In the morning
when you wake up,
You won't have much but you'll have enough
When you are weakest I'll be strong enough for you,
Dreams, the ones where you are fearless
Sleep like a
baby tonight, U2
2.
Slapsgiving
150
W. 85th, Upper West Side,
Con
il semestre iniziato qualche settimana
fa, tutta la mia routine ruota attorno ad un solo indirizzo da
ricordare. Castlebury
è definitivamente alle spalle, e con lei la mia famiglia, il
matrimonio di
Petunia Dursley
e l’appartamento di Sirius a Roden Street. Mezz’ora
di tragitto e
siamo catapultati in un mondo che non sembra avere capo né
coda: un flusso
costante di persone che camminano e vivono le proprie vite, che
ignorano la mia
complicata ed io ritorno magicamente a respirare.
Maneggio
con difficoltà il pacco marrone
della spesa, le chiavi del loft in cui vivo con il mio amico assente ed
il
telefono con cui comunico in tempo reale con il suddetto amico-assente.
“Non posso
crederci: ti stai davvero lamentando?”
Sbuffo
di fronte al suo tono divertito,
facendo tintinnare le chiavi e rispondendo con tono pacato:
“Sì—si da il caso
che sia il mio primo Ringraziamento da sola, e, non per fare la
sentimentale-”
“No di certo”
“-ma
credevo che l’avremmo trascorso
assieme. Sai, migliori amici, coinquilini e tutto…”
“Sto studiando”
“Mhm,
beh, fai attenzione, non vorrei che il
tacchino inesistente si bruci nel forno che ovviamente manca nella tua
stanza
del dormitorio”
“Lily-“
“Lo
so” – respiro piano, poggiando la busta
sul tavolo della cucina e passando una mano dai capelli –
“Sono infantile.
Guarderò la partita, cambierò canale quando la
telecamera inquadrerà la Macy’s
Parade
e ringrazierò non so cosa per entrambi”
La
sua risposta arriva istanti dopo,
riempiti unicamente dal silenzio che mi fa schifosamente sentire sola.
Più di
quanto non lo sia effettivamente.
“…Grandioso”
la sua nota ironica
sembra perfino stonare in questo contesto, ma sorrido comunque,
cosciente che
lui non potrà vedermi “Quasi ti invidio”
“Ci
sentiamo presto, allora?” sono certa di
suonare più disperata di quanto non voglia sembrare di
esserlo, ma spero che
lui non noti tutto questo, troppo preso dal suo studio.
“Sicuro, Lils”
Apro
il frigorifero, prendendo una bottiglia
di vino rosso e osservandola come se fosse l’unica mia
compagna per questa
giornata. Stappandola, realizzo amaramente che è esattamente
quello
il suo compito, oggi.
La
verità è che non so cosa credevo
settimane fa: l’idea di lasciare Castlebury mi ha sconvolta a
tal punto che
immaginavo una vita a New York che non ho. Basti pensare a Sirius, che
mi è
stato vicino sempre, ed adesso è a costruirsi il suo
futuro… ho solo un amico a
distanza e un appartamento mezzo vuoto. Niente aspettative oramai,
niente vita
meravigliosa o amiche alla Carrie Bradshaw che si rispettino.
Un
rumore, subito dopo, mi distrae. Come un…
bussare.
Mi
sposto allora in soggiorno, ma vedo tutto
fermo. Tutto vuoto, qualche scatolone dato il mio recente trasloco ed
è tutto
nella norma. Poi sento daccapo il rumore. Cosa…?
“Aiuto!”
I
miei occhi saettano nella direzione delle
finestre, fino a che non arrivo nella mia stanza e… beh, la
vedo.
Una
ragazza dai capelli biondi, raccolti
disordinatamente in una coda di cavallo alta, che indossa una camicia a
quadri
nera e rossa e batte furiosamente la mano contro il vetro della mia
finestra. Esattamente quella che da sulle scale antincendio.
“Grazie
al cielo c’è qualcuno”
“Ehm…”
“Ciao!”
la voce è squillante ma non del
tutto fastidiosa. E’ forse una delle prime volte in cui
questa casa si riempie
di un rumore… vivace. Ed è sicuramente
–nonché auspicabilmente- la sola volta
in cui abbia avuto accesso alle scale blu in ferro battuto, che, nelle
ultime
sei settimane in questo loft, non ho affatto visto data la tenda
bordeaux volta
a coprire la finestra. E la luce notturna di New York, paradossalmente.
“Sono
del 3B, piacere! Dorcas Meadowes”
Tende
la mano come se fosse un incontro
casuale fra vicini di casa, e non fra sconosciuti nel bel mezzo fra la
mia
camera e l’esterno, tra di noi frapposto solo il muro della
mia abitazione.
“Appartamento
6B, Lily Evans”
Qualsiasi
cosa abbia detto le fa sgranare
gli occhi improvvisamente: “Sei la ragazza di Black,
allora!”
“Cosa?
No! No,
io—”
“Consiglio
da nuova amica: dai una pulita a
tutta la casa. Pavimento incluso”
“Non
voglio saperlo” – ribatto prima ancora
che possa spiegare – “L’immagine mentale
del mio migliore amico
che fa attività
fisica
nella casa che abito da un mese e mezzo è
sicuramente qualcosa che voglio evitare di avere in testa, specialmente
dal
momento che non so come distrarmi per l’intera
giornata”
Scoppia
in una risata improvvisa, portando
una mano a coprire la bocca e scusandosi l’attimo dopo.
“Mi…
mi dispiace” – chissà perché
non ne
sono del tutto sicura. Risata inopportuna. – “Ma ho
appena realizzato e… quindi
sei quella Lily
Evans!”
“Dovrebbero
essercene altre?”
“Migliora amica e
tutto”
parla fra sé e sé “Io e Sirius abbiamo
avuto modo di parlare. E
potrebbe aver nominato il tuo nome un paio di volte. Volta in
più, volta meno”
Smette
di gesticolare e si guarda attorno,
prima di parlare daccapo e proporre qualcosa che, anche se la conosco
da cinque
minuti scarsi, sono certa sia qualcosa
tipicamente
suo.
“Hai da fare, oggi?
Perché
il mio coinquilino ha invitato un paio di amici a casa
nostra senza avvisarmi – motivo per cui scappavo
da lui, nel caso
te lo fossi chiesto – ma adesso ci sto ripensando…
quindi, se non hai piani
potresti stare da noi! Prometto di non fare allusioni a Black che…” gesticola
furiosamente, e alza un
sopracciglio per enfatizzare il concetto silenzioso. “Ti
va?”
***
Se questa mattina, mentre
facevo la spesa per il mio primo ringraziamento da sola, mi avessero
detto che
avrei conosciuto una tipa decisamente fuori di testa abitante nel mio
stesso
palazzo e che avrei condiviso l’intera giornata con lei, non
avrei creduto ad
una sola parola. E bisogna anche partire dal presupposto che io non sia
una
tipa scontrosa o antipatica, sappiatelo: semplicemente, mi definisco
diffidente. E ordinaria. Schifosamente nella norma.
Nonostante la prima,
stramba impressione che abbia avuto di Dorcas, si può dire
che è molto più
tranquilla e spontanea di quanto
sembri; il suo appartamento ha un je ne
sais quoi che non mi fa storcere il naso ed, anzi, parla di
semplicità e
gentilezza. E’ una sensazione familiare e al contempo
sconosciuta, non so
spiegarlo. E’ come se un’aura di giusto
aleggiasse qui dentro, assieme alla confortante consapevolezza di non
poter
essere mai soli o in errore.
“Dork,
dov’eri finita?”
La bionda chiude la porta
alle sue spalle e sbuffa, “Non ti riguarda—e non
chiamarmi Dork, quante volte
te l’ho ripetuto?”
“Senti, Frank
è appena
uscito per comprare del vino non scadente e sarà qui fra
poco: non potresti
fingere solo per oggi che vada
tutto
bene? Oh” il ragazzo
bruno smette
improvvisamente di parlare con la sua coinquilina, credo, e rivolge la
sua
totale attenzione a me. “Fammi capire” –
ritorna su Dorcas – “Io
non posso invitare i miei amici
mentre tu sì? Non avevamo
condiviso
l’essere totalmente sinceri ed eguali quando abbiamo deciso
di pagare metà
affitto a testa?”
Mentre la ragazza al mio
fianco si passa una mano fra i capelli e fugge via dalla vista del suo
coinquilino, mi prendo qualche istante per osservare suddetto
coinquilino. La sua carnagione a metà fra il
chiaro e
l’olivastra si intona perfettamente con gli occhi e i capelli
mossi e scuri,
che tendono a dargli un aspetto tendenzialmente amichevole e
affascinante, come
se il suo accento del sud non bastasse a dare questa idea.
“Stammi a
sentire” –
inizia Dorcas tornando svelta di fronte a lui, ma non superandolo
nemmeno di
una spanna, data la sua altezza – “Lei è
la mia offerta di pace: vada per
Frank, Alice e persino quel viscido di Amos Diggory, ma punto numero
uno:
dev’esserci anche Lily perché, punto numero due,
è nuova, Black l’ha
abbandonata qui e l’ho salvata dallo spendere un
ringraziamento miserabile, quindi,
punto numero tre…” prende un respiro profondo,
sorridendo appena e facendomi
stupire delle potenzialità di questa ragazza “Non
roviniamo la mia festa
preferita. Pace?”
Il coinquilino—
davvero,
ha un’espressione normalissima
sul
volto, il che deve farmi comprendere una sola cosa, ossia che conosce
Dorcas da
davvero molto tempo, perché io non riuscirei a starle dietro
per nessuna
ragione al mondo—scoppia a ridere prima di stringere il suo
mignolo e sigillare
un accordo di pace.
Tuttavia, questo non
può
che farmi sentire… bene.
“Quando mi hai detto
che
Benjy avrebbe cucinato, non pensavo a questo, parlando di
tacchino” – esordisce Frank sedendosi sul
divano, esattamente fra
Amos e la sua fidanzata, rivolgendosi proprio a quest’ultima
– “ma posso
perdonarti solo perché
hai comprato
la mia birra preferita…”
Si sporge a darle un bacio
sulla guancia ma lei lo scansa divertita: non ha trovato alcun vino,
per cui ci
siamo accontentati di un semplice panino con fette di tacchino comprato
dal supermarket
in fondo alla strada e una birra fredda sorseggiata con calma su questi
divani
in pelle, ormai consunti, pronti a guardare il football come da
tradizione.
“E’
proprio un cafone,
Alice, non so come tu faccia a baciarlo—e a starci insieme,
ovvio”
La bionda dal taglio corto
e quasi androgino ridacchia e getta la testa all’indietro,
prima di parlare:
“Ci sto insieme per altre sue qualità, ovvio”
Quando Benjy –il
coinquilino, comunque- inizia a tossire e il fidanzato arrossisce, lei
si
affretta a specificare, diventando rossa in volto e facendo scoppiare a
ridere
me e Dorcas: “No, intendo—dai,
su—la
gentilezza, il romanticismo…”
“Sì,”
replica Dorcas
divertita, prima di mordere il suo panino “la grandezza del suo cuore”
“E non dimentichiamo
il
voler farti—come dire, farti
star
bene?”
Lei e Amos si beccano un
cuscino in testa. E, davvero, mi sto divertendo.
C’è Alice che è riservata ma
è
dolce e un sacco di altri aggettivi che non riuscirebbero a dare
un’idea di
lei. E’ simpatica, sì, ma anche bella e curiosa,
proprio come il fantomatico
uomo con cui Dorcas vive, e che la conosce da un paio
d’anni—stessa cosa per
Frank, esuberante, allegro ma con un sacco di difetti… e
potrei continuare
all’infinito, descrivendoli tutti pur conoscendoli da un paio
di ore, perché mi
stanno ospitando, facendomi dimenticare dei miei problemi e questo
è un
grandissimo dono, per me, ora come ora.
“Perché
hai colpito anche
me, scusa? Io non ho esplicitamente detto nulla!”
“Dork-Ass”
la riprende
Benjy, lievemente brillo, “puoi anche non trovare ogni scusa
per avercela con
Amos”
“Beh, grazie tante
amico, ma
falla parlare”
Alice sposta lo sguardo su
di me, deglutendo la sua bevanda e alzando le spalle: “Potrebbero essere andati a letto insieme
e il mattino seguente Amos
potrebbe essersene andato senza
lasciare traccia di lui”
“Ed io
potrei essere incazzata”
“Come vu—potresti volere, Dorkie”
Sbotta, “Non
chiamatemi
così!”
Frank abbassa il volume
del televisore e sgranocchia una patatina: “Quindi
Lily… come conosci Black?”
Mi rendo conto pochi
attimi dopo che tutta l’attenzione del soggiorno è
rivolta su di me, il che mi
fa soltanto imbarazzare; mi passo una mano fra i capelli, cercando le
giuste
parole.
“Oh santo cielo, ti
è
successo lo stesso di Dork-Ass?”
“Cosa vi ho detto
riguardo
quel nome?”
“Lasciatela parlare,
per
l’amor del cielo!”
Rido sommessamente e mi
porto la bocca della bottiglia alle labbra, saggiandone un
po’. “Nulla di tutto
questo – lo dico e prestano tutti attenzione a me, adesso
– lo conosco da una
vita ed è il mio migliore amico…
nonché la mia unica famiglia”
“Sembra
fantastico” – fa
Dorcas con una traccia di… ironia?, scherno? nella sua voce
– “e per questo
direi di brindare: a noi, un po’
disastrati…”
“…che non
sappiamo
cucinare” aggiunge Frank, rimbeccando Benjy. “Con
un futuro incerto davanti a
noi” continua Alice, dando la parola ad Amos: “Che
abbiamo Black come amico”
Benjy ed io alziamo la
nostra bottiglia di birra in segno solenne, prima di bervi, daccapo e
continuare la nostra serata all’insegna del Ringraziamento,
pur senza un pranzo
degno di questo nome e familiari indispensabili.
A: +44 7094652
Non puoi andare avanti
così
Da: +44 7094652
Lo so
*il ringraziamento cade il quarto giovedì di novembre negli states
Bonjouuur!
Mi
scuso in anticipo per il ritardo nel postare e per la lunghezza di
questo capitolo, è prettamente introduttorio e per questo
allungarlo sarebbe stato inopportuno, a mio parere! Stiamo entrando
nella storia e mi spiace dire che per poco poco, ancora, non avremo
fisicamente presenti né Sirius, né tantomeno
James! In cambio, però, ci sono nuovi personaggi, aka gli
amici/coinquilini (anche se è errato definirli
così) di Lily!
Il titolo del capitolo è preso da più episodi di
How I met your mother, e lo schiaffo è morale e lo riceve
Lily, in quanto credeva, come si è capito, che avrebbe
trascorso il ringraziamento con il suo amico (ho avuto una mezza idea
di farlo spuntare alla fine, stile principe azzurro nelle commedie
cliché, ma il mio cervello e Sirius stesso hanno riso per
dieci minuti perchè, ovviamente, che cosa mi viene in mente?
tzé)
più storylines si sviluppano in questo capitolo, e sono curiosa di sapere quali pensate che siano :)) (questa deve essere una faccina meno gentile e più curiosa, ecco)
Spero che comunque vi piaccia e se è così, vi prego di farmelo sapere: come sapete (se avete letto le note autore precedenti) ho un sacco di dubbi su questa storia, in più il mio tempo scarseggia per la fine della scuola e se ne trovo un po' lo dedico alla scrittura, quindi anche a questa storia, anche se meno di quanto io stessa vorrei! Credo che chi scrive lo sappia, ma anche se così non fosse sappiate che un silenzio vale più di mille parole, ed un paranoica come me inizia a farsi i complessi mentali ahahahah
vi lascio con delle gif dei vari personaggi, così che avrete un'idea di come io li immagino!
a presto, spero, un bacio!
fede