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Autore: Giulia 96    18/05/2015    1 recensioni
Il ritorno a Washington DC fu molto difficile, mi ero ormai arresa al fatto di essere morta e tornare a vivere mi sarebbe costato molto, come potevo affrontare tutti quanti, soprattutto Tony, come potevano perdonarmi, dopo aver messo in dubbio la loro fiducia?
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti, in primo luogo vorrei scusarmi con tutti voi per la lunga attesa, in verità l'avevo pronto da molto tempo, ma non mi piaceva e l'ho cambiato più volte, spero di non essere stata troppo sbrigativa e che vi piaccia, sappiatemi dire cosa ne pensiate, accetto tutto anche le critiche, mi servono (sperando che non ci siano) per migliorare ;) 
Un bacio a tutti e buona lettura!

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Mi risvegliai nel letto di Tony tutta dolente, avevo mal di testa per la fame e così decisi di alzarmi per dirigermi in cucina, appoggiai le gambe per terra e provai ad alzarmi, riuscivo a stare in piedi anche se ero appoggiata al bordo del letto per sostenermi, decisi quindi di provare a camminare, provavo dolore, ma finché non avrei provato a camminare di nuovo non ci sarei mai riuscita… neanche il tempo di fare il primo passo che entrò Tony.
 
“Mi sembrava di aver sentito che eri sveglia Ninja! Dimmi cosa ti serve così posso aiutarti.”
“Avrei fame” risposi con una voce rauca.
“Ok, questo tuo desiderio posso esaudirlo, preparo la cena, se intanto ti accomodi sul divano io finisco di cucinare.”
 
Mi accompagnò sul divano e mi accese la TV, neanche la stavo guardando, ero più presa nel riflettere sulla mia condizione fisica…
 
“A tavola!”
 
I giorni passarono serenamente, il mattino mi dedicavo alla ginnastica e piano piano riuscii a tornare a camminare senza bisogno d’aiuto, un traguardo vero e proprio, certo ero ancora indolenzita ma mi stavo riprendendo… era la notte il problema maggiore, quando chiudevo gli occhi non riuscivo a non sognare la mia prigionia, non riuscivo a dimenticare e tutte le notti mi svegliavo di soprassalto con Tony al mio fianco che cercava di tranquillizzarmi…
 
“It’s just a dream…”
“No, it’s not… I’m fine Tony, really…”
 
Erano ormai passate poco più di due settimane e da qualche giorno ormai vivevo in un mio appartamento e non mi ero fatta viva con nessuno quindi decisi di vestirmi e andare a trovare Gibbs, anche perché era sabato mattina e l’avrei di sicuro trovato a casa…
Una volta trovatami di fronte alla sua porta d’ingresso mi resi conto che probabilmente dormiva ancora, erano le 5 del mattino, decisi di entrare comunque, ormai ero arrivata…
 
“Pensavo che mi avresti lasciato qualche minuto in più per finire il caffè, ma a quanto pare sei già qui Ziva, cosa succede?”
“Non riuscivo a dormire quindi ho pensato di passare per salutare…se vuoi torno dopo…”
“No no, sono sveglio, vieni avanti, sediamoci.”
 
Eravamo seduti in cucina attorno al piccolo tavolo per fare colazione, vi appoggiò sopra la tazza del caffè  e cominciò a parlare…
 
“Ho sentito DiNozzo in questi giorni e mi ha detto che non hai mai parlato dell’accaduto, anzi, mi ha detto che non hai mai parlato in generale, tutto ok?”
“Sto bene…” farfugliai nella pancia.
“Non è star bene andare in casa della gente alle 5 del mattino perché non si riesce a dormire…hai bisogno d’aiuto Zee…”
 
Ma insomma e cosa pensa che stia cercando a casa di mio padre?
 
“È difficile…” più che difficile è anche doloroso…
“Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile…hai bisogno di parlarne con qualcuno…”
“Voglio solo dimenticare…”
“Non serve a niente Ziva tenerti tutto quanto dentro, lo capirai, prima o poi esploderai, è meglio prevenire e curare subito…se hai bisogno di compagnia la mia porta è sempre aperta lo sai…”
“Si…”
“Con Tony come sono andate le cose?”
“Devo trovare il modo di chiarire con lui…non sono riuscita a parlargli…”
“Non è l’unico con il quale tu debba chiarirti…”
“Anche per questo sono qui…per ringraziarti di tutto quello che hai fatto per me…”
“Voglio che tu mi risponda sinceramente Ziva, tuo padre ti ha detto di uccidere tuo fratello per ottenere la mia fiducia?”
“Si…”
“Allora qui le cose non vanno bene…”
“Ma io non l’ho ucciso perché mi è stato ordinato! Io l’ho ucciso perché fino all’ultimo pensavo che fosse innocente, era mio fratello! Poi… quando ho capito… non potevo permettergli di uccidere ancora un innocente, Gibbs, era mio fratello e tu non eri niente!”
 
Scoppiai in lacrime, non volevo piangere ma mi sentivo a terra.
Tra un singhiozzo e l’altro Gibbs mi abbracciò, ripetendomi più volte che era tutto ok, riuscii dopo poco a calmarmi e decisi di andare da Tony per poter chiarire anche con lui…
 
“Ciao Tony…”
“Ziva! Che piacere vederti, entra!”
“Ho bisogno di parlarti…”
“Entra e parliamo, vuoi qualcosa per fare colazione?”
“No grazie, ho già mangiato a casa prima di uscire…”
 
Ci sedemmo sul divano e iniziai il discorso…
 
“Se puoi non interrompermi, voglio essere il più chiara possibile… non ti ho ancora ringraziato per essere venuto in mio soccorso mentre ero in Somalia…e soprattutto non ho avuto il coraggio di chiederti scusa per come io mi sia comportata con te, tu mi hai sempre protetta, hai sempre cercato di proteggermi e io ti ho ripagato dicendo a Gibbs che non potevo fidarmi di te, mi pento di come mi sono comportata…e volevo scusarmi, so che anche le mie più sincere scuse non possono compensare al torto che ti ho causato, ma mi sentivo in dovere di dirtelo…anche perché tu per me hai sempre fatto molto anche in queste settimane sei stato semplicemente perfetto, hai rispettato il mio silenzio senza fare domande e te ne sono davvero grata…insomma io…”
 
Non ebbi il tempo di finire che Tony mi mise un dito sulla bocca in segno di tacere e mi baciò sulla fronte…
 
“Ti avevo già perdonata quando avevo deciso di venire a prenderti per portarti di nuovo da me, cioè per portarti di nuovo a Washington…”
“Grazie…” lo abbracciai intensamente e il mio abbraccio fu ricambiato.
 
Passarono altre settimane e finalmente gli incubi durante la notte cominciarono a scemare anche perché avevo deciso di tornare da Tony e con il suo aiuto riuscii a tornare quasi in me, andai a parlare con Vance per sentire se potevo tornare a lavorare all’NCIS come agente federale e non come figlia del Mossad e dopo vari giorni ottenni anche quello. Era tutto tornato alla normalità, Abby mi aveva rimproverato del mio comportamento con Tony e quando le spiegai che gli avevo chiesto perdono e che avevamo deciso di vivere ancora per un po’ insieme in modo tale che mi aiutasse con i miei incubi, mi abbracciò calorosamente.
Insomma ,tutto era tornato alla normalità e finalmente potevo dire a me stessa:
 
“I’m Back in DC.”
 
 
   
 
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