occhio del Diavolo, sì, sì! –
-Esatto! E vi andrebbe di giocargli un bel tiro? –
-A quell’impiccione che ci ha messe in questo guaio? Ahahah, certo, molto volentieri! – esclamò Penfredo.
-Benissimo! Allora attraverso il serpente che hai ingoiato, io ti guiderò, e ti dirò esattamente cosa fare… -
 
 
-Quindi fammi capire – chiese Ragnarok, che aveva seguito attentamente il resoconto della storia – queste tre fino ad ora non hanno lavorato per Arachne, ma per te? –
-Precisamente! – disse beffarda la strega dei serpenti.
-Perché, Medusa? – chiese rabbiosa Arachne. – Sei stata la prima a cui ho chiesto di unirsi a me, e mi hai ignorata. Perché ora mi fai questo? –
-Arachne, sapevo che ti saresti cacciata in qualche guaio! Non hai la stoffa della stratega, tutto quello che sai fare è convincere gli altri a fare le cose per te! E ora ti sei anche messa a giocare con gli artefatti di Eibon? Mia cara, la sperimentazione non è qualcosa che fa per te! Richiede tempo, e pazienza, ma tu non sei fatta così, tu sei abituata ad avere tutto e subito! I progetti contenuti in questo Libro sono troppo complicati per una come te! –
A quelle parole tanto irriverenti Mosquito si irritò, e muovendosi deciso verso Medusa, le strappò il Libro di mano.
-Ti chiedi perché le tue armi demoniache siano deboli? Mi sembra chiaro! Invece di puntare alla qualità, hai puntato alla quantità! Ma non hai pensato che, corrompendo il corpo di Ragnarok con il tuo veleno, l’hai reso debole! Il nostro potere tende alla distruzione, e ora anche il suo sangue e quello delle tue armi! Per tornare ad essere forti come quelle pensate da Eibon, ora richiederanno il sacrificio di una strega! E tutto grazie a te! –
-Sì, dice il vero. – confermo Indra. – L’ho sentito quando ho combattuto con lui. Non ho trovato la stessa facilità nel maneggiarlo che ho provato, in passato, con Vajra. Ragnarok continua ad essere un’ottima arma perché può amplificare l’onda dell’anima di chi lo maneggia e perché, anche se per poco tempo, è stato allenato personalmente da Shinigami, e grazie a lui ha sviluppato degli attacchi davvero notevoli. Tuttavia, non ha più il sangue di un guerriero, adesso è una semplice arma metamorfica, anche grottesca se vogliamo, con quelle labbra voluttuose che ora compaiono sulla sua lama. E nell’istante in cui le nostre anime si sono incontrate per la prima volta, ho avvertito una forza malefica cercare di corrompermi attraverso di lui. Mi ha fatto male. Ma io ho un corpo divino, e il veleno non può alterare il mio sangue, può solo avere presa sulla mia anima quando entro in risonanza con quella di Ragnarok. Ma una volta cessata, torno ad essere completamente me stesso.
-Sai, Arachne, - continuò il dio della guerra – se non fossi stato già ai ferri corti con gli altri guerrieri, adesso ti avrei già strangolata per quello che sei riuscita a farmi fare a Vàrua. Ma, d’altro canto, devo ammettere che senza il tuo intervento, probabilmente, non avrei mai trovato il coraggio di fare ciò che doveva essere fatto già da tempo, e di commettere un’azione così empia come uccidere uno dei miei stessi compagni.
Anzi no, ripensandoci, non è esatto parlare di coraggio. I fili della tua ragnatela sono serviti da mezzo, da tramite attraverso cui ha viaggiato la Follia di Ragnarok, alla quale sarei rimasto immune altrimenti. –
-Quindi mi dispiace, sorellina, ma direi che hai perso! – concluse Medusa.
-Cosa sei venuta a fare qui, sorella, – chiese spietata Arachne – sei venuta solo a festeggiare mentre mi vedi cadere? –
-No, tutt’altro! Sono venuta a proporti un patto! Come ti ho detto, la sperimentazione non è qualcosa che fa per te, ma di certo si addice a me! Cedimi Ragnarok! E in cambio io non rivelerò a Mabaa quello che hai fatto alle streghe, e dove si trova la sede di Arachnophobia! Già, grazie alle Graie adesso so anche quello! –
-No, non credo proprio! – si oppose Arachne. – Ragnarok è la prima delle mie armi, e in un modo o nell’altro sarà la chiave per la mia vittoria. Non rinuncerò a lui! E poi, come hai detto tu, il mio veleno circola nel suo sangue, ormai obbedisce ai miei ordini! –
-Il suo sangue e il suo corpo sono cose che si possono cambiare, se si sa come farlo! A me interessa solo la sua anima! –
-Ehi! Attenta un po’ a come parli! – si agitò la Spada Demoniaca.
-Non se ne parla, Medusa. – decise Indra. – Ragnarok, seppur indebolito, può ancora servirmi nella lotta contro Asura, adesso che ho capito come allineare perfettamente le nostre anime…  -
-Come volete! Allora buona fortuna, Arachne! Immagino che Shinigami sia già in giro a urlare furioso il tuo nome… buon divertimento a nasconderti anche da Mabaa! –
Non appena Medusa si voltò in direzione della porta, Arachne emise un urlo di rabbia, lanciandosi contro la sorella.
-Vector plate! – invocò fredda la strega dei serpenti.
Intorno ad Arachne comparvero dei vettori disposti in circolo, tutti puntanti verso il centro, in sua direzione. Nella corsa la strega ne calpestò uno, e da questi fu sbalzata all’indietro, per urtare con la schiena contro una barriera invisibile che la teneva intrappolata.
-Mosquito, fermala! – gridò.
-Ragnarok! – chiamò Indra.
All’ordine l’arma si tramutò nella Spada Demoniaca, e il dio della guerra la puntò all’istante verso la gola del mostro.
-Lasciala andare! – gli intimò il guerriero. – Arachne se l’è cercata. Ora avrà quello che le spetta. Non vale la pena cercare lo scontro adesso. –
 
Medusa era ormai giunta in prossimità dell’uscita del castello, quando fu raggiunta da Penfredo.
-Medusa, ormai il nostro compito è finito, ma lascia che ti dia un consiglio. – la ammonì, guardando nell’occhio del lupo. – Tu vuoi Ragnarok, ma fai molta attenzione! Ricorda che il felino alimenta la sua mente, il nemico naturale del serpente… -
-Quante sciocchezze! – disse la strega. E schioccando le dita, richiamò a sé il serpente nel corpo della Graia, facendolo esplodere. Al suo posto rimase soltanto un’anima e l’occhio. Quest’ultimo rotolò a terra verso Medusa, che lo bloccò, intrappolandolo tra le dita di un piede scalzo. - Magie come queste appartengono ad un mondo antiquato – pensò, iniziando a premere contro il bulbo – quello che ho in mente io è destinato ad essere molto più evoluto. Non si parlerà più di futuro, ma di progresso. Il mio progetto è qualcosa che va oltre me, o Shinigami. E se richiederà il mio sacrificio, ben venga! –
E con un’ultima spinta, schiacciò al suolo l’occhio maledetto.
 
 
Angolo di BBola!
Salve a tutti, questa volta nessuna noiosa nota a piè di pagina, solo una precisazione ancora più noiosa ed inutile!
Ho appena scoperto che il terzo capitolo della serie di film di Thor, che sarà al cinema nel 2017, si intitolerà proprio “Ragnarok”! Non il nostro Ragnarok, ma una specie! Ecco, siccome al termine del secondo film degli Avengers, che è uscito al cinema di recente, ho sentito uno dei personaggi fare un discorso su “ordine e caos”, abbastanza simile a quello che ho fatto fare a Shinigami nel mio quarto capitolo (per la serie, quanto sono originale!) volevo solo precisare che non è in corso nessun plagio dell’universo Marvel! Non conosco la storia dei fumetti di Thor e compagni, quindi per eventuali somiglianze prendetevela direttamente con Ohkubo, che pure si è ispirato alla mitologia nordica… io ho cercato solo di essere coerente con la sua storia!!!
Ecco ho finito! Ve l’ho detto che era una precisazione inutile!!! Di nuovo ciao a tutti!!!
 

 
 
  
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